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Autore: Beauty    16/01/2012    2 recensioni
La storia di Remus e Tonks sulla base del classico Disney.
E' la mia prima fic, vi prego, siate clementi...:)!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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   Il locale era ormai vuoto. Anche Madama Rosmerta se n’era andata, ma un lume era ancora acceso.

   Era bastato solo allungare sottobanco qualche galeone in più alla proprietaria, e Draco Malfoy aveva ottenuto il suo permesso di rimanere ancora per un paio d’ore.

   Ora lui e Peter Minus se ne stavano seduti ad un tavolo con solo una candela mezza consunta a fare un po’ di luce; di fronte a loro, un uomo.

   Lo sconosciuto indossava un lungo mantello nero, che contrastava vivamente con il colore della sua pelle, di un pallore mortale. Aveva la testa rasata e mani con lunghe e affusolate dita provviste di unghie appuntite. Gli occhi erano di un tagliente azzurro ghiaccio, e la sua faccia, pressoché priva di naso, somigliava al muso di un serpente. E proprio un serpente se ne stava arrotolato ai suoi piedi, osservando i due maghi di fronte a lui con aria famelica.

- Le sono davvero grato di essere venuto, Lord Voldemort…- esordì Draco.

- Spero sia importante…- disse Lord Voldemort, accarezzando il grosso serpente.- A me e a Nagini non piace essere svegliati così nel cuore della notte…

Nagini soffiò, mostrando la lingua biforcuta; Peter si rintanò istintivamente sotto il tavolo.

- La riguarda direttamente, Lord Voldemort…- disse Draco,sporgendosi più avanti in direzione di quello che, preceduto di almeno un miglio dalla sua fama, veniva soprannominato “Oscuro Signore”.- Quello che ho da proporle potrebbe apportare dei benefici, se così mi è concesso di chiamarli, al manicomio di cui lei è direttore…

- Di che si tratta?- sorrise Voldemort.

- Ha mai sentito parlare di Alastor Moody, detto “Malocchio”?

- Malocchio…sì, l’inventore…

- Ho bisogno del suo aiuto, mio Signore…Lei dovrebbe…dovrebbe farlo rinchiudere…

- Malocchio è inoffensivo…- fece Lord Voldemort, con aria stanca e annoiata.

- Lo so, ma…vede, lui ha una figlia. Io vorrei sposarla, ma lei ha bisogno di essere, come dire, persuasa

- Altro che persuasa!- esclamò Peter, ma un repentino pugno di Malfoy lo zittì.

Draco tornò a rivolgersi all’Oscuro Signore:

- Se lei mi aiuta…- sogghignò, spingendo in mezzo al tavolo una pesante borsa colma di galeoni.- Sarà profumatamente ricompensato…

Lord Voldemort saggiò il peso del denaro.

- Credo di capire…- ghignò.- Oh, ma è una cosa spregevole…- prese a ridacchiare.- Mi piace!

 

  Ninfadora Tonks passò tutta notte chiusa in camera sua; pianse a dirotto per tutto il tempo, riuscendo ad addormentarsi solo verso l’alba e svegliandosi dopo sole due ore.

   Stette distesa sul letto per la maggior parte del tempo, senza che dalla porta azzurra entrasse qualcuno e senza neanche sentire alcun rumore provenire dall’esterno.

   Non aveva scordato le parole di quel mannaro: se non avesse acconsentito a scendere, allora poteva anche scordarsi di toccare cibo, sarebbe morta di fame. E, infatti, all’ora di colazione, nessuno si fece vedere. Beh, che importava? Non sarebbe scesa, si sarebbe lasciata morire, piuttosto!

   Quindi, per tutto il resto della giornata, strinse i denti e cercò di soffocare la fame. Neanche per pranzo scese di sotto, e neanche per pranzo mangiò, continuando a starsene distesa sul letto a pancia all’aria, alternando momenti di tranquillità ad altri di disperazione. Si rifiutò perfino di indossare i vestiti nuovi riposti nell’armadio, continuando ad indossare quelli con cui era arrivata, benché Molly le avesse esplicitamente detto che quegli abiti erano a sua disposizione.

