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Autore: eli_sa    26/12/2011    0 recensioni
Il destino ci aveva messo in contatto, la noia ci aveva fatto parlare, la curiosità ci aveva fatto conoscere, l'affetto mi aveva fatto comprare un biglietto ferroviario poche ore prima.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'altoparlante annunciò la mia fermata ad Ora Auer. Scesi, impressionata dal freddo che mi colse all'improvviso sulle gambe, coperte solo dalle collant. Un lieve vento gelido mi pungeva sugli zigomi, facendomi aumentare il tremore. Mi guardai intorno, non c'era molta gente alla stazione, ma non vedevo Daniele. La stazione era molto piccola, in pietra. Fuori, nell'altrettanto piccolo parcheggio, riconobbi subito l'Audi bianca di Daniele, lui era seduto dentro, aveva il volto illuminato di blu e stava spingendo tasti sulla radio. A terra c'era parecchia neve e non volevo trascinare il trolley nel timore di bagnargli la macchina che teneva sempre tanto pulita. Fortunatamente dopo pochi istanti alzò gli occhi e mi vide. Uscì raggiante dalla macchina, col suo giacchetto nero tenuto slacciato, nonostante il freddo, in testa aveva una cuffietta di lana scura, dalla quale usciva qualche ricciolo ribelle. Mi venne incontro con aria sicura, il portamento fiero e un magnifico sorriso. Aveva una barba un po' incolta che lo rendeva molto sexy.

-Naomi! Che piacere rivederti!-

Mi abbracciò, stringendomi forte.

-Ciao Dani! Di nuovo Buon Natale!-

-Già! Buon Natale, sai non mi è sembrato neanche natale oggi, sono stato tutto il giorno da solo e non l'ho sentito molto... -

Lo guardavo incantata, non sentivo più freddo, non sentivo più stanchezza...

-Per fortuna che ci sono io che rischio di ibernarmi pur di farti compagnia!-

-Già! Sono un uomo fortunato! Vieni, ti aiuto a portare la valigia in macchina!-

Camminai con attenzione sulla neve, gustandomi l'ovattato scricchiolio che produceva ogni mio passo. Guardai in alto, gustandomi per un secondo il picchiettio dei fiocchi sul viso. In macchina c'era un caldo tepore, la radio accesa al minimo del volume suonava musica jazz, la sua preferita. Poggiai la borsa e mi sedetti con entrambe le gambe fuori, sbattendo i piedi uno contro l'altro per un paio di volte, nel tentativo di non far entrare molta neve.

-Oh sei gentile, ma non preoccuparti, non è necessario.-

Gli sorrisi, si vedeva che mi era grato per quel piccolo accorgimento, sapevo che odiava sporcare la macchina.

-Era da molto che mi aspettavi?-

-No, saranno stati cinque minuti appena. Hai fame?-

-Si e no... -

Partì in direzione di Moena.

-Anche io, mangerei solo per gola, ma sono ancora pieno dal pranzo. Ho mangiato un sacco e poi ho fatto una gran fatica a sciare sai? Sono andato via presto dalle piste e ho fatto un giro a piedi per Moena...- allungò una mano dietro al mio sedile -Ti ho preso un pensierino!-

Lo guardai entusiasta mentre mi porgeva un piccolo sacchettino rosso, legato con dei fili di rafia color oro. Aprii con delicatezza, dava l'idea di essere qualcosa di fragile. Infilai le dita dentro e ne estrassi una piccola stella di natale in cristallo. Era bellissima.

-Ti sei ricordato che mi piace tutto ciò che luccica eh?- gli chiesi sorridendo.

-Ti piace?-

-Moltissimo!- Mi sentii per un attimo in colpa, io non gli avevo preso nessun regalo, d'altra parte non avrei proprio saputo cosa regalargli. Sarei caduta nella banalità del solito braccialetto, o della noiosa sciarpa, o di qualche altra cosa priva di significato. Gli accarezzai la guancia col dorso della mano, lasciandomi solleticare dalla barba incolta. -Grazie!-

Guidò su per i tornanti, con andatura sicura e costante, su quella neve che cadeva incessante. Non avevo paura, guardavo il ripido burrone sottostante, ma non avevo timore. Con lui mi sentivo al sicuro. Ci lasciammo alle spalle una ventina di paesini inondati di luci natalizie e, cinquanta minuti dopo, arrivammo all'hotel. Quando scesi dalla macchina, mi sentii come dentro a quei souvenir con la neve. L'hotel era magnifico, più bello che in foto. Le luci e le decorazioni gli davano un'aria magica. La neve cadeva a fiocchi grossi e ordinati. Daniele prese le mie valige e le portò dentro, poi andò a parlare con la signora alla reception, una signora robusta di mezza età, con i capelli rossi corti e mossi, e gli occhialetti sottili in punta di naso. Mi diede il benvenuto e mi consegnò una copia della chiave della nostra suite.

