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Autore: RobTwili    17/01/2012    12 recensioni
Lui: Francis 'Frank Fagotto' Hudson.
Lei: Ashley Foster
Lui: Capitano de 'I Matematicici', Capitano de 'Gli elettroni spaiati' e suonatore di Fagotto nella banda del liceo.
Lei: Capitana indiscussa delle Cheer-leader, Capo volontaria del progetto 'Le infermiere della scuola'.
Lui: Innamorato di lei fin dall'asilo.
Lei: Non sa nemmeno che lui esiste.
Ma se, improvvisamente le loro strade si incrociassero? Potrebbe Francis, con molte difficoltà, compiere la vendetta di tutti i nerd facendo capire che l'aspetto non è tutto?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Nerds do it better'
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«Secondo principio di conservazione?» chiesi, non riuscendo a trattenere un sorriso alla smorfia buffa che fece.
Era stanca, lo sapevo.
Avevamo studiato per tutto il pomeriggio.
«In ogni istante l'accelerazione di un corpo è determinata dalla forza non equilibrata che agisce su di esso: l'accelerazione ha la stessa direzione e lo stesso verso della forza, il suo modulo è proporzionale alla forza e inversamente proporzionale alla massa del corpo. Cioè, il cambiamento di moto è proporzionale alla forza impressa, e avviene lungo la linea retta secondo la quale la forza è stata impressa»  concluse, soddisfatta. Incrociò le braccia sotto al seno, tenendo quel sorriso.
«Non c'è che dire, l'hai imparato» ammisi, sorpreso e soddisfatto.
Lo studio aveva dato i suoi frutti.
«E non merito nemmeno una piccola ricompensa per questo?». Si avvicinò a me, sporgendo il labbro inferiore come un bambino per cercare di intenerirmi.
«Ash» sospirai, passandomi una mano tra i capelli, «domani abbiamo l’esame finale di fisica. Ti serve una B+ se vuoi che ti accettino alla Stanford-Brown» spiegai, mentre si imbronciava, appoggiandosi allo schienale della sedia. «E poi, ti ho dato un bacio ogni volta che l’hai detto, basta adesso, no?». Non che mi dispiacesse baciarla, ma stavamo studiando.
Era già un grande motivo di distrazione averla al mio fianco, se poi continuava a reclamare baci ogni cinque minuti… diventava impossibile memorizzare qualcosa.
«Sì, ma le altre volte ho sbirciato, questa volta l’ho proprio imparato» sogghignò, mentre scuotevo la testa, senza speranza.
Ash otteneva sempre quello che voleva, in un modo o nell’altro. L’avevo imparato in quel mese.
«Ultima volta» concessi, appoggiando i gomiti sul tavolo.
«Lo sapevo» mormorò, sorridendo.
Lasciai che le nostre labbra si incontrassero, giocando assieme. All’improvviso però, il rumore della chiave che girava nella toppa mi spaventò, costringendomi ad abbandonare quelle labbra.
«Oh, guarda chi c’è qui, Eric. La tua sorellina e il mio fratellino».
Chris.
Peggio, Chris ed Eric, assieme.
«Ash, mi stupisci, stai studiando?» ghignò Chris, guadagnandosi una mia occhiataccia.
«Non offenderla» si intromise Eric, spintonando mio fratello.
«Scusa, scusa». Chris si avvicinò al grande frigo bianco, prendendo una bottiglia di acqua per lui e una per Eric.
Sembrava fosse a casa sua e non a casa di Ash.
«Allora, Francis, che mi racconti di bello?». Eric si sedette di fianco ad Ash, circondandole le spalle con un braccio.
«Stiamo studiando fisica perché domani c’è l’ultimo esame» mormorai, indicando i libri che c’erano sopra al tavolo.
«Fisica… mi ricordo qualcosa, sì» sogghignò Eric, scompigliando i capelli ad Ash. «E quali esami ti mancano Shy?» continuò, allungando le gambe sotto al tavolo.
«Fisica e biologia» ribatté Ash, giocherellando con la matita che teneva tra le mani.
