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Autore: ausel dawn    14/01/2012    2 recensioni
"Perché suoni? Per favore, spiegamelo.. voglio solamente capire cosa ti spinge a far parlare quella Chitarra, quello che ti dà la forza che io forse non avrò mai!"
"E' semplice Henriette, mi tiene in vita, sono in un filo sospeso nel mio cuore, forse troppo profondo a causa del drastico vuoto che ci accomuna, senza di Lei non potrei vivere.. è tutto quello che veramente possiedo e non posso lasciarmi scappare via il mio unico amore..
Capisci? E' importante, troppo.."
"E io? Io sono importante?"
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Brian May, John Deacon, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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L’accordo si spezzò.
La ragazza quasi riuscì a sentire le mani del chitarrista farfugliare sul da farsi.
In quello strumento attaccato al corpo del ragazzo si poteva sentire l’irrequietezza che emanava, solo per aver lasciato quel pezzo di legno inanimato.
La faccia di Brian era pallida, fu come vedere un incubo spaventoso, nei suoi occhi, scrutati da lontano, quel verde calmo e composto era stato soggiogato da quei capelli, così accattivanti, ma malefici.
La compostezza del ragazzo era crollata, insieme a quell’accordo, forse di Mi minore. Le era sempre parso abbastanza irrequieto come melodia, malinconico, laconicamente magico ed illusorio.
In quello strano accordo poteva vedere tutta se stessa, d’altronde era il suo preferito, almeno ai tempi in cui osava toccare quella futile chitarra.
In sole due dita poteva concentrarsi tutto il suo essere, in un modo graffiante poteva uscire da quello strumento e diventare umana, almeno per poco.
Così armonioso nella sua paura, l’accordo le aveva perforato le orecchie appena fu lui a torturarlo.
 
-Ricciolo, perché ti sei fermato? Era veramente bello...-
 
La voce di Freddie fu spezzata da quella impaziente rottura, avvenuta troppo in fretta per essere ignorata.
D’altronde, suonarono per pochi minuti, volati via come una foglia in autunno, spazzati dal vento freddo della musica, che sapeva sempre dove colpire.
Brian non emise alcun suono, nessuno sbuffo, neanche il minimo. Sembrava come ipnotizzato da quel legame dissoltosi nell’aria, lo sguardo basso e la bocca serrata da due apparenti catene che non lo lasciavano esprimersi, così come non lasciarono sfogare quella chitarra.
Era distrutto da quella divisione avvenuta tra i loro corpi, oh, perché Henriette sapeva che il ragazzo era completamente innamorato della chitarra, nei suoi occhi riusciva a scorgere quell’importante sentimento che li permeava, anche se difficilmente.
La ragazza sorrise, era così strano non riuscire a capire pienamente una persona, fin dalla sua più tenera età fu aiutata da questo grande dono, ed ora era sparito misteriosamente quando guardava Brian negli occhi.
Gli unici sentimenti che riusciva a scorgere erano la sua calma interiore, che non faceva per niente fatica a sbucare fuori, e quella apparente tristezza in quel preciso istante, dove il mondo si fermò e ingrandì i due.
Ne era felice, non avrebbe conosciuto realmente almeno una persona da un semplice sguardo, così tanto illusorio se era lui a guardarla.
Proprio come faceva in quel momento.
I capelli gli nascondevano quelle perle che aveva al posto degli occhi, per un attimo un brivido la intimorì, poter guardare così da vicino degli occhi tanto stupendi, neppure la sua amata Denise glielo permetteva.
Era sudato, sgraziante, era talmente laconico poterlo vedere che ormai ne era intimorita. Quegli occhi trasudavano paura da tutti i pori, avrebbe voluto capirne il perché, poter tirarlo su, fino ai suoi di occhi e dirgli che andava tutto bene.
Stupidi pensieri!
Li scacciò via, in una folata di vento, quello là poteva avere tutte le donne che voleva, sicuramente aveva scopato con migliaia di ragazze, le aveva lasciate sole, ormai con un piccolo fardello da dover gestire dai prossimi nove mesi in poi.
L’assassino.
Era simile al suo malfattore, non solo quegli occhi così profondi, che si potevano perdere in un laghetto di montagna permeato da del ghiaccio spesso, facevano parte dell’essere di James, ma anche tutta l’ingordigia che sicuramente colmava Brian, le ricordavano il ragazzino.
Già, nonostante fosse due anni più grande di lei , James era solo un ragazzino, cresciuto troppo in fretta esteriormente, ma che dentro sé doveva ancora capire cosa fosse realmente l’amore.
E lei che si era fidata..
 
