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Autore: Funhouse    18/12/2011    2 recensioni
La vita di Eleonora è decisamente complicata.
Cerca di dimenticare il suo passato, anche se si ripresenta prepotente ogni volta.
Ha lasciato la sua città per dimenticare, ma è ritornata.
Incontrare una persona le cambierà la vita.
Riuscirà a dimenticare?
Riuscirà ad amare qualcuno di diverso?
La sua vita ricomincia con il suo nuovo lavoro.
Se volere conoscere Eleonora, la professoressa Eleonora, basta un click.
Funhouse.
-Seguito della storia “La monotona vita di Elena”, non credo ci sia bisogno di leggere la prima storia^^
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 4

 

 

 

 

 

Chiunque abbia mai amato porta una cicatrice.

 

 

 

 

 

Afferrai uno straccio nel ripostiglio per poi tornare velocemente nel bagno.

Faceva un freddo cane e io, rincoglionita quale sono, ero uscita ancora gocciolante con uno striminzito asciugamano dal bagno.

Passai lo straccio sulle specchio appannato, che mostrò il mio riflesso, non più opaco, dubbioso.

Le profonde occhiaie che solcavano il mio viso in quei giorni erano scomparse, il sorriso era tornato, ma una consapevolezza dolorosa mi torturava il cuore.

Mi ero innamorata, di nuovo, cosa che non credevo possibile.

Non a me, non di un'altra persona all'infuori di Lorenzo.

Afferrai stizzita il phone e cominciai ad asciugarmi i capelli, che diventarono presto una criniera biondastra.

Sbuffai torturandomi il labbro inferiore.

Come avevo fatto ad innamorarmi?

Così velocemente poi.

Era statisticamente impossibile, almeno spero.

Forse era solo un'immaginazione, forse era solo un vano tentativo di dimenticare.

Di lasciarsi tutto alle spalle.

Incontrai i miei occhi nello specchio: erano così strani, diversi.

Colpevoli.

È vero che si dice che l'amore non ha età, ma che cavolo: è minorenne!

Solo io potevo andarmi ad inceppare in questa situazione.

Poi spunta fuori che è fidanzato.

Non sono mica un'adolescente nella prima fase ormonale: dovrei aver superato tutto ciò!

Ma, forse, non sono mai cresciuta.

Fissai distrattamente l'orologio: le sette di sera.

Afferrai il telefono e digitai il numero di Martina.

Pronto?”

-Marty, oggi si esce!

Ele, sicura?”

-Mai stata più sicura in vita mia. Forse trovo anche l'uomo della mia vita!

Sarà meglio lasciarli fuori gli uomini, credo che tu abbia troppi problemi per la testa e sia troppo fragile per avere una botta e via.”

-Sto benissimo, passami a prendere alle nove sotto casa mia. Ciao!

Non le diedi neanche il tempo di rispondere, riattaccai troppo velocemente.

Mi vestii con cura, ma mi ritrovai comunque con un'ora di anticipo.

Mi buttai sul divano ed accesi la televisione, cercando qualcosa di interessante.

Però il campanello mi distrasse da un'accesa litigata tra un gatto ed un cane.

Aprii la porta senza neanche vedere chi fosse e mi maledii all'istante.

Il suo sguardo mi accarezzò il corpo, mentre io mi davo della stupida in tutte le lingue del mondo.

-Esci?

-Sembra di si.

-Con chi?
Perché quel dono da geloso? Tu non sei geloso.

-Con Martina.

E perché tu invece sei così stupida?

-Uhm, dove andate?

-Non lo so.

-Uhm.

I suoi occhi color cioccolato si fermarono sulla mia bocca rossa e piena.

-Cerchi qualcosa Mattia?

-Te, e ti ho trovata.

-Contenta per te, adesso te ne vai?

-Perché non rispondi alle mie chiamate?

-Sei fidanzato.

Scema.

Il suo sguardo si allargò, poi un sorriso provocante di impossessò delle sue labbra.

-Fidanzato?

-Si.

-Posso sapere da chi hai ricevuto questa informazione top secret?

