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Autore: YuXiaoLong    02/01/2012    0 recensioni
Capita di rado, ma le storie di due mondi possono intrecciarsi.
Yulannath dell'Accademia dei Due Draghi (salvo in casi formali, Yu) è un giovane bizzarro: sognatore, distante, distratto, irrilevante per i Terrestri, che lo conoscono con un altro nome. Ma egli è un Viaggiatore, capace di attraversare il Confine, la barriera che separa la Terra dall'Inframondo: il mondo gemello che alberga ogni sorta di creatura fantastica. Ma ben presto il suo destino lo porterà al di là di entrambi, fra rancori e ambizioni senza tempo.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ars Arcana, Capitolo X

Stigmata



Zendramax si posò poco distante dal punto in cui il Viaggiatore si era volatilizzato e le sue ali svanirono in un guizzo di piume nere e fili di fumosa oscurità. La nebbiolina color indaco che si era lasciato alle spalle si stava già diradando.

Mantenne quel poco di distanza più per forza dell'abitudine, che per timore vero e proprio: quand'anche fosse stato un trucco, quel piccolo maghetto da due soldi non poteva certo mettere in piedi una trappola in grado di nuocerlo. Era solo avvezzo all'esercizio della prudenza, tutto qui.

I suoi occhi color indaco si ridussero a due fessure sottili.

Dove si era cacciato, quel marmocchio?

Scrutò la strana foschia per cercare qualche indizio della sua presenza. Vi era qualcosa, in quel fievole alone, qualcosa che poteva essere rilevante, se lo sentiva; non aveva un motivo razionale per sospettarlo, era semplice istinto.

Ma quando cercò di espandere i suoi sensi per sondare meglio il fenomeno, la Terra mandò un brontolio, e un lampo verde più intenso percorse il cielo; la sua coscienza fu colpita da una stilettata di dolore fulgente, e lo costrinse a ritirarsi in se stesso.

Il suo disappunto crebbe. La situazione sfidava ogni logica: quel patetico Viaggiatore non era alla sua altezza, non poteva essergli scappato così da sotto il naso! E le forze a difesa della Valle...? Non era possibile che si fossero riattivate tanto in fretta.

Strinse i pugni, sentendo la rabbia bruciarlo da dentro. Le ombre della foresta si raccolsero in un alone nero attorno al suo corpo, danzando come solleticate dalle fiamme di un fuoco invisibile.

In tutta risposta, le luci nel cielo sopra di lui si contorsero e si intrecciarono, illuminandolo con un fascio più intenso, che dissipò il velo di cui si era ammantato, mentre la sua mente veniva assalita da un boato terribile, che lo fece barcollare.

"Lasciami... in pace... vecchio!" sibilò, afferrandosi la testa. "Torna a fare la muffa fra le pagine delle leggende! Non sarai tu a fermarci!" urlò al firmamento lucente.


"Non io solo... hai ragione..."


La mente del Drago della Valle lo sfiorò, e Zendramax poté avvertirne l'antica alterigia, il suo scherno, e il suo disprezzo.


"Lascia le mie terre... tirapiedi..."


Il Drago sottolineò quell'ultima parola con un'altra lieve scossa ed un nuovo, doloroso ruggito.

Il Demone cadde in ginocchio e gemette, odiandosi per aver dato all'avversario quella soddisfazione.

Si rialzò a fatica e si sforzò di riprendere il controllo: cercare di tenere testa a quell'essere antico solo per puntiglio non aveva senso, si disse, prendendo un respiro profondo, mentre la creatura continuava ad infierire sulla sua coscienza senza pietà.

Se restava lì, avrebbe fatto il suo gioco, e il Drago della Valle l'avrebbe fatto impazzire: doveva andarsene.

Perciò, con gli occhi lacrimanti per il dolore, la rabbia e la vergogna, si incamminò con passo incerto per allontanarsi dalla montagna.

Sarebbe stata una marcia lunga e penosa, ma per mantenere intatta la sanità mentale si ricordò l'unica consolazione che aveva: l'Imperatore presto avrebbe conquistato quel mondo, e allora avrebbe inferto al vecchio cento e cento volte l'umiliazione cui lui era stato sottoposto.




