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Autore: __Wrath__    21/12/2011    3 recensioni
"Benvenuto! Che tu sia un giovincello dalle monete sonanti o un bambino in cerca di nuovo stupore, un vecchio che vuol sorprendersi con la magia o una giovane sognatrice…con il mio più grato inchino ti invito a prendere posto in platea ad assistere a uno spettacolo ricco di emozioni che ti faranno entrare in un nuovo mondo.
Gentile spettatore, qui ti faremo perdere la cognizione del tempo, e con queste buone promesse ti auguro i migliori sogni ed incubi…"
[Ringrazio in anticipo chiunque si voglia soffermare sulla storia. I capitoli a seguire verranno pubblicati una volta al mese. A presto! :3]
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Axel, Organizzazione XIII, Roxas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
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Circus XIII

Circus XIII

 

Autrice: Wrath

Genere: Sentimentale || Avventura || Fantasy.

Rating: Giallo ( scena Rossa work in progress).

Avvertimenti: AU || Shonen-ai || Akuroku.

Personaggi: Axel, Roxas, Organizzazione XIII.

 

1. Just be friends…

Mondo-Scena ›› 1. # 1

 

I don't believe that anybody feels 
the way I do about you now. 
And all the roads we have to walk along are winding 
and all the lights that lead us there are blinding 
there are many things that I would 
like to say to you 
I don't know how 
Because maybe 
you're gonna be the one who saves me ? 
And after all 
you're my wonderwall.

 

[Oasis – Wonderwall]


Benvenuto! Che tu sia un giovincello dalle monete sonanti o un bambino in cerca di nuovo stupore, un vecchio che vuol sorprendersi con la magia o una giovane sognatrice…con il mio più grato inchino ti invito a prendere posto in platea ad assistere a uno spettacolo ricco di emozioni che ti faranno entrare in un nuovo mondo.

Gentile spettatore, qui ti faremo perdere la cognizione del tempo, e con queste buone promesse ti auguro i migliori sogni ed incubi…

 

Era così il consueto invito che faceva Xemnas a tutto il pubblico che entrava, chi titubante, chi incuriosito, nel suo grande tendone rosso che si era innalzato non troppo distante dalla loro città.

La compagnia itinerante del Circus XIII non si fermava mai a lungo durante il perpetuo viaggio che compieva, lasciavano ai loro spettatori giusto il tempo di immergersi nell’incanto quel tanto che bastava da farli render conto che la routine delle loro vite poteva essere spezzata facilmente e che loro, se ben retribuiti, potevano dargli grandi suggestioni, come quando l’ incantatore faceva sparire nel nulla la sua minuscola assistente, che per quanto potesse essere piccola non poteva però scomparire da sotto i riflettori, o quando l’ammaestratore di belve feroci inseriva la testa all’interno delle enormi fauci di bestie mai viste da quelle parti.

La gente tremava nel assistere il mangiafuoco inghiottire voraci fiamme davanti ai loro occhi o sognavano nel vedere danzare nell’aria, appesa a un cordone fatto di semplice tessuto, l’equilibrista.

All’interno di quel tendone si accendeva un nuovo mondo creatosi d’innanzi ai loro occhi per questo erano ben accolti in ogni luogo in cui si soffermavano.

Xemnas era soddisfatto, aveva preso con se i circensi più talentuosi e aveva creato un’atmosfera tale da poter unire tutti i suoi compagni rendendoli una grande famiglia, una famiglia che gli permetteva di guadagnare più di quanto potesse mai immaginare…

Erano in tredici, in tredici finché a loro non si era unito un piccolo ragazzino di appena quindici anni che si era presentato nel loro tendone zuppo come un pulcino bagnato, scappando dalla tempesta che si era scatenata quel pomeriggio mentre la congrega si stava esercitando nei loro numeri.

