Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: manymany    22/01/2012    6 recensioni
Siete sole, single e disperate? Beh statemi vicine e prima o poi l'uomo giusto vi sconvolgerà la vita!. Federica, detta Rica , ha avuto dieci relazioni e tutti e dieci i ragazzi sono rimasti a far parte della sua vita, come mariti di sorelle, cugine, parenti amiche, colleghe. Rica, sempre solare e allegra, non si piange mai addosso, ma la sera dell'ennesimo matrimonio di un suo ex con una sua amica, in cui, come sempre è costretta ad infilarsi in un osceno abito da damigella, decide di chiudere con l'universo maschile e di lasciar perdere l'idea di trovarsi un compagno. Quindi la sua migliore amica, Fran , decide di assoldare il bellissimo cugino Adam per far cambiare idea a Rica. Ci riuscirà? Tra risate, sotterfugi, piani segreti, confidenze e litigate vi racconterò di Rica e del suo Fidanzato Su Misura.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic

CAPITOLO XXI:Pazza!

Rica non aveva nemmeno avuto il tempo di pensare prima della partenza, scioccata per la notizia aveva messo insieme un paio di cambi, seguito Adam fino all’aeroporto e si era seduta con lui in un posto di terza classe, gli unici che erano riusciti a trovare e dopo un paio d’ore di volo si era addormentata. Non era abituata a quelle partenze frenetiche, programmava i viaggi sempre con largo anticipo, ma quella era una situazione particolare.
Anche durante il sonno le venne in mente quel bacio rapido ma intenso che lui le aveva dato, le sembrava di sentire ancora le labbra di lui che premevano sulle sue, delicate e decise.
Il suo piano di non lasciarsi coinvolgere era andato a farsi benedire.

Adam se ne stava seduto in quel sedile troppo rigido e troppo scomodo, le sue gambe lunghe non riuscivano a entrare nello spazio esiguo tra le due poltroncine con la conseguenza che le ginocchia, premute contro il posto davanti gli facevano male e gli formicolavano.
Rica, seduta alla sua sinistra, si era addormentata, aveva la testa reclinata a destra e i capelli le erano caduti sulla faccia, attento a non svegliarla le sistemò le ciocche dietro le orecchie.
Aveva una faccia imbronciata e pensierosa, sembrava così dolce e indifesa e prima che riuscisse a rendersene conto le aveva appoggiato di nuovo le labbra sulla bocca.
Non sapeva perché lei gli suscitasse quelle emozioni, né da quando.
Sapeva solo che guardandola si sentiva come sciogliere e non gli era capitato mai.
Aveva un neo sulla guancia sinistra, non se ne era mai accorto, lo accarezzo e respirò il profumo dei suoi capelli.
Il suo piano di non lasciarsi coinvolgere era andato a farsi benedire.

Rica si svegliò di soprassalto, non sapeva nemmeno perché il suo sonno fosse stato interrotto così bruscamente, l’aereo era silenzioso.
Si girò verso Adam, aveva la testa appoggiata al sedile, gli occhi chiusi, sembrava tranquillo.
Vederlo preoccupato e teso l’aveva fatta sentire impotente e di troppo, ma lui l’aveva voluta con sé, non sapeva perché, non conosceva nemmeno il motivo di quel bacio.
Sapeva solo che era lusingata e felice di stargli accanto in un momento così difficile.
Avrebbe solo voluto che tutto andasse per il meglio.
- Ehi.- la voce di lui la fece sussultare e distogliere dalla sua contemplazione.
Gli piaceva tutto di lui, il viso bello, pulito e luminoso, le braccia forti e le gambe lunghe e quegli occhi. Soprattutto quegli occhi e quel sorriso che anche in quel momento così duro baluginò rapido sulle sue labbra.
- Scusami ti ho svegliato!- disse lei.
- Figurati, non stavo dormendo!- sospirò lui, distogliendo lo sguardo per fissarlo su un punto imprecisato del corridoio dell’aereo.
Non sapendo che dire per consolarlo gli appoggiò una mano sul pugno che stringeva il bracciolo della poltroncina.
Lui sussultò poi si voltò a guardarla con un mezzo sorriso.
- Grazie!- - mormorò intrecciando le dita alle sue e stringendo il piccolo palmo di lei nel suo.