-Ti accompagno in camera, poi andiamo a cena.-

Salimmo sull'ascensore. Le pareti erano rivestite di legno e specchi. Era molto elegante, come tutto il resto dell'hotel. Mi sentivo un po' agitata e febbricitante. La nostra suite era al quarto piano, appena usciti dall'ascensore girammo a destra e poi ancora a destra, in un'ala dove i corridoi erano più grandi. Probabilmente era la parte più lussuosa dell'hotel. Sulla sinistra avevamo le porte delle stanze, sulla destra delle pesanti tende racchiuse con grossi fiocchi, lasciavano intravedere una serie di vetrate che affacciavano su un grande terrazzo ricoperto di neve.

Quasi in fondo al corridoio Daniele strisciò la chiave magnetica nella serratura. Aprì la porta mostrandomi un ampio salone con due comodi divani messi ad angolo, un camino in pietra sulla destra e una vasca idromassaggio rotonda di fronte. In fondo alla stanza c'erano due porte, una a destra e una a sinistra.

-Ti ho lasciato la camera a destra, vuoi andare a vederla?-

-Lo sai che sono curiosa!-

Mi tolsi il cappotto e lo poggiai all'attaccapanni, trascinai con me il trolley e aprii la mia camera, era molto bella. Sulla destra c'erano un grande letto matrimoniale, una scrivania, un armadio a due ante e un mobiletto basso, tutto in legno chiaro, tipico della zona. Sulla sinistra una porta dava su un piccolo terrazzo, mentre più avanti c'era la porta del bagno, il quale era rivestito con marmo chiaro ed aveva un grande box doccia e un bello specchio. Era la camera dei sogni. Notai solo in quel momento che Daniele non mi aveva seguita, ma era rimasto ad aspettarmi nel soggiorno.

-E' magnifica!-

-Sapevo che ti sarebbe piaciuta!-

-Andiamo a mangiare?-

Mi fece segno di sedermi accanto a lui. Era seduto molto comodamente su quel divano di pelle bianca, mi accovacciai di fianco a lui che mi abbracciò e mi fece poggiare la testa sul suo petto, coccolandomi un po'. Provavo una sensazione di pace, nonostante avessi il cuore che batteva all'impazzata.

-E' una settimana che aspettavo questo momento, mi mancava il tuo profumo.-

Mi girai, guardandolo. I nostri volti erano molto vicini. Sapevamo entrambi che tra noi non era più amicizia. Forse non lo era mai stata. Le nostre guance si sfiorarono, teneramente, gli zigomi si solleticavano, facendomi strisciare il naso vicino al suo orecchio. Le sue mani mi stringevano la schiena. Il mio respiro stava diventando corto.

-Andiamo a mangiare...- sussurrò lui.

La sala da pranzo era riccamente decorata con addobbi natalizi. Le luci soffuse lasciavano spazio alle candele poggiate sui tavoli e alle lucine natalizie che circondavano le colonne a spirale. Gli ospiti dell'hotel erano molto eleganti, alcuni avevano già finito di mangiare mentre altri come noi, nonostante l'ora tarda, erano appena arrivati. Una volta seduti al tavolo, un cameriere ci portò dell'acqua e ci chiese se volevamo del vino. Daniele mi guardò per un attimo e ordinò una bottiglia di vino rosso.

-Tu non lo bevi vero?-

-Già, non mi piace.- Sorrisi ammirando quella candela rossa che illuminava i suoi occhi. Ci guardavamo incantati, appagati dalla nostra sola presenza. Finalmente avevo ricevuto la mia droga. Finalmente la mia fame era stata saziata. Mi prese la mano e la accarezzò un po'.

