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Autore: Lady Anael    06/01/2012    1 recensioni
L'altra notte ho fatto un sogno bellissimo, molto realistico, e perciò ho deciso di romanzarlo un po' e di metterlo per iscritto!
E' solo una piccola stupidaggine, ma avevo voglia di scriverla. Spero vi piaccia ed abbiate voglia di lasciarmi almeno un commentino!!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Con una mossa decisa della forbice, arriccio il nastro argentato, lo sistemo ed osservo il pacchetto di fronte a me.

Sono sicura che, se in questo momento potessi vedermi riflessa in uno specchio, vedrei i miei occhi brillare per le lacrime.

Fuori, qualche rado fiocco di neve, cade pigro sui tetti, e Torino riluce, avvolta in una bianca coperta che riscalda l'atmosfera.

Ho sempre odiato il natale, l'ho sempre considerata una festa prettamente consumistica, nella quale le persone si fingono vicine, con la vana speranza di accaparrarsi qualche regalo.

Ora invece, osservo il mio albero con la gioia scritta in viso e non vedo l'ora di scoprire cosa si nasconde in quel grande pacco dalla carta rosa.

Una voce sommessa mi riporta alla realtà, strappandomi dai miei pensieri.

"Cosa c'è Lucy?" sussurro con dolcezza.

Gli occhi blu di mia figlia mi osservano curiosi, poi un grande sorriso si apre sulle sue labbra.

Lucilla tende le braccia verso di me ed io la sollevo con cautela, stringendola nel mio abbraccio.

Il suo sorriso ed il suo respiro regolare racchiudono in loro tutta la fiducia nella vita che un bambino di sei mesi può avere.

Lucy ha preso quasi tutto da suo padre. I suoi pochi capelli sono biondi ed i suoi occhi, di un blu profondo  come il mare, sono gli stessi di Mark.

Già, a volte stento ancora a crederci anch'io. Tutto ciò che è accaduto in questo ultimo anno e mezzo, sembra un sogno ad occhi aperti!

Per i tre successivi giorni della convention, Mark ed io non ci siamo staccati per un solo minuto, dov'era lui c'eri io e dove c'ero io c'era lui. Per un appassionata come me, è stato tutto incredibile. Poter condividere le giornate con lui, e con il resto del cast, è stata l'esperienza più bella della mia vita. Insieme abbiamo riso e scherzato, abbiamo parlato delle nostre vite, delle nostre passioni, abbiamo condiviso memorie felici e tristi.

Il lunedì mattina, Mark mi ha accompagnata al gate dell'aeroporto di Fiumicino, senza mai lasciarmi la mano. Appena prima che oltrepassassi il metal detector, mi ha presa tra le sue braccia e mi ha baciata dolcemente.

"Mai avrei pensato nella mia vita di poter ancora sentire qualcosa di così forte" mi ha detto con voce bassa.

Io mi sono limitata a sorridere, incapace di trovare qualcosa di adatto da rispondergli, e due grosse lacrime sono scivolate, impertinenti lungo il suo viso.

"Fatti sentire presto" mi ha sussurrato.

"Prima di quanto pensi" ho risposto con voce tremante.

Ricordo quel volo come il più brutto della mia vita. Avrei solo voluto ritornare in dietro e pregarlo di non lasciarmi, ma ho fatto appello a tutte le mie risorse interiori per riuscire ad essere un minimo razionale!

"Simona" mi sono detta "E' stato bello finché è durato, è stato un sogno, un bel sogno. Ora la vita ritornerà quella di sempre!" e mentre mi ripetevo tutto ciò, pregavo il signore perché non fosse davvero così.

Per quattro giorni, abbiamo continuato a mandarci messaggi. Ogni attimo di quelle quattro giornate è stato scandito dal suono squillante del mio cellulare.

Io, da una vita pessimista e negativa su tutto, d'improvviso ho ripreso a sorridere. Ogni mattina, in quei giorni, ho aperto gli occhi con il buongiorno a distanza, scritto sul mio cellulare, e mi sono addormentata con il suono della sua voce ancora nella mentre.

La mattina del quinto giorno, nell'anticamera della sala operatoria, ho trovato un mazzo di rose rosse con un biglietto bianco accanto.