   Tuttavia, dopo qualche ora, il suo stoicismo cominciò ad affievolirsi. Non aveva toccato cibo dalla sera prima, da quando cioè era partita per cercare suo padre, e ora stava comin ciando a sentire un certo languorino. Cercò di resistere, imponendosi di non mollare, ma, con il passare del tempo, la rabbia cedette il posto alla fame. Quando, verso l’ora del tra- monto, Tonks sentì il lamenti provenienti dal suo stomaco che reclamava a gran voce un po’ di cibo, si decise a fare qualcosa per procurarsi anche solo un pezzo di pane da mettere sotto i denti.

   Molly si era addormentata, e ora stava russando sonoramente. Tonks scese cautamente dal letto, si mise gli anfibi e recuperò la bacchetta, che infilò nella tasca posteriore dei jeans – e, in quel momento, le vennero in mente tutti i rimproveri che Malocchio le faceva ogni volta che la beccava con la bacchetta in tasca, e incominciava a borbottare qualcosa sul farsi saltare le chiappe o roba simile.

   Aprì piano la porta, controllando che non ci fosse nessuno di guardia. Non sapeva bene che cosa avrebbe fatto, vagheggiava solo qualcosa sull’intrufolarsi di soppiatto in cucina – dovunque essa fosse – e sgraffignare qualche cosuccia dalla credenza, ma non aveva in mente nulla di chiaro. Senza contare che, molto probabilmente, l’avrebbero scoperta in un battito di ciglia. Ma, come si dice, tentar non nuoce.

   Si guardò intorno. Nessuno. Via libera!

  

- No, fermo!

- No, che non sto fermo…

- Oh, no…

- Oh, sì…

- No, no, no…

Fleur sbucò da dietro una tenda ridendo come una matta e cercando di scappare per gioco, ma venne prontamente riacciuffata da Harry.

- Fermo! Smettila, finirai per bruciarmi!- rise Fleur.

Harry stava per ribattere, ma d’un tratto scorse Tonks scendere furtivamente le scale. Il candelabro lasciò andare Fleur, che cadde a terre con un tonfo.

- Accidenti…è uscita…- mormorò Harry.

 

Hermione sospirò, con il cuore che piangeva mentre gettava nella pattumiera l’intera cena di quella sera.

Neanche Remus, più arrabbiato che mai, aveva voluto mangiare.

- Guarda quanta roba sprecata!- si lamentò un fornello giallognolo, unticcio, con i capelli neri e un nasone adunco.- Io lavoro come uno schiavo tutto il giorno, e questo è il ringraziamento!

- Smettila di lamentarti, Severus - disse Hermione.- Non fare sempre la vittima, è stata una giornata dura per tutti…

Severus Piton non rispose, limitandosi a borbottare maledizioni a mezza voce.

La porta della cucina si aprì; Hermione avrebbe fatto i salti di gioia, nel veder materializzarsi sulla soglia Ninfadora Tonks.

Ninfadora Tonks che, peraltro, avrebbe volentieri voluto auto-cruciarsi. Tutto si sarebbe aspettata, meno di ritrovarsi la cucina illuminata e piena zeppa di oggetti animati che la fissavano. Si era immaginata tutt’altra scena, con lei che entrava furtivamente e svaligiava l’intera dispensa. Ma, d’altronde, pensandoci bene, doveva pur esserci un motivo, se in Segretezza e Inseguimento era una frana.

Hermione si avvicinò, sorridente come sempre.

- Hai bisogno di qualcosa, Ninfadora?

- Io…ecco, veramente…avrei fame…- ammise la ragazza, un po’ vergognosa.

- Hai sentito, Severus? Ha fame!- trillò Hermione.- Forza, muoviti, accendi i fornelli, mettici tutto te stesso e prepara qualcosa di…

- No, no, no, no, no!- urlò Ron. Hermione ammutolì; tutti si girarono a guardarlo.