Yudrazath mugolò soddisfatto nel dormiveglia, sentendo la rabbia del Capo. Una volta tanto, il vecchio se la prendeva con qualcun altro e lo lasciava riposare.

D'altra parte, lo Straniero se l'era proprio meritata, quella batosta. Yudrazath lo conosceva poco, ma l'aria attorno a lui aveva un che di malsano; era diverso, e in un senso tutto negativo.

Si rigirò nel buio, mettendosi supino. La sua coda ebbe un guizzo, e il folto ciuffo di pelo alla sua estremità mandò un morbido fruscio.

Cominciò a giocherellare con uno dei suoi lunghi baffi, attorcigliandoselo attorno a un dito per poi svolgerlo e ricominciare l'operazione, meditabondo.

Il Capo aveva sistemato lo Straniero, ma di sicuro quello non avrebbe mollato. E poi, il Capo aveva i suoi limiti, ed era certo che anche il nemico lo sapesse: una volta lontano dalla montagna, sarebbe stato fuori dall'influenza diretta del Drago, e allora si sarebbe ripreso.

E una bestia ferita è una bestia pericolosa.

Aggrottò le sopracciglia. Al mucchio d'ossa sarebbe servito più aiuto, ma lui non era ancora in condizione di prestargliene; lo sforzo per purificare l'area era stato troppo grande, soprattutto considerando che si era appena svegliato, e ci sarebbe voluto del tempo per riprendersi.

Sospirò. Il mago aveva bisogno di un'arma, fare finta del contrario era inutile.

Doveva impartirgli uno Stigma, ma quale? Non aveva energie sufficienti per dargliene che uno soltanto, e sapeva fin troppo bene che gli Stigmata erano assai difficili da controllare, senza i loro Signa.

Smise di tormentarsi i baffi e fece un respiro profondo. Bisognava ragionare: quale, fra gli Stigmata in suo possesso, era il più indicato?

Fuoco?, pensò, sogghignando ferocemente all'idea di vedere bruciare lo Straniero. No, troppo banale. E se poi si dà fuoco al vestito cercando di colpire l'avversario?

Scosse il capo e grugnì infastidito.

Acqua?

Agitò una mano, mandando un verso di disappunto. I giochetti acquatici non avrebbero impressionato nessuno, e uno stigma acquatico che decide di non funzioanre proprio mentre stai affogando non è piacevole. E poi, nemmeno lui sapeva usarlo troppo bene, quindi che senso aveva metterlo nelle mani di quel pivello?

Hmmm... Terra.

Sorrise. Il suo forte. Uno Stigma che racchiudeva una grande forza nascosta, la stessa energia invisibile che si accumula nelle profondità del suolo e si scatena con i terremoti. Sembrava una buona scelta... eppure...

Eppure, no, non andava bene. Alle sue manifestazioni più basilari, certo, poteva essere relativamente innocuo, ma il mucchietto d'ossa era un tipo furbo, e di certo avrebbe capito presto che poteva utilizzarlo come punto di partenza per manipolare forze più insidiose, come i pesi, la gravità e le distanze. E quel tipo di esperimenti poteva finire male. No, non restava che l'ultimo, e più sottile fra gli Stigmata Elementali: Aria.

Il suo sorriso si fece più amaro. Sì, era un po' da femminucce, era vero, ma di sicuro il ragazzino avrebbe saputo sfruttarlo in maniera produttiva; comprendeva molte piccole manifestazioni che gli sarebbero tornate utili: manipolazione del vento, del suono, levitazione, e, con un po' di astuzia, anche miraggi. Poteva anche usarlo per uccidere, e lì anche quello Stigma così effeminato sarebbe diventato pericoloso, ma Yudrazath era convinto che il pacifico maghetto avrebbe aspettato parecchio prima di cercare di utilizzare quel dono per un fine così spregevole.

Annuì. Aria era lo Stigma migliore. E poi, non era da escludere che il pivello potesse trovare qualche Signum nel suo viaggio.

