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Autore: RobTwili    10/01/2012    23 recensioni
Lui: Francis 'Frank Fagotto' Hudson.
Lei: Ashley Foster
Lui: Capitano de 'I Matematicici', Capitano de 'Gli elettroni spaiati' e suonatore di Fagotto nella banda del liceo.
Lei: Capitana indiscussa delle Cheer-leader, Capo volontaria del progetto 'Le infermiere della scuola'.
Lui: Innamorato di lei fin dall'asilo.
Lei: Non sa nemmeno che lui esiste.
Ma se, improvvisamente le loro strade si incrociassero? Potrebbe Francis, con molte difficoltà, compiere la vendetta di tutti i nerd facendo capire che l'aspetto non è tutto?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Nerds do it better'
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«Mac» strillai, uscendo dalla biblioteca.
«Ti prego Zac, salvami». Si nascose dietro al mio amico, appoggiando le spalle contro l’armadietto.
«Come ti è venuto in mente?» tornai a urlare. Non riuscivo a calmarmi, non dopo quella scoperta.
«Dai Francis» cercò di rassicurarmi Ash, appoggiando una sua mano sul mio braccio.
«Lo sapevi?» sibilai, lanciandole un’occhiata stupita.
«Io… io l’avevo intuito» bofonchiò abbassando lo sguardo.
«Lo sapevate tutti? Ero io l’unico idiota?». Strinsi con più forza il libro che tenevo tra le mani, cercando di calmare i miei nervi.
Non ricevetti risposta da nessuno di loro.
«Oh, ottimo allora! I miei amici si coalizzano contro di me, iscrivendomi a una stupida lista. Grazie, voglio dire, tanto la faccia ce la metto io» borbottai, soffermandomi a guardare la fila di armadietti gialli dietro di Ash.
«Ehi, Francis! Che coraggio, amico». Josh, un ragazzo della banda, mi diede una pacca sulla spalla, sorridendomi.
«Vedete?». La mia voce diventò stridula a causa del nervosismo.
«Francis su, che sarà mai...». Non aspettai nemmeno la fine della frase.
«Che sarà mai, Zac? C’è il tuo nome in quella maledetta lista? No, c’è il mio! Francis Hudson. Mi chiedo ancora come tu, Mac, abbia potuto fare una cosa del genere». In pochi passi mi avvicinai a lei, puntandole l’indice contro.
«Dai, Francis. Non arrabbiarti, non è stata solo una sua idea» sussurrò Ash, di fianco a me.
«E-eravate tutti coalizzati contro di me?» domandai stupito.
Da quando erano passati al lato oscuro?
«Coalizzati… ora non essere cattivo» ribatté Mac, rimanendo sempre nascosta dietro al corpo di Zac.
«Io vorrei solo capire che cosa vi è saltato in mente quando avete scritto il mio nome sulla lista dei candidati a diventare Re». Digrignai i denti, sistemandomi gli occhiali.
Non era una bella cosa scoprire alle quattro del venerdì pomeriggio che si era candidati a essere Re del ballo del giorno dopo.
«Volevamo vedere una cosa» bofonchiò Zac, probabilmente in difesa di Mac, per non far ricadere su di lei tutte le colpe.
«Vo… volevate vedere una cosa? E precisamente? Se quando mi arrabbio divento verde? Se mi trasformo in roccia? No, perché non mi è chiaro». Mi strofinai il viso con le mani, cercando di calmarmi.
Quando sentii la barba strofinarsi sulle mani, si accese una lampadina.
Era tutto organizzato, per questo Mac mi aveva costretto a cambiare.
La barba, i capelli che mi sarei tagliato il giorno dopo…
«Avevi programmato tutto, per questo l’altro giorno sei venuta a casa mia per dirmi quelle cose?». Voleva che cambiassi look per essere più bello, per farmi votare.
«No» esclamò sorpresa. «No, Francis. Si vota oggi, non domani sera. Quello che ti ho detto era la verità» cercò di difendersi.
«Lo sapete che farò la figura dell’idiota, vero? Sopra a quel palco, mentre proclamano vincitore uno della squadra di football». Non avevo nemmeno più voglia di arrabbiarmi, tanto il danno era fatto.
«Allora su quel palco saremo due idioti» soffiò Ash sul mio orecchio, facendomi rabbrividire.
Non riuscii a trattenere una risata, sfiorando le sue labbra con le mie.
«Ma tu sarai eletta» piagnucolai, sospirando.
«Io non sarò eletta. Vedila così, avremo sempre un motivo per odiare Zac e Mac» ghignò, prima di fare una boccaccia verso di loro.
«Io credo che qualcuno qui dovrebbe stare zitto, ok? E dobbiamo anche sentire John per quanto riguarda la limousine» ribatté Mac.
«L’ho sentito io prima, ha detto che la limousine andrà prima da John e Zac poi verrà da te, Mac. Assieme mi darete un passaggio e alla fine, prima di andare a scuola, andremo da Ash». Le riservai un sorriso, stringendo leggermente il suo fianco.
«Per ultima?». Sembrava elettrizzata dall’idea di essere l’ultima a salire.
«Sì. Ci sarà il prom e poi andremo a mangiare da…». Zac si interruppe, guardandomi in attesa di una conferma.
«Dove? Ci dite dove?» chiese Ash, eccitata.
«Francis?». Annuii, dando il permesso a Zac.
«Andremo a La Bohème».
Ash e Mac cominciarono a strillare, saltellando.
«Andremo a La Bohème?» urlò Mac, abbracciando Zac.
«Grazie! Grazie» esultò Ash, abbracciandomi e baciandomi ripetutamente una guancia.
«Ok, ok. Calma» mormorai, appoggiando le mani sui suoi fianchi perché la smettesse di saltellare come una bambina. «È solo un ristorante».
Perché dovevano sempre strillare se erano felici per qualcosa?
«No Francis, non è solo un ristorante. È La Bohème» puntualizzò Ash, respirando profondamente per riprendere fiato.
«Ancora non ci credo. Grazie Zac, grazie». Mac continuava ad abbracciarlo, felice.
«Non c’è problema. Ma ti prego, basta adesso» bofonchiò imbarazzato, quando un ragazzo che stava per entrare in biblioteca –probabilmente per votare il re e la reginetta del ballo- li guardò con uno strano sguardo.
«No, andremo a La Bohème» strillò di nuovo Mac, incapace di trattenersi.
La Bohème era il ristorante più famoso e costoso di Los Angeles.
