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Autore: Julia Weasley    19/01/2012    15 recensioni
Seguito di “Eroi non si nasce, si diventa”.
Regulus è morto in circostanze misteriose, lasciando dietro di sé soltanto domande senza risposta. Ma quando una fidanzata che non si dà pace, un vecchio Indicibile in pensione e un elfo domestico che sa molto più di quanto possa sembrare incroceranno per caso le loro strade e uniranno le forze, tutto sarà destinato a cambiare.
Genere: Guerra, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Black, Mangiamorte, Nuovo personaggio, Ordine della Fenice, Regulus Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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- Questa storia fa parte della serie 'R.A.B.'
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Non può piovere per sempre

Capitolo 36
La soffiata

Non appena aveva sentito gridare, era stato come se la bolla in cui si era chiuso si fosse infranta. Il corpo gli faceva male: non sapeva per quanto tempo fosse rimasto seduto per terra, con la schiena e la nuca appoggiate al muro umido e freddo.
Da quanto si trovava ad Azkaban? Ormai aveva perso la nozione del tempo, e non solo quella. Si stava abbrutendo sempre di più, la barba si era allungata ed era tutto incrostato di sporco.
Il gelo era insopportabile, anche se dalle sue parti a Durmstrang non faceva mai troppo caldo, ma la disperazione era la cosa più terribile. Le voci nella sua testa non la smettevano di urlare: diminuivano solo di intensità quando i Dissennatori si allontanavano, ma durava sempre troppo poco.
Quasi non ricordava neanche più come era la sua vita prima di Azkaban, prima che provasse ad attaccare quella ragazza ad Upper Flagely. Dopo di lei non ricordava più nulla: si era ritrovato direttamente in quella cella.
Lì i giorni erano tutti uguali, la disperazione era sempre la stessa, e tutti puntualmente smettevano presto di gridare. Anche lui aveva smesso quasi subito.
Se solo avesse trovato un modo per farsi scarcerare, senza dover poi subire la vendetta del Signore Oscuro… Crouch aveva provato a interrogarlo, ma lui aveva avuto troppa paura per collaborare, anche se avrebbe voluto.
Ma quando aveva sentito quel grido nella cella di fronte, vinto dalla curiosità, si era trascinato fino alla porta.
Aggrappandosi alle sbarre, sbirciò quello che succedeva nella cella da cui era venuto l’urlo. Non riusciva a vedere nulla né tanto meno a sentire, ma qualcuno doveva essere andato a trovare il matto che era imprigionato là dentro. Non poté fare a meno di chiedersi chi mai avrebbe potuto far visita ad uno del genere.
Attese ancora, fino a che la porta della cella non si aprì di nuovo e il Dissennatore fece uscire niente meno che Silente, accompagnato da un elfo domestico e da un ragazzo.
Non riuscì a vederlo in volto, perché era incappucciato, ma qualcosa nella sua postura gli era familiare.
E la sua sensazione fu confermata quando il ragazzo si rivolse a Silente sottovoce.
« Quando verrà scarcerato? »
« Tra due giorni. Due giorni e avremo chiuso almeno questa vicenda. »
Karkaroff non udì la risposta, perché non appena udì la voce del ragazzo indietreggiò e cadde per terra. Era senza fiato, altrimenti avrebbe cacciato un urlo terribile.
Forse stava iniziando ad impazzire, pensò. Non era possibile che avesse davvero sentito quello che credeva.
Ma lì era così isolato dal resto del mondo che aveva l’impressione di aver sviluppato una sensibilità particolare a tutto ciò che gli ricordava la vita che aveva trascorso al di fuori…
Ma se doveva credere alle sue sensazioni… aveva appena sentito la voce di un fantasma?