«Biologia, eh? Quando studierete per la parte di anatomia?». Tipica battuta di mio fratello.
«Chris» gridai, imbarazzato.
Perché doveva sempre parlare riferendosi al sesso?
Possibile che non riuscisse a pensare ad altro per cinque minuti?
Delle volte mi chiedevo come Hayley potesse sopportarlo da quasi due anni.
O forse riusciva a sopportarlo perché si vedevano solo per… soddisfare i loro bisogni fisici.
Non l’avevo ancora capito, ma non mi interessava di certo informarmi.
«Che c’è? Francis, sappiamo come funziona. Anzi, forse io ed Eric siamo molto più esperti di te, possiamo darti qualche consiglio, che ne dici, Er?» ammiccò verso il fratello di Ash, che rimase per qualche secondo zitto.
«No, che stai dicendo, Chris? Non darò consigli a tuo fratello per far bella figura con lei. È mia sorella, andiamo» si lamentò Eric, facendomi sospirare sollevato.
Sembrava che almeno uno dei due avesse un po’ di buon senso.
«Potete smetterla?» borbottò Ash, cercando di zittirli.
«Perché? Ti vergogni, piccola Ash?». Chris si avvicinò a lei, pizzicandole le guance.
«Chris, smettila, dico davvero». Il tono di Ash era duro.
Lo stesso tono che usava quando si arrabbiava.
Il tono da capo cheerleader.
«Si sta arrabbiando, che bello» ghignò Chris, forse non sapendo quanto potesse essere pericolosa Ash da arrabbiata.
«Chris, ti conviene davvero smetterla» gli consigliai, appoggiando gli occhiali sul libro per massaggiarmi le tempie.
Avevamo studiato davvero troppo.
«Oddio, Eric! Si difendono a vicenda, non sono dolci?» ci schernì Chris, portando una mano sul petto.
«Chris, dico davvero, sei il migliore amico di mio fratello e il fratello di Francis, ma oggi sono stanca, ho studiato tutto il giorno e sono agitata per domani, visto che ci sarà l’esame che potrebbe non farmi ammettere alla Stanford-Brown. Quindi, prima che cominci a sbranarti, smettila di fare battute di pessimo gusto».
Tre paia di occhi continuavano a guardarla allibiti.
Ash era davvero arrabbiata.
«Fossi in te la ascolterei. Quando aveva cinque anni si è arrabbiata perché l’ho stuzzicata e guarda cosa mi ha fatto». Eric si sollevò la manica della maglia, indicando una piccola cicatrice sul polso. «I suoi denti sono affilati come quelli di un vampiro. Non istigarla» ghignò, provocando una risata che non riuscii a trattenere.
«D’accordo, come volete». Chris alzò le mani, arrendendosi.
«Francis, andiamo a studiare in camera mia, qui non c’è più silenzio» borbottò Ash, cominciando a raccogliere i libri.
La aiutai, prendendo i miei e senza salutare lasciammo la cucina.
«Francis, Ash» chiamò Eric, quando stavo per chiudere la porta. Aspettò che anche Ash si avvicinasse a me, per poi continuare «fino a che siamo sotto lo stesso tetto tenetevi i vestiti addosso, per favore. Non voglio sentire strani rumori. E quando non siamo sotto allo stesso tetto… state attenti. Sono ancora troppo giovane per diventare zio» concluse, prima di sospirare stancamente.
«Sei uno stupido» sbottò Ash, chiudendo la porta.
Non riuscii a trattenere una risata divertita, che sembrò irritare Ash ancora di più.
«Ti diverti? Vuoi andare in cucina con loro a fare battute su di noi? No, altrimenti vai pure, non ti preoccupare» sibilò, lanciandomi un’occhiataccia.
«Ash, che c’è?» chiesi, una volta arrivati in camera.
Non sapevo perché ma quella stanza aveva il potere di rilassarmi.