Io, Zac e John avevamo prenotato quasi tre mesi prima, proprio a causa dell’alto numero di clienti.
«Mac, contegno» sbottò Zac, prendendo il viso di Mac tra le sue mani perché la smettesse di saltellare.
«Hai ragione» mormorò, imbarazzata.
«Dovremmo assolutamente essere perfette domani. Io, te, Hannah e Cindy andremo dal parrucchiere domani mattina. Nel pomeriggio ho prenotato il salone di bellezza. Nessuno sarà più bello di noi» gioì Ash, soddisfatta della sua idea.
 «Mac, tu dovevi…». Doveva accompagnarmi dal barbiere.
«Ci andrai da solo, in qualsiasi posto tu debba andare». Ash mi sorrise, accarezzandomi una guancia.
Non riuscivo ancora ad abituarmi alla sensazione della barba sul mio viso; Ash però sembrava apprezzarla.
«No, devo andarci. Ash non puoi capire, se non vado con lui sarà un disastro. Francis, facciamo così: arriverò da te per le otto, ti accompagno, spiego quello che bisogna fare, poi corro da Ash per farmi torturare» terminò con uno sbuffo comico.
«Ci faremo coccolare, non torturare. Passeremo tutto il pomeriggio con i piedi e le mani sommersi in acqua profumata, ci faranno i massaggi e ci truccheranno» esordì Ash, prima di sospirare, «sarà un sogno».
«Massaggi?» esclamai assieme a Zac.
«Sì, non sarà bellissimo? Mani che ti accarezzano sciogliendo i muscoli» un nuovo sospiro estasiato da parte di Ash.
Non ero sicuro che fosse una buona idea.
Sapere che il corpo di Ash sarebbe stato sfiorato dalle mani di un’altra persona non mi rendeva per niente felice.
«Non ti farai toccare da un altro uomo che con la scusa di rilassarti i muscoli ci prova con te» sbottò Zac, facendo ridere Ash e Mac.
«Tranquillo Zac, e tranquillo anche tu» sussurrò, avvicinando il suo viso al mio per darmi un bacio.
Quando le nostre labbra si sfiorarono però, Ash si ritrasse, trattenendo un risolino divertito.
«Saranno delle donne. L’ho chiesto espressamente» puntualizzò Ash, facendomi sospirare sollevato.
Sapere che erano delle massaggiatrici rendeva tutto più… giusto.
«Non mi piace lo stesso questa idea» borbottò Zac, stringendo in modo quasi possessivo Mac.
Sembrava che lui e Mac si fossero chiariti: l’atteggiamento di Zac, rispetto a due giorni prima, era davvero cambiato.
Anche l’umore di Mac era migliorato; non riusciva a tenere a freno quel sorriso e si lasciava coccolare tra le braccia di Zac senza dire niente perché la smettesse.
«Se però sono donne…» ribattei, rispondendo al sorriso di Ash.
«Grazie» soffiò sulle mie labbra, prima di baciarmi.
La mia mano corse sulla sua nuca, avvicinandola a me.
«Ragazzi, siamo a scuola, calmate i bollenti spiriti» ghignò Mac, mentre Ash concludeva il bacio, facendo un passo indietro, imbarazzata.
Portai una mano tra i capelli, scompigliandoli.
«Su, adesso che abbiamo votato per il re e la reginetta del ballo torniamo a casa» propose Zac, prendendo la sua borsa con i libri che aveva appoggiato a terra.
 
Guardai di nuovo la mia immagine riflessa sullo specchio, stupito.
Non ero io, quello.
Niente occhiali, nessuna felpa. Capelli corti e orecchie troppo grandi.
Forse riuscivo a riconoscermi solo per la grandezza delle orecchie.
Guardai il vestito elegante che indossavo e mi sistemai la cravatta che Mac mi aveva costretto a mettere.
Sono semplicemente ridicolo’ digitai velocemente sul cellulare, inviando subito dopo il messaggio a Mac.
Pochi secondi dopo arrivò la risposta.
Sta zitto e preparati. Zac mi ha appena scritto che la limousine è partita, stanno venendo da me’.
Mi strofinai gli occhi con le mani: le lenti a contatto mi davano davvero fastidio.
Appoggiai la mano sulla maniglia della porta, abbassandola con un sospiro.
Quando cominciai a scendere le scale, vidi che mamma e papà mi stavano aspettando.
Erano abbracciati e lei continuava ad asciugarsi le lacrime con un fazzoletto.
«Oh, per favore» sbottai.
Sembrava fosse il giorno del mio matrimonio; mamma esagerava sempre.
«Oh, Francis» sussurrò, soffiandosi il naso.
«Francis, sei proprio mio figlio» esclamò fiero papà.
«La volete smettere?». Mi sentivo a disagio. Avere tutti gli occhi puntati su di me non mi piaceva.
«Fatti abbracciare». Mia madre fece un passo verso di me, sollevandosi sulle punte dei piedi. «Sei bellissimo Francis» ripeté, stampandomi un bacio sulla guancia. «Hai anche la barba, sei diventato un ometto». Tornò ad asciugarsi una nuova lacrima e scossi la testa abbattuto. Mamma era senza speranze.
«Comportati bene, ok? Tieni alto l’onore degli Hudson. Io e tua madre andremo a cena fuori, faremo tardi, molto tardi, forse dormiremo fuori. Quindi, hai casa libera» concluse, aggiungendoci un occhiolino.
«Mi sembra di aver sentito il rumore di una macchina. Credo che aspetterò fuori. Buona serata» bofonchiai, avvicinandomi all’ingresso prima che potessero dire qualcos’altro.
«Francis?» chiamò mamma, costringendomi a indietreggiare di un passo.
«Sì?». Mi voltai a guardarla, mentre si stringeva tra le braccia di papà.
«Per favore fai una foto con Ashley» mormorò, portandosi le mani sopra al cuore.
«Buona serata» tornai a dire, chiudendomi la porta di casa alle spalle.
Sbuffai, cominciando a camminare avanti e indietro, lungo il vialetto di casa.
Qualche minuto dopo sentii il rumore di una macchina che rallentava.
In pochi passi raggiunsi lo steccato, aprendo il piccolo cancelletto bianco per uscire.
Una limousine nera era posteggiata a pochi passi da me.
«Wow» mormorai esterrefatto, mentre uno sportello si apriva.
«Francis, muoviti». Zac mi fece un gesto con la mano perché mi avvicinassi.