Per dottoressa che ha rapito mio cuore”.

Riconobbi immediatamente il mittente dei fiori e di quel dolce biglietto in un improvvisato italiano. Sorrisi così tanto quel giorno, che persino la caposala, con la quale non sono mai andata d'accordo, si decise a parlarmi e a chiedermi la ragione di così tanta felicità.

Uscii da lavorare canticchiando, come una quindicenne alla sua prima cotta e credo che mai dimenticherò ciò che vidi.

Appoggiato alla mia auto, all'interno del cortile dell'ospedale, c'era Mark. Appena mi vide un'ampio sorriso si aprì sulle sue labbra, ed io, ormai incapace di pensare razionalmente, gli corsi incontro gettandogli le braccia al collo.

In un'istante la mia mente si svuotò ed al contempo si riempì di domande, e mentre rimasi li, abbracciata all'uomo dei miei sogni, mi chiesi quale sarebbe stato il comportamento migliore da tenere in un'occasione simile.

Mi madre mi avrebbe detto di non correre e di restare con i piedi per terra, di non sbilanciarmi per non rischiare di soffrire. Io invece feci l'opposto, mi strinsi ancora di più a lui per un'attimo, poi mi allontanai di quel poco necessario per poterlo baciare.

Cosa ci fai qui?” chiesi quando riacquistai un minimo di lucidità.

Avevo bisogno di vederti” rispose lui con dolcezza.

Lo fissai allibita inclinando il capo.

Sono stati quattro giorni infernali” disse lui rubandomi le parole di bocca e facendomi sorridere alla sua ammissione.

Anche tu mi sei mancato” mormorai abbassando lo sguardo.

Passammo il pomeriggio insieme, tentando di fare chiarezza sull'ondata di sentimenti che ci aveva colpito. Discutemmo a lungo di noi e delle nostre difficili situazioni familiari, di quello che avevamo provato in questi giorni di separazione.

E da quel pomeriggio di un'anno e mezzo fa, non ci lasciammo più.

A dicembre dello stesso anno ci siamo sposati nella meravigliosa sala rossa del comune di Torino, con mia sorella Serena e Jansen a farci da testimoni, e quattro mesi fa è nata Lucilla, la mia prima figlia.

Io, io che ho sempre avuto timore delle responsabilità conseguenti ad una famiglia, io che non volevo nemmeno vedere un bambino, ora stringo tra le braccia la mia piccola stella del mattino, senza la quale non potrei più vivere.

La porta d'ingresso si apre, cigolando appena e Mark ci saluta con un sorriso meraviglioso, come sempre.

Buonasera alle mie donne!” sussurra carezzando il capo di Lucilla prima di baciarmi dolcemente.

Ciao amore, com'è andato il pomeriggio con il suocero?”

Lui si sfila il cappotto ridendo e lo appoggia sul bordo del divano.

Bene, nessuno è morto, quindi bene!” esclama ironico “E se avesse detto qualcosa di eccessivo, avrei sempre potuto incenerirlo con i miei poteri...” mi dice mimando lo sguardo cattivo del suo vecchio personaggio in Supernatural. Vecchio ma sempre il mio preferito.

Certo Lucifero” ridacchio “Tieni tua figlia un'attimo, così incomincio a scaldare la cena. Tra poco saranno qui”

Mark prende Lucy dalle mie braccia, e la piccola appoggia il capo alla sua spalla, addormentandosi in breve tempo.

Questa sera, per la prima volta nella mia vita, festeggerò davvero il Natale. Quelli che in quel lontano aprile mi sembravano sconosciuti inarrivabili, tra poco meno di mezz'ora siederanno alla mia tavola insieme alle relative consorti e ai loro bambini ed io, grazie alla loro amicizia, e grazie all'amore di mio marito, sono cresciuta ed ho superato tutta la serie di problemi che mi trascinavo dietro da tempo.

Non so più cosa voglia dire la depressione, non so cosa voglia dire piangere se non di gioia. Ora ho trovato il mio posto nel mondo. Accanto a Mark ed alla nostra bambina.

Amo la mia vita.

 

  
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