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Autore: Julia Weasley    22/12/2011    14 recensioni
Seguito di “Eroi non si nasce, si diventa”.
Regulus è morto in circostanze misteriose, lasciando dietro di sé soltanto domande senza risposta. Ma quando una fidanzata che non si dà pace, un vecchio Indicibile in pensione e un elfo domestico che sa molto più di quanto possa sembrare incroceranno per caso le loro strade e uniranno le forze, tutto sarà destinato a cambiare.
Genere: Guerra, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Black, Mangiamorte, Nuovo personaggio, Ordine della Fenice, Regulus Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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- Questa storia fa parte della serie 'R.A.B.'
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Non può piovere per sempre

Capitolo 34
La profezia

L'estate era alle porte, ma il clima non prometteva niente di buono. Il mese di maggio sembrava anticipare un'estate piuttosto umida e fredda. Neanche il tempo atmosferico pareva intenzionato a concedere un po' di tregua al Regno Unito. L'Ordine della Fenice, dopo la perdita di Edgar, non se la passava molto bene, ma qualche volta quasi tutti erano d'accordo sul fatto che prendersi una pausa senza pensare a cosa ancora li aspettava fosse giusto.
Ecco perché quella sera Dedalus si era ritrovato a partecipare alla propria festa di compleanno. Non avrebbe voluto celebrare nulla; in fondo non era un bel momento, anche se lui non lo dimostrava, mascherandolo con la sua consueta eccentricità. Ma alla fine i fratelli Prewett lo avevano costretto ad accettare, e così aveva dovuto fare buon viso a cattivo gioco.
Malocchio non era stato altrettanto malleabile. A suo parere, quella festa era una perdita di tempo, tempo che avrebbero potuto impiegare per cose più utili. Se ne stava in un angolo a discutere delle ultime notizie insieme ad Hagrid, Dedalus, Elphias e Frank, mentre Mundungus si aggirava nelle vicinanze del tavolo, indeciso su quale tipo di dolce prendere.
In ogni caso, anche se l'obiettivo dichiarato di quella serata era quello di non pensare per un paio d'ore alla guerra, inevitabilmente gli stessi discorsi tornavano ad essere i principali elementi di conversazione, sebbene molti di loro si impegnassero di più di Malocchio. Lo spettro del traditore aleggiava silenzioso sull'Ordine della Fenice, ma tutti facevano finta di nulla. Continuavano ad osservarsi a vicenda, ma quasi nessuno riusciva a mettere a fuoco alcun sospetto. Fingevano che andasse  tutto bene, in attesa di qualche segnale che potesse aiutarli a individuare la spia.
Sedute su due poltrone, Lily e Alice guardavano con desiderio il cibo che non potevano mangiare. Ormai si avvicinavano alla fine delle rispettive gravidanze.
« E si vede » non aveva mancato di far notare James, ricevendo per tutta risposta uno sguardo minaccioso e carico di rancore da parte di sua moglie.
Lily tornò a parlare con Alice, come se nulla fosse.
« Sono così stanca e affaticata... non ho idea di come farò, una volta nato il bambino. »
« Penso che sarà una faticaccia, ma ne varrà la pena » aggiunse Alice, accarezzando il proprio ventre. « A meno che il tuo non abbia preso dal padre e dal padrino » rise. « Avete già deciso che nome dargli? »
« Lo chiameremo Harry, come mio padre. E ti assicuro che prenderà da me per il semplice motivo che il destino non può essere così crudele nei miei confronti. Mi basta Sirius che viene a casa tutti i giorni ad elemosinare cibo per pranzo, mette in fuga il gatto e fa regredire James a quando avevano quindici anni, quindi mi auguro davvero di avere un bambino tranquillo per casa. »
Alice ridacchiò, liquidando l'espressione perplessa di James con un sorriso esteso fino alle orecchie.
« Voi invece come lo chiamerete? »
« Non è stata una scelta facile, con i parenti di Frank che si intromettevano. Augusta voleva che lo chiamassimo Mortimer, che a me non piace neanche un po'. Alla fine però Frank ha deciso di non dare retta a nessuno e abbiamo scelto Neville. »
« Mi piace Neville, è molto meglio di Mortimer. »
« Senza dubbio. Alla faccia dei parenti impiccioni. »
Lily sospirò.