«Ciao ragazzi» esordii, chiudendomi la portiera alle spalle.
La limousine era grande, enorme. Forse molto più grande di quanto mi fossi mai immaginato.
Guardai velocemente Hannah con i capelli raccolti e il suo vestito rosa. John, di fianco a lei, non riusciva a smettere di sorridere e di stringere la sua mano.
Zac era elegante, con una camicia e una giacca nera. Non aveva la cravatta.
«Mac?» sussurrai stupito, sporgendomi in avanti per controllare che fosse davvero lei.
«Ciao Francis». La voce era la sua, eppure…
«Che-che ti è successo ai capelli? Dove sono le mèche rosse?». Non era il vederla bellissima e truccata ad avermi sconvolto, erano i capelli.
Li aveva tagliati; non arrivavano nemmeno alle spalle. Le sue mèche rosse si erano trasformate in castano chiaro.
Era semplicemente bellissima, soprattutto con quel leggero trucco scuro sulle palpebre, che faceva risaltare il verde dei suoi occhi.
«Hai visto quanto è bella la mia ragazza?» chiese Zac, circondandole le spalle con un braccio e sfiorandole le labbra con un bacio.
«Smettila, scemo» bofonchiò Mac, imbarazzata, prima di lasciargli una gomitata sullo stomaco.
Hannah e John erano stranamente silenziosi.
Seduti uno di fianco all’altra, non parlavano nonostante John non smettesse di sorridere.
«Han, stai benissimo» dissi, sperando di spezzare un po’ la tensione.
«Grazie Francis. Anche tu, sei davvero bello» commentò, mentre John si sistemava meglio sul sedile.
Portai la mano sul viso per sistemare gli occhiali, prima di ricordare che indossavo le lenti a contatto.
«Che ti avevo detto? Francis, sei un figo da paura. Si fa quasi fatica a vedere che sei tu» disse Mac, giocherellando con la mano di Zac.
Abbassai lo sguardo, pieno di vergogna.
In quel momento la macchina rallentò, fino a fermarsi.
«Credo che sia casa di Ash». Zac mi appoggiò la mano sulla spalla, per farmi coraggio.
«I fiori?». Guardai Mac; si era occupata lei di andare a prendere i fiori per tutti.
«Ecco. Buona fortuna Francis» sussurrò, porgendomi la scatolina trasparente.
C’era il fiore da legare al polso di Ash e quello da mettere all’occhiello della mia giacca.
Con un respiro profondo aprii lo sportello dell’auto, appoggiando lentamente il piede sull’asfalto.
Mai come in quel momento le mie gambe sembravano pesare.
«Francis, siamo tutti con te. Prendi tutto il tempo che vuoi e stai tranquillo, se suo padre ti ammazza il tuo corpo lo reclamiamo noi» ghignò Zac, mentre chiudevo lo sportello dietro di me.
Un passo.
Due.
Il cuore continuava a velocizzare i battiti, rendendo ogni movimento sempre più difficile.
Salii i gradini fino a ritrovarmi sotto il piccolo portico.
Calmo, dovevo stare calmo. In fin dei conti il signor Foster era solo… il padre di Ash, l’avvocato più famoso della città e l’uomo più temuto da tutti i ragazzi del liceo.
Quando allungai la mano per suonare il campanello mi accorsi che stavo tremando.
«Su» bofonchiai tra me e me, cercando di farmi coraggio.
Pigiai il bottone bianco, sentendo un urlo di Ash provenire da dentro la casa.
«Non pensarci nemmeno papà, apro io». Riuscii a sentire la voce di Ash nonostante la porta fosse chiusa.
«Tesoro, dovresti essere al piano di sopra». La voce del signor Foster.
«Tu gli fai paura. Vai di là» ordinò.
Possibile che non sapessero che riuscivo a sentire quello che si stavano dicendo?
La porta si aprì e rimasi senza fiato.
Ashley era semplicemente bellissima.
I lunghi capelli biondi scivolavano in setosi ricci che ricadevano sulle sue spalle e sulla schiena.
Il vestito lungo e blu, senza spalline, contrastava con la sua pelle diafana, giocando con l’azzurro dei suoi occhi che mai come in quel momento sembrava poter risplendere.
«Francis?» chiese sospettosa, avvicinandosi di un passo.
Sembrava… meravigliata. Non riusciva a smettere di guardare il mio viso, studiando i miei lineamenti.
«C-c-c-c-c-ciao» riuscii a dire, qualche secondo dopo.
Se prima non era sicura che fossi veramente io, con quell’entrata fenomenale le avevo tolto ogni dubbio.
«Francis, sei…» bisbigliò, prima di aprirsi in un sorriso.
«Sei bellissima Ashley» dissi, accarezzandole una guancia.
Arrossì appena, abbassando lo sguardo.
«Questo è per te». Aprii la scatoletta, prendendo una sua mano tra le mie. Legai il fiore al suo polso, sfiorandolo appena con le dita.
«Una rosa bianca. È semplicemente perfetta» sussurrò, appuntando il bocciolo bianco al mio occhiello.
«Ash, tesoro? Mi era sembrato di senti… oh. Ciao… Francis, giusto?». Il signor Russell si avvicinò con un sorriso, tendendomi la mano.
Allungai il braccio per ricambiare la stretta, quando sentii la mano di Ash stringere la mia sinistra.
Quel gesto mi diede coraggio.
«Sì, Francis. È un piacere conoscerla». Spalancai gli occhi sorpreso quando capii di non aver balbettato.
Mi sorrise, lasciando la stretta della mia mano.
«Tesoro, guarda Ash e il suo cavaliere» disse, attirando l’attenzione della signora Foster, che si avvicinò sorridendo.
«Ciao Francis, è un piacere rivederti». La signora Foster mi conosceva molto meglio del marito.
Quando veniva a casa nostra per parlare con mamma o per trovarsi a bere un caffè, la salutavo sempre.
«Anche per me» risposi, continuando a sorridere.
«Ragazzi, siete bellissimi. Dobbiamo fare una foto, su» esclamò entusiasta la mamma di Ash, correndo in soggiorno a prendere la fotocamera. «Sorridete». Il mio braccio corse a stringere il fianco di Ash, attirandola a me.
Sentii il calore della sua mano sul mio petto, poco sotto il cuore.
Senza nemmeno accorgermene, abbassai lo sguardo, incontrando il suo.
Era semplicemente bellissima.
