Storie originali > Generale
Segui la storia  |       
Autore: Aika Morgan    29/12/2011    17 recensioni
Michael ama giocare con le stelle: le osserva, traccia i loro contorni e poi aiuta Andy ad orientarsi e a trovare se stesso.
Vivono in un mondo tutto loro, come se appartenessero ad una costellazione fatta di due sole stelle.
E quando all'improvviso una delle due stelle muore, l'altra diventa una stella perduta, che continua a vagare nell'universo alla ricerca di qualche motivo per continuare a splendere.
Questa introduzione ha partecipato e vinto il contest " La trama di una storia." di DearJulietefp
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Stelle perdute' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Nuova pagina 1

Barriere fragili.

 

Questo capitolo è dedicato a Stefania, perché a ventiquattro anni non si può morire per mano di chi dice di amarti.

 

Se non fosse per colpa di Elena, Andy non si troverebbe lì, adesso.

Con un gesto di stizza sbatte la portiera dell'automobile e si avvia verso l'ingresso dell'albergo, gettando via la sigaretta ormai consumata quasi del tutto. Non ha nemmeno la più pallida idea di come potrebbero andare le cose. Di come sarà vedere David dopo due anni che non si parlano quasi più.

Se non fosse stato per Elena, Andy non avrebbe risposto nemmeno al telefono nel pomeriggio. O avrebbe comunque declinato l'invito, dicendo che aveva da fare. Ma Elena – non ha ancora capito se volutamente o senza pensarci – ha preso la chiamata mentre era sotto la doccia, e ha detto a suo fratello che sì, Andy sarebbe andato a cena con lui.

Hanno persino litigato per questo motivo – come due amici che in fondo hanno una confidenza tale da potersi permettere di discutere – ma Elena è stata irremovibile.

- Non erano affari tuoi! Cosa ne sai tu di me e di mio fratello? - ha urlato Andy. Andy che di solito non urla mai, che cerca sempre di mantenere la calma, ma che stavolta si era sentito davvero in difficoltà.

- Devi andarci. Non puoi continuare ad ignorarlo. Lui vuole aiutarti.

- E tu che ne sai? Te l'ha detto lui? - ha ribattuto seccamente.

- No, ma...

- Sono solo tue supposizioni, Elena. E sarebbe stato meglio che non ti intromettessi.

- Davvero non lo capisci, Andy? Tu ce l'hai ancora un fratello.

A quelle parole Andy si è bloccato, osservando impotente il volto di Elena, fisso in una maschera di rabbia sgretolata da qualche lacrima che la ragazza cercava inutilmente di fermare.

- Scusami. - ha mormorato. Non ha aggiunto altro, le parole non erano necessarie per intessere un discorso che già i loro sguardi avevano affrontato nella frazione di un secondo.

Ancora adesso Andy non è tanto convinto della decisione presa, si tormenta nervosamente un'unghia mentre, seduto su uno dei divani della hall, aspetta che Dave scenda dalla sua stanza. Riflette ironicamente sul fatto che è ancora in tempo per tornare indietro, ma poi si rende conto del fatto che scappare come un vigliacco non è la cosa migliore da fare.

- Così ti mangi ancora le unghie alla tua età?

Andy si gira di scatto e si ritrova davanti Dave che sorride amichevolmente. Ancora una volta si rende conto di quanto lui e suo fratello non si somiglino fisicamente: Dave ha una corporatura ben più muscolosa della sua – dovuta con tutta probabilità agli anni del college che ha passato a giocare a football – i suoi occhi scuri hanno lo stesso colore di quelli di Andy, ma sono meno fragili e indifesi. Porta ancora i capelli scompigliati fino alle spalle e le sue mani sono sempre grandi e forti come un tempo.

- Dave, ciao.

Non sa cosa dirgli. Come si riallacci un rapporto spezzatosi due anni prima, quando il suo mondo era completamente diverso.

Anche il fratello sembra lievemente a disagio, forse avverte la distanza che Andy cerca di mettere fra loro.

- Ciao, Andy. Ti trovo in forma. Andiamo nella sala ristorante?

