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Autore: Claire Piece    19/01/2012    2 recensioni
[storia completamente corretta ed epurata da errori grammaticali e sintattici]
"Ma io non voglio un principe e non voglio che tu lo sia… io voglio L e basta! Trovo che sia molto meglio che avere un principe che continua a chiedermi la mano o a dirmi di amarmi… Io voglio che nulla mi sia detto sempre in modo esplicito... voglio i fraintendimenti… amo proprio l’incapacità nel sapermi prendere, l’incostanza dell’ “a volte sì e a volte no”... voglio l’impulsività, la stranezza, la tentazione celata e costante...
Ecco cosa voglio. Sei tu."

La morte le aleggia costantemente intorno... La Wammy's House, geni, killer e l'amore per una persona irraggiungibile, L.
Una giovane donna stringerà tra sue mani tutto questo.
Ciao ciao a tutti, questa è la mia prima fan fiction.
Mi sono cimentata in un campo non mio, ma era molto che ero ispirata e così ho pensato "o la va o la spacca!" Così mi sono messa di buona volontà e ho iniziato a scrivere, da principio da sola e poi facendomi aiutare (purtroppo non sono un'esperta scrittrice e agli inizi non tutti siamo bravissimi) con la correzione degli errori
Genere: Drammatico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Nuovo personaggio, Watari
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Vuoi una rivelazione, una sorta di risoluzione
Tu sei la rivelazione
Nessuna luce, nessuna luce nei tuoi occhi blu brillante
Non avresti mai pensato che la luce del giorno potesse essere così violenta
Una rivelazione alla luce del giorno.

                                             
                                               *(traduzione cit. No light, no light di Florence + The Machine)









                 Tu sei la risoluzione





La mia vecchia prigionia, che era finita neanche un anno prima, tornò a prendere possesso della mia vita. Ma, mentre nell’altra situazione sia L che Watari riuscivano ad avere attimi di riposo e libertà, concedendosi la possibilità di dedicarsi anche a me, con quel singolare caso sparirono dalla mia vista. Per lo meno Wammy che era sempre fuori a intercedere per L, camuffato in volto, con un cappello in testa e con indosso un tetro impermeabile nero. Potevo riconoscerlo solo tramite la sua voce, mentre lo vedevo proiettato sullo schermo del computer di L. Iniziai a pensare che non avrei rivisto Wammy per molto, dato che al suo rientro io ero sempre già immersa nel sonno oppure era lui che non poteva concedermi tempo perchè quell’indagine era davvero senza sosta.
Ero completamente isolata e quella situazione mise ancora alla prova la mia capacità di adattamento. Divenne di una complessità assurda trovare qualcosa da fare. Ovviamente non potevo uscire e credo non sarei potuta uscire comunque neanche se ci fosse stato Watari con me. Perchè quel caso stava diventando molto più rischioso di quanto L potesse pensare ed io non potevo permettermi di togliergli l’importante e vitale collaborazione di Watari.
Questo era uno dei miei doveri che dovevo compiere per aiutarlo e sostenerlo.
Di conseguenza potevo limitarmi ad ascoltare e guardare cosa facesse L o svagarmi con quel poco che avevo in quella suite d’albergo,che poco aveva a che fare con lo svago,dato che la maggior parte dei programmi televisivi erano completamente monopolizzati da Kira.


I giorni di Natale passarono immersi in un atmosfera ambigua, perfino per L, che passava da momenti di trionfo e vantaggio su Kira a momenti di accanimento e cocciutaggine, appena gli indizi che gli venivano forniti prendevano una forma contorta e all’apparenza incomprensibile che lo lasciavano tormentato nonostante Lui riuscisse a decifrarli e decodificarli senza problemi. Perchè Lui avrebbe voluto capire in maniera profonda cosa stesse realmente pianificando quel Kira.

