Eccoci siamo tornate!!
Khyhan: chi me lo ha fatto fare??! No, perché io degenero di brutto in
questi giorni!
Nina: non si pronuncia..
Allora.. riassuntino della puntata
precedente:
Nina e Ariel si stavano per pestare
cuore per il Apollo. Un incontro a mani nude nella gelatina alla ciliegia,
quando un colpo di genio le ha svegliate fuori. Improvvisamente si sono
ritirate dalla sfida lasciando il dio del Sole, solo come un cane. Questo,
ehm.. marpione decide di consolarsi uscendo insieme Ermes e un paio di
ragazze.. a questo punto Nina e Ariel non possono fargliela passare liscia..
Khyhan: ho scritto dieci pagine, per
una storia che potevo rendere in 5 righe???
POV
Nina
Mi
tenevo ben salda alla cintura con una mano e alla portiera con l’altra. Ariel
guidava la sua BMW-per-l’Olimpo con rabbia vendicativa. Ci trovavamo sulla
strada che usciva da New York, inseguendo la Maserati rossa di un certo dio,
che raggiungeva una cerca ninfa adorante.
Io,
in questo momento non mi sentivo arrabbiata, ero troppo spaventata per farlo,
avete mai visto mia sorella guidare? Beh, fast&furious ha preso spunto da
lei.
-
Ariel, rallenta! – urlai isterica mentre la pressione mi teneva incollata al
sedile – rallenta, rallenta, rallenta. I pedoni! – con una manovra che avrei
dovuto rivedere al rallentatore, per capirla, mia sorella evitò un paio di
vecchiette che attraversavano la strada, due cassette di arance e un
barboncino.
Capite
ora, perché temevo per la mia vita?
-
Ariel inizio a sentirmi male – una voce strascicata provenne da dietro. Era
Earine, che si teneva stretta a Jason. Anzi probabilmente lo stritolava. Con un
enorme sforzo mi girai a guardarla. Aveva uno strano colorito verdino e l’aria
di chi volesse passare il resto dei suoi giorni a memorizzare i colori dei
rossetti di Sophie (lei tra l’altro non era venuta con noi, era andata a fare
shopping da Chanel).
Nostra
sorella maggiore le scoccò un occhiataccia attraverso lo specchietto
-
se devi vomitare, apri il finestrino o fallo su Jason. Non provare a rovinarmi
la tappezzeria! – strinse la presa sul cambio e scalò dalla quinta alla seconda,
in pratica la macchina si infossò nell’asfalto e se non fosse stata per la
cintura sarei diventata una macchiolina sul parabrezza. E dopo Ariel mi avrebbe
costretta a ripulirmi dall’auto.
-
perché ti sei fermata? – chiese Percy rasserenato dal quella brusca frenata.
Lei
indicò con lo sguardo la strada. Una ventina di bambini di sei, forse sette
anni attraversavano le strisce pedonali – scolaresca in gita – ci informò, come
se ne avessimo bisogno.
Questa
cosa di lei mi urtava i nervi, ci trattava sempre come se avessimo cinque anni.
Una
volta che i pargoli passarono felici e ignari dei drammi che avvenivano dentro
la nostra auto, l’Araldo ripartì sgommando, lasciando delle belle strisce nere
sulla strada. Tanto i conti non li pagava lei, ma nostro padre.
Dopo
l’ennesima svolta effettuata a..non posso dirlo; è una velocità vietata in
almeno sei stati, la testa di Percy fece capolino tra i sedili anteriori –
perché non abbiamo preso i pegasi? Sarebbe stato un viaggio più sicuro – nostro
fratello a volte aveva dei colpi di genio. I mugugni di assenso che provenivano
da dietro confermarono le sue parole.
Lei,
in risposta fece tre cose contemporaneamente: accelerò, fulminò Percy
attraverso lo specchietto (vidi chiaramente i fulmini colpire il vetro e
rimbalzare poi, verso di lui) e lo colpì con una manata sulla fronte,
ricacciandolo indietro.
-
dobbiamo correre così tanto? – domandai, sentii un ringhio basso provenire
dalla sua gola. Lo presi per un sì.
-
inseguiamo Apollo, giusto? – secondo ringhio affermativo.
-
perché non rallentiamo e ce la prendiamo con calma? – chiese Jason stretto tra
le braccia di Earine. Lei rispose con un ringhio lungo e uno corto, doveva
significare no.
