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Autore: MusicDanceRomance    04/01/2012    30 recensioni
Andromeda, per l'intera durata della lezione, continuò a guardare in modo strano il giovane Tonks, senza rendersene conto, e anche Ted perseverò nel guardare di sottecchi lei, senza rendersene conto.
In un attimo qualcosa era cambiato.
Come le note di un valzer, che imprimevano un ritmo difficile da decifrare quando meno lo si aspettava. La melodia d'un tratto correva più forte, anche se fondamentalmente il cuore dei suoni pulsava inalterato.
Genere: Generale, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Andromeda Black, Famiglia Black, Nimphadora Tonks, Ted Tonks | Coppie: Ted/Andromeda
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto, Più contesti
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Una delle occupazioni che preferiva svolgere al mattino era quella di spazzolare per due minuti i morbidi capelli della sua piccola, da alcuni giorni più lunghi e sfumati di un intenso verde bottiglia.
Andromeda canticchiava e al contempo osservava la bambina che, vivace nei suoi sette anni, si stropicciava gli occhi ancora imbottiti di sonno.
Ninfadora somigliava più di quanto non si potesse ammettere a suo padre, oltre che nei lineamenti del viso anche nei gesti e nei modi di fare sapeva di lui. Quel mattino una domanda particolare da formulare alla mamma premeva nella sua impaziente testolina di bimba curiosa, ci pensava da quando il papà le aveva raccontato la fiaba di Cenerentola:
-Mamma, cos’è il valzer? Cenerentola lo balla insieme al principe. Tu ne hai mai fatto uno? Com’è?
Andromeda strinse la spazzola tra le mani, interrompendo per un istante il suo lavoro. Non rispose veramente, si premunì di una strana affermazione:
-Sei piccola per avere a che fare con il valzer, Dora.
-Dai, descrivimelo!- la implorò la piccina -E’ tanto difficile? Papà dice sempre che ogni stato d’animo può essere narrato da un tipo di danza. Il valzer cosa rappresenta?
Già. Il valzer. Uno stato d’animo. O una vita intera.
Doveva inerpicarsi in quella discussione con parole nuove, limpide e delicate, per non far pesare alla figlia il valore dei suoi impulsi in quegli attimi di ghiaccio.
Occorrevano le parole giuste, parole che custodissero il senso di armonia e temperanza di cui un tempo si era rivestita nel pronunciarle, quando ancora poteva amare il valzer e viverlo nella sua fragile libertà.
-Esistono due tipi di valzer.- esordì Andromeda, smorzando il tono di voce -Il valzer inglese, che appartiene a tutti, e il valzer viennese, che inganna tutti. Del valzer inglese, altrimenti detto valzer lento, ti parlerà tuo padre. Io ti spiego cos’è il valzer viennese.
Ninfadora annuì e la madre riprese il suo discorso:
-Il valzer viennese è una musica che prima di tutto parla a sé stessa. E’ una canzone che si rincorre da sola. E’ il ballo di chi non ti lascia scelta, Dora. Sei costretta a eseguirlo col sorriso sulle labbra, anche se tenti con tutte le tue forze di trattenere le lacrime e cerchi negli occhi del tuo cavaliere un altro uomo. E una volta che ti lasci travolgere dalla sua musica sei obbligata a rincorrerne il tempo, a stargli dietro, a non deluderne le scansioni, a non intrecciare i tuoi sentimenti con quelli che la melodia tenta di instillare nel tuo cuore. Il valzer viennese ha la friabilità di fiabe combinate e amori morti. E’ un incastro di obblighi e doveri, è un susseguirsi di paure e agi. E’ una musica che si maschera di soavità ma che insidia dentro di te un corollario di regole e imposizioni. Rappresenta la società che non si vuole estinguere, per questo è composto da girotondi. O si obbedisce al valzer e alla famiglia, o si disonora la famiglia e quindi il valzer stesso. O si ama il valzer o si ama un uomo che non può permetterti.
-Ma Cenerentola…- osò contestare la piccola Ninfadora, prima che la madre la zittisse nuovamente:
-Lei era solo una fortunata Babbana, cara.- impresse un bacio sulla fronte della figlia e riprese a spazzolarle i capelli.
Per il resto della mattinata Andromeda abbandonò i lavori domestici; stava cedendo sempre più profondamente, inesorabilmente, alla sua memoria. Memoria del passato e di quella che nonostante tutto era stata una sorta di prima vita ancestrale e dispersa.
Il valzer dominava ancora una parte buia e sotterrata del suo cuore.
Bussò alla mente la sua canzone prediletta. E Andromeda si inabissò nei ricordi, lasciò che essi la aggredissero mentre riascoltava nel silenzio l’eco del suo ballo segreto.
Era il primo giorno di dicembre.
 
