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Autore: Will Turner    16/12/2011    1 recensioni
Cosa succede quando una ragazza scopre la verità che rischia di distruggere la storia d'amore attesa da una vita? Da quando ha incontrato Max, Faith ha imparato a sognare: il suo tormentato passato sembra ormai superato per sempre, ma un tremendo segreto incombe su di lei senza lasciarle alcuna possibilità di fuga e mettendole davanti la scelta più difficile. Un racconto d'amore fatto di romanticismo, passioni, tormenti e lacrime che riuscirà a strappare anche qualche risata.
Aggiornamento periodico mensile.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le Ragioni Del Cuore BN
R ISPOSTE ALLE RECENSIONI

Eccoci qui per il numero 41!
Spero che i precedenti capitoli vi siano piaciuti... vedo pochissime recensioni. Troppo poche!

Oltre a ringraziare chi aggiunge la mia storia alle Preferite e Seguite, ringrazio anche Saty, mi auguro con te che questi due personaggi capiscano cos'hanno gettato via. Spesse volte i protagonisti prendono le strade che vogliono e non badano a ciò che io ho in serbo per loro. È come se avessero vita propria!
Grazie anche ad una nuova ragazza che recensisce, Clarita, magari sei arrivata fino a questo punto della tua lettura o forse ti sei fermata prima perchè annoiata o delusa... fammi sapere in entrambi i casi le tue emozioni e sensazioni. Per chi scrive è sempre un piacere, anche se i commenti non sono proprio positivi!
E poi tanti auguri di buon compleanno ad una recente lettrice, che qui non si fa vedere con commenti sulla storia, ma che legge segretamente! Fatti vedere, maschera!!

Per questo nuovo capitolo vi suggerisco Chantal Kreviazuk con “Green Apples”.

E ne approfitto per augurare a tutti Voi tante belle festività!
Ci ritroviamo nell'anno nuovo, il 20 gennaio!

Buona lettura!

MM

41. I L BACIO


Chantal Kreviazuk  “Green Apples”
    Max rimase impietrito e, quando riaprì gli occhi completamente frastornato, notò Lexie abbassare lo sguardo.
- Cos'era questo?- Le chiese turbato dopo aver cercato invano di darsi da solo una risposta. Non si sarebbe mai aspettato che Lexie lo baciasse, e ciò lo lusingò, ma immediatamente affiorò in lui un senso di colpa.
- Per te cos'è stato?- Replicò la ragazza continuando a guardare a terra, incerta se manifestare orgoglio per il suo gesto oppure provare vergogna.
- Un terribile errore commesso da una vecchia amica.- Rispose Max - Da quanto tempo desideravi baciarmi?-
    Lexie deglutì emettendo un lieve rumore ed i suoi occhi si fecero lucidi. Sollevò il viso, carica di timore nel doverlo riguardare negli occhi, e fu subito pervasa da un fastidioso imbarazzo.
- Da quando ti conosco non ho mai smesso di desiderare di baciarti ed ogni volta che ti vedo questo mio bisogno aumenta sempre di più. Mi rendo conto che è da stupidi, ma...- Si fermò per asciugarsi una lacrima con il dorso della mano mentre Max l'ascoltava smarrito incolpandosi tacitamente per averla in qualche modo incoraggiata a compiere quel gesto così infantile ma allo stesso tempo maturo ed impavido -… non posso farne a meno, Max. Scusa, sono una stupida egoista. Non era mia intenzione baciarti perchè avrei preferito tenere questo segreto esclusivamente per me e lasciare che tutto restasse soltanto una fantasia nella quale rifugiarmi ogni volta che volevo ricordare.-
    Lui scosse la testa senza riuscire a comprendere fino in fondo il perchè di quel bacio. Si rese conto di provare compassione nei confronti di Lexie, e dispiacere per non essere mai stato in grado di percepire la profondità di quel sentimento che lei aveva tenuto nascosto per tutti quegli anni, malgrado la lontananza.
- Come si può ricordare qualcosa che non è mai accaduto?-
    Lexie cercò di mantenere il controllo.
- Con l'illusione.- Rispose - Finché vivi in un'illusione puoi desiderare che tutto sia perfetto, esattamente come desideri che vada. Ed ogni volta che vuoi ti lasci trasportare da un'aspettativa che non ti tradisce, non ti delude mai per il semplice fatto che non è mai avvenuto.-
- Ma ora è successo.- Precisò Max lasciando affievolire la voce.
- Si.- Affermò lei con un mezzo sussurro - E mi dispiace di una cosa.-
    Il ragazzo la fissò con lo sguardo fermo.
- Io non ti amo, Max Warren.- Rispose semplicemente sollevando un angolo della bocca - E mi ci è voluto tutto questo tempo ed un solo bacio per capirlo. E adesso so di essere stata innamorata del ragazzo che eri, non dell'uomo che sei diventato. Ho sentito che non eri con me mentre ti baciavo. So che il tuo cuore appartiene ad un'altra persona con la quale non potrei competere, ma non importa. Tu sei come un fratello per me, e questo mi basta. Forse quel bacio era qualcosa che avrei dovuto fare tanto tempo fa, così mi sarei risparmiata tutto il dolore di questi anni.-
- Forse le cose sarebbero andate diversamente se l'avessi fatto tanto tempo fa.- Replicò Max lentamente.
- Hai ragione.- Approvò lei sorridendo debolmente - Ma a 16 anni non avrei voluto perdere un amico come te.-
    Lexie gli prese dolcemente la mano e gliela strinse avvertendone un tepore che le riscaldò il cuore. Si aspettava che lui la lasciasse, invece la strinse più forte e piegò la testa, poggiando la fronte sulla sua.
- Io ti voglio bene, Lexie, e per te ci sarò in ogni momento, oggi più di ieri.- Mormorò sorridendo con gli occhi chiusi.
- Ti voglio bene anch'io, Max. Continua per la tua strada e presto ti renderai conto di essere una persona che nessuno vuole dimenticare. Chiunque sarà orgoglioso di di aver condiviso con te un pezzo della propria vita.-
    Lui sorrise triste e l'abbracciò forte mentre il sole alle loro spalle spariva sotto l'orizzonte portando con sé il ricordo dorato di quella giornata di metà agosto.