« Igor Karkaroff, hai chiesto un colloquio privato affermando di possedere delle informazioni da darmi. Di che cosa si tratta? »
Crouch scrutò l’uomo sporco e affaticato dall’alto del suo scranno. Nell’aula del Wizengamot c’erano solo loro due, almeno apparentemente.
Suo figlio Barty, infatti, che sostituiva il segretario addetto alla redazione del verbale, si trovava alle sue spalle, in una posizione in cui il prigioniero non avrebbe potuto vederlo.
Karkaroff aveva chiesto di essere ascoltato completamente da solo, ma la presenza di un segretario era obbligatoria, e Crouch non infrangeva mai le regole. Perciò aveva chiesto al figlio di assumersi quell’incarico e di svolgerlo di nascosto, e Barty gli era sembrato soddisfatto.
Il ragazzo aveva già iniziato a scrivere e guardava Karkaroff con uno sguardo indecifrabile.
« Si tratta di una cosa che ho scoperto mentre ero ad Azkaban… una cosa che le potrebbe tornare utile. »
« Parla, non ho tempo da perdere » sbottò l’uomo, irritato. Karkaroff voleva solo ottenere di nuovo la libertà, anche se era strano che si fosse deciso a parlare quando Voldemort era ancora potente.
« Sì, d’accordo… è successo qualche settimana fa. Ero nella mia cella, quando qualcuno è andato a trovare un detenuto vicino a me. Non ho visto cosa facevano né cosa si sono detti, ma li ho riconosciuti. Uno era Albus Silente. L’altro era qualcuno che ho conosciuto quando ero al servizio del Signore Oscuro… »
« Un Mangiamorte? »
« Esatto. »
« Chi era, Karkaroff? Parla, avanti. »
Il mago riuscì ad alzarsi in piedi e barcollare fin sotto lo scranno.
« Se lo dico, mi lascerete libero? »
« Ne parleremo più tardi. Allora, questo Mangiamorte, chi è? »
« Regulus Black. »
Seguì un silenzio di tomba. La penna alle sue spalle aveva improvvisamente interrotto il suo grattare contro la pergamena: Barty aveva smesso di scrivere.
Crouch sfogliò le pagine dell’archivio che aveva con sé.
« Regulus Black è morto mesi fa » rispose, irritato. Karkaroff lo stava forse prendendo in giro?
« Lo credevo anche io, ma il suo corpo non è mai stato ritrovato, giusto? »
Crouch si sporse in avanti, fissando il prigioniero dritto negli occhi.
« Sei assolutamente sicuro di quello che dici? Puoi giurare di aver visto Black? »
« Bè… »
Karkaroff esitava, e Crouch stava iniziando a spazientirsi. Inoltre non sentiva più Barty scrivere e non se ne spiegava la ragione. Non avendo mai fatto molto caso alla vita del figlio, nemmeno ricordava che lui e Black erano stati amici per tanto tempo.
« Sì, l’ho visto » confermò Karkaroff, mentendo per guadagnarsi la libertà. « Era lui, ne sono sicuro. Ed era con Silente. »
Questo proprio non lo capisco, pensò Crouch tra sé. Vuol dire che si è messo a collaborare con Silente? È chiaro: Karkaroff potrebbe denunciare solo un traditore, così Voldemort non lo punirebbe, ma lui ne guadagnerebbe lo stesso. Ma se Black è passato dalla parte dell’Ordine della Fenice, io non potrò approfittare di questa informazione per arrestarlo. A meno che…
« Non hai altro da aggiungere, Karkaroff? Altri Mangiamorte da denunciare? »
« No, volevo dire solo questo » rispose lui, sempre restio a fornire informazioni su chi era ancora fedele a Voldemort.
« Bene. »
Crouch fece un cenno ai due Dissennatori che aspettavano in fondo all’aula. Si accostarono a Karkaroff e lo afferrarono.
« Portatelo via. »
« No! Aspetti! Aveva detto che mi avrebbe liberato! » urlò quello, sconvolto.
« Ho forse detto questo? Può darsi che ti conceda qualche giorno in meno di condanna. Per una confessione così scarsa, è anche troppo. »
I Dissennatori condussero un Karkaroff scalpitante fuori dall’aula del Wizengamot e, quando le porte si furono richiuse, si voltò verso suo figlio.
Barty era nero in volto, ma suo padre non se ne chiese il motivo. Nel frattempo, la sua mente stava lavorando in maniera febbrile.
Black si sta nascondendo per non farsi uccidere, però collabora con Silente. Ma se fosse ancora un Mangiamorte, cambierebbe tutto. Se lo catturassi, questo non farebbe che andare a mio vantaggio. Che avesse un ruolo di primo piano o marginale tra i Mangiamorte, Black è comunque un pezzo grosso, e sbatterlo ad Azkaban sarebbe fondamentale per me.
Quanto a Silente… se fosse accusato di avere contatti e di collaborare con un Mangiamorte, perderebbe l’appoggio della comunità magica: sarebbe rovinato. E visto che sostiene l’attuale Ministro della Magia, la Bagnold sarebbe costretta a dare le dimissioni.
E rimarrei soltanto io…
Quasi non riusciva a credere al colpo di fortuna che gli era capitato. Era a tanto così dal diventare finalmente Ministro, e non si sarebbe lasciato sfuggire quell’occasione.
« Barty, ascoltami bene » disse, rivolgendosi al figlio. « Questa udienza privata non è mai avvenuta. Non farne parola con nessuno. Le cose che abbiamo sentito non devono uscire da queste quattro pareti. Sono stato chiaro? »
Barty non riuscì a mascherare l’espressione disgustata e furibonda dipinta sul proprio volto. Aveva capito alla perfezione quello che suo padre aveva in mente e – anche se l’uomo non se ne rendeva conto – ascoltare le parole di Karkaroff era stato un vero e proprio shock per lui.
Ma quando parlò, il suo tono di voce non tradì la minima emozione.
« Sì, padre. Sei stato chiarissimo. »