-
LA SMETTI DI COMUNICARE IN MORSE? – Percy mi urlò nelle orecchie, una seconda
manato lo ricacciò da dove era arrivato.
-
rispetto a voi ragazzi, io ho un conto in sospeso con quello là! – disse
stringendo il volante fino a far sbiancare le nocche. Non volevo sapere a cosa
si riferisse, prima mi auguravo di arrivare viva e vegeta a destinazione, poi
glielo avrei chiesto. E lei, avrebbe dovuto dirmi la verità.
Qualcosa
di forma vagamente umana si piantò davanti alla macchina. Solo i riflessi
sovraeccitati di Ariel le impedì di ritrovarsi a baciare la strada.
Noi
guardammo la cosa, e la cosa guardò noi. Ci mostrò la chiosa di denti aguzzi e
gialli,e alla luce del sole le sue squame erano verdi brillanti. No, un
momento, ho detto verdi?
-
ECHIDNA! – Percy ricordò a tutti chi avevamo davanti, con nostra grande gioia
(il mio terrore puro).
-
vi ho trovato figli di Poseidone, ho un conto aperto con voi – la sua voce era
un sordo sibilo che si propagava attraverso i vetri dell’auto.
Io
rimasi seduta fissare il mostro, quando Earine se ne uscì con – beh, solo con
Percy e Ariel, giusto? noi tre non centriamo nulla – tutti quanti scoppiammo a
ridere eravamo cinque figli di Pezzi Grossi, contro un misero mostro solo,
soletto.
Ariel,
ingranò la retromarcia e si defilò guardando il lunotto posteriore
-
cosa stai facendo? Scappi? – domandò Jason con tono derisorio– siamo in cinque,
possiamo batterla! –
Lei
inchiodò di colpo, tornando a fissare il mostro, ormai a trecento metri da noi.
-
non voglio scappare! Non voglio perdere tempo, devo prendere bene la mira! –
inserì la prima e si lanciò verso Echidna.
L’auto
sobbalzò quando le ruote camminarono sopra il corpo del mostro. Mia sorella
maggiore per ogni evenienza inserì la retro e la investì di nuovo, per poi
ripartire all’inseguimento della Maserati biposto di Apollo.
Io
e i miei amici ci scambiammo uno sguardo mentre lei rideva sotto i baffi. Mai,
giurai sullo Stige, avrei fatto infuriare Ariel, e mai, mi sarei trovata a tiro
della sua auto.
POV
Percy
Iniziavo
seriamente a rimpiangere il Mare dei Mostri, il monte Tam, il labirinto e monte
Sant’Elena e soprattutto gli Inferi e Athena. Tutti i luoghi dove ho rischiato
la pelle, in pratica.
Sembravano
dei graziosi villaggi vacanze in confronto alla guida sportiva di Ariel. Sempre
che di guida sportiva si possa parlare.
La
BMW M5 (che avrei apprezzato se non fosse stata guidata dalla mia sorella pazza
con istinti omicidi), correva sempre più veloce, tramutando le linee
tratteggiate del bordo strada in una linea continua, brutto segno, significava
sfiorare i duecento.
Aprii
la bocca e poi la richiusi come un pesce lesso, mi avrebbe picchiato di nuovo
se avessi detto la mia su quel viaggio. E lei, l’Araldo degli Dei, non voleva
scendere a più miti consigli.
Voleva
ridurre Apollo ai livelli di Crono, forse in molecole più piccole se ci
riusciva.
Nina
abbracciava convulsa la cintura, mentre Ariel effettuava una curva a
quarantacinque gradi in freno a mano. Bello da vedere al cinema, terrificante da
fare se ci stai sopra.
-
Ninetta, tu e Percy fareste un grazioso gioco per la vostra sorellina? – ci
chiese con una voce tutta zucchero, che non prometteva nulla di buono - Da qui
in avanti è un po’ brutta – la sua voce sembrava calma e tranquilla, ma la sua
concentrazione al volante aumentò.
-
cosa dovremmo fare? – chiese Nina titubante
-
fa solo un po’ paura all’inizio, niente di più. Se partecipasse anche Earine
sarebbe meglio. Tu Jason, devi controbilanciare
invece – ci spiegò rapidamente il suo piano.
