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Autore: suni    27/08/2006    6 recensioni
Due uomini. Due storici nemici. Perché la Profezia si avveri, uno sta per morire, l’altro presto diventerà l’assassino della persona a lui più cara. Ed entrambi ne sono consapevoli.
Seduti ad tavolo, le maschere, finalmente, cadono.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Severus Piton, Sirius Black
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Avevo progetto solo tre capitoli, ma questo l’ho diviso in due, perché erano due momenti troppo distanti per accostarli. Perciò ci sarà anche un quarto –breve- capitolo.

Le frasi in BLU sono citate direttamente da “L’Ordine della Fenice” e pertanto non mi appartengono ma sono copyright di J.K. Rowling eccetera.

Un momento molto duro per me. E’ stato una tale fatica scriverlo… Poco ci mancava che mi mettessi a piangere da sola –e i miei scritti proprio mi fanno tutto fuorché commuovermi.

Ringrazio anticipatamente tutti coloro che saranno così gentili da commentare.

Suni

Fermatemi… Sto cominciando a credere in questa versione della storia… Aiuto.

 

 

 

 

TWO: FAREWELL

 

 

“Che cosa significa, Piton?”

Piton si voltò. La sua espressione era imperscrutabile. Con l’allenamento che l’esperienza da Mangiamorte e quella di spia per Silente gli avevano fornito, mantenne un’espressione di totale indifferenza.

Potter lo stava fissando con evidente disperazione.

“Non ne ho la minima idea –rispose gelido Piton- Potter, se mi venisse voglia di sentirmi urlare delle assurdità, ti somministrerò una Pozione Tartagliante. Tiger, per favore, allenta quella presa. Se Paciock soffoca, ci toccherà riempire una montagna di noiose scartoffie e temo che dovrei farne cenno nelle tue referenze, se mai tu cercassi un lavoro”.

Uscì, chiudendosi la porta alle spalle, dopo aver pronunciato quella fiumana di parole per nascondere di aver perfettamente capito di chi Potter stesse parlando e il nervosismo che lo aveva colto al sentire le sue urla, sapendo bene ciò che significavano.

Il sogno era avvenuto. Era l’ora.

Sapeva di avere probabilmente ancora un discreto quantitativo di tempo: Potter doveva liberarsi degli altri Serpeverde e soprattutto della Umbridge, e dopo arrivare fino a Londra, al Ministero della Magia… Tutto quel che lui doveva fare, invece, era lasciare Hogwarts, materializzarsi a Grimmauld Place e dare il via all’operazione, avvisando Black e chiamando gli altri, che con ogni probabilità erano perlopiù dislocati tra la cosiddetta Tana dei Weasley e il Ministero stesso.

Aveva tutto il tempo per prendersela comoda.

Invece, Severus Piton si affrettò verso l’esterno del Castello, con una violenta sensazione di ansia a stringergli lo stomaco e rivoltargli le interiora.

Il tragitto intorno al Lago, fino a superare i confini del terreno di Hogwarts, gli parve infinitamente lungo e tedioso. Arrivò anche a chiedersi se non ci fosse qualcosa di strano, perché gli sembrava di non averci mai messo neanche remotamente così tanto.

Poi, in un istante, fu in Grimmauld Place, davanti al muro fra i numeri undici e tredici.

Non potè evitare di precipitarsi quasi in casa.

Né di notare, per prima cosa, la gioia feroce e disgustosa con cui quel miserabile Elfo Domestico fuori di testa stava riordinando alcuni bicchieri abbandonati nella Sala, canterellando tra sé.

Lo fissò con repulsione, squadrandolo freddamente.

“Dov’è il tuo padrone?” domandò gelido.

“Il Padrone non c’è. –rispose Kreacher maligno- Il Padrone sta per avere la brutta sorpresa che un traditore come lui merita, sì, feccia, feccia non che è altro…” bofonchiò tra se con lietezza.

Piton lo allontanò con un debole calcio.

“Ti ho chiesto dove-…” iniziò minaccioso, fissandolo immobile dall’alto.

“Chi c’è?” lo interruppero un voce ed una porta che si apriva al piano superiore.

Sollevò lo sguardo verso l’alto, esitando brevemente.

“Piton” rispose inespressivo.

Un lungo silenzio seguì il suo nome, nell’immobilità della casa vuota.

Poi, dei passi avanzarono al piano superiore e presto udì il rumore di piedi sui gradini.

Black comparve in cima alla rampa un attimo dopo.

Il viso era irrigidito, immobile, d’un biancore cadaverico. Negli occhi tremolava una luce indefinibile, qualcosa tra l’enfatico, il terrorizzato e il deciso. Dritto, immobile, lo osservava senza parlare, l’ombra di un sorriso amaro e consapevole appena aleggiante sulle labbra.