« Almeno si interessano a cosa ti succede. Io ho scoperto che anche mia sorella è incinta solo perché me l'ha detto la nostra vecchia vicina di casa. Se non l'avessi incontrata per caso non avrei neanche saputo della nascita di suo figlio... Anzi, forse mi avrebbe mandato un misero telegramma per comunicarmelo » disse con amarezza.
« Vedo che i rapporti tra di voi vanno sempre meglio » commentò Alice, ironica.
« Già. E sembra che io sia l'unica a starci male... »
Alice le posò una mano sulla spalla per consolarla.
Nel frattempo, poco più in là, James, Sirius e Peter stavano letteralmente divorando la torta.
« Peccato che Remus non ci sia, gli sarebbe piaciuta » commentò James.
« Non capisco di cosa ti lamenti. Una persona in meno: più torta per noi » scherzò Sirius.
« Sei una carogna. Quando Lunastorta si farà vivo, gli dirò che razza di amico sei! »
« Voi da quanto tempo non lo vedete? » chiese Peter, dopo aver inghiottito un boccone enorme.
« Da circa un mese » rispose Sirius, tornando serio. « È tanto tempo, però se deve tenere d'occhio Greyback e convincere gli altri lupi mannari a stare per noi, è normale che certe volte sparisca. »
« Sì però non ci ha neanche avvertiti. Insomma, io sono un po' preoccupato... voi no? » esitò Peter, guardandoli di sotto in su.
« Anche io sono preoccupato, ma vedrai che sta bene. Se non può comunicare con noi è solo per prudenza » disse James, pensieroso.
Sirius e Peter annuirono, mentre l'altro offriva loro due bicchieri pieni di Burrobirra.
Dalla parte opposta della stanza si levarono delle risate. Fabian si era appena esibito in uno spettacolo di illusionismo Babbano, ma l'esito non era stato quello desiderato.
« Eppure Arthur mi aveva spiegato bene come si faceva » borbottò Fabian, guardando con perplessità il fazzoletto colorato che spuntava dalla sua manica.
« Rassegnati, non lo sai fare » gli disse Gideon, per poi voltarsi e riprendere la conversazione con Dorcas. « Per quanto riguarda il Ministero, credo di aver convinto un paio di persone ad opporsi a Voldemort. Anche se trovare nuove reclute per l'Ordine è difficile, sono almeno riuscito a fare in modo che alcuni membri del Ministero aiutino chi tra loro è Nato Babbano, visto che per loro sta diventando sempre più difficile vivere di questi tempi. »
« Io sto cercando di avvicinare qualcuno che abbia idee simili a quelle dell'Ordine, ma in effetti non è facile » disse Dorcas. « Però ci sono alcuni ragazzi in gamba che potrebbero esserci d'aiuto, per esempio Cresswell, dell'Ufficio Relazioni con i Goblin... »
« Dirk Cresswell? » fece Emmeline, incuriosita. « Evita di dirgli che nell'Ordine c'è Rachel però, questa notizia potrebbe trattenerlo. »
« Perché? » chiese Sturgis, mentre Rachel lanciava un'occhiataccia all'amica.
« Diciamo che al sesto anno stavano per mettersi insieme » rispose Emmeline.
« Non è proprio così » puntualizzò Rachel, stizzita. « Ci sono uscita una volta per andare insieme ad una festa del Lumaclub, ma non ho mai avuto davvero intenzione di stare con lui. »
« E poi che è successo? » chiese Fabian, curioso.
Emmeline si rese conto di aver sollevato un argomento doloroso per Rachel, e le chiese scusa, ma lei alzò le spalle, come per dirle di stare tranquilla.
« Ho scelto Regulus » spiegò. « In quel periodo avevamo litigato e io cercavo di non pensarlo, ma è stato inutile. Ammetto di non essermi comportata molto bene con Dirk, ma quando gli ho spiegato la mia decisione è stato comprensivo. »
« Ah, allora siete rimasti amici. Quindi è per questo che quando vi incontrate al Ministero lui fa finta di non vederti? » scherzò Gideon, facendola ridere.