-
MA TU SEI MATTA! – gridò Nina spaventata. Ariel non volle sentire ragioni e io
presi Earine fra le braccia, mentre Nina apriva i finestrini.
All’imboccatura
del curvone, io e Earine dietro e Nina davanti ci sporgemmo fuori dai
finestrini con il busto. La macchina si mise sulle due ruote, mentre il nostro
peso combinato impediva all’auto di rovesciarsi. Il vento ci frustava in viso,
facendoci lacrimare gli occhi, mentre affondavamo la curva.
A
parte le urla terrorizzate di Nina e Earine che mi spaccavano i timpani era
figo da morire. L’avrei rifatto altre cento volte.
Finita
la parte che Ariel definiva brutta, la macchina tornò dritta e tornammo a
sederci ai nostri posti, con il cuore pompava forte l’adrenalina, mentre i capelli di
Nina e Earine urlavano a gran voce il bisogno urgente di un parrucchiere.
-
MATTA!! – Nina riacquisì l’uso della parola dopo soli dieci minuti e dedicò
questa ritrovata capacita a urlare contro nostra sorella.
Entrando
in un paesino sulle rive di un lago Ariel rallentò, fino a fermarsi – siamo
arrivati – disse con un tono piatto.
Nina
si guardò intorno e vide l’auto del dio del Sole – inizia la missione, quindi –
incrociò le braccia al petto e incenerì con lo sguardo la Maserati. Io non lo
avrei mai fatto, non a una Maserati, comunque.
Ariel
ci fece scendere tutti e infilò l’auto nel bracciale, non voleva lasciare prove
visibili della nostra presenza.
Quatti
quatti entrammo nel ristorante e ci nascondemmo dietro alle credenze. Le mie
sorelle percorrevano con lo sguardo la sala, alla ricerca di una nota chioma
bionda.
Earine
identificò il dio vicino all’acquario delle aragoste e strinse la manica di
Nina per catturare la sua attenzione. Nina lo guardò con un misto di adorazione
e odio. Come facevano le ragazze a esprimere due sentimenti opposti nello
stesso istante?
Ariel
invece si limitò a incenerirlo, era molto semplice avere a che fare con lei. Se
la fai arrabbiare, ti conviene cambiare: nome, connotati, continente o potrebbe
distruggerti, per il resto era una persona tranquilla.
Le
ragazze si avvicinarono all’acquario, cercando di non farsi notare. Imbastirono
una specie di parodia delle Charlie’s Angels. Fecero una capriola verso un
tavolo, corsero sotto alla tovaglia e si nascosero dietro a una vaso di fiori. Con
un occhiata di fuoco dissero, chiaro e tondo, a noi maschi inetti di stare al
nostro posto e di non muoverci.
Agli
ordini, signore! E chi disobbedisce? Da una parte stavamo spiando un dio ultra
potentissimo e dall’altra..io quelle tre non le voglio affrontare, vorrei
arrivare ai sedici anni, tornare a baciare Annabeth e salvare il mondo. E se mai
avessi disubbidito sarei diventato la quarta figlia di Poseidone.
POV
Ariel
La
porta scampanellò e le nostre teste fecero capolino dal vaso di fiori. Entrò
Ermes accompagnato da due ragazze, una bionda e bellissima e una mora e ancora
più bella. Era una di quelle che si dicevano perfette. Seno perfetto, vita
perfetta, capelli perfetti. Insomma una top model, solo più snob.
Nina
mi stritolò il polso – io quella la conosco – mi disse – dice di essere
l’Araldo degli Dei e si chiama Stella Hope. Una ex di Apollo – aveva i
lucciconi agli occhi.
Io
annuì, avevo capito cosa voleva dire – allora sorellina, anziché una missione
“allontana le donne da Apollo”, questa diventa una spedizione punitiva –
Continuammo
a osservare la coppia, pensando a come rendere incapace Apollo di intendere e
di volere.
Miss-l’universo-mi-gira-intorno
alias Stella, pulì con il dito un labbro di Apollo, sporco di..qualcosa che non
c’è!
-
non c’era nulla! – esclamò Nina – non c’era nulla sul labbro di Apollo, l’ha
fatto apposta quella..quella.. – Earine tirò rapida fuori il palmare –
vocabolario e le mise sotto gli occhi alcuni sinonimi di parole vietate ai
minori.