- Che cos’è tutto questo trambusto?- continuò Ron, corrucciato.- Hermione, che bisogno c’è di scombussolare tutta la cucina? La signorina ha fame? Bene, diamole da mangiare: un bicchiere d’acqua, un tozzo di pane…

- Ron, non le puoi dare da mangiare solo del pane!- disse Hermione, scandalizzata.

Tonks stava per dire che, dalla fame che aveva, anche quello le sarebbe bastato, ma non voleva sembrare una pezzente, perciò se ne stette zitta.

- Hermione ha ragione, Ron…- disse Harry.- E poi, Tonks non è nostra prigioniera. E’ nostra ospite, dico bene?

- Comunque non vi permetterò di buttare tutto all’aria e mettervi a cucinare a quest’ora solo per lei! Piton, spegni immediatamente quel fuoco! Se lo sapesse Remus…- aggiunse, sottovoce.

- E va bene!- sbottò Hermione, squadrando Ron con una delle sue occhiate della serie se gli sguardi potessero uccidere.- Non vuoi cucinare? Le daremo qualcosa di freddo, ma di buono, razza di noioso bacchettone che non sei altro!- ringhiò; Ron fece un balzo all’indietro, spaventato da tutta quell’improvvisa aggressività, mentre Hermione si avviava ver-so la dispensa.- Dovrebbe esserci ancora un po’ di torta…

La teiera porse a Tonks un piattino con una fetta di torta al cioccolato; la ragazza cominciò a mangiarla con gusto.

- E’ molto buona!- disse, a bocca piena.

- E’ la preferita di Remus - disse Harry.- Sai, lui adora il cioccolato…

- Davvero?- fece Tonks, abbassando istintivamente lo sguardo nell’udire il nome del padrone di casa.- Non si direbbe a vederlo…

- Ti piacerebbe fare un tour del castello?- chiese Harry.

- Oh, sì!- s’illuminò Tonks; stare con tutti quegli oggetti, benché fossero appunto solo oggetti, le aveva fatto improvvisamente tornare un pizzico di buon umore, anche se i suoi capelli non ne volevano sapere di virare ad una tonalità meno lugubre.- A proposito, non ci siamo presentati…Io sono Tonks.

- Harry, molto piacere…- il candelabro s’inchinò, lanciandosi in un galante baciamano.

Ron si avvicinò schiarendosi la voce, piuttosto infastidito dal modo di fare dell’amico; cercò di prendere la parola, e al contempo di far smettere Harry.

- Io, invece, sono Ron…(finiscila, Harry!)Dirigo la casa e, con tutto il rispetto (smettila!), non credo che dovresti andare in giro (ti prego!) nel castello di notte da sola…

- Ma non sarà da sola! L’accompagnerò io!- saltò su Harry.

- Il che è come dire che sarà da sola…E poi, Harry…- aggiunse sottovoce.- Ti sei dimenticato che serata è, questa?

- Non c’è pericolo…- il candelabro fece spallucce.

- Lo dici tu che non c’è pericolo! Con te, poi, sarebbe in pericolo più che con chiunque altro…

- Allora, perché non ci accompagni tu?- propose Tonks.- Tu dirigi la casa, no? La conoscerai meglio di chiunque altro…

- Io, beh, sì, in effetti…- Ron divenne tutto rosso, lusingato.- Ma non so se…

- Oh, andiamo! Con te mi sentirei più al sicuro!

Ron sospirò.

- Oh…e va bene.

 

Il castello era veramente enorme, pensò Tonks, con il naso per aria, mentre seguiva Harry e Ron lungo corridoi e stanze interminabili.

Accelerò un po’ il passo, per riuscire a stare dietro ai suoi due accompagnatori, che la precedevano di un paio di metri; Ron continuava a parlare di Merlino solo sapeva cosa da più di un’ora, fermandosi solo per riprendere fiato, e ridendo alle sue stesse battute.

Tonks un po’ l’ascoltava e un po’ si distraeva ad ammirare l’interno di quell’immenso, ma cupo, edificio.