Suo zio aveva chiamato all’ora di cena, si erano appena seduti a tavola quando il telefono aveva squillato, sua madre aveva scosso la testa, sbuffando, odiava chi chiamava a quell’ora, era sicuramente un impiegato di qualche call center che voleva rifilargli qualche stupida ed inutile promozione.
- Pronto?- chiese sbuffando quasi.- Steve? Come? Cosa?
Fran sentì il tono allarmato di sua madre e la vide sedersi su una sedia lì vicino, sbiancando in volto.
- Prendo un aereo e..? Va bene, va bene, ma chiama subito se ci sono novità, a dopo ciao!
- Mamma che è successo?- le chiese non appena lei chiuse la conversazione.
- Kate ha avuto un attacco di cuore, ha perso conoscenza, adesso è in ospedale, Adam è già partito per il Canada. Se ce lo avesse detto saremmo partiti anche noi. Steve dice che non conviene partire adesso, ci farà sapere qualcosa.
La voce di sua madre si era fatta sussultante e incerta, suo padre le si avvicinò e le passò un braccio intorno alle spalle.
Dopo aver provato a rassicurare i suoi genitori Fran uscì di casa come un’ossessa.
Doveva parlare con Rica, non sapeva come spiegarle la situazione, magari le avrebbe detto semplicemente la verità ma lei doveva sapere.
Arrivò davanti a casa sua, la macchina era sul vialetto ma tutte le luci erano spente. Forse dormiva già.
Bussò un paio di volte, si attaccò al campanello, chiamò il numero si casa ma niente. Non c’era!
Dove era potuta andare?
Era strano che non le avesse detto di un impegno, cercò il suo nome in rubrica e schiacciò il verde.
Spento.
Provò e riprovò ma niente.
Era sparita.
Tornò a casa e passò tutta la notte in pensiero per sua zia e per la sua migliore amica che era sparita chissà dove, aveva provato a chiamarla per ore ma il cellulare era sempre staccato.

Erano arrivati all’aeroporto di Toronto da nemmeno mezzora, non dovendo aspettare il bagaglio era stato tutto molto veloce.
Stavano cercando un taxi mentre una pioggerellina sottile scendeva fitta rendendo il paesaggio nebuloso e incerto.
Rica non era mai stata in Canada e decisamente avrebbe voluto che avvenisse in circostanze migliori.
Prese il cellulare dalla borsa e lo accese.
I bip iniziarono a fuoriuscire selvaggi.
Fran.
Era sparita e sicuramente doveva essere in pensiero, compose il numero mentre Adam parlava con un tassista in un inglese così fitto che lei non riuscì ad afferrare per bene. Non lo aveva mai sentito parlare nella sua  lingua d’origine ed era strano.
- Andiamo Ica, questo è libero.- la chiamò lui.
Lei lo seguì sul sedile posteriore della spaziosa monovolume.
Avviò la chiamata.
- Ma dove diavolo sei finita? Mi hai fatto prendere un colpo!- furono le prime parle che l’amica le rivolse.
- Hai ragione scusa, sono in Canada con Adam, scusami avrei dovuto avvisarti ma..
- Sei in Canada con lui?- chiese Fran in tono esterrefatto.
- Si, hai ragione avrei dovuto avvisarti, ma sua madre si è sentita poco bene e siamo venuti qui per..
- Come sta?
- Ancora  non lo sappiamo, stiamo andando in ospedale.
- Va bene, fammi sapere quando sai qualcosa. Dagli forza mi raccomando.
Lo disse in un tono che la incuriosì,  c’era troppa partecipazione nel suo tono, ma la sua amica era molto sensibile e si immedesimava nel dolore degli altri.
- Si tranquilla Fran, ciao!

