Entrambi
avevano
compiuto i dieci anni ed erano diventati bambini robusti e sani, forse
Rosso
più di Blu. Era tradizione, a Biancavilla, che a dieci anni
i bambini
intraprendessero il loro viaggio per diventare maestri di
Pokémon, ed era stato
chiaro fin da subito a entrambi che avrebbero viaggiato assieme e che
assieme
avrebbero vissuto qualsiasi avventura.
Quando
mancava
una settimana alla loro partenza, Blu si precipitò da Rosso
di mattina presto,
agitato e nervoso, per giocare, come tutti i giorni, ma Rosso, appena
uscito di
casa con una maglietta appena stirata, pronta per essere sporcata, si
accorse
immediatamente che qualcosa non andava. Ma non ebbe il coraggio di
chiederglielo, lì per lì.
Andarono
a
giocare sulla spiaggia, come facevano sempre a primavera inoltrata,
rotolandosi
sulla sabbia e facendo il bagno in mare tra urla e schiamazzi. Blu
urlava e
rideva al seguito di Rosso, ma senza mostrare una partecipazione che
non fosse
parziale e superficiale a quei loro giochi. Poi, mentre mangiavano il
pranzo
cucinato dalle loro madri, all’ombra di una grande roccia
dalla quale non di
rado si tuffavano, Blu finalmente parlò: “Rosso,
devo dirti qualche cosa.”
Rosso
calciò da
una parte la confezione del suo pranzo e, guardandolo attentamente,
disse:
“Dimmi pure.”
“Rosso,
è…una
cosa un po’ strana. Posso dirla soltanto a te, e devo dirtela
ora. È da un po’
che ho bisogno di dirtela, ma ora non posso più aspettare.
Ho bisogno che mi
ascolti…”
“Certamente.”
“Rosso”
disse Blu
con un tono nuovo, che era assieme spaventato e forte:
“Rosso, amico mio, non
so come dirtelo. Le persone con cui vivo non sono i miei genitori. Sono
solo
due persone che devono prendersi cura di me. Rosso, la mia mamma
è morta sette
anni fa, prima che tu e tua madre vi trasferiste qui. Il mio
papà…oh, Rosso,
non so come dirtelo. Rosso, mio padre è Giovanni, il capo di
Team Rocket!”
Le sue
parole
riempirono l’aria afosa della spiaggia, chiare, scintillanti,
non per questo
meno orribili. Gli occhi di Rosso si spalancarono d egli
guardò Blu con
particolare fissità, come non l’aveva mai guardato
prima: ne considerò i
capelli, gli occhi, la forma del viso… non riusciva a
parlare. Blu gli afferrò
le mani, disperato.
“Rosso,
Rosso,
non giudicarmi male! Tu sei il mio unico amico. Oh, Rosso, ti
prego…”
“Ma
com’è
possibile? Tuo nonno…”
“Ascolta,
ascolta, ora ti spiego tutto. Mio padre conobbe mia madre, Ambra, dieci
anni
fa. Mia madre era la figlia del professor Oak e desiderava
viaggiare…allora mio
papà non era cattivo, non come ora. Il Team Rocket era
appena stato fondato ma
mia madre non sapeva…non capiva…il nonno non era
d’accordo, ma lei sposò lo
stesso mio papà e lui l’amava, l’amava
tremendamente…”
“Anche
mia madre
lo amava tanto. Lo sposò e andò con lui a
Smeraldopoli: all’inizio papà la portava
con sé quando lavorava, ma poi decise di lasciarla a casa
quando nacqui io. Di quel
tempo non ho alcun ricordo e tutto questo mi è stato
raccontato, ma io so che è
la verità.”
“Poi
Team Rocket
cominciò a crescere, e mia madre capì che cosa
faceva mio padre a poco a poco,
e si spaventò tremendamente. Amava tanto mio
papà, ma non poteva sopportare…tutte
quelle atrocità…mi prese e tornò a
Biancavilla dal nonno, che la riprese subito
in casa, perché le voleva tanto bene. Papà mosse
mari e monti per riaverla, ma
tutto ciò che mia madre voleva, che sciogliesse Team Rocket,
non volle farlo, e
mia madre non tornò. Dopo qualche tempo morì per
il dolore, dice il nonno, e io
rimasi con lui.”
“Mio
papà venne
subito a sapere che era morta, e quando lo seppe si
precipitò qui per vederla. Non
fece che piangere. Poi andò da mio nonno, dopo il funerale,
e gli disse che mi
avrebbe portato con sé a Smeraldopoli.”
“
‘Giovanni’ gli
disse il nonno. ‘Quando ha saputo la verità Ambra
è corsa da me, è tornata a
Biancavilla per salvare Blu…non portarlo a vedere tutti
quegli orrori,
Giovanni! È ancora piccolo!’”
“Con
sua grande
sorpresa, mio padre riconobbe la verità delle sue parole.