« Lo fa solo per evitare inutili imbarazzi. »
« Bè, potrebbe anche smetterla adesso, visto che non te la stai passando bene » intervenne Dorcas, indignata.
Rachel arrossì, a disagio, cercando di non fare caso alle espressioni dispiaciute di tutti. Era così difficile continuare a mentire... Fabian notò il suo imbarazzo, e cercò di distogliere l'attenzione da lei.
« Gideon e Dorcas hanno avuto una storia a Hogwarts » annunciò a sorpresa, rimediandosi di colpo due occhiate gelide.
Rachel, Emmeline e Sturgis invece erano molto interessati.
« Davvero? » chiesero all'unisono.
« Sì, ma non è durata nemmeno un mese » minimizzò lei. « Non vale neanche la pena di parlarne. »
« Grazie, sono lusingato » commentò Gideon, ironico.
« Dite loro come è andata, dai » insisté Fabian, che sapeva benissimo ogni cosa.
I diretti interessati erano a disagio ma alla fine Dorcas esordì, seccata:
« Bè, ci siamo conosciuti quando io sono stata nominata Prefetto e lui Caposcuola, siamo usciti insieme un paio di volte e poi ci siamo mollati perché una volta ho sorpreso sua sorella che sgattaiolava fuori dalla scuola di notte per incontrarsi con Arthur Weasley, che la aspettava dall'altra parte del cancello. Io l'ho tenuto per me, ma secondo Gideon avrei dovuto riferirgli tutto... »
« Certo che avresti dovuto riferirmelo. Molly aveva quindici anni mentre Arthur ne aveva venti! » esclamò Gideon, indignato.
« Certo... capisco la tipica gelosia del fratello maggiore ma insomma, stiamo parlando di Arthur Weasley. »
« Io non sapevo che fosse a posto, all'epoca. Poteva anche essere uno psicopatico! E comunque non ci siamo lasciati per questo motivo, la storia di Molly è stato l'ingrediente che ha fatto traboccare il calderone. »
« È vero, discutevamo spesso. Ma d'altra parte lui aveva un carattere insopportabile » disse Dorcas agli altri, che ridacchiarono mentre Gideon la guardava male.
« Ah bè, ha parlato Miss Simpatia... » disse in tono sarcastico.
« È strano però, adesso sembrate andare abbastanza d'accordo » notò Rachel.
« Io sono maturato. Prima ero come Fabian, e Fabian era peggio di come è ora... lo so che sembra impossibile, ma non c'è mai limite al peggio. Il vero problema è che io alle ragazze con cui sono stato ho sempre fatto scherzetti in quantità industriali, e loro non replicavano. Dorcas invece me ne faceva altrettanti, quindi ad un certo punto la situazione è diventata insostenibile. »
« Oh sì, se Dorcas si voleva vendicare erano guai » confermò Fabian. « Solo Marlene poteva trattenerla. »
« Guardate che ora sono migliorata, ora non metto più essenze urticanti nel brodo della gente » disse lei.
« Quella volta ho rischiato di emettere fuoco dalle narici come un drago! » protestò Gideon, indignato. Lei lo ignorò.
« Quindi voi avete frequentato Hogwarts negli stessi anni? » chiese Rachel ai tre.
Loro annuirono.
« Sì, e siamo coetanei di molti tristemente noti... Wilkes, i Lestrange, Lucius Malfoy, le sorelle Black... Andromeda però era in gamba, anche se non ci dava confidenza. Oh, c'era anche la Skeeter. Ve la ricordate? » disse Gideon, divertito.
« Era la pettegola della scuola » spiegò Dorcas.
« Sarà stata l'antenata di Bertha Jorkins per noi » disse Emmeline, e Sturgis ridacchiò.
« No, nessuno sarebbe mai all'altezza della Skeeter. Non sapete quanti studenti ha messo in crisi col suo settimanale scolastico. Lo aveva creato lei e lo distribuiva a colazione. Molto spesso inventava le notizie, non le è mai interessato dire cose vere. Però è stata la prima a diffondere la voce secondo cui Andromeda Black e Ted Tonks si incontravano segretamente. Inutile dire che Bellatrix non l'ha fatta passare liscia alla cara Rita. »
Rachel, Emmeline e Sturgis li guardarono con preoccupazione, ma gli altri sembravano molto rilassati.