Il trucco chiaro, in tinta con i diamanti del vestito, rendeva i suoi occhi ancora più belli.
«Oh come sono carini» gioì qualcuno, riportandomi alla realtà.
«Mamma, noi dobbiamo andare. Non possiamo fare tardi». Ashley sembrava avere improvvisamente fretta.
«Certo. Divertitevi». Il sorriso che ci regalò Charline mi tranquillizzò un po’.
«Non fate tardi, non fate cose stupide e… e riportamela esattamente come te l’ho lasciata, intesi?». Il signor Foster si avvicinò a me, puntandomi l’indice contro il petto.
«C-c-c-c-c-certo» balbettai, indietreggiando.
«Papà» strillò Ash, indignata.
«No, tesoro» scosse la mano, perché non voleva essere interrotto. «Se non ritorna a casa come te l’ho consegnata, pettinatura e trucco compresi…» lasciò la frase in sospeso, sorridendo minaccioso.
«Certo signore» annuii, cercando di farmi coraggio.
«Papà, smettila». Ash fece un passo in avanti, frapponendosi tra me e il signor Russell.
«Ash, Francis, andate pure, divertitevi» esordì la signora Foster. Sembrò scusarsi con lo sguardo per quello che aveva detto il marito.
«Non divertitevi troppo» puntualizzò il padre di Ash, riservandomi uno sguardo serio che mi spaventò.
«Ci vediamo» salutò Ash, prendendo la mia mano per farmi uscire da casa sua.
«Buona serata, è… è stato un piacere conoscerla, signor Foster. E mia madre la saluta, signora». Sorrisi un’ultima volta prima di chiudere la porta dietro di noi.
«Scusa per mio padre. Gli avevo detto di non dire niente, ma non riesce proprio a farne a meno» bofonchiò Ash, fermandosi davanti al portico.
«Non fa niente» sminuii il tutto con un gesto della mano, vantandomi di una tranquillità che non avevo.
«Francis» ghignò, attirandomi verso di lei e baciandomi.
Dopo la sorpresa iniziale di quel gesto così inaspettato, reagii, attirando il corpo di Ash verso il mio e beandomi della sensazione dei suoi capelli tra le mie dita.
Non ricordavo nemmeno il mio nome, in quel momento. Anche respirare sembrava non essere obbligatorio.
Quando le dita di Ash corsero tra i miei capelli, tirandone qualche ciocca, non riuscii a trattenere un mugolio di apprezzamento.
«F-Francis, aspetta» soffiò sulle mie labbra, interrompendo il bacio.
«Cosa?» chiesi sorpreso, cercando di capire dove fossimo.
Alberi, una casa con il portico, dei gradini.
Casa di Ash.
«Mio padre potrebbe vederci. Cerchiamo di non esagerare, visto che la fortuna sembra essere dalla nostra parte, stasera» sorrise, avvicinandosi alla macchina. «Su, andiamo» mi incitò, aprendo la portiera.
Non riuscii a trattenermi ed entrai nell’auto con un sorriso.
Il ghigno di Zac non lasciava spazio a fraintendimenti: aveva visto il nostro bacio.
Mi diede una pacca sulla spalla, facendo l’occhiolino.
«Allora, che ne pensi del nuovo look di Francis?» chiese Mac ad Ash, mentre Hannah si spostava sul sedile per lasciarle più spazio.
«Che è più bello del solito» mormorò Ashley, stringendo la mia mano tra le sue.
Abbassai lo sguardo, imbarazzato.
«Ragazzi, basta complimenti. Dobbiamo… festeggiare, ok?» chiese Zac, mentre distribuiva dei calici di vetro. «Perché è il nostro Senior Prom, e il prossimo anno saremo solo delle stupide matricole». Aprì il piccolo frigo bar, prendendo una bottiglia di spumante.
«Spero che quella cosa non sia alcolica» sbottò Han, guadagnandosi un’occhiataccia da John.
«Su, per una volta nella nostra vita ci è concesso di divertirci. Io direi freghiamocene di football, stupide cheerleader senza cervello –tranne la nostra Ash- e festeggiamo». Stappò lo spumante tra le urla divertite di Ash e Mac.
Era difficile non ridere.
L’allegria di quel momento, la sicurezza di avere di fianco  a me le persone più importanti rendeva tutto speciale.
Mi sporsi per dare un bacio sulla guancia ad Ash, che cominciò a ridere, portandosi il calice alle labbra per bere.
«Non dobbiamo ubriacarci, ricordatelo. C’è il ballo e poi la cena».
Probabilmente riuscii a sentire l’affermazione di John solo io. Gli altri erano troppo impegnati a ridere e cantare sopra alla musica diffusa dalle casse.
La macchina si arrestò all’improvviso, facendo vacillare il nostro buonumore.
«Che succede?» chiesero Mac e Ash nello stesso momento.
«Siamo arrivati». L’autista abbassò il vetro oscurato per parlarci.
«Di già?». Ash sembrava quasi… delusa.
Appoggiammo i calici sul tavolino e scendemmo dall’auto senza riuscire a smettere di ridere.
«Guardate, c’è il nuovo re della scuola» ghignò qualcuno alle nostre spalle, mentre prendevo la mano di Ash per aiutarla a scendere dalla macchina. «Oh, c’è anche la sua dama, naturalmente». Riconobbi la voce di Alex, ma imitai il gesto di Ash e lo ignorai. «Vi stracceremo. E, Francis, ti farò toccare la corona, così almeno vedrai cosa ti sei perso».
Portai un braccio attorno alla vita di Ash, dandole un bacio sulla guancia.
«Quanto è stupido. Mi piacerebbe davvero che non fosse lui il re» sussurrò, cercando di sorridermi.
«Ti ho già detto che sei bellissima, stasera?» chiesi, sfiorandole la fronte per sistemarle un ciuffo di capelli che le era sceso sugli occhi.
Sorrise, accarezzando velocemente le mie labbra con le sue.
«C’è la foto» strillò Mac entusiasta, tirando la mia giacca perché le prestassi attenzione.
Alzai gli occhi esasperato, facendo ridere Ash.
«Dai, non essere arrabbiato con lei» sussurrò al mio orecchio, prima darmi un bacio sulla guancia.
Di nuovo, un brivido mi attraversò.
La situazione con Ash stava diventando sempre più ingestibile, il mio corpo si stava svegliando ed era difficile resistere.
Dopo le foto di rito, cominciammo a ballare.