‹‹ E tu chi saresti? ››, mormorò benevolo il conduttore, inginocchiandosi di fronte a quella figurina, accarezzandogli i capelli biondi che sembravano piumette bagnate di un pulcino in quel momento.

Il giovane non rispose, si limitò a scansare lo sguardo su un punto indistinto lì in terra.

Xemnas si alzò in piedi e iniziò a pizzicarsi il mento sovrappensiero.

‹‹ Marluxia. ››, chiamò ad alta voce.

‹‹ Sì? ››, domandò il ragazzo dalla strana capigliatura rosa confetto.   

‹‹ Porta al nostro piccolo ospite una coperta e qualcosa di caldo da bere, mi affido a te. ››

‹‹ Va bene. ››, rispose senza indugio avvicinandosi al ragazzino, ‹‹ vieni tesoro, da questa parte. ››

Quando i due si allontanarono dietro le quinte i pensieri di Xemnas vennero interrotti da una voce.

‹‹ Che intenzioni hai? ››

‹‹ Oh Axel, non lo trovi adorabile? Quel ragazzino mi piace, sembra così angelico che sono sicuro che ci potrà portare tanta fortuna…››.

Axel si allontanò dalla colonna su cui era appoggiato e avvicinò l’altro a braccia conserte.

‹‹ Cosa ti fa credere che lui resterà qua? Siamo dei completi sconosciuti e se i suoi genitori venissero a cercarlo potrebbero denunciarci per sequestro di pers-››, Xemnas lo bloccò con un cenno della mano.

‹‹ Nessuno verrà a cercarlo. ››, disse voltandogli le spalle, sorridendo tranquillamente.

‹‹ Come sarebbe a dire? ››

‹‹ Non te ne sei accorto? Oh Axel, quel ragazzino è un fuggitivo, indossava il grembiule dell’orfanotrofio…dai lividi che portava sul collo non sembra che gli abbiano riservato un buon soggiorno, cosa che qui non faremo, giusto? ››, concluse voltandosi a sorridere allegro.

Axel storse la bocca. Non gli piaceva avere a che fare con gli incompetenti.

 

*

 

Strani… non poté evitare di definirli in nessun altro modo.

Era stato riposto su un cassettone di legno da quell’uomo ambiguo che non faceva altro che fare avanti e indietro per la stanza cercando di raccattare qualcosa dagli armadi di tutti mentre delle facce che conosceva di vista lo spiavano incuriositi da dietro la porta mentre li sentiva parlottare.

Il biondino si strinse nella coperta che gli era stata donata per scaldarsi, la sua tunica era buttata in un angolo della stanza completamente fradicia.

‹‹ Scusa tesoro ma non sono riuscito a trovare di meglio, mi dispiace. ››

Marluxia gli tese dei vestiti asciutti che, alla vista, sembravano un po’ troppo grandi per lui. Notando che le mani del ragazzino rimanevano strette attorno al plaid, posò gli indumenti accanto a lui sorridendogli amorevolmente.

‹‹ Secondo me è muto. ››, bisbigliò una voce nascosta dietro la parete.

‹‹ Demyx! Ssh, non si dicono queste cose! ››

‹‹ Ma che ho detto?? Non ha spiccicato parola da quando è piombato qui! ››

‹‹ Zitti voi due, vi potrebbe sentire! ››

‹‹ Zexion, quello che fa più casino tra di noi sei te! ››

Marluxia strinse il pugno serrando i denti irritato, sulla tempia una vena pulsò.

‹‹ Voi tre! Uscite da lì, razza di ficcanaso che non siete altro…››.

I due ragazzi furono preceduti da una ragazzina bassina molto imbarazzata, sulla pelle chiara il rossore delle sue guance spiccava particolarmente.

‹‹ Tesoro, ti presento Xion, e quei due pirla dietro di lei sono Zexion e Demyx, tranquillo non sono un granché di speciale, non ti faranno nulla. ››, sorrise tornando con la solita espressione pacifica.