Distese il braccio sinistro e tracciò un fluido gesto a spirale nell'aria, come se stesse rimescolando un liquido con la punta delle dita, visualizzando nella mente le sinuose linee dello Stigma dell'Aria.


"Nel nome degli Antichi, con cuore sincero e fedele invoco gli Spiriti del Cielo, del Vento e di tutto ciò che vi è di etereo. Concedete a questo apprendista la vostra forza, perché con le vostre sottili ali e le vostre astuzie possa superare gli ostacoli, come la brezza leggera scivola al di là di nemici, mura, monti, valli e acque. Che lo Stigma dell'Aria lo accompagni!"


Recitò l'invocazione, continuando a muovere la mano, indi, visualizzato chiaramente lo Stigma, soffiò a pieni polmoni: dalle sue labbra scaturì una brezza che turbinò sopra di lui per qualche istante, indi volò via, alla ricerca del suo apprendista.

"Fatto" borbottò Yudrazath, sentendosi di nuovo stanco. "Per ora dovrà bastarti per cavartela, piccolo..." mugugnò, girandosi su un fianco, sentendo che il sonno lo avvolgeva di nuovo fra le sue spire.




Yu si svegliò di soprassalto, con il cuore che batteva all'impazzata. Non ricordava che sogno stesse facendo, ma ciò che aveva visto appena prima di svegliarsi era straordinariamente nitido, troppo per essere normale: una folata di vento, così forte da minacciare di portarlo via l'aveva investito... e poi, quell'immagine...

Come una sorta di diagramma magico tracciato con scintillanti fili di fumo, gli era comparso davanti, e quando l'aveva visto, si era sentito forte, felice, spaventato e confuso assieme. Sapeva che in quelle linee sinuose si celavano i meravigliosi segreti di tutto ciò che vi era di sottile ed etereo, eppure quella consapevolezza lo atterriva; si sentiva suo padrone e sua preda assieme. Era come se un pezzetto del mondo, della sua sostanza più arcana e fondamentale, fosse divenuta parte di lui... quale sarebbe stato il prezzo da pagare?

Perché se lo sentiva, che non poteva essere stato solo un sogno: lui aveva appena ricevuto qualcosa, qualcosa di pericoloso, e doveva essere molto, molto attento all'uso che ne avrebbe fatto: nell'Ars Arcana, la prudenza non era mai troppa.

Provò a guardarsi le mani, ma la vista ancora non accennava a tornare, e per quanto si sforzasse di riuscire a mettere a fuoco qualcosa, il velo della sua cecità non accennava a diradarsi. Non aveva idea di che ore fossero, né di quanto avesse dormito. Sentiva che Eidrath e Rangrin erano ancora nella stanza, e, stranamente, gli sembrava di percepirlo con più chiarezza di prima: non solo l'odore del drago sembrava essersi fatto più forte, ma ora al giovane pareva anche di sentire la mescolanza di odori che provenivano dal nano: il cuoio che indossava, l'odore del cordame, della nafta e delle sostanze che usava per la manutenzione del suo pallone... più si concentrava più fragranze gli sembrava di riuscire a percepire. E poi, il respiro... sentiva quello lento e regolare del drago, e se solo si concentrava un po' meglio, anche quello più buffo del nano, un po' più irregolare e simile a quello di certi cani un po' asmatici.

Scrollò la testa per cercare di scacciare tutto quel caos di sensazioni e riflettere. Da quando aveva i sensi tanto acuti? Sicuro, conosceva il luogo comune per cui alla perdita della vista gli altri sensi di acuivano, ma lui era cieco al massimo da qualche ora, e poi, non lo sarebbe rimasto a lungo.

Sospirò. Avrebbe voluto prendere il suo Compendium per controllare, ma non era affatto sicuro di riuscire a trovare la sua stanza, né avrebbe comunque avuto modo di leggere le pagine, quand'anche fosse riuscito a prendere il libro.

"Non riesci a dormire, Venerabile?"

Yu trasalì a quella domanda. Era convinto che Eidrath dormisse. Peraltro, la sua voce suonava diversa rispetto a quando gli aveva parlato prima: era meno profonda, decisamente più simile alla voce di un ragazzo.