Le pareti in legno, tutte le foto sparse di qua e di là, la coperta colorata che sembrava donare ancora più luce alla stanza…
«C’è che domani abbiamo un esame, e io non so niente» strillò, lanciando l’astuccio contro il muro.
«Ash» mormorai, avvicinandomi.
«Che c’è?» sbuffò, fulminandomi con lo sguardo.
Era davvero tesa. Non l’avevo mai vista in quello stato.
«Ascolta, abbiamo studiato tanto, ok?» sussurrai, avvicinandomi a lei e appoggiandole le mani sulle spalle, «domani andrà tutto bene, perché sei preparata. Sai fare gli esercizi e la teoria ormai la conosci» continuai, attirandola verso di me.
«E se non dovesse andare bene?» bisbigliò, appoggiando il viso sul mio petto e abbracciandomi.
«Certo che andrà bene, sei diventata una secchiona» scherzai, dandole un bacio tra i capelli.
«Non prendermi in giro» mugolò, stringendo le braccia attorno alla mia vita.
«Non ti sto prendendo in giro, sono serio. Hai imparato tutto benissimo, sai fare gli esercizi che riesco a svolgere io e probabilmente ti ricordi anche qualche legge fisica  in più di quelle che so io. Se di solito dici che sono un secchione, allora lo sei anche tu» spiegai, accarezzandole la schiena perché si rilassasse un po’.
Un mugolio di piacere sfuggì alle labbra di Ash quando cercai di allentare la tensione dei muscoli delle spalle.
«Francis» mormorò, alzandosi in punta di piedi per sfiorare le mie labbra con le sue.
«Sì?» ribattei, rispondendo al bacio.
«Non tentarmi. Ci sono Eric e Chris al piano di sotto e domani abbiamo l’esame di fisica» sussurrò, portando una sua mano tra i miei capelli per stringerne qualche ciocca.
«Veramente stai facendo tutto tu» puntualizzai, non riuscendo a nascondere un sorriso divertito.
«Perché mi tenti. Fai tutto il timidino, mi massaggi le spalle, lasci un bacio tra i miei capelli…» cominciò a dire, strusciandosi contro di me.
«Ash» gemetti, indietreggiando di un passo.
Se cominciava a fare così però, non ero io quello che tentava.
«Hai ragione. Dobbiamo studiare biologia. L’esame è dopodomani» asserì, sedendosi sul letto e prendendo il libro di biologia. «Francis, verrai a vedere la partita?» chiese subito dopo, alzando lo sguardo per puntare i suoi occhi nei miei.
Finsi una smorfia, sorridendo subito dopo.
«L’ultima partita del liceo, certo che ci vengo» mormorai, sedendomi sul letto e stringendo la sua mano con la mia.
«Andrai allo stadio per vedere la partita o per guardarmi mentre faccio una capriola all’indietro scendendo da una piramide?» mi canzonò, sfogliando l’indice del libro.
«Per la partita, ovviamente. Sono sempre andato solo per la partita» mentii. Ash alzò lo sguardo, emozionata.
«Sei sempre venuto alle partite per guardarmi?». I suoi occhi diventarono lucidi per l’emozione, in attesa di una risposta.
«No, veramente mi piace la mascotte. Sono innamorato di Beever da quando ero al primo anno». Agitai la mano, concentrandomi sulla figura della cellula che c’era nel libro.
«Che cosa dolce» bisbigliò, inginocchiandosi sul letto per accarezzarmi il viso.
Il calore della sua mano riuscì a superare la barriera della barba, costringendomi a socchiudere gli occhi.
«Possiamo ritornare a biologia? Perché questa sera devo incontrarmi con i ragazzi per decidere le ultime cose. Sai, per dopodomani» spiegai, cercando di ignorare la sua mano ancora appoggiata al mio viso. Il suo profumo riuscì a penetrare nei miei polmoni, facendomi fremere.
Ash era sempre una tentazione.
«A che ora è la gara?» chiese, appoggiando la matita sul libro.
«Subito dopo l’esame di biologia, prima della partita. Non so come farò a risolvere anche solo una di quelle impossibili equazioni chimiche» borbottai, sbuffando.