-Vado a bere qualcosa, non mi sento molto bene..-
-Va bene dolcezza!-
 
Ebbe sentito bene!?
-Dolcezza-!? Le sembrò strano poter sentire dire da un uomo ad un altro uomo tale aggettivo.
 
-Freddie, spaventi Henriette se fai così! Maniaco! Non sa ancora che per noi questa è la normalità!-
 
Strana parola, “normale”, Roger la disse con così tanta naturalezza da farla sembrare agitata ed intimorita, quella normalità in cui vivevano sicuramente turbava il batterista.
Come mai quella porta si aprì?
 
-Oh, non vi preoccupate! Mi ero un attimo intimorita, è strano..-
-Ti ci abituerai cara!-
 
Nonostante quei denti, Freddie aveva un fantastico sorriso, veramente rassicurante, poteva darle tanto calore in una volta sola.. come un fratello.
Non badò molto alla figura alta e slanciata che se ne andò fuori dalla porta, quasi le dispiacque, la camminata del chitarrista era veramente armoniosa, quelle zeppe non riuscivano a scuoterlo.
Sicuramente aveva suscitato interesse da parte dei quattro giovani, insomma, lei era contro la moda, ed incontrare una ragazza che portava delle scarpe da ginnastica negli anni ’70 era alquanto insolito.. ma ormai si era scelta questa vita, come Audrey.
Inoltre veder delle unghie pressoché consumate dai troppi morsi doveva fare un effetto strano su dei ragazzi che portavano lo smalto.. alla fin fine erano loro quelli veramente strani.
Truccati, con i tacchi, con vestiti fin troppo aderenti, lei non faceva parte di quella epoca, ne era sempre più certa, doveva provenire da qualche futuro non troppo lontano, la certezza dilagava dentro lei, fortunatamente non troppo irrequietamente, se ne era fatta una ragione, si pentiva sporadicamente di tale scelta.
 
-Ehi, come va allora? Ti trovi bene qui?-
-Oh, certo, non ti preoccupare.. sono così diversi da John, è strano vederlo con certi tipi..-
 
Henriette sorrise sempre più divertita dalla sua risposta.
Quando Veronica le fece quella domanda sembrò che volesse intimorirla, ma quando la rimirò negli occhi poteva scorgere un animo da mamma che mai percepì, fu strano, semplicemente.
 
 
 
 
Dopo quella visione il ragazzo quasi crollò.
Non sapeva darsi un’apparente spiegazione, la sua amata scienza non poteva aiutarlo in quell’istante, era finito in qualcosa di sconosciuto.
Tutte quelle immagini brusche gli ritornarono in mente, la paura lo stava lentamente divorando.
L’oscurità ormai prendeva il sopravvento nel suo cuore, da anni cercava di tenerla lontana, non poteva lasciarsi andare per colpa della stupidità del suo cuore.
La ragazza doveva andarsene, di questo era certo, non poteva più vederla.
Il suo cuore andava in un trambusto interiormente, che certamente si poteva notare esteriormente, di questo era soprattutto preoccupato.
L’avrebbe scoperto, sarebbe diventato il prossimo bambino da spolpare, avrebbe sentito le mani della ragazza avvinghiarsi al suo petto, sapeva che dopo quel contatto non l’avrebbe più lasciata.
Il pericolo dilagava, sarebbe diventato un’animale da addestrare, la pazzia sarebbe dilagata per poi procurargli diversi colori fatti di lacrime.
Come poteva esserne così sicuro però? Probabilmente Henriette non l’avrebbe neanche badato e tutte quelle preoccupazioni non sarebbero mai venute a galla, ma era quello che voleva realmente?
 
