Libri > Le Cronache di Narnia
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Autore: _eco    08/01/2012    7 recensioni
Cinque frammenti, cinque flash. [Susan Pevensie tribute] [After "The last battle"].
01. Sunset: "Il tramonto. A Lucy sarebbe piaciuto."
02. Home: "E’ un bel ragazzo, ma non è Peter."
03. Fear: "[...] perdere Charlie significherebbe perderli di nuovo."
04. Faith: "« Devi solo fidarti del tuo arco »"
05. Free: Aslan è una fantasia di bambini con la faccia da vecchi.
_eco
Genere: Angst, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Susan Pevensie
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Read me!
Io lo so che da qui a poco mi metterò a piangere. Del resto, come i pochi che mi seguono sanno, ogni volta che ritorno nel fandom di Narnia lo faccio per mandar avanti raccolte e long o per scrivere melense shot che non hanno nè capo nè coda, e prima che ci ritorni potrebbero passare anche mesi. Bene, come promesso, la raccolta non si prolungherà troppo. Questo, infatti, è l'ultimo capitolo. Qualcuno - sì, cara Bon, dico proprio a te! - mi ha chiesto di allungarla con qualche altra flash, ma credo che il lavoro di base sia questo e non si debba stravolgerlo troppo. Susan è questa, o almeno è così che mi si è presentata, con questi pochi momenti che ho raccontato nei capitoli precedenti. Vogliate perdonare la mia malsana fissazione con la sua redenzione, ma proprio non riesco a darle un destino tanto tragico come molti, giustamente e razionalmente, fanno.
Che dire? Siete stati magnifici, cari Efpiani Narniani. Mi avete dato un sostegno che non immaginavo di ottenere. Mi dispiace solo che alcuni abbiano abbandonato la lettura a metà, ma di questo non posso che farmene una ragione. XD
Ringrazio quindi: soffio, Simple, TheGentle, Adam, lovely, Dreamer Angel e tutti coloro che hanno letto in silenzio.


05. Free

 

« Le mie condoglianze, signor Harris », recita un ometto dalle spalle gracili e gli occhi stretti, agitando con vigore il braccio di Charlie.
Il ragazzo risponde con un lieve sorriso, evitando di replicare a voce.
« Certo, povera donna, sembrava impazzita », borbotta con tono volutamente alto il gracile ometto, girandogli intorno, le mani nascoste nelle tasche della giacca scura.
« Oh, no, lei non…», tenta di contraddirlo Charlie, mentre scuote decisamente il capo, inclinandolo appena.
« Blaterava di un mondo al di fuori del nostro. Di cintauri, daini… », elenca l’altro, gesticolando in maniera quasi sprezzante, e inarcando un sopracciglio folto, di tanto in tanto.
« Credo si trattasse di centauri e fauni », lo corregge Charlie, piegando le labbra in un sorriso che lascia trapelare un sottile fastidio.
« Oh, povero me, povero me. Allora potrà capirmi anche lei, signor Harris. E’ un bene che se ne sia andata, la signora: ormai non ci stava più con la testa. Ah, sì, Narnia si chiamava quel…mondo – storce naso e labbra, portandosi una mano sotto il mento –. Che nome, poi! Ci vuole della fantasia, e anche molta », commenta l’ometto, ammiccando in direzione di Charlie e porgendogli il gomito in amichevoli pacche.
« Forse avrebbe fatto meglio ad ascoltare con più attenzione ciò che le diceva, dottor Williams, piuttosto che catalogarla come una povera pazza senza speranze », conclude il signor Harris in tono secco, che non ammette alcuna replica, stringendogli cordialmente la mano e passandogli davanti.
 

