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Autore: gattapelosa    15/01/2012    8 recensioni
Draco Malfoy è odiato dai Serpeverde perché è un traditore.
Hermione Granger è odiata dai Grifondoro perché è una traditrice.
Entrambi vengono però rinchiusi in quello che è un palazzo babbano insieme ad ex amici e a eterni nemici, perché Voldemort li cerca. Il territorio è neutrale, ma sia le serpi che i grifoni sono pronti a battersi per il dominio...in quello che è un minuscolo spazio vitale, Hermione e Draco vengono continuamente presi di mira per umiliazioni pubbliche e minacce sussurrate. Un solo posto è a prova di intrusi: la soffitta.
Ci sarà posto sia per un grifone che per un serpente?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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                                                 Lacrime in soffitta 




Quando aprii gli occhi la prima cosa che sentii fu la puzza. 

Ormai quel fetore rancido insozzava la soffitta quanto i miei vestiti e la mia stessa pelle. 

Era giorno, lo si capiva dalla luce delle fessure, e io non avevo più sonno.

Al contrario Hermione Granger dormiva nel suo angolo, rannicchiata su se stessa, senza nulla addosso che i jeans e una maglietta. 

- Non farlo. Non farlo- continuava a ripetere.

In quel momento mi chiesi se ogni risveglio si sarebbe rivelato tanto traumatico: la prima notte nel caldo di un armadio, la seconda non avevo neppure dormito e la terza sapevo di formaggio rancido in un calzino sporco. 

Mi stavo annoiando. 

Quando finalmente la Granger si svegliò fu come se non ci fosse, prese il suo libro e tornò a leggere. 

Quando Mamma Weasley ci chiamò a raccolta per la colazione la situazione non era di gran lunga migliorata. Lei si faceva i fatti suoi, io i miei, tornammo di sopra e ci rannicchiammo nei nostri due angoli e passammo il tempo leggendo (lei) e esplorando le scatole (io).

Avevo trovato una scatola con su scritto “game-boy”, sicuramente un gioco babbano. Non avendo nulla di meglio da fare passai l’intera giornata a leggere le istruzioni, scendendo giusto per pranzare e preparare le provviste serali.  

A fine giornata collegai l’apparecchio a una presa elettrica, poi l’accesi.

Era un giochino idiota chiamato “Super Mario” dove dovevo muovere un omino tondo e brutto per questo territorio inventato, o su una macchinina-razzo. 

Il game-boy divenne in quei giorni nella soffitta il mio migliore amico, come pure il caleidoscopio e un libricino pieno di favole babbane.

La mia preferita divenne Peter Pan, il bambino che non voleva crescere, anche se l’idea di Campanellino mi sembrava un po’ ridicola, era molto più facile prendere una scopa, no? E poi le fate non si portavano sempre dietro della polvere magica. In più c’è da dire che non ce la vedevo proprio una fata amica di bambini e gelosa di quella Wendy.

Comunque sia, il ritmo di ogni giorno divenne proprio questo: mi svegliavo, giocavo un po’ col game boy, scendevo per colazione reggendo allo strazio delle occhiatacce, leggevo o rileggevo alcune favole, poi mi stufavo e approfittavo della luce per guardare nel caleidoscopio. Quando anche questo mi stancava tornavo al mio Super Mario, presto la notte calava e io mangiavo un po’ degli avanzi del pranzo. Tornavo a giocare con Super Mario e mi addormentavo, pronto al risveglio.

E intanto la Granger cosa faceva?

Leggeva. Passava ogni singolo istante della sua esistenza a leggere. 

Ogni tanto sentivo il suo sguardo, poi tornava alla lettura e allora ero io a osservarla bene, ma i nostri contatti terminavano così. 

Una volta a settimana giungeva a Birned Palace Sirius Black, con notizie sulla guerra. 

Sia io che Hermione ci nascondevamo dietro la libreria per non essere scorti, ma entrambi morivamo dalla voglia di sapere. 

- Voldemort è ancora sulle vostre tracce. Ha già interrogato alcuni testimoni, ma per fortuna nessuno sa niente sulla vostra attuale collocazione. I genitori dei Serpeverde sono forse i più agguerriti, ma sospetto che per loro il vostro ritrovamento sia più una questione di onore. Ci sono molte spie nemiche nel ministero e giusto due giorni fa è avvenuto un omicidio a opera di un mangiamorte, in quel...

Le notizie proseguivano su questo tono: minacce, morti, lutti e sangue, ma ancora non ci riguardavano.  

All’arrivo di Sirius Black la più tesa tra tutti era proprio la mezzosangue e io pensavo di conoscerne il motivo: i suoi genitori babbani sembravano un’ottima preda per Voldemort. 

Mi chiedevo come potesse non esserci ancora giunta la notizia del loro rapimento, arrivai anche a pensare che forse Sirius Black taceva su questo per non spaventare la Granger. 

Mi sbagliavo. 

Un giorno in cui pioveva e il legno della soffitta era tutto umido Sirius Black tornò a Birned Palace.