-Che ti importa?

-Pura e semplice curiosità. Comunque già credo di sapere chi te l'ha detto.

Chiusi un attimo gli occhi, per poi riaprirli all'istante e ritrovarmi il suo viso a pochi centimetri dalla mia faccia.

Sobbalzai ed indietreggiai all'istante in casa, con lui che mi seguiva con quel suo sorriso così dannatamente bello.

-Questa conversazione si sta facendo noiosa Mattia, ti chiedo gentilmente di andartene da casa mia.

-Come siamo suscettibili mia cara, mi stavo divertendo così tanto.

-Beh, io no. Quindi fuori da casa mia!

Alzò le mani in segno di resa, mentre io tiravo un sospiro di sollievo.

-Silvia.

Lo guardai stranito sull'uscio della porta.

-È Silvia la mia ragazza.

Ebbi la sensazione di sentire qualcosa spezzarsi.

È il tuo cuore.

-E con questo? Non mi importa.

-Bene.

-Bene, ciao.

Gli sbattei la porta in faccia e cercai di trattenere le lacrime, il mio dannatissimo trucco non si doveva sbafare.

Quando sentii il citofono sobbalzai, nuovamente, e pregai in tutte le lingue del mondo che non fosse lui.

Vedere Martina mi fece tirare un sospiro di sollievo.

-Ehi, andiamo?

-Yeah!

Entrai nella sua macchina velocemente e sperai con tutta me stessa di riuscire a divertirmi.

-Voglio bere.

-Ele, per favore, non fare cazzate.

-Dubiti per caso di me?

-Che sia mai! Io dubitare di te? Ma dico, stiamo scherzando?

-Scema.

-Mai quanto te.

-Ah ah spiritosissima.

Arrivate alla discoteca, mi fiondai fuori dalla macchina senza neanche aspettarla.

Entrai e mi buttai subito sugli alcolici e in poco tempo, non reggevo molto l'alcol, mi ritrovai a ballare sui tavoli con una Martina arrabbiata e tanti fischi d'apprezzamento.

Poi una mano calda si posò sulle mie gambe ed io sussultai.

Saltai giù dal tavolino e con la vista annebbiata seguii quelle mani tentatrici.

La musica si fece più bassa e la voglia di vomitare era tanta, ma preferii non dire niente.

Rimasi immobile al centro della stanza, con lo sguardo fisso sull'uomo che si stava spogliando davanti a me.

Trattenni il fiato quando le sue mani arrivarono ai jeans.

Poi, con un passo incerto, mi avvicinai a quella figura e gli accarezzai il petto nudo.

Aveva un bel corpo.

La mia mano scese giù, lasciando segni con le unghie, per poi finire sulla cintura dei suoi jeans che in poco tempo volò a terra.

Soffiai sulla sua bocca, mentre i sui gemiti si espandevano nella stanza.

Poi le sue possenti mani mi bloccarono, facendomi sdraiare sul divanetto vicino.

I suoi occhi erano di un verde intenso, la sua bocca bollente e rossa.

Tentai più volte di baciarlo, ma lui si scansava, lasciandomi un'insoddisfazione dentro.

Le sue labbra cominciarono a baciare il mio collo, scendendo sempre più giù, fino ad arrivare al mio seno, per poi passare al mio ombelico.

Per poi scendere ancora e mandarmi in estasi.

I suoi occhi non lasciavano il mio viso, le sue mani accarezzavano le mia labbra e la sua bocca mi mozzava il respiro.

Poi si bloccò e la cosa mia fece mugolare infastidita.

-Non ti fermare.

La mia voce così storpiata dal piacere mi fece sussultare.

-Calma gattina.

Quella voce così profonda e sensuale mi fece accaldare ancora di più.

Poi si impossessò di me, senza permesso, il quale non avrei mai negato.

I nostri gemiti si confondevano alla musica che veniva da fuori, i nostri sospiri si mischiavano nelle bocche dell'altro, le nostre urla ci cullavano in quella danza fatta di passione.

Un gemito più forte spezzò l'aria, seguito dal mio.