-Sai, avevo paura che tu alla fine non venissi...-

-Perchè mai avrei dovuto darti buca?-

-Non so, perché è una situazione strana la nostra.-

-Molto strana!- Aggiunsi.

-Sono molto contento che tu sia qui!-

-Ed io sono contenta che tu mi abbia invitata!-

Il cameriere ci servì il vino e subito dopo gli antipasti.

-Dopo cena se ti va possiamo andare a fare un giro in centro, oppure nella sala delle feste dovrebbe esserci un po' di musica...-

-Restiamo in hotel, sono stanchissima, e anche tu sarai stanco!-

-Bravissima!- Sorrise compiaciuto. Aveva usato un piccolo trucchetto per indurmi a prendere la decisione che più gli sarebbe piaciuta. Io avevo abboccato solo perché ero davvero stanca, ma si dice che se chiedi a una persona indecisa, se vuole fare A o B, risponderà di certo B. Me lo spiegò un'amica che studiava sociologia, diceva che se chiedi a un bambino “sono bella o brutta?” risponderà sempre “brutta”, se invece gli chiedi “sono brutta o bella?” risponderà “bella”.

-Sono molto stanco! Mi fa male tutto..sai quanto è faticoso sciare da soli? Di solito quando sei in compagnia aspetti gli altri, fai due chiacchiere fra una pista e l'altra... invece così, da solo, mangiavo una pista dopo l'altra, dalle nove del mattino alle quattro del pomeriggio! Mi sono sfinito!-

-Recupera le energie vecchietto, perché domani dovrai starmi dietro!-

Sogghignò. -Tempo permettendo! Oggi non si vedeva niente, pista e cielo sembravano essere una cosa sola! E poi vecchietto a chi?- Gonfiò il petto e raddrizzò la schiena. -Sono ancora nel fior fiore della giovinezza!-

Lo guardai, in effetti era vero, a parte qualche piccolo segno di espressione, aveva un viso molto fresco, e il fisico atletico non gli dava l'età che in realtà aveva.

-Scherzavo, mi sembri tutt'altro che vecchietto...-

Assaporammo il primo mentre decidemmo di saltare il secondo per lasciare spazio al dolce, al quale nessuno dei due era disposto a rinunciare.

Ci servirono uno spicchio di zelten, un dolce natalizio tipico trentino, accanto a una rotella di tronchetto di natale al cioccolato e crema burro.

Sulla sua fetta di tronchetto c'era una ciliegina candita, che sulla mia fetta non c'era. La guardai con invidia mentre lui sadicamente ci mangiava intorno. Quando ebbe ripulito il piatto, prese la ciliegina dal gambo e la sollevò a mezz'aria.

-Te la meriti?-

Guardavo quella ciliegia, rotonda e zuccherina, divertita da questo giochetto. Avvicinò la mano, al mio viso, aprii la bocca tentando di mordere quella piccola perla candita, ma lui ritirò la mano. Richiusi la bocca, guardandolo fisso negli occhi. Riavvicinò la ciliegina alle mie labbra, sfiorandole, accarezzandole. Un brivido mi percorse la schiena. Mi stava baciando con una ciliegia. Premette delicatamente contro le mie labbra, per farmi capire che adesso avrei potuto mangiarla. Schiusi lentamente la bocca e la addentai dolcemente, staccandola dal gambetto.

-Mmm!- mugolai gustando la dolcezza appena deglutita.

Si avvicinò pericolosamente a me, inclinando la testa alla sua sinistra, era a pochi centimetri dalle mie labbra. Mi teneva il collo con la mano sinistra. Non opposi resistenza, ma continuai a guardarlo, mentre si avvicinava sempre di più. Quando fu a due centimetri dalla mia bocca mi sfiorò il labbro inferiore col tovagliolo.

-Non potevo continuare ad avere la tentazione di quelle labbra alla ciliegia.- Si allontanò, ricomponendosi.

Dovevo avere circa centoquaranta battiti al minuto, la testa girava, il fiato corto mi dava l'affanno e mi faceva pulsare la vena sul collo. Ero cotta. “Addio Naomi...” pensai “...ormai sei cotta, sei andata, non capisci più niente!!”

-Allora, mi porti a questa festa o no?-

Si alzò e mi porse la mano, per aiutarmi ad alzarmi. Raccolsi la borsa scendemmo un piano di scale, per recarci al piano -1, dove c'erano il centro benessere e la sala delle feste.

