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Autore: Beauty    14/01/2012    1 recensioni
La storia di Remus e Tonks sulla base del classico Disney.
E' la mia prima fic, vi prego, siate clementi...:)!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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- Non sarebbe bastato eseguire un semplice Incantesimo di Asciugatura, vero?

Ron camminava avanti e indietro sopra il tavolo, ben deciso a sfogare tutta la sua rabbia contro il povero Harry, il quale peraltro se ne stava, offesissimo, a braccia conserte, rifiutandosi categoricamente di guardare in faccia l’amico – o di guardare il suo quadrante, perlomeno.

- No, non era abbastanza!- continuò imperterrito l’orologio.- Bisognava farlo entrare, offrirgli la sedia di Remus, fargli accarezzare Gazza…

- Volevo solo essere ospitale…- si difese Harry.

Entrambi smisero di bisticciare non appena sentirono aprirsi il portone d’ingresso. Si nascosero dietro una tenda.

- Si può?- fece una voce femminile. Poco dopo, una giovane entrò nella sala.

Era una ragazza molto strana, la prima cosa che i due notarono furono i suoi lunghi capelli di un insolito color rosa cicca; indossava un giubbotto di pelle nera, un maglioncino grigio dal collo alto, jeans e degli anfibi neri un po’ consunti; aveva un’aria ribelle e anche un po’ mascolina.

Non era esattamente una bellezza, ma il suo viso a cuore e i suoi occhi castani contribuivano a renderla piuttosto carina, aiutati anche da quell’atteggiamento deciso e sbarazzino.

- E’ permesso?- disse di nuovo, avanzando verso la scalinata.

- E’ lei!- esclamò Harry, in modo che solo Ron lo potesse sentire.- E’ arrivata! E’ la ragazza che spezzerà la maledizione! Corro a dirlo agli altri!

- Dove vai? Vieni qui!- gemette Ron, mentre rincorreva l’amico.

 

***

 

Tonks si guardò intorno; quel posto le metteva una certa ansia, ma quello non era il momento di farsi prendere dal panico, e poi, per Merlino, lei non era una novellina, era un’Auror!

Sì, beh, no, non era esattamente un’Auror, ma lo sarebbe diventata, un giorno, e cominciare a non farsela sotto appena si ritrovava in un posto un po’ buio era senz’altro un ottimo inizio.

- Papà?- chiamò, salendo in fretta l’ampio scalone di marmo.- Papà, sei qui?

Percorse un intero corridoio, continuando a chiamare suo padre, senza mai ricevere risposta. Alla fine, giunse ad una porticina di legno mezza tarlata, che dava su una lunga e stretta scalinata, certamente conduceva ad una torre, pensò.

Ormai si era fatto buio; Tonks sfoderò la bacchetta.

- Lumos!

Suo padre era lì dentro, si disse.

E lei doveva trovarlo, a qualunque costo.

 

***

 

Hermione sospirò, versando dell’acqua calda in una tinozza piena di sapone e di piatti da lavare.

- Che giornataccia…!- commentò a bassa voce, senza riuscire a togliersi dalla testa il pensiero di quel pover’uomo che solo tre giorni prima aveva osato avventurarsi in quel maledetto castello.

- Hermione!- si sentì chiamare ad un tratto.- Hermione!

Si voltò, riconoscendo al volo quella voce squillante.

- Cosa c’è, Neville?

Il piccolo trotterellò fino a lei.

- Hermione! Non ci crederai mai…!

- Cos’è successo?

- Ho visto una ragazza! C’è una ragazza nel castello!- trillò Neville, saltellando eccitato.

A quella frase, Hermione gli avrebbe volentieri allungato un ceffone.

- Neville!- esclamò rabbiosa.- Quante volte ti devo ripetere che non devi dire bugie?!

- Ma…ma è la verità…- protestò il piccolo, sconcertato.

- Ora basta! Su, nella tinozza!- e, senza aspettare risposta, lo spinse nell’acqua.

- Hermione!- trillò una vocina acuta.

Uno spolverino dai lunghi capelli biondi si avvicinò alla teiera.

- Ho visto una ragazza! Ho visto una ragazza nel castello!

- Cosa…Fleur, che stai…- boccheggiò Hermione.

- Te l’avevo detto!- esclamò trionfante Neville, riemergendo dalla tinozza e sputando un po’ d’acqua.

 

***

 

Quella scalinata sembrava non finire mai.

- Papà?- continuava a chiamare Tonks, salendo le scale con la bacchetta puntata di fronte a sé.

La luce era molto fioca, e la ragazza rischiò più volte di inciampare e ruzzolare giù per i gradini. E non le permise neanche di vedere un candelabro occhialuto che la scrutava con un gran sorriso.