‹‹ Ehi! ››, si lamentò il ragazzo biondo cenere incrociando le braccia al petto ‹‹ non è affatto carino il modo con cui ci presenti. ››

‹‹ Non è nemmeno carino stare a confabulare di nascosto, sai? ››

‹‹ Ciao! Io sono Zexion piacere di conoscerti ››, enfatizzò il ragazzo con un imponente ciuffo che gli coprivano per metà il volto delicato.

Il giovane si strinse di più nella coperta ritraendosi.

‹‹ L’avevo detto che era muto. ››

‹‹ Demyx! ››, lo rimproverò nuovamente Xion dandogli una gomitata alle costole, piccola com’era non poteva arrivare molto più in alto.

‹‹ Scusa, scusa! Non ti offendere piccolo, stavo scherzando. ››

Xion gli si avvicinò con ancora una spolverata di grazioso porpora sulle guance.

‹‹ Come ti chiami? ››, chiese con un sorriso di incoraggiamento, potevano avere all’incirca gli stessi anni, anche se Xion era piuttosto bassa per la sua età…

Forse aveva solo paura che pronunciando una sola parola l’avrebbero cacciato via, avrebbero capito da dove provenisse e l’avrebbero rispedito in quel luogo orrido che era stato costretto a chiamare "casa", cercavano solo un pretesto per poterselo scollare di dosso. Riusciva solo a pensare a questo…

La ragazza, come Zexion prima di lei, rimase delusa dalla reazione intimorita del ragazzino di fronte a loro, Marluxia fece una smorfia di rammarico prima di fare un breve applauso per attirare l’attenzione dei compagni.

‹‹ L’orario delle visite è finito. Forza fuori, andate a lavorare per il prossimo spettacolo, scansafatiche, il nostro ospite ha bisogno di riposare. ››.

A nulla valsero i “ma” e le proteste, i tre furono spinti via dalla stanza senza quasi difficoltà.

Alla parola “ospite” il giovane tremò non poco, erano già partiti con il presupposto che non lo volessero nemmeno lì.

‹‹ Sta tranquillo pulcino, nessuno qui ti torcerà una singola pennetta bionda che ti trovi in testa, pensa a riposare, prima però ti conviene bere tutto il the caldo che ti ho preparato, spero ti piaccia. ››, non si aspettava alcuna risposta, gli bastò il cenno del capo da parte dell’altro per capire che lo stesse ringraziando.

‹‹ Figurati. ››, con quello si congedò lasciandolo solo.

Sì. Quella gente era decisamente strana.

 

*

 

Il tempo passava, erano a Crepuscopoli da ormai quattro giorni, non erano soliti fermarsi per più di due settimane, mentre i tredici compagni erano riuniti a pranzare tutti riuniti a tavola, Xemnas continuava a pensare al ragazzo che non si era ancora deciso a spicciare parola dal pomeriggio precedente.

Quella giornata risplendeva, il temporale aveva lasciato spazio a un cielo terso come non pochi, la cosa andava a loro vantaggio.

‹‹ …mnas? Xemnas! ››, gli occhi dorati di Xemnas si spostarono sul volto contratto di Lexaeus.

‹‹ Cosa c’è? ››

‹‹ Ci stavamo chiedendo che cosa ne sarà del ragazzo che ti sei ostinato a tenere qui. ››

‹‹ Pazientate. Ho voglia di studiarlo un po’…mi sembra un tipo in gamba ma purtroppo è così restio a collaborare. ››, sospirò amareggiato ‹‹ per questo ci penserà il nostro Axy a sistemare tutto! Vero? ››, era incredibile come cambiasse umore da un momento all’altro, con ancora il sorriso smagliante si rivolse al mal capitato che nel sentirsi preso in causa soffocò con il boccone che gli era andato di traverso, si teneva la gola con gli occhi strabuzzati.