    Rientrando a casa, Max si soffermò a pensare a Lexie. Da troppo tempo aveva involontariamente chiuso in un cassetto la loro profonda amicizia. Si era quasi scordato di quanto quella ragazza fosse importante per lui, ma si sentì rinfrancato e soddisfatto per averla ritrovata. In un certo senso avvertiva che il loro rapporto era cambiato, maturato, perchè erano loro stessi ad essere maturati. Era confuso ma felice in egual misura ed un bilanciamento di tali emozioni così in contrasto tra di loro, ma allo stesso tempo in perfetta sintonia, non faceva che donargli un senso di appagamento.
    Raggiunse le sedie sotto il gazebo del suo giardino e si sedette voltando la testa verso casa. La luce accesa della finestra della cucina gettava un fascio di luce sopra i cespugli di rose che crescevano rigogliosi sotto il davanzale. I profumi della sera che scendeva si mescolavano agli odori del lago Erie e la luna già risplendeva algida nel cielo indaco mentre una vaporosa nuvola si accingeva ad attraversarla.
    La porta della veranda si aprì cigolando e, dopo qualche istante, Addison uscì avvicinandosi al gazebo.
- Ti ho visto arrivare. Che ci fai qui al buio?- Domandò accendendo la lanterna che sporgeva dal pergolato con un fiammifero pescato da una tasca del grembiule. Il vento estivo la fece dondolare non appena la donna la richiuse, ed alcune farfalle notturne presero ad agitarsi silenziose nella luce che aumentava gradualmente d'intensità.
- Pensavo.- Rispose semplicemente Max.
- A cosa?-
- A tutto e a niente.- Affermò mettendosi comodo sulla poltroncina.
    Addison sospirò e si sedette avvicinando un'altra sedia a quella del ragazzo.
- Max, non credi sia arrivato il momento di smettere di pensare e di prendere in mano la situazione?- Osservò in tono materno.
    Max la guardò torvo. La sua voce era piatta.
- Quale situazione?-
- Sai bene di quale situazione sto parlando. Non fare il finto tonto.- Lo rimbeccò Addison.
    Lui fece una smorfia e si sporse poggiando i gomiti sulle ginocchia ed incrociando le dita.
- Mi manca quella spinta, quell'impulso che mi dà il coraggio di ripresentarmi davanti a lei dopo tutto ciò di cui l'ho accusata. Non posso andare là e chiederle semplicemente scusa. Non posso e non voglio.- Spiegò allargando le braccia e poi prendendosi il viso tra le mani. Si sentiva palesemente sconfitto perchè non c'era niente che avrebbe potuto fare per sistemare le cose con Faith. Era la stessa situazione di chi percorre per tanto tempo una strada pienamente convinto che sia quella giusta per poi trovarsi di fronte ad muro altissimo ed invalicabile anche solo con il pensiero. Un vicolo cieco. Addison lo osservò quasi volesse conoscere tutto ciò che passava per la mente del figlio in quel preciso istante.
- Potrebbe anche darsi che non ci sia bisogno di chiedere scusa. Se vi amate per davvero saranno i vostri occhi a parlare.- Replicò Addison - Faith è una ragazza speciale e tu sei speciale. Voi due rappresentate un amore così puro ed eternamente innocente che qualunque persona oggi vorrebbe vivere. Non sprecare questa ennesima occasione di essere davvero felice, Max. In tutti questi anni ti sei privato di cose che avrebbero potuto darti tanto. Ne hai lasciate scappare troppe.-
    Addison gli posò una mano sul viso e piegò la testa di lato.
- Siete fatti per stare insieme. Anime gemelle.-
    Max increspò le labbra e sorrise.
- Ho qui una cosa per te.- Si ricordò all'improvviso la donna estraendo dalla tasca un foglietto ripiegato.
    Max lo prese e lo aprì esaminandolo con sguardo indagatore. Era la fotografia che Faith gli aveva regalato il primo giorno dell'anno dopo avergli fatto promettere che non l'avrebbe fatta pubblicare su nessun giornale.
- Questa foto l'ho lasciata nella mia stanza a Londra. Come fai ad averla tu?- Domandò confuso.
    Addison gli rivolse un'occhiata sbigottita scuotendo leggermente la testa.
- È sempre rimasta qui con me. L'ho ritrovata una settimana fa nel cassetto dei documenti di tuo padre. Sono stata io stessa a scattarla, leggi sul retro. C'è la mia scrittura.-
    Max avvertì un brivido scorrergli lungo la schiena. Chiuse gli occhi ed inspirò a fondo, quindi girò la fotografia.
“Max e Faith, Cleveland 1979”