Kira passò dallo sfidare a giocare con L, quasi a volergli far intendere che lui fosse onnipotente e che poteva non solo uccidere le sue vittime come e quando voleva, ma anche manovrarle a suo piacimento. Facendo di loro delle marionette, per il suo assurdo messaggio cifrato da mandare ad L, gli faceva pensare e capire che non solo non lo avrebbe mai scovato, ma che lui poteva tutto su tutti, anche su di Lui.

Dal suo canto L si servì non solo del quartier generale giapponese, ma insospettito da delle strane fughe di informazioni molto riservate sui criminali, cominciò a sospettare dello stesso quartier generale, di conseguenza chiese all’FBI di collaborare indagando segretamente sulla stessa polizia giapponese.

E mentre si consumava questo strano duello, che aveva la stessa consistenza dell’aria, ma coinvolgeva tutto il mondo in una maniera comunque concreta ed abnorme, io rimanevo come sempre la solita spettatrice.

Fino a quando avrei potuto rimanere così in disparte a guardare?
Quanto ancora avrei dovuto rimanere inutile in tutta quella labirintica situazione?
Quando sarebbe arrivato il mio momento per poter sbloccare quella condizione?

Le domande mi giravano nella testa, ma il ricordo della Wammy’s House mi distrasse. Pensai a quanto fosse appagante vivere in quel posto, lì potevo fare ciò che volevo, e mi mancavano i bambini che ogni giorno rendevano completo e sereno il mio quotidiano vivere.
Lì L rendeva tutto il mio vivere perfetto.
Lì Wammy rendeva la mia vita positiva e solare.


Sentivo la testa immersa in un miscuglio di ricordi e riflessioni, quando L aprì le tende chiuse della mia stanza, facendo entrare prepotente la luce del sole. Io ero seduta sulla sponda del letto, ricurva e con le mani penzoloni tra le gambe. Quando i raggi solari investirono i miei occhi, mi coprii in viso, come se avessero potuto polverizzarmi all’istante.
“ Ricordavo che il sole ti fosse sempre piaciuto?” L era in piedi davanti alla finestra, contro luce, e mi parlò in modo pigro. Qualcosa ancora non doveva quadragli in tutta quella storia.

“Sì. Il sole mi piace...” abbozzai un sorriso e mentre parlavo Lui si avvicinò a me ancora di spalle alla luce del sole. E in quel momento riaffiorò l’immagine di uno dei sogni che avevo fatto un anno prima.Quella dove vedevo sparire L inghiottito dal bagliore crescente. Ebbi un sussulto e scansai subito quel pensiero e, prima che L si accorgesse che qualcosa non andava, inventai una mezza scusa. “Ho... solo un po’ di mal di testa, tutto qui, la luce mi dava fastidio.” Sorrisi di nuovo, fingendo una leggera sofferenza e massaggiandomi le tempie.
Lui sgranò gli occhi e mi si rannicchiò vicino “Vuoi che ti faccia portare qualcosa per farti passare il dolore?” Mi guardava negli occhi quasi premuroso.
Mi fece una dolcezza spaventosa e gli accarezzai i capelli, che spiccarono neri in contrasto alla mia mano bianca. “No.Tranquillo L, ora mi passa. Davvero.” lo guardai convinta.
“Forse stavi pensando troppo Belle. Sai, a me non è mai successo di avere un mal di testa per il troppo pensare, i dolci mi aiutano molto. Ne vuoi? Te li prendo io se non ce la fai?” Di nuovo quel suo strano modo di essere premuroso e sono convinta si sarebbe approfittato della situazione, perchè era Lui che aveva voglia di mangiare dolci in quel momento.
Sorrisi di nuovo “No. Sto bene così e poi qualcosa di dolce ce l’ho, già mi sento meglio.” Continuando a sorridere imbarazzata da ciò che avevo appena detto, lo spinsi leggermente con la spalla con fare scherzoso.
Lui abbassò lo sguardo sulle mani poggiate sulle ginocchia e poi guardò verso la finestra. Dovevo averlo messo in difficoltà. Non ci si sarebbe mai abituato a sentirsi dire certe cose. Mentre consumavamo di vergogna entrambi, sentii rientrare Wammy. Presa dall’entusiasmo corsi verso il soggiorno. Erano ormai giorni che non lo vedevo e gli balzai letteralmente al collo, lo sentii bofonchiare una risata sotto i baffi e poi mi disse continuando a ridere “Oh! Belle, anche tu mi sei mancata!”.
Ci staccamo e concessi a Wammy il permesso di potersi svestire del suo cappotto e poggiarlo sul divano, lo osservai come se non volessi farlo sfuggire dal mio campo visivo. Sorridente gli dissi “Com’è il Giappone? Io ancora non ci sono stata.” ed esplosi in una risata.
Wammy sorrise divertito alla mia battuta.
Nel frattempo L ci aveva raggiunto nel soggiorno, nell’angolo-salottino creato dal divano e due poltroncine ed al centro un finissimo e modernissimo tavolino.