Sentendo il nome della cugina Adam sussultò.
Quelle maledette menzogne!
Prima o poi avrebbe cercato di risolvere quella situazione, adesso c’era solo sua madre nei suoi pensieri.
Socchiuse gli occhi e cercò di pensare positivo.
Erano arrivati davanti all’ospedale, stavano pagando l’autista, quando il cellulare di Adam iniziò a squillare, lui fece un salto per lo spavento e lesse il nome sul display.
- E’ mio padre!- disse con voce strozzata.
- Non rispondi?- lo incoraggiò lei.
- No! Qualsiasi cosa sia voglio saperlo di persona, andiamo!- le prese la mano e la trascinò per i corridoi vuoti e freddi dell’enorme struttura ospedaliera.
Sapeva perfettamente dove stava andando e Rica immaginò tante altre corse piene di apprensione, tanta altra paura.
Strinse forte quella mano che stringeva la sua sperando con tutto il cuore che anche quella volta le cose andassero bene.
Appena prima di una grossa  porta a vetri oscurati con una grossa scritta rossa che Rica non fece nemmeno in tempo a leggere, Adam, rallentò e sussurrò qualcosa, come cercando dentro di sé la forza per varcare quella soglia e sapere.

Il corridoio era freddo e lunghissimo come sempre, c’erano le solite poltrone di pelle nera consunte e come sempre c’era suo padre seduto su una di quella, le mani strette e il viso appoggiato contro.
Cercò di capire qualcosa prima ancora di chiamarlo.
Piangeva?
Sorrideva?
Era atroce dover capire cosa sarebbe stato del suo futuro dall’espressione dell’uomo a cui teneva di più al mondo.
Suo padre era il suo esempio, il suo modello.
Da bambino lo aveva paragonato ad un eroe e da grande la sua ammirazione per la sua pazienza, la sua calma interiore e la sua determinazione era cresciuta a dismisura.
Amava la sua famiglia.
Amava sua madre e le sue invadenze e non avrebbe voluto rinunciarci per niente al mondo.
- Papà?- chiamò piano.

L’uomo alzò la testa e scattò in piedi.
La prima cosa che Rica notò furono gli occhi identici a quelli che amava così tanto in Adam e la seconda cosa la riempì di gioia fino a farle venire voglia di piangere.
Sorrideva.

Suo padre sorrideva.
Poteva esserci solo un motivo del perché sorrideva.
Sua madre non stava poi così male.
- Il peggio è passato! E’ fuori pericolo, dovrà stare a riposo per un  po’ ma non è niente di serio, starà bene!
Adam abbracciò il padre e sentì la sua mano battergli sulla schiena come faceva sempre quando voleva consolarlo e rassicurarlo.

Rica rimase in disparte asciugandosi velocemente una lacrima che le era sfuggita dall’angolo dell’occhio.
Era sollevata, per Kate, per Adam.
Avrebbe voluto abbracciarlo forte e basta.
Respirare il suo profumo e assorbire il suo calore.
Che lui le piacesse ormai era assodato ma in quel preciso momento in quel corridoio freddo e sterile si rese conto che la cosa sarebbe potuta diventare ancora più grave di quanto avesse previsto.
Poi lui si staccò da suo padre e le si avvicinò e la abbracciò come avrebbe voluto fare lei poco prima.
Gli appoggiò la fronte sulla spalla e le circondò la vita con le braccia, stringendola forte e sospirando.
Lei ricambiò la stretta con tutta la forza che aveva, il cuore di lui batteva veloce sotto il suo orecchio destro.