Possibile che l’ultima gara tra le squadre di chimica dei licei della contea fosse stata programmata dopo l’ultimo esame finale?
«Allora ci vengo. Voglio vederti vincere. Mi piace quando sei tutto concentrato su quelle lettere e quei numeri» ridacchiò, sedendosi di fianco a me e spostando qualche libro.
«Mi distrarresti» bofonchiai, giocherellando con il bracciale che aveva al polso.
«Mi copro, arrotolo la sciarpa attorno al collo e alla testa. Lascerò scoperti solo gli occhi» propose, tirandomi un ciuffo di capelli che ricadeva sulla fronte.
«Il problema sono proprio quelli. Dovresti metterti un paio di occhiali da sole quando sei vicino a me» confessai, sfiorandole la tempia con le dita.
Cominciò a ridere, appoggiando la fronte sulla mia spalla.
«Questo era romantico» disse, baciandomi il collo appena sopra la maglietta.
«Ash» sospirai, socchiudendo gli occhi.
«Ragazzi sto entrando e sarà meglio per voi se siete vestiti, o Francis perderà le gambe» urlò qualcuno da dietro la porta, prima che si aprisse.
Eric e Chris si nascondevano gli occhi a vicenda, tenendo le dita aperte per guardare.
Ashley cominciò a ridere prendendo un evidenziatore e lanciandolo contro di loro.
«Sei manesca» si lamentò Chris, riuscendo però a spostarsi prima che il pennarello potesse colpirlo.
«Potete uscire dalla mia camera?» chiese Ash, tornando improvvisamente seria.
«Moccioso, potresti spiegare alla tua ragazza che siamo fuori dalla sua stanza?». Chris indicò i loro piedi.
Effettivamente non erano nella camera di Ash.
«E allora chiudete la porta e andatevene, per favore. Stiamo studiando». Ash prese il suo astuccio, cercando qualche altra cosa da scagliargli contro. «Se trovo le forbice giuro che la tiro addosso a voi, quindi andatevene» spiegò, alzando le forbici trionfante.
«Eric, andiamocene. Studiare con il moccioso l’ha resa pazza» asserì preoccupato Chris, chiudendo la porta.
Non passò molto tempo che…
«Ash, mi ha chiamato mamma, ha detto che questa sera usciamo a cena tutti assieme».
Eric entrò in camera, lasciando per un secondo Chris perplesso.
«Ma domani ho l’esame» piagnucolò Ash, sospirando sconfitta. «D’accordo». Chiuse il libro di biologia, guardandomi con uno sguardo triste mentre Eric si chiudeva la porta alle spalle.
«Che c’è?» chiesi divertito dalla sua buffa smorfia.
«Lo sai che devo andare. Ceniamo con Eric una volta al mese e domani mattina riparte per il college» mormorò, appoggiando la guancia sulla mia spalla.
«Devi stare tranquilla, perché domani andrà bene, ok?» cercai di convincerla, accarezzandole la mano.
Annuì, stampandomi un bacio sulla guancia.
«Ci vediamo domani a scuola?» domandò, portando le sue braccia attorno al mio collo.
«Solita ora sotto alla quercia, come sempre» sorrisi, dandole un veloce bacio sulla punta del naso.
Ricambiò il risolino, prima di sfiorare le mie labbra con le sue.
Lasciai giocare per qualche secondo le nostre bocche, prima di alzarmi con uno sbuffo, «Ok, vado».
«Francis!» esclamò sorpresa.
«Sì?». Cominciai a raccattare i miei libri, mettendoli in borsa.
«Perché ti sei allontanato?». Si alzò in piedi, sistemandosi la maglia.
«Perché devo tornare a casa e tu devi prepararti». Che domanda era?
Sapeva che sarei rimasto a baciarla se solo avessi potuto.
«Sì, ma non era un vero bacio» si lamentò, portando le mani sui fianchi, in un gesto arrabbiato.
