(NDA:
Colonna sonora! http://www.youtube.com/watch?v=xinBkJBwrkU )
“Maschio!
Maschio! Maschio! Maschio! Maschio! Maschio! Maschio!”
E
stavolta doveva essere maschio sul serio!
Ever
era già stata chiara al riguardo: ultima possibilità!
Come
sette anni prima, corse tanto forte da sorpassare l’ospedale e da doversi
consumare le suole dei sandali per poter rallentare, far retromarcia ed
entrare.
“Maschio!
Maschio! Maschio!” continuava dentro a sussurrare mentre saltellava felpato,
perché in ospedale non si urla e non si fa rumore (regola che lui aveva già in
passato infranto).
“Maschio!
Maschio! Maschio!”
A
momenti usava più fiato per il suo rituale che per ossigenarsi!
Tuttavia,
deciso com’era, non rischiava di collassare…
“Maschio!
Maschio! Maschio! Ma…”
“Ripeti
con me, Molly: femminuccia, femminuccia, femminuccia!”
“Femminuccia, femminuccia, femminuccia!”
“GACK!”
…
almeno prima di scoprire sua figlia impegnata con la zia Mira in un rituale
teso a neutralizzare il suo!
“Uh,
guarda! C’è papà!” disse Mirajane indicandolo alla piccola.
“Ciao!
Femminuccia! Femminuccia! Femminuccia!”
Molly
aveva sette anni: capelli castani mossi, come quelli della mamma, lucenti e ben
pettinati, che arrivavano alle spalle; occhiali con dei fiorellini sulla
montatura (non ne aveva bisogno per vedere bene, ma le piaceva somigliare alla
mamma); vestitini sempre belli e puliti addosso, quel giorno un maglioncino
beige e una gonnellina al ginocchio; calze lunghe e bianche; scarpette da ballerina
ai piedi.
Un
vero amore, ma somigliava veramente pochino al papà, giusto per qualche dettaglio
che solo lui e la mamma sapevano notare.
Anche
considerando questo, Elfman sentiva più che lecito sperare che il secondogenito
somigliasse a lui molto di più. Molto, molto, molto di più…
Invece
ad accoglierlo lì aveva trovato tenuta in serbo una coltellata al petto!
Il
suo amorino di figlia con quel diavolo di una sorella che complottavano contro
di lui!
“Che…
Che… Che…”
“La zia Mira mi ha insegnato una formula che forse farà uscire dal pancione di
mamma la mia sorellina!”
“MIRAAAAAA…” pianse lui un torrente e più.
Mira,
imbarazzata dall’essere stata beccata, rispose con un sorriso veloce per poi
farsi da parte!
“Femminuccia!
Femminuccia! Femminuccia!” continuava a ripetere Molly, dondolando la testa a
tempo, come stesse recitando una filastrocca.
Il
padre si de-pietrificò, la prese per le spalle e si inginocchiò per parlarle a
quattrocchi!
“Eh
eh eh, Molly…” –iniziò lui tirandosi su un sorriso largo chilometri e vero un
niente!- “Non ti ricordi quel discorso che abbiamo già fatto? Non si era detto che
<< Uno per uno non fa male a
nessuno >>?”
“Ma
io non voglio un fratellino!” batté i piedini la piccola.
“Ma
io lo voglio invece!” piagnucolò l’omone.
“E
chi se ne importa?
“EEEEEEEEEEHHH?!?!?”
Mira
corse a togliere d’impiccio la nipotina (e ovviamente lo faceva anche per lui,
chiaro…): “Ehm, Elfman, non pensi che dovresti andare da Ever adesso?”
“Oh, giusto! Molly, dopo ne riparliamo, ora devo correre dalla mamma.”
“Posso
venire?”
“No, Molly, tu resta con la zia e fai la brava. E NIENTE TRUCCHETTI SUBDOLI,
OK?”
Mira
e Molly chinarono il capo: “Va bene, scusaci…”
“Fiuuu…”
Non appena Elfman oltrepassò la porta…
“Pronta,
Molly?”
“Pronta zia!”
Le
due si sedettero sulla panchina, chiusero gli occhi, e incrociatele dita
iniziarono a recitare insieme: “Femminuccia! Femminuccia! Femminuccia bella e
vispa!”