Fece per tirarsi su a sedere, ma si bloccò a metà dell'operazione e fece una smorfia: il dolore non accennava a diminuire. Se fosse una conseguenza dei sortilegi di Zendramax piuttosto che del suo uso eccessivo di energia non avrebbe saputo dirlo, ciò di cui era certo era che aveva un gran male addosso. Stava per abbandonarsi all'indietro, quando sentì la testa del drago spingere sulla sua schiena; lo stava aiutando a mettersi a sedere.

Seppur con imbarazzo, lo lasciò fare: si vergognava a farsi assistere così, ma pensava che se si fosse riuscito ad alzare a sedere, poi sarebbe stato meglio. Almeno, avrebbe potuto sciogliersi un po'.

"Ti ringrazio..." borbottò, impacciato, dopo che si fu alzato. "Ma... perché mi hai aiutato? Non mi devi nulla. Mi conosci appena..."

Eidrath rimase in silenzio per qualche istante, poi, sempre con la voce giovanile di poco prima, rispose: "Perché so come ci si sente".

Yu non commentò, e si limitò a sorridergli. Aveva visto giusto, in merito al drago; e quanto alla sua voce, sapeva che i suoi simili erano molto orgogliosi della loro estensione vocale, perciò immaginò che la voce profonda che aveva sentito prima servisse ad atteggiarsi perché Rangrin stava ascoltando; ora che il nano dormiva, la creatura non sentiva più la necessità di parlare con la voce impostata.

"Quando il Demone mi ha assalito, ho avuto paura. Sapevo che mi avrebbe ucciso e quando mi ha lasciato appeso a quegli alberi a morire, mi sono sentito solo, come mai in vita mia" proseguì il giovane drago, pensieroso. "Non mi ero mai sentito così inerme, nemmeno quando ero un cucciolo. E' come se l'umiliazione avesse spezzato qualcosa dentro di me... e..." sospirò, e scrollò di nuvo il capo, mandando ancora una volta quel curioso fruscio dalle creste che gli ornavano il capo e le orecchie. "Non mi va di pensarci troppo, scusami. Per ora, ti basti sapere che... capisco. Quando ho capito che da solo non ce l'avrei fatta, anch'io avrei voluto che qualcuno mi aiutasse; e so che lo devo solo alla fortuna, se sono ancora vivo. Tu avevi bisogno di aiuto, e io potevo offrirtelo, perché non avrei dovuto? Questo credo di aver imparato, oggi".

Il mago annuì. "Renderai orgogliosa la tua Genia e la tua famiglia" commentò. Sapeva che all'interno di una Genia, in realtà, tutti i draghi condividevano un qualche vincolo di parentela, ma sapeva anche che il termine "famiglia" era indicato solo per indicare le creature più prossime.

Eidrath ridacchiò sommessamente, con amarezza. "Dubito che si sentirebbero molto fieri di me, se sentissero la storia per intero..." osservò.

"Non c'è disonore nell'essere sconfitti da un avversario più forte di noi" obiettò Yu, in tono conciliante. "Tu hai lottato al meglio delle tue forze. Anziché dispiacerti della sconfitta, ringrazia il Cielo di avere avuto un'altra opportunità. Potrai superare la tua prova, e tornare a casa per prendere ciò che ti spetta, l'importante è questo, alla fine".




Eidrath inclinò il capo di lato e studiò il sorriso stanco del suo interlocutore. L'Oracolo era un vero mistero, per lui: si era aspettato qualcosa di più maestoso, che irradiasse un senso di maestà e di enigma... invece, si era trovato davanti quel piccolo mortale pallido ed emaciato, dagli occhi grandi e la voce gentile.

