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Autore: controcorrente    03/01/2012    4 recensioni
"Una volta ho letto la favola della Canna e della Quercia, madame. La Quercia si faceva beffe della Canna accusandola di debolezza, perché quest'ultima non possedeva la stessa corteccia ruvida, né il tronco imponente. Quando però una forte tempesta si abbatté su di loro, la Quercia, dopo aver fatto resistenza alla forza del vento, fu abbattuta mentre la Canna, per quanto violente fossero le raffiche, si piegava senza mai spezzarsi. Mi è sempre piaciuta quella storia e sapete perché? Perché anche la pianta più debole all'apparenza, può resistere alle difficoltà più insopportabili, se mantiene la flessibilità. Per questo motivo, non credo che siate una persona priva di temperamento. Non conosco molto di voi ma so che avete un buon carattere e se siete riuscita a mantenerlo in questo modo malgrado tutto, allora dovete sicuramente avere una qualche forza che vi ha permesso di conservarvi in questo modo." Questa è una nuova storia nella quale trovere una protagonista un po'insolita ma che secondo me merita attenzione. Auguro a chi volesse darci un'occhiata, buona lettura.
STORIA CONCLUSA
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Generale Jarjayes
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Madri, famiglie e vicende varie'
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Tanto per cominciare, auguro a tutti un buon anno. Nel precedente capitolo abbiamo visto Marie e Madame alle prese con due incontri particolari. Incontri che servono a entrambe per diversi motivi. Questo capitolo appare forse un po’forzato ma se avete delle perplessità chiedete pure…risponderò, nel limite del possibile.

 

UNA CIOCCOLATA CON ROSALIE E L’AMBIZIONE DI LAFAYETTE

 

 

Marie non si aspettava di fare simili incontri.

Madame Chatelet, dopo essersi presentata, si era offerta di portarla ad un caffè. –Per sdebitarmi di averti urtata.- le aveva risposto.

Marie non aveva obiettato. Era una giornata piuttosto fredda e non era per nulla disposta a rimanere fuori, con il rischio di prendersi un malanno. E quei giorni erano davvero gelidi, se avevano messo fuori combattimento la sua migliore amica, donandole, come regalo di natale anticipato, un raffreddore con i fiocchi che solo da pochissimo tempo aveva deciso di lasciarla in pace.

Il locale dove la donna l’aveva condotta era decorato con fantasie rococò corredate di specchi che davano al tutto un’aria quanto mai sofisticata. Rosalie si guardò attorno, alla ricerca di un posto dove farla accomodare.

Marie la seguiva, studiandola con lo sguardo.

Tutti coloro che la vedevano, la salutavano con rispetto e lei rispondeva con un cenno della mano ed un sorriso.

–Siete molto conosciuta Madame?-domandò allora la novizia.

-Non me- rispose questa, accomodandosi ad una sedia- ma mio marito. E’un giornalista e posso dire, a costo di fargli un complimento, che è molto bravo…ma non dirglielo o si monterà la testa!-

La ragazza ridacchiò.

-Madame- fece allora, un po’titubante- se non è troppo chiederglielo, per quale motivo mi avete invitato in questo luogo?-

Rosalie con un cenno le indicò il posto dove prima si trovavano. La novizia sbiancò. Quello spiazzo, prima semideserto, si era improvvisamente riempito di persone. –Se fossimo rimasti lì, rischiavamo di esserne travolte.- spiegò.

Gli occhi di ghiaccio si spalancarono.- Come durante la marcia delle donne a Versailles- mormorò.

Madame Chatelet si fermò un momento, fissando la piccola donna di fronte a lei. Con un cenno, indicò al cameriere di portare due tazze.

Marie la seguì con lo sguardo, distraendosi quasi subito, per via dell’arrivo di un uomo con un vassoio su cui erano poggiate due tazze. Uno strano odore, intenso e gradevole, raggiunse il suo naso, risvegliandole vari ricordi. Le sembrava lo stesso di quello che serviva, talvolta alle novizie del convento. Guardò incuriosita il liquido scuro, tentando di riconoscerlo.

