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Autore: Julia Weasley    05/01/2012    15 recensioni
Seguito di “Eroi non si nasce, si diventa”.
Regulus è morto in circostanze misteriose, lasciando dietro di sé soltanto domande senza risposta. Ma quando una fidanzata che non si dà pace, un vecchio Indicibile in pensione e un elfo domestico che sa molto più di quanto possa sembrare incroceranno per caso le loro strade e uniranno le forze, tutto sarà destinato a cambiare.
Genere: Guerra, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Black, Mangiamorte, Nuovo personaggio, Ordine della Fenice, Regulus Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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- Questa storia fa parte della serie 'R.A.B.'
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Non può piovere per sempre

Capitolo 35
Decisioni, Quidditch e dolcetti

Alice dovette sedersi per riprendersi dallo shock. Non che gli altri tre stessero meglio, ma avevano reagito con una sorda incredulità. Tutti loro continuavano a guardare Silente come se sperassero che di lì a qualche istante saltasse su e dicesse che si era trattato solo di uno scherzo. Ma l'espressione seria con cui aveva parlato avrebbe già dovuto privarli di ogni dubbio.
« Che cosa significa? » disse Frank, cercando di instillare un minimo di buonsenso in quella conversazione. « I nostri figli potrebbero essere in pericolo? »
« Sì, Frank, potrebbero » confermò Silente. « Ma non è detto che si tratti per forza di uno di loro. Certo, le date di nascita coinciderebbero, ma Alice e Lily non sono le uniche streghe che partoriranno a fine luglio. Per vostra fortuna, voi siete sfuggiti a Voldemort soltanto due volte, quindi fino a questo momento la questione non vi riguarda. Ma potrebbe riguardarvi in futuro, nel caso in cui lo affrontaste di nuovo. E dal momento che non sappiamo di quale bambino parlava la profezia, nemmeno Voldemort lo sa. Io credo che aspetterà, cercando intanto di informarsi e capire chi potrebbe essere il bambino che dovrà eliminare... »
Frank vide Lily sbiancare e James fare un movimento brusco, come se avesse voluto afferrare Voldemort e strangolarlo. Frank stesso si sentiva terribilmente scosso e preoccupato. Non era tipo da mostrarsi spaventato – sua madre lo venerava così tanto che lui aveva imparato a fare il suo gioco e fingere di essere del tutto impassibile e coraggioso – ma in quel momento avrebbe voluto sedersi a sua volta, solo per contenere il tremore che gli aveva colpito le mani e le labbra. Il pensiero che suo figlio Neville potesse essere un obiettivo di Voldemort lo terrorizzava. E lo stesso dovevano pensare gli altri tre.
« Voldemort vorrà uccidere tutti i bambini nati a fine luglio? » chiese Lily, tremando a sua volta.
« Non credo. Non gli conviene. Rischierebbe di mettersi contro famiglie che lo sostengono o che lo lasciano fare senza opporglisi apertamente. E perdere mesi a cercare di uccidere neonati non gioverebbe alla sua immagine di mago oscuro. Io penso che aspetterà di sapere con certezza chi cercare e da quel momento gli darà la caccia. »
James sembrava sempre scosso, ma il tono con cui parlò dimostrava tutto il suo desiderio di reagire.
« Che cosa dobbiamo fare? »
Frank vide Silente osservare un anello che portava al dito, ma non vi fece troppo caso.
« Per il momento, niente di più di quanto facciate ora, anche se è meglio che ve ne stiate a casa con gli incantesimi di protezione. Niente più ronde per voi. Se dovete spostarvi, fatelo solo tramite Materializzazione o Passaporte non create dal Ministero. Evitate la Metropolvere. E cercate di uscire solo quando è strettamente necessario. »
« Ma... »
Frank non sapeva come dirlo. James e Lily non lavoravano e per loro non sarebbe stato un dramma, almeno in teoria, ma lui sì.
« Alice è in maternità » disse, angosciato. « Ma io sono un Auror a tutti gli effetti. Cosa dovrei fare? »
Silente lo guardava con aria comprensiva.
« Questo dovrete deciderlo tu e Alice. Se siete disposti ad affrontare il rischio, tu potresti continuare a lavorare. Ma c'è il pericolo che qualcuno usi una Imperius per costringerti a condurre Voldemort a casa tua. »
« Non lo permetterei. Mi ucciderei da solo se fossi sotto Imperius, piuttosto che portarlo dalla mia famiglia » sbottò Frank, orripilato, facendo rabbrividire tutti.
« Frank, smettila » lo rimproverò sua moglie, impressionata. « Ne parleremo dopo. »
Lui annuì, cercando di calmarsi, anche se credeva fermamente in quello che aveva detto. Essendo un Auror, aveva visto troppe volte persone che si erano suicidate per il rimorso di aver compiuto atrocità perché controllati dalla Maledizione Imperius, e lui non voleva di certo fare qualcosa contro la propria volontà. Tutti quei pensieri lo angosciavano. Non capiva come, dopo un attimo di smarrimento iniziale, Alice riuscisse ad essere più lucida di lui.