Era rimasto davvero perplesso quando il suo istinto gli aveva detto che l'Oracolo che cercava era proprio quel ragazzetto dall'aria fragile, ma ora che ci aveva scambiato qualche parola, doveva ricredersi. Forse non era esattamente l'Oracolo che lui si aspettava, eppure in lui vi era qualcosa in lui che lo rendeva simile ai Venerabili della Genia. Emanava un senso di saggezza, simile a quello che circondava certi draghi anziani, eppure era al contempo molto diverso da loro; forse perché, rispetto agli anziani, gli sembrava meno distante. Gli anziani sarebbero sempre rimasti tali, per lui, mentre il Venerabile Yulannath... sembrava davvero più vicino, aveva tutta l'aria che avrebbe potuto tranquillamente diventare suo amico. Parte di lui, per qualche motivo se l'augurava anche.

Scrollò il capo un'altra volta, facendo inarcare le sopracciglia al mago che, per fortuna, non poteva seguire il complicato filo dei suoi pensieri.

Si sentiva terribilmente confuso, dentro di lui si agitava una marea di emozioni e dubbi: non era indegno, pensare quelle cose, e sentirsi così smarrito? E l'Oracolo... l'avrebbe scoperto? O avrebbe dovuto confessarglielo lui? E tutta quella storia... non era segno che non era degno di compiere il passaggio?

Smettila, si rimproverò, aggrottando le sopracciglia.

"Cosa ti ha svegliato?" domandò, per cambiare argomento. Parlare di sé con il Venerabile gli faceva uno strano effetto: si sentiva scoperto, in qualche modo... il giovane aveva un modo di ascoltare del tutto diverso da quello del nano.

L'Oracolo rivolse lo sguardo altrove.

"Un sogno... o meglio... qualcosa che mi si è manifestato in sogno. Una qualche forza, che è diventata parte di me... credo di sapere cosa sia, ma..." fece una pausa, aprì una mano e abbassò gli occhi sul suo palmo che, Eidrath sapeva, non poteva vedere.

Yu sospirò e volse lo sguardo cieco davanti a sé. "Vorrei leggere qualcosa in merito, ma non posso... e tu, perché ti sei svegliato?"

Il drago sbuffò dal naso, un po' sulla difensiva. Perché lo metteva così a disagio, rispondere alle sue domande?

"Per diverse cose, immagino... qui per me è troppo caldo, e il fuoco per noi è doloroso, perciò è normale che non riesca a dormire bene vicino ad un camino. Ma non posso allontanarmi da te... è meglio che ci sia io a vegliare su di te, il nano è un pasticcione..." spiegò, guardando con occhio critico Rangrin, che ronfava a bocca aperta abbandonato su una poltrona. "E poi", proseguì, tornando a guardare il giovane "è difficile non pensare a quel che mi è capitato oggi... e, infine, anch'io ho sentito ciò che hai descritto".

Yu si voltò verso di lui, sorpreso. "Anche tu...?"

Lui annuì, pur sapendo che l'Oracolo non lo vedeva. "Sì. Qualcosa in te è cambiato, mentre dormivi. Hai qualcosa di più, ora... qualcosa che ti rende più simile a me, in un certo senso. In te c'è qualcosa dell'Inverno e del Vento, ora..."

Il mago chinò il capo e sospirò; Eidrath lo studiò: sembrava tanto stanco, e confuso, eppure, a dispetto di quell'aria debole, sentiva che il pallido Oracolo sarebbe stato un aiuto determinante.

"Eidrath... non voglio approfittarmi della tua gentilezza, ma vorrei chiederti un favore..." disse Yu dopo alcuni secondi di silenzio. "Vorrei che tu leggessi alcune pagine per me, da un mio libro. Uno molto speciale..." fece una pausa, poi sorrise, un po' imbarazzato. "Se sei in grado di leggere l'alfabeto umano, si intende..." aggiunse.

"Sicuro. Dove trovo questo libro-tesoro?" rispose Eidrath, alzandosi.

L'Oracolo tossì, e indicò un punto dove, probabilmente, pensava si trovasse la porta.

"Uscendo da questa stanza, troverai delle scale. Seguile fino alla mia stanza, è all'ultimo piano; il libro è sulla scrivania, è impossibile non notarlo: ti insulterà quando entrerai, probabilmente, e ti insulterà ancora di più quando lo prenderai. Non darci peso, è fatto così. Cerca di averne cura mentre lo porti qui, per favore. E' il mio tesoro più prezioso..."