Lo precede di qualche passo, mentre Andy si chiede cosa esattamente voglia dire ti trovo in forma. Forse che i suoi capelli sono in ordine e che ha un aspetto decente perché si è rasato la barba la mattina precedente? O che i suoi vestiti – una semplice camicia bianca e un paio di pantaloni scuri – suggeriscono l'idea di qualcuno che si è vestito decentemente perché si sentiva abbastanza in forze per farlo?

- Sono contento che tu abbia accettato di venire. - esordisce David, rigirandosi la fede che porta al dito.

- Non è stata una mia scelta. Elena... - cerca di iniziare a spiegare Andy, ripensando alla discussione avuta nel pomeriggio con la ragazza.

- È una tua amica?

- È la sorella di Michael.

D'un tratto pensa come sia difficile associare a Michael l'appellativo di “il mio ragazzo”, perlomeno con David. Come se la cosa gli mettesse soggezione o come se si trattasse di qualcosa di così intimo da non volerlo condividere con nessuno.

- E sì, è una mia amica, adesso. - aggiunge un po' più piano.

- Ti ha convinto lei?

- Sarebbe più giusto dire che mi ha costretto. - sorride amaramente Andy – Però okay, adesso sono qui.

Non riesce per nulla a sentirsi a suo agio. Pensare che una volta David era il suo mito, era affezionatissimo a lui e lo ammirava, prendendolo sempre come modello. Andy non ricorda l'esatto momento in cui questo rapporto si è sgretolato, se sia stato un taglio netto oppure uno strappo lento e doloroso, più simile allo sfilacciarsi di un pezzo di stoffa.

David non gli fa altre domande e comincia a raccontargli della sua vita, di quello che fa adesso. Cerca di riallacciare quei fili che un tempo li legavano, forse ignorando volutamente la freddezza e la laconicità con cui Andy gli risponde.

- Quindi adesso stai per laurearti?

- Già.

- E poi la specializzazione, giusto? Hai in mente qualcosa?

- Credo oncologia pediatrica. - replica, tamburellando impaziente le dita sul tavolo.

- Papà sarebbe contento di sentirtelo dire.

- Già, immagino. - replica acidamente Andy. Come fa il fratello ad ignorare così volutamente il modo in cui sono andate le cose? Ora come ora il padre non sarebbe contento di lui nemmeno se vincesse il Nobel per la medicina, ma David si ostina a fare finta che tutto vada bene fra di loro.

- Dai Andy, papà ti ha sempre adorato... specialmente quando hai deciso di seguire la sua strada.

Non c'è risentimento nelle parole di David. In fondo anche lui era stato contento della decisione di Andy di diventare medico e l'ha sempre sostenuto nelle sue scelte, almeno fino a quando non si sono allontanati.

- Beh, evidentemente ti sei perso la parte in cui ha deciso che non valevo più niente perché sono gay. - commenta lui, amaramente. Si concentra nel tagliare la carne e nel portarsene un pezzetto alla bocca.

- Mi dispiace, Andy.

- Tu non c'eri, David. Quel giorno non eri a casa e non lo sai com'è stato.

Le parole di Andy hanno il tono dell'accusa. Forse se quel giorno David fosse stato seduto accanto a lui le cose non sarebbero andate così storte. Forse sarebbe stato più facile parlare chiaramente, cercare di spiegarsi invece di restare a testa china ad incassare le offese che il padre gli ha rivolto.

Forse David l'avrebbe difeso.

L'amarezza di quei giorni torna violenta nei suoi ricordi. Una sconfitta che lo ha distrutto nel profondo facendolo sentire più solo che mai.

- Forse potresti provare a mettere l'orgoglio da parte... Sono certo che se chiamassi papà, lui non ti respingerebbe. Sono sicuro che gli manchi e si è pentito di quello che ti ha detto. - prova a dire David.

- Oh, ma davvero non lo capisci, Dave? Io non ho sbagliato nulla, e non è nemmeno una questione d'orgoglio. Lui mi ha fatto molto male, perché adesso dovrei elemosinare il suo affetto? Non mi va di dover chiedere scusa solo perché sono suo figlio e lui è il padre che ha sempre ragione.

Ci sarebbe ancora molto altro da dire. Se solo Andy pensa a quanto abbia pesato la solitudine su di lui, si sente opprimere il petto come se il cuore facesse anche fatica a battere.