« Non preoccupatevi, andrà tutto bene » li rassicurò Silente, o almeno ci provò. Perché dopo aver perso amici e parenti in guerra nessuno di loro riusciva ad essere ottimista più di tanto.
Non aggiunsero una parola, almeno finché Silente fu lì. Poi, quando il vecchio Preside di Hogwarts lasciò il quartier generale dell'Ordine della Fenice, tutti e quattro si scambiarono delle occhiate cupe e tacquero, incerti su cosa dire. Alice aveva appoggiato la testa sulla spalla di Frank, che le accarezzava i capelli corti con aria distratta.
« Non ci posso credere » gemette Lily, sconvolta. « Quella profezia non ha senso! Che cosa potrebbe fare un neonato? Non è giusto... »
Frank sospirò, appoggiando la nuca contro il divano e fissando il soffitto bianco come a volersi svuotare la mente da tutti quei pensieri e preoccupazioni. Se fosse dipeso da lui avrebbe spedito Alice e Neville il più lontano possibile per non far loro correre rischi. Ma sapeva che Voldemort li avrebbe scovati ovunque: lui scovava sempre tutti, come aveva fatto con Benjy, Marlene, Caradoc ed Edgar. Quanto avrebbe voluto che tutto quello fosse solo un incubo...
« Io voglio continuare a combattere » disse James all'improvviso, dopo essere rimasto stranamente silenzioso, e tutti lo guardarono con sconcerto. Lui non se ne preoccupò. « L'Ordine della Fenice è in difficoltà e se ci ritiriamo tutti e quattro resteranno in pochi. Lily e Alice naturalmente non possono ma, almeno se tu » si rivolse a sua moglie, « non avrai nulla in contrario, io voglio restare a combattere. »
James la guardò e, dopo una lunga esitazione, Lily annuì, anche se era evidente che ne soffrisse e avesse paura.
« Frank, se vuoi combattere anche tu non preoccuparti per noi » gli disse Alice, seria.
« Davvero? » chiese lui, perplesso e ancora preoccupato. « Ma non sarebbe giusto... se mi succedesse qualcosa... »
« Non è giusto neanche rinunciare ai nostri ideali per una minaccia che forse non ci riguarda. E anche se ci riguardasse, io e Lily non possiamo combattere per via dei bambini, ma se potessimo lo faremmo. »
Lily era d'accordo e confermò.
Frank si sentì rianimare, anche se era preoccupato e temeva di rimpiangere per sempre la propria scelta.
« D'accordo allora » disse, schiarendosi la voce e scambiandosi con James un cenno.
« Però non spargiamo troppo la voce su questa storia » aggiunse Alice, con un tono improvvisamente determinato. « Non voglio che la spia sappia che siamo a conoscenza della profezia. Al massimo parliamone con persone fidate, ma è meglio evitare di farlo sapere a troppe persone. »
Gli altri concordarono.

***

Sembrava di essere di nuovo ai tempi di Hogwarts. Decine di studenti gironzolavano per le vie di Hogsmeade, ridendo e chiacchierando allegramente. Alcuni gustavano i dolci appena comprati da Mielandia, altri sperimentavano i fuochi d'artificio di Zonko in piena strada, provocando la reazione indignata di una vecchia strega che sbraitava dalla finestra di casa sua.
« Se non stessimo facendo la ronda mi fionderei subito da Mielandia » commentò Sturgis mentre passavano davanti alla vetrina di dolciumi.
Emmeline notò che gli brillavano gli occhi.
« Sei goloso o sbaglio? » gli chiese.
« Ehm, solo un po' » rispose lui, ridendo. « Anzi, adesso sono migliorato. Quando ero a Hogwarts passavo le giornate a mangiare dolci. La mia sala comune poi è anche vicina alle cucine, e quando ho scoperto il modo per entrare è stata la fine... per gli elfi domestici, intendo. »
« Ci sono andata, una volta, ma gli elfi mi hanno servito così tante cose che ho fatto indigestione e non ci sono più tornata. »
« Io non correvo questo pericolo. Ero un pozzo senza fondo. »
Emmeline rise ancora. E dire che Sturgis all'inizio le era sembrato incapace di parlare. Invece era un tipo simpatico, non appena riusciva ad aprirsi un po'.
« Se vuoi puoi entrare, dai » gli disse, vedendo il suo volto gioviale illuminarsi all'improvviso. « Io resto fuori per controllare la situazione. Se succede qualcosa ti chiamo. »
Sturgis esitava.
« Sei sicura? »
« Certo. Tranquillo, non lo dico a Malocchio. So che ti fa paura. »
« Non è proprio paura, ma mette ansia con quell'occhio che fissa... D'accordo allora, entro, prendo qualcosa ed esco subito. Tu cosa vuoi? »
« Delle Caramelle Mou andranno benissimo, grazie. »
Sturgis si fece largo tra gli studenti ed entrò a Mielandia, mentre Emmeline rimaneva accanto all'entrata. Immaginava che il ragazzo sarebbe stato travolto dall'entusiasmo, una volta dentro, quindi non si meravigliò di dover aspettare più del dovuto.
