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Autore: SunriseNina    08/01/2012    1 recensioni
-Luna?-
-Sì?-
-Ma quindi io e te adesso stiamo… stiamo insieme, penso, no?- si dondolò avanti e indietro con le guance di un rosso vivo e quel maledetto nodo alla gola.
-Certo che adesso stiamo insieme, non vedi? Qui ci siamo solo tu ed io!- rispose lei.
-Non intendevo in quel senso!- Neville si tormentò i capelli con aria disperata –Volevo dire insieme inteso come fidanzati! Insieme, stare insieme, capisci? Essere fidanzati, ecco!- si torturava come suo solito le dita tremanti e sudate, spiccicando faticosamente parola.
Gli sorrise. Un sorriso dolce e felice, un sorriso che Neville amava più di qualsiasi altra cosa al mondo:-Sì, penso di sì. Tu che dici?-
-Secondo me sì- rispose, senza capire il senso di quel discorso.
-Allora dev’essere per forza così- affermò lei –Sì, siamo fidanzati. O come dici tu, stiamo insieme-.
-Adoro le tue fossette- disse a un certo punto Luna.
-Me lo avevi già detto- osservò lui, non per questo meno compiaciuto.
-No, quella volta ti ho detto che mi piacciono le fossette, in generale- puntualizzò lei con naturalezza –Ma era una piccola bugia. A me piacciono le tue, e basta-.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Neville Paciock | Coppie: Luna/Neville
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Nevile strinse la bacchetta levata in aria con il palmo sudato per l’angoscia. I Mangiamorte si avvicinavano minacciosi, accerchiandoli. Harry parlava con Malfoy, che con la sua voce lenta e melensa gli intimava di consegnargli la profezia.
Una mano si aggrappò alla sua; si voltò e vide Ginny che gli stava stritolando il polso:-Ho paura, Neville…- sussurrò. Non era la spavalda Ginny di sempre.
-Andrà tutto bene- mormorò lui, balbettando. No, non era vero. Erano spacciati.
Il ragazzo, spaventato, cercò gli occhi di Luna con lo sguardo; la ragazza ricambiò, e sorrise. I suoi occhi erano lucidi di preoccupazione, ma volevano dirgli:“Vedrai che in un modo o nell’altro ce la caveremo”.
Neville contraccambiò con un sorriso tremulo, cercando di essere, o almeno di apparire, coraggioso.
Harry urlò il segnale:-Ora!-
-REDUCTO!-
 
Accadde in pochi secondi: gli scaffali esplosero con fragore in un nuvolo di polvere e frammenti che volarono in tutte le direzioni; le profezie si liberarono, creando fantasmi opalescenti sospesi a poco da terra, che riempirono l’aria delle loro voci spettrali.
-Correte!- l’urlo di Harry si propagandò nell’ambiente così maledettamente confuso agli occhi di Neville; vide tre ombre, che dalle chiome intuì essere Ginny, Ron e Luna, precipitarsi con la testa tra le braccia verso quella che doveva essere l’uscita. Con il cuore a mille per il terrore il ragazzo provò a correre, ma incespicava tra gli scaffali che crollavano; il fiato gli si bloccò, quando dal nuvolo confuso e buio che lo circondava apparve lo spettro cereo di una donna che declamava una profezia con gli occhi fuori dalle orbite.
-Neville, muoviti!- era Hermione: ne scorse la massa di capelli ondeggiante a qualche metro da lui. Con uno scatto dettato più dalla paura che da altro, il ragazzo si gettò dietro di lei attraverso una porta, ed Harry la chiuse alle loro spalle:-Colloportus!- ansimò la ragazza, e la porta si sigillò immediatamente.
-Dove sono gli altri?- chiese la voce titubante e preoccupata di Harry.
Neville si guardò intorno: Ron, Ginny e Luna non erano in quella stanza. Ma dovevano esserci, erano scappati proprio nella loro direzione. Dov’erano?