- Ohi amico mio!- una voce conosciuta interruppe l’abbraccio.
- Tim!- esclamò Adam girandosi dall’altra parte e interrompendo la stretta, seppure a malincuore.
Il suo migliore amico era arrivato dall’altro lato del corridoio e stringeva due bicchierini di plastica marrone che dovevano contenere il terribile caffè della macchinetta all’angolo.
Rica rimase a guardare il colosso che era sbucato da chissà dove.
I due bicchieri sembravano formiche nelle sue mani.
Era davvero un gigante!
Doveva essere alto quasi due metri ed era un concentrato di muscoli che avrebbe fatto impallidire Silvester Stallone ai tempi d’oro.
Ma aveva due occhi incredibilmente blu e buoni e un sorriso che gli formava delle fossette sulle guance e che stridevano con il suo aspetto quasi minaccioso.
Ma c’era gente normale in Canada o era tutti così inspiegabilmente belli?
Assistè ad altri abbracci e ad altre pacche.
Adam non era certo un tipo mingherlino o basso ma paragonato al suo amico sembrava quasi minuscolo.
- Ica, vieni!- lui la chiamò e le porse la mano che lei strinse arrossendo imbarazzata.- Papà, Tim, lei è Rica, è venuta con me per darmi coraggio!
Suo padre le sorrise e le porse una mano, Tim invece si avvicinò e fece per abbracciarla con enfasi.
Per un secondo temette di finire sbriciolata tra quelle braccia muscolose e qualcosa dovette trasparire dal suo viso perché Adam rise ed ammonì l’amico.
- Non disintegrarmela!
Rica ricambiò l’abbraccio estremamente delicato.
Tim sembrava proprio una bella persona e parlava un italiano quasi perfetto e poi c’era stato quel “non disintegrarmela” e quel tono di voce così dolce e possessivo.
Forse era un’idiota ma le sembrava che da un momento all’altro i suoi piedi potessero staccarsi dal pavimento per farla fluttuare in aria.
Quando entrarono nella stanza di Kate, lei sembrava stanca ma comunque lucida e tranquilla.
Baciò il figlio e gli accarezzò la guancia, scusandosi per averlo fatto preoccupare.
Poi tese la mano verso di lei e la strinse con forza e gentilezza.
Il suo sguardo era meno duro dell’ultima volta, anzi sembrava quasi felice di vederla.
- Grazie.-  mormorò e nel suo tono di voce lei percepì un’emozione che non seppe classificare.
La casa in cui Adam era cresciuto era fuori città ed era molto bella nella sua semplicità ed immersa in un parco di conifere.
Era la perfetta idea che si era fatta su una casa canadese.
Rimasero lì un paio di giorni, andavano a trovare sua madre prima di pranzo e dopo cena e poi vagavano per la foresta che profumava di resina e di umido e per la città che era di una modernità che strideva quasi con l’incontaminatezza della periferia in cui viveva Adam.
Le piaceva proprio tutto di quel posto.
Le piaceva Tim che era estremamente divertente e così buono e gentile da meritarsi in pieno il soprannome di “orco buono” che Adam gli aveva affibbiato ai tempi del college.
Le piaceva sempre di più Adam, il suo profumo che ricordava l’odore della foresta di conifere, la sua vicinanza, la sua mano perennemente stretta alla sua.

- Domani rientriamo in Italia. Tu devi tornare al lavoro e io ho lasciato lì i miei computer e senza quelli non posso fare nulla nemmeno io.
Lei annuì ma una sottile malinconia si impadronì di lei.
Le dispiaceva inclinare quell’equilibrio che si era creato tra di loro, interrompere quella vicinanza e quella confidenza.
- Poi tornerai qui?- chiese anche se conosceva già la risposta.
- Si, resterò per un po’ fino a che mia madre non si sarà ripresa del tutto, avrà bisogno di qualcuno che l’aiuti una volta uscita, lei odia gli infermieri privati, o forse sono loro che odiano lei, sta di fatto che nessuno resiste più di due giorni.- sorrise e nel suo tono lei riconobbe l’amore profondo che provava per la madre, nonostante il suo carattere “complicato”.