La vera sorpresa per lei giunse qualche istante dopo, mentre si osservava le unghie con indifferenza.
« Ciao Emmeline » parlò qualcuno alle sue spalle, e lei sentì accelerare i battiti all'improvviso.
« Barty » disse, voltandosi a guardare il ragazzo, sperando di non apparire troppo pallida o sconvolta. O anche di non sembrare furibonda. « Che fai da queste parti? »
« Devo andare da Mondomago per comprare delle cose. E già che ci sono controllo la situazione, in caso di attacchi. »
« Ma che bravo » commentò lei, accorgendosi di aver parlato con un tono forse troppo sarcastico.
« Tu invece? »
« Io sto facendo un- » esordì, bloccandosi all'improvviso. Non poteva di certo dirgli che era lì per conto dell'Ordine della Fenice. Lui non sapeva che lei ne facesse parte, e anche se lo sospettava era meglio non dargli conferme. « Sto facendo una passeggiata. »
Neanche a farlo apposta, Sturgis uscì in quel momento.
« Emmeline, ecco qua le Caramelle Mou. Ti ho preso anche delle Cioccorane, già che c'ero » le disse, consegnandole un pacchetto e tenendo per sé un altro pacco molto più grosso. « Se vuoi alcune delle mie chiedi pure, non le mangio mica tutte » si giustificò, imbarazzato.
Il sorriso falsamente cordiale di Barty sembrava essersi congelato. Qualcosa dentro Emmeline sussultò nel rendersene conto, ma la sua parte più razionale – e sana di mente, pensò – lo represse subito, ricordandole all'istante che lui ormai era un Mangiamorte.
« Grazie. Sturgis, lui è Barty Crouch. Barty, ti presento Sturgis Podmore » fece lei, sforzandosi di sembrare naturale, anche se dentro si sentiva esplodere per lo stress.
« Oh, tu sei Crouch junior! È un piacere conoscerti » disse Sturgis, gentile, tendendo la mano all'altro, il quale però la strinse con poco entusiasmo. Barty si limitò ad annuire e a trattarlo con un atteggiamento di superiorità, cosa che meravigliò parecchio l'ignaro Sturgis. Emmeline iniziò a temere di averlo messo nei guai, anche se Barty sembrava comunque poco intenzionato a fare alcunché: Sturgis era un pezzo di pane, ma dall'alto del suo metro e novanta incuteva un certo timore.
« Bene, noi andiamo. Ci si vede » salutò nervosamente, trascinando via l'altro.
« Ciao » bofonchiò Barty, sfoderando un sorriso che forse poteva ingannare Sturgis, ma non Emmeline, che si sentì avvampare così tanto da voltarsi in tutta fretta ed allontanarsi da lì il prima possibile.
« Non gli sono molto simpatico o è solo una mia impressione? » le chiese Sturgis, perplesso, mentre percorrevano High Street.
Lei si morse il labbro, agitata, senza rispondergli. Si sentiva malissimo. Odiava provare quelle emozioni. Non avrebbe più dovuto sentirsi così, non per lui, non lo meritava. Ma perché non riusciva a toglierselo dalla testa?
Con suo grande orrore si accorse che gli occhi le pizzicavano.
« Scusa Sturgis, devo correre in bagno » bofonchiò, dirigendosi in fretta verso i Tre Manici di Scopa.
« Oh, ok. Io ti aspetto qui » rispose lui, perplesso, ma Emmeline ormai era già dentro.

Sturgis aspettava da cinque minuti buoni. Sapeva che le ragazze impiegavano sempre più tempo per stare in bagno, ma iniziava già a guardare con agitazione la porta dei Tre Manici di Scopa ogni volta che si apriva. Non che si annoiasse: sapeva bene come ingannare l'attesa, pensava mentre ingurgitava il decimo dolcetto, felice e soddisfatto.
Dopo altri cinque minuti però si disse che la sua non era paranoia. Che cosa doveva fare di tanto complicato in quel bagno?
Così, richiudendo a malincuore il pacco di Mielandia già dimezzato, entrò nel locale affollato. C'erano così tanti studenti che dovette spintonarne parecchi pur di farsi strada e raggiungere i bagni. Quando si intrufolò in quello femminile, arrossì quando due ragazzine del terzo anno lo guardarono con preoccupazione e sconcerto.
« Questo è il bagno delle ragazze » gli fecero notare.
« Oh, giusto... scusate » fece lui, tornando indietro. Quando quelle si furono allontanate a sufficienza, si limitò ad affacciarsi.