Festa e balli, fantasia,
Aveva cinque anni quando pregò sua madre perché le venisse insegnato il valzer dei Purosangue. Il valzer viennese.
Amava ascoltare le musiche che componevano quel ballo perfetto. Amava improvvisare da sola i giri di quel fiume di note sempre tumultuose e prepotenti, che rimandavano ai fasti del passato e alla pienezza di un presente che si voleva preservare.
Ad ogni festa di Palazzo Black lei, con le scarpine ancora strette e l’abitino elegante e finemente ricamato, si ritraeva dietro una colonna e contemplava in silenzio le coppie che in sala volavano via sulle note di una canzone di dicembre, tingendo di mille luci e colori l’atmosfera circostante.
 
E’ il ricordo di sempre
-Bella, smettila!- gridava col cuore colmo di lacrime.
Ma sua sorella Bellatrix, ad otto anni, scimmiottava grottescamente il modo in cui Andromeda apprendeva da sola i primi passi del valzer. Narcissa applaudiva e rideva incauta, troppo piccola per comprendere che l’esuberanza di una sorella dipendeva da un dispiacere dell’altra.
-Non balli così, Andromeda?- sogghignava senza ritegno la Black maggiore, che girava su se stessa in modo sgraziato, aggrappata al manico di una scopa da Quidditch -Balli proprio così! E tieni anche gli occhi chiusi! Perché non baci la scopa, già che ci sei? Vediamo se si trasforma in un bel Purosangue!- sputava allegria per indispettire la sorella, era il suo modo di divertirsi.
Era comparso poi d’improvviso nella stanza Cygnus Black che non aveva perso tempo nel punire Bellatrix e stringere tra le braccia Andromeda e rassicurarla:
-Continua ad esercitarti se ti piace tanto, cara. Ogni Black sa inchinarsi al potere del valzer, e tu sei una vera Black, Andromeda. Sono fiero di te.
 
Ed un canto vola via
Durante una gita al lago con gli zii si era intestardita nel giocare con Sirius, di appena tre anni; voleva convincerlo a fingersi il suo cavaliere.
-Balla il valzer con me, dai, Sir!- gli diceva entusiasta, sulle sponde del lago cristallino -Tutti i Black amano il valzer!
-Io non ballo!- si era opposto Sirius, intento a tirare la gonna della cugina perché pretendeva di essere preso in braccio -Io voglio giocare al mostro! Tu sei il mostro e io ti devo catturare!
Andromeda aveva sbuffato, ma nel sollevare da terra il cuginetto gli aveva già accordato il nuovo gioco:
-Tanto prima o poi dovrai ballare il valzer con me, hai capito, signorino? Promettilo!
-Sì, ma ora giochiamo al mostro!- ripeteva Sirius mentre scalciava in braccio a lei perché non vedeva l’ora di calarsi nei panni di un superbo cacciatore.
 
Quando viene dicembre
Gli elfi domestici erano occupati nell’addobbare gli interni di Palazzo Black e lei e Narcissa passeggiavano solennemente per il corridoio centrale tenendo d’occhio il loro lavoro. Non avevano che dieci e sette anni, l’età giusta per fantasticare su un futuro dorato.
-Io sposerò un uomo bello e forte e avrò un figlio Purosangue bello e forte come suo padre e grazioso ed educato come me!- elencava la piccola Narcissa.
-Io invece, Cissy,- replicava Andromeda con aria sognante -mi innamorerò del mio futuro marito ballando il valzer di dicembre. E ci sposeremo sulle sinfonie dello stesso valzer che ci ha fatti incontrare, sempre a dicembre e sotto la neve. E avremo un figlio valoroso e nobile che scavalcherà la società magica e diverrà il Black più potente, come vuole papà. E ovviamente nostro figlio nascerà a dicembre, che è il mio mese preferito e che è il mese del valzer!
-Andromeda, non sei leggermente noiosa? Pensi sempre e solo al valzer e alle feste di dicembre!- le aveva fatto notare con ingenuità la sorellina.
 