Il giorno dopo salutarono Steve e Kate e Tim, tutti e tre le augurarono buon viaggio e si fecero promettere di tornare presto.
Kate la fece chinare verso di lei e dopo averla baciata sulla guancia le sussurrò:
- Scusami per l’altra volta, credevo che fosse un trucco di mio figlio per farmi credere che si fosse fidanzato e per liberarsi di me. Adesso ho capito che non state mentendo. Si vede che siete innamorati. Fate buon viaggio.
Rica annuì tropo frastornata per dire qualcosa di sensato.

- Buongiorno!- la voce dal tono leggermente troppo acuto li fece sobbalzare.
Il volo si era alzato da un paio di minuti quando una ragazza bionda con una divisa blu da hostess si fermò accanto ai loro sedili e sorridendo compiaciuta.
- Oh ciao Ally!- rispose Adam dopo qualche secondo con un tono leggermente imbarazzato che indusse Rica a voltarsi verso di lui.
In effetti sembrava proprio a disagio.
- Mi chiamo Sally!- replicò lei leggermente infastidita.
- Oh si giusto, scusami. Tutto bene?
- Io si e tu? Ti porto la solita bottiglia di vodka?
La ragazza non riuscì a trattenere una risatina che a Rica ricordò il nitrito di un cavallo.
Perché tutta quell’ilarità? Quella confidenza?
- Oh no grazie. Questa volta passo!
Adam sembrava sempre più rigido e imbarazzato e Rica aveva l’impressione che ci fosse qualcosa sotto.
- Oh…
La sua faccia intristita e il tono deluso portarono Rica ad avere quasi compassione per lei.
- Be se poi hai bisogno di me sai dove trovarmi!
La sua aria maliziosa e la sua sfilata ancheggiante nell’allontanarsi spazzarono via la compassione per infonderle un desiderio selvaggio di staccarle quella coda di cavallo che dondolava a destra e sinistra ad ogni passo.