« Emmeline, sei qui? »
A rispondergli fu un coro di voci femminili che protestavano da dentro i rispettivi cubicoli, urlandogli di andarsene. Quando vide avvicinarsi un aiutante grande e grosso di Madama Rosmerta, Sturgis decise che fosse il caso di dileguarsi, prima di essere arrestato per molestie. Aveva sempre avuto una naturale propensione a farsi accusare di crimini che non aveva commesso, come per esempio quando, al suo quarto anno, la professoressa Sprite lo aveva punito per aver messo uova di Doxy nel piatto di Lucius Malfoy. In realtà era stata tutta colpa degli undicenni Sirius Black e James Potter. Ma non era mica colpa sua se quei due gli avevano regalato quelle uova di Doxy spacciandole per Gelatine Tuttigusti +1, pensò, ricordando l'imbarazzo di essere stato messo nel sacco da due ragazzini del primo anno.
E poi non si poteva dire di no a dei dolcetti gratuiti.
Cercò Emmeline per tutto il locale ma non la vide. Sinceramente preoccupato, ebbe un lampo di genio quando notò una porta che conduceva sul retro del locale. Approfittando della folla, la aprì e uscì di fuori. Il retro non era niente di speciale. C'erano delle casse di legno accatastate, alcune piante cresciute per caso e un muro che lo separava dalla strada parallela ad High Street.
Capì di avere avuto una buona intuizione quando scorse una testa bionda al di là di un cumulo di cassette.
« Ehi, Emmeline, mi hai fatto spaventare » le disse, avvicinandosi. « Dove...? Per le sottane di Tosca, stavi piangendo? »
« No, certo che no! » mentì lei, affrettandosi a guardare nella direzione opposta. « Stavo... »
Non le venne in mente una scusa valida, così tacque.
Sturgis era paralizzato. Emmeline era sempre stata una ragazza controllata, e vederla lì per terra a fingere di non aver pianto gli sembrava terribilmente sbagliato. Non aveva idea di cosa le fosse successo e sapeva di non essere bravo a consolare le persone – anche se aveva la tendenza a stare male per loro ogni volta – ma sapeva di dover fare qualcosa.
« Qualche Mangiamorte ti ha ferita? » le chiese, colto all'improvviso da quel dubbio.
Lei emise uno sbuffo ironico ma scosse la testa. Sturgis le si sedette accanto, impacciato ma deciso a capire cose le fosse successo.
« E allora cos'hai? »
« Niente. »
Emmeline si teneva le mani strette alle ginocchia flesse e aveva appoggiato la testa su di esse, chiusa a riccio.
« Senti, non voglio essere impiccione, però mi dispiace vederti così. Insomma, se posso aiutarti... »
« Non puoi fare niente, Sturgis. Non preoccuparti per me, non ne vale proprio la pena. »
« Ma che dici... Perché? »
« Perché sono un'imbecille, ecco perché! » sbottò lei di colpo, facendogli fare un balzo all'indietro per lo spavento. « Hai presente quel ragazzo che abbiamo incontrato prima? Stavamo insieme tempo fa, e anche se so perfettamente che è un maledetto traditore, bugiardo, approfittatore, carogna, voltafaccia, schifoso, falso, bastardo... »
« Sciocco? » la aiutò lui, visto che Emmeline sembrava a corto di insulti.
Lei inarcò un sopracciglio e lui si sentì altrettanto sciocco.
« Qualcosa del genere, ma avrei preferito un termine meno educato. Comunque, anche se so che razza di persona orribile sia, ogni volta devo obbligare me stessa a non cedere, perché provo ancora qualcosa per lui, anche se lo odio e mi farebbe vomitare la sola idea di farmi toccare da quel viscido doppiogiochista! Non sopporto più questa situazione. »
Sturgis cercò di riprendersi, ignorando la strana sensazione di fastidio e malinconia che lo aveva assalito.
« Scusa se te lo chiedo, ma che cosa ti ha fatto? »
« È un Mangiamorte » rispose lei, stupendosi di se stessa e di quello che aveva rivelato.
Sturgis sembrava altrettanto sotto shock. Dopo almeno mezzo minuto, si ricordò di richiudere la bocca.
« Stai parlando di Crouch junior? »
« Sì, lo so, sembra assurdo ma è così. Nemmeno io ci credevo all'inizio quando Rachel me l'ha detto. È stato per questo che avevamo litigato l'altra volta, a proposito... Ecco, adesso penserai pure che sia io quella che ha tradito l'Ordine, visto che non riesco a togliermelo dalla testa. Fantastico. »
Lui scosse la testa, ancora sconcertato per tutto quello che stava scoprendo.
« Se lo fossi non mi avresti detto queste cose. E poi io non sospetto proprio nessuno, anzi, Malocchio dice sempre che sono stupido a fidarmi di tutti, ma non posso farci nulla. Comunque... » disse, esitando perché non sapeva come continuare. « Secondo me non devi darti dell'imbecille. È normale che tu stia così adesso... »
« Lo so ma è un sacco di tempo che dura questa storia. E sto avendo anche delle conseguenze sul lavoro. Sono indietro con gli esami, e di questo passo non prenderò mai il diploma di Auror. Sono solo una stupida che non riesce ad andare avanti... »
« Non dire queste cose, non sei una stupida » sbottò lui, accorato. « Hai solo bisogno di tempo. Io non ti conosco benissimo, ma penso che tu esiga sempre troppo da te stessa. Quando soffri non devi reprimerlo, devi accettarlo e affrontare la cosa. Solo così potrai andare avanti. »
Lei lo guardò con stupore.