« È ancora viva, purtroppo. Il settimanale scolastico è stato abolito, ma Rita non si è data per vinta. Ora è una giornalista e sta facendo carriera gettando fango su chiunque le capiti. Ogni tanto si aggira per il Ministero con qualche travestimento... a proposito, non accettate mai interviste, potrebbe rovinarvi » li avvertì Gideon in tono serio.
« Ok, faremo attenzione. Certo che non deve essere stato facile stare a Hogwarts con tutti quei futuri Mangiamorte. »
« No, infatti più crescevano e più creavano problemi: aggredivano spesso i Nati Babbani. Ma erano la minoranza, e finché restavano a scuola non potevano scatenarsi più di tanto. Ma non succedeva spesso, almeno erano abili a nascondere le loro malefatte. Io invece venivo sempre messo in punizione per qualche Caccabomba innocua. Non capisco perché » si lamentò Fabian.
« Tu eri stupido. Ti facevi scoprire subito, ecco il perché » gli rispose Dorcas con un ghigno.
« Sei sempre così adorabile... »
« Lo so » disse lei con un sorriso soddisfatto, mentre prendeva un bicchiere di Burrobirra e Dedalus li chiamava per il brindisi.

***

Dorcas infilò la chiave nella toppa e la girò per aprire la porta d'ingresso. Poi si voltò verso Gideon.
« Ora puoi anche andartene » disse.
« Non mi ringrazi nemmeno? » fece lui, divertito.
« Dovrei? »
« Vediamo, ti ho accompagnata a casa per non farti camminare da sola di notte, rinunciando ad andare a dormire presto nonostante la stanchezza, quindi direi di sì. »
« Come se non mi sapessi difendere da sola » sibilò Dorcas, fingendosi offesa.
« Lo so che sei una delle streghe più in gamba, ma almeno un grazie potresti concedermelo. »
Lei inarcò le sopracciglia.
« Almeno un grazie? » ripeté, sarcastica. « Sai, forse è il caso che tu torni alla realtà. Devi esserti fatto strane idee dopo che stasera abbiamo parlato di quando stavamo insieme. »
Gideon ridacchiò, senza riuscire a celare un po' di nervosismo.
« Non volevo dire... non c'era nulla di sottinteso » si giustificò.
« Ah no? »
« No, giuro! »
« Ma davvero? » insisté lei con un tono profondamente scettico.
Dorcas mise su un'espressione che non prometteva niente di buono, mentre un silenzio teso calava tra di loro. Gideon deglutì a fatica quando si rese conto che lei si era avvicinata molto, con la chiara intenzione di provocarlo. Dorcas lo vide farsi avanti e lei arretrò lentamente, come per fare la preziosa e tenerlo sulle spine. Aveva lo sguardo fisso nei suoi occhi e si accorse di averlo ipnotizzato, notò con una certa soddisfazione.
Ma quando Gideon fece per baciarla, chiudendo gli occhi, Dorcas con uno scatto felino entrò in casa e gli sbatté la porta in faccia. Letteralmente.
Scoppiò a ridere quando lo sentì imprecare violentemente. Doveva essersi fatto molto male, pensò, soddisfatta.
« Dorcas! » urlò lui, furibondo. « Mi hai rotto il naso! »
« Ma va', quante storie! Fai sempre una tragedia per nulla. Comunque, non c'era niente di sottinteso, eh? » lo prese in giro lei, parlandogli attraverso la porta.
« Grazie per avermi fatto ricordare perché ci siamo mollati. »
« Non c'è di che. »
« Ti odio! » sbottò lui, massaggiandosi ancora il setto nasale, rendendosi conto che in fondo neanche sanguinava. Ma non aveva voglia di ammetterlo, non in sua presenza.
« Ti odio anch'io » rispose lei sorridendo vittoriosa.
Ma quando lo sentì darle la buonanotte e allontanarsi, si rese conto suo malgrado che quel quasi bacio l'aveva lasciata insoddisfatta.

***

La porta del locale si aprì, provocando un acuto scampanellio.