Ash continuava a ridere, mentre io e Zac cercavamo di muoverci a ritmo di musica.
Quando il DJ annunciò il lento, mi avvicinai ad Ash, offrendole la mia mano.
«Credo tu abbia capito che non so ballare, ma mi piacerebbe offrirti questo ballo» mormorai, attirandola a me.
Sospirò, socchiudendo gli occhi.
«Va tutto bene?» chiesi, preoccupato.
I miei piedi cercavano di muoversi a tempo, senza pestare quelli di Ash.
«È tutto perfetto, dico davvero» sussurrò, appoggiando il suo capo sulla mia spalla.
«Sei davvero bellissima stasera» ripetei, stringendola di più a me.
«Bellissimo non è l’aggettivo che questa sera userei per te» mugugnò, continuando a rimanere appoggiata a me.
«Lo so che faccio schifo, è colpa di Mac…» cercai di scusarmi, prima che Zac e Mac si avvicinassero per uno scambio di coppia durante la canzone.
«Che hai fatto ai tuoi capelli. Mac?» chiesi, appoggiando una mano sulla sua spalla nuda.
«Li ho tagliati. Mi ero stancata di averli lunghi e rossi. Così ho lasciato che facesse tutto Carlos». Fece spallucce, guardando felice Zac e Ash che stavano cercando di ballare di fianco a noi. Era un’impresa titanica per loro riuscirci, visto che continuavano a ridere.
«Stai bene. Anche con il trucco», indicai i suoi occhi facendola ridere, «e il vestito. Sei bella stasera». Un sorriso, davvero sincero, si posò sulle mie labbra.
«Anche tu, Francis. Sono fiera del mio lavoro». Mi fece una linguaccia nel momento in cui il DJ fermò la musica annunciando il professor Moriarty che saliva sul palco.
«Oddio, è già l’ora di annunciare il re e la reginetta» sussurrò Mac al mio fianco, mentre Ash e Zac si avvicinavano a noi.
«Buonasera ragazzi, allora, adesso tutti quelli candidati a re e regina si mettano qui davanti» il professore indicò lo spazio libero che c’era davanti al palco, per poi continuare «quando chiamerò il vostro nome dovrete venire su qui per ritirare la corona. Prima eleggerò il re e poi la regina. Una volta ricevuta la corona, i due vincitori apriranno le danze» spiegò, mentre la stretta di mano di Ash si intensificava sempre di più.
Mi sentivo completamente ridicolo lì davanti, in mezzo a giocatori di football e cheerleader.
Quello era il posto di Ashley, non il mio.
Io dovevo stare accanto a Zac, Mac e John aspettando di sentire il nome di Ash per poterla applaudire.
«Il nome del re di quest’anno è…» il professore si fermò, per creare un po’ di suspense.
Alex, con una risata cominciò a salire le scale per andare a ritirare la sua corona.
C’era un brusio di sottofondo, probabilmente tutti gli studenti stavano scommettendo sul probabile vincitore.
Sapevo già chi si meritava di vincere.
Cody, uno dei ragazzi che suonava nella banda e giocava a pallanuoto. Avevo votato per lui in biblioteca e avrei scommesso sulla sua vincita.
Era simpatico, intelligente e sembrava avere un discreto successo con le ragazze.
Speravo davvero che fosse lui a salire sul palco per battere Alex.
«…Francis Hudson». Tutti i mormorii si arrestarono all’improvviso, mentre le mie orecchie iniziarono a fischiare.
«Oh cazzo» sbottai. Come poche volte mi era successo, mi ritrovai a dire qualcosa di volgare.
Improvvisamente percepii centinaia di occhi puntarsi su di me, come se fossi stato illuminato da un faro.
Non c’erano fari, giusto?
«Francis, devi salire sul palco» mormorò qualcuno di fianco a me.
Quando guardai nella direzione della voce, vidi Ash.
«Vai, Francis» ridacchiò, spingendomi verso il palco.
Le mie gambe stavano camminando da sole, non mi rendevo nemmeno conto di cosa stessi facendo.
«Scusami» borbottai, spostando Alex che era ancora fermo a metà scala.
Il professore mi aspettava con uno strano sorriso, e quando gli fui abbastanza vicino, allungò la mano, stringendo la mia per congratularsi con me.
«Ci deve essere uno sbaglio. Non può aver vinto lui» strillò Alex, avvicinandosi al professor Moriarty che mi stava tendendo la corona.
«Signor Kingston, Hudson ha esattamente un voto in più di lei, è quindi il vincitore». Perché il professor Moriarty sembrava… felice?
«Voglio ricontrollare i conteggi. Non può aver vinto» ribatté Alex, e alcuni studenti cominciarono a fischiare.
«Le posso garantire che i conteggi sono stati controllati quattro volte. Si rassegni, signor Kingston». La professoressa Chrystol mi appoggiò la corona sulla testa, mentre Alex scendeva dalle scale tirando un pugno contro una cassa.
«Lo sapevo che dovevo minacciare gli sfigati per avere i loro voti» urlò, facendo ridere quasi mezza palestra.
Non riuscii a trattenermi e, nonostante ciò che stava succedendo assomigliasse più a uno strano incubo che alla realtà, cominciai a ridere.
«E ora passiamo alla reginetta». Il professore prese la busta tra le mani.
Subito cercai di guardare verso Ash, nonostante le luci non mi permettessero di vederla chiaramente.
Sembrava tranquilla, stava sorridendo.
«Ashley Foster» strillò, mentre cominciavo ad applaudire.
Probabilmente mi si stava slogando la mascella per il sorriso, ma ero troppo felice per lei.
Era diventata reginetta del Senior Prom.
Il suo sogno si era avverato.
Salì sopra al palco sollevandosi il vestito come una principessa e, quando il suo sguardo incontrò il mio, ammiccai felice.
Il professore le fece indossare la coroncina e le diede il mazzo di fiori.
«Grazie davvero a tutti. Però, lasciate che ringrazi una persona in particolare, quella che ha creduto in me e in qualche modo ha fatto sì che questa sera fossi qui». Lo sguardo di Ash si spostò su di me e, per la seconda volta in quella serata sentii gli occhi di tutta la palestra puntarsi su di me. «e, un’ultima cosa… se mi avete votata perché vi facevo pietà… grazie lo stesso». Fece una linguaccia, avvicinandosi a me e baciandomi.
Qualcuno applaudì, forse al discorso di ringraziamento di Ash o forse per il nostro bacio.