-E’cioccolato, mademoiselle Chevalier. I nobili lo amavano molto e, dal momento che questo nuovo mondo deve prendere anche quel poco di buono che l’aristocrazia ci ha dato, tanto vale tenerselo…non siete d’accordo con me?- domandò, sorseggiando la sostanza scura.

Marie annuì, bevendo a sua volta e nel farlo, si guardava attorno. Sentiva nell’aria  le chiacchiere delle persone sedute ai tavoli vicini. –E’molto buono, Madame- disse, tenendo la testa bassa – però non capisco la ragione per cui mi abbiate avvicinato.-

Rosalie si grattò la testa, sorridendole un po’imbarazzata. –In realtà, temo che sto approfittando della vostra cortesia. Da alcuni mesi, da quando la Bastiglia è caduta, ho perso molti miei conoscenti…colpa anche degli impegni di mio marito. Mi annoio e sebbene vi abbia visto solo adesso, non penso che siate una persona disonesta.- spiegò.

-Che mestiere fa vostro marito…se è lecito chiederlo?- chiese la novizia, mentre si gustava il cioccolato. Non lo aveva mai bevuto in vita sua e non se la sentiva di sprecare un simile nettare. Quando lavorava al convento, lo aveva visto spesso nelle camere delle ragazzine nobili, anche se non le era mai stato permesso di assaggiarlo. Ora, invece, potendolo fare, non aveva alcuna intenzione di perdere una simile opportunità, soprattutto visto che non era certo che il Destino le avrebbe concesso una seconda occasione.

-Mio marito?- ripeté Madame Chatelet- Lui è un giornalista ma da qualche tempo sta collaborando con alcuni editori per la conservazione e divulgazione di alcuni testi. Un progetto che lo sta prendendo molto, sapete?-

Marie depose la tazza sul tavolo. –Che tipo di progetto, se è lecito chiedere?- domandò.

Rosalie si accarezzò  piano il mento. –Classici latini e greci. Bernard, mio marito, si è messo in testa che questa situazione di stallo con la monarchia, porterà numerose novità. Perciò, dopo aver riflettuto a lungo, dopo aver visto l’assalto alla reggia, ha pensato bene di radunare alcuni suoi amici per raccogliere i testi latini e greci che i nobili custodivano nelle loro case…quelle saccheggiate dalla popolazione rurale, per intenderci. Anche io gli do una mano, qualche volta, quando non è impegnato con il suo lavoro di giornalista, ma posso fare ben poco.- spiegò, non senza un filo di dispiacere.

-Non deve essere semplice- osservò la novizia –ma come sta procedendo questa vostra idea?-

-Non molto bene- rispose la donna, facendosi seria – gli Enciclopedisti non sono molto convinti di questo progetto. Non hanno molta simpatia per la cultura classica e, sebbene anche il loro lavoro stia subendo dei rallentamenti, per via dell’attività dell’Assemblea, non sembrano molto disposti su questo versante.-

Marie aggrottò la fronte, mentre gettava un’occhiata distratta al resto delle persone intorno a lei. – Peccato…ma almeno, avete iniziato?- domandò.

Madame Chatelet annuì. –Certamente. Anche se non sembra, ho avuto una buona educazione nella conoscenza di queste lingue e la fortuna di aver incontrato, nel corso della mia vita alcune persone particolarmente istruite su quel versante…che ora, per una serie di ragioni che non vi sto a dire, ci stanno aiutando.- disse, prima di farsi nuovamente seria –Il problema è che non abitano a Parigi e, quindi, il risultato dei loro lavori di trascrizione e traduzione ci arriva con una certa lentezza…senza contare che hanno avuto diversi problemi di salute.-