Xion, preoccupata al suo fianco, iniziò a dargli dei colpi secchi sulla schiena per aiutarlo a respirare mentre Marluxia si limitava a ridacchiare divertito.

Dopo diversi colpi di tosse e con gli occhi ancora lucidi per lo sforzo, protestò ‹‹ Te lo puoi scordare! Non sono mica una balia io, falla fare alla nostra Marluxia dato che ama i bambini. ››.

Le risate divertite di Marluxia cessarono, limitandosi a incenerire con lo sguardo il rosso.

‹‹ Oh scusami tanto, non volevo urtare la tua sensibilità…››, lo sbeffeggiò il ragazzo ridendo mentre cercava di pararsi dai pugni che l’altro gli dava piagnucolando un “finiscila Axeeeel!”.

‹‹ Basta voi due, Axel io non ti ho chiesto di andare a parlare gentilmente con il ragazzo io ti ho detto che devi andare a parlarci. E’ un po’ diverso. ››

Axel chiuse gli occhi per degli attimi che parvero lunghissimi e sospirando si alzò dalla tavola.

‹‹ D’accordo. ››, con questo andò verso la stanza dove il pupillo di Xemnas era rinchiuso.

 

Un bussare improvviso alla porta gli fece balzare il cuore in gola, cercò la coperta e se la mise addosso quasi potesse renderlo invisibile agli occhi estranei, quando la porta si aprì e una voce calda chiese ‹‹ posso entrare? ››, si strinse ancora di più nella coperta, era seduto contro il muro appallottolato con le gambe schiacciate al petto e l’unico spiraglio che si intravedeva era la bocca contratta.

Axel chiuse la porta, nel vedere quella scenetta gli scappò un sospiro divertito, si avvicinò cautamente verso il bambolotto.

‹‹ Guarda che ti vedo ugualmente, anche se cerchi di nasconderti, eh. ››

Quello non rispose, così provò ad abbassargli la coperta almeno per scoprirgli interamente il volto ma ci fu un’opposizione.

Axel aggrottò le sopracciglia e cercò con più forza di scostagliela, questa volta ci riuscì ma la soddisfazione fu presto sostituita dallo stupore, il viso del ragazzo era imbronciato, gli occhi rancorosi.

‹‹ Che c’è? Perché mi guardi così? ››, per tutta risposta il biondino si riportò con violenza il plaid a coprirsi il volto.

‹‹ Ma che diamine…? ››, Axel prese nuovamente la coperta e gliela strappò di dosso quasi con dispetto lanciandola lontano, il ragazzo restò a bocca aperta per qualche istante con gli occhi sgranati.

‹‹ Quale diavolo è il tuo problema?! ››

Axel spalancò gli occhi e rimase paralizzato da quella sua risposta violenta, non mosse un muscolo nel vedere il ragazzo alzarsi per andare a raccoglierla da terra per poi ritornare sul letto risistemandosi come prima ma stavolta si avvolse lasciando scoperto il viso imbronciato.

‹‹ Non ti lamenti più? ››, borbottò il biondino vedendosi fissare.

‹‹ N-No…e che…››.

‹‹ Mi credevate muto sul serio? Che sciocchezza.››.

‹‹ Allora sei davvero cocciuto per non parlare per un giorno intero. ››.

‹‹ E tu che ne sai se non mi mettevo a parlare da solo mentre voi eravate via? ››.

Axel non voleva dargli ragione, aveva una gran faccia tosta quel moccioso.

‹‹ Lo sai che sono i pazzi che di consueto parlano da soli? ››.

‹‹ E tu hai mai conosciuto un pazzo per poterlo affermare? ››.

‹‹ No, ma ora ho conosciuto te. ››.

‹‹ Io non sono un pazzo. ››, borbottò offeso.

‹‹ Da quel poco che so di te potrei non esserne sicuro. ››.

‹‹ Da quel poco che so di te potrei dire la stessa cosa. ››.