Ci sono stati giorni, dopo la morte di Michael, in cui stava talmente male che avrebbe voluto chiamare sua madre per raccontarle tutto e chiederle di consolarlo come se fosse stato ancora il bimbo piccolo che aveva paura del buio.

Giorni in cui anche alzarsi dal letto era difficile senza un buon motivo per farlo.

Giorni in cui una voce materna gli avrebbe fatto bene.

A bloccarlo era la paura dell'ennesimo rifiuto, la prospettiva di dover aggiungere ferite ad altre ferite e il terrore che non capissero il bisogno che aveva della sua famiglia.

Avrebbe voluto sua madre accanto a sé il giorno del funerale di Michael per spiegarle che il dolore che lo lacerava non conosceva sesso. O forse avrebbe voluto solo un abbraccio, una spalla contro cui poggiare il viso per poter lasciarsi andare e piangere le lacrime che aveva pianto solo dopo quasi due mesi.

- Mi piacerebbe rimediare a tutto questo, Andy. - replica David, tranquillo. - E lo so che probabilmente adesso è troppo tardi, ma per favore... non respingermi.

- È per questo che mi hai chiesto di vederci?

L'idea che il fratello voglia stargli accanto non può fare a meno di risollevargli il morale, anche se di poco. Probabilmente fra loro c'è una crepa troppo profonda e troppo difficile da risanare, almeno per Andy che non è mai stato bravo a ricucire i rapporti.

- Sì. Quando Eleanor mi ha detto quello che era successo, sono rimasto di sale. Insomma, è stata una cosa così orribile che ho pensato che dovevo parlarti...

Davvero non lo capisci, Andy? Tu ce l'hai ancora un fratello.

Le parole di Elena gli rimbombano nella mente e improvvisamente si rende conto di quanto la ragazza abbia ragione e di quanto non serva a nulla continuare a fingere di non aver bisogno del sostegno di nessuno.

- Ho bisogno di tempo, d'accordo? - dice, distogliendo lo sguardo. Non si tratta di una risposta totalmente positiva, ma è il massimo che riesce a concedergli.

- Sì, lo so. Non è facile. Però ecco, quello che ci tenevo a dirti è che... beh, se hai bisogno, puoi sempre contare su di me. Spero non sia troppo tardi per offrirti una mano.

Andy sorride impercettibilmente, sorpreso da quelle parole. In fondo un po' si aspettava quel comportamento da parte del fratello, anche se non aveva mai osato sperare che potesse succedere, considerato i due anni in cui il loro rapporto si è ridotto drasticamente ai minimi termini.

Quando più tardi rientra in macchina dopo aver salutato il fratello e essersi fatto strappare la promessa di telefonargli nei prossimi giorni, il suo primo pensiero è che una volta tornato a casa, racconterà tutto a Michael.

Ci mette qualche secondo prima di rendersi conto che non potrà farlo. La memoria – o l'abitudine – gli gioca ancora di questi brutti scherzi che, una volta svelati, lo fanno stare peggio di quanto già non stia.

Per tentare di calmarsi, accende l'autoradio e decide di fare un giro più lungo, in modo da rilassarsi, ma dopo dieci minuti di giri a vuoto, si rende conto che la vista gli si è appannata per le lacrime e che è meglio fermarsi.

Dopo aver accostato, fruga nel cruscotto alla ricerca dei cd che lui e Michael ascoltavano spesso quando erano in viaggio. C'è musica di tutti i tipi, comprese colonne sonore di telefilm e canzoni sconosciute che Michael pescava chissà dove, con grande divertimento di Andy che lo prendeva in giro quando lui gli nominava titoli e cantanti astrusi mai sentiti prima.

Tutte quelle canzoni, in un modo o nell'altro, gli ricordano qualcosa di Michael. Un particolare momento o un'intera giornata passata insieme. Perso nei ricordi, Andy ripensa a quello che solo qualche giorno prima ha raccontato ad Elena, a come ha liquidato in poche parole il racconto di come lui e Michael hanno finito per mettersi insieme. Eppure lui di quel pomeriggio ha ancora ricordi vividi, gli pare di ricordare tutto attimo per attimo, fotogramma per fotogramma, nell'ideale perfezione di un passato ormai cristallizzatosi nel tempo.

 

***

 

Non avrebbe potuto scegliere giorno peggiore per tornare al campus.

