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Autore: Angemon_SS    09/01/2012    1 recensioni
Il mio primo giorno di scuola superiore fu alquanto movimentato. Mi accusarono di omicidio, mi ruppero il naso e feci una visitina al pronto soccorso. Ci furono anche rimpatriate con vecchie facce come quella di merda di Shaorang e la mia vecchia amica Tomoyo. Potevo lasciar perdere le accuse di omicidio ma quando la polizia cercò di arrestarmi dovetti correre verso il luogo dove accadde tutto. Se non sbaglio il colpevole torna sempre sul luogo del delitto, ed oltre l'avventura da Road Movie non dimenticherò mai che ho rischiato di morire e di cancellare un'intera città dalle cartine mondiali. La storia spero vi piaccia però va letta solo da chi è in grado di credere davvero alle carte di Clow Reed e all'esistenza dell'esoterismo del sud Europa. Vostra Sakura
Genere: Avventura, Azione, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sesto

 

 

Dopo tanti colpi di fortuna non potevamo non aspettarcene uno mancino da parte del destino. Imboccammo una stradina dove non era possibile passare in auto, in questo modo riuscimmo a guadagnare un po’ di tempo per nasconderci tra le sepolture.

“Come hanno fatto a trovarci?” Ero stravolta per la corsa improvvisa. Ci trovavamo in un punto molto buio, quasi non riuscivo a vedere ‘Adel accanto a me, la luna e le luci della città venivano oscurate dagli alti alberi e dalle cappelle.

“Hanno notato una ragazza orientale ed uno islamico aggirarsi di notte in una zona poco trafficata, è venuto loro spontaneo verificare se tu fossi la persona che stessero cercando. I carabinieri, invece, credo che stessero pattugliando il cimitero alla ricerca di possibili vandali o profanatori. Hanno solo avuto fortuna.” Anche ‘Adel aveva il fiatone. Il tempo di riprendere un po’ di fiato e ci nascondemmo poco più avanti, verso una zona ancora più buia e con una statua dal viso straziato dal dolore. Durante la corsa notai che quella parte del cimitero era ricca di cappelle, chiese e tombe maestose, non era difficile nascondersi fin tanto c’era buio, il problema sarebbe stato uscire, il posto era circondato da alti muri e questi sarebbero stati sorvegliati attentamente dalla polizia.

“Mi sto stancando di scappare.” Mi sedetti in terra e cominciai a scartare le carte alla ricerca di qualcosa di utile oltre al solito stop del tempo. Non ero mentalmente stabile per concentrarmi e far durare l’incantesimo tanto quanto bastava per uscire dal cimitero e tornare all’appartamento.

“Che stai facendo?” ‘Adel mi prese di mano la carta della sparizione.

“Voglio portarti via da qui. Hai qualche altra idea a parte quella di nasconderci?”

“Anch’io sono dotato di poteri. Pensi che non ci abbia pensato? C’è un motivo per il quale ci siamo nascosti: non siamo avversari nel torneo ed utilizzare gli incantesimi potrebbe voler dire che mi stai attaccando, quindi, l’infrazione delle regole.”

“Ma, stamattina hai utilizzato quell’incantesimo su Li in mia presenza e non è successo niente.”

“Non era né un incantesimo di attacco né di difesa; per usare questi tipi di incantesimo dobbiamo essere lontani, non chiedermi quanto perché non lo so.”

“Non se ne parla nemmeno!” Ero ancora più terrorizzata. “Non possiamo dividerci: siamo in un cimitero, al buio, con la polizia che ci insegue e senza poter usare i poteri. Qui ci ammazzano.”

“Non ci possono sparare se non li attacchiamo. Ascoltami bene.” Fino a quel momento ‘Adel era rimasto in piedi, si inginocchiò al mio stesso livello. “So’ usare anche io un incantesimo per bloccare il tempo ed ho modificato la formula affinché possa durare quanto voglio, ma dobbiamo essere lontani. Tu devi restare vicino al muro, nascosta in mezzo a questo cespuglio mentre io mi dirigo a quello opposto, farò in modo che non venga inclusa nell’incantesimo ma non devi assolutamente muovere un muscolo finché non mi vedi tornare.”

“Pensiamo a qualcos’altro!” Appena finii di pronunciare quella frase sentii i passi veloci dei poliziotti a pochi metri da dove eravamo nascosti e le torce illuminare tutt’intorno. Tirai la maglietta di ‘Adel ma lui fu incredibilmente veloce e corse via facendo più baccano che poteva per attirare l’attenzione. La cosa funzionò e tutte le torce lo inseguirono lasciandomi completamente al buio in compagnia delle valige.

Rimasi sola. Era molto difficile distinguere ciò che avevo intorno ed anche quando i miei occhi si abituarono al buio, furono poche le cose che riuscii a riconoscere. Riuscivo a distinguere le carte perché ognuna aveva una superficie diversa dall’altra, è una cosa che non avevo mai rivelato a nessuno, al tatto potevo capire all’istante che carta fosse.

Di tanto in tanto si udiva qualche voce in lontananza e alcune macchine che passavano nella strada attorno a cimitero. Ipotizzai che tutte le forze si stessero concentrando su ‘Adel in fuga, pregai affinché corresse veloce ed agile come un gatto.

Dal cespuglio potevo vedere alcune tombe decorate da statue in marmo, meravigliose ma con sguardo triste o rassegnato, erano le poche cose che potevo distinguere ogni volta che le nuvole si scostavano dalla luna, ricordo ch la nottata fosse al quanto nuvolosa. In lontananza si vedevano i lumicini delle tombe più, per così dire, recenti o restaurate da poco; lo spettacolo era macabro ed avevo la tremenda sensazione che da un momento all’altro la porta di qualche cripta si sarebbe aperta.