Axel inarcò un sopracciglio confuso.

‹‹ Ti sembra normale un uomo che importuna un ragazzino? ››.

Il rosso rise divertito.

‹‹ Così io sarei un uomo che importuna i ragazzini? ››.

‹‹ No, sei solo molto infantile. ››, rincarò la dose il ragazzo. 

‹‹ Wei moccioso, piano con le parole. Non sono infantile, sono Axel.

 A-X-E-L. Got it memorized? ››

‹‹ Sì, sì ho capito, non c’è bisogno che mi fai lo spelling del tuo nome, eh. Non sono mica ritardato. ››, bofonchiò.

‹‹ Beh, non si sa mai. E te? Non ce l’hai un nome? ››

Lo guardò dritto negli occhi, si leggeva in quelle profonde acque autunnali che aveva paura di dire qualcosa di troppo. Axel lo capì, ma non seppe trovare il motivo per quel terrore infondato.

‹‹ Lasciamo perdere, uhm, ti va Mr. Brontolone di uscire da queste quattro mura? ››.

I suoi occhi vagavano sul letto, come se la risposta potesse essere trovata su quelle lenzuola. Valutava la proposta in maniera molto diffidente poi, con titubanza, alzò quegli specchi in cui si riflettevano due laghi placidi e gli porse la mano.

Axel la prese, stringendo le piccole dita con delicatezza e lo aiutò ad alzarsi dal letto.

 

*

 

Quando Axel gli aveva proposto di uscire, credeva intendesse “uscire dalla stanza” non “uscire in città dove qualcuno può riconoscerti e rispedirti in orfanotrofio”. Ad ogni passo il ragazzino si guardava preoccupato che qualche passante potesse soffermarsi a scrutarlo più del dovuto, cosa che accadeva ma non per il motivo che pensava lui.

‹‹ Oh cavolo, i vestiti di Zexion ti vengono troppo grandi, con che razza di criterio li ha scelti quell’idiota di Marl? ››, nemmeno finì di pronunciare quelle parole che il ragazzo si portò su i pantaloni che gli stavano scivolando via, li tirò ben sopra la vita. Axel si colpì con il palmo in fronte.

‹‹ Vieni con me, andiamo. ››, lo prese per mano e lo fece entrare dentro un negozio d’abbigliamento.

Il biondo si guardò circospetto, non era mai entrato dentro un negozio, la cosa lo spaventò a morte.

Una donna brunetta dal viso affabile si avvicinò ad Axel mormorando giuliva ‹‹ Posso aiutarla in qualche modo? ››.

‹‹ Mmh sì. Sto cercando dei vestiti per il mio fratellino. ››, la donna nel vedere il piccolo assunse un’espressione poco convinta.

Il ragazzino era vestito con abiti fin troppo grandi per la sua taglia e non assomigliava per niente al suo accompagnatore.

‹‹ Suo fratello? ››, domandò sospettosa.

Axel si stava innervosendo, tutta quella diffidenza lo irritava.

‹‹ Fratellastro. Contenta? ››.

‹‹ Uhm. ››, la giovane sembrò far finta di crederci e tornando cordiale li accompagnò verso il reparto maschile degli 8 – 12 anni.

Il ragazzo sembrò non apprezzare quel paragone, insomma, aveva compiuto da poco i quindici anni, essere messo allo stesso livello dei bambini di dodici anni lo riteneva un affronto.

‹‹ Grazie. Possiamo fare da soli adesso. ››.

‹‹ D’accordo, per qualsiasi cosa abbiate bisogno, chiamatemi. ››.

Axel guardò un po’ sugli scaffali qualcosa adatto al ragazzo, tirò fuori un paio di jeans piuttosto belli e glieli mostrò.

‹‹ Allora? ››.

‹‹ Non mi piacciono. ››.

‹‹ Come no? ››.

