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Autore: Apple90    13/12/2011    11 recensioni
[Fan Fiction partecipante al concorso "A Caccia di Spaccio" - Missione Auror n.1 - del gruppo "Cercando chi dà la roba alla Rowling"]
Londra. Harry Potter è uno dei migliori Cercatori della Quidditch Premier League. Ha una moglie, una vita serena, un ricco contratto milionario. Molti amici. O presunti tali. La sua vita è fantastica. Niente e nessuno potrebbero mai fargli cambiare idea. Tranne i Dissennatori, che dopo anni di pace compaiono dal nulla per tendergli un agguato. L'inizio del buio.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Ron Weasley, Un po' tutti | Coppie: Harry/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Anima Nera_prologo



 

Due giorni prima era stato un ragazzo felice. Un marito sereno.

Due giorni prima mai avrebbe ipotizzato la fitta serie di eventi che l’avevano condotto in quell’ospedale, al buio, con le mani sporche di sangue e una pazza omicida nascosta in qualche angolo oscuro, pronta a giocare un folle nascondino di morte.

Due giorni prima, nello specifico, Harry aveva presenziato la conferenza stampa al Myfair Stadium delle Fenici d’Argento con l’Amministratore Delegato della squadra e il coach, in un turbinio di sorrisi e di false strette di mani, di flash abbaglianti, di bugie velate. Un mondo di ipocrisie ricoperto di soldi, ecco che cos’era. E, nonostante Harry non avesse mai avuto problemi economici, si era ritrovato inghiottito dal loro “potere”.

Con il primo stipendio aveva acquistato un’automobile babbana di modeste dimensioni, con la quale si era mosso più agevolmente nel mondo babbano. Con il secondo stipendio aveva pensato che, tutto sommato, una moto da corsa non sarebbe stata poi così male. Con il terzo erano arrivati i vestiti alla moda, gli abiti griffati dagli stilisti magici, un set di manici di scopa da corsa Firebolt 5.0 e la sua Aston Martin. Dopo un anno, Harry aveva acquistato un loft ristrutturato a Diagon Alley a un passo dal Ghirigoro. E aveva chiesto a Hermione di sposarlo.

Era successo tutto all’improvviso, e nemmeno se n’era reso conto per davvero: aveva accompagnato Hermione per le scale del pianerottolo tenendola per mano, accertandosi che non sbirciasse oltre la benda di stoffa che le schermiva gli occhi. Aveva aperto piano la porta e l’aveva condotta nel loft spazio e ben arredato, poi le aveva sfilato la benda: la sua reazione era stata ben al di fuori di quello che aveva previsto. Aveva riso, poi aveva pianto, poi l’aveva abbracciato. In silenzio. Senza una sola parola. Come se, da un lato, Hermione adorasse quello stile di vita agiato, la possibilità di andare fino in campo al mondo, solo per sfizio personale; ma dall’altra, nei suoi occhi castani Harry aveva letto rimorso, delusione.

<< Che ti prende?>> le aveva domandato, accarezzandole una guancia. << Questo posto è nostro. Solo nostro.>>

<< Niente.>> aveva risposto lei. << E’ bellissimo. Oh, Harry, non credevo che saresti arrivato a tanto. E’ solo che… io amo il vecchio Harry.>>

Il vecchio Harry.

Ed in quel momento aveva capito: i soldi, la fama, il successo, la carriera e tutti i flash fotografici di quel mondo maledetto altro non erano che fumo negli occhi, a confronto di lei. E Harry, come un idiota, stava per rovinare tutto.

<< Sposami.>> le aveva detto, d’istinto. << Senza di te non ci sarà nessun vecchio Harry.  Perché sono uno stupido. Senza di te, Hermione, credo di poter nemmeno respirare.>>

Hermione aveva strabuzzato gli occhi gonfi, umidi, e l’aveva guardato in silenzio a lungo.

<< Sposami.>> le aveva ripetuto, posandole le mani sulle spalle. << Ti prego.>>

<< Harry, io non…>>

<< Basta dire di sì. E’ semplice, non trovi?>>

Lei gli aveva sorriso. Con quel sorriso, che riservava solo a lui.