Hermione mormorò:- Devono essere andati dalla parte sbagliata!-
Il panico lo assalì. Qualcosa si rivoltò nel suo subconscio, come un istinto animale: erano in pericolo. Luna era in pericolo. E non era lì con lui, e non avrebbe potuto aiutarla in caso si fosse trovata con le spalle al muro, e quel posto pullulava di Mangiamorte, e bastava un nonnulla che…
Come la tetra proiezione di un film nella sua mente, Neville vide Luna cadere in terra, colpita da un raggio verdastro e luminoso, gli occhi vitrei e inanimati, i lunghi capelli sciolti sul freddo pavimento, la bocca semiaperta in un incantesimo tardivo.
Un brivido lo percosse da capo a piedi, quando sentì un borbottio provenire dalla porta:-Ascoltate!- sussurrò. 
Harry si appoggiò alla porta: Neville non riuscì a capire tutte le parole (intercettò un paio di cognomi, un “dobbiamo organizzarci!” e “Mulciber, con me!”), ma sentiva chiaramente la voce di Lucius Malfoy, e non era affatto una voce contenta.
-Ora che cosa facciamo?- chiese Hermione, tremando.
-Di sicuro non resteremo ad aspettare che ci trovino- rispose Harry –Andiamo via di qui!-
Oltrepassarono una grossa campana di vetro sotto la quale un uovo si schiudeva e si richiudeva, quanto alle loro spalle risuonò un tonfo di qualcuno che sbatteva pesantemente contro la porta, poi un –Alohomora!- e infine il cigolio della porta che si spalancava: i tre si rifugiarono sotto dei tavoli, accucciandosi cercando di non farsi scorgere in alcun modo.
Neville non riusciva a deglutire, e le mani gli vibravano; da dove erano rifugiati vedeva i lembi dei mantelli dei Mangiamorte strusciare sul pavimento, osservava i loro passi a pochi metri dal loro nascondiglio.
-Controlliamo sotto i tavoli- suggerì uno dei due, con una voce cavernosa.
Neville vide le ginocchia del Mangiamorte piegarsi, e la mano di Hermione stendersi improvvisamente verso di lui:-Stupeficium!-
Uno zampillo di luce rossa investì l’uomo, che andò a schiantarsi contro una pendola dall’altra parte della stanza; il secondo Mangiamorte le puntò la bacchetta contro:-Avada…-
Harry si gettò su di lui, e iniziarono a lottare corpo a corpo; Neville sgusciò da sotto il tavolo e si alzò in piedi, disorientato: vedeva i due affrontarsi in terra e, preso dall’ansia, li puntò con la mano tremante e urlò:-Expelliarmus!-
Le bacchette di entrambi volarono via, e i due si lanciarono all’inseguimento di esse; Neville, rimasto un attimo colpito dall’effetto del suo incantesimo e al contempo consapevole di aver fatto un danno, si gettò di corsa dietro di loro:-Levati di mezzo, Harry!- gli intimò –Stupeficium!-
Neville sentì una strana scossa invadergli il braccio, mentre dalla bacchetta scaturiva un raggio rossastro: come a rallentatore, vide il suo incantesimo mancare l’obbiettivo e colpire una teca appesa al muro, piena di clessidre; si riversarono rumorosamente a terra, in una fiumana di frammenti di vetro, poi si ricompose, poi ricadde e si frantumò…
-Stupeficium!- Neville si voltò, riprendendosi dal suo stato catatonico: Hermione aveva colpito il Mangiamorte che lui aveva mancato. L’uomo barcollò, e andò a finire con la testa dentro la campana di vetro, attraversandola come se essa non esistesse. Gli altri due stavano già andandosene, quando Neville osservò con disgusto che il viso del Mangiamorte si stava trasformando…
-Guardate!- esclamò inorridito. I suoi occhi sbarrati non riuscivano a togliere lo sguardo dal viso dell’uomo, dalle guance dalle quali scompariva la barba e che si facevano rosee e paffute, dagli occhi che diventavano improvvisamente docili e infantili, dai capelli che andavano sfoltendosi, dal cranio che rimpiccioliva a vista d’occhio.