Nel frattempo, nella piazza poco distante, si stava creando un notevole scompiglio. Alcuni parigini stavano in quel momento declamando le idee politiche di alcuni personaggi, membri dell’Assemblea, che appoggiavano in modo del tutto indiscriminato. Marie sentiva le loro chiacchiere raggiungere ovattate il suo orecchio, lasciandola un po’ perplessa. Non capiva i loro discorsi. Parlavano di libertà, di uguaglianza, di fraternità. Concetti a lei quasi completamente estranei e che, anche con la caduta della fortezza della Bastiglia, sembravano ai suoi occhi, ingenui e disincantati al tempo stesso, qualcosa di assolutamente utopico. Perché non era vero che tutti gli uomini erano uguali. Se non era il sangue a fare la differenza, ci avrebbe pensato il denaro e, nella migliore delle ipotesi, le capacità peculiari della singola persona. Marie pensava tutto questo, non potendo fare a meno di ricordare le parole di Erin. Non l’aveva perdonata per il modo in cui si era rivolta a Madame, eppure non la biasimava. Sapeva che il suo era un gesto a fin di bene. Troppe volte, a causa della solitudine, si era ritrovata ad appoggiarsi, agli altri. Sempre persone oneste, ovviamente, ma questo la faceva sentire misera più di quanto non fosse. Ed Erin, che la conosceva meglio di chiunque altro, l’aveva messa in guardia, anche se con metodi poco ortodossi.

- Avremmo bisogno di qualche collaboratore che verrà ovviamente pagato. Pare che gli inglesi siano interessati a questo progetto…ma il problema resta.- disse, incrociando le mani tra loro –Ed io ho una famiglia ed una casa di cui occuparmi, come se non bastassero i problemi.-

Marie si mise una mano sotto il mento, pensando un po’al da farsi, quando improvvisamente le venne in mente il viso di una dama dai modi composti e gli occhi miti.

 

 

 

 

-Tradurre?- ripeté perplessa la dama, mentre sfogliava il minuscolo libro che avevano trovato a palazzo. O, per meglio dire, provava a farlo ma la notizia che Marie le aveva dato era stata tale da impedirle di proseguire. Persino Erin che le faceva compagnia da alcune ore, si era fermata.

-Ma sdai scherzando?- fece la prostituta raffreddata che, al contrario di Madame, troppo presa dalla lettura, aveva sentito tutta la storia dell’incontro al café- Hai sentito questa fantomatica signora chiederti se conoscevi qualcuno esperto di lingue e hai pensato a noi? Non ti è nemmeno venuto in mente che poteva essere una persona poco raccomandabile?-

Marie guardò lo scetticismo di Erin, poi scosse la testa. –Non è possibile!- esclamò – Quella donna mi sembrava proprio una brava persona. Madame Chatelet non si è comportata in modo sospetto, credimi.-

-Anche la proprietaria del casino dove ho vissuto per anni, sembrava una brava persona: andava a messa tutte le domeniche, si faceva vedere nelle opere di carità, ma questo non le impediva di comprare e vendere esseri umani come più gli aggradava!...Dannazione, Marie! Quante volte te lo devo dire: l’abito non fa il monaco!- disse la più grande, assottigliando gli occhi felini.

Le iridi di Marie si allargarono, mentre qualcosa di luminoso iniziava a farsi strada tra quegli specchi di acqua gelata. Qualcosa di paurosamente simile alle lacrime.

-Non ci pensare nemmeno!- grugnì la prostituta, indispettita, tentando e non riuscendo a distogliere lo sguardo –Non sperare di riuscire a convincermi in questa maniera…con questa espressione da cane bastonato…IO-NON-CI-VA-DO! E’CHIARO?-

-Perché no?- rispose invece Madame, alzando solo allora gli occhi dalla lettura, tra una trasecolata Erin ed una trionfante Marie –Io sono stanca di rimanere qui. Potremo mettere da parte qualcosa…senza contare che potrei raccogliere maggiori notizie sulla mia bambina. Va bene, per me non ci sono problemi.-

 

 

 

 

E così, alla fine, la minuscola e per niente inoffensiva Marie, l’aveva spuntata. Erin aveva fatto di tutto per protestare… ma la novizia aveva un asso nella manica. –Se intendi rimanere da sola con lui, cara la mia parrucchiera –le aveva bisbigliato, indicando un Girodelle che passeggiava in giardino e, allo stesso tempo, stando ben attenta a non farsi beccare da Madame- accomodati-

Di fronte ad una simile minaccia, la prostituta si era trovata costretta a capitolare. Non aveva detto ad anima viva cosa era successo quel giorno, ma non poteva negare che da quando quel capellone aveva detto addio alla sua bella chioma, qualcosa era cambiato…e di certo, era meglio che la cosa rimanesse segreta…o la piccola novizia avrebbe potuto usare una simile notizia per scopi che non osava nemmeno immaginare. Un vero peccato che l’intuizione della minuscola Chevalier fosse ancora un po’ troppo attiva per i suoi gusti.