Poi, senza aggiungere nient’altro, gli aveva gettato le braccia al collo e l’aveva baciato con trasporto, senza quasi concedergli il tempo per respirare.

Quella notte, era pronto a giurarlo sulla sua Firebolt, era stata la notte più bella (e intensa) della sua vita.

Harry aprì gli occhi, faticando ad abituarsi all’oscurità dell’ambiente.

Era sdraiato sulla schiena sul pavimento freddo. Da qualche parte, qualcosa gocciolava dal soffitto con un ticchettio ritmico e sordo, unica fonte di rumore nei dintorni.

<< Bentornato nel mondo dei vivi, Potter.>> sibilò una voce nel buio.

Era Bellatrix Lestrange.

Ma Harry non riuscì a vederla, né tantomeno capì da dove provenisse la sua vocina folle. Avvertì, semplicemente, la sua presenza a pochi passi da lui. Un brivido freddo gli percorse la spina dorsale. Cos’era successo?

<< Potterino, Potterino… ti domandi perché sei ancora vivo, forse?>> Bellatrix rise. Folle, fuori di testa, ma mai tanto reale, palpabile, con un respiro affannoso inghiottito nell’oscurità del corridoio. << Sei sopravvissuto alla Guerra, sei riuscito a vincere contro il Signore Oscuro. L’hai sconfitto, Potter, di questo devo dartene atto. Hai tirato fuori quel poco di coraggio che t’era rimasto. Ma non è abbastanza.>>

<< Abbastanza?>> ringhiò Harry, che lottò per rimettersi in piedi. Le gambe risposero miracolosamente al suo controllo e, lentamente, si artigliò al corrimano nella parete e si alzò. Harry si tastò le tasche del pigiama: la bacchetta era sparita.

<< Non preoccuparti, non ne avrai bisogno.>> sghignazzò lei, che emerse dall’ombra. Era sola, avvolta in un abito nero aderente, i capelli incolti e indomabili che parevano serpenti. << E’ giunto il momento di mettere le cose a posto. Vendicherò il Signore Oscuro.>>

<< Che novità.>>

<< L’ironia non ti manca nemmeno quando sei prossimo alla morte, vero Potter?>>

Harry avanzò di un passo. Nella sua testa, nient’altro al di fuori di Hermione.

<< Ti manca?>> sciamò dolcemente Bellatrix, come se gli avesse letto nel pensiero. Rise freddamente, poi schioccò le dita e fece comparire a mezz’aria una sfera luminosa, simile a una grossa bolla di sapone. Al suo interno, l’immagine di una battaglia.

Harry avanzò ancora con passi tremolanti, inforcando gli occhiali fracassati per mettere a fuoco le scene di battaglia all’interno del nucleo fluorescente. Riconobbe le mura di cinta del San Mungo, il suo monumentale ingresso di pietra. Dappertutto c’erano Mangiamorte e Auror intenti a combattere ferocemente a colpi di bacchetta, scie verdi e rosse dovunque, poi urla, spari, e scene di grida strazianti e di morte. Vide dei corpi. Un giovane Auror, affiancato da mantelli neri ammonticchiati a terra.

Harry trattenne il fiato. << Dov’è lei?>> ringhiò.

Bellatrix rise. Si portò l’indice sul labbro inferiore in un gesto infantile, fingendo di lambiccarsi il cervello. << Ti riferisci alla tua mogliettina? Non lo so. Credo sia morta.>>

Harry non vide più niente. In preda alla rabbia, con le poche forze rimase, levò una mano in alto con il palmo spalancato e gridò: << Accio Bacchetta!>>

Inspiegabilmente, l’incantesimo funzionò.

Da una tasca interna del vestito di Bellatrix ci fu un sibilo, poi la sua bacchetta saettò nell’aria e attraversò veloce il corridoio, piombando nelle sue mani.