« Siamo pieni! Sapete leggere i cartelli o siete ciechi, per tutti i gargoyle? »
« Buonasera Aberforth, anche per me è un piacere vederti. »
« Ah, sei tu » bofonchiò il barista in tono burbero, lanciando un'occhiata indispettita al fratello mentre continuava a pulire i bicchieri con un cencio piuttosto lurido. « Che cosa ci fai qui? »
« Devo incontrare una persona, un'aspirante alla cattedra di Divinazione per il prossimo anno, e le ho dato appuntamento qui tra dieci minuti » spiegò con calma Albus, guardandosi intorno.
La Testa di Porco non era mai stato così pieno. Erano circa le dieci di una sera molto umida e fredda, quindi tutti avevano preferito restarsene al caldo nel pub piuttosto che uscire per la strada. C'erano diverse persone ubriache, alcuni maghi e streghe indaffarati in scambi di oggetti sicuramente poco leciti, e alcuni individui che se ne stavano in disparte e in zone non illuminate del locale. L'attenzione di Albus fu attirata soprattutto da un mago che se ne stava in un angolo buio, il volto completamente immerso nell'oscurità. Non sapeva perché ma qualcosa gli suggeriva di averlo già conosciuto.
Presto però fu distratto da Aberforth, che gli chiese con il suo solito tono scontroso se voleva qualcosa da bere.
« Grazie, prenderò un Idromele. »
Aberforth gli porse prima un bicchiere sporco e poi andò ad aprire la bottiglia di Idromele, il che fu una fortuna, perché Albus ebbe l'occasione di pulire il bicchiere con un Gratta e netta ben assestato senza che il fratello se ne accorgesse.
Aberforth aveva da fare e non gli diede molta retta mentre lui aspettava la candidata al posto di insegnante di Divinazione. Non che gli avrebbe dato udienza anche se fosse stato senza fare nulla, ma Albus sentiva che, nonostante i grossi miglioramenti ai quali erano giunti nel loro rapporto, suo fratello ce l'aveva ancora a morte con lui. E non poteva biasimarlo. Aveva capito da tempo quanto Aberforth avesse sempre avuto ragione, ma a quanto pare non riusciva ancora a prendere esempio da quello che aveva dovuto subire. Chissà cosa avrebbe detto Aberforth se avesse saputo che era tornato alla ricerca dei Doni della Morte. Lo avrebbe odiato ancora di più...
I suoi cupi pensieri furono interrotti da un nuovo scampanellio, che lo indusse a voltarsi. La porta si era aperta, facendo entrare una delle persone più strane che avesse mai visto. E Albus Silente ne aveva viste di cose strane.
Era una giovane donna, magra, con dei folti capelli crespi. Portava degli occhiali così spessi da sembrare fondi di bottiglia, che le ingrandivano di parecchio gli occhi. Indossava uno scialle pieno di perline tintinnanti e portava tantissime collane, bracciali e anelli.
« Lei deve essere Sibilla Cooman o sbaglio? » esordì lui, rivolgendole un sorriso educato.
« Sì, sono io, professor Silente » rispose la donna, avvicinandosi con circospezione.
Si strinsero la mano. Lei sembrava molto nervosa, come lo è di solito una persona che deve affrontare un colloquio di lavoro. Si guardò intorno con aria perplessa, poi disse:
« C'è troppa gente. Il mio Occhio Interiore non riesce a Vedere se offuscato dalle chiacchiere altrui. »
« Non c'è problema. Aberforth, c'è un posto in cui si possa discutere in privato? »
Aberforth grugnì in tono di assenso e li condusse verso un passaggio dietro il bancone. I tre percorsero uno stretto corridoio fiocamente illuminato, oltrepassarono una scala di legno che conduceva al piano di sopra ed entrarono in un salottino. Sulla parete di destra c'era un caminetto col fuoco acceso, al centro un tavolo con due sedie, una di fronte all'altra.
Sibilla Cooman inciampò nel tappeto e quasi cadde per terra, ma si mantenne goffamente in piedi. Silente, per evitarle ulteriore imbarazzo, le indicò una delle sedie. Lei si accomodò e lui prese posto di fronte a lei, mentre Aberforth usciva, chiudendosi la porta alle spalle.