« È vero ma... come fai a sapere queste cose di me? »
« Bè... io non parlo spesso, ma ascolto e osservo parecchio. Ecco perché l'ho notato » rispose.
Emmeline lo guardò con curiosità.
« Tu hai mai provato qualcosa del genere? »
Sturgis non riuscì a impedirsi di evitare quegli occhi blu che lo fissavano speranzosi.
« Sì » ammise, a testa bassa. « Non sono stato tradito come lui ha fatto con te, ma so che significa non riuscire a dormire la notte perché non fai che pensare ad una persona. »
Resosi conto di quello che aveva detto, arrossì come una Pluffa e iniziò a giocherellare con la bacchetta, tanto per distrarsi.
« Non avrà pensato che io e te stiamo insieme, vero? » chiese poi.
« Temo di sì » confessò Emmeline, a disagio. Sturgis la guardò con l'espressione di chi ha appena visto una mandria di Erumpent in corsa. « Mi dispiace, non volevo crearti problemi... »
Lui scosse la testa, dopo essersi ripreso.
« Non importa, gli sta bene: gli hai dimostrato che non ti importa nulla di lui, anche se non è vero. Quanto a me, visto che è un Mangiamorte, dovrei stare attento a lui in ogni caso. »
« Grazie. »
Tacquero per un altro po', poi Sturgis si sforzò di dire qualcos'altro.
« Sai, dovresti uscire con qualcuno intanto, ti aiuterebbe a distrarti » le suggerì.
« Le uniche persone che vedo siete voi dell'Ordine e gli altri aspiranti Auror, non ho molto tempo di fare nuove conoscenze. E, come direbbe Malocchio, non sarebbe sicuro. »
« Quelli del tuo corso... »
« Non mi ci trovo molto » disse lei. « Pensano sempre e soltanto alla loro futura carriera e sono competitivi da morire, quindi preferisco evitare. In realtà sono competitiva anche io, e parecchio, ma al momento non mi interessa più essere la migliore. Ormai non mi riconosco più... »
« Allora puoi uscire con me. »
Tra di loro cadde un silenzio teso.
« Cosa? »
« Niente, dimentica quello che ho detto! » esclamò lui, preso da panico.
Emmeline gli rivolse un sorriso stupefatto.
« Ci stai provando? »
« No, no, non è così! È che visto che andiamo d'accordo, ho pensato che potessimo provare ad essere amici, niente di più. »
« Davvero? »
« Giuro! »
Lei sospirò.
« Meglio così, perché non mi va di risolvere i miei problemi creandoli a qualcun altro. Ma se ci vediamo come amici per me va bene. »
Sturgis le offrì una Cioccorana che lei accettò. Lui si ritrovò a sospirare mentre cercava di non guardarla troppo a lungo e di non arrossire, o si sarebbe insospettita. E Sturgis non era bravo a fingere.

***

« Questa non ci voleva » disse Regulus, sfogliando le pagine bianche del diario. A parte il foro che l'athame gli aveva inciso in mezzo, non era rimasta traccia di quello che Tom Riddle vi aveva scritto. « L'inchiostro è fuoriuscito completamente dalla carta quando hai distrutto l'Horcrux. Non potremo mai sapere cosa aveva annotato ».
« Mi dispiace » fece Rachel, mordendosi il labbro.
« Non potevamo fare altrimenti, a meno di farci possedere e controllare dal frammento di anima di Tu-Sai-Chi. Vedrai che Silente troverà altri ricordi ».
Lei annuì, anche se era ancora abbastanza giù di morale.
« Maledetto inchiostro. Sory ha impiegato tre ore per smacchiare il pavimento, poveretta » disse. Poi le tornò in mente qualcosa e si rivolse di nuovo a lui. « Sei stato tu a darle quella fetta di torta, l'altro giorno? »
« Sì, mi sembrava affaticata e ho pensato di tirarla su con la mia fetta. Perché? »
« Ah, era la tua fetta di torta! Questo spiega perché ti adora. Prima credevo che avesse una cotta per te ».
Lui sgranò gli occhi.
« Ma che dici? »
« Noi non le facciamo mancare il cibo, e non le diamo mai gli avanzi come fanno molti, ma non mi è mai capitato di darle qualcosa che stava nel mio piatto. Ma che fai tu agli elfi domestici, eh? » disse Rachel, ridacchiando.
« Sono irresistibile » scherzò lui.
« Ma quanto siamo ilari oggi » bofonchiò Perseus da dietro la Gazzetta del Profeta, sentendo Rachel ridere di cuore.