Arrivò in cima alla scala.

- Papà! Sei qui?

- Ninfadora!

- Papà!- esclamò Tonks, vedendo il padre inginocchiato sul pavimento di pietra, in una cella piccolissima con delle sbarre di ferro. La stanza era completamente al buio, fatta eccezione per il lumos della bacchetta della ragazza e per la pallida luce che filtrava da un foro sul soffitto.

Tonks gli corse incontro, inginocchiandosi a sua volta di fronte a lui.

- Sapessi come sono felice di vederti…- soffiò Malocchio, gettando due o tre colpi di tosse.

Tonks gli prese le mani.

- Papà, che ti è successo? Chi ti ha fatto questo? Hai le mani gelate…

- No, Dora, ascoltami, devi andare via da qui…- Malocchio diede degli altri colpi di tosse, stavolta più numerosi e violenti.

- Ma tu stai male! Aspetta, ora ti tiro fuori di qui…

- No, Ninfadora, stammi a sentire, devi andartene via subito…

- Oh, papà, smettila di fare tante storie, ho detto che io non ti lascio, ora ti libero e…

- Chi sei?! Che cosa ci fai tu qui?!- urlò una voce alle sue spalle.

Tonks fece per voltarsi, ma una violenta scrollata ad un braccio la costrinse a sedersi a terra, mentre la bacchetta le scivolò di mano, rotolando in chissà quale angolo di quella specie di prigione. L’Incantesimo di lumos si spense, e ripiombarono nel buio.

I capelli della ragazza ebbero un flash di arancione per lo spavento.

- Chi è?- gridò Tonks.

Riusciva a distinguere una figura molto alta avvolta nell’ombra. Sembrava una figura umana, ma non ne era certa.

- Chi è?- ripeté.

- Il proprietario del castello…- ringhiò la figura nel buio.

- Lei…lei è il padrone, qui?- mormorò Tonks.- Allora, la prego, lasci andare mio padre…

- Lo sai cos’ha fatto tuo padre?- tuonò l’uomo.- E’ entrato in casa mia! E’ entrato in casa mia come un ladro!

- Non intendeva rubare, glielo giuro…

- Non m’interessa! Non avrebbe dovuto entrare! Ha avuto quello che si meritava!

- Per favore, lo lasci andare…

- No!

- Ma non vedi che è malato?- gridò Tonks, con le lacrime agli occhi, mandando al diavolo le buone maniere.- E’ malato! Se non lo liberi, potrebbe anche…

- Tu puoi andartene - disse l’ombra.- Sono disposto a lasciarti andare, per questa volta. Ma non puoi più fare niente per tuo padre. Ora, vattene, prima che cambi idea.

L’uomo fece per uscire dalla stanza, ma Tonks lo trattenne.

- No, aspetta…- Tonks ricacciò indietro le lacrime.- E se…se ti offrissi…uno scambio?

- Uno scambio?- l’uomo, sempre standosene nascosto nel buio, cominciò a ridere sguaiatamente.

- Non credo che tu abbia niente che possa interessarmi…

- Come fai a saperlo, se neanche mi hai ascoltato?- insistette Tonks.

- E va bene. Sentiamo: che scambio avresti intenzione di propormi?

Tonks si avvicinò lentamente, in modo da ritrovarsi sotto il fascio di luce, così che quell’ombra, qualunque cosa fosse, potesse vederla bene in viso.

- Prendi me al suo posto…- mormorò, chinando il capo.

- No, Dora, no, non puoi farlo…- provò a protestare Malocchio, ma un’altra violenta scarica di tosse lo costrinse ad accasciarsi al suolo.

- Tu?- fece l’uomo, incredulo.- Tu…tu prenderesti il suo posto?

- Sì…potrai fare di me…tutto quello che vorrai…- sussurrò Tonks, le lacrime che le rigavano silenziosamente le guance, mentre una marea di pensieri osceni le affollava la mente.

- Tu prenderesti il suo posto…- ripeté l’uomo, quasi inebetito. Si riscosse subito:- Ma…ma devi promettere…devi promettere che resterai qui…per sempre.

Tonks alzò il capo. Certo, certo che avrebbe promesso, ne andava della vita di suo padre. Ma prima, aveva bisogno di vederlo, doveva guardare in faccia quella creatura spregevole che le stava rubando la vita.

- Vieni più avanti…- mormorò.

- E perché?- l’uomo era sulla difensiva, la sua voce lasciava trasparire una grande inquietudine.

- Voglio vederti in faccia.

- Non ne vedo il motivo!

- E’ il minimo, no? Dopotutto, ho un’esistenza intera da passare qui, avrò almeno il diritto di vedere in faccia chi mi tiene prigioniera?!- urlò Tonks.