“Già Watari. Com’è il Giappone?” L mi scimmiottò apatico, prendendomi in giro. Lui sapeva benissimo che odiavo rimanere rinchiusa in quel modo, poi mi lanciò uno sguardo affilato e sensuale.
Sbarrai gli occhi e li abbassai impacciata, ma Wammy mi salvò da quella situazione “Belle, ho qualcosa da darti.”
Immediatamente catturò la mia attenzione e mi incuriosii “ Per me? Davvero?!” sembravo una bambina.
“Sì, per te. Sai, Natale è passato e ho pensato di farti un regalo.” Wammy si diresse verso l’ingresso e ne tornò con in mano una scatola incartata di bianco e avvolta da un fiocco rosso.
Me lo porse ed io mi sentii così felice. Guardai prima lui in piedi davanti a me e poi L, che mi sedeva accanto col suo solito modo richiuso, e capii dal suo sguardo interessato e con il pollice sul labbro superiore, che non era solo un’idea di Wammy quel regalo, ma c’era anche il suo zampino. Rimasi ferma ad osservare il pacco ancora sorridente, poi L “Allora, non lo apri?” Dal suo tono capii che voleva vedere anche Lui cosa ci fosse dentro, ma credo che gli premesse di più vedere se quello che aveva commissionato di regalarmi fosse esattamente ciò che aveva richiesto.
“Sì.” iniziai ad aprire strappando la carta bianca, soddisfatta come una bambina il giorno di Natale, anche se ormai era passato da due giorni. Aprii la scatola di un colore anonimo e dentro vi trovai un piccolo computer portatile, con un lettore mp3, ultima tendenza tecnologica che aveva rimpiazzato il classico lettore cd. Sgranai gli occhi e li guardai di nuovo su di giri “Ma... davvero… per me!” sorridevo contentissima.
L guardò Wammy come per affermare con lo sguardo che aveva fatto un ottimo lavoro e un’ottima scelta, poi tornò a guardare la mia entusiastica reazione “Adesso avrai qualcosa da fare, mentre io e Watari saremo occupati con il caso. Lo so che non è la stessa cosa che averci fisicamente, ma nemmeno mi andava di lasciarti completamente sola ed annoiata.”
Mi si strinse il cuore.
Allora se ne era accorto che mi sentivo più isolata e che la noia mi prendeva più che mai in quella situazione…
Come avevo fatto a pensare che Lui non se ne potesse accorgere?
Come avevo potuto dare per scontato che non mi pensasse nonostante quel caso?
Riuscii solo ad abbassare gli occhi e arrossii “Grazie L. Grazie Watari.” risollevai la testa sorridendo. Presi subito ad armeggiare con il piccolo portatile e vicino a me L mi aiutava, dicendomi come fare ad usarlo al meglio.
Poi vidi Wammy allontanarsi.
L lo guardò serio, qualcosa mi fece capire che Wammy stava di nuovo tornando a lavoro, mi sentii giù ma dovetti sorvolare. “Bene io vado L.” Disse Wammy, reinfilandosi il cappotto. “Belle, appena tornerò prenderemo il tè insieme. Ok? Quindi via quel muso lungo.” Mi risollevò in un attimo con quelle parole.
“Va bene.” Ma sorrisi ancora un po’ abbattuta.