Come sempre io e la mezzosangue ci nascondemmo dietro la libreria per ascoltare, ma quella volta qualcosa di diverso c’era, perché Sirius parlò agli altri con voce molto bassa.

- E’ successa una cosa orribile ai genitori di Hermione, secondo voi dovremmo chiamarla o è meglio nasconderle tutto? 

- Se è orribile puoi anche dirle tutto.

- Ginny!

Avevo sentito la mezzosangue sobbalzare e come me anche tutti gli altri, così uscì dal suo nascondiglio e si sedette al fianco di Sirius, con sguardo truce e cuore a mille. 

- Hermione io...ecco...non volevo tacerti delle informazione solo che, beh, è una faccenda molto delicata. 

- Cosa è successo ai miei genitori?

- Vedi, nonostante tutte le precauzioni che avevi preso cancellando loro la memoria e mandandoli in Australia, Voldemort li ha rintracciati. Non abbiamo potuto far niente per impedirlo. 

- Che - cosa- è- successo?- scandì con lentezza. 

- Non lo sappiamo di preciso. Pochi giorni fa un auror ha fatto un sopralluogo e ha trovato...i corpi...dei tuoi genitori...deceduti. 

In suo onore c’è da dire che non pianse, ne scappò via in corsa, ne si lamentò in alcun modo. Divenne un po’ rossa e il suo corpo prese un’immobilità inumana. 

- Mi dispiace...- sussurrò Sirius, ma ormai era chiaro come l’acqua che Hermione non lo stesse più ascoltando.

Lei infatti si era allontanata, probabilmente per andare in soffitta, lasciando quei quattro allocchi alle loro malefiche reazioni.

A onor del vero, solo i miei ex-compagni Serpeverde sembravano soddisfatti: tutti quelli che un tempo tenevano a lei si fingevano solo contenti. Ginevra Weasley rideva con Pansy al pensiero che Alan e Jane Granger fossero deceduti, ma ogni qualvolta distoglieva lo sguardo i suoi occhi diventavano tristi e dispiaciuti. 

Harry Potter non disse e non fece niente, fissava solo il pavimento con l’aria pentita di un eroe fallito.

Ronald Weasley era forse il più cattivo, perché stava male quanto gli altri, ma infieriva deridendo Hermione. 

Quel babbeo in rosso mi dava il volta stomaco.

Capii così che non c’erano altre notizie e ritornai in soffitta, dove la prima cosa che udii furono proprio i singhiozzi della mezzosangue, che se ne stava rannicchiata nel freddo del suo angolino. 

Me ne tornai al mio posto e da lì potevo osservare la ragazza soffrire. 

Non provavo dispiacere, solo fastidio: non tanto per le lacrime, quanto per l’aria che girava in quella soffitta. Sapeva di tristezza. 

Era come se sapessi che stesse per succedere qualcosa, come se apprezzassi quel momento, ma non perché una mezzosangue stesse soffrendo. 

La guardavo piangere, i suoi occhi erano tutti rossi e i vestiti sporchi, i ricci perfino più incasinati del solito.

Ogni tanto mi volgeva un’occhiata, ma poi se ne ritornava al pianto. 

Una ventina di minuti più tardi i singhiozzi si attutirono e la Granger lasciò scivolare la sua testa all’indietro. 

Passammo così un altro paio di minuti, guardandoci con rassegnazione - non rabbia, non tristezza, non paura, ma rassegnazione- sentendo mille domande vibrare nell’aria, ma bloccate dall’impossibilità di parlare con chi ci stava davanti.

Io non avrei potuto parlare con una mezzosangue, lei non avrebbe potuto parlare con me, per una questione di principio. Era anche legge: nella soffitta ognuno si faceva i cazzi suoi. 

Nonostante in quelle settimane - ebbene sì, era passato molto tempo- ogni qualvolta i nostri occhi si incrociarono sentivamo nascere l’impulso di chiedere, mai avevano detto altro che quel “ non ho voglia di scendere ancora” di tanto tempo prima. 

Prima d’allora, però, non avevo mai assistito alla scena della Granger in lacrime, quindi forse qualcosa di diverso c’era: forse per questo, o per chissà quale altra ragione, l’ho domandato.

- Perché? Perché sei qui? 

Lei non era stupita. Nonostante io stesso non potessi credere a quanto chiesto, lei non era affatto stupita.

Anzi, passò qualche secondo guardandomi con nuova e cocente rassegnazione. 

- E’ una lunga storia Malfoy. 

- Sono curioso.

- Anche io. Perché sei qui?- nonostante dovessi aspettarmelo, non ero mentalmente preparato. Già non mi capacitavo d’aver chiesto a lei perché veniva trattata da “traditrice”, dover poi spiattellare i fatti miei a una mezzosangue sembrava cosa illecita. Capivo però che la stessa curiosità morbosa che avevo nei suoi confronti, con ogni probabilità la provava anche lei. 

- Prima tu.

Lei annuì e si posizionò meglio.

- Ho mollato Ron. 