Sembra come un attimo
Non si era mai innamorata, però. Anche se si era impegnata in parecchi valzer viennesi.
Quando aveva quattordici anni, ad una delle feste private dei Black le si presentò il giovane Lucius Malfoy. Era bello e raffinato, distaccato e autorevole. Le chiese un ballo e lei accettò. Furono sufficienti pochi passi, e si convinse che non si sarebbe innamorata di lui.
Lei era cresciuta ed erano in tanti a chiederle un ballo durante le feste più prestigiose della famiglia. E lei volteggiava con piacere con tutti, per sognare. Sognava di confondersi in occhi magnetici e deliranti, sognava di farsi stringere da braccia che l’avrebbero governata oltre il tempo di un valzer e al di fuori di alcuni giri di convenzione. Ma non trovava mai nessuno disposto a farla innamorare di sé. Lei sorrideva speranzosa, fissava negli occhi chi la guidava, inclinava il capo verso sinistra, sollevava e tratteneva un lembo di gonna con la mano, liberava il nastro delle sue emozioni cercando il nodo giusto in cui farsi imbrigliare, e il valzer non si interrompeva mai.
Lei cercava l’attimo della verità e percepiva solo freddo.
Era freddo, il valzer, come il mese di dicembre.
 
Dei cavalli si impennano
-Sei tu la preferita di papà!- si lamentò Bellatrix mentre insieme cavalcavano nella radura.
-Bella, i nostri genitori vogliono bene a tutte noi!- la rimbeccò Andromeda, che teneva il passo con la sorella senza permetterle di farla rimanere indietro.
Erano entrambe delle ottime amazzoni, come conveniva alle donne Black.
-Sì, ma per te prova un affetto speciale. D’altronde, io e Cissy siamo le preferite della mamma e tu del papà. La situazione mi sembra abbastanza equa. Ma io sono convinta che tu prima o poi deluderai nostro padre. Tu sei stata una delusione, Dromeda! Sempre! Non ti impegni nelle lotte e nelle discussioni dei Purosangue, provi simpatia per gli elfi domestici… a volte sembri indegna del nome che porti! Sei una Black, perché non picchi mai gli elfi domestici? Perché non sputi in faccia ai mezzosangue, perché non ti infastidisce la loro presenza a scuola? Perché, me lo vuoi spiegare?
-Preferisco il valzer.- rispose lei con semplicità.
 
Torna quella melodia
Poi, a sedici anni, durante la lezione di pozioni combinata con i Tassorosso, il professore Lumacorno aveva ordinato ai suoi alunni di lavorare in coppia. A lei toccò in sorte di cooperare con Ted Tonks.
Ted notò subito l’evidente distacco di Andromeda e il modo indeciso e sprezzante con cui lei lo analizzava. Le parlò per primo:
-Posa gli occhi sul libro e lasciali lì, non mi piace essere guardato.
Ad Andromeda era sempre stato inculcato il germe della superiorità della razza. Sapeva di essere una Black, una nobile Purosangue, e sapeva che quel Tassorosso Tonks era un insulso Nato Babbano, inferiore a lei in tutto e per tutto. Però aveva voglia di difendersi:
-Non ti stavo guardando, mi assicuravo che tu inserissi correttamente gli ingredienti nel calderone.
-Ne ero sicuro.- le repliche svelte di Ted Tonks non si facevano mai attendere troppo.
Lui sapeva che assecondare una donna era il mezzo fondamentale per garantirsi la sua amicizia o il suo astio. E se la sdegnosa Black odiava lui, lui voleva offrirle un motivo in più per farsi odiare.
Andromeda, per l’intera durata della lezione, continuò a guardare in modo strano il giovane Tonks, senza rendersene conto, e anche Ted perseverò nel guardare di sottecchi lei, senza rendersene conto.
In un attimo qualcosa era cambiato.
Come le note di un valzer, che imprimevano un ritmo difficile da decifrare quando meno lo si aspettava. La melodia d’un tratto correva più forte, anche se fondamentalmente il cuore dei suoni pulsava inalterato.
 