“Femminuccia! Femminuccia! Femminuccia bella e vispa! Ih ih ih!”
“Maschio!
Maschio! Maschio! Maschio bello ed alto! E VIRILE!”
“Ehm,
signor Elfman?” -lo chiamò l’infermiera che gli camminava di fianco- “Parlava
da solo?”
“Niente…
Scaramanzia…”
“Prego
allora!” fece gentilmente aprendogli la porta…
“AAAAAAAAAAAAAAAAAARRRRGH!”
L’urlo
che ne uscì mise in piega i capelli a tutti e due!
Da
quando l’ospedale aveva conosciuto i record acustici dell’Evergreen partoriente,
il primario del reparto maternità aveva spinto affinché si insonorizzassero le
sale parto! Se però si apriva la porta tornava tutto udibile!
“URRRGH!
GNNNN! È TUTTA COLPA TUA! TUTTA COLPA TUAAAAAA!”
Elfman
accolse quei rumori straziati con una sensazione di familiarità e nostalgia.
Ah,
quanti ricordi!
Anche
l’ostetrico era lo stesso di quel giorno!
Non
appena lo vide corse a stringergli la mano: “Signor Elfman!”
“Salve!”
“MALEDETTOOOOOOOOOOHHHH!!!”
“…
Beh, signor Elfman, questa volta dovremmo essere entrambi abituati a quello che
ci aspetta, eh?”
Elfman
arrossì, subito prima di essere centrato da una bottiglietta d’acqua alla bocca
dello stomaco!
“BASTARDO! MA COME HO POTUTO DIRTI DI SI?!?!? QUESTA È L’ULTIMA, CAPITO???
L’ULTIMA!!! SE NON ESCE MASCHIO ORA TI ATTACCHI, HAI CAPITO???
GNNNNNNNNNNNN!!!”
Molte
cose erano cambiate dalla prima volta, e quella seconda gravidanza era stata
accolta e vissuta da entrambi con piacere.
Non
che questo avesse avuto effetti sull’intolleranza di Ever al momento del gran
finale!
“Sigh!
La prego dottore, faccia uscire mio figlio il più virile possibile!”
Al
medico scese una goccia dietro la testa: “Ehm, non penso dipenda da me…”
“Ma
come fate a restare così impassibili?!” si chiedeva l’infermiera novizia (che
si era beccata una sfuriata sul braccio e una tirata di capelli!) alle colleghe
più esperte.
“Ci
siamo già passate…” risposero loro, che pure contemplavano piccole escoriazioni
e l’udito ormai alla soglia della sopportazione massima!
“Visto
che da quel che ho capito i rapporti tra voi due sono un tantino migliorati
dall’ultima volta, vuole restare accanto sua moglie?”
“Beh…”
“NON GLI CONVIENE!” ribattè Ever, sollevandosi apposta nonostante il dolore
allucinante per mettere in mostra le zanne! Per quello la forza l’aveva eccome!
Sembrava
più drago lei di Natsu!
“Ehm…”
–rispose il pallidissimo Elfman- “Credo che aspetterò fuori con mia figlia…
Buon lavoro! Mi raccomando tesoro, metticela tutta! Ce la farai! E se puoi,
mentre spingi, ripeti “maschio” più volte che puoi!”
“GRRRRR! OH, VEDRAI SE CE LA FARÒ! ECCOME SE TE LO FACCIO USCIRE! PERCHÉ DOPO
BASTA CHIARO?”
“Chiaro,
chiaro…” balbettò lui uscendo e ricominciando subito la sua cantilena della
virilità!
“AVANTI!”
–urlò al come sempre incolpevole ostetrico- “FACCIA NASCERE QUESTO… GNNNNN! ANCHE
VOIALTRE! ANIMO, SU!”
“……”
Un
parto di Evergreen è un’esperienza unica: che fortuna per loro averne visto un
altro… Fortuna?
Elfman
si sedette accanto a lei, al posto della zia che si allontanò un pochino per
lasciarli parlare in libertà.
“Umpf!”
“Dai, non farmi il broncetto, poi mi rendi triste…”
“Umpf!”
fece di nuovo lei!
Molly
spiò con la coda dell’occhio: suo padre le stava facendo il musone lungo! A
quello non sapeva resistere: era veramente lungo lungo!