E così, ora si trovavano di fronte ad un edificio in mattoni, intonacato di fresco. Marguerite si guardava attorno, studiando critica la costruzione. Doveva essere molto vecchio, anche se una grossolana targa, che portava il nome della contessa Du Barry la diceva diversamente. A quel nome, la dama si massaggiò nervosa il collo, non potendo fare a meno di pensare a quandograzie alla donna che aveva lasciato il suo segno sul palazzo aveva quasi rischiato la vita. Per sua fortuna, era stata salvata dalla sua adorata bambina. Mai come in quel momento, era stata riconoscente all’idea bislacca del marito.

Marie si avvicinò alla porta e, con un movimento rapido, iniziò a bussare.-Monsieur Chatelet-diceva frenetica- sono Mademoiselle Chevalier. Ho portato delle persone che potrebbero aiutarla per il progetto…mi ha mandato sua moglie.-

Erin fissava scettica la propria amica. Non che non avesse fiducia in lei ma le sembrava tutto troppo avventato. Si trovavano in una zona dove a farla da padrone erano dei magazzini e simili. Nessuna casa. Nessun negozio. Solo immensi caseggiati. Per lo meno non ci sono bettole o bordelli, ma io non mi fido. si ritrovò a pensare, mentre si guardava attorno, poco convinta. –Marie- la richiamò dopo qualche tempo –forse è meglio se rinunci. Non lo vedi che…-

Le parole le morirono in gola.

La porta, prima chiusa, si aprì di fronte a loro e fece bella mostra di sé un uomo alto e dal fisico armonioso, moro e con un viso dai tratti gentili. Guardò le tre donne, prima di posarsi sulla piccola Marie, che lo fissava in attesa di sentirlo parlare.

Cosa che ovviamente avvenne.

-Buongiorno- salutò –chi mi cerca?-

Le tre donne lo guardarono fisso, tanto che per qualche istante nessuna di loro fiatò. Erin non si aspettava che quello che aveva sentito la sua amica fosse vero, per cui non sapeva cosa dire. Marie le sorrise pacata, prima di guardare in modo significativo la scettica O’Neil, con un’occhiata che sembrava gridare Te l’avevo detto! ai quattro venti. -Sì- disse, avvicinandosi piano- stavamo proprio…-ma non ebbe il tempo di finire la frase. Un ombrello da passeggio si era abbattuto sulla testa del moro accompagnato da un –Maledetto traditore e ladro di figlie! Ti farò pentire di avermi privato della mia unica gioia!-. pronunciato da una furibonda Madame.

Erin fissò la scena incredula.

Ora le ho viste proprio tutte! pensò, dandosi una manata sulla testa.

 

 

 

Il vino di Lille era uno dei tanti privilegi che solo le nobili origini ed i nuovi capitali potevano conferirgli. E lui, dopo aver passato il suo tempo in America, aveva ben compreso quanto quei lussi fossero preziosi. Non gli interessava niente delle idee che viaggiavano nell’aria e che, come tali, erano qualcosa che mutava alla velocità con cui, in pochi anni, la corruzione endemica era riuscita a ottenere un risultato che nessuno si sarebbe mai atteso: la crisi della monarchia.

Una vera manna, per uno come lui andava pensando, con un sorrisetto. I nobili più influenti se ne erano andati o erano in difficoltà, lasciando il posto a chi, come Gilbert, aveva visto Versailles sempre e solo da lontanto.

Il maggiordomo era dietro di lui.

-Lucrece è nelle sue stanze?-domandò, fissando distratto il bicchiere.