-
quella *******! Figlia di ******* incrociata con ****** - decisi di censurare
Nina, ma le davo perfettamente ragione, le parole usate per definirla erano perfette.
Tornammo a osservare la coppietta. Apollo le sorrise languidamente in risposta
e le poggio una mano sulla gamba di lei.
Io
non resistetti più – quello, io lo uccido! – feci per saltare fuori dal tavolo,
quando Nina e Earine mi saltarono sopra, placcandomi.
La
botta che diedi al pavimento mi fece defluire il sangue dalla testa.
-
facciamo qualche telefonata! – dissi infine. Una rabbia gelida prese possesso
del mio corpo. Non capivo come quella Stella Hope non si squagliasse sotto lo
sguardo infuocato di Nina per poi raggiungere lo Zero Assoluto sotto il mio.
-
qui ci vuole una vendetta! – decretò Earine. Strisciammo fino alla credenza
dove avevamo lasciato i ragazzi e decidemmo rapidi come agire.
-
tu Percy, resti qui e fai la guardia – dissi. Come sorella maggiore potevo
permettermi di dargli ordini – se ti fai scoprire o vedere, rimpiangerai di non
esserti alleato con Crono, quando potevi – lui deglutì vistosamente e guardò
Nina
-
se ti fai vedere, fratellino o gli dici che siamo qui, ti faccio fare un volo
da un pegaso. E ti faccio sentire tutti i dischi di opera lirica che riesco a
trovare – aggiunse lei.
-
bada a ciò che fai e dicci se ci sono sviluppi, o passeggerei di nuovo negli
Inferi. Da morto – disse Earine.
Adoravamo
bistrattare Percy, era il nostro fratellino, il maschietto di casa Poseidone.
POV
Nina
A
passo di marcia ci recammo vicino al lago. Distruggemmo senza tante cerimonie
un idrante per procurarci un arcobaleno. Avevamo una manciata di dracme in mano
e dovevamo fare molte telefonate..
Iniziammo
da quella più semplice – oh Iride, accetta la nostra offerta – e lanciai la
moneta - divino Ares, ehm.. al massacro sanguinoso più vicino, grazie – chiesi.
Apparve la figura del dio.
Portava
una divisa mimetica da Marine, occhiali a visiera notturna e sparava a
non-si-sa-chi con un mitra. Non si accorse subito di noi, ma quando lo fece,
alzò gli occhi al cielo e disse qualcosa di irripetibile in greco.
Per
intenderci, quello che avevo detto prima a Stella era una poesia d’amore a confronto.
-
che volete? Siete un disturbo, sparite! – ci disse, sganciando una bomba e
lanciandola nella boscaglia. Il boato e le urla che arrivarono dopo mi
rizzarono i peli sulle braccia.
-
vorremmo da lei un favore – disse Ariel concisa.
-
e cosa vorresti da me, recluta? Io non faccio favori ai figli del Vecchio Barba
d’Alghe – staccò con i denti la linguetta di un fumogeno e la buttò con un
sorriso sadico in mezzo alla mischia, per poi riprendere a sparare con un M16
nuovo di zecca. Per la cronaca, lo conoscevo solo perché Ariel ne aveva uno
uguale.
-
questo è diverso, e poi non voglio averlo gratis. Vi daremo qualcosa in cambio..
– rispose lei suadente. Per Demetra! Cosa voleva offrire? Non ne avevamo
parlato.
-
e cosa? Sentiamo – in qualche modo catturò l’attenzione del dio e non sapevo se
ne dovevo essere felice o no. Per sicurezza non dissi nulla.
-
Perseus Jackson. Legato e imbavagliato, ma solo dopo che avrà sbaragliato i
titani! – Ares, fulminò nostra sorella, ma non la ridusse in cenere, segno che la
stava ascoltando con interesse.
-
e sentiamo cosa volete e a cosa vi serve? – rise sprezzante acchiappando due
poveri guerrieri e facendogli cozzare la testa uno contro l’altro.
D’altro
canto io, non avevo la più pallida idea di cosa volesse Ariel dal dio col
peggior carattere di tutto l’Olimpo.
Lei
gli fece rapidamente la lista dei desideri, come se snocciolasse una lettera a
Babbo Natale, e con mia sorpresa iniziai a capire cosa volesse fare. E mi
spuntò un largo sorriso. La vendetta si prospettava più interessante di quanto
immaginassi.