Passarono di fronte ad una scala; Ron, che, da che avevano cominciato quella specie di giro turistico,non aveva saltato stanza o oggetto senza costruirci sopra un’intera orazione, accelerò stranamente il passo, e lo stesso fece Harry.

Quel comportamento non fece altro che far incuriosire la ragazza.

- Cosa c’è qui?- chiese Tonks, fermandosi di fronte allo scalone.

- Qui, dove?- chiese Harry; Tonks pensò che anche Fierobecco avrebbe capito che stava facendo il finto tonto.

- Cosa c’è in cima a questa scala?- mentre parlava, Ninfadora prese a salire i gradini.

- Niente!- si affrettò a dire Harry, parandosi davanti a lei.

- Giusto!- disse Ron, praticamente urlando.- Niente! Non c’è assolutamente niente da vedere nella Stanza delle Necessità!

- Ah!- esclamò Tonks, sempre più incuriosita.- Così, è lassù che si trova la Stanza delle Necessità…

- Bravo, mi congratulo!- disse sardonicamente Harry a Ron.

- Sì, beh…- cercò di rimediare quest’ultimo.- In effetti è così…ma non ci si può andare, tu lo sai…

- E perché? Cosa c’è dentro?- Tonks cercò di continuare a salire.

- Niente!

- Allora, se non c’è niente, perché dovrebbe essere proibito andarci?

- Per favore, fidati di noi…La Stanza delle Necessità è un postaccio, pieno di polvere, con un mucchio di cianfrusaglie ammassate a casaccio…

- Non preferiresti vedere qualcos’altro?- propose Harry, con i sudori freddi.- Abbiamo una meravigliosa biblioteca…

- Una biblioteca?- s’illuminò Tonks.- Avete anche libri per Auror tirocinanti, per caso?

- Ma certo! E’ pieno di libri per Auror!

I due cominciarono ad avviarsi in direzione della biblioteca, infinitamente sollevati, chiacchierando allegramente.

Tonks attese che si allontanassero; visitare la biblioteca era un’idea che l’allettava non poco, ma l’avrebbe fatto più tardi. Prima voleva togliersi lo sfizio di sbirciare in quella fantomatica Stanza delle Necessità.

Salì le scale in fretta, sperando che Harry e Ron non si accorgessero della sua assenza.

 

Si ritrovò in un lungo e buio corridoio, pieno di ragnatele. Sembrava quasi che nessuno ci mettesse piede da anni.

Tonks avanzò lentamente, scostando con una mano tutte le tele di ragno che le si paravano di fronte. In poco tempo, giunse di fronte ad un’ampia porta, che non esitò ad aprire.

Anche la stanza era buia come il corridoio, e altrettanto piena di ragnatele.

Così, era quella la Stanza delle Necessità, pensò la giovane, osservando le alte montagne di oggetti ammassati l’uno sull’altro. C’era veramente di tutto: sedie, tavoli, gabbiette per uccelli, libri, cocci di vasi…

Tonks stava per andarsene, quando notò una cosa che attirò la sua attenzione: in un angolo, su di un tavolino, c’erano uno specchio e, protetta da una teca di vetro, una rosa rossa, che stava appassendo, ma che era ancora comunque molto bella.

Tonks si avvicinò, incuriosita. Diede una rapida occhiata allo specchio, per poi passare ad osservare la rosa.

Era bellissima.

Tonks sollevò delicatamente la teca, con l’intenzione di sfiorare almeno per un momento quel meraviglioso fiore.

Ad un tratto, però, qualcuno le strappò di mano la teca, riponendola sopra la rosa. Tonks si girò, spaventata.

Era lui, il licantropo.

- Ti avevo detto di non entrare qui…- soffiò, guardandola come se volesse ucciderla.

- Mi dispiace…- mormorò Tonks, accorgendosi che aveva un aspetto strano.

Era parecchio più pallido di quando l’aveva visto la prima volta, e con delle occhiaie più marcate; sembrava quasi febbricitante, tremava e respirava a fatica.