Gli disse che non c’era
cosa ormai che amasse più di me al mondo, ma che proprio per
amor mio non
poteva tenermi con sé. Mio nonno lo guardò
severamente e gli disse: ‘Giovanni,
ascoltami. Tu non sei uno stupido e penso di poter parlare seriamente
con te. Ciò
che tu stai facendo è l’errore più
grande della tua vita: per arricchirti hai
perduto mia figlia, l’hai fatta morire di dolore e di amore,
ma questo non te
lo rinfaccio: Ambra ha scelto cosa fare della propria vita, e la colpa
non è
tua se lei è stata cieca. Ma Giovanni, non devi fare lo
stesso a Blu, fai alla
memoria di Ambra il più bel regalo del mondo: sciogli Team
Rocket, occupati di
tuo figlio. Se è per i soldi, metti da parte
l’orgoglio e accetta la mia
proposta: accetta tutto l’aiuto che posso darti, lascia che
compri a te e a Blu
una casa da qualche parte, in pace, dove possiate vivere dimenticando
tutti quegli
orrori!’”
“Ma
papà rifiutò
l’offerta del nonno, dicendogli che aveva un progetto troppo
grande per se
stesso e per il mondo, per tutta la comunità scientifica, e
che i soldi che
tutte le sue losche attività gli procuravano non servivano
(così diceva) per
una mera ricchezza personale, ma solo e soltanto per finanziare un
progetto cui
non poteva rinunciare. Per questo motivo doveva lasciarmi a
Biancavilla, al
sicuro. Disse che non avrebbe obbligato il nonno a prendersi cura di un
bambino
così piccolo, ma che due persone sarebbero vissute con me e
di me si sarebbero
occupate, affinché io avessi una vita quanto più
possibile normale.”
“Ed
è così che
sono cresciuto, ora lo sai, Rosso. Accudito da due ladri destinati da
mio padre
a questo compito a causa della loro inettitudine per compiacerlo. La
loro
punizione avrà termine quando io partirò per il
mio viaggio. Allora saremo
liberi, tutti e tre, di seguire il nostro destino. Che strana
libertà.”
“Nessun
altro,
Rosso, sa tutte queste cose che io ti ho detto, in realtà,
non avrei potuto
affatto dirtelo: mio padre desiderava che nessun altro conoscesse la
mia
storia, affinché la responsabilità dei suoi
crimini non ricadesse sul mio
futuro. Ma io dovevo dirtelo ugualmente, Rosso, perché
voglio che tu sia
consapevole della scelta che compi essendomi amico. Se desideri volermi
bene,
devi volermi bene per la mia verità, per la mia brutta
verità e non per qualche
brutta bugia. Rosso, io ti voglio molto bene, ma non voglio trattenerti
con una
bugia. Con la
verità si può fare tutto
ciò che si vuole, con una bugia si resta vincolati alla
menzogna.”
Gli occhi
di
Rosso erano spalancati, infissi nella sabbia calda sotto i suoi piedi.
Non si
muoveva più, non respirava quasi. Poi, lentamente, disse con
voce spettrale: “Mi
hai sempre mentito…”.
Blu non
obiettò,
perché era vero. Rosso si alzò piano, e via via
che la sua ombra si allungava
sulla sabbia, lo sguardo di Blu si abbassava sempre di più.
“Ma
Rosso…non
potevo dirtelo…”
“Potevi!
Come l’hai
fatto ora, potevi farlo anni fa, quando siamo diventati
amici…”
“Ma
non potevo
fidarmi di te come mi fido ora!”
“Allora
uno, due
anni fa! Forse che non eravamo uniti come ora, due anni fa? Che cosa
è
cambiato?”
“Mio
Dio, Rosso,
avevo paura di come avresti reagito…” gemette Blu.
Aveva le lacrime agli occhi.
“È
orribile
questa verità, Blu!”
“È
la sola verità
che ho, la sola in tutto il mondo!”
“Tienitela,
allora, la prossima volta! E tieniti anche tutti quei poveri
Pokémon morti per
gli scopi di Team Rocket, per gli scopi di tuo padre! Oh, e tu sei
vissuto con
i soldi di tutte quelle stragi! Sei solo un assassino, proprio come tuo
padre!”
Ora Blu
piangeva
senza ritegno. Era disperato. Rosso, il suo unico amico. Tutte quelle
offese.
Ma come
aveva
potuto, di punto in bianco, diventare così orribile e
ripugnante ai suoi occhi,
quando appena una mezz’ora prima avevano fatto il bagno nudi
nell’acqua, l’uno
accanto all’altro?
Soprattutto,
era
vero quello che diceva Rosso?
Ecco
a voi il secondo capitolo, ecco a voi la verità, con la
stessa forza con cui l’ha
subita Rosso. L’idea che Blu fosse il figlio si Giovanni
l’ho sempre avuta. Nella
mia mente, questo era l’unico modo in cui potesse aver
ottenuto la palestra di
Smeraldopoli e soprattutto l’unico motivo per cui potessi
figurarmelo triste e
rassegnato come mi appariva in Cristallo.
Grazie
a nihil no kami e a DarkPikachu97 per le recensioni. A presto!
Afaneia
;)