<< Stupeficium!>> urlò Harry, e dalla punta della sua bacchetta scaturì un fiotto di luce rossastra che si abbatté con violenza nell’angolo di corridoio dov’era comparsa Bellatrix. Udì la sua fredda risata, la vide scomparire nel nulla con una Smaterializzazione repentina, per poi ricomparire a qualche metro di distanza. L’incantesimo di Harry mandò in frantumi una porzione di parete. Una tubatura venne tagliata di netto e un generoso fiotto d’acqua zampillò sul pavimento.

<< Sei così insulsamente prevedibile.>> disse Bellatrix. << Crucio!>>

Harry si gettò a terra. La maledizione lo sorvolò pericolosamente, sfiorandogli la testa, e terminò la sua corsa sui portelloni in fondo al corridoio, che fuoriuscirono dai cardini e precipitarono a terra con un gran fracasso. Il rumore parve attirare dei Mangiamorte. Ci fu un bieco rumore di passi su per una rampa di scale, poi due nere figure incappucciate comparvero alle spalle di Harry, che trasalì. Tre contro uno. Sarebbe morto di certo.

<< Stupeficium!>> gridò Harry. Vide uno dei due Mangiamorte stramazzare al suolo, mentre l’altro corse a ripararsi dietro un tavolo rovesciato.

<< Crucio!>> ululò Bellatrix.

E, per la seconda volta, Harry scartò rapido di lato ed evitò l’incantesimo. Poi un altro. E un altro ancora. Generò un incantesimo scudo e lo proiettò nella direzione del Mangiamorte rimasto, deviando una maledizione verdastra che frantumò il soffitto. Dall’alto piovvero calcinacci e frammenti di tubature.

Harry ne approfittò per concentrare le forze e Smaterializzarsi. E in quell’attimo, nella calca generale che urlava nel buio del corridoio, una mano fredda gli artigliò un braccio.

Bang.

Harry e Bellatrix si Materializzarono sul tetto dell’ospedale San Mungo, sotto la pioggia cocente. Rotolarono insieme sulle tegole spioventi sferrandosi calci, pugni alla cieca e i suoi artigli gli graffiarono la pelle degli avambracci di Harry, il suo volto insanguinato, come due bestie feroci perse in una lotta selvaggia; finché il tetto ebbe termine, ed entrambi furono costretti ad appigliarsi alla meglio alla linea di gronda per non precipitare nel vuoto.

<< Espandio!>> urlò Harry, che utilizzò l’unica mano libera per proiettare la bacchetta verso il terreno, venti metri più in basso. Dalla punta fuoriuscì un turbine argenteo che lo sollevò nell’aria, proiettandolo in salvo pochi istanti prima che un’altra maledizione di Bellatrix gli trafiggesse il cranio. Disperato e infreddolito, si artigliò alle tegole e corse quanto più veloce riuscì. L’aria bruciò all’interno dei suoi polmoni mentre Harry spiccò un balzo che lo proiettò nel vuoto, e un attimo più tardi si appese al cornicione di una finestra prospiciente la tettoia. Ruppe il vetro con un colpo di bacchetta, e si ritrovò all’interno dell’ospedale.

Perfetto. Posso Smaterializzarmi.

Ma non ci riuscì. Il suo corpo era stanco, arrendevole, scosso da profonde ferite.

Harry si lasciò cadere in ginocchio, sollevando il braccio tremante verso l’alto. << Accio manico di scopa!>> urlò disperatamente, nella vana speranza che esistesse una Nimbus nei dintorni che potesse proiettarlo fuori da quell’incubo il più velocemente possibile.

<< Potterino crede di essere invincibile.>> sibilò Bellatrix, che gli si Materializzò davanti con una risata degna di un film dell’orrore.

<< Dov’è… Hermione.>> biascicò Harry.

<< Nel posto che merita. All’inferno.>>

<< L’hai… uccisa?>>

Lei soffocò un borbottio concitato. << Che t’importa, Potter? Presto la raggiungerai.>>

Harry annuì a stento. Era finito. Era tutto finito. Lottare era servito a ben poco: prima o poi la sua ora sarebbe giunta, e si convinse che quelli erano i suoi ultimi respiri. Hermione… morta. La testa era vuota e avvolta in un leggero ronzio silenzioso. Non riuscì a percepire dolore, né ansia, né paura.