Era una stanza non molto grande, con un piccolo palco dove un tastierista e una cantante facevano musica lounge dal vivo. La zona bar era molto affollata, ma riuscimmo a trovare due sgabelli liberi. Mi tremavano ancora le ginocchia e a fatica mi arrampicai sullo sgabello.

-Cosa bevi?-

Scrutai le mensole, ricolme di alcolici -Una crema di liquore alle fragoline di bosco.-

Ordinò al barista la mia crema di fragoline e un Cubaney per lui.

-Cos'è il Cubaney?-

-E' rum, uno dei miei preferiti.-

-Oh, sei un intenditore di rum?-

-No!- Sorrise. -Sono solo un po' vizioso, come te!-

Mi conosceva fin troppo bene.

Man mano che passava il tempo, arrivavano sempre più persone, in quella stanza ormai affollata. Era molto caldo, quasi soffocante. Avevo finito la mia crema mentre lui aveva ancora qualche sorso di quell'ambrato rum.

-Ti va di uscire un attimo a prendere una boccata d'aria?-

-Stavo per chiedertelo io!- Risposi sollevata.

Fuori nevicava ancora, ma noi eravamo riparati, sotto i terrazzi. Mi sedetti sul davanzale di una finestra mentre sbollivo lentamente il calore accumulato. Il nostro fiato diventava una pesante nuvola di vapore bianco ad ogni respiro. Mi sedetti meglio sul davanzale, incavallando le gambe. Il vestito corto lasciava vedere la coscia ricamata di pizzo, notai l'occhio di Daniele caderci più volte, con discrezione, mentre finiva di degustare il suo Cubaney.

-Vieni qui.- Mi feci abbracciare. -Erano settimane che sognavo di poter stare fra le tue braccia...-

-Stacci! Stacci quanto vuoi!-

Sprofondai il viso nel suo collo, azzardandovi qualche tenero bacio a labbra morbide. Sentivo crescere in me la voglia di spingermi un tantino oltre. Daniele deglutì, piacevolmente turbato. Lo baciai sotto l'orecchio, per poi spostarmi verso il viso, un centimetro dopo l'altro, carezzandolo col naso. Il profumo della sua pelle mi inebriava, mentre le sue braccia mi stringevano forte a sé. Centimetro dopo centimetro lo baciai fino all'angolo della bocca. L'angolo delle nostre labbra si sfiorò, innocentemente, ma non troppo, mentre le mie piccole dita affusolate gli carezzavano i capelli sulla nuca, giocando con i suoi ricci. Era una sofferenza così dolce attendere un suo bacio, uno vero, mentre lui attendeva il mio. Chi dei due avrebbe ceduto per primo? Decisi di azzardare ancora un po'. Roteai il viso, sfiorando appena, quasi impercettibilmente, le mie labbra sulle sue, dal basso all'alto. Avevo i brividi. Crollai. -Ti prego baciami o mi farai morire!-

Mi strinse con forza a sé, baciandomi, finalmente, con gentile prepotenza. Dischiusi le labbra, lasciando che le nostre morbide lingue si incontrassero, carezzandosi dolcemente. Sapeva di buono, quel lungo bacio che mi fece dimenticare il mondo intero in un istante. Non esisteva più niente, solo le sue delicate labbra affamate delle mie. Le sue mani mi stringevano forte la schiena, tirandomi a sé sempre più. Era bellissimo baciarlo. Era un bacio appassionato, sensuale. Un bacio che durò forse qualche minuto prima che piccoli bacetti concludessero pacatamente quell'infinito subbuglio di sensi ed emozioni. Sorrisi, mentre la sua bocca era ancora davanti alla mia. Non mi interessava cosa avrebbe comportato quel bacio. Non mi interessavano le conseguenze, le future difficoltà o gioie. Era stato bellissimo.

Mi prese la mano portandola vicino al nostro viso, e mi baciò le dita infreddolite, riscaldandole mentre continuava a guardarmi negli occhi. Non riuscivo a distogliere lo sguardo dal suo magnifico viso, mi aveva ipnotizzata.

-Tu mi fai morire, Naomi. Tu...- i suoi occhi chiari vacillavano a destra e sinistra, insinuandosi nei miei -..tu mi hai...ma non ti avrei baciata se non me l'avessi chiesto!-

-Perchè?- chiesi con un filo di voce.