Ansimante, ma felice, mi lasciai andare sul divano e il suo corpo si affiancò al mio.

Non dissi niente, non ne vedevo il motivo.

Ero andata a letto con uno sconosciuto.

Martina mi avrebbe ucciso, ne ero sicura, ma in quel momento era l'ultimo dei miei problemi.

Buttai l'occhio alla mia destra e lo vidi, fermo con il torace che si alzava e si abbassava regolare.

-Alessio.

-Cosa?

-Mi chiamo Alessio.

-Oh, Eleonora.

Lo sentii ridere, arrossii di botto.

-C-che c'è?

-Niente.

Lo sentii girarsi verso di me, mentre il mio sguardo si stava interessando molto al soffitto.

Il colore era molto bello, c'erano macchie rosse ovunque o forse me lo stavo immaginando?

La sua mano che percorreva il contorno del mio corpo mi fece sussultare.

Poi levò la mano e si alzò, come se niente fosse.

Lo guardai rivestirsi senza dire niente, lo guardai mentre mi fissava in silenzio.

Lo guardai mentre usciva senza dire niente.

Stronzo.

Quella fu l'unica parola che mi venne in mente.

Mi alzai barcollante, mi vestii ed uscii da quello stanzino maledetto.

Quando vidi Martina le andai incontro e la trascinai fuori: in quel momento volevo solo tornare a casa.

-Ehi, tutto bene?

Neanche le risposi, non avevo la forza per fare un discorso di senso compiuto.

Quando arrivai a casa scesi dalla macchina, la salutai con la mano facendole il segno che l'avrei chiamata l'indomani e mi fiondai su per le scale.

In casa raggiunsi velocemente il bagno, dove vomitai di tutto e di più.

Respirai profondamente, non avevo neanche la forza per farmi la doccia, quindi mi buttai sul letto e mi addormentai all'istante.

Il giorno dopo, il sole, mi colpì la faccia brutalmente.

E pensare che era Sabato e avrei potuto dormire fino a tardi!

Sentii quella macchina infernale del mio cellulare squillare come un ossesso, solo che quella non era la mia suoneria.

Mi alzai confusa e la testa cominciò a girarmi vertiginosamente.

Me la bloccai con la mano, nel vano tentativo di placare un po' il dolore.

Raggiunsi il telefono e accettai la chiamata.

Biascicai un pronto e una voce bassa e roca mi fece sussultare.

Eleonora, giusto?”

-Si, chi parla?

Non so se si ricorda di ieri sera, comunque sono Alessio.”

Rimasi ferma: Alessio?

Chi era Alessio?

Ieri sera?

-Ah! Lo stronzo. Ricordo ricordo.

Sentii una lieve risata ed immagina quei capelli neri come la pece buttati all'indietro e il sorriso su quelle labbra tentatrici che non ero riuscita a baciare.

Non credo di meritare quel soprannome, signorina.”

-Chi le dice che non sono sposata?

Sesto senso.”

Corrucciai la fronte e cercai di reprimere un sorriso.

-Comunque, come ha avuto il mio numero di telefono?

Ehm, veramente voi avete mio telefono.”

Staccai il telefono dall'orecchio e mi ritrovai un cellulare che non era decisamente il mio, che era malandato e con qualche tasto mancante.

-Oh!

Sentii la sua risata arrivarmi all'orecchio e per quale strano motivo arrossii.

-Come facciamo?

Oggi proprio non posso venire a riprenderlo, lavoro.”

-Di Sabato? Ma neanche io che sono professoressa lavoro!

Altra risata, altro aumento cardiaco.

Non sono fortunato come lui, signorina. Comunque se non le dispiace potrebbe portarmelo. Mi serve per il lavoro.”

-Oh, non c'è problema. Posso venire all'ora di pranzo. Dove?

Andrà benissimo al Bar la Luna. Non so se ha presente?”

Si, e si trovava in culo alla luna!

-Ehm, credo vada bene. Allora a dopo, tratti bene il mio telefono.

Cerchi di non distruggere il mio. Ci tengo.”