‹‹ No. ››

‹‹ Ma perché? Cos’hanno che non vanno? ››.

‹‹ Ho detto che non mi piacciono e basta. ››.

Con uno sbuffo li riposò al suo posto e iniziò a tirarne fuori altri modelli che furono immediatamente bocciati senza indulgenza.

‹‹ Senti, invece di limitarti a criticare cerca di darmi una mano pure tu. ››

Il ragazzo non guardava gli abiti, ma alla vista di una sala gli si illuminarono gli occhi.

‹‹ Andiamo lì, mi sembra di aver visto qualcosa di carino! ››

‹‹ Ma dove? ››, non ebbe finito il tempo di pronunciare quelle parole che già il ragazzo era scappato via.

Sarà una giornata estenuante pensò il rosso ‹‹ almeno aspettami! ››

Il ragazzino si fermò nel reparto adolescenti "15-17 anni", Axel rise.

Quelle cose non gli sarebbero mai entrate. Era troppo basso.

‹‹ Questo mi piace! Oh! Anche questo! Sì, sì. Questo mi starebbe bene. ››, mentre raccattava più roba possibile Axel sapeva che quella giornata sarebbe stata molto estenuante.

Come sospettato niente di quello che aveva scelto gli entrava, la delusione cresceva sempre di più negli occhi di quel cucciolo un po’ troppo piccolo per la sua età, ad Axel si accese una lampadina nella testa.

‹‹ Aspetta un attimo, mi è sembrato di vedere qualcosa che potrebbe starti bene, intanto tu provati le ultime cose. ››, e così fece. Nel frattempo Axel riprese quei pantaloni e qualche maglietta che gli aveva fatto vedere nel reparto precedente e senza farsi scoprire glieli porse nel camerino.

Il biondo uscì con quei vestiti con un sorriso che finiva da parte a parte delle orecchie.

‹‹ Ma dove li hai trovati? Mi stanno perfettamente! ››

‹‹ Bisogna avere occhio per queste cose, piccolo. ››, ridacchiò Axel cosciente che non avesse notato il cambio di taglia.

Usciti dal negozio con dei vestiti decenti Axel si fermò davanti a una gelateria ammiccando al ragazzo se desiderasse entrare a prenderne uno.

‹‹ Non ho mai mangiato un gelato. ››.

‹‹ Tu…cosa?? ››, disse il rosso con una mano sul cuore enfatizzando così quelle parole.

‹‹ Male male male male. Bisogna assolutamente rimediare piccolo. ››

Così dicendo lo spintonò dentro la gelateria piena di persone per essere solamente ai primi di Giugno.

Le ragazze del locale squadrarono i due con assai riguardo, il ragazzo sentiva tutti gli occhi su di se e sapeva che qualcosa stava per accadere da lì a breve. Infatti una ragazzina dai capelli intrecciati color grano vi si accostò loro.

‹‹ Ma tu non sei…? ››. Il biondo strizzò gli occhi, sicuro di essere stato scoperto dai loro cittadini di cui certamente sapevano della scomparsa di un ragazzino fuggito dall’orfanotrofio. Si maledisse per aver accettato di uscire da quella stanza, si maledisse per tutto quello che aveva fatto, si maledisse di essere nato da una donna che in breve l’avrebbe abbandonato.

‹‹ …Dancing Flames? Il mangiafuoco della compagnia del Circus XIII? ››, il respiro della ragazza si fece sempre più corto.

‹‹ Yes, baby. Sono proprio io. ››

‹‹ Ho visto il vostro spettacolo! Sei stato fantastico! ››

A quelle grida anche altre ragazze lo riconobbero e gli si fiondarono addosso per poter chiedere quanto fosse difficile il suo mestiere e se chiunque potesse seguire le sue orme.

‹‹ Ragazzi, non fatelo a casa è pericoloso. Perché invece di pensare a cose come mangiare il fuoco non vi godete il vostro gelato che è infinitamente meglio? ››, voleva scollarsi di dosso quelle seccatrici.