« Dove stai andando? Sei appena tornato... »
Barty non si curò neanche di guardarla mentre si accostava all'appendiabiti e prendeva il mantello.
« Ho una cosa da fare » tagliò corto.
« Non resti per cena? » gli chiese la donna, visibilmente preoccupata.
Lui sbuffò.
« No, madre, esco con dei colleghi. Non mi aspettare sveglia come al solito, non sono un bambino » sbottò.
La signora Crouch non rispose, indecisa se rimproverarlo per il tono che suo figlio aveva usato oppure no. Nel frattempo lo scrutò attentamente, e Barty distolse lo sguardo all'istante, come se si fosse scottato.
« Sei pallido, Barty. Sembri preoccupato. Perché non me ne parli? »
« Sono solo stressato dal lavoro, niente di preoccupante » mentì lui, continuando ad evitare lo sguardo della madre. Non sapeva perché, ma con lei gli era molto più difficile nascondere la sua doppia vita.
« Va bene, cerca di riposarti un po'... »
« Sì, sì, d'accordo. Scusa ma ora devo andare. »
La porta si chiuse con un colpo secco alle sue spalle, e Barty respirò l'aria umida di pioggia, ma si fermò solo quando si fu Smaterializzato nei pressi di un fiume, a parecchi chilometri di distanza.
Ora che finalmente poteva sfogarsi, dopo ore in cui aveva fatto di tutto per reprimere la tempesta che lo sconvolgeva all'interno, non sapeva neanche cosa fare. Si sentiva paralizzato dopo quello che aveva scoperto. Nella sua testa continuava a risuonare la voce di Karkaroff che ripeteva ossessivamente la stessa frase.
È vivo...
Non voleva ancora credergli. Forse si trattava solo di una menzogna, o forse Azkaban doveva aver fatto uscire Karkaroff di testa. O forse no.
Il suo corpo non è mai stato ritrovato...
E se fosse vero?
Un brivido lo percorse dalla testa ai piedi mentre si metteva le mani tra i capelli come per volerli strappare via. Un lampo illuminò il cielo plumbeo e le nuvole cariche di pioggia che ancora non si decideva a cadere, e nello stesso momento a Barty tornò in mente l'ultima conversazione che aveva avuto con Regulus. Aveva intuito il suo cambiamento. Lo aveva avvertito di non tradire la loro causa, altrimenti avrebbe parlato con il Signore Oscuro.
A quel puntò Barty imprecò. Lo aveva sottovalutato. Regulus aveva solo finto di morire, per poi passare al fronte opposto in tutta tranquillità. E ora si era messo a collaborare con Silente e il suo Ordine della Fenice... Se Barty non lo avesse visto stare veramente male nell'ultimo periodo, non ci avrebbe mai creduto.
Di colpo trovò una spiegazione allo strano comportamento teso e nervoso che Rachel aveva assunto ultimamente nei suoi confronti. Lei di sicuro sapeva che Regulus era vivo, probabilmente lo stava nascondendo, e lui le aveva raccontato tutto.
Barty imprecò di nuovo.
Quello sì che era un guaio. Il fatto che qualcuno dei nemici avrebbe potuto smascherare la sua identità di Mangiamorte era una prospettiva terrificante. Ma in realtà, per qualche strana ragione, non era quello che lo angosciava di più. Anche se Rachel o chiunque altro lo avesse denunciato, lui sarebbe stato in una botte di ferro. Essere figlio di suo padre almeno un lato positivo lo aveva: nessuno avrebbe avuto il coraggio di accusarlo.
Ma era ben altro a fargli provare quella rabbia inconsulta. Il fatto che Regulus avesse osato tradire il Signore Oscuro in un modo così meschino gli faceva ribollire il sangue nelle vene. Se pensava che, un'infinità di tempo prima, lo aveva ammirato perché era diventato un Mangiamorte prima di lui, non riusciva a credere che tutto ciò fosse cambiato.
Regulus si era sempre vergognato di suo fratello, ma lui adesso aveva tradito Voldemort, compreso tutto ciò in cui credeva. Anche Barty si era sentito tradito fin dall'inizio, ma finché aveva pensato che Regulus avesse soltanto avuto paura, riusciva ancora a farsene una ragione. Ma la realtà era diversa, lo aveva fatto consapevolmente e senza alcun ritegno...
Un odio profondo lo assalì, rendendolo desideroso più che mai di sfogare la propria rabbia sul primo Babbano che gli fosse capitato davanti. O, ancora meglio, avrebbe desiderato punire personalmente Regulus Black.
Un « Pop » improvviso lo fece tornare alla realtà. Barty si voltò e vide Rabastan darsi un'aggiustata al cappuccio e salutarlo.
« Novità? » gli chiese.
Dal momento che Barty era tornato a guardare dalla parte opposta, il secondo Mangiamorte gli diede un colpo sulla spalla.
« Ehi, dormi in piedi? Sei stato tu a chiedermi di venire qua. È successo qualcosa? »
Barty esitò, e non capiva perché. Non gli importava se suo padre gli aveva ordinato di non farne parola con nessuno. Non era affatto detto che, se i Mangiamorte avessero scovato Regulus prima di Crouch, la colpa sarebbe stata sua. Potevano anche scoprirlo da soli.
No, il motivo era un altro. Scosse la testa, deciso a non cedere a sciocchi pensieri come il fatto che, un tempo, Regulus era stato il suo migliore amico.
Ora non è più così, e non l'ho voluto certo io. Se l'è cercata lui, si disse.
Aveva deciso da tempo di chiudere con quel periodo della propria vita. Regulus Black per lui non era altro che un traditore. Non gli doveva più niente.
« Sì. Rabastan, devo dirti una cosa della massima importanza. »
Il più giovane dei Lestrange lo guardò, percependo dal suo tono che si doveva trattare di qualcosa di molto serio.
« Ti ascolto. »