Spalancai gli occhi, ma...che cavolo!

-Certo. A dopo.

Mi uscì una voce fredda e neanche gli diedi tempo di rispondere.

Sono una persona troppo permalosa.

Guardai l'orologio: le dieci e venti.

Cavolo!

Mi fiondai sotto la doccia e dopo essermi infilata un paio di jeans e una maglietta qualunque mi fiondai fuori, dopo aver dato da mangia a Marta e aver preso una mela.

Corsi come una pazza alla stazione e presi il treno per un pelo.

Dopo non so quanto tempo scesi a Piramide e mi diressi verso l'autobus.

Dopo un'oretta mi ritrovai davanti al Bar, con un'ora d'anticipo e lo stomaco che brontolava.

Entrai e mi mangia un pezzo di pizza gommosa che faceva letteralmente schifo.

Guardai l'orologio e vidi che non era neanche passata mezz'ora, così decisi di alzarmi e andare a fare una passeggiata.

Mi ritrovai in parchetto pieno di cani e corridori.

Mi lasciai andare su una panchina e sbuffai.

Il pensiero mi andò a Mattia. A quest'ora doveva stare a scuola.

Immaginarlo seduto scomposto sulla sedia mentre rispondeva male ai professori mi fece sorridere.

Però era fidanzato.

Con Silvia, una mia alunna. Come Mattia del resto.

Io cosa volevo?

Dicevo tanto di essere innamorata di Lorenzo, ma alla fine ero riuscita a dimenticarlo (?)

In questo momento credo di essere innamorata di Mattia, ma è fidanzato.

Che cosa voglio realmente?

Qualcosa mi toccò la spalla ed io mi girai di scatto.

Poi il sorriso di Alessio mi fece tremare il cuore.

-Ciao, vuoi andare a mangiare qualcosa?

Rimasi imbambolata a fissarlo: era vestito con giacca e cravatta, i pantaloni gli fasciavano il corpo lasciando una bella visuale, la cravatta era annodata malamente e i capelli se ne stavano in un disordine pianificato.

Era di certo un bel vedere.

-Si, con piacere.

Lui mi guardò curioso, per poi scuotere la testa e incamminarsi verso il ristorante lì vicino.

Camminava lento, posato e i miei occhi non riuscivano a staccarsi dal suo corpo.

Le immagini di ieri si erano fatte più nitide e si era formato un inspiegabile rossore sulle mie guance.

Facevo tanto caldo oggi eh!

Ma se fa una freddo cane!

-Vieni?

-A-arrivo.

Ma che fai Eleonora? Ti metti a balbettare?

Mi passai stanca la mano sulla faccia e tirai un respiro profondo.

Ce la potevo fare, stavo diventando una donna troppo facile.

Mi sedetti al tavolo e lo fissai attentamente, dopo avergli restituito il telefono.

Perché il mio cuore batteva così?

Perché ero così dannatamente attratta dagli uomini?

Lorenzo, Mattia, ed ora Alessio.

Eleonora cara, datti una calmata! Ti stai comportando come un'adolescente alle prime cotte.

Però di una cosa ero sicura: la mia vita si stava complicando.

 

 

 

°§°

Ed eccomi di nuovo qui, con un clamoroso ritardo!

Però posso dire a mia discolpa che è stato il temporale di Lunedì: ha fatto saltare la corrente a tutto il condominio e per non parlare dei compiti vari e della mia dannata influenza!

Bene, dalle recensioni ricevuto ho potuto notare che non sono stata molto chiara, ma è proprio la vita di Eleonora a non essere chiara!

Poi, ora l'ho resa ancora più dura con l'arrivo di Alessio.

Lancio una domanda: secondo voi che ruolo avrà Alessio nella storia?

Ve ne lancio un'altra: Silvia scoprirà mai del tradimento? E se si, che succederà?

(per chi non lo avesse capito, Silvia è l'alunna di Eleonora)

Ok, ora basta xD

Vi lascio liberi e spero di riuscire a pubblicare il più presto possibile!

Un bacione

Eliana^^

  
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