«Bene, ragazzi. Ora potete aprire le danze» borbottò il professor Moriarty, probabilmente per incentivarci a smettere di baciarci.
«Ash» soffiai sulle sue labbra, stringendo appena il suo fianco, «Ash, siamo sopra al palco, ci stanno guardando tutti» mormorai, sentendo una sua risatina.
«Scusa. È che… sono felice». Fece spallucce, prendendo la mia mano e scendendo dal palco.
Appoggiò i fiori sopra a una sedia e, sollevando appena la gonna del vestito per non calpestarla, si avvicinò a me.
«Non pestarmi i piedi, Francis. Ci stanno guardando tutti» sogghignò, mentre le prendevo la mano e circondavo la sua vita con il braccio per ballare il lento.
Lento che durò troppo poco, soprattutto perché Zac, Mac, John e Hannah si avvicinarono a noi appena la canzone si concluse.
Non riuscivo più a capire quello che Mac stava dicendo; sembrava parlare con gli ultrasuoni.
Continuammo a ballare con il sorriso sulle labbra fino a quando Zac non si accorse che avremmo fatto tardi per la cena.
Corremmo verso la nostra Limousine, ancora parcheggiata vicino alla nostra quercia, e in pochi minuti arrivammo davanti al La Bohème.
«Wow» sussurrarono Ash, Mac e Han una volta scese dall’auto.
«Ti piace?» chiesi ad Ash, facendo aderire il mio petto alla sua schiena.
«Se mi piace? È bellissimo». Sfiorò le mie labbra con un bacio prima di prendermi per mano e condurmi dentro al ristorante.
 
La miglior cena della mia vita.
Ash al mio fianco.
I suoi baci.
Il sorriso di Mac e Zac. Le loro battutine per punzecchiarsi.
Lo strano silenzio di John e Hannah.
Anche nell’imperfezione di piccole cose, tutto era sembrato perfetto.
«Chi accompagniamo a casa per primo?» chiese Ash, abbracciandomi mentre uscivamo dal ristorante.
«Io e John, tanto Mac si ferma da me e… tu Han?» chiese Zac, facendo il solletico sui fianchi di Mac.
«Sì, mi fermo da John anche io». Sorrise timidamente quando John la guardò felice.
«Francis, potresti accompagnarmi a casa tu, se mi fermo a casa tua?» mormorò Ash, probabilmente non abbastanza piano per non essere sentita.
Zac infatti cominciò a ridacchiare, dandomi delle leggere gomitate sullo stomaco.
«Certo» esclamai, cercando di non far trasparire quanto quella frase mi avesse agitato.
Quando Mac, Zac, John e Han scesero dall’auto, calò un improvviso silenzio.
«Tutto bene?» chiese Ash, dandomi un bacio sul collo che mi fece rabbrividire.
«S-s-sì» balbettai, cercando di sorriderle.
Quando l’autista si fermò davanti a casa mia, rischiai di cadere mentre scendevo dall’auto.
«Grazie e arrivederci» salutai, cercando di sembrare gentile.
«Buona serata» sghignazzò. Una risatina che mi fece preoccupare.
Sembrava che pensasse qualcosa di… sbagliato?
Aprii la porta di casa accendendo la luce.
«I tuoi non sono a casa?» chiese Ash, sorpresa.
«No» sbuffai, ricordando lo strano discorso che mi aveva fatto papà.
Evitai però di dirlo ad Ash.
«Oh» bofonchiò, mordendosi un labbro.
«Va tutto bene?». Mi tolsi la giacca, allentando il nodo della cravatta.
Ash aveva uno sguardo… strano. Non la smetteva di fissarmi.
«Posso andare un attimo in bagno?». Indicò la scala, appoggiando la borsa sul divano.
«Certo». Sorrisi, distendendomi sul divano e socchiudendo gli occhi al rumore dei tacchi di Ash sui gradini.
Una parte di me, quella capitanata dalle cellule di Leydig, continuava a scalpitare, al pensiero di poter concludere qualcosa con Ash.
L’altra, razionale e capitanata dal cervello, mi intimava di rimanere tranquillo e non perdere la calma, perché avrei riportato Ash a casa in cinque minuti.
Qualcosa di caldo sfiorò le mie labbra, costringendomi ad aprire gli occhi per la sorpresa.
Azzurro. Ecco la prima cosa che ero riuscito a vedere.
I suoi occhi sorridenti.
«Mi fai un po’ di spazio?» sussurrò, accarezzandomi una guancia.
Cercai di appiattirmi il più possibile allo schienale del divano, pronto a sentire la sua schiena contro il mio petto.
Ash riuscì a stupirmi, sfiorando il mio naso con il suo.
I nostri visi vicini, il calore del suo fiato che si infrangeva sulle mie labbra.
«Non sono riuscita a dirtelo prima, ma questa sera non sei solo bellissimo» mormorò, giocando con una mia ciocca di capelli.
Cercai di dire qualcosa, ma il suo indice si appoggiò sulle mie labbra, intimandomi di rimanere in silenzio.
«Vederti là, sopra al palco, con la corona, mentre Alex è scappato dopo la figuraccia che ha fatto, ballare con te…» continuò, guardandomi sempre negli occhi, «è, è stata una sensazione che non posso spiegare. Non so mai come ringraziarti, perché senza di te non sarei nemmeno diventata reginetta. Non che mi interessi». Fece spallucce, nonostante la posizione scomoda.
Non riuscii a trattenere un sorriso, allungando il collo per posare le mie labbra sulle sue.
Un bacio strano, con il suo dito ancora a dividere le bocche.
Riuscii a sentire una sua risatina divertita, prima che mi prendesse il viso tra le mani, per darmi un bacio.
«E devo ringraziare Mac, perché amo il tuo nuovo look. Sei molto più bello di quanto non lo fossi prima» soffiò sul mio viso, lasciandomi poi un piccolo morso sul mento.
Tornai a unire le nostre bocche, portando una mano sulla sua nuca e avvicinandola a me.
Non volevo che cadesse dal divano, così mi misi a sedere, sperando che riuscisse a stare più comoda.
Ash mi sorprese; si sollevò il vestito per essere più libera, prima di mettersi seduta sulle mie gambe.
Spalancai gli occhi stupefatto, ma li richiusi subito, trasportato dal bacio che ci stavamo scambiando.
Le braccia di Ash circondarono il mio collo e le sue dita corsero tra i miei capelli, tirandone qualche ciocca.