- Mi dispiace, io non…

- Vattene! Va’ via da qui!- urlò Lupin.

Un improvviso dolore all’altezza del costato lo colse; si portò una mano al punto dolorante, accasciandosi sul pavimento; Tonks indietreggiò, cominciando a capire cosa stava succedendo.

Lupin, infatti, gettò uno sguardo alla finestra. Delle nuvole in cielo si diradarono, scoprendo una luminosa luna piena.

- No…- ansimò Remus, mentre il suo volto diventava una maschera di dolore.- Vattene!- urlò, mentre il suo viso si allungava, diventando un muso affilato, gli arti si ampliavano, i vestiti vennero stracciati; dalla bocca spuntarono grosse zanne, e sulle dita le unghie divennero artigli affilati.

Tonks lanciò un grido, precipitandosi fuori dalla Stanza delle Necessità, mentre, alle sue spalle, il lupo mannaro lanciava un lugubre ululato.

Tonks corse a perdifiato lungo il corridoio, scese le scale; non poteva restare lì, non ci sarebbe rimasta neanche per un secondo di più!

- No, aspetta! Aspetta!- gridò Harry, vedendola afferrare un mantello e aprire il portone d’ingresso.

- Mi dispiace di aver promesso, ma non rimarrò qui un minuto di più!- gridò Tonks, uscendo.

 

Si precipitò a liberare Fierobecco dalla cavezza, montando poi in sella all’ippogrifo; faceva freddo, era in corso una bufera di neve, ma non le importava: doveva tornare ad Hogsmeade, a casa, da suo padre. Non sarebbe rimasta lì, in quel posto, se ne sarebbe andata via, lontano da quella bestia.

Fierobecco cercava di correre, arrancando nella neve della Foresta Proibita; era troppo freddo, e lui non ce la faceva ad alzarsi in volo, sebbene Tonks l’avrebbe desiderato con tutto il cuore.

All’improvviso, nel bel mezzo della Foresta, Fierobecco si arrestò, annusando l’aria. Cominciò a scalciare e a dimenarsi, agitato e impaurito.

Tonks cercò di calmarlo, ma d’un tratto si sentì anche lei molto strana; un brivido le corse lungo la colonna vertebrale, ma non erano brividi di freddo. Si sentì improvvisamente angosciata e con addosso un senso di tristezza.

Conosceva quella sensazione. E infatti, poco più in là, ecco spuntare, neri in mezzo a tutto quel bianco, dieci Dissennatori.

Tonks tentò di convincere Fierobecco a continuare la sua corsa, ma l’animale non fece altro che dimenarsi sul posto; le briglie s’impigliarono in un ramo, mentre un Dissennatore volò addosso alla ragazza, disarcionandola.

Ninfadora finì a terra, in mezzo alla neve. Cercò di rialzarsi, mentre anche le altre creature si avvicinavano. La strega provò a scappare, ma scivolò di nuovo sul ghiaccio; prese a cercare convulsamente la propria bacchetta.

Uno dei Dissennatori le si accostò, sollevando il cappuccio; il bacio del Dissennatore!

Tonks urlò, alzando un braccio per difendersi.

D’un tratto, qualcos’altro le si parò davanti; Tonks aprì gli occhi: era lui, il lupo mannaro!

L’animale ringhiò, sollevandosi sulle zampe posteriori; diede una zampata al Dissennatore, scaraventandolo contro un albero. A quel punto, anche le altre creature le diedero addosso;il licantropo cercò di difendersi,dimenandosi e attaccando con morsi e graffi quei figli dell’oscurità. Uno di loro graffiò il lupo su un avambraccio, che prese a sanguinare; l’animale guaì di dolore, ma non smise di lottare.

Tonks aveva trovato la bacchetta; la puntò contro i Dissennatori.

- Expecto Patronum!

Un fascio di luce bianca investì le creature, che si allontanarono, sparendo nel folto della Foresta.