-È il tempo…- disse Hermione, affascinata e turbata.
Da una stanza vicina venne un urlo, seguito da un tonfo e da un grido.
-Ron! Ginny! Luna!- chiamò Harry con tutta la voce che aveva in gola. Nessuno rispose.
L’uomo, mostruosamente trasformato, si agitava avvicinandosi pericolosamente a loro; corsero verso la porta aperta all’altro lato della stanza, che conduceva ad un oscuro atrio circolare, appena in tempo per vedere due Mangiamorte attraversare la stanza nera; si gettarono in una porta a sinistra, ma non fecero in tempo a sigillare la porta che i due incappucciati fecero irruzione, urlando:-Impedimenta!-
I tre furono scaraventati all’indietro; con la coda dell’occhio Neville vide Hermione sfrecciare contro una libreria, che le rovinò addosso con un fragore inaudito, mentre Harry sbatté la testa contro il muro, rimanendo stordito per alcuni secondi. Neville cadde rovinosamente contro un tavolo e il colpo fu tale che gli si smorzò il respiro, e la vista gli si appannò, forse per lacrime di dolore dovute all’impatto, forse per la tremenda angoscia che lo invadeva. Tutto sembrava confuso, vedeva i quattro lanciarsi incantesimi, urlare, muoversi, fino a quando tra tutte le ombre che gli affollavano la vista si mise in risalto un getto di luce purpurea che colpì Hermione in pieno petto, facendola cadere immobilizzata a terra.
Harry si accasciò su di lei, urlando il suo nome, e Neville strisciò verso di loro: non poteva essere vero, no, Hermione, non lei…
Improvvisamente, sentì un dolore atroce invadergli la faccia: il Mangiamorte gli aveva dato un calcio, spezzandogli la bacchetta e colpendogli in pieno il naso con la punta rigida dello stivale. Si ritrasse immediatamente, ululando di dolore e premendosi le mani sul viso. Allontanò lentamente la mano sussultante dal volto: sul suo palmo, intriso a lacrime, il sangue gli colava tiepido dalle narici rotte, scivolandogli lucente per il polso e inzaccherandogli la manica della maglietta. Lo invase una sensazione orribile, un misto di terrore e dolore che si diramava dal naso sfregiato e pulsante, come se un morbo psichico e fisico gli stesse invadendo il corpo lentamente, partendo dalla ferita.
I Mangiamorte intimavano ad Harry di consegnare la profezia; Neville vide Hermione, il viso pallido gettato all’indietro, i capelli che si riversavano fluenti sul pavimento, e improvvisamente gli parve di avere un flashback di quello che aveva immaginato di Luna poco prima.
-Non dargliela, Harry!- biascicò Neville, scoprendosi il volto –Non dargliela!- in realtà, risultò più un “noddaiela”, a causa del naso rotto, ma non importava: non doveva cedere. Non dovevano cedere.
La porta si spalancò, ed entrò il Mangiamorte con la testa da bambino: in quei pochi istanti, Harry urlò:-Petrificus Totalus!-, colpendo uno degli uomini che cadde sul compagno, immobilizzandolo.
Neville si precipitò da Harry, che scuoteva Hermione: con una calma incredibile per quella situazione, le prese il polso e rassicurò l’amico:-Batte ancora, Harry, sono sicuro-.
-È viva?- la sua voce era un’implorazione.
-Sì, penso di sì- balbettò Neville con la sua voce alterata.
Cadde il silenzio per quello che sembrò un secolo, poi Harry disse:-Neville, non siamo lontani dall’uscita. La stanza rotonda è qui accanto… se tu riuscissi a raggiungerla e a trovare la porta giusta prima dei Mangiamorte, potresti portare Hermione nel corridoio e nell’ascensore… poi trovare qualcuno… dare l’allarme…-
-E intanto tu cosa fai?- chiese Neville, perplesso, pulendosi il sangue nella manica già zuppa.