***

« Devo parlare con Rodolphus Lestrange. So che si trova qui. »
Dobby scrutò attentamente l’uomo avvolto in un mantello blu scuro, poi lo lasciò entrare nel maniero. Chiuse il pesante portone e condusse l’ospite attraverso i cupi corridoi, fino a che non si fermò davanti all’entrata del salone.
« Il signore ha visite » annunciò.
« Chi è? » domandò Rodolphus, alzandosi dal divano di pelle sul quale era stato seduto fino a quel momento.
« Sono io » rispose Rookwood, entrando e abbassando il cappuccio.
« Che ci fai qui? Non dovresti farti vedere da queste parti » disse Rabastan, che al contrario del fratello era già in piedi davanti alla finestra.
Ma quando videro l’espressione nervosa del Mangiamorte, apparvero molto più interessati.
« Cosa succede, Augustus? »
Quello tuttavia si guardò intorno con aria circospetta.
« Dove sono i Malfoy? »
« Lucius è al Ministero, Narcissa è di sopra con suo figlio. Puoi parlare liberamente. »
Rookwood a quel punto si decise a rivelare il motivo per cui aveva dovuto vederli d'urgenza.
« C’è stato un furto. Un furto nell’Ufficio Misteri » annunciò Rookwood, con un tono estremamente agitato.
I Lestrange si scambiarono un’occhiata perplessa.
« Dovrebbe interessarci? »
« È stata rubata una Giratempo. »
Negli occhi di Rodolphus e Rabastan comparve un lampo di comprensione.
« Questo spiega molte cose... » disse in tono sibillino, tanto che l'altro lo guardò con aria dubbiosa. « Siediti. C'è una novità che mio fratello mi ha appena riferito. »
Rookwood andò a prendere posto su una poltrona di pelle scura, e continuò a fissarlo con curiosità.
« Allora? »
« Abbiamo scoperto che Regulus Black è vivo » rivelò Rodolphus senza mezzi termini.
L'Indicibile probabilmente non cadde solo perché era già seduto, ma la sua espressione era più che eloquente.
« Stai scherzando! »
« Io non scherzo mai. E c'è di peggio: ci ha traditi tutti e sta collaborando col nemico. »
« Ma dai! Sarà scappato perché non ha mai avuto la forza di vivere come noi, ma non credo proprio che si comporterebbe come un traditore del suo sangue » disse Rookwood, scettico.
« Smettila di contraddirmi » sibilò Rodolphus, che stava iniziando ad incollerirsi, cosa molto facile del resto.
« Quello che mio fratello vuole dire » intervenne Rabastan, « è che lo sappiamo da fonti sicure. È stato visto mentre complottava insieme a Silente, e su questo non c'è dubbio. »
« Ok, vi credo. Anche se non me lo sarei mai aspettato da lui... »
« Non se lo aspettava nessuno, ma quella piccola canaglia ora vuole darci il benservito, quindi dobbiamo prendere provvedimenti. »
Rodolphus si rivolse all'ospite.
« Qualche mese fa abbiamo visto Alphard Black entrare nell'Ufficio Misteri. Cos'è che ha detto che doveva fare? »
« Una ricerca » rispose prontamente Rookwood.
« Ecco. È evidente invece cosa ha fatto con quella Giratempo. Ad ogni modo, il problema è ancora più grosso di quanto sembri. È stato quel pivello di Barty junior a dirci tutto, e c'è di più. Suo padre è l'unico ad esserne a conoscenza, oltre noi, e anche lui lo sta cercando. Questo però potrebbe giocare a nostro favore, se sapremo gestire al meglio la situazione. Piuttosto, dobbiamo trovare il modo per stanare Black. »
« Barty mi ha accennato i suoi sospetti » disse Rabastan, con un tono poco convinto. « Ha detto che potrebbe essere nascosto o da Silente o dalla sua fidanzata. Trovare il vecchio Babbanofilo però è improponibile; quanto a lei, Barty ha detto che probabilmente è già allertata. Alphard lo escluderei perché è troppo esposto... »
« Io invece punterei proprio su Alphard » disse Rodolphus. « Sarebbe uno spreco di tempo cercare Black per tutto il Regno Unito. Se stanassimo lo zio, potremo costringerlo a portarci dal nipote. »
« E credi che ti direbbe dove si trova? » Rookwood sembrava scettico.
« Conosciamo metodi molto persuasivi » rispose lui con un sorriso maligno.
« E come farete a prendere Alphard? Finora non ci siete riusciti. »
Rodolphus gli lanciò un'occhiataccia colma di risentimento.
« Solo perché non era strettamente necessario ucciderlo, e perché Narcissa aveva cercato di intercedere per lui. Ora dobbiamo catturarlo per forza, quindi non preoccuparti troppo, non avrò problemi a risolvere al più presto questa faccenda. »
« Va bene, va bene... Bellatrix che ha detto quando l'ha saputo? »
Con una strana smorfia, Rabastan si ritrovò a fissare le proprie unghie.
« Ancora non lo sa » rispose Rodolphus. « Sarà a casa per cena. »
« Temo sarà una serata piuttosto imbarazzante... »
Rookwood non poté fare a meno di concordare. Non avrebbe voluto essere lì quando Bellatrix avrebbe saputo di quel che suo cugino aveva combinato.
« Bè, io tolgo il disturbo » si congedò. « Fatemi sapere se vi serve qualcosa nelle competenze del Ministero... soprattutto se volete trovare Alphard. »
« Forse avrò bisogno di te, vedremo. Ho già un piano... anche se prima dovrò farlo sapere al Signore Oscuro, naturalmente. »
E con quell’affermazione che ancora gli risuonava nelle orecchie, Rookwood si allontanò più in fretta che poteva. Tanto in fretta che non si accorse dell'ombra che si scostò di scatto non appena fu uscito dal salotto.