Il silenzio che seguì fu inquietante. La neve continuava a cadere; gli unici rumori che si sentivano erano i versi impauriti di Fierobecco. Tonks abbassò lentamente la bacchetta, fissando il licantropo. L’animale la guardò con un’espressione indecifrabile scritta in quei suoi profondi occhi verdi. Ansimò, per poi cadere riverso a terra, privo di sensi.

Tonks si voltò, liberando Fierobecco; fece per salire in groppa all’ippogrifo, ma improvvisamente si bloccò. Si volse a guardare il licantropo, steso nella neve.

Si avvicinò, si tolse il mantello e con esso coprì il corpo inerte del lupo.

- Fierobecco…- disse poi.- Dobbiamo riportarlo al castello…

 

Il caminetto era acceso. Harry e Ron osservavano la scena nascosti dietro una tenda, mentre Hermione aveva appena terminato di riempire con dell’acqua una ciotola di porcellana posata sul tappeto.

Remus Lupin, di nuovo umano, giaceva disteso sul divano, pallido e inerte, il petto nudo devastato da decine di cicatrici, con gli occhi ancora chiusi.
Ninfadora Tonks, inginocchiata accanto a lui, lo guardava silenziosa.

Si chinò, impregnando con l’acqua un fazzoletto. Cominciò a tamponare delicatamente la fronte del mannaro. Remus si riscosse, aprendo lentamente gli occhi.

Accanto a lui c’era quella ragazza. I suoi capelli non erano più neri, ma di un po’ più rassicurante castano scuro, però, Merlino, che sguardo stanco e spaventato che aveva!

- Stai bene?- mugolò Lupin.

Tonks non rispose, intingendo di nuovo il fazzoletto nell’acqua.

- Stai bene?- ripeté il mannaro.

- Questo dovrei essere io a chiedertelo, non trovi?- rispose Tonks, accennando alla ferita sul braccio, ancora sanguinante.

Lupin si rese conto solo in quel momento di avere addosso solo i pantaloni, e fece del suo meglio per coprirsi con la coperta che Hermione gli aveva posto accanto.

- Bisogna disinfettare quella ferita…- mormorò Tonks.- Sta’ fermo…

Fece per tamponare il sangue con il fazzoletto, ma Lupin ritrasse il braccio di scatto.

- Ho detto di stare fermo…- Tonks riuscì a toccargli la ferita, ma Remus lanciò un urlo molto simile ad un ringhio.

- Ma fa’ male!- ruggì.

- Se stessi fermo ti farebbe meno male!- ribatté Tonks.

- Lo sai, se tu non fossi scappata, questo - e indicò la ferita - non sarebbe successo!

- Se tu non mi avessi spaventata, io non avrei cercato di scappare!

- E tu non saresti dovuta entrare nella Stanza delle Necessità!

- Se mi avessi detto subito che la utilizzavi per le tue trasformazioni, allora non ci sarei entrata!

Lupin non rispose; aveva ragione, sarebbe bastato dirglielo subito. Però, Merlino, quanto detestava avere torto!

- Ora sta’ fermo…- continuò Tonks, più calma.- Brucerà un pochino…

Remus fece una smorfia di dolore, quando la ragazza cominciò a disinfettare la ferita, ma poi si accorse che non era poi così terribile.

- Grazie…- mormorò Tonks.

- Per che cosa?- chiese il lupo mannaro, sorpreso.

- Per prima…per avermi salvata…

Remus sorrise.

- Di niente.

- Ti scontri con i Dissennatori ogni plenilunio?

- Come?

- Da dove vengono quelle?- chiese Tonks, accennando alle cicatrici sul torace, il volto e le mani.

- Queste…beh, ecco…me le faccio da solo…- ammise Lupin.- Sai, non sempre è facile gestire due zampe artigliate, e così…

- Capisco…- disse Tonks, provando un po’ di dispiacere, alla vista di quei tagli.

- Ti ho fatto male?- chiese Remus.

- Che cosa?- fece la ragazza, mentre gli fasciava il braccio con una benda.