“Uffa!”
–si abbacchiò lei- “Io voglio avere una sorellina…”
“Lo
so…”
“Voglio
giocare con lei alle maghe, farci belle con il trucco e provare i vestitini
alle nostre bambole! Non lo voglio un fratellino! Lui sarà brutto, cattivo e
farà tanti dispetti!”
“Ehi, ma non è detto! Chi ti ha insegnato che tutti i maschi sono degli scemi?”
“La mamma.”
“Non
devi prendere in senso letterale tutto quello che dice la mamma, anche lei te
l’ha detto…”
“Femminuccia!
Femminuccia! Femminuccia!”
“MASCHIO! MASCHIO! MASCHIO!”
“Non vale!”
“Si che vale!”
“Voglio
una sorellinaaaaaaaaaaaaaaaa!” gli strillò a mò di banshee dritto sul timpano!
Elfman
sospirò: “Certo, potrà anche essere una sorellina…”
“Siiii!”
“Però così papà sarebbe… un pochino deluso… Se sarà un fratellino potrai
giocarci insieme comunque: i fratelli devono volersi bene indipendentemente che
siano tutti e due uguali o diversi.”
“Però…
I maschetti non sono femminucce!”
“Già,
e meno male! Vorresti stare in un mondo di tutte femminucce?”
“Si!”
disse lei con gli occhi sbrilluccicosi.
“Beh,
io non vorrei stare in un mondo di soli maschi, anche se fossero tutti virili!
Insomma, c’è bisogno anche di voi, che siete così carine!”
Prese
in braccio la figlia e la baciò in fronte, facendola ridere.
“Quindi,
se sarà una sorellina vorrai bene anche a lei?”
“Ovvio! Comunque… è inutile continuare a litigarci su. Quel che sarà sarà, non
lo possiamo cambiare. Quindi io dico che qualunque cosa sia andrà bene per me!
Sei d’accordo?”
Molly
ci pensò su: “Ehm… Forse…”
“Signor
Elfman!” –urlò l’infermiera affacciandosi alla porta- “Congratulazioni, è un
maschio!”
“UOMOOOOOOOOOOOOO!!!”
“NOOOOOOOOOOOOOOO!!!”
“Uno
per uno!” saltellò Mira, contenta ugualmente.
Elfman
iniziò anche saltellare, ma non sul posto, di qua e di là, sui muri e sulle
colonne, e a ridere sguaiatamente, cacciando tutta la lingua di fuori, in
particolare passando davanti la sua sorellona, colpevole di fallito attentato
alla mascolinità del suo secondogenito!
“MASCHIO!
MASCHIO! CE L’HO FATTA! HO UN FIGLIO! MASCHIO! E SARÀ IL Più VIRILE DI TUTTI I
FIGLI DEL MONDO! AH AH AH AH! MASCHIO! MASCHIO! MA… Ma…”
“……”
Molly
aveva gli occhioni enormi che grondavano goccioline.
Il
labbro era tutto tremante.
Stava
per esplodere.
“Oh,
no!”
“UEEEEEEEEEEEEEEEEEHHHH!!!”
Elfman
e Mira si tapparono le orecchie! Mai far piangere Molly: tutta l’irritabilità
del capriccio femminile unite a una potenza vocale di virile esplosività!
“Sniff!
Ueeeeh! Ueeeehh!”
“Dai, calmati, piccolina! Papà ha esagerato un po’! Non voleva prenderti in
giro.” la carezzò la zia.
“Ma io volevo una sorellinaaaaaa! Rimandatelo indietro!”
“Eh eh, temo non si possa fare…” arrancò Mira, in difficoltà evidente.
Elfman,
rabbonitosi, si era inginocchiato anche lui, ma intanto doveva pensare anche al
problema dell’essere sbattuti fuori: con tutte quelle urla, era un miracolo non
li avessero ancora presi a pedate!
Anzi,
lui solo sarebbe stato preso a pedate: l’uomo era lui!
“Dai,
non fare così! Smettila! Sii uomo! Non piangere!” cercò di calmarla
stringendola ai suoi sempre allenati pettorali.
“Ueeeeh!”