***

« Uscirai davvero con Sturgis, allora? Fantastico! Lui è così tenero. »
« Rachel, è alto quasi due metri, come fai a definirlo tenero? »
«
È un gigante buono » rispose la ragazza, facendo spallucce.
« Sì... Comunque non farti strane idee, usciamo senza nessun secondo fine, lo abbiamo già chiarito » puntualizzò Emmeline.
« L'importante è che tu ti distragga un po', alla faccia di quel... »
Rachel si interruppe all'improvviso e si fermò in mezzo al corridoio del Secondo Livello, preoccupata.
Un elfo domestico stava camminando con aria circospetta, nel chiaro tentativo di non farsi scoprire da qualcuno, e si dirigeva senza alcun dubbio verso di loro. Aveva il naso a punta e due occhi verdi e tondi come palline da tennis. Quando le raggiunse, si fermò e sussurrò:
« Queen? » domandò, con una vocetta acuta. «
È lei? »
Rachel sentì il cuore iniziare a batterle sempre più forte. Quell'elfo aveva un'aria familiare...
« Sì, sono io » rispose Rachel, perplessa.
« Dobby deve consegnarle un messaggio » disse lui, estraendo dalla tasca un piccolo rotolo di pergamena sigillato e porgendoglielo. «
È urgente. »
Emmeline era stupita quanto l'amica, ma non disse nulla mentre Rachel prendeva il rotolo con un'espressione ansiosa.
« Tu a chi appartieni? » domandò Emmeline, rivolgendosi all'elfo domestico di nome Dobby.
Lui sussultò, agitato, e non le diede il tempo di fermarlo. Un secondo dopo si era Smaterializzato.
« Ehi! Non ci posso credere... Che cosa dice il biglietto? »
« Non lo so, ora lo leggo... »
« No, aspetta, potrebbe essere stregato » le suggerì Emmeline, abituata fin dalla prima lezione del corso per Auror a diffidare di manufatti di cui non si conoscesse la provenienza.
Rachel le chiese di esaminarlo, ed Emmeline eseguì l'incantesimo che le avevano insegnato, ma non notò tracce di magia oscura.
« Bene » disse Rachel con una certa inquietudine, prima di aprirlo e iniziare a leggerlo.
In un secondo si fece bianca come un lenzuolo. Sembrava che tutto il sangue le si fosse prosciugato all'istante, e temette davvero di svenire sul colpo. Le mani le iniziarono a tremare. Poi, quando ebbe finito di leggere, appena Emmeline provò a prendere il biglietto a sua volta, questo iniziò a bruciare da solo, riducendosi in cenere.
« Che cosa c'era scritto? Rachel, che diavolo succede? » domandò, allarmata.
Rachel non rispose, paralizzata dallo shock. Quel messaggio scritto con una grafia elegante e sofisticata, ma anche tremula e frettolosa, continuava a risuonarle ossessivamente nella testa, facendola sprofondare in un abisso di terrore.

Sanno che è vivo, e ora sono sulle sue tracce. Portalo via, ovunque si trovi adesso. Vogliono trovare Alphard e costringerlo a parlare. Lo sa anche Crouch, e farà un'ispezione senza preavviso a casa vostra.