-Devo trovare gli altri-.
Il ragazzo rifletté pochi istanti: non poteva lasciarli da soli. Non si sarebbe mai perdonato se fosse successo qualcosa. Non poteva fuggire. L’immagine degli occhi spalancati di Luna lo fece rabbrividire nuovamente. No, non poteva.
-Li troveremo insieme- disse Neville, deciso.
-Ma Hermione…-
-La portiamo con noi. La porto io, a combattere sei meglio di me…- disse, caricandosi Hermione in spalla. Pesava, ma lui fece finta di sopportare perfettamente quel peso: non poteva sembrare al disotto delle aspettative dell’altro, una volta deciso di continuare a lottare in prima fila.
-Aspetta, meglio che tu prenda questa- Harry gli porse la bacchetta di Hermione. Neville lanciò uno sguardo triste ai due frammenti di legno in terra, e poi diede loro un calcio:-Mia nonna mi ammazzerà, era la bacchetta di papà…-
Uscendo dalla stanza, guardò per l’ultima volta di sottecchi quella bacchetta. Suo padre l’aveva usata tutta la vita, ed era con quella che aveva cercato di difendersi da Bellatrix Lestrange. Inutilmente.
Scosse la testa, sistemò meglio il corpo inerte della ragazza sulle sue spalle, e seguì Harry: sgusciarono fuori dall’ufficio e si diressero verso la stanza buia; appena varcata la soglia, la porta si richiuse alle loro spalle, e la stanza iniziò a girare, confondendo loro tutte le porte. Improvvisamente il moto rotatorio si interruppe, e da una porta si spalancò e ne rotolarono fuori tre persone.
-Ron!- gridò Harry –Ginny! State tutti bene?!-
Mentre il ragazzo si gettava sull’amico, Neville guardò Ginny che si stringeva con aria sconvolta la caviglia, raggomitolata contro il muro:-Se l’è rotta, credo-.
Neville riconobbe immediatamente quella voce, e fu travolto da una sensazione di sollievo: Luna era lì, in piedi, intatta, perfettamente a suo agio, con la voce calma e tranquilla come suo solito. In mezzo ai due Weasley, evidentemente scossi e doloranti, pareva un’entità estraniata dalla realtà che la circondava.
-Erano in quattro, ci hanno inseguiti dentro una stanza buia e piena di pianeti, un posto stranissimo…- nei suoi occhi balenò qualcosa di ambiguamente simile ad un profondo interesse –Ci siamo ritrovati a galleggiare nel buio, poi uno ha afferrato Ginny per un piede, io ho usato l’incantesimo Reductor per fargli esplodere Plutone addosso, ma…- fece un cenno con la testa verso Ginny, che respirava affannosamente. Luna si era chinata su di lei, cercando di capire come aiutarla.
-E Ron?- chiese Harry. Il ragazzo continuava a ridere, sghignazzare, come in preda a un vero e proprio delirio; non si reggeva in piedi, neanche fosse stato ubriaco fradicio.
-Non so con cosa l’abbiano colpito- rispose Luna –Ma è diventato un po’ strano, ho fatto fatica a portarmelo dietro-.
-Luna…- sussurrò impercettibilmente Neville. La ragazza intercettò la sua chiamata, alzò gli occhi verso di lui e sorrise. I suoi occhi celesti gli stavano dicendo “Visto che ce l’abbiamo fatta?” Neville sorrise di rimando, ma i guai erano appena iniziati. Se non altro, la vista di Luna così serena, perfettamente lucida e senza alcuna ferita lo rincuorava come nient’altro al mondo: in mezzo a quel disastro, pareva davvero un angelo sceso dal cielo.
Stavano già andandosene di lì, Ginny aggrappata a Luna, quando una porta si spalancò e irruppero tre Mangiamorte guidati da Bellatrix:-Eccoli!- strillò l’arpia con la sua voce gracchiante.
Mentre diversi Schiantesimi invasero la stanza, Neville corse barcollando con Hermione sulle spalle per mettersi in salvo: chiusero appena in tempo la porta alle loro spalle, ma erano comunque in trappola.