“Dai, per favore, sennò papino verrà preso a calcioni e sbattuto fuori…” –con
una mano le batteva dietro la schiena, e con entrambi gli si guardava intorno-
“Su, su…”
“Sniff!
Sniff! E ora chi giocherà alle maghe con me?”
“Potrai
farlo con lui!”
“Non è la stessa cosa!”
Mirajane
annuiva silenziosamente: tra due sorelle (come tra fratelli) il rapporto che si
crea è sempre un po’ speciale, Mira la sapeva, per questo si era schierata con
la piccolina lì durante l’attesa.
Molly,
arrabbiatissima, si passò veloce le mani su tutta la faccia rossa,
asciugandosi.
Poi
si girò da un'altra parte, di nuovo col broncetto.
“Sniff!
Non lo voglio un fratellino! Farà il cattivo!”
“Ma che ne sai, su! Dai, ora ti tiro su io! Andiamo dalla mamma! Così vediamo
un po’ questo omettino appena nato! Che ne dici?”
Tirò su col naso: “No!”
“No?”
“Io
volevo una sorellina tutta carina, non un maschietto stupido che mi prenderà in
giro! Non lo voglio questo fratellino! Non lo voglio nemmeno vedere!”
“……”
Mira
deglutì.
Decisamente
le parole sbagliate!
Elfman
si era irrigidito tutto. Quale sarebbe stata la sua reazione?
Un
po’ preoccupata, lo guardò alzarsi.
Tirò
su un respiro profondo, gonfiandosi come un gigantesco pallone.
Molly,
già meno sfacciata con quell’ombra su di sé che la mangiava tutta, fece un
passetto indietro…
“SIGNORINELLA!
ORA TU VIENI CON ME A SALUTARE IL FRATELLINO! DI CORSA!”
“S-s-sissignore!”
Quando
diceva << Sissignore >>
si vedeva proprio che era figlia del suo servizievole padre!
“Tsk!”
Elfman le porse una manona, e non si mosse fino a quando Molly, incoraggiata
anche da uno sguardo di zia Mira, vi mise dentro la sua, piccolissima al
confronto.
A
grandi passi, l’omone se la tirò dietro.
La
sicurezza era in effetti stata allertata, ma una volta lì, aveva trovato solo
una bambina tenuta per mano da un grosso papà già incazzato che era meglio non
disturbare ulteriormente…
“Eccoci
qui!” esclamò lui, affacciandosi nella sala parto con un sorriso radioso!
Un
cuscino lo raggiunse in piena faccia!
“Anf…
anf… Contento ora, eh?” ridacchiò lei.
“Non potrei esserlo di più!” esultò lanciando il cuscino in aria.
“Umpf!”
Lasciò
la mano di Molly e corse a prendere la mano della moglie, distesa sul letto,
anche quella volta sfiancata.
Si
guardarono profondamente per qualche attimo e poi, da buon cavaliere, Elfman si
chinò affinché, per baciarlo, la donzella già stanca, non dovesse fare alcuno
sforzo.
Molly,
dietro di loro sospirò tenendosi le guanciotte calde: erano così romantici i
suoi quando si baciavano!
“Uh,
guarda chi c’è!” fece Ever notando la figlia oltre la virile montagna che la
nascondeva; questa fece subito sparire lo sguardo luccicante, tornando a fare l’arrabbiata,
riuscitissima parte del suo repertorio.
“Eh
eh eh, lasciami indovinare: si è arrabbiata perché non è arrivata la
sorellina!”
Elfman sospirò: “Precisamente.”
“Mi
spiace, tesorino, stavolta ti è andata male.”
“Sigh!
Perché mamma?” piagnucolò lei.
Le
diede le spalle. Non era una novità: quando si offendeva, e succedeva
(permalosa come la madre!), lo faceva spesso, ma Ever ebbe subito un déjà-vu…
Si
ricordò dei dettagli della porta della sala parto di allora.
Quelli
su cui aveva cercato di concentrarsi pur di non azzardarsi a degnare di
un’occhiata sua figlia.
“Oh,
tesoro… Vieni qui, dai…”
“No! Sigh!”
“Ha
detto che non vuole vedere il fratellino.”
Al
sentirlo Ever scambiò un’occhiata amara col marito. Dovevano aspettarselo del
resto.