Severus Piton pensò che probabilmente quello sguardo e quello che, in una situazione analoga, Albus Silente gli avrebbe rivolto di lì a non molto tempo, sarebbero rimasti nei suoi sonni per il resto della sua vita.

“Oh… Sei arrivato” mormorò Black forzatamente calmo.

Severus annuì, deglutendo.

“Potter mi ha appena detto che eri stato portato all’Ufficio” spiegò neutro.

Sirius annuì ripetutamente, passandosi una mano sul volto magro.

“Sì. Puoi avvisare gli altri col camino… Da Moody e-…” iniziò trasognato, guardandosi inspiegabilmente le mani.

“No –Piton scrollò la testa guardandolo storto- Sei sempre lento di comprendonio, Black. Dopo la chiamata saranno operativi in venti minuti al massimo. Potter era ancora ad Hogwarts. Bisogna aspettare” spiegò spazientito.

Sentiva risalire l’ira verso Black. Certo, ora lui sarebbe morto, eroicamente morto, lasciandolo lì a sentirsi in colpa, e a sentirsi ancora una volta da meno.

Sirius annuì di nuovo, ma lo guardò perplesso.

“Sei venuto prima perché potessi prepararmi? Molto gentile da parte tua, Piton” esclamò, cercando di infondere alla propria voce debole un’inflessione canzonatoria.

Piton sospirò.

“Ti volevo fare una domanda, Black” ammise a malincuore.

Sirius lo guardò, sorpreso.

“Oh… -sussurrò- Beh… Ti… Ti dispiace se mi vesto nel frattempo?” domandò assorto, indicando il piano superiore, dove c’era la sua camera.

Piton, scocciato, fece vagamente spallucce. Lo seguì in silenzio su per le scale, ed entrò nella stanza del padrone di casa per la prima volta in assoluto.

Esattamente come se l’era aspettata.

Le foto degli insopportabili Malandrini lo occhieggiavano da ogni angolo della stanza, e per un istante gli sembrò che da un momento all’altro gli sarebbe arrivata addosso qualche fattura.

“Non badare a loro –commentò Sirius ironico- Sono solo ragazzi”

Piton gli diede sdegnosamente le spalle, mentre l’altro apriva un armadio.

“Te l’ha detto Silente?” domandò rigido, osservando alcuni libri su uno scaffale.

Sirius tacque per qualche istante, probabilmente domandandosi quale fosse il soggetto della conversazione, e Piton udì solo il fruscio di vestiti.

“Che sei stato tu a parlare a Voldemort della Profezia, intendi? –domandò pensoso- Sì, qualche tempo fa” aggiunse senza attendere risposta.

Piton storse il naso infastidito.

“Mi aveva assicurato che a nessun-…” osservò severamente.

“L’ho pregato di rivelarmelo. Era il mio regalo di morte” intervenne Sirius seriamente.

Subito dopo scoppiò a ridere nervosamente.

Severus si voltò a guardarlo.

Aveva infilato dei pantaloni che con ogni probabilità rientravano nei cimeli di famiglia e aveva il petto, magrissimo e bianco, scoperto. In un pugno di secondi avrebbe potuto comodamente contargli le costole. Tornò a guardare il muro.

“Mi fai sentire in dovere di chiederti che cosa ti stia tanto entusiasmando, Black, nonostante sia ragionevolmente certo che si tratti di qualcosa di totalmente idiota” osservò disattento.

Sirius si interruppe, così come aveva cominciato a ridere.

“E’ ridicolo –mormorò con foga- Sto per morire e sono qui a discutere con Severus Piton di cosa doveva e non doveva dirmi Albus” spiegò.

“Desolato di arrecare disturbo, Black” ribattè lui velenosamente.

Sirius tacque di nuovo.

“Ma no… -mormorò tetro- Non so chi di noi due sia messo peggio, Severus. Forse io, in questo specifico istante, ma…” osservò pensoso.

Piton lo sentì raccogliere qualcosa da terra, forse scarpe.

Black sarebbe morto e lui avrebbe ucciso Silente. L’unico ad aver mai visto qualcosa di buono e stimabile in lui. Qualcosa di costruttivo e degno.

E il momento si avvicinava al galoppo, inesorabilmente.

“Non ci è mai toccata una gran bella parte nella storia, Black. -confermò malvolentieri- Quello che mi domando, invece, è perché tu ci tenga tanto a dividere queste preziose considerazioni con me” osservò acidamente.

“Cioè?” domandò Sirius con voce presente per la prima volta.