Mi presi a schiaffi per non suggestionarmi e nascosi la testa tra le braccia cercando di pensare a tutt’altro, il ché mi fece molto incazzare perché l’immagine di Li e Kerochan, russare beatamente sul divano, attraversò la mia mente. Li avrei picchiati molto volentieri.

SCHREEEEEEK

Il rumore fu’ qualcosa del genere ma molto, molto, più ferroso ed ebbi la sensazione che il sangue nelle vene avesse cominciato a scorrere al contrario, cominciai a tremare e l’ossigeno sembrava sempre di meno, ansimai cercando più aria che potevo.

 Voltai lentamente lo sguardo verso il punto dal quale arrivò il rumore. Non vidi nulla finché la luna non riapparve tra le nuvole e la cosà era terribile! Una porta in ferro della cripta più vicina era stata aperta e, come se non bastasse, un uomo zoppicante stava scendendo i gradini.

Trattenni le urla, mi misi un dito in bocca e cominciai a morsicarlo paurosamente; udì la porta che si richiudeva ed alcuni passi trascinati sulla ghiaia, pregai con tutta me stessa che ‘Adel arrivasse il prima possibile al punto adatto all’incantesimo.

L’individuo cominciò a camminare sulla terra umida e i passi si facevano sempre più vicini, piagnucolavo e non riuscii a trattenere i gemiti di paura. Quando sentì che spostava le frasche vicino a dove mi ero nascosta sentii caldo nelle gambe, me l’ero fatta addosso! A chi non sarebbe successo?!

            Mi apparve un omone sfigurato, mi parlò in un lingua sconosciuta. Non era quella di ‘Adel, nemmeno italiano, eppure l’avevo già sentita. Alla fine non ce la feci e cominciai a piangere e gridare a pieni polmoni.

Venni colpita con uno schiaffo e rotolai a terra dolorante alla guancia. Vidi che l’orrenda figura alzava il braccio verso di me, era armato, riconobbi dalla luce della luna che aveva con se una pistola ma non feci in tempo nemmeno a prova a scappare.

            All’improvviso un fulmine illuminò tutto a giorno e sentii un piacevole calore che dalla spalla mi percorreva tutto il petto fino al ventre. Mi sentivo bene e decisi di addormentarmi.

 

 

            “Kerochan?” Accanto a me si trovava il viso assopito del mangia caramelle per eccellenza. Avevo la testa su di un cuscino e mi trovavo distesa in un letto che non avevo mai viso. La stanza era piccolina e spoglia, dalla finestra socchiusa entravano il sole e i rumore delle auto.

            “Finalmente ti sei ripresa.” La voce di Kerochan era debole e strofinò il suo viso contro il mio, stava piangendo e non riuscii a trattenermi dall’abbracciarlo come fosse un peluche ma si divincolò quasi subito rosso in faccia. “Era ora, hai dormito per due giorni.”

            Li si precipitò nella stanza attirato dalla voce di Kerochan sbattendo la porta come in un film, si mise al capezzale del letto con lo sguardo preoccupato, ‘Adel lo seguì a passo lento e con le mani in tasca, notai che aveva un occhio nero e un cerotto sul sopracciglio.

            “Che cosa è successo?”

            “Abbiamo avuto una piccola discussione.” Fu Li a rispondere alla mia domanda e ‘Adel sorrise assentendo, poi uscì dalla stanza. Feci altre domande ma né Li né Kerochan mi diedero risposta, anzi, parlavano in modo vago e parevano alquanto assonnati. Quando uscirono anche loro mi alzai dal letto e scoprì di non avere vestiti. Potete immaginare la sorpresa e l’indignazione! Diamine, non indossavo nemmeno le mutande che ricordavo di portare prima di svenire. Ero in mutande e reggiseno. Trovai la mia valigia accanto al letto e mi vestii livida in viso e, appena pronta, corsi in cucina sbattendo i piedi come se fossero di piombo ma sia Kerochan che Li si erano addormentati sul divano. Solo ‘Adel era sveglio e li stava coprendo con una coperta leggera mentre il caffè nella piccola moka grigia gorgogliava allegro, mi fece segno di fare silenzio e mi porse una sedia per prendere posto al tavolo con lui.

            “Lasciali dormire: se lo meritano.” Parlò a voce bassa e mi porse alcuni biscotti e la tazzina fumante. “Sei stata incosciente per due giorni e non hanno chiuso occhio per tutto quel tempo, volevano esserci quando ti saresti svegliata.”

            “Chi ha osato cambiarmi i vestiti?” Il mio tono era minaccioso.

            “Beh, erano sporchi di sangue, inoltre……te la sei fatta sotto.”

            Potete immaginare quanto divenni rossa ma ero ancora più incazzata!

            “Li e Kerochan mi hanno aiutato a lavanti e curarti.”

            “Perché è stato necessario tutto ciò?”

            “Mentre cercavo di raggiungere il muro opposto ho sentito uno sparo.”

            “Uno sparo? Mi hanno sparato!?” Ero sconvolta.

“Sono riuscito ad arrivare al muro opposto ed ho bloccato il tempo ma quando sono tornato dove ti avevo lasciato e non eri più sola: c’era un uomo sfigurato e penso sia il nemico che hai affrontato a Roma. Evidentemente non gli è andata giù la sconfitta.”