“Molly…”
(
http://www.youtube.com/watch?v=9RiRFTLH0y8 )
“Ecco
a voi!”
All’infermiera
novizia era stato dato il compito di portare loro il nuovo arrivo (dopo essersi
fatta assicurare più e più volte che non c’era più pericolo ormai!).
Questa
comunque si sbrigò in fretta: la madre, ammiratolo per prima, lasciò che fosse
il padre a prenderlo per la prima volta in braccio e poi uscì a passo svelto,
lasciando sola la famigliola appena fattasi un po’ più grande.
Per
Elfman significò fare di nuovo i conti coi ricordi e le sensazioni della prima
volta: riavvertì la debolezza nelle braccia e la paura che l’emozione gli
facesse perdere la presa. Ma se anche la presa era debole, la volontà di non
lasciar andare mai più quel tesoro a lungo atteso non avrebbe mai permesso che
accadesse, quel giorno come allora.
“È…
È… È…”
Non
sapeva che dire. L’aveva desiderato tanto ed ora eccolo tra le sue braccia,
senza che potesse salutarlo con qualche suono più articolato.
Aveva
la faccia un po’ cicciotta, gli occhietti piccoli e vispi, e disordinati
capelli bianchi sulla testa.
“Virile?”
suggerì sua moglie.
“Virlissimo!”
sorrise lui con le lacrime agli occhi!
Avvicinò
l’indice. Il bambino era sveglio, a differenza di Molly, che una volta nata era
già una dormigliona, e voleva vedere una cosa.
Lasciò
il dito a portata di manina per qualche secondo e, finalmente, lo afferrò!
“Ah
ah ah! Senti che presa! Si, è proprio un maschio, e che maschio! Pieno
d’energie sin da subito! Sarà un grande mago, il migliore mago, il più virile
mago!”
“Chissà,
magari ti supererà pure!”
Elfman avvertì un brivido lungo la schiena!
Ever
rise e pensò di aver contagiato anche la primogenita, ma niente, restava a
testa basta e col musetto triste, per nulla interessata.
Elfman
ed Ever si guardarono di nuovo e si capirono al volo.
“Molly?”
“Si mamma?” fece lei senza alzare gli occhi.
“Vuoi
prenderlo tu in braccio?”
“… No…” mugugnò, facendosi piccola piccola.
“Ma
come?” –la rimbeccò la madre- “Non sei curiosa?”
“Curiosa?”
“Finora hai sempre giocato solo con bambolotti e pupazzi. Non vuoi provare come
sia prendere in braccio un bimbo vero?”
Molly si girò timidamente. Suo padre si era inginocchiato e con un sorriso le
diceva di prendere quel fagotto di asciugamani, con la piccola sorpresa
nascosta dentro.
Sempre
con timidezza, e un po’ di preoccupazione visto che era un bimbo vero, allungò
le braccia ed Elfman glielo appoggiò su di esse.
Subito
si affacciò sulla finestrella che dava sulla faccina.
“Oooh!” si lasciò subito sfuggire.
In
effetti era tutto diverso. Si muoveva, guardava di qui e di là, buttava le
manine in giro per sperimentare ed esplorare… Era come un bambolotto, ma mille
volte più bello e speciale! Avrebbe mangiato sul serio, e poi avrebbe imparato
a parlare, anziché dire sempre le solite frasi registrate, a camminare come
camminava lei, le sarebbe venuto dietro, avrebbe potuto chiamarlo, parlargli…
Il
giocattolo che qualunque bambina avesse potuto desiderare!
Ma
quale giocattolo?
Era
il suo fratellino!
“Non è un amore?” domandò la mamma.
“È…
carinissimo!”
“Anche se è un maschietto?” la punzecchiò il papà.
“Umpf!”
Il
versetto che Molly faceva sempre quando ammetteva senza ammettere di essersi
sbagliata!
“È
tanto più bello di un bambolotto!”
“D’ora
in poi” –continuò Ever- “tu non sei più una bimba, sei una sorella maggiore.
Devi aver cura di lui, giocarci tutti i giorni, insegnargli un sacco di cose,
crescere insieme a lui.”
“Se
credi che sia una vitaccia, pensa che noi che di lavoro facciamo i genitori
sudiamo molto molto di più! Eh eh eh!” disse Elfman poggiandole una mano in
testa.
