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Autore: Afaneia    12/12/2011    3 recensioni
Quando erano piccoli, Rosso e Blu giocavano insieme ed erano l'uno l'opposto dell'altro: il fuoco e l'acqua, il nero e il bianco, l'istinto e il buonsenso, la pazzia e la ragione.
Eppure, qualcosa deve essere accaduto perché Rosso e Blu si siano poi ritrovati a essere rivali. Cosa può averli divisi in una città serena quanto Biancavilla? E che cosa, poi, porterà Rosso ovunque in giro per Kanto, e che cosa lo spingerà a fuggire il mondo ritirandosi sulla cima del Monte Argento?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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- Questa storia fa parte della serie 'Saga della Prescelta Creatura'
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Entrambi avevano compiuto i dieci anni ed erano diventati bambini robusti e sani, forse Rosso più di Blu. Era tradizione, a Biancavilla, che a dieci anni i bambini intraprendessero il loro viaggio per diventare maestri di Pokémon, ed era stato chiaro fin da subito a entrambi che avrebbero viaggiato assieme e che assieme avrebbero vissuto qualsiasi avventura.

Quando mancava una settimana alla loro partenza, Blu si precipitò da Rosso di mattina presto, agitato e nervoso, per giocare, come tutti i giorni, ma Rosso, appena uscito di casa con una maglietta appena stirata, pronta per essere sporcata, si accorse immediatamente che qualcosa non andava. Ma non ebbe il coraggio di chiederglielo, lì per lì.

Andarono a giocare sulla spiaggia, come facevano sempre a primavera inoltrata, rotolandosi sulla sabbia e facendo il bagno in mare tra urla e schiamazzi. Blu urlava e rideva al seguito di Rosso, ma senza mostrare una partecipazione che non fosse parziale e superficiale a quei loro giochi. Poi, mentre mangiavano il pranzo cucinato dalle loro madri, all’ombra di una grande roccia dalla quale non di rado si tuffavano, Blu finalmente parlò: “Rosso, devo dirti qualche cosa.”

Rosso calciò da una parte la confezione del suo pranzo e, guardandolo attentamente, disse: “Dimmi pure.”

“Rosso, è…una cosa un po’ strana. Posso dirla soltanto a te, e devo dirtela ora. È da un po’ che ho bisogno di dirtela, ma ora non posso più aspettare. Ho bisogno che mi ascolti…”

“Certamente.”

“Rosso” disse Blu con un tono nuovo, che era assieme spaventato e forte: “Rosso, amico mio, non so come dirtelo. Le persone con cui vivo non sono i miei genitori. Sono solo due persone che devono prendersi cura di me. Rosso, la mia mamma è morta sette anni fa, prima che tu e tua madre vi trasferiste qui. Il mio papà…oh, Rosso, non so come dirtelo. Rosso, mio padre è Giovanni, il capo di Team Rocket!”

Le sue parole riempirono l’aria afosa della spiaggia, chiare, scintillanti, non per questo meno orribili. Gli occhi di Rosso si spalancarono d egli guardò Blu con particolare fissità, come non l’aveva mai guardato prima: ne considerò i capelli, gli occhi, la forma del viso… non riusciva a parlare. Blu gli afferrò le mani, disperato.

“Rosso, Rosso, non giudicarmi male! Tu sei il mio unico amico. Oh, Rosso, ti prego…”

“Ma com’è possibile? Tuo nonno…”

“Ascolta, ascolta, ora ti spiego tutto. Mio padre conobbe mia madre, Ambra, dieci anni fa. Mia madre era la figlia del professor Oak e desiderava viaggiare…allora mio papà non era cattivo, non come ora. Il Team Rocket era appena stato fondato ma mia madre non sapeva…non capiva…il nonno non era d’accordo, ma lei sposò lo stesso mio papà e lui l’amava, l’amava tremendamente…”

“Anche mia madre lo amava tanto. Lo sposò e andò con lui a Smeraldopoli: all’inizio papà la portava con sé quando lavorava, ma poi decise di lasciarla a casa quando nacqui io. Di quel tempo non ho alcun ricordo e tutto questo mi è stato raccontato, ma io so che è la verità.”

“Poi Team Rocket cominciò a crescere, e mia madre capì che cosa faceva mio padre a poco a poco, e si spaventò tremendamente. Amava tanto mio papà, ma non poteva sopportare…tutte quelle atrocità…mi prese e tornò a Biancavilla dal nonno, che la riprese subito in casa, perché le voleva tanto bene. Papà mosse mari e monti per riaverla, ma tutto ciò che mia madre voleva, che sciogliesse Team Rocket, non volle farlo, e mia madre non tornò. Dopo qualche tempo morì per il dolore, dice il nonno, e io rimasi con lui.”

“Mio papà venne subito a sapere che era morta, e quando lo seppe si precipitò qui per vederla. Non fece che piangere. Poi andò da mio nonno, dopo il funerale, e gli disse che mi avrebbe portato con sé a Smeraldopoli.”