-Perchè sei un fiore di cristallo, come quello che ti ho regalato, e ho paura di romperti...-

-Non mi romperai!-

-So che sei forte, ma tra noi sarà difficile, lo sai!-

-Ora siamo qui, insieme, al resto penseremo dopo.-

Mi baciò nuovamente, con dolcezza.

Sebbene il cuore mi battesse a mille, stavo iniziando ad avere freddo. Le gambe si stavano congelando, seduta su quel davanzale in pietra.

-Torniamo dentro?-

-Certo-

Il tono della sua voce era diventato più pacato e accomodante, però mantenne la stessa espressione sicura di sé sul viso. Camminava al mio fianco, con portamento fiero e deciso, cingendomi le spalle col suo braccio, nel tentativo di riscaldarmi un po'.

All'interno della sala, gli ospiti dell'hotel occupavano tutti i tavolini e tutti gli sgabelli intorno al bancone, affollandosi anche accanto ai muri e ed alle colonne, rendendo così l'ambiente saturo, privo di respiro. Non mi era mai piaciuta la folla.

-Dani, siamo entrambi stanchi, non è necessario partecipare alla festa per festeggiare il Natale! Possiamo anche andare in camera se ti va.-

-Ti adoro!- mi guardò con gratitudine. Neanche lui amava i luoghi affollati.

Ci scambiammo qualche timido bacio nell'ascensore, per poi arrivare alla suite. Portai la borsetta nella mia camera e mi abbandonai sul divano di pelle, stendendomi nel verso della lunghezza, con le ginocchia poggiate sul bracciolo, a penzoloni, mentre Daniele accendeva il caminetto a gas. La legna era finta, ma il fuoco era vero e riscaldava l'ambiente col suo luminoso tepore. L'orologio a pendolo, appeso sul camino, segnava mezzanotte e mezza. Si stese anche lui come me, ma nella direzione opposta, poggiando la testa sulla mia spalla, guancia a guancia. Mi baciò, così, con le nostre teste girate in direzioni opposte. Le nostre lingue si massaggiavano entrambe con la superficie superiore, provocandomi un intenso piacere.

Iniziavo ad avere qualche problema nel frenarmi. La mia testa iniziò a produrre un turbinio di pensieri: eravamo abbastanza adulti da saperci contenere, o eravamo abbastanza adulti da non doverci contenere? Avrei voluto stendermi sopra di lui, abbandonare il mio corpo al suo, donargli ogni mio respiro, ma non era forse meglio godersi appieno quel momento di timida incertezza? Quel momento di febbricitante impazienza? Quel momento di insopportabile attesa che non sarebbe mai più tornata?

Daniele si alzò e spense le luci. Si sedette sul divano e mi fece poggiare la testa sul suo petto.

-Potrei addormentarmi qui, così, con te.-

-Dormi allora, dolcezza.- Mi baciò sulla fronte, coccolandomi teneramente.

Chiusi gli occhi, abbandonando le forze, perdendo i sensi.

Quando mi svegliai erano le tre del mattino e il caminetto si era spento, doveva avere un timer. La stanza era illuminata solo da una flebile luce che si faceva spazio tra le persiane.

-Dani, svegliati. Andiamo a letto.- Sussurrai dolcemente mentre gli accarezzavo il volto. Il suo viso era leggermente corrucciato, probabilmente a causa della posizione scomoda. Senza ancora aprire gli occhi mi tirò a se, abbracciandomi per qualche secondo, poi si fece forza e si alzò, stirandosi leggermente le braccia indolenzite.

-Buonanotte bellezza!-

-Buonanotte!- gli lanciai un bacio, chiudendo la porta della mia camera. Non girai la chiave, non ce n'era bisogno. Mi spogliai svogliatamente, un po' infreddolita. Cercai la camicia da notte nella valigia, cercando di fare silenzio. La indossai e andai in bagno a lavarmi i denti ed a struccarmi. L'eye-liner nero scivolò sul dischetto di ovatta, liberando la pelle rosea sulla palpebra. Tornando in camera attaccai il cellulare al caricabatteria, poggiandolo sul comodino, impostai la sveglia e crollai, assonnata e felice, sul quel cuscino troppo alto.

  
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