‹‹ Tieni. ››, sussurrò al ragazzino che era al suo fianco dandogli delle monete, ‹‹ prendi due gelati salmastri ed aspettami fuori dalla gelateria. ››

Il biondino andò al bancone titubante e il commesso gli diede quello che aveva richiesto, quando uscì dalla gelateria affollata si sedette su una panchina ad aspettare il ritorno di Axel ma quando la porta si aprì ne uscì una ragazza che si mise a urlare ‹‹ C’è Dancing Flames! Qui dentro c’è il mangiafuoco del Circus XIII! ››, tutti i passanti da quelle parti si affrettarono a vedere uno dei circensi della compagnia più famosa del regno e si ammassarono dentro il ristretto locale.

Il piccolo restò basito da quanto successo potessero avere quei ragazzi e si domandò se non fosse stato meglio tornarsene al tendone e annunciare a tutti della scomparsa di Axel. Ormai era andato, sarebbe stato difficile che l’avrebbero lasciato andare senza opporre resistenza.

Quando la porta si riaprì ne uscì fuori un Axel trafelato ‹‹ devo andare, mi dispiace! Se volete rivedermi perché non venite stasera allo spettacolo? ››, sembrava disperato.

‹‹ Merda. ››, imprecò vedendo che le sue ammiratrici lo seguirono fuori dalla gelateria. Appena vide il suo accompagnatore che lo stava aspettando sulla panchina come gli aveva chiesto lo prese in braccio e se lo portò sulle spalle.

‹‹ Reggiti forte! ››, il biondino teneva in mano ancora i due gelati ancora preconfezionati mentre con le braccine che si ritrovava gli si strinse saldamente.

Dal locale uscirono così tante persone che sembrava impossibile che quel posto così piccolo potesse contenerle tutte quante senza che avesse un doppio fondo nascosto.

Le ragazzine iniziarono a rincorrerli piene di domande ed ammirazione così il rosso non poté far altro che correre più forte di loro percorrendo una lunga salita, il ragazzino ballonzolava ad ogni passo mentre provava a schiacciarsi contro la schiena dell’altro per non cadere, intanto, dietro di loro la nube di fan si diradava.

Axel fece scendere dalle spalle il ragazzo su uno spiazzo enorme, si trovavano alla stazione della città, sotto la Torre dell’Orologio.

‹‹ Certo che qui a Crepuscoli non avete molti svaghi per reagire così per un fenomeno da baraccone qualsiasi. ››, ansimò sarcastico il rosso appoggiando i palmi delle mani sulle ginocchia cercando di regolarizzare il respiro.

‹‹ Voi non siete dei fenomeni da baracconi. Quelle ragazze hanno ragione. ››, mormorò.

‹‹ Eh? ››, rantolò con il cuore che si agitava convulsamente ancora nel petto.

‹‹ Vi ho visti sai? ››, mormorò porgendogli uno dei due gelati che piano piano si stavano sciogliendo. Axel allungò la mano silenziosamente per prenderne uno.

‹‹ Ci hanno portato a vedere il vostro spettacolo con l’orfanotrofio il primo giorno che siete arrivati. ››

Le ipotesi di Xemnas erano fondate allora…si ritrovò a pensare il fulvo.

‹‹ Ero così affascinato, non siete dei comuni circensi, voi siete dei talenti innati. ››, disse con una punta di ammirazione che scaldò dolcemente il petto di Axel.

‹‹ Tu dici? ››

‹‹ Sì, per questo sono scappato da quel posto…››, la voce gli si incrinò ‹‹ voglio venire con voi, giuro, farò qualsiasi cosa, non sarò un peso per nessuno. ››

Axel sospirò, ‹‹ mangia il gelato se no ti si scioglie. ››

Quello ubbidì diligentemente, quando diede il primo morso guardò negli occhi smeraldini del suo compagno.