-
si può fare – decretò Ares meditabondo – vi farò consegnare tutto da Ermes in
sei minuti, ma se non pagherete il vostro debito..- non finì la minaccia, ma
concluse con un gesto della mano, quella sgradevole conversazione.
Effettuammo
la seconda telefonata.
-
divino Efesto, fucine da qualche parte nel mondo – disse Ariel irrequieta.
Il
dio era sotto una macchina sportiva, e si intravedeva solo le gambe il muso
della macchina. Jason fece un passo avanti scostando me e le mie sorelle senza
tante cerimonie. – quella è una Lamborghini Reventon! Ne esistono solo una
ventina al mondo! È fantastica! Stupenda! Meravigliosa! – mai avevo visto Jason
così eccitato, saltellava da un piede all’altro e sembrava che volesse buttarsi
nell’ologramma per baciare l’auto e buttarsi a terra piangente.
-
chi..? – Efesto sbucò fuori dall’auto e io fece un passo indietro, non me lo
ricordavo così.. così..brutto!
-
cosa volete piccoli semidei? – ci domandò il dio
-
un favore – disse Ariel
-
fare un giro su quell’auto – disse Jason contemporaneamente
-
fatemi capire..volete come favore, fare un giro sulla mia Lamborghini? –
domandò pulendosi le mani dal grasso del motore
-
no – disse Ariel
-
si – rispose Jason
Earine
acchiappò per la collottola il maschietto e lo trascinò nelle retrovie,
lasciandoci parlare in pace con Efesto.
-
vorremmo..vorremmo – iniziai, cosa voleva Ariel? Me lo aveva anche detto,
riguardava i cartoni animati.. stupido deficit dell’attenzione!
-
vorremmo un Gundam, in bronzo celeste – disse lei
-
un Gundam? E cosa vorresti farci? – lo sguardo del dio di fece penetrante e noi
diventammo piccole piccole. Ariel si riprese per prima, forse vivere
sull’Olimpo da cinque anni a qualcosa le è servito.
-
rovinare la faccia di Apollo, per
esempio – rispose lei. Sorella mia, non hai proprio mezzi termini, vero? Il
dio, invece, scoppiò a ridere, tenendosi la pancia. Quando si riprese, si
asciugò una lacrima dall’occhio.
-
può farlo, vero? – chiesi titubante
-
certo che posso farlo, bambina –
-
in sei minuti? – chiese Ariel
-
te lo costruisco in tre, ma a una condizione. Voglio le foto di Apollo dopo il
trattamento con il Gundam, anche i negativi. Le appenderò per tutto l’Olimpo! –
disse lui – quando ho finito vi mando Ermes per la consegna – e chiuse la
chiamata.
Infine,
chiamammo Sophie. Era dentro un camerino e provava una abito, che, mi chiedevo
come facesse a starci dentro, per come era fasciante.
-
Sophie devi fare una cosa per noi – le dissi veloce, il tempo scorreva e doveva
essere tutto pronto.
-
mia cara Ninetta! Hai dei capelli orribili! Te li devo sistemare! –
-
lascia stare! Ci penserai dopo, promesso -
risposi – quello che devi fare è molto semplice, Ariel ha una copia
delle chiavi della villa di Apollo, devi introdurti nel suo bagno e..- le
spiegai rapidamente cosa fare. La sua faccia divenne scura.
-
per una cosa simile dovevi rivolgerti a una figlia di Nemesi – mi rispose –
rovinare tutti quegli oggetti, mi sembra quasi che vada contro natura..- si
mordicchiò un labbro rovinandosi il rossetto. Questo mi faceva capire quanto
fosse titubante
- ci
aiuterebbe a rovinare Stella Hope – aggiunsi melliflua. Il suo sguardo si
illuminò e annuì felice – farò tutto il più veloce che posso! Sospendo anche lo
shopping! Ci sentiamo dopo ragazze! – e chiuse la conversazione. Io e Ariel ci
guardammo soddisfatte, poi mi venne un dubbio
-
dobbiamo avvertire anche papà? – chiesi
Mi
mise una mano sulla spalla sorridendo – per farci rovinare tutti il
divertimento? Glielo diremo, quando di Apollo rimarranno solo gli atomi del dio
del Sole – mi rispose tranquilla.