“Questa nostra amabile conversazione, per non parlare dell’altra sera…” rispose lugubre Piton, seccato dalla sua finta incapacità di capire.

Il prolungato silenzio lo spinse a voltarsi di nuovo.

Black era seduto sul suo letto, e con sguardo fisso davanti a sé cercava di rivoltare un maglione. Poi accennò un sorriso smorto.

“Forse ero solo un uomo che non aveva voglia di starsene da solo in una casa buia a pochi momenti dalla morte, al punto da preferire la tua presenza. Già, forse ti ho usato un’altra volta per non annoiarmi, Piton. –aggiunse amaramente e trionfalmente- O forse, sono un moribondo che vuole chiudere i conti con la sua vita sbagliata. Non mi fraintendere, Piton, non mi sto scusando con te. Non lo farei mai. Ma davanti alla fine, sai, mi rendo conto che ben poche cose hanno un valore, e il rancore non è tra queste. E forse, di fronte a questi compiti ingrati e inumani che ti aspettano, te ne sei accorto anche tu.”

“Che centro io, Black?” domandò acidamente lui, avvertendo una strana sensazione di liberazione e spossatezza percorrerlo membro a membro.

“Non ho mica parlato da solo per tutta la sera. E sei tu oggi, che sei venuto qui in anticipo..” ribattè Black osservando come in tralice una foto che lo ritraeva, diploma in pugno, accanto a James Potter il giorno dei MAGO.

Severus Piton tacque per qualche lungo istante, osservando quello che a tutti gli effetti era uno sconosciuto guardarsi intorno, per l’ultima volta, tra i suoi pochi ricordi.

Foto di ragazzi ridenti e buffi.

E tutto sommato, si disse, tutto acquisiva un senso un po’ più compiuto guardando le cose da un’altra ottica.

Tutta quella vecchia storia non era poi così importante, a paragone di organizzare un suicidio o fare secco il più grande mago del mondo perché lui era convinto fosse la soluzione migliore –anzi l’unica.

“Quando mi hai dato quello specchio, Black, e non mi è venuta voglia di romperlo per farti incazzare, ho capito che davvero non me ne importava nulla di allora, infatti. Ci sono cose assai più importanti a cui pensare, ora… E più spiacevoli ancora”

Sirius si riscosse, annuì debolmente.

“Lo so. –ridacchiò- Remus non riusciva a capacitarsi che fossimo nella stessa stanza senza urlare quando è arrivato. Era allibito”

Severus sorrise freddamente.

“Aveva ragione. Resti sempre un pallone gonfiato, Black” ribattè sostenuto, appallottolandosi nel mantello.

Sirius sbuffò.

“So che odi quel ragazzo, ma non…” iniziò incerto.

“Io sarò mio malgrado odioso con Potter per due ottime ragioni, Black: perché non lo sopporto e perché così vuole il nostro piano. E non si discute” lo interruppe lui rigido, fissandolo scocciato.

Sirius annuì, quindi sbuffò guardandosi di nuovo intorno.

Severus si stropicciò le mani pallide per qualche istante, si umettò le labbra improvvisamente secche e spostò gli occhi sul proprio piede.

“E’ ora, Black –annunciò con disinteresse- Bisogna avvisare l’Ordine”

Sirius sussultò ed annuì.

“Fai pure –concordò- Io mi sto preparando e sto farneticando, voglio uscire ad ogni costo” annunciò con una calma assente e lontana.

Severus esitò.

“Credo che preferirei esserci io al tuo posto, Black” confessò amaramente.

“Lo dici perché non ci sei. Ma di sicuro io non vorrei essere al tuo” ribattè Sirius con un sorriso vago e comprensivo, senza neanche più guardarlo.

Sembrò a Severus che si stesse già distaccando dal suo stesso corpo.

Senza aggiungere altro, andò al camino, lasciandolo solo nella stanza ordinata.

La faccia perplessa e affaticata di Moody si avvicinò alla sua mentre lo ascoltava parlare.

“…All’Ufficio Misteri, hai detto? –domandò stupito e sospettoso il vecchio- Ma sei sicuro?” aggiunse scettico.

“Me l’ha detto lui stesso. Io sono venuto qui a controllare, ma Black purtroppo sta benissimo, o piuttosto, non ho notato differenze rispetto al solito. Credo che il vostro Potter –aggiunse sprezzante- stia perdendo il barlume di lucidità rimastogli”

“Maledizione! –borbottò Moody- E perché sei ancora lì? Torna ad Hogwarts, vallo a fermare!” ringhiò con uno scatto d’ira.