Rimasi intenta a esplorare quel mio nuovo oggetto tecnologico, per un’ora buona, L nel frattempo si era scivolato svelto dal divano, come suo solito, al suono di una chiamata in arrivo dal suo computer. Doveva essere Wammy. Lo osservai mentre si apprestava a rispondere, venni colta dalla sensazione di scoraggiamento avuta prima, quando Wammy era dovuto di nuovo andare via. Ma mi feci forza sospirando. Con calma e flemma mi alzai pensando di andarmi a ritirare in camera mia, lasciando L al suo lavoro.
Proprio mentre mi stavo incamminando L mi chiamò “ Belle.” Mi fermai subito e mi girai verso di Lui, il cuore mi rimbombava nelle tempie, la sua voce calda mi stordì, mi sembrò impossibile che mi avesse chiamato Lui.

“Aspetta, puoi rimanere se vuoi.” Si voltò aspettando una mia reazione, poi si alzò, venne verso di me, che stringevo tra le braccia il suo prezioso regalo. Allungò la sua mano verso la mia e la sfiorò appena con l’indice, io osservai il suo gesto e iniziai ad agitarmi un po’, quel suo bellissimo effetto su di me non conosceva esaurimento.
Cercai di calmarmi, altrimenti avrei perso il controllo distraendolo “ L... la tua chiamata.” abbassai gli occhi, stavo impazzendo, perchè continuava a tentarmi disegnando qualcosa sul dorso della mia mano.
Mi si avvicinò, sollevai lo sguardo e Lui mi osservava cercando di soggiogarmi con suoi occhi, comprendeva benissimo che effetto mi facessero, giocava con me come il gatto col topo. Sorrisi nervosa e Lui dalla mia mano scivolò, salendo alla mia nuca, scansando i capelli, e la prese con l’ intero palmo della sua mano, sentivo le sue dita cingermi il collo. Tentai di allontanarmi, ma mi bloccò con quella presa. “L...” Stavo annaspando “che ti prende...vai a rispondere.”
“Non ti preoccupare della chiamata. Non preferiresti che io non risponda?” Si stava divertendo mentre me lo bisbigliava.
Mi stava mettendo alla prova, voleva vedere quanto io comprendessi davvero ciò che Lui stava facendo, probabilmente si aspettava una reazione infantile, dove io avrei iniziato a piagnucolare e mi sarei lasciata andare, ma così non fu. Dissi decisa “Smettila L! Non voglio che accada una cosa del genere! Non saresti più tu! E ora rispondi!” Gli si aprì un sorriso strano e soddisfatto per quello che avevo appena detto e mi liberò dalla sua morsa provocatrice, sfilando via la mano e facendola attraversare appena la scollatura del mio seno. Per poco non mi sentii mancare, sorrisi di nuovo nervosamente.
Finalmente si decise a rispondere, dall’altra parte Wammy disse che lo avrebbe messo in contatto con il capo dell’FBI.
Poggiai il mio portatile su un tavolino e rimasi in ascolto anch’io.
La chiamata fu qualcosa di quanto meno demoralizzante e avvilente. Il capo dell’FBI comunicò ad L che i dodici agenti mandati in Giappone erano stati uccisi da Kira. L cercò di calmarlo e cercò anche di capire come diavolo fosse successo e come potevano essere stati mandati tutti i dati riguardanti gli agenti. Che nesso ci fosse e come li avesse trovati Kira. Purtroppo il capo dell’FBI confessò che aveva stupidamente mandato tutti i dati a tutti i suoi agenti che partecipavano all’investigazione lì in Giappone. Il tutto si concluse con l’annuncio del ritiro dell’FBI dal caso Kira. L’aria divenne irrespirabile per la tensione.
Subito dopo arrivò l’ultima parte di uno di quegli strani messaggi con cui Kira provocava L. Sembrava una presa in giro, la frase completa era: L lo sai che gli dei della morte mangiano solo mele.