Che il tempo portò via
-Io riesco a vedere i Thestral.- ammise Ted un giorno, mentre insieme preparavano un decotto alle erbe per gli animali invisibili.
-Come fai? Hai visto morire qualcuno allora!- esclamò Andromeda, che ancora a stento evitava il suo sguardo indagatore e traboccante di onestà.
-Sì. Ma non verrei certo a dire a te i fatti della mia famiglia. Per te non sono che Babbani, no?
-Infatti.- Andromeda scrollò le spalle e si sentì improvvisamente ferita e vuota dentro.
Non le piaceva venire giudicata da Ted. E non perché fosse un Nato Babbano e non gli sarebbe stato concesso il privilegio di avvicinarla, ma perché lui si mostrava sincero e diretto. Era solo Ted. Che aveva gli occhi limpidi che le ricordavano la neve, una voce calda e gentile come il valzer e dei modi bruschi e freddi che rivolgeva unicamente a lei, come se Ted fosse estate per l’intero mondo e dicembre solo per Andromeda.
-Questo è il tuo tempo, piccola Black. Non sprecarlo dietro ad un Nato Babbano.- le sussurrò -Sappiamo entrambi che io non sono alla tua altezza, né tu sei abbastanza per me.
 
Sembra come un attimo
Ted continuava a cercarla con gli occhi e lei continuava a farsi cercare e divorare dal suo sguardo impenetrabile, e alla fine erano diventati amici.
Era intrigante più di ogni altro ragazzo mai incontrato. Ma a lui il valzer viennese non piaceva. Andromeda giurò che glielo avrebbe fatto adorare. Ma lui si intestardiva e diceva che era roba da Purosangue, e non sapeva cosa farsene dei passi di danza austriaci che disegnavano giri sempre uguali e funzionali a se stessi. Loro erano inglesi, perché venerare le tradizioni di Vienna?
-I passi del valzer viennese non cambiano e si ripetono. E’ come se fosse un ballo che non si rinnovasse mai, capisci, piccola Black?
Come le famiglie Purosangue. Ma lei amava quella melodia. Perché era dolce e sapeva del suo passato, della sua infanzia e delle speranze che le avevano intessuto i ricordi di ingenua bambina. Le sembrava impossibile da odiare, in quella melodia lei avrebbe incontrato l’uomo della sua vita.
Credeva nella passione a prima vista, ma trascurava il fatto che l’amore spesso nasce sotto forma primaria di confidenza e cresce sulle vibrazioni di un attimo che non si cerca.
 
Dei cavalli si impennano
-Ted, hai mai baciato una ragazza?
-Sì, più di una a dire il vero.
-E non te ne sei mai innamorato?
-Ho bisogno dei baci per sopravvivere, non per innamorarmi. I baci non possono sostituire una persona che non puoi avere, quindi ne cerco pochi per non accontentarmi del niente.
A queste parole Andromeda era già scappata via. Non era giusto. Lui non aveva nulla a che vedere col valzer. Perché allora se ne era perdutamente innamorata? Perché lui le faceva capire in quel modo di amarla e di non desiderare altre?
Perché era un Nato Babbano e non poteva neppure permettersi di sfiorarla? Cosa aveva il suo sangue che non andava bene?
Si infuse nella memoria la melodia del valzer che canticchiava da piccola: lei voleva innamorarsi sulle note di quella canzone, non sui ritmi di un destino discorde. Non sulla musica nuda di un sentimento sfrenato.
Non voleva quell’amore illegittimo ed impuro, privo di colori. Oppure troppo pieno di colori, per una Black, da non poterli contenere tutti.
Il cavaliere azzurro delle fiabe per lei non domava un cavallo bianco che spiccava il volo; Ted poteva raggiungerla solamente a piedi, con le sue gambe, senza bisogno di ricorrere a cavalli e armatura.
 