Anche se il biglietto era anonimo, Rachel aveva riconosciuto in Dobby l'elfo domestico dei Malfoy, ed era evidente che l'autrice del messaggio fosse Narcissa. Non doveva trattarsi di una trappola, perché Narcissa non sapeva che Regulus fosse ancora vivo, almeno fino a quel momento. Ma le sue parole erano chiare, quindi se ora lo sapeva, lo aveva saputo dai Mangiamorte.
Non rimase a riflettere sulle conseguenze di tutto ciò, prima tra tutte che Voldemort avrebbe scoperto che Regulus non era stato ucciso, perché la sola idea era troppo terrificante per prenderla in considerazione.
Così si incamminò verso gli ascensori, sentendosi estremamente pesante.
« Dove te ne vai? » la richiamò Emmeline, seguendola.
« Scusa, devo andare a fare una cosa... io... »
Non sapeva cosa dire, non aveva neanche la mente abbastanza lucida da inventare una scusa. Sapeva solo di dover tornare subito a casa e far fuggire Regulus. Dove non ne aveva idea, ma non era ancora il momento di pensarci.
« Senti, adesso non ho tempo di spiegarti cosa succede, devo andarmene » le disse, disperata.
« Ma... »
« Ti spiegherò tutto un'altra volta, ma ora non ho tempo da perdere. Scusami! »
« Aspetta un attimo! Posso fare qualcosa? »
« No, non... sì! » si corresse Rachel, frenandosi all'improvviso. « Avverti Sirius, digli di presentarsi a casa mia il prima possibile. E digli di portare la moto. »
« Ok, ma... »
« Grazie » disse.
Dopodiché, si diresse di corsa all'ascensore, lasciando Emmeline esterrefatta e preoccupata.
Mentre le grate dell'ascensore si chiudevano sferragliando, Rachel tremava come una foglia, tentando disperatamente di non farsi prendere dal panico e di ragionare su cosa sarebbe stato meglio fare. Con sua grande sorpresa, l'adrenalina la rese più reattiva del solito. Quando le grate si riaprirono e Rachel mise piede nell'Atrium, aveva già in mente un piano. Ora il vero problema restava quello di uscire da lì senza farsi sorprendere, perché se Crouch sapeva di lei, gli Auror erano sicuramente stati allertati.
Fece un passo in avanti, respirando a fondo per mantenere la calma. C'era la stessa folla della mattina, solo un po' meno numerosa, ma abbastanza da farla arrivare ai camini mescolandosi agli altri impiegati.
Mentre camminava alle spalle di un gruppo di maghi che discutevano di alcune pratiche da sbrigare, scorse almeno quattro o cinque Auror alla fine del corridoio, proprio di fronte ai camini. Sembravano in attesa, e controllavano tutti quelli che si apprestavano ad usare la Metropolvere per tornare a casa. Era normale che accadesse in quel periodo, ma aveva intuito anche che Crouch aveva dato ordine di fermarla se avesse tentato di andarsene prima del previsto. Con suo grande orrore, si rese conto che se la avessero arrestata non sarebbe riuscita ad avvertire Regulus.
Fece un altro respiro e deglutì a fatica, estraendo la bacchetta e tenendola nascosta tra le pieghe della veste. Scrutò attentamente tutti gli Auror, e scelse quello che appariva meno sveglio. Era molto giovane e continuava a guardare i passanti confrontandoli con una fotografia che teneva in mano, con aria perplessa.
Rachel si sforzò di esibire un sorriso cordiale e un'espressione sicura di sé, e lo salutò.
« Buonasera. »
Lui sgranò gli occhi, lanciando un'ultima occhiata alla foto e schiarendosi la voce.
« Oh, signorina Queen. Potrebbe dirmi dove sta andando? »
« Devo andare a comprare delle cose a Diagon Alley e... »
Confundo, pensò Rachel, puntando la bacchetta contro di lui. Lo sguardo dell'Auror divenne subito vacuo e senza espressione.
« ... sa, vado di fretta perché sta per farsi buio, e non vorrei girare da sola di sera » proseguì.
« Mi... mi sembra giusto » commentò l'Auror, confuso.
« Dawlish, va tutto bene? » lo chiamò un altro Auror, che sorvegliava il camino di fronte. Rachel fece attenzione a non voltarsi per non essere riconosciuta anche dall'altro.
« Sì... la ragazza è a posto. Può andare » disse Dawlish, rivolgendosi poi a Rachel e spostandosi per farla passare.
« Grazie. »
Rachel entrò nel camino prendendo un pizzico di Polvere Volante. Non appena fu catapultata nel camino del Paiolo Magico, non perse altro tempo. Uscì dal locale in fretta e furia e si Smaterializzò direttamente di fronte casa sua.