- Dicevamo?- Adam tossicchiò per darsi un tono e si agitò sul sedile.
- Veramente non stavamo parlando prima dell’arrivo di Barbie.
- Uhm, beh parliamo adesso.
- Sbaglio o sei a disagio?- Rica non riuscì a trattenersi dal chiederglielo.
- Io a disagio? No, no! Affatto!
- Sarà! A me sembra di si! Era una tua ex? Guarda che non c’è niente male!
- Eh? Che? Ma no! L’ho vista un paio di volte durante dei voli, non stavo con lei!
- Capisco. E allora perché sei arrossito? Ti piace?
- Cosa? Ma no figurati! E’ che ho una paura incredibile di volare e ogni volta mi scolo una bottiglia di vodka.
- All’andata non hai bevuto.- notò lei.
- Ero troppo agitato per mia madre, bere avrebbe peggiorato la situazione.
- Oh si certo, hai ragione. Guarda che se vuoi bere adesso non è un problema per me!
- No, io preferisco di no.- Sorrise lui, frugando nel suo zaino.
- Come vuoi.
Rica si sistemò meglio contro il sedile e sfogliò la rivista che aveva in mano. C’era qualcosa che non tornava. Il suo intuito infallibile glielo gridava a gran voce.
- Allora ti è piaciuto il Canada?- il suo tono cortese, forzato, come se volesse tornare a tutti i costi alla normalità, le fece accendere la lampadina.
-  Ho capito! Ci sei andato a letto!- la rivista le volò dalle mani e alcuni dei passeggeri si voltarono a guardarli ridacchiando.
- Ica! Maledizione, perché gridi?- Adam avvampò e fece cadere l’Ipod.
- Oh scusa, scusa! Ma è così no? Ho indovinato!- chiese sorridendo.
- Si un certo senso! Cioè non proprio a letto ma comunque il concetto è quello..- ammise lui imbarazzato.
- Oh mio Dio! In bagno! Nel bagno dell’aereo!- esclamò in tono scandalizzato, suscitando altre occhiate e altre risatine.
- Ica! Santo cielo!- gemette lui afferrando una rivista e usandola come scudo per proteggersi dagli sguardi indiscreti.
- E’ così?- insisté lei.
- Si, è così, ma ero ubriaco fradicio! Ora basta parlarne pero!
All'improvviso fu come se le avessero staccato la spina.
Adam era stato con quella bambolona supersexy. Aveva gambe chilometriche e stupendi occhi verdi.
Se quello era il suo tipo lei poteva proprio rassegnarsi.
Eppure dopo quel bacio.. Dopo i momenti vissuti nella sua città, per un po’ ci aveva creduto.
Era stato lo shock, solo quello.
Tornò a concentrarsi sulla rivista non riuscendo però a capire il senso di quello che leggeva, quasi come con Storia dei Partiti e dei Sindacati ai tempi dell’università, solo che quello era un articolo che parlava degli amori di un attore che lei non aveva mai nemmeno visto.
- Ica tutto bene?
- Oh si, si, tutto benissimo.- mormorò cercando di apparire normale.- Pensavo che se vuoi.. Cioè se vuoi andare.. Insomma.. Se hai..
- Cosa stai cercando di dirmi?- le chiese Adam aggrottando la fronte.
Rica sospirò cercando di trovare le parole adatte.
- Solo che se hai.. Cioè se vuoi..
- Sbaglio o adesso sei tu ad essere a disagio?- chiese lui divertito.
- Io? Affatto!- sbottò lei infine.- Insomma se vuoi avere un altro… ehm… incontro con l’hostess vai pure. Tutto qui.
Adam scoppiò a ridere e lei gli lanciò addosso la rivista.
- La smetti di prendermi in giro per favore?- gli chiese lei infastidita incrociando le braccia.
- Mi fai morire Ica. Mi diverto troppo con te! - rispose lui tra le risate, asciugandosi gli occhi dalle lacrime.
- Oh sono felice di riuscire bene nel ruolo di giornale di giullare, io volevo solo essere gentile.- replicò lei piccata.
- Consentendomi di andare con un’altra?
- Perché un ‘altra? Altra rispetto a chi? E poi io non ti devo consentire niente! E’ che non vorrei che ti sentissi obbligato a tenermi compagnia visto che sono venuta con te! Tutto qui!
- Sei gelosa!- bisbigliò lui avvicinandosi con fare cospiratorio.
- Cosa?? Tu sei completamente pazzo! Sicuro di non esserti già scollato la vodka?
- Si sei gelosa!
- Non è vero, smettila!
- Lo sei!
- Credi quello che vuoi! Non ho intenzione di continuare questa conversazione.
- Io lo sono!
- Sei geloso di te stesso? Andiamo bene!- disse lei sogghignando.
- No, di te! Se fosse venuto qui uno stewart  e io sapessi che tu sei stata con lui io sarei geloso.- disse serio, guardandola dritto negli occhi.
Rica rimase a guardarlo a bocca aperta.
- Perché sei stupita? Credevo che dopo l’altra sera avessi capito che ci tengo a te. Non ti avrei implorato di venire con me se non fosse stato così.
- Credevo… insomma… eri scioccato… era una situazione difficile… tua madre…
- Proprio per questo avresti dovuto capire che ero serio. Non avrei mai voluto al mio fianco qualcuno di cui non mi importasse nulla.- lui si avvicinò e le sistemò una ciocca dietro le orecchie.
Gli occhi di Adam erano fissi dentro ai suoi.
Rica si sentiva il volto in fiamma.
Lo vide avvicinarsi lentamente e socchiuse gli occhi.
Poi il rumore di qualcosa che cadeva e una voce che mormorava infastidita li fece sobbalzare.
Era Sally che, spingendo un carrello con delle bevande, aveva urtato contro il sedile di Adam rovesciando una bottiglia d’acqua.
La bambolotta si allontanò indispettita e Rica era sicura che lo avesse fatto apposta.
Tornò a sedersi ritta al suo posto.
- In ogni caso io non conosco nessun assistente di volo.- replicò lei in tono acido ricominciando a sfogliare la rivista.
- La cosa mi solleva.- sorrise Adam, provando a riavvicinarsi.
- Solo qualche ferroviere..- precisò lei in tono allusivo.
- Tu.. Vuoi dire che tu..- Adam iniziò a boccheggiare a corto di fiato.
Era geloso.
Lo era davvero, non riusciva ad immaginarsi lei con qualcuno, in quella situazione, non ci riusciva affatto!
Era geloso davvero, maledizione!
Era peggio di quanto avesse previsto!