“Quell’uomo mi ha sparato?” Non ci potevo credere, ispezionai il mio corpo alla ricerca di ferite ma non trovai nulla.

“Quando ti abbiamo…spogliato, ho provveduto a curarti con alcuni incantesimi che mi ha tramandato mia nonna, era la prima volta che mi capitava di usarli e sembra che sia andato tutto bene.”

“Dove sono stata colpita?”

“Spalla sinistra, poco sopra il seno.”

Divenni ancora più rossa ed abbassai lo sguardo.

“Hai perso parecchio sangue, penso ti convenga mangiare qualcosa di più sostanzioso di quei biscotti, che stupido che sono. Ti scaldo una pizza?”

Annuii e molto gentilmente prese una pizza surgelata dal freezer per infilarla nel forno a micro onde. Mi accorsi che avevo fame appena vidi la pizza, ma avevo anche voglia di prendere quella tazzina di caffè bollente e versarla sul viso di Li, dovevo punirlo per avermi visto nuda, pensai a tutte le cose sporche che fece successivamente in bagno, o per lo meno pensai che le avesse fatte. Stranamente non ero in collera con ‘Adel, forse perché mi aveva salvato la vita. Era uno sconosciuto mentre Li era la persona che avevo amato, sarebbe stato più normale se avessi provato il contrario. Insieme a quei pensieri sopraggiunse il mal di testa per i due giorni passati a dormire.

“Non essere arrabbiata con il tuo amico.” Sembrò che ‘Adel mi avesse lesso nel pensiero, o aveva semplicemente notato il mio sguardo cattivo. “Se non mi avesse aiutato non so se ora saresti qui. Ti posso assicurare che è stato molto gentile e non ha sfiorato nessuna parte del tuo corpo se non quelle dove eri stata ferita, sei fortunata ad averlo al tuo fianco, è molto in gamba.”

Non potei non arrossire, avevo appena avuto la conferma che entrambi mi avevano visto nuda. “Grazie.” Sospirai cercando di non apparire più vergognosa di quanto non fossi. “Che n’è stato dell’uomo che mi ha attaccato.?”

Improvvisamente ‘Adel si fece scuro in volto e il cicalino del forno a micro onde lo avvisò che la pizza era pronta. Il trucco però non funzionò e quando mi porse il piatto fumante ripetei la domanda.

“Ci siamo affrontati e…ho dovuto!”

“L’hai ucciso?” Non fui così sconvolta come può sembrare. Alla fine, o lui o me. Appariva molto abbattuto nel dire quelle parole, evidentemente nemmeno lui avrebbe voluto che fosse andata in quella maniera. Mi incuriosii l’immagine mentale che mi feci di ‘Adel mentre usa la magia, faceva molto da film d’azione.

“Diceva che avevi macchiato il suo onore e doveva versare il tuo sangue per ripulire. Non so perché usasse una pistola, ipotizzo che avesse ferite troppo gravi per riuscire a lanciare incantesimi”

“E il tuo viso?” Osservandolo da vicino notai che l’occhio, oltre ad essere livido era anche gonfio.

“Questo me lo sono meritato!” Sorrise mentre si passava la mano sul livido. “Avevo promesso che avrei badato alla tua incolumità e così non è stato. Li si è arrabbiato moltissimo e devo ammetterlo, ci sa fare con i pugni, per ridurmi così gli è bastano un solo colpo.”

Ero incredula. “Come ha osato? Tu non hai colpa.”

“Lascia stare, ha pienamente ragione, sono venuto meno alla mia promessa ed hai rischiato di morire, questo è il minimo di ciò che merito. Abbiamo chiarito mentre eri addormentata, non c’è bisogno che ne parli con lui; avresti dovuto vedere lo sguardo con il quale vegliava su di te, siete stati insieme qualche tempo fa? Ho indovinato?”

Fu come se una freccia mi avesse trapassato e la pizza mi andò quasi di traverso.

“Penso che lui sia ancora molto preso da te.”

“E’ passato! LUI ha fatto passare tutto. Ho sofferto tantissimo.”

“Eppure, pare che anche lui abbia sofferto, a te sembrerà qualcosa che non sta ne in cielo ne in terra, ma se qualcuno, profano come me, vi osserva bene, percepisce qualche filo che vi lega; e in modo al quanto saldo.”

“Mi sa che quel pugno ti ha causato qualche danno al cervello.” Diedi un morso alla quarta fetta di pizza con crudeltà infinita mentre ‘Adel rideva di gusto.

 

Passammo un altro giorno chiusi in casa. ‘Adel diceva che sarebbe servito per far credere ai poliziotti che fossimo andati via da Napoli, però si trattava di un giornata particolare: era l’ultima che avremo passato in città. Quando mi svegliai quella mattina trovai sul tavolo della cucina due pezzi di carta scritti in italiano, incomprensibile per me ma ‘Adel mi spiegò che si trattava di due biglietti del treno, sola andata, per Agropoli; ci spiegò che aveva percepito la forte presenza del suo nemico in città, segno che l’avrebbe affrontato quanto prima.

Eravamo molto grati per tutto ciò che ‘Adel aveva fatto in quei giorni per noi, nonostante fossimo sconosciuti ci aveva trattati come parenti e riuscimmo a convincerlo nel lasciarsi offrire la cena quella notte.

Essere a Napoli e non mangiare la vera pizza napoletana non sarebbe stato divertente. Ci lasciammo portare in centro da un taxi e scelsi un ristorante carino vicino al teatro San Carlo e i quartieri spagnoli. La cena fu grandiosa, bevemmo e mangiammo come dei cassonetti; inoltre fui molto felice di poter pagare il contro ad ‘Adel con i soldi che ci aveva fatto avere Tomoyo, li avrei restituiti quando sarebbe finito tutto.