Il tempo non prometteva niente di buono, aveva cominciato a piovere già di prima mattina, costringendo Andy a ritardare di qualche ora la partenza da casa per aspettare che i nuvoloni neri che coprivano il cielo si diradassero. Alla fine, nel primo pomeriggio, subito dopo pranzo, si era messo in viaggio lo stesso, nonostante non amasse guidare con la pioggia. Per tutto il tragitto non aveva pensato a Michael neanche una volta, per quanto desiderasse rivederlo. Era giunto alla conclusione che probabilmente l'amico avesse dimenticato il loro bacio ed era dunque determinato a far finta che non fosse accaduto nulla, il modo migliore per non cedere all'imbarazzo che lo avrebbe colto una volta che si fosse trovato di fronte a lui.

Arrivò davanti alla porta della sua stanza bagnato fradicio, avendo dovuto percorrere un pezzo di strada a piedi sotto la pioggia e con solo un ombrello tascabile. Per un attimo si ricordò del giorno in cui per la prima volta aveva messo piede nel campus e aveva conosciuto Michael, la sua irritazione nel vedersi assegnato un compagno di stanza che non avrebbe voluto e il fatto che in pochi mesi fossero davvero cambiate tante cose.

- Michael? Sei qui? - chiese, aprendo la porta e trascinando dietro la valigia.

- Andy, ciao! Hai bisogno di aiuto con i bagagli? - la voce di Michael gli arrivò da dentro la stanza, facendolo sentire immediatamente a casa.

- No, no, grazie.

Fece qualche altro passo in avanti fino a scorgere la figura del compagno di stanza seduto alla scrivania. Poggiò il trolley contro il muro e gli sorrise distrattamente.

- Non puoi immaginare il freddo che c'è fuori, qui si sta così bene! - furono le prime parole che disse, riferendosi ai riscaldamenti accesi.

- Beh, in effetti con questa pioggia sei stato avventato a metterti in viaggio. - osservò Michael – Ma insomma, l'importante è che sei arrivato, no?

Andy annuì e si tolse il giubbotto, gettandolo su una sedia. Michael nel frattempo richiuse i libri che aveva sulla scrivania e si voltò a guardarlo.

- Andy, senti... forse sarebbe meglio parlarne più tardi, lo so, ma ci tenevo a farlo subito... Sai, volevo chiederti scusa per quello che è successo il mese scorso... Quando ci siamo baciati, credo di... di averti messo in imbarazzo, e non... non volevo.

Distolse lo sguardo, come leggermente innervosito. Probabilmente doveva aver pensato a lungo a quelle parole, anche se di solito non sembrava il tipo da programmare così nei dettagli le cose da dire.

Andy rimase immobile per qualche attimo, poi gli si avvicinò un po' di più e, dopo avergli messo una mano sulla nuca, lo baciò sulle labbra, seguendo il suo istinto prima che la ragione avesse il sopravvento. Non pensò nemmeno per un attimo all'elaborato discorso che si era preparato durante le vacanze, né all'eventualità che Michael volesse dirgli che in realtà non aveva intenzione di provarci con lui.

Lo baciò fino a perdere il respiro, allontanandosi un attimo per guardarlo negli occhi. Le mani di Michael si poggiarono sui suoi fianchi sfilandogli il maglione che indossava e iniziando a trafficare con la sua cintura.

- Avrei dovuto farlo il mese scorso... - sorrise Andy, mentre iniziava a sbottonargli la camicia e poi lo baciava di nuovo, stavolta sul collo.

- Mh, sarebbe stato meglio, sì.

Disfecero il letto alla meno peggio e si distesero fra le coperte senza smettere un attimo di baciarsi. Il pensiero che Michael fosse lì, con lui, bastò a far fremere Andy dall'eccitazione, mentre il suo cuore batteva come impazzito. Lasciò che Michael lo privasse anche degli indumenti intimi e che iniziasse a toccarlo delicatamente, mormorandogli all'orecchio quanto fosse felice che finalmente fosse tornato.

- Mi sei mancato, sai?

- Anche tu. - sorrise Andy, accarezzandogli la schiena.

- A sapere che sarebbe finita così, ti avrei chiesto di tornare prima. - rise ancora Michael, mordendogli il lobo dell'orecchio.