Attirai il suo corpo vicino al mio, accarezzando la sua schiena.
C’era un continuo rumore di fondo, come se qualcuno bussasse a una porta.
Poi, mentre abbandonavo le sue labbra per riprendere fiato, capii: era il mio cuore che batteva.
Cercai di respirare a fondo per calmarmi, anche se sembrava impossibile. Il mio corpo si era risvegliato, attirato dal calore di quello di Ash.
Quando le labbra di Ash scesero verso il mio collo, lasciandomi un bacio languido, un gemito sfuggì alle mie labbra.
«Ash» mormorai, passandomi una mano sul viso per poter tornare un po’ più lucido.
«Sì?» ghignò, mordendomi lungo la linea della mascella.
«Ecco, vedi… io…» borbottai, cominciando a gesticolare.
Era troppo imbarazzante dirle che stavo cominciando a eccitarmi un po’ troppo?
A quel pensiero arrossii, senza comunque dirle niente.
«Cosa devo vedere?» ridacchiò, stringendo di più le braccia attorno al mio collo e avvicinandosi pericolosamente alla mia eccitazione.
Sarei morto di vergogna se si fosse accorta di quello che aveva causato.
«Forse è meglio se ti riporto a casa». Feci un respiro profondo, appoggiando le mie mani sui fianchi di Ash per farla alzare.
«Che succede?» domandò confusa, appoggiando le sue mani sulle mie spalle.
Non voleva alzarsi.
«Ecco…» cominciai, cercando di sfuggire ai suoi occhi, «Dio come è imbarazzante» bofonchiai.
Probabilmente mi sentì, perché non riuscì a trattenere un sorriso.
«È imbarazzante o non vuoi?» mi chiese, sorprendendomi.
«Io… no, certo che sì, ma…» non mi lasciò terminare la frase, zittendomi con un bacio.
Di nuovo le sue mani tra i miei capelli, le sue labbra a baciarmi e le nostre lingue a danzare assieme.
Le mie mani, ancora appoggiate ai suoi fianchi, si strinsero, affondando nella stoffa del vestito.
Ashley scivolò sulle mie gambe, scontrandosi con la mia eccitazione.
Mugolò sorpresa, smettendo di baciarmi.
«Andiamo in camera tua?» propose, mettendosi in piedi e prendendomi per mano.
Mi alzai dal divano, seguendola senza dire una parola.
La situazione, nuova per me, cominciava ad agitarmi, rendendomi timido.
Aspettò che entrassi e chiuse la porta mentre mi sedevo sul letto, imbarazzato.
«Ash, io… ecco, io… è… la prima… insomma…» cominciai a dire, mentre si sedeva sul letto.
«Shh» soffiò sulle mie labbra, portando le sue dita sul nodo della mia cravatta, «è facile, lasciati andare».
Cercai di deglutire, evitando di pensare al calore che sentivo sul collo, proprio sotto le mani di Ash che stavano togliendo la mia cravatta.
Non sapevo che fare, continuavo a rimanere fermo, guardando Ash che, sorridente, mi sfilava la cravatta.
Si inginocchiò sul letto, sollevando il vestito per non romperlo.
«Francis» mormorò divertita, appoggiando le sue mani sul mio petto e baciandomi.
Risposi al bacio, attirandola verso di me per poter approfondire il contatto tra le nostre labbra.
Sentii il corpo di Ash scivolare sopra al mio per sedersi di nuovo sulle mie gambe.
Le mani di Ashley ritornarono ad accarezzarmi il petto da sopra la camicia, per sfilare il primo bottone dall’asola.
Mi irrigidii, non sapendo che fare.
Una parte del mio cervello continuava a ricordarmi che sicuramente avrei fatto una brutta figura, vista la sua esperienza.
«Non pensare a niente, rilassati» soffiò sul mio orecchio Ash, prima di lasciare una scia di languidi baci sul mio collo.
Quando percepii le mani di Ash sfiorarmi il petto per scendere a sfilare anche il secondo bottone dall’asola, sospirai, stringendo di più i suoi fianchi.
Lasciai che mi sfilasse la camicia, godendo del contatto delle sue calde e morbide labbra sul mio petto.
Istintivamente, tentato dalla morbidezza della sua pelle, le diedi un bacio sul suo collo, scendendo fino alla spalla.
Una mano di Ash si strinse tra i miei capelli, avvicinandomi di più a lei.
Sapere di aver fatto qualcosa di piacevole per lei mi diede coraggio, tanto che feci scorrere le mie mani sulla sua schiena fino ad arrivare al suo sedere, per avvicinarla a me.
«Francis» ansimò, costringendomi a smettere di baciarle la spalla, «togli questo coso». Indicò il suo vestito, facendomi sogghignare.
Portai le mani sulla zip dietro la sua schiena, abbassandola lentamente e continuando a sfiorarle la pelle morbida con la punta di dita.
Sentii il suo corpo inarcarsi sotto il mio tocco, mentre un suo mugolio soddisfatto moriva catturato dalle mie labbra.
Si alzò in piedi, facendo scivolare il vestito dal suo corpo e rimanendo davanti a me in intimo.
Trattenni il respiro, non smettendo di guardarla.
I lunghi capelli che sfioravano le spalle e scendevano nascondendo il suo seno coperto dal reggiseno, la curva dei suoi fianchi accarezzata da un paio di slip e le sue lunghe gambe.
Era perfetta.
Era bellissima.
Tornò a sedersi sulle mie gambe, con uno strano sorriso.
Le sue mani cominciarono ad accarezzarmi il petto, scendendo verso i miei addominali.
«Ash, ti amo» confessai, prima ancora di rendermene conto.
Il suo sorriso crebbe a dismisura. «Quanto… sei… dolce» articolò, tra un bacio e l’altro, costringendomi a distendermi sul letto.
Nessun “ti amo”. Nessun “anche io”.
Avevo appena fatto una figuraccia.
Eppure non si era fermata, le sue mani continuarono a scendere, fermandosi sulla cintura dei miei pantaloni.
Con un gesto veloce, Ash slacciò il bottone, abbassando la zip.
I suoi denti smisero di torturare le mie labbra quando si allontanò per sfilarmi i pantaloni.
Osservò il mio corpo, sorridendo appena.
Prima che me ne accorgessi, le sue mani armeggiarono con qualcosa dietro la sua schiena. Si tolse il reggiseno per poi distendersi sopra di me.