Sento quella melodia
Di notte si erano incontrati nella Torre di Astronomia. Dovevano parlare.
Si erano evitati per due mesi, ma non resistevano a rimanere lontani l’uno dall’altra. Quella notte avrebbero dovuto dirsi addio per sempre.
-Ted Tonks,- esordì lei, scoprendo di avere il volto rigato da lacrime di sale -sei stato un vero amico, ma io sono una Black e ho dei doveri da rispettare e una famiglia e una stirpe a cui donare me stessa. Non è bello essere Purosangue, Ted. Ma io lo sono, e ho una dignità superiore da mantenere. Quindi… addio.
Andromeda stava per correre giù per le scale, ma due braccia imperiose la bloccarono e la catturarono in un nuovo abbraccio. Così diverso da quelli distaccati e formali a cui era abituata, così forte, violento ed esigente, solo suo.
Istintivamente labbra cercarono labbra e cuore cercò cuore.
Avrebbero dovuto dirsi addio sulle note di un silenzio crudele, invece si scoprirono nella stretta di tenebre amiche e nel vento di una notte priva di musica. Pelle contro pelle, danzarono insieme in unico corpo per la prima volta.
 
Nella memoria mia
Bellatrix venne a conoscenza della loro relazione dopo diversi mesi, quando il finire di novembre accompagnava l’invito per un nuovo valzer da accordare. Si scontrò con la sorella ingiuriandola senza ritegno e riferì ogni cosa ai loro genitori.
Il risultato fu un dialogo che sarebbe sempre rimasto marcato nella memoria di Andromeda.
-Andromeda,- gli occhi di suo padre la coprivano di indegnità -lui è un Nato Babbano. Lui è polvere che dobbiamo spazzare, ci ripromettiamo questo da una vita. Se non ci fossero mille leggi che difendono questi meschini io stesso mi divertirei a toglierli di mezzo, loro e la feccia degli altri esseri senza poteri.
-Padre, io…- Andromeda tentò di parlare.
-Taci!- urlò Bellatrix -Sei un disonore per noi! Non avrò più il coraggio di chiamarti sorella, dopo ciò che il Sanguesporco ti ha fatto! Chi credi che ti vorrà sposare adesso, sapendo che è stato uno schifoso Sanguesporco il primo per te?
Cygnus odiava picchiare le figlie, ma i Black onoravano una tradizione di castighi e sapevano come punire gli eredi indisciplinati. Due schiaffi non bastarono per Andromeda dopo che il padre ebbe udito gli ultimi discorsi di Bella.
-Vergogna, hai unito il tuo sangue con quello della feccia! Vergogna!- continuò a sbraitare Bellatrix disgustata -Non sei più o meno di quell’essere. Lo vorrei uccidere con le mie stesse mani, lui che ha osato contaminare il sangue di una Black! Non sei più una Black, Andromeda, non sei più mia sorella!
-Invece rimane una Black.- sentenziò bruscamente il padre -Rabastan Lestrange mi ha chiesto la tua mano. Vi sposerete lo stesso giorno in cui Bellatrix e Rodolphus verranno uniti in matrimonio: festeggeremo due nozze nella stessa alba. Una doppia alleanza con i Lestrange era ciò che ci prefiggevamo dal momento in cui sei venuta al mondo, Andromeda.
-Sempre se Rabastan ti vorrà sposare ancora!- riprese inferocita Bellatrix -Dopo che avrà scoperto che sei stata di un Sanguesporco!
-Rabastan soprassederà proprio perché lei è una Black, Bellatrix. E daremo una lezione al Sanguesporco, così imparerà a starle alla larga.- stabilì ancora Cygnus.
-No, padre, ti prego!- Andromeda, col viso ancora gonfio e rosso per gli schiaffi ricevuti, crollò in ginocchio -Punisci me, tortura me, ma non fargli del male! Ti prego, padre, punisci me! E’ colpa mia, sono io quella col sangue puro, non lui!
-D’accordo, Andromeda. Se vuoi soffrire per due, sarai esaudita.- e Cygnus fece un ultimo cenno a Bellatrix, che sorrideva malignamente.
Sua sorella aveva già sfoderato la bacchetta per rivolgerla contro di lei:
-Crucio!
 