« Ogni tanto ci vuole, papà » rispose lei allegramente.
Regulus annuì, perfettamente d'accordo. Erano stati tristi e angosciati per diverso tempo, sia per la storia degli Horcrux, sia per il tradimento di Barty che per la morte dei Bones e tutto quel che riguardava la guerra. Ma avevano deciso che avere già annientato tre Horcrux fosse un'ottima notizia, quindi volevano godersi quel momento senza preoccuparsi troppo di quello che avrebbero dovuto affrontare dopo, almeno per un po'.
« Hai ragione » convenne Alphard, salutandoli da dietro una tazza di tè.
« Quando sei arrivato? » gli chiese Regulus mentre tutti e due si sedevano a fare colazione.
« Poco fa, giusto in tempo per sorprendere Perseus con il suo berretto da notte ancora in testa. Ancora non ha capito che non vanno più di moda ».
« Ti avverto, Alphard, falla finita » disse Perseus, senza spostare il giornale da davanti il viso, ma puntando un minaccioso cucchiaino pieno di marmellata contro di lui.
Regulus notò che lo zio aveva una mano fasciata con una benda.
« Che cosa ti è successo? »
« Oh questa? Niente di grave. Mi sono ferito per sbaglio mentre provavo un incantesimo, e visto che non la smetteva di sanguinare, non potendo andare al San Mungo, sono piombato qui all'alba ».
« Non preoccuparti, l'ho curato per bene e gli ho dato una pozione Rimpolpasangue » lo rassicurò Diane. « Però Alphard, dovresti stare più attento con gli incantesimi pericolosi ».
« Di solito faccio attenzione, ma ieri notte non ho chiuso occhio e stamattina ero talmente stanco che non mi sono concentrato a dovere. Colpa mia » ammise lui.
« Come mai non hai dormito? » chiese Regulus.
Alphard non rispose subito. Per alcuni istanti fissò il piatto senza dire nulla, con uno sguardo strano.
« Brutti pensieri... » rispose poi, evasivo.
Regulus voleva sapere di che tipo di pensieri si trattasse, ma decise di chiederglielo in privato più tardi.
« Oh, Regulus, non ti ho ancora dato la notizia! » intervenne Diane, distraendolo. « Ieri sera è nato il figlio di tua cugina. Me l'ha detto il Guaritore che l'aveva in cura. È un maschio e l'hanno chiamato Draco. »
Regulus sorrise. Si sentiva un po' emozionato e pensò che sarebbe stato bello poter andare a trovare Narcissa e suo figlio.
« Spero che abbia preso dalla madre » commentò.
Diane parve riflettere intensamente, poi scosse la testa con rassegnazione.
« Non ne sono sicura perché è appena nato, ma temo che sia più simile al padre. »
« Oh » fece Regulus, deluso.
« Poveretto » convenne Alphard.
« Perché ci tenete tanto? » chiese Diane.
« Io sarò un rinnegato, ma certe cose mi stanno ancora a cuore: i geni dei Black non possono soccombere a quelli dei Malfoy, è umiliante. »
« Non deve essere per forza un male. I Malfoy sono più furbi di voi incoscienti e aspiranti suicidi. Almeno avrà l'abilità di cavarsela sempre e restare impunito, e molti finiranno col considerarlo addirittura una povera vittima » disse Perseus con un certo tono di disprezzo.
« Che mondo crudele. Però noi abbiamo un fascino che nessuno potrebbe mai eguagliare » rise Alphard.
« Il fascino dei Black è un dono raro » disse Rachel, scherzosa. « Ma non siate così pessimisti. Non è detto che prenda dal padre anche per il carattere. »
« Me lo auguro » disse Regulus, mentre faceva finta di non sentire Perseus che bofonchiava tra sé con un tono profondamente scettico:
« … fascino, ma per favore... »
Finita la colazione, gli tornò in mente il discorso che avevano interrotto, e invitò suo zio a fare quattro passi in giardino.
« Che brutti pensieri avevi stanotte? » gli chiese.
Alphard non poté fare a meno di sorridere.
« Non ti sfugge niente, eh? »
« No. mi sei sembrato preoccupato. »
Lui alzò le spalle.
« Ricordo solo di essere andato a dormire subito dopo aver letto di un'altra strage di alcuni maghi che aiutavano i Babbani, e ho avuto una brutta sensazione... come un presentimento. Non agitarti, ora è passato » aggiunse, vedendolo piuttosto teso.
« Siamo maghi, lo sai che a volte può capitarci di avere delle sensazioni che riguardano il futuro ».
« Non credo, non sono mai andato molto bene in Divinazione... » Alphard notò l'espressione scettica del ragazzo e decise di smettere di mentire. « Sì, ammetto che non mi era mai capitato e mi sono fatto spaventare un po'... Ma non è nulla. Sono solo preoccupato per te e tuo fratello, tutto qui. Penso che di questi tempi sia normale, no? »
« Sì, questo è vero » convenne Regulus, ripensando sia a quello che Rachel gli aveva raccontato di aver visto a causa del diario, sia alle paure e le preoccupazioni che spesso assalivano anche lui.