-Luna, Neville, aiutatemi!- Harry stava sigillando tutte le porte, attorno alle quali si sentivano muoversi dei passi affrettati.
I due si misero prontamente ad aiutarlo; Neville guardò intensamente una porta, poi urlò:-Colloportus!- ed essa si sigillò dopo pochi secondi. Sentì la mano di Luna afferrare la sua per pochi fugaci istanti, e un tepore confortante gli rasserenò il cuore. Senza perdere tempo, lui e Luna continuarono a il giro puntando le bacchette contro tutte le porte, quando Neville sentì la voce della ragazza prolungarsi in un lungo grido; si voltò in tempo per vederla volare all’indietro, schiantarsi contro un tavolo e afflosciarsi sul pavimento, immobile.
Quello che seguì, nella mente di Neville, fu il più totale inconscio: intorno a lui il tempo continuava, i Mangiamorte li raggiungevano, Ron lottava contro qualcosa ambiguamente simile a un cervello. Non sapeva cosa stesse facendo: probabilmente stava urlando, ed era quasi certo di urlare “Stupeficium”, girando su sé stesso come impazzito. Gli sembrava di vedere quella scena, ma da un’angolazione esterna, come se la sua anima fosse ormai distaccata dal suo corpo, libera dal giogo dell’esistenza, e fluttuasse tranquilla e intoccabile nell’aria. Luna aveva gli occhi semichiusi e le pupille nascoste, mentre una sottile mezzaluna di iride cristallina appariva da sotto la palpebra;  le braccia e le gambe erano completamente abbandonate in posizioni anormali, come una marionetta a cui tagliano improvvisamente i fili ed essa cade sotto il suo stesso peso in una posa malfatta. Non sembrava aver riportato ferite superficiali, ma probabilmente era solo un’apparenza.
Neville sentì un ricordo rivoltarsi nella sua memoria; un ricordo che non gli apparteneva, ma che sembrava tremendamente vivido, come se lo avesse vissuto in prima persona: era Frank, che osservava il corpo inerme di Alice, prostrata dalla tortura, incapace anche solo di rialzarsi in piedi. Vedeva gli occhi disperati ed  innamorati di lui, il labbro tremulo, il respiro fermo a metà petto.
Non poteva lasciare quei Mangiamorte impuniti.
Si voltò: erano corsi tutti dietro ad Harry, in una sala con una scalinata ripida e concentrica:-Lasciate andare gli altri e ve la darò!- urlò Harry, disperato, dalla piattaforma che troneggiava al centro della sala.
-Non sei nella condizione di trattare, Potter- gli disse Malfoy –A quanto pare noi siamo dieci, e tu uno… o Silente non ti ha insegnato a contare?-
Neville si guardò intorno: i personaggi incappucciati erano aumentati improvvisamente, diventando il doppia di quanti fossero prima. Si lanciò goffamente giù per i gradini:-Lui non è solo!- stringeva la bacchetta nella mano tremante, brandendola verso di loro. Quei volti nascosti nascondevano il dolore di atrocità che ancora si ripercuotevano sulla pelle della gente indifesa. Sentiva la rabbia crescergli in corpo, la furia invaderlo:-Stupeficium! Stupeficium!-
Improvvisamente gli mancò il fiato: uno dei Mangiamorte lo aveva preso di forza e gli cingeva le spalle con le braccia robuste. Neville cercò di divincolarsi, tirando calci quanto più poteva, ma era inutile: l’energumeno non si faceva intimorire. Dal resto della sala Neville sentì delle risate simili ad echi lontani provenienti da chissà quali anfratti della realtà.
-È Paciock, vero?- ghignò Malfoy –Tua nonna è abituata a perdere familiari per causa nostra… la tua morte non dovrebbe sconvolgerla…-
Neville digrignò i denti, furioso: avrebbe voluto intimar loro di tacere, di non parlare così di sua nonna e dei suoi genitori, che loro, sporchi Mangiamorte, non erano degni neanche di allacciare le scarpe ai suoi familiari; ma cosa poteva fare lui? In quel momento, era poco più di uno spettacolo da baraccone, indifeso e braccato come un insetto invischiato nella tela di un ragno.