***

Quando Rachel piombò nel salotto, Regulus era intento a travasare il filtro per distruggere gli Horcrux in una decina di provette che aveva reso infrangibili tramite un incantesimo scoperto in uno dei libri di magia di casa Queen. La udì correre verso la sua stanza ed entrare senza neanche bussare, in preda a qualcosa che sembrava panico.
« Regulus, devi andartene subito! » esclamò, lasciandolo senza parole.
« Perché, cosa ho fatto? » chiese lui, perplesso e preoccupato.
Rachel gli gettò le braccia al collo e lui si accorse che tremava.
« I Mangiamorte sanno che sei vivo » la sentì dire. Gli ci vollero diversi secondi prima di rendersi conto di cosa quelle parole significassero.
« Che cosa? » chiese, con la voce spezzata.
Rachel si stropicciò gli occhi umidi e si morse il labbro tremante prima di rispondere.
« Mi è arrivato un messaggio di Narcissa. Sono sicura che fosse lei perché me l'ha consegnato il suo elfo domestico, l'ho riconosciuto. C'era scritto che ti hanno scoperto e vogliono trovarti... »
La voce della ragazza si spense mentre finiva la frase. Regulus era paralizzato e non sapeva cosa fare.
« Ma come hanno fatto? »
« Io... penso che qualcuno ti abbia visto quando sei andato ad Azkaban per parlare con Orfin... Credevo che ti fossi camuffato! »
« E l'ho fatto! » protestò lui, nervoso.
« Allora ti avranno riconosciuto dalla voce, non lo so... »
« D'accordo, ma da quando i Mangiamorte hanno contatti con quelli già arrestati? »
Rachel tacque, mentre un'espressione di consapevolezza si disegnava sul suo volto.
« Lo sa anche Crouch » gli rivelò, mentre Perseus e Diane si affacciavano alla porta, attirati da tutto quel chiasso.
Regulus si sentì morire, e non perché non sapeva se temere di più Crouch o Voldemort. Improvvisamente comprese che era stato Barty, il suo migliore amico, a riferire ai Mangiamorte quello che aveva scoperto su di lui. Non si sarebbe aspettato nulla di diverso, ma faceva male lo stesso.
« Dove può andare? » chiese Perseus in tono pratico, mentre Diane si temeva le mani premute sulla bocca, sconvolta.
« Ho fatto chiamare Sirius, dovrebbe essere qui a momenti » rispose Rachel. « Non è il caso di usare la Metropolvere: Crouch avrà già messo sotto controllo il nostro camino. Per Smaterializzarsi dovrebbe uscire dalla zona protettiva degli incantesimi, e sarebbe pericoloso... »
« Ma voi dovete scappare » disse Regulus all'improvviso. « Mi avete fatto nascondere qui, siete in pericolo quanto me. »
Rachel scosse la testa, cercando di ragionare.
« No, Crouch e gli Auror stanno venendo qui per ispezionare la casa. Se non trovano nessuno capiranno che ti abbiamo fatto fuggire. Se invece facciamo finta di nulla forse almeno loro penseranno che la soffiata che hanno avuto sia stata falsa. »
« Vado a chiamare Sory, le dico di prenderti un baule » disse Diane.
« Basta una borsa. Tanto non ho molto con me... » rispose Regulus, ancora sotto shock.
« Non potrebbe farsi Smaterializzare da Sory? » chiese Perseus.
« Ho paura che al Ministero possano tenere sotto controllo anche le Materializzazioni degli elfi domestici. Non ne sono sicura, ma non voglio sperimentare questa ipotesi adesso » spiegò Rachel, mentre Regulus iniziava a radunare le poche cose che aveva, cercando di non lasciare tracce della sua presenza. « E dovremmo avvisare anche Alphard, stanno cercando anche lui... »
In quel momento, un rombo nel giardino li fece sobbalzare.
« Deve essere Sirius! »
« Vado io a spiegargli cosa succede » si offrì Perseus, ed entrambi ebbero la sensazione che lo avesse fatto per permettere loro di rimanere soli.
Regulus guardò la ragazza, incerto e preoccupato, e lei fece altrettanto. Nessuno di loro aveva la più pallida idea di cosa dire prima, tanta era l'agitazione. Stava succedendo tutto troppo in fretta.
« L'athame e il filtro li tieni tu? » chiese Regulus all'improvviso. « Non posso azzardarmi a portarli fuori. Se mi catturassero... »
« Non dirlo neanche per scherzo, non succederà. Però sì, li tengo io. Cercherò di nasconderli prima che arrivino gli Auror... »
Regulus le prese le mani, rendendosi improvvisamente conto di non essere più abituato a separarsi da lei.
« Mi verrai a trovare, vero? » le chiese, sentendosi molto stupido.
« Ma certo! » rispose Rachel, abbracciandolo. « Mi raccomando, stai attento. »
« E tu stai attenta a Crouch. Non si fa ingannare facilmente... »
« Ciao, piccioncini » intervenne Sirius, entrando con un ghigno. Loro si affrettarono a separarsi ma lei, a differenza di Regulus, sembrava tutt'altro che imbarazzata. « Tuo padre mi ha spiegato tutto, Rachel, e meno male perché Emmeline era davvero confusa » aggiunse Sirius, dando poi un'occhiata all'ora. « Meglio se andiamo. Regulus, prendi le tue cose e saluta tutti. Io nel frattempo avvertirò nostro zio. »
Regulus annuì, seguendolo fuori dalla stanza. Nel salotto c'era anche l'elfa domestica Sory, che sembrava commossa e dispiaciuta per l'improvvisa partenza di Regulus.
Diane gli porse una vecchia borsa, di quelle che di solito gli studenti di Hogwarts usavano per trasportare i libri da un'aula all'altra.
« Ti ho messo dentro anche qualcosa da mangiare » gli disse, ignorando Perseus che si batteva il palmo della mano sulla fronte, alzando gli occhi al cielo e sospirando.
Regulus non sapeva cosa dire. Si sentiva al tempo stesso grato a quella donna che aveva fatto tanto per lui, e dispiaciuto per tutti i guai che rischiava di provocarle.
« Grazie, di tutto » disse. « E scusate per tutti i problemi che ho creato... »
« Non scusarti di nulla. E vedrai che andrà tutto bene » gli rispose Diane, e Regulus improvvisamente sentì un moto di affetto nei suoi confronti.
Quando si ritrovò faccia a faccia con Perseus, esitò, incerto su cosa dire o fare. Per sua fortuna, ci pensò lui a cavarlo d'impaccio. Gli tese la mano e Regulus si affrettò a stringerla, notando che l'uomo aveva una stretta fin troppo ferrea.
«
È stato un vero spasso » disse Perseus, ironico. « Immagino che mi annoierò, ora che non potrò più tormentarti a tutte le ore. »
« Ne sono onorato » ribatté debolmente Regulus, e Perseus trattenne a stento un sorrisetto.
Il ragazzo salutò anche Sory, che si soffiò rumorosamente il naso mentre singhiozzava, e Attila, il quale si era affacciato nella stanza con aria incuriosita ma poi aveva girato i tacchi e si era allontanato con aria sdegnosa, come se la partenza di Regulus lo avesse offeso nel profondo.
Rachel lo seguì nel giardino dove Sirius stava parlando con un Patronus a forma di cane.
« ... non uscire di casa per nessuna ragione al mondo » stava concludendo il ragazzo. Ad un ultimo colpo di bacchetta, il Patronus si voltò e spiccò un salto che lo fece sparire in pochi secondi.
Poi Sirius si rivolse al fratello.
« Bene, possiamo andare. È meglio usare un incantesimo di Disillusione però. »
« Io non salgo su quella cosa! » protestò Regulus, disgustato, non appena capì cosa doveva fare.
« Allora resti qui e ti fai spedire ad Azkaban da Crouch. Per me è indifferente. »
Poco dopo, Regulus si apprestava con riluttanza a salire su quello strano mezzo di trasporto che faceva un gran baccano.
« Che schifo... » bofonchiò tossendo, dopo aver inalato le esalazioni del tubo di scappamento.
« Allora, tanto per intenderci, devo spiegarti le tre regole che chiunque abbia il privilegio di salire sulla mia moto deve tenere a mente. La regola numero uno è: non si critica la moto. La due: se la sporchi ti affatturo. La tre: non pensare minimamente di aggrapparti a me, quello lo possono fare solo le ragazze. Se cadi sono affari tuoi. »
« Stai parlando con un Cercatore, so restare in equilibrio su una sella anche senza reggermi, a differenza di te » replicò Regulus, indignato.
« Non sfidarmi, altrimenti ti faccio fare il giro della morte. »
Regulus si augurò caldamente che stesse scherzando, ma cercò di mostrarsi indifferente. Rachel lanciò un incantesimo di Disillusione anche sulla moto, poi fece qualche passo indietro per permettere loro di decollare, alzando la mano in segno di saluto.
Regulus fece altrettanto, sentendosi assalire dalla malinconia. Non se ne era reso conto fino a quel momento ma, dopo aver vissuto sotto lo stesso tetto per mesi, era tremendo separarsi anche solo per poco. Continuò a guardarla mentre la moto spiccava il volo, anche quando rischiò di perdere l'equilibrio perché Sirius aveva scartato di colpo per non investire uno stormo di volatili che volavano dritti davanti a loro, fino a che il giardino di casa Queen non divenne un piccolo fazzoletto verde in mezzo al paesaggio.