- Ieri notte. Ti ho fatto male? Intendo, graffiata o…morsa?

- No, mi hai fatto prendere un bello spavento, però…

- Scusa…- mormorò Lupin, sinceramente dispiaciuto, stupendosi di sé stesso.

- Sicuro di non avere la febbre?- chiese Tonks, toccandogli la fronte bollente.

- E’ probabile. Ma entro stasera sarà passata…

- Come fai a saperlo?

- E’ così ogni post-plenilunio. Mi riduco sempre uno straccio, gli effetti della trasformazione, sai?

Tonks annuì. Lupin lesse la pena nei suoi occhi; non voleva farle pena, ma era un passo avanti, sempre meglio dell’odio, pensò.

- Ecco fatto!- esclamò Tonks quand’ebbe finito la fasciatura.

- Grazie…- disse Remus, cercando di alzarsi. Ma un improvviso capogiro lo costrinse a rimettersi sdraiato sul divano.

- E’ meglio che non ti alzi…Dai, resto qui con te finché non ti senti un po’ meglio…- propose Tonks.

- Non sei obbligata…- si sentì in dovere di dire Lupin, ma in cuor suo sperava davvero che restasse ancora un po’ con lui.

- E chi mi obbliga…- Tonks si mise più comoda sul tappeto.

- Non ci siamo presentati…- disse Remus, porgendole la mano destra.- Remus Lupin.

Tonks gliela strinse con vigore.

- Bel nome. Ninfadora Tonks, piacere.

- Grazie, anche il tuo è un bel nome…

- Pfff!- sbuffò Tonks.- Grazie. Farò finta di crederti…

- Perché, è un bel nome, Ninfadora…

- Facciamo così, chiamami solo Tonks…

- Non mi piace molto chiamare le persone per cognome…- disse Remus.- Ho sentito che tuo pad…

Si bloccò; una strana vocina nella sua testa gli suggerì repentinamente di non nominare per nessuna ragione suo padre.

- Va bene Dora?

- Come?

- A me non piace Tonks, tu non vuoi che ti chiami Ninfadora, ho pensato ad una via di mezzo…- sorrise Remus.- Allora, Dora va bene?

- E Dora sia!- rise Tonks.

- Okay, allora…Dora…

 

Albeggiava; nella sua casa, Malocchio aveva appena terminato di raccogliere tutto quel poco che gli occorreva. Non aveva più la sua bacchetta, ma pazienza, sarebbe andato comunque… anche se non ricordava nemmeno bene come diavolo avesse fatto ad arrivare al castello di quel mostro…

- Oh, per l’Inferno!- imprecò Malocchio, avviandosi verso la porta.- Non importa, lo troverò…devo…devo trovare Ninfadora e…e…liberarla!

Uscì, trovandosi in mezzo al vento e alla neve. Tossì; la sua tosse era peggiorata, ma chi se ne importava, pensò, sua figlia era prigioniera di quella…quella bestia, e lui doveva fare qualcosa.

Si avviò dunque, a piedi, verso la Foresta Proibita.

 

Esattamente due minuti dopo la sua partenza, Draco Malfoy giunse a passo di carica, seguito come sempre da Peter Minus.

- Malocchio! Tonks!- chiamò, battendo il pugno sulla porta.

Non erano in casa, pensò con rabbia.

- Visto? Ti è andata male anche stavolta…- rise Minus.

Draco, con una manata, lo scaraventò in mezzo alla neve.

- Resta qui!- ordinò.- E aspetta finché non saranno tornati!

- Ma…ma io…- tentò di protestare Peter, mentre Malfoy si allontanava.

- Mannaggia!- imprecò Minus, dando un pugno al muro.

Immediatamente venne sommerso da una grossa palla di neve caduta dal tetto.

 

Tonks rimase con Remus fino a quando lui non si sentì meglio; solo a quel punto, in tarda mattinata, la ragazza si congedò con un sorriso, tornando nella sua stanza.