Non riuscii a trattenere una risata, avvicinandomi a lei e prendendo il suo volto tra le mie mani.
Portai le mie labbra sulle sue, regalandole un lento e dolce bacio. Sentii il suo corpo aderire al mio e le sue mani correre tra i miei capelli.
«Questo era un bacio» soffiò sulle mie labbra, sorridendo.
«Ci vediamo domani» bisbigliai, sfiorando di nuovo la sua bocca con la mia.
 
Un respiro profondo.
Due respiri profondi.
«Abbott» chiamò il professor Moriarty.
Hannah salì sopra al palco, stringendo la mano del professore e prendendo il diploma.
Berkeley, sarei andato lì.
Mi avevano accettato.
Facoltà di Ingegneria Biochimica.
Ashley era riuscita a superare l’ultimo esame di fisica con una A-; quel voto le aveva permesso di entrare alla Stanford-Brown, nella facoltà di Infermieristica.
Non eravamo nello stesso college, ma almeno ci trovavamo in California.
«Bilson». Sarah, una delle cheerleader, avanzò saltellando e lanciando baci verso il pubblico.
Zac e Mac avevano deciso.
MIT.
Sarebbero volati in Massachusetts.
Ci saremmo divisi, senza poterci vedere per mesi.
Forse solo durante le vacanze di primavera e quelle estive.
Sarebbe stata dura, ma ero felice per loro.
Il loro sogno si era avverato.
Mac ammessa a Informatica e Zac a Ingegneria.
Hannah e John erano ancora indecisi.
Hannah probabilmente si sarebbe iscritta alla Columbia, allontanandosi da Ashley e da me.
John aveva ricevuto due risposte affermative da Hardard e Yale, doveva solo scegliere.
«Bolton». Zac si avvicinò al professore, mentre applaudivo soddisfatto del mio migliore amico.
Riuscii a sentire un gridolino eccitato di Mac, quando sventolò il diploma in aria.
«Foster». Ashley salì sopra al palco e cominciai ad applaudire, fiero di lei.
Probabilmente era l’unica persona, in quella sala, a indossare la toga gialla e nera come se fosse un vestito di classe.
«Vai Shy» urlò qualcuno dal fondo della sala.
Cominciai a ridere, riconoscendo la voce e il nomignolo che Eric usava.
Ashley attraversò il palco e, prima di scendere le scale, mi guardò, facendomi l’occhiolino.
Quante cose erano cambiate in quei quattro anni.
Avevo varcato la soglia di quella porta rossa come un ragazzino timido e introverso, con solo tre amici.
Uscivo da quella stessa porta, quattro anni dopo, cambiato.
Non solo fisicamente.
Avevo imparato che nella vita le sorprese arrivano sempre quando meno te l’aspetti.
Avevo imparato che se speri che qualcosa avvenga, ma solo se lo fai con tutto te stesso, quella cosa può avvenire davvero.
«Hale». Mac salì la scala con uno splendido sorriso, mentre Zac continuava a urlare il suo nome.
Fece una linguaccia, guardandomi.
Non riuscii a trattenermi e cominciai a ridere.
In quei quattro anni avevo imparato che l’amicizia è una delle cose più belle che esista, se è vera.
«Hanning». John sospirò, stringendo la mano del professore e scendendo velocemente dal palco con uno sguardo basso.
John, come avremmo potuto vincere le olimpiadi di chimica senza di lui?
«Harris». Luke corse verso il professore, felice di poter ricevere il suo diploma.
Era riuscito a ricevere una borsa di studio per giocare a football in un’università del Nevada.
In qualche modo ero felice per lui.
«Hudson Francis Seth». Respirai profondamente, concentrandomi per non inciampare nei miei stessi piedi.
Quando salii sopra al palco sentii la voce di mio fratello urlare «bravo moccioso» e non riuscii a non ridere.
«Buona fortuna Hudson, se lo merita» disse il professor Moriarty, stringendo la mia mano.
Guardai subito verso il pubblico, cercando la mia famiglia.