Purtroppo non restammo molto a gironzolare per il centro e tornammo subito a casa. Mi sarebbe piaciuto fare un giro nelle vie della Napoli giovane ma a detta di ‘Adel, non era saggio stare fuori per troppo tempo. Il taxi ci riportò alla base e fu occasione per stare ancora un po’ tutti e quattro insieme. Scherzammo per un’altra oretta attorno al tavolo ma arrivò il momento di andare a nanna.

In quei giorni, Li aveva trovato molto più comodo il divano rispetto al letto offertogli dal padrone di casa, quindi con tanto di coperta, si raggomitolò come un bozzolo e cominciò a russare quasi all’istante; ovviamente Kerochan lo seguì a ruota posizionandosi ai suoi piedi. Era incredibile come dall’episodio di Roma non si fossero più dati contro, evidentemente quando Li gli aveva raddrizzato la zampa si era creata una qualche complicità tra i due. Non potevo che esserne felice!

“Vai a dormire anche tu…” Non capii se quel proferimento di ‘Adel fosse una domanda o un’affermazione; rimasi ad osservare i suoi occhi per alcuni istanti e quando abbassai lo sguardo si stiracchiò facendo un gran rumore con la schiena.

“Penso proprio di si.” Ero arrossita. Non chiedetemi il motivo perché non lo so nemmeno io. Mi alzai e uscii dalla cucina percorrendo il corridoio sul quale si affacciava la stanza prestatami, il bagno, e quella di ‘Adel. Aprii la porta di camera mia quasi a malincuore, sentii alle mie spalle che ‘Adel entrava in bagno e chiudeva la porta a chiave. Non so il perché ma sospirai, avevo il cuore che batteva come un treno e le mani scivolose per il sudore; non capivo che diamine mi stesse succedendo.

Finalmente entrai in camera e preparai il letto per la notte in attesa che si liberasse il bagno, così da potermi cambiare.

Sentii finalmente che la porta del bagno si apriva e mi precipitai in corridoio lasciando cadere a terra tutto quello che avevo in mano. Mi sentii come trascinata da una forza invisibile, un enorme magnete che mi attraeva inesorabilmente. Me lo ritrovai di fronte mentre lasciava il bagno e gli presi la maglietta tirandolo verso di me con tutta la forza di cui ero capace. Chiusi gli occhi e lasciai che le mie labbra incontrassero le sue! Con quel gesto mi spaventai da morire e nemmeno ‘Adel fu molto contento. Mi allontanò quasi subito e, paonazza, non potei che rintanarmi nella stanza.

“Stupida!”  Fu tutto quello che ronzò nella mia testa per l’intera notte. Non ci fu altra parola che potesse prendere il soppravvento su quella.

 

Speravo con tutto il cuore che ‘Adel non mi odiasse e Li non lo venisse mai a sapere, così, quando il giorno dopo mi svegliò la persona che avevo baciato non potei non spaventarmi ancora di più. Era appena l’alba e guardando fuori dalla serranda leggermente chiusa imprecai nel vedere le strade deserte e la penombra ovunque. Rincoglionita, barcollai fino alla cucina dove trovai Kerochan, Li ed ‘Adel intenti in un’animata discussione, non ricordo di cosa stessero parlando; caddi a peso morto sull’unica sedia libera e successivamente sul tavolo lurido, uno stormo di piccioni avrebbe fatto meno briciole di quelle tre bestie.

Mi venne offerta una tazzina di caffè ed alcuni biscotti, l’aroma mi ridestò un pochino e riuscii ad afferrare alcune delle frasi che si stavano dicendo i tre uomini di casa: Li non era tanto contento dei biglietti e stava chiedendo spiegazioni dato che era previsto che partissimo da Pompei e non da Napoli, ‘Adel rispondeva con calma assoluta spiegando che era meglio partire da fuori città per evitare la polizia, e devo ammettere che aveva senso, ci avrebbe teletrasportato lui stesso ma non poteva andare oltre perché non ne era in grado.

Il suo sguardo cadde su di me, divenni rossa all’istante; ci osservammo per alcuni secondi ed accennammo reciprocamente un sorriso complice, che vedemmo bene di non far notare a Li.

“E comunque, io volevo continuare a dormire!” Kerochan fece sentire le sue ragioni mordendo rumorosamente l’ennesimo biscotto.

“Ha ragione ‘Adel, dobbiamo andare via subito.” Li si stiracchiò e dopo aver lasciato la tazzina del caffè nel lavandino si diresse verso il bagno.

“Perché dobbiamo andare via così presto?” Non mi ero ancora abituata alla luce e i miei occhi si rifiutavano di restare aperti troppo a lungo, l’odore del caffè ed un primo sorso mi avevano permesso di fare quella domanda.

“Ve l’ho già spiegato: sento che oggi affronterò il mio avversario.” ‘Adel lo disse con noncuranza. “Dovete andare via per lo stesso motivo per il quale ci siamo dovuti separare al cimitero, non voglio rischiare di coinvolgervi.”

“Tornando al nostro discorso: il tuo è un gran bel desiderio, non sarà forse un po’ troppo drastico, potrebbero esserci più problemi a causa di questo cambiamento improvviso che di quanti non se ne creerebbero in futuro lasciando tutto così com’è.” Kerochan parlò a bocca piena e riuscimmo a malapena capire che cosa avesse detto.

“Giusto! Non mi hai ancora detto qual è il tuo scopo.” Mi ridestai di colpo.