-Paciock?- ripeté una voce acuta –Ho avuto il piacere di incontrare i tuoi genitori, ragazzo!-
-LO SO!- ruggì, agitandosi ancor di più. Guardò quella donna, il volto pallido e affilato, l’espressione malefica, il sorriso da squilibrata, le unghie nere simili ad artigli di rapace su quelle mani bianche ed ossute, i capelli una volta lunghi e mossi trasformati in una massa crespa e indisciplinata come un rovo. Quante volte aveva guardato il suo viso su quei ritagli di giornale, quante volte aveva sentito borbottare il suo nome dagli adulti che lo circondavano: Bellatrix Lestrange.
-Vediamo quanto resiste Paciock prima di crollare come i suoi genitori… a meno che Potter decida di consegnarci la profezia!- la donna sembrava invasata, fremente di un’eccitazione perfida.
-Non darle niente!- urlò Neville –Non dargliela, Harry!- avrebbe voluto aggiungere “non lasciare che il sacrificio di tutti noi sia vano”, ma il naso continuava a fargli male e a modificargli la voce fino a rendergli difficile la parola.
Bellatrix levò la bacchetta, gli occhi attraversati da un bagliore di gioia perversa: -Crucio!-
 
 
Neville si accasciò a terra, colpito dalla maledizione.
Non pensava che il dolore potesse raggiungere quegli apici disumani. Si contorceva convulsamente, stringendo i pugni fino a rendere biancastre le nocche; menava colpi sul terreno sconnesso, spellandosi i gomiti e graffiandosi le mani. Se il dolore non gli avesse ormai sopraffatto la ragione, il ragazzo avrebbe colpito con la testa quello stesso pavimento, nel tentativo disperato di sfracellarsi il cranio: perché quella tortura era una pena ben peggiore di una morte dolorosa. Sentiva delle lame penetrargli la carne, senza però farlo sanguinare, e lunghi spilli bucargli lentamente i punti sensibili come timpani, occhi, cosce e piante dei piedi; sentiva le unghie rivoltarsi e rompersi con atrici dolori, sebben poi guardandole fossero perfettamente intatte. Ogni singolo centimetro della sua pelle sembrava ardere in fiamme, e il suo viso era ormai una maschera di orrore: gli occhi sporgenti e iniettati di sangue piangevano senza controllo, dagli angoli della bocca paralizzata in una smorfia scendeva un rivolo di bava.
Improvvisamente, tra le tremole e sfocate ombre che vedevano i suoi occhi umidi, li vide.
Frank e Alice si dimenavano sul pavimento, le loro urla mute si propagavano nell’aria.
“Mamma… Papà…”
-Questo era solo un assaggio!- a un gesto della bacchetta di Bellatrix, il dolore cessò improvvisamente –Allora, Potter! O ci consegni la profezia, o vedrai il tuo amichetto morire nel peggiore dei modi!-
Neville rimase immobile, a singhiozzare sommessamente, per lo spavento e per la vergogna. Chiudendo gli occhi, poteva vedere nuovamente i suoi genitori, le loro sofferenze, i loro pugni serrati che battevano contro il pavimento.
All’improvviso nella sala irruppero altri adulti, questa volta però non gente incappucciata, e a giudicare dal viso di Harry dovevano essere loro amici: iniziarono a combattere con i Mangiamorte, scagliandosi incantesimi da gradinate diverse. Neville ne approfittò, e sgusciò lentamente fuori dalla mischia: dopo poco, Harry lo raggiunse:-Stai bene?-
Il ragazzo respirava affannosamente:-Sì…- si alzò, barcollante, sorpreso che le sue gambe lo reggessero ancora.