Mamma stava piangendo, stretta tra le braccia di papà. Lui invece fischiava, guadagnandosi un’occhiataccia dalla signora di fianco a lui.
Quello che mi stupì, però, fu vedere i ragazzi delle prime file alzarsi per applaudirmi.
Potevo riconoscere tra di loro alcuni studenti che facevano parte della banda o del gruppo di chimica, ma erano molti quelli che non riuscivo a identificare.
Mi stavano applaudendo.
Esattamente come avevano fatto quando avevo concluso il discorso pochi minuti prima.
Ashley e Mac mi stavano aspettando, abbracciate.
Zac continuava a sistemarsi gli occhiali, tenendo una mano attorno alla vita di Mac.
L’amicizia era una delle cose più belle che esistesse, l’avevo imparato io stesso.
«Hai sentito? Tutti per te» mormorò Ash, dandomi un bacio.
L’amore però regalava sensazioni uniche.
«Kingston». La sala si ammutolì quando Alex salì sopra al palco.
Non aveva giocato la partita finale e la squadra aveva perso.
Ero sicuro che tutti si fossero zittiti per quello.
Eppure, Alex mi faceva pena.
Aveva sbagliato, era uno stronzo, ma ne aveva abbondantemente pagato le conseguenze.
La storia con Kathrina non era durata; qualche mese dopo, infatti, lei si era rifugiata tra le braccia del nuovo quarterback, lasciandolo.
Cominciai ad applaudirlo, seguito poco dopo da Mac, Zac, John, Hannah e Ashley.
Lentamente la sala ci seguì, mentre Alex, stupito, scendeva dal palco.
Ci lanciò un’occhiataccia, camminando velocemente verso l’uscita.
In quei quattro anni d’inferno avevo anche imparato che spesso, quasi sempre, il cervello vinceva contro i muscoli.
La vita tra quelle mura non era stata facile, ma tutti noi avevamo ricevuto un premio.
Una piccola rivincita, per noi quattro poveri nerd.
Zac aveva Mac, John era riuscito a parlare con Hannah senza dire qualcosa di stupido.
Io… io invece potevo stringere tra le braccia l’unica ragazza che era riuscita a farmi battere il cuore.
La stessa che mi aveva chiesto chi ero, quando le avevo consegnato una pizza.
La stessa che mi stava stringendo la mano, in attesa delle parole che avrebbero chiuso per sempre il capitolo del liceo, ma che ci avrebbero spalancato le porte della vita vera.
«Signori, un applauso alla classe dei diplomati del 2012» urlò il professor Moriarty, mentre con un boato lanciavamo i nostri cappelli in aria.

 
 
 
 
 
 
 
Salve!
Prima di tutto permettetevi di ringraziarvi immensamente per le 20 recensioni (VENTI) del capitolo scorso. Sono una MONTAGNA e giuro, non so come ringraziarvi!
Se avessi saputo prima che bastava svestire Francis, l'avrei fatto dal secondo capitolo! :P (scherzo, ovviamente).
Inutile dire che il mio umore si è sollevato di 1897684517856785418 volte, facendomi scrivere questo capitolo a tempo di record. E ammetto, non ho mai pianto tanto come nella seconda parte.
Mi sono commossa, ragazze.
Insomma, il prossimo sarà l’epilogo, ma è ambientato 8 anni più avanti, quindi in qualche modo questo era l’ultimo capitolo, insomma.
Ah sì, una cosa che mi sono dimenticata la settimana scorsa per la fretta di postare: From Sue Storm to Diana Prince è lo spin-off di Zac e Mac. Saranno pochi capitoletti (5 al massimo) e due sono già on-line. Se volete farci un salto siete benvenute!
Bene, vi aspetto la prossima settimana per l’epilogo, insomma! :)
Spero che vi sia piaciuto anche questo capitolo e come sempre ringrazio preferiti, seguiti e da ricordare!
QUESTO è il gruppo spoiler (dove ho già inserito un bel po’ di cose della storia nuova) e QUESTO è il mio profilo.


   
 
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