“Il motivo per il quale sto partecipando al torneo?” ‘Adel sorrise. “E’ semplice, o per lo meno in teoria. Come sapete, vivo negli Emirati Arabi Uniti, li si respira molta aria di occidente, la nostra politica anche se non sembra, ne è molto influenzata. Siamo uno dei pochi stati dove si respira libertà. Negli altri libertà, diritti e democrazia sono solo un sogno, fantasie da ventenni per così dire; il resto del mondo non sa di quanto è fortunato anche solo per aver la possibilità di votare in un referendum, di poter votare i propri rappresentanti nel governo, poter essere contro le scelte dei propri rappresentanti e riportarli sulla giusta strada, poi, è davvero una cosa stupefacente.”

“Penso di aver capito il motivo del tuo impegno.” In realtà non del tutto.

“Voglio portare una ventata di modernità a quei popoli che sono oppressi dalle dittature.”

“Ma, come ha detto Kerochan,  un cambiamento così radicale potrebbe creare più problemi di quelli che ci sono ora. Come reagirebbe la gente, per non parlare dei governi, se da un giorno all’altro ci fosse una costituzione, dei rappresentanti…non so nemmeno io che…”

“Avete ragione entrambi ed anche io avevo pensato a questa possibilità. Infatti è mia intenzione dare un impulso, diciamo distribuire coraggio e idee, poi sta alle persone fare il resto, devono volerlo o in pochi anni si tornerebbe alla situazione iniziale, o peggio, a guerre civili.”

“Accidenti, la politica è davvero complicata, ed io che mi lamento di qualche ora di storia alla settimana.”

“Ho dato una spiegazione molto striminzita ma spero di aver reso l’idea.”

“Perfettamente!” Kerochan rispose cercando di fare un OK con la zampa sana, io invece mi sentivo al quanto confusa.

“Ora veniamo a noi: spero che tu abbia riflettuto sul motivo per il quale ti ho allontanato quando mi hai baciato” ‘Adel mi pietrificò, Kerochan sgranò gli occhi più spaventato che sorpreso. Mossi la testa alla ricerca di Li ma quando arrivò alle mie orecchie il rumore dell’acqua che scorre nella doccia mi rilassai. Trovai la forza di negare con la testa.

‘Adel sorrise. “Ti sei cotta di me in appena due giorni, quelli nei quali abbiamo parlato; uscendo a cercare le valige insieme, può aver catalizzato la cosa. Non mi era mai successo ma ne sono onorato.” Poggiò la sua mano sopra la mia e potete immaginare di che colore diventai. “Ma penso che tu sappia quanta differenza di età c’è tra me e te, inoltre non mi conosci affatto e sono già impegnato con una ragazza, si chiama Amira e mi attende a casa.”

“Scusami.” Fu come se mi fosse crollato addosso un palazzo.

“Devi scusarti con te stessa, non con me. Non ti rendi conto di avere vicino una persona che ti è molto devota.”

“Li?” Io abbassai lo sguardo.

“Non sei cieca e sai benissimo che è qui in Italia per un motivo: ti vuole bene e questo sovrasta tutto ciò che può essere capitato in passato. Le relazioni non sono perfette come nei film, magari fosse tutto così semplice, ed anche tu gli vuoi bene, altrimenti non lo avresti voluto al tuo fianco.”

“C’è modo e modo di voler bene ad una persona.”

“Lo ami!” Le parole di ‘Adel furono peggio di una pugnalata. “Se lo avessi voluto bene in modo diverso non gli avresti permesso di venire con te, avresti pensato alla tua incolumità, facendolo venire con te hai ragionato come se foste una cosa sola, un unico individuo; lui va’ dove vai tu perché vi completate. Ecco come hai ragionato.”

“Ti sbagli!” Mi ero alzata in piedi ed avevo gli occhi gonfi. “Non sai niente di me e Li; non ti permetto di parlare di ciò che non conosci!”

“Sakura.” ‘Adel aveva una voce molto calma. Prima quel tono mi attirava, in quel momento, invece, mi innervosì. “Ho avuto quindici anni prima di te, so che cuore si ha in petto a quell’età.”

Non potevo stare a sentire un secondo di più, e senza nemmeno ringraziare per il pasto mi rinchiusi in camera sbattendo la porta. Dopo alcuni secondi, quando l’ossigeno ricominciò ad affluire al cervello in modo corretto, capì la futilità del mio nervosismo. Mi ero arrabbiata perché mi aveva sbattuto sul naso la verità, si dice che la verità fa male: è lo stesso dolore che si prova quando si sbatte contro un palo della luce durante una passeggiata; ciò a cui mi ero scontrata era lo stesso Li. Avevo picchiato il naso contro il suo viso sempre spento di quegli ultimi giorni, era spento perché non facevo altro che trattarlo male, perché stavo flirtando con ‘Adel sotto il suo naso e perché lo allontanavo mentre poco prima lo desideravo con tutta ma stessa.

 

“Sakura?” Kerochan entrò in camera, non mi ero accorta di essermi riaddormentata. “Manchi solo tu, ‘Adel dice che è ora di andare. Tutto bene?”

“NO!”

“Colpa del cinesino o dell’emiro? Ma perché non ti trovi un giapponese come fidanzato?”

“Nessuno dei due ha colpa, nessuno dei due è il mio ragazzo, non so che diamine sto facendo!”

“Non ho molta esperienza ma posso darti un consiglio.” Kerochan mi si posò accanto. “Niente.”

“In che senso?”