    Il ragazzo sentì gli occhi divenire umidi e fece una piccola risata di incredulità, mentre il cuore nel petto parve stringersi e la sua mente volare lontano trasportata dai ricordi rimasti nascosti negli angoli più remoti della sua mente. Come per magia, il muro che da tempo aveva avuto davanti agli occhi sembrò svanire lentamente.
- Sono io... Il bambino con il berretto abbassato sono io.- Affermò ad alta voce per convincersi meglio, perchè ancora faticava a crederlo.
    Rimase in silenzio e durante quell'intervallo di tempo realizzò che il destino aveva già deciso tutto quanto per lui.
- Anime gemelle.- Replicò a sua madre in un sussurro.

    Il giorno seguente Max sarebbe ripartito per Londra e Lexie non era stata in grado di rivelargli il segreto che da più di dieci anni si portava dentro e del quale nessuno, a parte suo padre, era al corrente.
    A dire il vero, non ci aveva nemmeno provato. Sinceramente convinta di essere innamorata di lui, era rimasta delusa dall'immediata conferma del contrario non appena le loro labbra si erano incontrate. Che senso aveva ora tenersi quel pesante fardello? Per lei Max era divenuto più di un amico e non voleva più tradirlo. Realizzò di essere stata una stupida perchè, se anche si fosse messa insieme a lui, la relazione avrebbe significato un doppio tradimento. Il suo cuore ormai apparteneva completamente a Faith e a nessun'altra.
    Si sedette su una panchina di legno lungo la strada e ripensò all'incidente.
    Larry Brice era salito a bordo del suo fuoristrada quel freddo mattino di novembre e Brian Harrington lo aveva seguito fiondandosi nell'abitacolo poco prima che partisse in seguito ad una rissa davanti al Payton Bar. Completamente ubriaco, suo padre era partito ad una velocità folle e, a pochi metri, lo schianto all'incrocio della Sunset Road con Castle Street. Dopo qualche istante aveva visto uscire Larry dal fuoristrada capovolto e, con una gamba zoppicante, posizionare il corpo esanime di Brian al posto di guida.
    Poi era fuggito stringendosi una spalla con la mano. Da quel giorno non si era più fatto vivo in paese.
    Lui e sua madre avevano divorziato quando lei aveva solo dieci anni. Non sapeva se fosse morto o fuggito da qualche parte nel mondo per non passare il resto della sua vita in carcere.
    Il ricordo di quella mattina era tutto ciò che le era rimasto di suo padre.
    Come l'avrebbe presa Max? Anche se suo padre era sparito non era giusto che Brian restasse in carcere per un omicidio del quale non aveva alcuna colpa.
    La ragazza si alzò decidendo di scrivere una lettera a Max dove gli avrebbe spiegato ogni cosa e che sarebbe stata disposta a testimoniare per la scarcerazione di Brian.
    Era il minimo che avrebbe potuto fare.
    Una volta a casa trascorse gran parte della notte a pensare a come scrivere tutto ciò che avrebbe voluto dirgli sperando ardentemente di non mettere a rischio la sua amicizia.
    All'alba si svegliò di soprassalto realizzando di essersi addormentata poco meno di un'ora prima.
    Terminò la lettera, la chiuse in una busta restando qualche minuto a fissarla, quasi fosse incerta se consegnargliela o meno, poi uscì di casa, avvertendo sulla pelle il lieve tepore del sole che iniziava a cavalcare massicce nubi rosa. Salì sull'auto e raggiunse la casa di Max. Silenziosamente si avvicinò alla cassetta della posta e vi infilò la busta senza esitazioni. Quando sentì il tonfo leggero degli angoli della lettera toccare il fondo, un senso di liberazione e di paura la investì come un'ondata di mare in tempesta.
    Tornò in auto voltandosi una volta soltanto per guardare la casa di Max, e ripartì in direzione del paese.
    Ciò che non immaginava era che, per uno strano scherzo del destino, Max non avrebbe letto la sua lettera e sarebbe tornato a Londra senza conoscere la verità.
  
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