-Sì padrone- rispose il servitore – come sempre.-

Il nobile sorrise divertito. –Molto bene- fece – Allora assicuratevi di far giungere le lettere in orario e senza deviazioni. Non voglio che nessuno degli interessati manchi all’appello.-

- Va bene.Il padrone ha delle direttive a proposito dei nostri ospiti?- domandò, con una punta di disprezzo nelle ultime parole.

-Marc, Marc- lo ammonì bonariamente il conte- sii gentile con loro. Sono amici della mia amica d’infanzia…non pensi di dover correggere simili difetti?- Poi si avvicinò alla finestra, fissando placido il giardino. Nulla turbava il delicato equilibrio della sua esistenza. In poco tempo, era riuscito a costruire una vera fortuna.  Aveva seguito con profitto la carriera militare, acquisendo onori e scalando le gerarchie, raggiungendo il massimo che un misero nobile di campagna poteva ottenere, grazie alla Rivoluzione Americana. Aveva contratto due nozze, piuttosto propizie e, ovviamente senza amore. Sopportava con pacata indifferenza le proprie consorti, un investimento che aveva ragion d’essere unicamente per questioni dinastiche ed economiche. C’era stato un tempo in cui aveva cordialmente detestato il proprio genitore, per la grettezza con cui conduceva la propria vita…ma ora, dopo aver fatto proprio quel cinismo, a lui così odioso, non poteva non vederne i vantaggi.  

Di certo, la buonanima del mio genitore non si sarebbe rallegrata molto del mio appoggio alla rivoluzione.pensava, rigirandosi il bicchiere tra le mani. Di certo, però, il vecchio, che tanto aveva ammorbato la sua esistenza con una serie di decisioni che non aveva mai condiviso, gli aveva insegnato quanto i sentimenti fossero qualcosa di effimero e fragile.

Un appoggio insicuro, dal momento che l’unico vero aiuto che poteva avere proveniva esclusivamente da sé stesso. Era partito per la guerra, poco dopo la morte della prima moglie, per far fortuna e, soprattutto, per diventare ricco a sufficienza da poter imporre il proprio volere.

E ci era riuscito.

Era diventato un eroe.

Un simbolo.

Una persona influente.

Poteva tornare, ora, come un moderno Ulisse.

Un vero peccato che Penelope non fosse più lì ad aspettarlo, con lo stesso abbandono di un tempo. E la colpa era tutta di quel borioso nobile che se l’era portata via, per accontentare un suo capriccio. Un pensiero che fece vacillare, sia pure per un momento, la sua sicurezza.

-Fa niente, Gilbert- disse alla propria immagine- la rivoluzione è ancora lunga e niente è certo. Non è detto che ciò che Dio ha unito non possa essere separato.-

Sì, doveva andare in questo modo.

Aveva tutto.

Mancava solo una cosa.

Marguerite.

Allora, per prima cosa, voglio ringraziare tutte voi per la gentilezza con cui mi recensite, in particolare Ladymarcella che con la sua schiettezza mi ha espresso un pensiero che forse molte avete. Se è così, vi pregherei di leggere la risposta che ho dato alla persona citata sopra. Tornando al capitolo, vi sono diverse cosette. Marie incontra Rosalie che, per scusarsi per averla urtata e per evitare che la piccola novizia finisca in mezzo alla folla, la conduce nel café. Rosalie appare piuttosto sofisticata ma ho immaginato che fosse coinvolta nei progetti del marito. Vedendo i modi pacati della novizia che, ricordiamocelo, non è analfabeta per nulla, ha pensato che fosse in qualche modo legata alla nobiltà (per motivi di somiglianza. Lei stessa, dopo Oscar, è cambiata molto…lacrime a parte…). Si tratta esclusivamente d’intuito e, dato il progetto di Bernard, occorre gente istruita. Visto che sono pochi quelli che conoscono davvero la materia, ha tentato semplicemente la sorte.

Tornando a La Fayette, conviene tenerlo d’occhio. Non è completamente cattivo ma è un personaggio dai tratti foschi. Grazie a tutti per avermi letto.

   
 
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