Forse un giorno tornerò
-Andromeda, da oggi sei ufficialmente fidanzata con Rabastan Lestrange.
-Sì, padre. Grazie per aver…- la voce si indebolì più di lei stessa -per aver scelto per me. Noi siamo Black. Toujours pur.
Addio, Ted.
Avrebbe ballato il suo valzer alla festa di dicembre con qualcuno che già odiava. E che doveva sposare per forza. Ecco perché la sua fiaba assumeva i toni di una canzone turbolenta e possessiva.
Addio, Ted.
A dicembre ripeté apatica i passi del suo valzer preferito, senza più bisogno di appoggiarsi ad una scopa per fingere di essere guidata da qualcuno.
Venne la festa della neve e danzò con il suo promesso sposo.
Era come se Rabastan, durante il ballo, le pestasse continuamente i piedi. Come se le sue mani la torchiassero, come se il tempo scorresse troppo in fretta per lei, e stava male. I suoi genitori la guardavano e sorridevano appagati, certi di aver riscattato il sangue contaminato e di aver tratto in salvo dall’empietà una figlia sedotta.
Lei danzava la sua canzone e aveva nuovamente freddo, anche se il fuoco che scoppiettava nel camino avvolgeva in tremolio e calore il salone delle feste.
Gli invitati la studiavano sorridenti, ma lei intravedeva solo lingue di fuoco attorno a sé. Odiava dicembre perché a dicembre si era fidanzata con quell’odioso Rabastan e a dicembre aveva detto addio a Ted e al suo vero sogno, solo per compiacere un valzer che ormai avrebbe voluto abbandonare.
 
Il mio cuore lo sente
Durante la notte, con le pieghe nel cuore per quel valzer disastroso, tanto amato negli anni dell’innocenza, pianse come mai prima.
E poi fece la sua scelta definitiva.
Al mattino sparì, disse che andava da Sirius  per aiutarlo in una ricerca. Invece si fece raggiungere da Ted in un bosco innevato di dicembre.
Ted la strinse a lungo a sé prima di farsi raccontare nei dettagli delle ultime giornate trascorse a Palazzo Black.
Punizioni, minacce, rimproveri, odio, freddezza e delusione. Bellatrix la disprezzava e odiava, Narcissa la evitava e provava vergogna per lei. Non era più la figlia preferita di Cygnus Black. Sua madre era certa che lei fosse la mela marcia, ne nasceva una in ogni famiglia rispettabile, e contava i giorni che mancavano al suo matrimonio con Rabastan per non trovarsela più in casa.
 
Ed allora capirò il ricordo di sempre
-Se ti chiedessi di portarmi via con te, lo faresti?- chiese immediata a Ted, quando smise di ricordare e si permise di poggiare il capo sul suo cuore.
-A costo di insegnarti il mio valzer preferito.- rispose lui, stringendola sempre più forte a sé -E bada bene: io so ballare solo il valzer inglese, non il valzer viennese.
-Ed io conosco solo il valzer viennese e non quello inglese.- commentò Andromeda ridendo.
-Ci dovremo adattare.- Ted strizzò l’occhio.
Già. Il valzer viennese per la nobiltà, il valzer inglese per la felicità. Forse aveva solo confuso il genere fin dall’infanzia, ma ormai aveva ritrovato la traccia giusta da rincorrere. Con Ted.
-Amarti e renderti felice ogni giorno di più sarà lo scopo della mia vita.- le sussurrò Ted all’orecchio -Sposami, amore.
-Anche domani stesso, Ted. Anche adesso, sotto la neve di dicembre.- affermò Andromeda un attimo prima di baciarlo.
Senza più lacrime. Non ne avrebbe dovute versare mai più.
 