- Tutto qui?- non potevo credere che tutto quello era dovuto a...a...a una cazzata simile. Cominciai anche ad arrabbiarmi nei suoi confronti. 

- No. Ho mollato Ron, e Ron si è arrabbiato con me. Questo è solo l’inizio. E’ stato lui a rovinarmi la vita, però, nel momento in cui ha scoperto che andavo sempre nel bosco di nascosto.

- E che ci andavi a fare in questo bosco?

Mi guardò con impazienza, l’avevo interrotta ancora. 

- Stavo dicendo, andavo sempre nel bosco senza mai dire niente a nessuno di loro, così Ron, arrabbiato com’era, si è inventato una storia dicendo che io me ne andavo agli incontri segreti tra mangiamorte. E’ una cazzata, ma Harry e Ginny ci hanno creduto. 

Avrei voluto riderle in faccia: lei che andava dai mangiamorte? L’avrei senz’altro saputo.

Ma quale castronata era questa?

- Quindi quei due ti hanno abbandonato per una balla?

- Sì.

- E come hanno fatto a crederci?

- Sapevano che andavo nel bosco, Ron era stato incaricato di pedinarmi, ma mi ha perso. Allora è nata la balla. 

Risi veramente - non che la risata suonasse genuina- e sembravo proprio pazzo. 

Sì, perché avevo creduto chissà che. M’immaginavo una storia tragica di tradimenti e subdoli meccanismi, invece tutto girava intorno a un rosso geloso. 

Però c’era ancora una domanda.

- E allora che ci andavi a fare, in quel bosco?

Hermione mi sorrise cattiva.

- No, questa volta la domanda la devo fare io: perché sei un traditore?

Quel che è giusto è giusto.

- Perché ho imbrogliato i miei amici. Loro mi confidavano quanto era stato incaricato ai loro genitori dal Signore Oscuro, e io riferivo a Silente. Avevano sempre molta paura, erano fatti personali, loro si confidavano e io li tradivo. 

M’immaginavo già la reazione: bocca spalancata, occhi fuori dalle orbite, capelli ritti e un sonoro “quindi sei tu la spia!”, ma niente. 

Lei se ne stava lì, a sorridermi con quell’espressione furbesca e un po’ malinconica. 

- L’hanno scoperto- aggiunse- e ti hanno allontanato.

- Non ho più amici e la colpa è tutta di Silente, che mi ha convinto.- ne ero certo. Ora come ora me ne vergogno, ma a quel tempo ancora credevo davvero che tanta diffidenza era dovuta al preside barboso. 

- Beh, non è vero che non hai più amici. Io non ho più amici, tu hai ancora Zabini. 

- Blaise mi odia, proprio come tutti gli altri.

- Se così fosse, perché mi avrebbe dovuto avvertire che Nott ti aveva bloccato nell’armadio? 

La situazione si era capovolta: ora ero io con la bocca spalancata, due occhi che uscivano fuori dalle orbite e i capelli ritti in testa. 

Avevo capito due cose: primo, Blaise forse non mi odiava davvero così tanto. Non capivo come mai allora Blaise non avesse agito di prima persona, non capivo come potesse tenere ancora un poco a me, non capivo come mai allora mi snobbava. 

Secondo, la Granger mi aveva liberato quando Nott aveva bloccato la porta dell’armadio. 

Ecco chi era l’ombra misteriosa.

Questa seconda, tragica scoperta mi diede molto fastidio.

Con rabbia le rivolsi un’occhiata omicida e mi rigirai su me stesso portando il lenzuolo sul mio corpo per proteggermi dal freddo della notte.

- Non voglio sapere un cazzo di quanto ha fatto Blaise, e ora sporca mezzosangue chiudi quella luce. 

Lei restò un po’ a guardarmi, poi fece come mi aveva detto.

La sentii singhiozzare un po’, sapevo che certo questo non era dovuto alle mie parole cattive, ma all’esperienza con Sirius Black. 

Mia madre diceva sempre che un Black non è mai in debito con nessuno, che a un favore corrisponde un favore, a un prestito corrisponde un risarcimento con interesse e che a un omicidio corrisponde un’omicidio. 

Pensai a questo mentre riflettevo su Blaise, perché alla fine la Granger mi aveva rifilato un po’ di speranza: se Blaise aveva davvero fatto quanto detto, allora forse non mi odiava. 

Una consolazione per una consolazione, infondo.

- I tuoi amici erano molto tristi, mentre hanno saputo della loro morte.

In quel momento la Granger smise di piangere.







Scusate porbabili errori di ortografia. Il motivo per cui Hermione viene considerata una traditrice non è geniale, ma ha senso: come altro sarebbe potuto succedere se non essendo considerata una mangiamorte? Ron deve averli convinto per bene, magari anche con prove false, ma a questo ci penserò poi. Le cose chiariranno.
In quanto al motivo di Draco, beh, è normale, credo. 
Recensite e dite cosa ne pensate voi, e magari anche che idee avreste avuto. 

  
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