Quella frase mi spiazzò. Dei della morte?! Era un’assurdità. Ma mi provocò la stessa sensazione negativa che ebbi quando L mi disse di aver accettato quel caso.
La reazione di L fu calma ma celava la rabbia, era lì in piedi davanti al suo computer a pensare a una nuova strategia e sicuramente aveva già capito come Kira avesse agito per ottenere quello che voleva e uccidere chi lo stesse intralciando. La cosa che mi sconvolse fu che ora Kira non si limitava più ad uccidere i criminali, ma avrebbe eliminato chiunque avesse tentato di fermarlo e che non lo riconoscesse come la Giustizia stessa. Avrebbe ucciso anche degli innocenti per questo. L si era già esposto a quel pericolo, e più ci si sarebbe addentrato e più ne sarebbe stato inghiottito. La mia paura si soffermò sul fatto che forse davvero quest’assassino potesse avere delle strane abilità, che potevano essere un anormale vantaggio che L non aveva.

Cos’era quel qualcosa che poteva essere il potere di Kira?
Come agiva per fargli fare ciò che faceva?

Non finii di farmi queste domande che di nuovo un’immagine dei mie sogni riemerse… Quel mostro con il ghigno tetramente sorridente… La sua risata mi riecheggiò nella testa.
Caddi a terra e sentii scoppiarmi, questa volta, una vera emicrania.
L si girò sentendomi cadere “Che succede Belle?” il suo tono di voce mi accentuò il dolore, nonostante fosse pacato come al solito.

“Tu… tto… bene... solo l’emicrania.” L mi prese per un braccio e mi aiutò a sollevarmi, mi accompagnò in camera e mi adagiò sul letto. Si sedette con le ginocchia al petto,vicino a me, aspettando che mi sentissi meglio prima di parlarmi. Aveva notato che prima la sua voce mia aveva ferito le orecchie.
Riaprii i miei occhi e L parlò “Come ti senti Belle?” girai lo sguardo verso di Lui.
“Mmh... Ora va meglio. Non so come mi sia preso, ho pensato a un mio vecchio ricordo e sono crollata. Perdonami L, non volevo distrarti così.” m’interruppe poggiandomi la mano sulle labbra.
“Non chiedermi scusa, forse ti chiedo troppo a volte.” lo fermai, cercando di alzarmi, ma ero debole.
“No!Tu non mi hai chiesto nulla e non dipende da te L. Adesso vai. Devi risolvere questa cosa della fuga di dati e tutto questo caso. Io prometto che me ne starò buona qui.” lo supplicai per non farlo sentire in colpa per qualcosa che non dipendeva da Lui, dovevo incoraggiarlo a continuare, non mi sarei mai perdonata, non avrei avuto il diritto di stargli accanto se non lo avessi fatto.

Ma solo adesso capisco che non avrei dovuto farlo.

Rimanemmo a guardarci per molto, ci scambiammo parole che passavano attraverso i nostri occhi, poi L si allontanò e uscendo si chiuse la porta dietro.
Osservai la superfice laccata della porta a lungo, dopo che Lui sparì nel soggiorno. Mi rimase impressa la sua figura, leggermente piegata, le sue spalle larghe e ricurve sembravano sentire un peso più grande di quello che sostenevano solitamente.

Un peso che Lui non avrebbe voluto mai sentire.

Il peso di una sconfitta che doveva essere eliminata costantemente, non solo per l’orgoglio di non perdere quel gioco, ma perchè perdendo avrebbe anche perso la sua di vita.

 

*No Light,no light è una canzone della cantante Florence + The Machine tratta dall'album Cerimonials.
Mi ha inspirato moltissimo per questa FanFiction e spero continui a farlo.

Ringrazio tutti ancora per le recensioni e i consigli, li apprezzo moltissimo.
Grazie grazie grazie
   
 
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