L’uomo sospirò; Tonks sembrò calmarsi.

- Vieni sotto la luce…- disse.

La figura si mosse, avanzando un passo nella sua direzione.

Quello che vide la sconvolse.

Era un uomo molto alto, e di una magrezza malsana. Indossava degli abiti molto vecchi e trasandati, scarpe lise, pantaloni rattoppati, una camicia bianca mezza scucita e una giacca marrone che cascava a pezzi. Era molto pallido, aveva un’aria stanca e malata. Era ancora piuttosto giovane, ma i capelli castano chiaro erano striati qua e là da fili grigi, e delle rughe di dolore gli circondavano gli occhi. Portava una leggera barba che però non serviva a nascondere le profonde occhiaie, e nemmeno le cicatrici che solcavano il suo volto.

Anche le mani, dalle dita lunghe e affusolate, erano ricoperte di tagli.

A Tonks tornò subito in mente l’intero manuale sui Lupi Mannari che aveva letto.

Riconosceva i sintomi.

Era un licantropo!

Tonks indietreggiò istintivamente, voltandosi per non dover fissare oltre l’immagine di quel…quel…quel mostro!

Si aggrappò alle sbarre della cella, e guardò suo padre.

- No, Dora…- tossì Malocchio.- Non ti permetterò di farlo…

Ninfadora non rispose, ma gli rivolse uno sguardo pieno di affetto e di scuse.

Raccolse tutte le sue forze e si alzò in piedi, andando incontro a quell’essere. Lo guardò dritto negli occhi.

- Resterò…- sussurrò.- Te lo prometto.

- Affare fatto…- ringhiò il mannaro, sfoderando la bacchetta.- Alohomora!

La cella si aprì. Lupin afferrò Malocchio per il collo del cappotto, trascinandolo fuori.

- No, Dora…- urlò Malocchio.- Dora, ti prego…io sono vecchio, tu hai tutta la vita davanti…non puoi farlo…Dora…

- Aspetta!- gridò Tonks al licantropo, vedendo che stava trascinando fuori suo padre.- No, aspetta!

Lupin l’ignorò, spintonando Malocchio fino alla porta d’ingresso.

- La prego, risparmi mia figlia!- implorò Malocchio, una volta usciti dal castello.

- Sua figlia non la riguarda più!

Lupin spinse il mago su di una carrozza a cui era legato un Thestral.

- La prego, ha solo ventidue anni! Non le faccia del male!

- Le ho già detto che la sorte di quella ragazza non è più affar suo!- ringhiò Remus.- Portalo ad Hogsmeade…- ordinò poi al Thestral.

 

***

 

Tonks aveva osservato la scena da una finestrella nella torre; quando vide l’animale allontanarsi trainando la carrozza su cui era suo padre, cadde in ginocchio sul pavimento, cominciando a singhiozzare.

 

***

 

Remus prese a salire le scale molto lentamente, cercando di ragionare.

- Ehm…Remus?- si sentì chiamare.

Era Harry.

- Cosa c’è?

- Ehm…sai, stavo pensando…

- Oh, Merlino, quando pensi in genere succede qualche disastro…

- No, no, stavolta è una cosa seria…Dicevo, visto che…la signorina resterà qui per…beh, per un po’, diciamo…pensavo, non credi che sarebbe il caso di offrirle una stanza un po’ più comoda?

- Hai finito?- ringhiò Lupin.

- Io…io…ehm…io…sì.

Remus lo ignorò, riprendendo a salire le scale.

Quello che vide lo fece sentire malissimo.

La ragazza stava piangendo disperata, inginocchiata sul pavimento. Era pallidissima e i suoi capelli, neanche cinque minuti prima di uno sfavillante rosa, ora erano neri come la morte.

Appena lo sentì entrare, Tonks scattò in piedi.

- Ma che razza di animale sei?!- strillò.- Non…non ho neanche potuto abbracciarlo un’ultima volta…non hai nemmeno lasciato che lo salutassi…è mio padre…non lo rivedrò mai più…e non l’ho neanche salutato…

- Io…- provò a dire Lupin, ma poi si rese conto di non avere alcun tipo di giustificazione.

- Mi fai schifo!- singhiozzò Tonks.- Sei una bestia! Spero veramente che crepi, maledetto vigliacco…Mi fai schifo, ti odio! Sei un mostro!

Riprese a piangere.

Remus stette lì impalato sulla porta per un’eternità, colpito da quelle parole dure e allo stesso tempo consapevole che erano vere.

- Io…- mormorò alla fine.- Io…vieni, ti…ti mostro la tua stanza…

Tonks sollevò il viso, stupita.

- La mia…la mia stanza?