“Lo farei, Moodyribattè Piton con sufficienza- Ma il nostro Black, qui, sta già dando in escandescenze, l’unica cosa che sa fare. Vuole uscire”

Moody si strinse il viso tra la mani, riflettendo.

“Ti mando Lupin, poi tu torni là. Dieci minuti e tutta la squadra sarà a Grimmauld Place

Piton riemerse dal camino con un sospiro stanco.

Black lo guardava in silenzio.

“A posto?” chiese incerto.

“Arrivano” rispose lui.

Black prese un lunghissimo respiro e chiuse gli occhi, espirando con forza.

Li riaprì, deciso.

“D’accordo, Piton. Salutiamoci qui” esclamò tranquillo.

“Bene, Black. In bocca al lupo per la missione, e che tutto vada per il meglio” replicò atono, senza muovere un dito.

“Albus ti… dirà dove sono le nostre… Lettere, sai, per quando tutto sarà finito, per spiegare la verità” aggiunse Sirius con un vago tremito.

Piton si limitò ad annuire.

“In bocca al lupo anche a te, Snivellus. Va’ fino in fondo” aggiunse Sirius con un sorrisetto di superiorità.

Severus strinse le labbra.

“Addio, Black. Sai, dopotutto, sei un uomo…” iniziò con riluttanza, interrompendosi vago a metà frase, senza poter continuare.

Sirius annuì con un sorriso amaro.

“Sì. Anche tu” ribattè franco.

“Pronto per la recita?” continuò Severus con i polmoni ormai vuoti e compressi.

Black annuì deciso.

Fu allora che la porta di sotto si aprì.

“…E non voglio ripeterlo Black, sta’ fermo qui!” esclamò a voce alta con estremo sprezzo.

“HARRY E’ IN PERICOLO! IO DEVO ANDARE A-…” sbraitò Black, il volto distorto dall’ira e dall’ansia.

 Piton immaginò che gli riuscisse facile quella parte, per allentare la tensione.

“Sirius! –Lupin si precipitò nella stanza in quel momento- Sta’ calmo, stanno arrivando tutti!” l’invitò, cercando di afferrargli i polsi.

“IO- DEVO-ANDARE- ADESSO!” ululò lui divincolandosi.

“Andremo tutti insieme, Sirius, anche se tu dovresti rimanere qui e-…”

“NON CI PENSO NEANCHE!” ruggì ancora Black cercando di scansarlo.

“Buona fortuna, Lupin” salutò Piton annoiato prima di avviarsi verso le scale.

Si voltò indietro, mentre se ne andava, ancora per un istante.

Nella colluttazione appena imbastita Black, in preda alla furia –apparente- stringeva l’avambraccio dell’amico con un fare spasmodico che tutto era fuorché aggressivo, ma Lupin, impegnato nel trattenerlo, non se ne rendeva conto.

Severus si girò ed uscì.

Il primo era sistemato.

Mancava il secondo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

X Morgan Snape: Unica?... Wow. Sto avendo un lieve mancamento. Sì, capisco la tua ostilità al solito Severus mazzolato dai superpotenti Malandrini in versione divinità olimpiche. E’ per questo che non lo cito quasi mai nelle mie storie, per non correre quel rischio. Sono contenta che la reputi così ben scritta, è davvero un onore. E sono d’accordo che una bella storia sia piacevole indipendentemente dai personaggi e fiera che tu mi inserisca questa storia nella categoria

X Mixky: Grazie mille… Fai con calma, tanto non scappo ^__^

X Juliet: grazie mille. Davvero davvero. E’ bello sapere di riuscire a trascinare anche chi non ama il determinato tipo di storia in questione ed è ancora più bello sentirsi dire di aver dato tanta efficacia a una scena da sembrare di esserci dentro. Sono lusingatissima anche se forse esageri… E sono contenta anche che sia sintatticamente e grammaticalmente gradevole. Thanx

X Elly: … Chiamalo un piccolo anticipo sull’anno venturo, se vuoi ^__^. La verità è che dopo la rilettura dell’ordine fatico a darmi pace. MAI più, mai più quel dannatissimo libro. Che dire, il tuo entusiasmo mi riempie di gioia e sono molto felice di aver dato vita alla tua fantasia in un modo che ti è gradito. Quanto a Severus, devo dire che sono molto sorpresa dall’effetto che questa storia sta avendo su me medesima: l’ho sempre cordialmente odiato dal profondo del cuore, e ora invece mi sento molto meno ostile, comprensiva quasi. E…Ehm… Non ricordavo nemmeno di aver scritto che lo chiama per nome per la prima volta… forse intendevo durante la conversazione, comunque dovrei controllare. Grazie per avermelo fatto notare.

   
 
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