Stava andando tutto nell'esatto contrario di come Andy aveva programmato ma, per una volta, era contento del fatto che i suoi schemi mentali non fossero stati rispettati. Stava andando tutto meravigliosamente bene anche in quel modo, e non avrebbe cambiato una virgola della svolta che avevano preso i fatti quel pomeriggio.

Continuarono a fare l'amore cullati dal rumore della pioggia che batteva sui vetri, senza curarsi di nessun'altra cosa che non fosse il piacere reciproco.

Rimasero accucciati sotto le coperte fino a notte fonda, intervallando le loro discussioni con lunghi baci passionali.

- Sai che Rob ci aveva visto giusto su di te? Voglio dire, continuava a farmi scenate su scenate per il fatto che dividevamo camera e beh, devo ammettere che quasi aveva ragione di preoccuparsi...

- Davvero? Quindi deve avermi mandato mille accidenti quando ti ho chiamato la notte che mi ero ubriacato... - osservò Andy.

- Beh, diciamo che sei stato la goccia che ha fatto traboccare il vaso, quella sera... - svelò Michael.

- È tanto grave il fatto che non mi sento per nulla in colpa?

Il pensiero che Michael e Rob si fossero lasciati anche per colpa - o merito? - suo lo divertiva. Involontariamente aveva contribuito a far compiere un passo davvero importante all'amico, permettendogli di liberarsi di quel tipo che lo aveva solo fatto stare male.

- Ti importa davvero qualcosa di lui, adesso? - replicò l'altro, ponendo fine alla discussione con un bacio.

- Mh, chissà. Potrebbe importarmi se decidesse di tornare ad infastidirti, ad esempio.

- Non lo farà, stanne certo. Ma scusa, vuoi continuare a parlare oppure possiamo passare a qualcosa di ben più piacevole?

 

Come potrei dimenticare un solo dettaglio di quel giorno?

Come potrei dimenticare la dolcezza del tuo sguardo o il sapore delle tue labbra o il calore della tua pelle a contatto con la mia?

Mi girava quasi la testa al solo pensare a tutto quello che era successo nel giro di poche ore, a come fossero le quattro del mattino e noi non avessimo ancora smesso di parlare, quasi a volerci scoprire con occhi nuovi o come se davvero non riuscissimo a saziarci l'uno della presenza dell'altro.

E poi quella sigaretta consumata dietro la finestra, a guardare le stelle che pian piano si spegnevano mentre il cielo si schiariva con l'arrivare del giorno. La tua mano stretta alla mia è uno dei fotogrammi più vividi che conservo di quella notte, uno di quelli che riporto alla mente sempre più spesso, per ripetermi che, in fondo, non mi hai mai davvero abbandonato.

 

***

 

Quando rientra in casa, Andy trova Elena sdraiata sul divano del soggiorno a leggere e sottolineare un libro.

- Ehi, sono tornato! - le dice, facendola sobbalzare. - Ma non volevo spaventarti, scusami! - aggiunge poi.

- No, ero concentrata e non mi sono nemmeno accorta che avevi aperto la porta! - replica lei, richiudendo il libro e poggiandolo sul tavolino.

Andy si lascia cadere sulla poltrona e chiude gli occhi, la mente ancora rivolta alla cena con il fratello. Luna gli si avvicina per farsi accarezzare e lui resta qualche attimo a coccolarla, come se volesse distrarsi o perlomeno evitare le domande che sicuramente Elena gli farà.

- Leggevi qualcosa di interessante?

- Tecnica cinematografica. Il prossimo semestre cominciano le lezioni e questo libro sta tra quelli consigliati come propedeutici. Però è noioso, uffa! - si lamenta lei, torcendosi nervosamente una ciocca di capelli.

- Quindi studi cinema o qualcosa del genere, giusto?

- Già. Vorrei fare la giornalista da grande! - gli confida la ragazza.

Poi tace, prima di chiedere, a voce più bassa:

- Allora? Com'è andata?

- Bene, credo. Pensavo peggio, devo ammetterlo! - risponde Andy, con un sospiro.

- Avete parlato?

- Sì... Ho capito che ho bisogno di tempo per accettarlo attorno a me, ecco tutto. Però avevi ragione quando dicevi che lui voleva solo starmi accanto. - ammette – E nonostante per me sia difficile, credo di aver bisogno di lui.