“Nulla.” Sorrise con quella smorfia in grado di strappare una risata a chiunque. “Lascia che le cose si evolvano naturalmente, senza metterci per forza mano. Penso che sia la cosa più saggia da fare.”

A me non sembrava la cosa migliore ma decisi di dargli retta. Mi preparai più veloce che potevo ed abbandonai la stanza per raggiungere gli altri due nella cucina. Non osavo guardarli in faccia.

‘Adel ci fece prendere sotto braccio i bagagli e posò una mano sulle nostre spalle, Kerochan si chiuse dentro lo zaino e senza nemmeno rendercene contò rovinammo a terra. Fu come se ci avessero messo lo sgambetto durante una corsa.

Apparimmo in un angolo cieco del parcheggio accanto alla stazione dei treni, tra un auto e il muro. Avevo il sedere dolorante a causa della caduta e nemmeno Li sembrava aver fatto un atterraggio da manuale, ‘Adel ovviamente era in piedi perfettamente composto, aveva solo il fiatone, come se avesse fatto una lunga corsa. Ci ripulimmo e ci guardammo intorno, non c’era nessuno e dalla strada vicino si udivano di tanto in tanto delle macchine o delle moto; raccolte le valigie entrammo nella stazione alla ricerca di un punto dove depositarle.

“Mi dispiace solo di non avervi fatto fare un giro decente di Napoli. Praticamente siamo rimasti sempre in casa.” ‘Adel si scusò mentre ci accompagnava all’interno. “Mi sarebbe tanto piaciuto portarvi al porto turistico, alla chiesa dove si trova il sangue di San Gennaro, nella Napoli sotterranea, quella vi sarebbe davvero piaciuta.”

“Non preoccuparti, hai fatto anche troppo per noi, non sappiamo come ringraziarti.” Disse Li.

“Mi basta trovarvi alla finale. E’ l’unica cosa che vi chiedo.”

“Sarà fatto!” Li allungò la mano per stringere quella di ‘Adel, si salutarono come vecchi amici grazie ad una calorosa stretta. Li aprì lo sportello del deposito bagagli e depose la sua valigia ma, essendo chiusa male, non ci stava e dovette aprirla per sistemare le cose che vi erano all’interno, mentre faceva questo ‘Adel recitò sottovoce un incantesimo e fece sparire a Li la capacità di capire le sue parole.

“Addio, Sakura.”

“Non parlarmi di addii, abbiamo promesso di rincontrarci per la finale, dobbiamo esaudire il tuo desiderio, è davvero altruista, stamattina non te l’ho detto.” Parlavo a testa bassa. “Mi sento un’egoista a lottare per una causa personale mentre tu lotti per gente che nemmeno conosci.”

“Non ti hanno dato altra scelta, hai dovuto partecipare contro la tua volontà ed è normale che il tuo desiderio sia quello di mettere tutto a posto, non devi sentirti in colpa.” ‘Adel sorrise e mi sciolsi vedendo il suo viso felice. “Spero davvero di rincontrarti, aspettami ad Agropoli e metteremo tutto a posto, dimentica l’addio di prima. Ok?”

“Ok!”

‘Adel riuscì a regalarmi un sorriso poco prima che ci lasciasse per tornare a Napoli ed affrontare il suo nemico. Già mi mancava, con lui eravamo al sicuro, di colpo ci trovammo di nuovo soli e con in mano due biglietti dei quali non capivamo la scrittura. Sospirai e riposi anche io la valigia nel deposito bagagli.

 

“Sakura.” Kerochan sbucò dallo zainetto. “A che ora parte il nostro treno?”

“Alle due di pomeriggio.”

“Uffa.” Il viso di Kerochan si fece triste nell’apprendere dall’orologio della stazione che erano appena le nove e mezza di mattina. “Che facciamo fino ad allora?”

“Beh, siamo a Pompei, visitiamo la città antica.” Proposi, ma il malcontento non gli sparì dal suo volto, anzi.

“Vecchi muri colorati? Che noia, torno a nanna.”

“Sbaglio o Kerochan non è molto partecipe ultimamente?” Li mi si avvicinò mente il guardiano delle carta chiudeva dietro di se la zip dello zainetto.

“Non ti sbagli.” Notai che Li mi fissava incessantemente e distolsi lo sguardo, avevo paura che scoprisse che avevo baciato ‘Adel. “Ehm, saranno lontani gli scavi?”

“Non più di ottocento metri, possiamo tranquillamente arrivarci a piedi.” Non smetteva di fissarmi. “L’ho visto poco fa’ nella cartina della città, quella che c’è appesa alla parete.”

“Ok, io sono una schiappa con i punti cardinali, ti seguo.”

Li mi fissò per altri interminabili secondi, infine abbassò lo sguardo come se avesse capito qualcosa di fondamentale ed annuì.

Eravamo decisamente più leggeri senza le valige e fortunatamente trovammo una giornata favorevole alle passeggiate. Lo seguii lungo la strada che finiva davanti ad un altissimo campanile bianco. Non ci sono meraviglie di questo genere in Giappone. Lo si vedeva fin dalla stazione e ad ogni passo diventava sempre più grande e alto. La lunga via che dalla stazione portava a quel campanile terminò in una larga piazza dove potei ammirare il santuario in tutta la sua magnificenza, attraversammo strada e giardini avvicinandoci fino a poter toccare il marmo bianco che lo teneva in piedi, era freddo e liscio e provai un brivido nel fare questo.