« Comunque sia, ho sentito la vostra mancanza e volevo rivedervi » aggiunse suo zio in tono neutro.
Regulus notò che sembrava pensieroso. Alphard si accorse dello sguardo indagatore del nipote e gli sorrise.
« Sai, non so se te l'ho già detto, e anche se lo avessi fatto forse non mi sono espresso al meglio come avrei voluto. Sono fiero di te e delle scelte che hai fatto ».
« Grazie ma ora mi stai facendo preoccupare davvero » gli comunicò Regulus, inquieto.
« Non preoccuparti, sto bene. È solo che ogni tanto, con tutte le brutte notizie che arrivano ogni giorno a tutte le ore, mi viene da pensare che non bisognerebbe tenere certe cose per sé, perché non si sa mai quando potremo avere un'altra occasione per... »
« D'accordo, adesso basta, Alphard, tu e i tuoi maledettissimi momenti di sconforto! » intervenne all'improvviso Perseus, affacciandosi nel giardino con aria indignata. « Non lo vedi che è già abbastanza angosciato di per sé? Non infierire. E falla finita perché posso assicurarti che i rompiscatole come te vivono sempre a lungo ».
Alphard scoppiò a ridere, mentre Regulus non sapeva cosa dire, troppo scioccato dal fatto che Perseus lo avesse quasi difeso.
« D'accordo, scusate, la finisco qui! » disse, dopo l'occhiataccia che Perseus gli aveva rivolto.
« Guardate cosa ho trovato! » disse Rachel, uscendo con in mano una vecchia Pluffa piuttosto malridotta ma ancora funzionante. « Che ne dite di qualche tiro a Quidditch, tutti e quattro? »
« Rachel, non abbiamo più vent'anni » protestò Perseus.
« Ma dai, avete solo paura che io e Regulus vi stracciamo » lo sfidò lei.
« Non possiamo non accettare, facciamolo a nome di tutti i cinquantenni del mondo » convenne Alphard, e Perseus alzò gli occhi al cielo.
« D'accordo, però solo qualche tiro. Che ne dite di una sfida Black contro Queen? » propose.
« Due Cacciatori in perfetta salute contro un Cercatore e un Cacciatore con la mano bendata? Non sarebbe giusto » replicò Alphard. « Per equilibrarci, io dovrei stare con Rachel e tu con Regulus » aggiunse, ridacchiando.
Perseus lanciò un'occhiata al ragazzo, che deglutì.
« Sei in grado di fare il Cacciatore? » gli chiese.
« Non ci sono abituato, ma posso farlo » rispose lui.
« Diane, vuoi fare l'arbitro? »
« Se proprio ci tenete... Perseus, non essere violento come eri a scuola però, altrimenti ti espello » lo avvertì sua moglie.
« Non mi accanirei mai su un vecchio invalido » rispose il marito, e Alphard gli lanciò un'occhiata ammonitrice.
« Vedremo alla fine della partita chi sarà il vecchio invalido... »
« Perfetto, vado a prendere le scope! » esclamò Rachel.
« Ti accompagno ».
Regulus la seguì e lei, quando furono entrati nel capanno delle scope, gli chiese spiegazioni.
« Cosa aveva tuo zio? »
« Non lo so, credo che fosse preoccupato. Ogni tanto gli succede, però ultimamente gli accade spesso... »
« Sì, prima ho sentito mio padre che si lamentava: forse è vero che nell'ultimo periodo è più malinconico del solito. Per questo ho chiesto di giocare a Quidditch, così si distrae un po' ».
Regulus annuì, prendendo due scope mentre lei ne afferrava altrettante.
« Vedrai che andrà tutto bene e gli passerà » disse Rachel, avvicinandosi e stampandogli un bacio sulle labbra.
Regulus lasciò andare i manici di scopa, appoggiandoli al muro e disinteressandosene del tutto per il momento, e attrasse a sé la ragazza, che sorrise mentre lui la baciava di nuovo e con più intensità del solito.
« Cosa ti prende oggi? » scherzò lei quando si separarono.
« Non lo so, forse il fatto che per un giorno non voglio pensare agli Horcrux e a tutto il resto » fece lui, imbarazzato.
« Meglio così. Non pensavo che lo avresti mai detto ».
« Ne abbiamo distrutti tre, una pausa ci vuole ».
Rachel lo baciò ancora e Regulus pensò che il suo sorriso felice fosse la cosa più bella che avesse mai visto.
Quel ripostiglio polveroso era l'unico posto in cui potevano rimanere soli senza essere disturbati. Di solito, quando erano in casa, Regulus evitava anche di tenerla per mano, poco abituato a manifestazioni pubbliche di affetto, anche perché non riuscivano mai a stare da soli. Così avevano eletto quel magazzino come loro rifugio personale per restare qualche minuto in santa pace, anche se poi diventava sempre più complicato separarsi... tranne quando qualunque cosa fosse all'esterno faceva rumore, e Regulus scattava in perda all'ansia, per paura che qualcuno li sorprendesse lì dentro.