« Cominciamo » disse Albus, evocando dal nulla un rotolo di pergamena. « Sibilla Cooman... ah, vedo... Eccezionale nel G.U.F.O. e nel M.A.G.O. di Divinazione, e discendente della famosa Cassandra Cooman. »
Lei annuì, molto compiaciuta.
« Sì, esatto » spiegò. « È lei che mi ha trasmesso il dono di poter Vedere oltre. »
« Bene, questa è una carta a tuo favore. Puoi anche darmi qualche dimostrazione? » chiese lui, gentilmente.
Lei annuì, si raddrizzò sulla sedia e gli fece cenno di allungare la sua mano sinistra. Lui la tese, con il palmo rivolto verso l'alto. Sibilla Cooman lo scrutò con attenzione, spalancando gli occhi, resi ancora più enormi dalle lenti che portava.
« Uhm... mmmh... vediamo un po'... nato a fine autunno, non è così? »
Lui sorrise, cercando di non mostrare troppo il proprio scetticismo.
« Temo di no, purtroppo. Sono nato in estate. »
« Oh... ehm... sarà il nervosismo. »
« Comprensibile, direi » rispose lui, sereno. « Riprova. »
Lei annuì con così tanto vigore che gli occhiali le caddero sul tavolo. Imbarazzata, li inforcò di nuovo e tornò ad osservare le linee della mano.
« Dunque... » fece, diventando quasi viola per lo sforzo. « Ha avuto il vaiolo di drago » sentenziò, questa volta sicura di avere azzeccato. Ma dalla faccia di Silente parve capire di aver sbagliato di nuovo.
« Per mia fortuna no » rispose lui, sospirando.
Dieci minuti e altrettante previsioni sbagliate più tardi, stava iniziando a perdere la pazienza. La donna, con le mani che le tremavano, stava mescolando delle carte sparse alla rinfusa sul tavolo. Ne prese una e la osservò, dando poi in un'esclamazione ad effetto decisamente poco riuscita. Silente trattenne uno sbadiglio.
« Il falco... un nemico mortale... il teschio... significa pericolo! »
Silente non aprì bocca per qualche istante; poi, vedendo che la strega lo ricambiava con evidente preoccupazione, intuì che la prova dovesse essere terminata.
« Bene... » disse, alzandosi in piedi. « Sibilla, è stato un piacere conoscerti. Purtroppo... » esordì. Quella non gli staccava gli occhi di dosso, pietrificata. « ... temo che tu non sia la persona che sto cercando. »
« N-non mi assume? » domandò lei, più che delusa.
« Sono mortificato » rispose Albus con sincerità. « Spero che tu non te la prenda. Arrivederci, Sibilla. »
E si voltò per uscire. Aveva appena toccato la maniglia, quando udì un gemito strozzato dietro di sé. Si voltò, temendo che la donna stesse per scoppiare a piangere, ma quando la vide rimase immobile e stupito. Sibilla Cooman aveva gli occhi rovesciati e non si muoveva, come se fosse in uno stato di trance. Poi iniziò a parlare con una voce alta e dura, mentre un rumore di passi proveniente dal corridoio si fermava improvvisamente.
« Ecco giungere il solo col potere di sconfiggere l'Oscuro Signore... nato da chi lo ha tre volte sfidato, nato sull'estinguersi del settimo mese... »
Fuori della porta scoppiò nel frattempo un gran baccano.
« Ehi, tu! Che cosa stai facendo? » Passi di corsa. « Torna qui! Non hai pagato il conto! »
Ma, nel salottino, Silente non vi fece caso.
« L'Oscuro Signore lo designerà come suo eguale, ma egli avrà un potere a lui sconosciuto... e l'uno dovrà morire per mano dell'altro, perché nessuno dei due può vivere se l'altro sopravvive... il solo col potere di sconfiggere l'Oscuro Signore nascerà all'estinguersi del settimo mese... »
La testa le ricadde sul petto con un grugnito. Poi, all'improvviso, parve tornare cosciente. Si guardò intorno, confusa.
« Cosa è successo? » chiese, rivolta a Silente, come se non ricordasse affatto quello che aveva appena detto. Lui non fece in tempo a risponderle, sconvolto, perché in quel momento la porta del salottino si aprì e Aberforth entrò, piuttosto trafelato.