- Vuoi rimanere nella torre?- ringhiò Lupin.

- No!

- Allora, vieni con me.

 

***

 

Harry osservava corrucciato quella scena.

Remus che lo teneva sollevato di fronte a sé per farsi luce lungo il corridoio buio, impacciato come non lo aveva visto mai, mentre quella strana ragazza – Ninfadora Tonks, pure il nome era strano! – lo seguiva in silenzio, standogli a un metro e mezzo di distanza, con la testa bassa.

Lupin le lanciò un’occhiata di sottecchi. Beh, se non altro, aveva smesso di urlare e singhiozzare, ma piangeva ancora, e i capelli erano ancora di quell’inquietante nero pece.

- Avanti!- sussurrò Harry.- Dille qualcosa!

- Che cosa?- bisbigliò Lupin di rimando.

- E che ne so io! Qualcosa, qualsiasi cosa che abbia un senso!

- Io…- esordì il mannaro ad alta voce.- Io…spero che ti troverai bene, qui…

Tonks si asciugò gli occhi con una manica del giubbotto, ma non rispose.

Harry fece segno a Remus di proseguire.

- Il…il castello è…è come se fosse di tua proprietà…

- Che cosa?- mormorò Tonks.

- Intendo dire che puoi andare dove vuoi e fare quello che vuoi…- spiegò Lupin.- Solo…tutte le stanze sono a tua disposizione…tutte, tranne la Stanza delle Necessità…

- La Stanza delle Necessità?

- E’ l’unico posto in cui non devi mai andare…

- Perché?

- E’ proibita - tagliò corto Lupin.

- Proibita? Perché, cosa c’è dentro?- insistette Tonks.

Lupin si voltò di scatto; Ninfadora si dimenticò per un secondo di respirare. Era di una spanna più alto di lei, la sovrastava. Ma quello che la sconvolse di più furono gli occhi, di un verde intensissimo, attenti e penetranti.

- Questo direi che non è un tuo problema - sibilò Lupin tra i denti, senza smettere di guardarla.- Se te lo dicessi, allora non ci sarebbe più alcun motivo per cui tu non ci dovresti andare, non credi? La Stanza delle Necessità è proibita, e tu non ci devi entrare, per nessuna ragione. Questo è tutto quello che hai bisogno di sapere.

Si voltò di nuovo e riprese a camminare. Tonks rimase un momento immobile in mezzo al corridoio, ancora sotto l’effetto di quegli occhi.

- Allora? Vogliamo andare? Non mi va di passare tutta la notte in corridoio.

Tonks si riprese, affrettandosi a seguirlo.

 

***

 

Si fermarono di fronte ad una porta azzurrina. Lupin l’aprì, facendosi da parte per lasciarla entrare.

- Questa è la tua stanza…- disse, mentre Tonks entrava, sostenuta.- Se hai bisogno di qualcosa, chiedila ai domestici…

- La cena!- sussurrò Harry.- Remus, invitala a cena!

- Tu questa sera cenerai con me...e non si tratta di un invito!- detto questo, Lupin se ne andò sbattendo la porta.

Tonks attese qualche minuto, poi, quando fu sicura che il licantropo si fosse allontanato, sfoderò la bacchetta.

- Alohomora!- gridò, ma la porta non si aprì.

Riprovò più e più volte, ma fu tutto inutile. Doveva esserci un Incantesimo di Protezione, realizzò, scaraventando con rabbia la bacchetta dall’altra parte della camera e tirando un violento calcio alla porta.

C’era una finestra; Tonks vi si diresse, e gettò un’occhiata fuori. Troppo alto per poter scappare.

Era prigioniera. Avrebbe passato tutta la sua vita lì, in quel dannato posto. Prigioniera di un mostro.

Corse verso il letto a baldacchino, gettandovisi sopra. Incrociò le braccia all’altezza della fronte e affondò la faccia nel materasso, riprendendo a singhiozzare, mentre, fuori, la neve aveva cominciato a cadere.

 

Angolo Autrice: Ed ecco qui il quarto capitolo, spero migliore dei precedenti…

Mi sono discostata un po’ dalla versione originale, sia per quel che riguarda i dialoghi sia le scene, perché, tra le altre cose, Ninfadora mi sembra meno remissiva di Belle, non è una che si dispera facilmente…mi sembrava nel suo stile tentare la fuga e insultare il povero Remus XD!

A proposito, forse questa potrebbe risultare una versione leggermente imbastardita di Lupin…lo so, è un po’ OOC, ma nei prossimi capitolo migliorerà, ve lo prometto J!

Comunque, ringrazio le 80 persone che hanno letto e in particolare expectopatronum001 per la recensione e i complimenti!

Ciao, al prossimo capitolo!

  
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