-Ricciolo, perché ti sei fermato? Era veramente bello...-
 
Non badò molto la voce di Freddie, quella calma terapia non gli sarebbe servita questa volta.
Quando erano giù si parlavano, l’amico sapeva sempre quando era il momento giusto per aiutarlo, semplicemente avevano bisogno l’uno dell’altro, Freddie era il suo appiglio nei giorni mesti.
L’unico intoppo era che avrebbe desiderato qualcun’altra..
I suoi occhi magicamente incontrarono quelli di Henriette, il volto pulito, senza un minimo di trucco poteva essere scrutato ancora meglio da quella posizione.
Gli occhi marroni, così simili a quelli di Freddie, brillavano di luce propria, erano vivi, dentro loro poteva vedere così tanta incomprensione.
Aveva pauradi andarle troppo vicino, avrebbe voluto sorreggerla, ne aveva bisogno, ma delle catene invisibili lo fermavano ogni volta.
Non fu mai un tipo troppo timido, di sicuro non era come John, ma si bloccava semplicemente vedendola, e che per il momento si erano a malapena conosciuti, perché tutti quei problemi per una sconosciuta?
 
-Vado a bere qualcosa, non mi sento molto bene..-
-Va bene dolcezza!-
 
La voce di Freddie fu quella che adorava lui, la rincuorante e calma ninna nanna che avrebbe voluto sentire ogni notte prima di addormentarsi.
Secondo quel tono il cantante l’avrebbe presto seguito, infatti appena si voltò vide il volto di Freddie interrogativo, ma cercò di fargli capire che voleva restare solo.
Vedeva Henriette intenta a parlare con Veronica, solo in quel momento si accorse che sembrava sbucata fuori da un’altra epoca.
Non portava le zeppe, ma delle semplici scarpe da ginnastica, il trucco non le sfiorava il viso, le unghie erano consumate, i vestiti non erano troppo stretti, ma era sempre carina.
Poteva definirla con quell’aggettivo, rischiarava di una sana bellezza, ma aveva paura di pensare questo di lei, un semplice “carina” era decisamente meno formale.
Non lo badò molto, d’altronde come biasimarla?
 
 
 
 
La porta sbatté violentemente, un tipo piuttosto preoccupato ed agitato entrò.
 
-Cosa state facendo?! Dovreste lavorare!-
 
I ragazzi impallidirono.
Non sapevano ancora cosa rispondere, doveva sicuramente essere il manager della band.
 
-Ehm.. Jim, sì, questa è Henriette, una psicologa amica di.. Veronica..-
-Ah, fate nuova conoscenze per non lavorare, ma bravi!-
-No, no.. fammi finire. Sai, magari, prima di uno spettacolo, visto che siamo agitati, potrebbe aiutarci, magari anche durante la settimana.. sai, lo stress, robe da artisti!-
 
Quando Freddie continuò, Henriette ebbe quasi un infarto.
Perché sarebbe dovuta rimanere là?
Aveva già troppo lavoro e non era neanche pagata bene.
Forse con delle rockstar avrebbe potuto guadagnare qualcosa in più.. non che se ne volesse approfittare, ma i soldi non cadono dal cielo..
 
-Mhh, buona idea Fred! Allora, che ne dici di venire più o meno tre volte alla settimana? Sarai pagata, non ti preoccupare!-
 
La ragazza ci pensò un po’ su, ma aveva davvero bisogno di quei soldi..
 
-Va bene!-
 
In quel preciso istante il riccioluto entrò.
Si era completamente dimenticata del ragazzo.. avrebbe dovuto vederlo tre giorni su sette.
La sua mente piombò nel caos più totale, doveva toglierselo dalla mente.
 
-Oh, Brian, sai la novità? Henriette lavorerà qui, per noi!-
 
La voce squillante di Freddie fece riprendere il chitarrista.
Poteva vedere il suo voltooscurarsi di un’aura di timore.
Si odiavano, di questo ne era certa.

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Qui parlano Henriette/Brian/Henriette.
Capitolo orrido, veramente.
Non lo dico per sentirmi dire il contrario.
Mi scuso, ma l'ho scritto di fretta,
è che la storia andrà per le lunghe
(60 capitoli, se non mi stanco prima, per vostra sfortuna),
e quindi devo andare a rilento con i fatti, cosa che odio.
Comunque diciamo che da questo capitolo in poi si darà inizio
quasi alla storia.
Beh, diciamo, ho messo riferimenti a band, per scrivere questo capitolo
ho ascoltato una canzone.. della quale il testo è citato nella storia.
Va beh, boh, si odiano più o meno..
Non ho proprio voglia di far nulla,
mi dileguo..
come sempre.. ditemi se la storia fa schifo o piace .__.
Byyye-

   
 
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