Lupin non riusciva a smettere di sorridere; gli era rimasta vicino, anche se lui era un lupo mannaro, anche se la teneva prigioniera, e solo poche ore prima l’aveva aggredita e spaventata a morte…

Cominciò a sentirsi in colpa per averla trattata così male; e, quando Hermione gli disse che non solo Tonks aveva saltato la colazione quella mattina, ma non aveva mangiato niente nemmeno il giorno precedente, fatta eccezione per una misera fetta di torta, provò l’impulso di sbattere la testa contro il muro finché non fosse riuscito a rompersela in due.

 

Si può solo immaginare lo stupore di Tonks quando si vide servire in camera il pranzo.

Pollo, patate al forno e una fetta di torta al rabarbaro.

Dopo l’avventura della notte precedente aveva ancora lo stomaco chiuso, ma mangiò tutto ugualmente, spinta dal desiderio di fare piacere a Remus.

Forse, pensò, si era sbagliata, sul suo conto…

 

Quella sera, Lupin, parzialmente rimessosi, si mise a tavola, da solo. Non aveva dato ordine a Dora di scendere, né l’avrebbe più fatto. Non avrebbe mai più cercato di costringerla a fare qualcosa che non le andava, a stare con lui se non lo voleva.

Stava per dire di portarle la cena in camera, quando vide Dora apparire sulla porta della sala da pranzo.

- Ciao…- disse Tonks.

Lupin scattò in piedi, rischiando di rovesciare il bicchiere d’acqua che gli stava di fronte.

- Ciao…- salutò, imbarazzato e piacevolmente sorpreso insieme.- Sei scesa…

- E’ ancora valido l’invito di due sere fa?- chiese la ragazza.

- Non l’avrei definito proprio un invito, ma…sì, certo, certo, accomodati pure…

Tonks si sedette; Lupin la guardò. Si era cambiata, ora indossava dei jeans neri con una camicetta bianca, e delle ballerine scure. Alcuni degli abiti che le aveva preparato…

- Come mai…hai deciso di venire?- chiese, temendo un po’ la risposta.

- Avevo voglia di stare un po’ in tua compagnia…- rispose semplicemente lei.

Remus sorrise.

- Sono contento che tu sia scesa…- mormorò.

Anche Tonks sorrise.

Remus notò che il colore dei suoi capelli era cambiato; erano di nuovo rosa. Non era un rosa brillante come quello che le aveva visto quella prima sera, era un rosa un po’ sbiadito. Era già qualcosa, ma Remus giurò a se stesso che, in avvenire, avrebbe fatto qualunque cosa per poterla vedere di nuovo felice, per poter rivedere quel rosa.

 

Angolo Autrice: Postato il sesto capitolo!

Dunque, giusto un paio di precisazioni…

Quando Voldemort ha saputo che avevo scelto Silente per la storia e non lui mi ha messo su un broncio pauroso, così ho dovuto fargli fare un piccolo cammeo…d’altronde, che faremmo senza il caro vecchio zio Voldy? J

Okay, scherzi a parte, non potevo iniziare il nuovo capitolo, ma non volevo neanche far finire questo con l’immagine di Codaliscia sommerso da una valanga, così…ho aggiunto una piccola parte non inclusa nell’originale…

Dunque, vorrei ringraziare le 114 persone che seguono, e poi alliearthur, Luna_Lovy, Maril88 e v91 per aver aggiunto la mia storia alle seguite, e ringrazio anche Karen Adnimel per la sua recensione e per aver aggiunto la storia alle seguite, alle ricordate e alle preferite.

Allora, un avviso: il prossimo capitolo sarà un po’ sui generis, nel senso che inserirò degli eventi non propriamente esplicitati nel film, un po’ sulla linea dell’ultima parte di questo capitolo, per intenderci…A proposito, spero che questa conclusione di capitolo non sia risultata troppo banale o scontata…Voi che ne dite? Vorrei tanto sapere che ne pensate, magari con qualche consiglio da darmi… J.

Ciao, al prossimo capitolo!

 

  
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