Non riuscii a trattenere un gemito alla sensazione del suo seno contro il mio petto.
«Lasciati andare, Francis» sussurrò al mio orecchio, strusciandosi contro di me.
Con un colpo di reni invertii la situazione, portandomi sopra di lei. Il gridolino sorpreso che Ash non riuscì a trattenere mi fece sorridere.
Cosa dovevo fare?
Chiusi gli occhi, respirando lentamente.
Le mani di Ash guidarono le mie sulla sua pancia, salendo. Quando la mia mano si chiuse, affondando nella morbida carne del suo seno, Ash si inarcò sotto di me, graffiandomi la schiena.
Con una mano spinse le mie labbra verso il suo collo e giù, lì, dove la mia mano era ancora stretta.
Baciai un suo seno, sentendo una scarica di brividi attraversare il corpo di Ash.
Le mie dita scesero a solleticarle i fianchi, per poi sfiorarle una coscia.
«Toglili» ansimò, quando sfiorai i suoi slip.
«Co-cosa?» chiesi sorpreso, alzando il viso dal suo seno per guardarla.
Sorrise, portando le mie mani sui suoi slip. «Toglili».
Con lentezza, le mie dita artigliarono quel pezzo di stoffa, facendolo scorrere lungo le sue gambe, fino a toglierlo completamente.
Ashley era… bellissima.
Certo, anche nuda, ma era semplicemente bellissima.
«Sei bellissima» sussurrai, rimanendo seduto di fianco a lei per guardarla.
Non sembrava essere a suo agio, però.
Si inginocchiò davanti a me, facendo scorrere le sue mani sulla mia schiena, fino ad arrivare ai boxer.
Li abbassò, costringendomi a distendermi per toglierli.
Ash si distese al mio fianco, sfiorando il mio naso con il suo; quel gesto mi ricordò il sapore delle sue labbra sulle mie, facendomi desiderare di sentirlo ancora.
Mi avvicinai a lei, baciandola. Senza nemmeno rendermene conto, il mio corpo scivolò sopra al suo, causandomi un gemito quando la mia eccitazione sfiorò la sua pancia.
Le mani di Ash che mi guidavano, il rumore dei nostri baci, il battito del mio cuore che sembrava velocizzarsi un ogni istante, i nostri respiri sempre più spezzati.
Sembrava tutto naturale per me, mentre continuavo ad accarezzare il fianco di Ash.
Le sue mani si posarono sul mio sedere, spingendomi verso di lei.
«Ash» gemetti, trovando il suo corpo caldo sotto di me.
Circondò il mio collo con le sue braccia, attirandomi verso di lei.
«Ti amo» mormorò a fatica nel mio orecchio, facendomi rabbrividire.
Mi amava.
Lei amava me.
Sorrisi, spostando una sua gamba per farmi spazio.
Il mio corpo contro al suo, il suo corpo attorno al mio.
Le sue braccia strette sul mio collo e il rumore dei suoi sospiri.
Rimasi per qualche secondo immobile, cercando di abituarmi a quella strana sensazione.
Ash mi sorrise, accarezzandomi il viso con le mani.
I suoi occhi, di solito di un azzurro intenso, sembravano aver cambiato colore. Non potevo esserne certo però, visto che continuava a socchiudere le palpebre a ogni mio più piccolo movimento.
Il movimento dei suoi fianchi, l’ondeggiare dei suoi seni sotto le mie spinte, le sue labbra contro le mie ogni volta che mi avvicinavo a lei.
Lasciai le mie mani libere di scorrere sul suo corpo, attento a cosa le facesse piacere.
Un gemito più forte degli altri, il suo corpo che si inarcava sotto al mio e le sue mani che cercavano di aggrapparsi alle mie spalle per non cadere.
«Sono qui» gemetti, quando i suoi denti morsero la mia spalla.
«Lasciati andare» sussurrò, lasciandomi piccoli baci sulla spalla per arrivare al mio collo.
Lasciai il mio corpo libero di muoversi, prima che un piacere indescrivibile esplodesse dentro di me.
Mi accasciai sul corpo di Ash senza forze, dandole un bacio sul collo.
Sentii un risolino da parte di Ash, mentre mi abbracciava.
«Quanto sei bello» mormorò, accarezzandomi la nuca con due dita.
«Bugiarda» ribattei.
Non ero di certo io quello bello tra i due.
Forse non si rendeva conto della sua bellezza.
I suoi boccoli sparsi sul mio cuscino, le sue guance rosse e gli occhi lucidi.
Uno spettacolo migliore non si era mai visto, mai.
Sbuffò divertita mentre mi distendevo di fianco a lei, stringendo la sua mano con la mia.
Appoggiò il capo sul mio petto, mentre ci copriva con il lenzuolo.
Avrei dovuto pensarci io.
«Io… mi… dispiace se non sono… bravo in queste cose». Cominciai a gesticolare, imbarazzato.
«Sai qual è la verità, Francis?» chiese, alzando lo sguardo per guardarmi. Scossi la testa, aspettando una sua risposta. «La verità è che sei un secchione in tutto»
ghignò, mentre cercavo di capire cosa avesse voluto dire con quella battuta.
 
 
 
 
 
Eeeeeeeeeeeeeeehhhh! Su su! Facciamo una ola!
Dopo  22 capitoli ce l’abbiamo fatta, eh? :P
Vi avverto, mi aspetto un bel po’ di recensioni per commentare Francis che diventa un ometto, eh! *w*
Comuuunque, ho qui sottomano le foto dei vestiti dei ragazzi, diciamo che mi sono ispirata a foto che ho visto veramente (cioè, per le pettinature e i trucchi delle ragazze, per i vestiti, sia lodato polyvore!).
Per i ragazzi invece… li ho immaginati esattamente così, specialmente Francis, con il suo cambio di look!
Partiamo con Hannah (trucco e parrucco della foto e vestito rosa).
 
John che più nerd non si può!
 
Zac, che qui è proprio come ho immaginato Zac, con quei capelli ribelli e quegli occhiali 
 
Mac, con il nuovo taglio di capelli e questo vestito corto
 
Ashley, con i capelli mezzi raccolti e il bellissimo vestito da principessa
 
E per finire… Francis, con il suo vestito grigio ratto (come dice lui) e la barba e i capelli tagliati!
 
 
Se siete vive, ci sentiamo la prossima settimana per l’ultimo capitolo prima dell’epilogo!
Un bacione!

   
 
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