La ragazza annuisce comprensiva.

- Dave è sempre stato il mio punto di riferimento, non potrei davvero fare a meno di lui e in fondo mi fa bene sapere che lui c'è, se ho bisogno.

Non è stato semplice arrivare a questa conclusione, deve ammetterlo. Ci ha rimuginato a lungo mentre era in giro per le strade semideserte della città, giungendo alla conclusione che, per quanto abbia passato anni a negarlo, sente il bisogno della sua famiglia, anche se da loro è stato rinnegato in maniera brutale.

- Nessuno ti chiede di fare le cose in fretta, Andy, non può pretenderlo.

- Già, infatti ha detto che lo capisce. Mi ha chiesto di richiamarlo, uno di questi giorni.

Lo farai?

Elena non glielo chiede direttamente, ma Andy capisce dai suoi occhi che sta morendo dalla voglia di dirlo.

- E sì, credo lo farò. Non vale la pena rinchiudermi in me stesso rifiutando l'aiuto di chiunque solo per orgoglio.

Ripensa a quante barriere fragili ha creato attorno a sé negli anni. Barriere che non l'hanno mai protetto veramente, com'è successo con la sua famiglia, o barriere del tutto inutili, come quelle che aveva creato con Michael prima di rendersi conto che non aveva bisogno di difendersi da lui.

Abbatterle del tutto ha sempre portato a risultati che non si sarebbe mai aspettato e che, anche se all'inizio gli facevano paura, alla fine gli hanno sempre fatto bene. Anche con Elena è stato così, adesso può dire di aver trovato una persona che più di ogni altra può aiutarlo nel difficile tentativo di superare il suo dolore.

- Bravo, stai imparando! - lo rimbecca la ragazza, alzandosi in piedi e stringendo il suo libro al petto – Sono contenta che tu stia cercando di uscire dal guscio!

Si sente un po' arrossire, considerato che a ben pensarci le dovrebbe delle scuse per essere stato scorbutico con lei i primi giorni che si sono conosciuti, ma poi si rende conto che Elena ha capito quanto fosse solo e spaventato e quanto di scuse, in una situazione del genere, non ci sia davvero bisogno.

- Già, sono contento anche io. Credo che in fondo non faccia poi così male non essere soli.

Nonostante gli alti e bassi della serata, Andy si sente tranquillo, forse un po' più ottimista dei giorni in cui credeva che fosse tutto impossibile da superare e nei quali non esisteva una luce in fondo al tunnel di buio nel quale si era perso.

Sembra ancora impossibile tornare a credere in qualcosa, ma adesso Andy sta iniziando a convincersi che forse, prima o poi, riuscirà davvero a farlo. E quel giorno, quando arriverà, sarà sicuro che Michael vive davvero ancora in una parte del suo cuore e che non ha alcuna intenzione di abbandonarlo.

 

 

 

 

______

 

Spero di non sommergervi con un poema, stavolta ^^ Sono riuscita ad aggiornare prima della fine dell'anno, visto che brava? ^^

Prometto di non fare sproloqui, stavolta ^^ aspettavo di scrivere questo capitolo con questa scena da quando ho iniziato la storia ^^ la scena in cui Andy e Michael fanno l'amore non è descritta nei minimi dettagli per una scelta stilistica che ho fatto proprio all'inizio della scrittura, spero non siate rimasti delusi ^^

Vi ringrazio per l'affetto con cui leggete e recensite (o mi contattate su Facebook), siete davvero la forza di questa storia <3

Mi dispiace però che nell'ultimo periodo ci sia stato un calo di recensioni e mi piacerebbe capire a cosa è dovuto, se c'è qualcosa che vi pare noiosa/ripetitiva/angosciante/whatever, scrivetemelo, giuro che non vi mangio :)

Poi: ho creato un gruppo su Facebook, chiuso e più riservato della pagina fan (che forse eliminerò in questi giorni). Lo trovate qui e vi assicuro che è pieno di gente simpatica ^^

Bene, vi faccio gli auguri di un bellissimo 2012 e vi aspetto al prossimo capitolo ^^

Aika.

   
 
Leggi le 17 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: Aika Morgan