Rica lo guardò impallidire e poi scoppiò a ridere, soddisfatta della sua rivincita.
- Piccola vipera! Mi stavi prendendo in giro vero?- le chiese lui ridendo, finalmente davvero sollevato.
- Giusto un po’!
- Allora devi pagare pegno!
Adam si avvicinò alle sue labbra e lei sorrise. Era davvero convinto che baciarlo potesse essere una punizione?
Aveva più l’aspetto di un premio!
Vuoi per caso far ingelosire Miss Hostess tette finte dell’anno?- gli chiese.
Lui si scostò un po‘, pensieroso.
- Non credo che siano finte!- disse infine beccandosi uno scappellotto.- Allora sei proprio gelosa!
- Nemmeno un po’!- gli rispose con aria di sfida.
- Bugiarda!
- Maniaco! Avevo ragione fin dal primo momento vedi?
Adam sorrise e sfregò il naso contro il suo.
- Ti starai zitta prima o poi?
- Non fin quando non avrò finito! Sono un mezzo per scordarti che sei a diecimila metri da terra?
Il viso di Adam si rabbuiò e iniziò ad allontanarsi da lei.
- Se pensi questo io..
- Riuscirai mai a capire che ti prendo in giro? Scemo!- Rica lo afferrò per il bavero della giacca e se lo tenne vicino.
- Tu sei pazza!- mormorò lui.
“Si di te!” lo pensò ma non lo disse perché le mancò il coraggio e perché finalmente lui aveva appoggiato le labbra sulle sue.

Ciao a tutti! Ecco qui il capitolo 31! Spero che vi sia piaciuto! Io l'ho adorato! Strano vero? Questi due mi piaccino molto, si sa, ma in questo capitolo non sono stati meravigliosi?? Spero di essere riuscita a rendere bene quello che sentivo perchè questo capitolo l'ho sentito davvero molto. Come capita troppo spesso ultimamente non sono riuscita a rispondervi e lo odio! Giuro! Mi da fastidio non riuscirci, ma sto aggiornando alle due del mattino dopo una giornata sui libri e ho pensato che lasciarvi il capitolo fosse prioritario, mi impegnerò a rispondere a tutti prima del prossimo capitolo! Promesso! Se non è chiedere molto continuate a lasciarmi i vostri pareri, mi fanno moltissimo piacere! Per quanto riguarda gli errori che sicuramente ci saranno vi chiedo scusa, spero che non vi abbiano creato problemi ma proprio non ho potuto ricontrollare oggi. Quindi siate clementi! :) Spero che comunque il capitolo e la storia vi piacciano e che non vi stia deludendo. Bacioni a tutti! A presto, Manu!
Ahh ecco a voi i nuovi personaggi
Steve
Image and video hosting by TinyPic
Tim
Image and video hosting by TinyPic
Grazie alla mia buzzy che ogni volta mi fa da consulente :)
  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: manymany