Voleva solo farla finita, e stare con lei. In qualunque modo.

All’inferno o nel Paradiso. Non gli importava un bel niente.

<< Avada Kedavra!>> ruggì Bellatrix, ed un lampo di luce verde abbagliò il corridoio.

Harry respirò profondamente e si preparò a morire.

Poi, un fragore lontano. Un rumore di vetri infranti. Harry udì Bellatrix urlare, sollevò il viso e la vide: una Firebolt, dal manico intarsiato, saettò come un proiettile nella sua direzione e colpì la nuca di Bellatrix con una tale violenza da proiettarla violentemente contro la parete. Il manico di scopa terminò la sua corsa e inchiodò dinnanzi a Harry, che era inginocchiato a terra, mentre Bellatrix era stesa al suolo.

<< No!>> strillò una voce lontana.

Harry raccolse le forze e si rialzò in piedi, scalciando la bacchetta della strega a qualche metro di distanza. Rise. Rise nervosamente mentre le sue dita si stringevano attorno al legno levigato della sua arma, e la orientò con foga verso la donna che aveva ucciso Hermione.

<< Crucio!>>

Bellatrix urlò e si contorse a terra. Emise rantoli agghiaccianti, poi prese a sussultare e tremare, bava bianca le schiumò dalla bocca. Urlò finché la voce non le venne meno, e si ritrovò a strisciare per terra.

<< No!>> urlò ancora la voce lontana.

Pochi istanti dopo qualcosa lo afferrò per le spalle, obbligandolo a interrompere il contatto. Harry compì un mezzo giro su sé stesso, ormai ridotto in condizioni precarie di equilibrio, e si ritrovò dinnanzi al sorriso terrorizzato di Hermione.

Era lì, davanti a lui, con indosso la divisa d’ordinanza, gli occhi color nocciola illuminati di un bagliore luccicante, commosso, devastato. Non si dissero nulla. Lei gli gettò le braccia al collo e trasse un lungo, profondo sospiro di sollievo.

<< Sei vivo.>> disse, in un sussurro.

<< Io… credevo fossi…>>

<< E’ il suo gioco.>> sentenziò lei, aspra. E volse lo sguardo al corpo tramortito di Bellatrix. << Il suo scopo era quello di dividerci, di ucciderci nel peggiore dei modi facendoci soffrire. Ha architettato un piano per poterti uccidere da solo, braccandoti dentro il San Mungo mentre i suoi Mangiamorte pattugliavano l’esterno. Sono morti quasi tutti, e i sopravvissuti sono stati arrestati.>>

<< Manca solo lei.>> ruggì Harry.

<< No.>> disse Hermione, risoluta. << Merita di pagare per ciò che ha fatto. La morte sarebbe solo una piacevole conseguenza delle sue stragi.>>

<< Ma Hermione…>>

Lei non lo ascoltò. Agitò la bacchetta e delle funi dorate comparvero dal nulla, attanagliandosi attorni al corpo di Bellatrix fino ad impedirle ogni movimento. << Verrà condannata all’ergastolo, e sconterà il resto dei suoi giorni ad Azkaban. E non evaderà, questa volta.>>

Harry annuì. A dire il vero, non ci stava capendo più nulla.

<< Ti amo.>> le disse, senza pensare al resto. E le sorrise.

Hermione parve sconvolta da quella frase, forse fuori contesto. Rispose a sua volta con un flebile sorriso. << Anch’io, che domande.>> mormorò. << E’ la seconda volta che ti salvo la vita.>>

<< La seconda?>>

<< Chi è stato, secondo te, a stregare il sistema di sicurezza della tua Aston Martin per renderla più sicura agli incidenti automobilistici?>>

<< Ti amo il doppio, allora.>>

 

*

 

 

<< C’è Moran… passa la pluffa a Darley, che evita magistralmente un bolide… ancora Moran, che segna! DIECI a zero per le Fenici d’Argento!>>

Il Cacciatore irlandese compì due piroette in aria, tracciando un cerchio nel cielo che sovrastava l’imponente Myfair Stadium inghiottito nel centro londinese, sapientemente nascosto dagli occhi dei Babbani con incantesimi protettivi di notevole fattura. La folla accolse il gol con giubili ruggenti.