“Lo
farai, Molly?”
“Si, mamma! Sarò la sorella maggiore di… Com’è che si chiama?”
Elfman
iniziò ad iperventilare!
La lista!
La
lista dei nomi!
La
tirò fuori!
Era
finalmente giunto il suo momento!
<<
Già… Come se uno qualunque dei tuoi
robustissimi e virilissimi nomi da vero uomo non verrà salutato da Molly con
una pernacchia! O peggio… >> gli disse una voce da dentro.
Il
broncio di Molly era bello che sparito.
Ora cullava tra le braccia il fagottino con una luce negli occhi che mai le
aveva visto.
“……”
Sbuffò e accartocciò il foglio, buttandolo nel cestino dietro le spalle.
“???”
pensò Ever…
Sospirò,
si passò le mani in faccia per trasformarsela di nuovo in una allegra: “Eh eh
eh! Perché non glielo scegli tu il nome?”
“Io?
Davvero? Posso?”
“Elfman, che ti salta in mente? Eri così entusiasta di…”
“Lascia perdere, tesoro…”
“Mhmm… Ti chiamerò…”
Se
lei era una fatina, come compagno di giochi le ci voleva un folletto. Un
simpatico folletto capace di cavarsela in ogni loro avventura. E così, le venne
in mente il personaggio di quella bellissima storia di fate e spiritelli che
una volta sua mamma le aveva letto.
“Pak!”
“Pak?”
(NDA: Molly si riferisce al
personaggio di Puck, pronunciato appunto “Pak”, presente nel “Sogno di una
notte di mezza estate” di Shakespeare)
Aprì
bocca per dire che non somigliava a un nome vero, ma il modo entusiasta in cui
Molly lo stava guardando non ammetteva commenti di sorta!
“Pak,
eh? Mhmm…”
Molly
tirò fuori il suo sguardo più irresistibile pensando sarebbe servito a
convincerlo!
“MI
PIACE! È proprio un nome maschio questo! Pak! Come il colpo che si abbatte sui
nemici! Questo si che è un nome tosto! Complimenti Molly! Hai gusto per i nomi
maschili, non per niente sei figlia…”
“Dell’uomo più virile di tutti!” finì lei, che ben conosceva il finale!
“ESATTO!
AH AH AH!”
Ever sorrise e si abbandonò al cuscino.
Le
aveva lasciato scegliere il nome. Proprio come con lei, anni addietro.
Così,
il “maschietto” indesiderato era diventato il fratellino affidatogli che mai
più avrebbe lasciato.
Elfman
aveva un dono: riuscire a tirare fuori il meglio dalle donne della sua vita.
Era
contentissima di avergli dato un maschietto: uno per uno non fa male a nessuno,
e poi, diciamocelo, se l’era proprio meritato!
Intanto
suo marito premiava Molly con una lunga carezza sui capelli: “Su, ora
restituiamo Pak alla mamma, che vuole tenerlo un po’ anche lei!”
“Va
bene! Tieni, mamma!”
“Ciao Pak…” -gli bisbigliò questa prendendolo tra le braccia la prima volta-
“Non hai idea di quanto hai reso contento il tuo papà oggi, sai? Anche perché,
se fossi stato una femminuccia…”
“Ehi,
le avrei voluto bene lo stesso!”
“Lo so… Ma avresti continuato a desiderare un maschietto, e avresti dovuto
partorirtelo da solo, bello!”
“Io?
Partorire? Ma andiamo!”
Il
più virile degli uomini non poteva sopportare né realizzare qualcosa di tanto
sfiancante e bello quanto la più viziata delle donne in sala parto.
“Sono
solo un uomo.” ammise con l’umiltà dovuta da quelli del suo genere.
Ever
arrossì: “Eh eh eh, eccome se lo sei!”
Lo
baciò di nuovo.
“Aaaah!”
sospirò Molly, che non riusciva a non andare in giuggiole ogni volta vedeva un
bacio!
Il
mini-Elfman intanto, al calduccio del termosifone che era la mamma, continuava
a restare sveglio e a guardarsi intorno: c’era così tanto di bello lì fuori per
lui in quel momento che non valeva proprio la pena di dormire.