Eidrath annuì e sorrise. "Va bene, Venerabile, tornerò presto" promise, gioviale, e si avviò su per le scale.




I passi pesanti del drago si allontanarono, e Yu tornò ad essere solo. Sospirò.

Era strano, trovarsi in quella condizione, come erano strani gli eventi attorno a lui; il destino aveva radunato una compagine piuttosto bizzarra, doveva ammettere.

Un nano che vola, un drago-bambino, e un mago di terza categoria...

Prese a giocherellare con un lembo della coperta, mentre aspettava che Eidrath tornasse, lasciando che la sua mente vagasse. Ripensò alla sua vita sulla Terra, a quando aveva scoperto il suo dono e la rivelazione che fu, all'epoca, scoprire di essere un Viaggiatore.

Ora tutto si ripeteva, ma la sconvolgimento era ancor più radicale: non era solo in possesso di un dono che lo rendeva diverso da tutti... era proprio qualcosa di diverso. O era pazzo. Nessuna delle due prospettive era facile da aspettare.

Fortunatamente, Eidrath fu rapido a tornare, e le proteste indignate che giunsero dalle scale distrassero il mago da quelle riflessioni cupe e gli restituirono il sorriso.

"Saliva sulla mia copertina!" gemette il Compedium quando, senza troppi complimenti, la creatura glielo sputò sulle gambe. "Questo bruto mi ha preso in bocca come un qualunque pezzo di carta straccia, dico!"

"Anch'io sono felice che tu stia bene" scherzò Yu, facendo l'occhiolino a Eidrath. "Che abbiamo in merito agli Stigmata?"

"Oh, un po' di cosucce... ma dubito che i tuoi occhietti vispi riescano a leggerle, adesso" commentò il libro.

"Certo. Ecco perché sarà il mio amico Eidrath a leggerle per me".

"Ma... un estraneo, leggere le mie pagine..."

"Le informazioni sugli Stigmata, se non ti dispiace" tagliò corto Yu. Era stanco, e non aveva voglia di mettersi a discutere con il suo Compendium. A volte, rimpiangeva di non averne avuto uno più conciliante.

Il libro smise di protestare, e dal fruscio che seguì il suo ordine, il mago capì che si era sfogliato e il testo si stava componendo sulla carta.

"Ooh, starorrrrdinario" sentì Eidrath mormorare, ammirato, mandando uno strano brontolio gutturale che, capì, doveva essere qualcosa di assai simile alle fusa di un gatto. Poi, schiaritosi la voce, cominciò a leggere il testo che era apparso sulle pagine del Compendium:


Gli Stigmata – al singolare, Stigma – sono l'elemento fondamentale per il controllo di una forma di magia antica nota con diversi nomi, tra cui Stregoneria Alchemica, Alta Stregoneria Draconica e Arte Fulgente presso gli Elfi.

Si tratta di un tipo di approccio alla magia affascinante ed esotico, che prescinde dall'utilizzo di formule per alterare la realtà secondo i desideri del mago. I praticanti di questo tipo di magia fanno affidamento solo sul proprio potere e sulla propria volontà per ottenere gli effetti desiderati. Gli Stigmata sono gli strumenti indispensabili attraverso i quali tali arcanisti praticano il loro controllo sugli elementi.

Essi non sono altro che una rappresentazione archetipica di un componente della realtà. Gli Elfi scrivono che, sebbene gli Stigmata principali siano quelli Elementali e che praticamente ogni tipo di effetto immaginabile può essere ottenuto mediante essi, esiste un numero molto più ampio di Stigmata cui attingere; secondo la loro teoria, tanto più uno Stigma è attinente ad un dato ambito, tanto più semplice sarà ottenere ciò che si desidera: per esempio, sarà più semplice e meno faticoso usare lo Stigma della Luce per illuminare una stanza, anziché ricorrere allo Stigma del Fuoco... ehi, queste cose le ho sentite dire anch'io, pensa. Però noi ne sappiamo più degli Elfi”.

Yu sorrise a quel commento del drago, e gli fece cenno di andare avanti.