<< Merda.>> sbottò Ron, contrariato, che sprofondò sul seggiolino.

<< La partita è appena iniziata.>> obiettò Hermione, con un sorriso. Gli sferrò un pugno amichevole sulla spalla. << Non eri tu quello che diceva che “la partita finisce solo quando l’arbitro fischia?”>>

<< Attenzione, brutto fallo di Stevens su Debuchy. Il Battitore dei Cannoni di Chudley riceve un cartellino giallo: ammonito!>> strillò lo speaker, la cui voce risuonava dalle centinaia di altoparlanti collocati nelle tribune. << Il gioco riprende. Pluffa in mano a Moran, che smista verso Darley. Ancora Moran. Che sintonia fra i due giocatori! Agguanta la Pluffa Debuchy… intercetta Darlynn dei Cannoni, che apre il gioco verso il bulgaro Dorhof. C’è il lancio magistrale… DIECI a DIECI!>>

<< Visto?>> fece Hermione, con un gran sorriso.

<< Attenzione!>> urlò ancora il cronista, che sembrò letteralmente balzare sulla sedia. Il suo urlo venne accompagnato dalle sonore ovazioni della folla. E, in alto, stanziato sotto il cielo stellato, la figura lontana del Cercatore in tenuta argentea si era mossa fulminea verso la tribuna Est, come se avesse trovato il Boccino. << Potter si è mosso!>>

Il Cercatore dei Cannoni di Chudley non tardò a lanciarsi all’inseguimento.

<< Potter sta correndo un enorme rischio, Smith gli sta alle calcagna e la sua corporatura più minuta e leggera gli consente una maggiore rapidità di spostamento! I due ingaggiano una lotta per inseguire il Boccino. Che sfida! Si lanciano in picchiata…>>

Hermione si portò le mani alla bocca, terrorizzata; mentre Ron, al suo fianco, scattò in piedi e afferrò con così tanta enfasi la ringhiera protettiva da far diventare bianche le sue nocche.

Il pubblico trattenne il fiato. I due Cercatori procedettero in picchiata a velocità sostenuta, sferrandosi spallate a vicenda… finché Harry non deviò all’ultimo e tornò in quota, mentre Smith andò così in basso da sfiorare il manto erboso con i piedi.

Harry approfittò del vantaggio per librarsi in aria verso la tribuna Ovest. Un istante dopo le sue mani stringevano il Boccino d’Oro.

<< PREEEEEEEEEESO!>> strillò lo speaker. E lo stadio scoppiò in un caos sonoro invidiabile, applausi e urla accompagnarono il termine rapido di una partita, che era iniziata da appena dieci minuti. << Harry Potter conquista il boccino d’oro. Centossessanta a Dieci per le Fenici, che volano in solitudine al comando del campionato!>>

<< Visto?>> mugolò Ron, gelido, che gettò a terra la sua sciarpa dei Cannoni di Chudley.

Hermione rise.

Bellatrix era in cella, insieme al resto dei Mangiamorte sopravvissuti.

Harry aveva finalmente smesso i panni dell’eroe per indossare quelli di Cercatore che, in un certo senso, parevano calzargli a pennello.

Hermione rise ancora, da sola, voltando le spalle a Ron furibondo. Si sfiorò delicatamente la pancia, sotto la maglietta.

Tutto, finalmente, stava andando nel verso giusto. In tutti i sensi.

 

*


THE APPLE'S CORNER

Grazie mille a tutti coloro che hanno recensito, o che recensiranno.

Mi scuso con i lettori perchè questa storia non è il risultato del massimo delle mie "potenzialità", sono stata costretta ad apporre dei tagli alla trama per rientrare nei tempi di pubblicazione del Contest.
Mi scuso, inoltre, per la presenza di eventuali errori di battituta. Sono arrivata fino all'ultimo con l'acqua alla gola, e so già che questo sarà un grave errore.

In ogni modo, AUROR POWER a tutti

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