Come uno scoppio mi apparve in mente il viso triste di mio padre, doveva sicuramente avere un’espressione del genere in quei giorni che mancavo di casa; ero sparita da un momento all’altro, con la polizia che mi inseguiva manette in mano, senza dare una spiegazione e senza dare mie notizie; vedere quelle meraviglie lo avrebbero sicuramente rallegrato, se non fatto impazzire, mi sarebbe piaciuto spedirgli almeno una cartolina, ma non era possibile.

Ricordo sempre quando mi parlava degli scavi di città e civiltà scomparse: Egitto, Maya, Atzeki, Costantinopoli, Gerusalemme, Roma, più di una volta parlava degli scavi romani in nord Africa e di Pompei, ora che ricordo non aveva mai avuto possibilità di viaggiare per partecipare a ricerche così importanti o grandi, l’università lo invitava sempre in Cina o in patria. Poter toccare con mano i muri dell’antica Roma sarebbe stato l’apice della sua vita, dopo di questo sarebbe potuto morire in pace, senza rimpianti.

Mentre ripensavo a papà , senza nemmeno accorgermene il posto attorno a me era cambiato, avevo seguito Li per centinaia di metri, attraversato una piazza ed una lunga via alberata fino a ritrovarci dentro un corridoio buio e umido, a causa dei miei pensieri non avevo osservato dove mettevo piede e quando uscii di nuovo alla luce, beh, mio padre sarebbe svenuto dalla felicità.

“L’anfiteatro!” Lo dissi quasi urlato ma, fortunatamente, nessuno badò a me, a dir la verità non c’era molta gente, solo due o tre gruppetti di persone ed alcuni turisti isolati intenti a fotografare. Mio padre aveva una foto di quello stadio antico nel suo studio, mi parlava spesso degli antichi romani, quindi per me, essere proprio dentro il monumento della foto era un’esperienza incredibile. Mi pentii di nuovo di non essermi portata una fotocamera.

“L’hai baciato!” Quella parole di Li furono come un’eclissi di sole inaspettata, ai miei occhi pareva davvero che fosse diventato tutto buio e lo sguardo con il quale lo disse, era straziante; mi venne voglia di abbracciarlo e di stringerlo più forte che potevo ma ancora non riesco a capire perché rimasi inchiodata. La sua non era una domanda, sapeva tutto, non era stupido.

“Si, e non tirerò fuori scuse del tipo ero stanca, ero disorientata, ero triste. Ne avevo semplicemente voglia e non mi sono trattenuta.” Ovviamente soffrì tantissimo nel sentirmi dire quelle cose. “Ma, me ne sono pentita.”

Non disse nulla per molti secondi e guardava in terra mente giocherellava con alcuni sassi sotto alla scarpa. Quando alzò lo sguardo sembrava che stesse per piangere e fu una cosa che mi disorientò. A Tokio era così restio e così intenzionato a starmi il più lontano possibile ed in quel momento, invece…aspettate un attimo, forse ero io a tenerlo a distanza, lui stava solo cercando di assecondarmi, di accontentarmi, mi ero già scordata che a Tokio l’avevo trattato malissimo proprio quando lui voleva scusarsi, quando voleva chiarire tutti quei dubbi che mi ero portata dietro durante le scuole medie; voleva sanare quella mia malattia della paura di restare delusa dalle altre persone, di aprirmi con la mia amica più fidata, di vedere altri ragazzi, di guardalo in faccia. In quel momento mi attraversarono tanti di quei pensieri, sensazioni, cose non quantificabili.

“Quel bacio…lo avrei tanto voluto io.”

Ci guardammo negli occhi per parecchi minuti di silenzio, mentre i turisti ci passavano accanto per ammirare il monumento.

Era un primo bacio, dato ad una persona che non fosse lui, era una persona dalla quale ero attratta sessualmente, non mi era mai capitato prima e il mio corpo, ed io stessa, era in tilt. Dopo che ‘Adel mi aveva allontanato, sulle spalle, dove mi aveva toccato per fermare il bacio, sentivo come se bruciassero, ero un bagno di sudore e incredibilmente umida nella zona più calda del mio corpo. Era la prima volta che mi capitava, ero spaventata perché non mi aspettavo di provare quello.

Li non era uno stupido ed aveva notato quella mia attrazione verso l’emiro. Era geloso e deluso perché, come diceva ‘Adel, provava ancora moltissime cose nei miei confronti.

Come una foglia al vento mi sentii spinta verso di lui. Feci alcuni passi fino ad averlo a portata di abbraccio; era più alto di me quindi dovevo alzare leggermente lo sguardo per guardarlo negli occhi, non capivo che mi stesse succedendo, provavo di nuovo le stesse sensazioni della notte prima, ma davanti non avevo ‘Adel. Ebbi una voglia incredibile di leccargli le labbra, di morsicargli il naso, anche di tirargli i capelli, ma tremavo di paura, ero un’idiota!

 

Come uno schiaffo percepii una sensazione che ormai conoscevo bene, ci voltammo contemporaneamente per osservare la donna ed i suoi capelli incredibilmente biondi.

“Sakura, giusto? Erede di Clow Reed” La donna ridacchiò mentre giocherellava con i lunghi capelli. “Se ti arrendi subito prometto che una volta vinto il torneo esaudirò il motivo per il quale partecipi; in caso contrario, sappi che uccido sempre i miei nemici, è una tradizione di famiglia.”

“Come puoi essere così sicura che io partecipi per un scopo ben preciso?”

“Suvvia, tesoro.” Ridacchiò di nuovo. “Tutti i partecipanti hanno un desiderio che possono esaudire solo con questo torneo; ti capita solo una volta nella vita.”