Ed un canto vola via
Andromeda non ebbe più sorelle, né padre né madre, né zii né cugini, né un nome né una stirpe. Al posto del suo nome nell’albero genealogico dei Black fumeggiò un rivolo di cenere. Bellatrix non rimpianse la perdita di una sorella che aveva offeso la loro casata purissima unendosi ad un Nato Babbano; Narcissa, se anche ne soffrì all’inizio, col tempo imparò a dimenticare, come conveniva a quelli del suo rango.
Un valzer viennese smise di cantare per chi lo aveva amato, e le feste a dicembre continuarono come se nulla fosse accaduto, ma con una vita e un entusiasmo in meno ad abbellire le feste dei Black.
Intanto la guerra avanzava.
 
Quando viene dicembre
-Mamma, mamma, a cosa stai pensando?- domandò la piccola Ninfadora alla madre, mentre si affacciava alla finestra in attesa del ritorno del suo adorato papà.
-Niente, cara.- Andomeda rinvenne dal torpore dei suoi ricordi, finalmente -Pensavo al valzer viennese.
-Non ti piaceva proprio, eh? Secondo me non lo sapevi ballare perché deve essere molto difficile, ecco!- protestò la bambina.
-Credo proprio che tu abbia ragione, tesoro.- sorrise amaramente Andromeda -Ma tuo padre mi ha insegnato il valzer inglese che è molto più semplice. Lì hai più libertà di scelta, quella è più una musica d’amore che una musica di doveri.
-Allora dovrò dire a papà di insegnarmi il valzer inglese!- convenne Dora.
-Certo, cara. Oh, sta tornando.- Andromeda scorse dalla finestra il suo Ted che avanzava verso la porta di casa -Corri ad abbracciarlo!
Ninfadora non se lo fece ripetere due volte. Era vispa, intelligente ed esuberante.
Come suo padre e sua madre. E avrebbe amato il valzer inglese, di sicuro. Non come Andromeda, perché Andromeda avrebbe voluto rimanere fedele al suo valzer viennese, composto da giri perfetti e musica turbinante.
Dora avrebbe cominciato a vivere da subito la musica giusta. Per Andromeda era tardi, la canzone che aveva scelto da bambina l’aveva tradita. Ma amava ugualmente la melodia dei suoi ricordi, e nel mese di dicembre si abbandonava ad essi, ai pensieri di un passato lontano e diverso, di una famiglia perduta, di quella che comunque era stata la sua vita. E insieme alle reminiscenze di una sinfonia celestiale ed ingannevole, a dicembre tornava anche un briciolo di incontenibile malinconia.
 
 
 
 
 
 
 
Angolino di MusicDanceRomance:
Sì, lo so che dicembre è appena finito, ma almeno leggendo questa song-fic mi sembra che ancora debba arrivare! ;  )
Come ormai avrete capito tutti il valzer viennese (quello amato da Andromeda e dalla sottoscritta) è molto diverso dal valzer inglese (amato da Ted e sempre dalla sottoscritta), e io mi sono basata su queste differenze per evidenziare il distacco tra i Purosangue e il resto del mondo. Il valzer viennese è più complesso, più solenne, ha una musica più spigliata e più vorticosa di quello inglese, è anche molto più elegante e difficile da eseguire, quindi ce lo vedo bene con la nobiltà Purosangue. Il valzer inglese ha un ritmo più dolce, è un ballo più sentimentale e meno esigente, quindi ce lo vedo bene per tutti i comuni mortali.
Così… di Bellatrix avevo già scritto, di Narcissa e Lucius pure… mi mancava solo Andromeda con Ted per completare il quadro delle sorelline Black, e grazie al cartone “Anastasia” e a questa meravigliosa canzone cantata nella versione italiana da Tosca sono riuscita a dedicare qualcosina anche ad Andromeda!
Ovviamente ho inventato tutto su Ted, il fatto che lui possa vedere i Thestral e via dicendo, su lui e Andromeda non si sa molto quindi mi sono scatenata con la fantasia, se ho fatto qualche errore consideratela una licenza poetica ;  )
Che altro posso dire, spero che sia piaciuta e spero che qualcuno mi lascerà il suo parere! Non aggiungo nulla di più perché se siete arrivati fino a qui dopo aver letto tutto non ne potete proprio più di me! Kiss!
 
 
  

   
 
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