‹‹ E’ molto salato…ma anche dolce. ››

‹‹ Beh, sì. ››, rise ‹‹ se no, non si chiamerebbe gelato salmastro, non credi? ››, ma non rispose, si limitò a mangiare e così fece anche Axel, stavano seduti in silenzio sulle scale che portavano alla Torre dell’orologio ammirando il tramonto.

‹‹ Mi piacerebbe salire in cima. ››

‹‹ Sarebbe figo. ››, soffiò concentrato a non sporcarsi mentre il gelato gocciolava pericolosamente sui bordi.

‹‹ Saliamoci ora! ››, si alzò dagli scalini su cui erano seduti allontanandosi da lì per poter guardare il campanile nella sua totalità.

‹‹ Ma cosa?! ››, il gelato sgocciolò in terra, in mezzo al solco tra le gambe di Axel evitando per un pelo di sporcarsi.

‹‹ Merda. ››, sibilò fra i denti concentrato sui vestiti.

‹‹ Dai Axel! L’hai detto pure tu che sarebbe bello. Andiamo su in cima!››

‹‹ Ma non possiamo, si sta facendo tardi, io stasera ho lo spettacolo. ››

‹‹ Per favore, ci metteremo poco. ››

Quello sbuffò…perché non era rimasto a letto quella mattina? Se qualcuno gli avesse detto il giorno prima che avrebbe fatto da babysitter a un ragazzino cocciuto gli sarebbe scoppiato a ridere in faccia.

‹‹ Se Xemnas prova a farmi una strigliata delle sue scaricherò tutta la colpa su di te. ››, brontolò alzandosi dalle gradinate giocando con il bastoncino di legno del gelato che aveva concluso.

Gli occhi azzurri del ragazzo si riempirono di gioia e Axel abbozzò un sorriso contagiato da quella scarica di allegria che il biondo emanava.

‹‹ Grazie Axel! ››, esultò gettando la stecca del gelato nel cestino accanto i sette scalini che portavano al grande portone della Torre.

La Torre era aperta ai cittadini fino a un certo orario e la premura di Axel cresceva a ogni minuto che passava finché non vide come il tramonto tingeva le case di Crepuscopoli di un rosso stemperato.

‹‹ Wow. ››, sussurrò il ragazzo ammaliato.

Wow. Già, erano le parole esatte che Axel avrebbe voluto pronunciare.

Non gli interessava più se Xemnas l’avrebbe sgridato per il ritardo, non gli importava se quella sera avrebbe dovuto esibirsi nuovamente, non aveva alcun timore che il guardiano dell’orologio li avesse cacciati via perché era orario di chiusura.

In quel momento stava così bene…e tutto grazie al ragazzino che aveva affianco.

‹‹ Ti ringrazio. ››

‹‹ Per cosa? ››, mormorò piano l’altro come se con le sue parole avrebbe spezzato l’incanto di quello splendido tramonto, dava l’impressione che quell’immenso sole avesse l’intenzione di dar fuoco all’intera cittadina.

‹‹ Per avermi obbligato a salire qui su. ››

Rise divertito alle sue parole e guardandolo negli occhi rispose con un caloroso ‹‹ non c’è di che. ››.

Axel gli accarezzò la testolina color del grano provocando una risata fresca da parte dell’altro.

‹‹ Beh cocciuto come sei non c’era da aspettarsi altro. ››

‹‹ Io non sono cocciuto…››, bofonchiò per un attimo gonfiando le guance, ‹‹ Io sono Roxas. ››, disse guardandolo negli occhi.

Axel ebbe per un attimo il deja-vù di quel pomeriggio in cui si presentò al ragazzo.

‹‹ Roxas...solo Roxas allora. ››, quel nome lasciava sul palato un sapore deciso ma allo stesso tempo delicato, come il gusto del suo gelato preferito.

   
 
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