« Forse dovremmo andare. Si staranno chiedendo dove siamo finiti » le disse, smettendo di baciarla con molta fatica.
« Non agitarti come al solito, non stiamo facendo niente di illecito » rispose lei, rilassata.
« Sì ma tuo padre... » esordì lui, ma poi tacque, a disagio.
« Cosa? Potrebbe pensare che approfitti della sua ospitalità per attentare alla mia virtù? » lo canzonò lei, ridacchiando.
« Una cosa del genere, sì » ammise Regulus.
« Come se fosse possibile... Sei ossessionato all'idea che ti tenga d'occhio ogni minuto di ogni giorno! »
« Non sono ossessionato, è la verità. Tu non hai idea di cosa è capace di fare quell'uomo. A volte... »
« A volte, cosa? »
« No, niente... » cercò di cambiare discorso, imbarazzato.
« E dai! »
« Va bene » sospirò lui, avvampando ma sforzandosi di apparire calmo. « A volte mi capita di sognarti... »
Rachel sorrise, compiaciuta.
« Davvero? »
« Sì, e tutte le volte che succede, finisce che tuo padre entra nel sogno e mi tormenta anche lì. »
Per alcuni istanti lei tentò di trattenersi, il volto che diventava sempre più teso. Poi non resistette e scoppiò a ridere.
« Ecco, ridi pure dei miei incubi... » bofonchiò lui, rassegnato. Ma vedendola ridere ancora di più, s'inalberò. « Lo trovi così divertente? »
« No, tu sei divertente! Dovresti vedere la tua faccia. »
Regulus si sforzò di apparire meno imbarazzato, almeno fino a quando lei non riuscì a smettere.
« Ok, scusa. Ho finito » disse, calmandosi. « Mi dispiace che mio padre ti tormenti così tanto, ma è fatto così, non lo fa per cattiveria. Vedrai che prima o poi riusciremo a starcene da soli per un po'. »
« Lo spero. »
Rimasero così per una manciata di secondi, persi uno nello sguardo dell'altra, sfiorandosi le labbra in preda ad un miscuglio di emozioni.
Quando tuttavia udirono da lontano la voce di Perseus che chiedeva dove fossero finiti, Rachel sciolse il loro abbraccio, e Regulus ne fu dispiaciuto.
« Dai, prendiamo queste scope e raggiungiamo gli altri, ok? »
Lui annuì, meravigliandosi di essersi completamente dimenticato della presenza di altre persone di fuori.
Uscirono tenendosi per mano, godendosi quel momento di rara serenità, ignari della tempesta che si annunciava all'orizzonte.

 
 
 
 
 
Ops, forse mi sono lasciata prendere un po' la mano nello scrivere cosa penso dei Malfoy... Ormai sono così allenata a trattare bene James che l'odio doveva riversarsi per forza su qualcun altro, e non c'è niente di meglio di due molluschi per sfogarsi. Non stimo neanche un po' i Malfoy, per me sono solo dei vigliacchi che se la cavano sempre e ingiustamente. Questo non significa che non siano divertenti a modo loro, anzi! Adoro fargli mettere uova di Doxy nel cibo o quando vengono trasformati in furetti, per esempio... o ancora meglio quando marciscono ad Azkaban xD
Narcissa ovviamente non è inclusa: lei è e resterà sempre una Black, e lo dimostrerà.


Per passare ad argomenti più interessanti, eravate in tanti a chiedervi se un finale Emmeline/Sturgis fosse possibile, e finalmente posso rispondervi! Per ora l'interesse c'è solo da parte di lui, ma non si sa mai... Ah, l'attitudine di Sturgis ad essere accusato ingiustamente l'ho inventata, ma ho preso ispirazione dal fatto che nel 5° libro si è fatto 6 mesi ad Azkaban perché l'hanno beccato mentre faceva la guardia all'Ufficio Misteri per conto dell'Ordine, povero... e da lì è nato tutto. XD
Mi sono divertita molto a scrivere questo capitolo, esclusa la parte iniziale che è un po' più seria, ma ci voleva. Ve lo dico già da ora, preparatevi perché nel prossimo succederà una cosa che scatenerà un gran casino a effetto domino... Ma ora non ci pensate e fate anche voi una partita a Quidditch per rilassarvi =D

Da un po' di tempo sono molto impegnata causa esami, ma ho abbastanza capitoli messi da parte per continuare ad aggiornare regolarmente. Quando ho tempo continuo a scrivere, ma vado a rilento. E sono in ritardo anche con alcune recensioni da lasciare ad alcune di voi, ma mi farò viva il prima possibile ^^
Prossimo capitolo: 19 gennaio

Dimenticavo, buon anno e tanta ispirazione e cose belle a tutti!
  
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