Oh, scusa. Dunque... Ma nemmeno questo tipo di magia è perfetto. La natura del linguaggio archetipico cui fa ricorso rende estremamente difficile tanto il controllo di queste forze, quanto l'insegnamento del loro uso.

Controllare un sortilegio invocato usando uno Stigma, senza che esso sia incanalato in un Signum, richiede una grande chiarezza di intento, o si rischia che la magia si rivolti contro il mago, o che sfugga al suo controllo. I Signa sono quindi...”


Aspetta, ai Signa penseremo in seguito” intervenne di nuovo il mago. “Vai alla parte sull'apprendimento, è quella che mi interessa al momento”.


Hmm, va bene, allora... ecco. Tra i maghi umani, e persino fra gli Elfi, l'uso degli Stigmata è limitato, poiché il procedimento per intuire uno Stigma è difficile e richiede una forte sintonia con il linguaggio archetipico che non tutti possiedono. Quanti non possono dedurre uno Stigma attraverso la meditazione o l'indagine alchemico-archetipica devono apprenderlo, ma anche in questo caso il processo risulta estremamente complicato, e non sono molti i maghi che sono in grado di portarlo a termine senza danneggiare la propria padronanza dello Stigma in questione. Fanno eccezione i Draghi – hehe, naturalmente – la cui affinità con il linguaggio archetipico degli Stigmata trova pochi eguali tra le creature del regno materiale. Essi, assieme ad altre creature magiche, hanno la facoltà di imprimere gli Stigmata su coloro che ritengono degni, checché non impartiscano tali doni con leggerezza. Narrano le leggende che alcuni draghi particolarmente potenti siano riusciti a donare Stigmata a persone distanti semplicemente attraverso il loro legame mnemonico con loro; le teorie in merito sono diverse e tutte affascinanti...


Così può bastare, credo” lo interruppe Yu, alzando appena una mano. “Sei stato di grande aiuto; ti ringrazio” aggiunse poi, sorridendo al drago. “Credo di capire meglio ciò che è successo”.

Si passò una mano sul volto e si abbandonò nuovamente all'indietro. Gli era stato impartito uno Stigma, e da qualcuno che non era presente in quel luogo: Rangrin non sapeva nulla di magia, ed Eidrath era troppo giovane per fare una cosa simile. L'unica creatura che avrebbe avuto una qualche ragione per fargli quel dono era il Drago della Valle, ed il fatto che il Drago avesse scelto di impartire lo Stigma a lui piuttosto che agli altri maghi dell'Accademia significava...

Strinse la coperta, sentendosi riprendere dall'angoscia.

Significava che ciò che Azadrath era in qualche misura vero; che Azadrath, Arshilenne, i Luminal e la Frontiera esistevano, così come i Noxinal e la Zona Buia.

Sei turbato” osservò Eidrath, avvicinandosi di qualche passo.

Yu annuì, ma quella del drago non era una domanda, perciò non aveva senso cercare di dargli spiegazioni in quel momento.

Lo sono. Zendramax, lo stregone che ti ha aggredito, ci darà la caccia quando usciremo da qui. Ma dobbiamo farlo. Se vogliamo cacciare gli invasori, dobbiamo raggiungere Altosole” disse.

E come faremo, se il Demone sarà là fuori ad aspettarci?”

Il mago sorrise e strizzò un occhio.

Andremo ad Altosole, solo facendo una piccola deviazione”.




Angolo dell'autore: nuovo anno, nuovo capitolo. Sì, fra i buoni propositi per l'anno nuovo c'è anche lo scrivere di più.


In ogni caso, ho scelto di pubblicare un capitolo un po' più breve del solito; non c'è molta azione, ma ogni tanto ci vuole anche una piccola pausa per dare spiegazioni. In ogni caso, spero che vi piaccia.


Riguardo alla lunghezza dei miei capitoli, però, avrei bisogno di un consiglio: così come li ho strutturati finora sono troppo lunghi? E la formattazione, è leggibile, o affatica troppo la vista? Vi sarei molto grato se mi faceste sapere la vostra opinione in una recensione o anche solo in un messaggio. ^^


Grazie, e al prossimo capitolo!

   
 
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