“ ‘Giovanni’ gli disse il nonno. ‘Quando ha saputo la verità Ambra è corsa da me, è tornata a Biancavilla per salvare Blu…non portarlo a vedere tutti quegli orrori, Giovanni! È ancora piccolo!’”

“Con sua grande sorpresa, mio padre riconobbe la verità delle sue parole. Gli disse che non c’era cosa ormai che amasse più di me al mondo, ma che proprio per amor mio non poteva tenermi con sé. Mio nonno lo guardò severamente e gli disse: ‘Giovanni, ascoltami. Tu non sei uno stupido e penso di poter parlare seriamente con te. Ciò che tu stai facendo è l’errore più grande della tua vita: per arricchirti hai perduto mia figlia, l’hai fatta morire di dolore e di amore, ma questo non te lo rinfaccio: Ambra ha scelto cosa fare della propria vita, e la colpa non è tua se lei è stata cieca. Ma Giovanni, non devi fare lo stesso a Blu, fai alla memoria di Ambra il più bel regalo del mondo: sciogli Team Rocket, occupati di tuo figlio. Se è per i soldi, metti da parte l’orgoglio e accetta la mia proposta: accetta tutto l’aiuto che posso darti, lascia che compri a te e a Blu una casa da qualche parte, in pace, dove possiate vivere dimenticando tutti quegli orrori!’”

“Ma papà rifiutò l’offerta del nonno, dicendogli che aveva un progetto troppo grande per se stesso e per il mondo, per tutta la comunità scientifica, e che i soldi che tutte le sue losche attività gli procuravano non servivano (così diceva) per una mera ricchezza personale, ma solo e soltanto per finanziare un progetto cui non poteva rinunciare. Per questo motivo doveva lasciarmi a Biancavilla, al sicuro. Disse che non avrebbe obbligato il nonno a prendersi cura di un bambino così piccolo, ma che due persone sarebbero vissute con me e di me si sarebbero occupate, affinché io avessi una vita quanto più possibile normale.”

“Ed è così che sono cresciuto, ora lo sai, Rosso. Accudito da due ladri destinati da mio padre a questo compito a causa della loro inettitudine per compiacerlo. La loro punizione avrà termine quando io partirò per il mio viaggio. Allora saremo liberi, tutti e tre, di seguire il nostro destino. Che strana libertà.”

“Nessun altro, Rosso, sa tutte queste cose che io ti ho detto, in realtà, non avrei potuto affatto dirtelo: mio padre desiderava che nessun altro conoscesse la mia storia, affinché la responsabilità dei suoi crimini non ricadesse sul mio futuro. Ma io dovevo dirtelo ugualmente, Rosso, perché voglio che tu sia consapevole della scelta che compi essendomi amico. Se desideri volermi bene, devi volermi bene per la mia verità, per la mia brutta verità e non per qualche brutta bugia. Rosso, io ti voglio molto bene, ma non voglio trattenerti con una bugia.  Con la verità si può fare tutto ciò che si vuole, con una bugia si resta vincolati alla menzogna.”

Gli occhi di Rosso erano spalancati, infissi nella sabbia calda sotto i suoi piedi. Non si muoveva più, non respirava quasi. Poi, lentamente, disse con voce spettrale: “Mi hai sempre mentito…”.

Blu non obiettò, perché era vero. Rosso si alzò piano, e via via che la sua ombra si allungava sulla sabbia, lo sguardo di Blu si abbassava sempre di più.

“Ma Rosso…non potevo dirtelo…”

“Potevi! Come l’hai fatto ora, potevi farlo anni fa, quando siamo diventati amici…”

“Ma non potevo fidarmi di te come mi fido ora!”

“Allora uno, due anni fa! Forse che non eravamo uniti come ora, due anni fa? Che cosa è cambiato?”

“Mio Dio, Rosso, avevo paura di come avresti reagito…” gemette Blu. Aveva le lacrime agli occhi.

“È orribile questa verità, Blu!”

“È la sola verità che ho, la sola in tutto il mondo!”

“Tienitela, allora, la prossima volta! E tieniti anche tutti quei poveri Pokémon morti per gli scopi di Team Rocket, per gli scopi di tuo padre! Oh, e tu sei vissuto con i soldi di tutte quelle stragi! Sei solo un assassino, proprio come tuo padre!”

Ora Blu piangeva senza ritegno. Era disperato. Rosso, il suo unico amico. Tutte quelle offese.

Ma come aveva potuto, di punto in bianco, diventare così orribile e ripugnante ai suoi occhi, quando appena una mezz’ora prima avevano fatto il bagno nudi nell’acqua, l’uno accanto all’altro?

Soprattutto, era vero quello che diceva Rosso?

 

Ecco a voi il secondo capitolo, ecco a voi la verità, con la stessa forza con cui l’ha subita Rosso. L’idea che Blu fosse il figlio si Giovanni l’ho sempre avuta. Nella mia mente, questo era l’unico modo in cui potesse aver ottenuto la palestra di Smeraldopoli e soprattutto l’unico motivo per cui potessi figurarmelo triste e rassegnato come mi appariva in Cristallo.

Grazie a nihil no kami e a DarkPikachu97 per le recensioni. A presto!

Afaneia ;)

 

   
 
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