 
 

***


Un soffio simile al vento fa vibrare l’ovale dai contorni sfocati, attraverso il quale Susan ha assistito alla scena, sino a dissolverlo del tutto.
Si stringe nella sua vestaglia giallina, rannicchiandovi le ginocchia, per quanto una donna della sua età riesca a farlo.
Nonostante le rughe che le tessono il viso e i capelli ridotti a steli di neve, Susan ha conservato, nel suo intenso sguardo, tutta la dolcezza di quand’era ragazza.
 « Il tuo compito lì è finito », annuncia una voce.
Una voce piena, profonda, calma, ma solenne; tanto che, un momento le trasmette tranquillità, quello dopo la mette in soggezione.
Una voce così soffice e accogliente che Susan arriva al punto di chiedersi se non sia soltanto una fantasia.





 

«E’ solo una fantasia per bambini troppo cresciuti », sentenzia tagliente una ragazza dall’aspetto curato, i capelli scuri appuntati con un fermaglio di brillanti.
Lucy piange in silenzio.
Edmund digrigna i denti.
Peter alza un braccio verso l’alto: non ha perso quella sua abitudine di voler essere il capo.
Ma stavolta è lei il capo; lei che è troppo cresciuta, troppo donna, con i suoi abiti firmati e le creme per il viso; lei che li ha spiazzati, tutti, finalmente, con quelle uniche parole.





 

Non era lei quella ragazza, no. Susan soffoca una risata isterica; perché Narnia è vera, è tutta intorno a lei, e lei…lei è ancora una bambina, non è così?
Una bambina con la faccia da vecchia, ed è per colpa del suo aspetto che è stata chiamata pazza.
Eppure non capisce ancora se abbia visto quella scena nell’ovale dai contorni sfocati o semplicemente nella sua testa.
« Quale compito? ».
«  Raccontare », risponde in tono ovvio la figura massiccia che si sta facendo spazio fra i tronchi secolari.
Susan non crede di capire subito, ma poco importa, perché la sua attenzione è subito catturata dallo scrosciare dell’acqua contro i grossi sassi.
« Dio, Dio, Dio…», borbotta tra sé e sé, gesticolando come una folle, « devo essere…morta », pronuncia l’ultima parola strizzando gli occhi e scuotendo la testa, incredula.
Le tremano le labbra, così come le dita.
« Hai soltanto smesso di esistere, piccola Susan », la tranquillizza l’essere che si è posizionato di fronte a lei.
E’ un leone.






                                                                                                                                                                               « Sta’ attento, Charlie! ».* 
 



 

Piccola. La fa sorridere quell’appellativo: forse nemmeno suo padre l’ha mai chiamata così; era tutto riservato a Lucy, alla piccola e dolce Lucy, quell’affetto smisurato, non a lei, che aveva sul viso già l’espressione matura di una ragazza. Forse nemmeno gliel’hanno mai chiesto se gradiva quel genere di coccole, ma, ora come ora, Susan è sicura che, ai tempi, avrebbe risposto di sì.
Piccola. Lo è davvero, confrontata al leone dalla dorata criniera e dalle zampone che affondando nel prato fresco.
Anche Aslan è un leone. Ride. Chissà se è lui? Ma no, non può essere. Aslan è una fantasia di bambini con la faccia da vecchi. Pazzi, come l’hanno spesso definita, ma lei ci crede, in un suo modo, forse perverso, ma ci crede.
Il sole sorge alto, sorpassando le vette più imponenti; il ghiaccio – il ghiaccio incastonato nelle sue iridi** – si scioglie.
Susan può vedere; Susan è libera di vivere.
 
Angolo autrice: Eccomi qui, cari. Questa non è una flash, bensì una shot, ed è molto molto frammentaria.
Niente, spero che non vi abbia deluso troppo. Accetto critiche, pareri, punti di vista differenti, complimenti piccolini piccolini. Tutto quello che volete, ma in maniera garbata e civile.  Ringrazio nuovamente tutti coloro che hanno seguito la raccolta.
Arrivederci. :'D

S.

*: si riferisce alla terza flash, Fear.
**:
si riferisce alla prima flash, Sunset.

 

  
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