« Si può sapere perché quel tizio stava origliando? » sbottò.
Albus si riprese in un lampo.
« Chi? »
« Uh ragazzo, non so chi fosse, non l'ho visto bene in faccia... Comunque, stava andando in bagno, ma poi l'ho visto fermarsi qui e mettersi a spiare attraverso la serratura. Stavo per prenderlo e insegnargli l'educazione a suon di pedate, ma è riuscito a scappare. Cosa aveva da origliare? »
Albus si sforzò di restare calmo, anche se dentro di sé stava fremendo.
« Non ne ho idea » disse.
Aberforth sbuffò, indignato, ma girò i tacchi e ripercorse il corridoio, lamentandosi ad alta voce di quanto era appena successo. Albus rimase a riflettere intensamente, il cuore che batteva all'impazzata. Non aveva mai sentito una profezia in vita sua, ma quella era sembrava incredibilmente vera... ed era apparsa tale soprattutto al misterioso ascoltatore.
« Ma insomma, cosa sta succedendo? » chiese una voce alle sue spalle.
Lui si voltò. Sibilla Cooman era ancora in piedi, perplessa. Silente le sorrise debolmente.
« Ho cambiato idea, Sibilla. Sei assunta. »

***

Lord Voldemort era preoccupato. I suoi occhi rossi e serpenteschi erano ancora fissi su quelli neri di Severus Piton, che aveva smesso di parlare da alcuni minuti e lo guardava come in attesa di una reazione.
« Ripetila ancora » sibilò, ancora incredulo.
Piton annuì, sforzandosi di ricordare le parole esatte.
« Ha detto che sta per giungere colui che... che sarebbe stato in grado di... di sconfiggervi, mio Signore » disse, rabbrividendo, perché quelle parole, anche se soltanto riferite, sembravano già un'eresia. « Nato da chi vi ha sfidato per tre volte, nato sull'estinguersi del settimo mese... e poi non ho udito più nulla. »
Voldemort si perse con lo sguardo in un punto indeterminato del salone, senza per questo apparire meno pericoloso e minaccioso.
Da come il suo Mangiamorte gliela aveva riferita, sembrava una vera profezia formulata da una vera Veggente. Ma allora si trovava in pericolo? Come poteva un neonato costituire una minaccia per il Mago Oscuro più potente di tutti i tempi? Neanche Silente era ancora riuscito a sconfiggerlo, dopo dieci anni di guerra, e doveva farcela un bambino appena nato?
Ma no, pensò. La profezia forse annunciava la nascita di un futuro mago potente quanto lui. In quel caso, poteva essere pericoloso solo una volta diventato adulto.
Ma Voldemort non era il tipo di mago che trascurava i pericoli. Non voleva nessuno ad intralciare il suo cammino, e chi non costituiva una minaccia da piccolo, avrebbe potuto farlo da adulto. L'unica soluzione per liberarsi di quel fastidioso ostacolo era trovarlo e ucciderlo.
« Nato sull'estinguersi del settimo mese... significa che nascerà a fine luglio » ripeté, mentre Piton lo guardava senza perdersi né una mossa né una parola. « Nato da chi mi ha sfidato tre volte... »
Chi aveva potuto sfidarlo ben tre volte ed essere ancora in grado di raccontarlo?
« Deve trattarsi di Auror o di persone dell'Ordine della Fenice, per forza » pensò ad alta voce.
Qualcosa lo distrasse. Severus era sbiancato all'improvviso, come se avesse appena realizzato qualcosa. I loro occhi si incatenarono, e Voldemort si ritrovò nella mente di Piton, vagando da un'immagine all'altra, da un ricordo all'altro... ma quando scorse una sagoma sfocata dai capelli rossi, essa svanì inghiottita da un fumo nero.
« Stai opponendo resistenza al tuo Signore, Severus? » domandò, e parve che anche le pareti intorno a loro rabbrividissero.
« No, mio Signore. Io... » bofonchiò il ragazzo, ma Voldemort lo interruppe.