-Bene, penso… Lottava ancora con quel… con quel cervello, quando l’ho lasciato…-
Non fece in tempo ad aggiungere altro, che un Mangiamorte balzò alle spalle di Harry e gli cinse la gola con il braccio:-Dammela- gli ringhiò nell’orecchio –Dammi la profezia…-
Neville indietreggiò, spaventato; si guardò intorno, ma nessuno degli amici di Harry poteva venire ad aiutarli, e con il naso rotto non riusciva a pronunciare bene gli incantesimi. Inspirò profondamente e si gettò verso il Mangiamorte: egli cacciò un grido, quando la bacchetta penetrò in una fessura del cappuccio dritto nel suo occhio. Neville percepì la cedevolezza del bulbo oculare sotto il rigido legno che stringeva in mano, e mancò poco che non vomitasse.
Il Mangiamorte crollò all’indietro, perdendo il cappuccio; Neville cercò di mettersi in salvo, ma era immobilizzato dalla calca di persone che si rincorrevano  lanciandosi incantesimi; un Mangiamorte calò su di loro, cogliendolo di sorpresa:-Tarantallegra!-
Subito sentì una strana sensazione alle gambe, come un formicolio che si tramutava velocemente in un tremore che si impossessò di esse: si muovevano freneticamente, al di fuori del suo controllo, facendolo cadere in terra. Disperato e incapace di rialzarsi guardava inorridito le sue gambe ballare convulsamente, fino a quando Harry non si gettò su di lui per aiutarlo:-Riesci ad alzarti? Passami un braccio intorno al collo…-
Neville obbedì, e grazie all’amico riuscì a reggersi in piedi, ma avanzavano barcollando perché le gambe non volevano terminare quella frenetica danza, se così si poteva definire, e dopo pochi difficili passi caddero di nuovo in terra.
-La profezia, la profezia Potter!- ringhiò Malfoy.
-No… mi lasci… Neville, prendila!-
Il ragazzo sbarrò gli occhi, seguendo con lo sguardo la sfera  che rotolava verso di lui: con uno scatto la afferrò e la strinse al petto, sussultando per il freddo del vetro. Intorno a lui infuriava la battaglia, quando una voce urlò:-Harry, raduna gli altri e vattene!- al che Harry agguantò Neville e cercò di trascinarlo su per i gradini, ma un’esplosione poco distante da loro lo fece rotolare al punto di partenza. Neville mise la sfera in tasca, e Harry provò nuovamente a tirarlo su, quando un rumore ovattato colpì l’attenzione del ragazzo: era un suono che purtroppo conosceva bene, nella sua lunga esperienza di cadute ed infortuni. Si guardò con terrore la tasca: si era rotta, e la sfera era rotolata accanto ai suoi piedi e la sua gamba indemoniata le aveva dato un calcio, facendola infrangere a tre gradini di distanza da loro. Il fantasma si levò nell’aria, una sagoma perlacea con gli occhi enormi, e la sua voce andò persa nel frastuono che dominava la sala.
-Harry, mi dispiace!- gridò Neville, addolorato –Mi dispiace, Harry, non volevo…- un disastro, aveva combinato un disastro.
-Non importa! Cerca di stare in piedi, andiamocene…-
Neville voltò lo sguardo verso l’altro, e il suo viso si illuminò: un sorriso raggiante si spiegò sul suo volto ingrumato di sangue rappreso. Incapace di credere ai suoi occhi, urlò ad Harry:-Silente!-
-Che cosa?-
-SILENTE!-
Albus Silente era comparso sopra di loro, stagliato sulla soglia della stanza adiacente, la bacchetta levata.
Neville riuscì a respirare nuovamente, come se fosse stato in apnea tutto quel tempo: erano salvi.



















____________________
Chiedo venia per eventuali errori. Sono leggermente di fretta, ora che pubblico questo capitolo.
Spero siate contenti di sapere che il successivo è già quasi completato :3 sì, mi sono portata avanti u.u
Buon ri-inizio della scuola :D

Nina.
   
 
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