 
 
 
 
 
L'avevo detto che sarebbe successo un gran casino! Del resto le cose andavano fin troppo bene. Invece ora Regulus ha sia i Mangiamorte che Crouch a dargli la caccia (odiatemi pure xD). E ovviamente non finisce qui...
Il flashback iniziale (si è capito che è un flashback, vero?) è ambientato nel momento in cui Regulus, Silente e Kreacher vanno ad Azkaban per convincere Orfin ad aiutarli ad aprire il medaglione usando il Serpentese, quindi nel capitolo 29.
Sì, l'ombra e il biglietto sono di Narcissa. Non ce la vedo a lasciare che i Mangiamorte uccidano suo cugino, anche se Regulus ha cambiato schieramento. Del resto nella battaglia di Hogwarts ha dimostrato di saper tradire Voldemort, perché per lei è la famiglia che conta, ed è sempre stata particolarmente legata a  Regulus. Prossimamente saprete come è arrivata a Rachel. Niente di che, ma in questo capitolo non ho avuto modo di spiegarlo.
Confondere Dawlish è sempre divertente XD Poveretto, in realtà era forse più bravo di Percy, ma la Rowling lo fa sempre Confondere o Schiantare, quindi se mi serve un Auror da imbrogliare prendo lui!
Il prossimo capitolo sarà il 2 febbraio... due settimane che passeranno fin troppo in fretta, per me...
  
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