« Se sai qualcosa, se ti sei già fatto un'idea di chi potrebbe essere figlio, ti invito a parlare. Adesso. »
Piton era chiaramente in crisi, come se qualcosa lo trattenesse dal farlo. Ma alla fine parve rianimarsi.
« Ci saranno parecchi Auror che aspettano bambini, e su questi non so come aiutarvi. Ma so che nell'Ordine della Fenice ci sono almeno due famiglie in attesa di figli e che hanno combattuto diverse volte contro di voi. »
« Ossia? »
« I Potter e i Paciock » rispose lui, improvvisamente lucido. « Ma li avete affrontati solo due volte, quindi potremmo escluderli” aggiunse in fretta. “Ad ogni modo, se posso darvi un parere, sono più probabili i Paciock: sono Purosangue tutti e due, una famiglia con prestigiose tradizioni... mentre Potter ha sposato una... Nata Babbana, e un figlio con sangue infetto sarebbe meno potente di un Purosangue... »
Severus aveva la gola secca e fissò il Signore Oscuro in attesa di una risposta, pendendo dalle sue labbra. Aveva la sensazione che la sua vita o la sua morte dipendessero da quello che Voldemort avrebbe detto di lì a poco.
« Sì, hai ragione » disse, e Severus si sentì alleggerire. « Tuttavia non posso esserne certo, perché presto potrebbe esserci un'altra battaglia in cui avranno la fortuna di sfuggirmi. E non posso limitarmi a cercare nascituri solo tra i membri dell'Ordine. Ci sono decine di Auror nel mondo magico, e dovrò assicurarmi che questa minaccia non si nasconda tra di loro. »
Severus deglutì, nervoso. Si stava pentendo di aver comunicato della profezia a Voldemort.
« Non mi faccio spaventare da un bambino che deve ancora nascere, ma sono prudente e sarebbe da incoscienti non fare nulla. Per ora mi limiterò a non uscire allo scoperto e indagherò su questo bambino. Ma non farne parola con nessun altro. »
« Certo » rispose Severus, chinando la testa in segno di rispetto per poi dirigersi verso la porta.
Sarebbe andato tutto bene, pensava. Non poteva trattarsi per forza del figlio di Lily, c'erano così tante donne che stavano per diventare madri. Non c'era bisogno di agitarsi.
Ma la sensazione di inquietudine che lo aveva assalito, quando gli era tornata in mente la dolorosa scoperta della gravidanza di lei, non accennava ad andare via.





Questo capitolo e il prossimo, se escludiamo la faccenda della Profezia, sono più tranquilli. Avrei voluto fare qualcosa con più azione, ma visto che da quello dopo ancora nasceranno nuovi casini, è meglio fare una pausa! E poi siamo a Natale, devo essere più buona!
E' da quando ho iniziato a scrivere la parte dedicata all'Ordine che avevo in mente di scrivere qualcosa con Dorcas e Gideon insieme. Mi sembrava una coppia inedita, poi ho letto "The 70's students" e ho scoperto che non avevo avuto poi un'idea così originale, anzi XD
Fin dall'inizio li ho immaginati così, molto litigiosi tra di loro, quindi nel dubbio e per non creare malintesi ho provveduto ad avvertire eleanor89, che ringrazio per la gentilezza anche se non penso che stia leggendo! La sua Dorcas è tra i personaggi che ho amato di più in tutte le fanfiction che ho letto, ma spero di avere reso la mia abbastanza diversa. In caso contrario, fatemelo sapere ^^

Passando alla profezia, non si capisce bene quando è stata formulata, ma Silente racconta di una notte fredda e umida, ma visto che siamo in Scozia può tranquillamente essere giugno. Ho aspettato così tanto perché se ci pensate mancano ancora un anno e quattro mesi al 31 ottobre 1981 ed è già tanto prima che Voldemort scopra che si tratta di Harry... se fosse stata formulata prima non avrei saputo che scusa inventarmi per non fargli fare la figura del rimbambito XD (impresa in cui sono già riusciti i film, non vorrei sparare sulla croce rossa, insomma -.-)
Non ho altro da dire, ne approfitto per augurarvi Buone Feste!
Il prossimo capitolo sarà pubblicato il 5 gennaio.
Buone vacanze a tutti! =)

  
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