Dentro di me ero incazzata come un pazza, quella donna aveva appena rovinato un momento che avrebbe cambiato la mia vita. Osservandola bene pareva una modella: corpo perfetto e magro, alta quasi due metri e lunghi capelli biondi che scendevano fino ai seni. Il viso sembrava quello di un angelo ma quando ridacchiava pareva l’esatto opposto; parlava in una lingua molto strana, sulle prime mi sembrò russo, ed ovviamente Li non capiva ciò che ci stessimo dicendo.

“Stavi per baciare il tuo fidanzatino?” Di nuovo il ridacchio malefico.

“Fatti gli affari tuoi.” Quella sua frase mi fece ancora più incazzare. “Chi mi dice che manterrai la promessa?”

“Basta accettare e lo scoprirai. Io vincerò per forza, sono troppo grandi le mie motivazioni in questo gioco e non posso permettere che tu, mocciosa, mi possa rallentare.”

“Anche io: devo mantenere una promessa!”

“Una promessa, dici?” A quella frase non ridacchiò e si fece incredibilmente seria. “Signorina, sembri una figlietta viziata che ha sempre avuto tutto. Io alla tua età sono stata strappata di casa, la casa dove sono cresciuta, senza nemmeno la possibilità di fare i bagagli. Ci hanno portato lontano, siamo scappati e ci hanno buttato come spazzatura in un’altra casa. Piccola, brutta, fredda. Vivevo in un posto che era un paradiso, e quel paradiso è stato trasformato in un incendio che si è mangiato mio padre e i miei zii! Io ho una forte motivazione per vincere: devo riportare tutto come prima.”

“Io…” Non seppi che dire.

“Hai mai studiato storia contemporanea? Sai dove si trova Pripyat? Quando è esplosa Černobyl' non siamo stati avvertiti, dopo alcuni giorni sono arrivati degli uomini con le maschere antigas e ci hanno preso di peso e caricati sugli autobus. Un’infinita coda ci ha portati lontano dalle nostre case. La mia famiglia è stata distrutta: papà e i miei zii sono diventati liquidatori, l’unione sovietica dava soldi e pensioni, loro volevano darci dignità e lavorarono in prima linea gettando sabbia sul reattore nucleare scoperto, a pochi metri dal materiale radioattivo. Mio padre e due miei zii morirono in un incidente durante i primi giorni del loro lavoro, l’unico zio che mi è rimasto fu gravemente ustionato ed ha perso la vista ed un piede, non riceve nemmeno la pensione di invalidità. Se hai motivazioni più alte di quella di risanare la zona di alienazione di Černobyl' e tutte le persone malate, ti prego, dimmelo.”

 

In quel momento mi sentii come un’assassina.

 

 

 

 

 

 

 

 

P.S.Curiosità

 

Napoli sotterranea è un complesso di cunicoli e cavità scavate nel tufo poste nel sottosuolo di Napoli; vi si trovano soprattutto innumerevoli forme di ambienti ed architetture classiche, greche e romane. Al giorno d'oggi vi sono diversi percorsi per poter accedere alla rete di ambienti sotterranei, la quale non è ancora completamente conosciuta, in cui si alternano tra cisterne e cave, cunicoli e pozzi, resti del periodo greco-romano e catacombe, ed i passaggi che collegano svariati punti della città anche distanti chilometri sono innumerevoli. Ancora oggi speleologi continuano a studiare ed ispezionare le cavità e i cunicoli che riaffiorano in occasione di sprofondamenti e/o crolli ed inserirle nel cosiddetto censimento delle cavità cittadine.

I due principali ingressi al sito sono quello di piazza San Gaetano e quello di via Sant'Anna di Palazzo. (tratto da Wikipedia)

 

Il Cimitero di Poggioreale è il principale cimitero di Napoli e tra i maggiori in Europa, il complesso più importante è il Cimitero Monumentale, la parte più antica e caratteristica, di enorme valore storico e culturale per la preziosità delle sue tombe e delle sue statue, nonché per il gran numero di cappelle, chiese e il Quadrato degli uomini illustri, comprendente 157 monumenti di uomini illustri disposte su un’area di circa 5.300 metri quadri.

 

Il Santuario della Beata Vergine del Santo Rosario di Pompei è una pontificia basilica maggiore situata a Pompei, è anche sede vaticana,  l’altezza del campanile è di 82 metri ed è il 29° in Italia.

 

I liquidatori sono i lavoratori che operarono al recupero della zona del disastro di Černobyl' soprattutto negli anni 1986-1987, con un prosieguo delle attività fino al 1990. Il compito dei primi liquidatori fu prevalentemente quello di uscire armati di badile o delle proprie braccia sul tetto semi imploso del reattore e di raccogliere le macerie e i pezzi di grafite altamente radioattiva dal peso di 40/60 chilogrammi, per gettarle dal bordo del tetto nella voragine sottostante. Le macerie sarebbero state poi sigillate dentro ad un sarcofago di cemento e acciaio. Il tempo previsto per il completamento di ogni manovra si aggirava attorno ai 40 secondi.

            Altissimo è il numero degli invalidi, fra coloro che portarono il loro aiuto, a causa di svariate patologie di natura oncologica o per malattie legate all'immunodeficienza. Numerosi hanno subito l'amputazione degli arti per tumori o per le ustioni riportate dall'esposizione acuta da radiazione.

Secondo Vyacheslav Grishin, della Chernobyl Union, 25 000 dei liquidatori russi sono morti e 70 000 sono rimasti gravemente disabili e lo stesso discorso vale per l'Ucraina.

(tratto da Wikipedia)

 

   
 
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