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Autore: Lawliet_chan    22/01/2012    1 recensioni
Mares è l'unico maschio ad essere stato cresciuto nella Corte degli Amanti. La sua vita viene sconvolta da un omicidio, spedito agli arresti domiciliari nella Corte dei Combattenti, tra Cadetti e Guardie scoprirà una scioccante verità. E suo malgrado verrà trascinato in intrighi, cospirazioni e battaglie.
Genere: Erotico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 5

La carrozza correva già da un po' quando Mares si sentì chiamare:
“Ehi! Sei sveglio?” era la guardia, evidentemente si era appisolato sul sedile, a fatica si tirò su.
“Si, si... cosa succede?” chiese sistemandosi la giacca. La luce fuori era cambiata, se prima era scura di nuvoloni ora lo era per la notte imminente. Buio e tetro, esattamente come l'animo del ragazzo.
“Il cocchiere preferisce non viaggiare di notte, ci siamo fermati. Senti hai fame?” disse lui mentre si toglieva le spalle, gettandole con noncuranza sul fondo della carrozza, insieme al laccio dei capelli, che si sciolsero arrivandogli sopra le spalle. Tutto sommato non è male. Si disse Mares levandosi il mantello.
“Si, ho fame.” era più una costatazione che una risposta, ad ogni modo l'uomo sorrise e uscì fuori a parlare con il cocchiere.
Lui tirò un sospiro, era come se l'aria si fosse fatta pensante tutto d'un colpo! Non si sentiva a suo agio con quella guardia, anche se era un bell'uomo. Stare senza di lui quei pochi minuti gli fece capire quanto era solo, quanto fosse spaventato e gli fece rimpiangere seppur in minima parte di aver strangolato quell'uomo... scosse repentinamente la testa. No, dell'ultima non sono rammaricato! Ripeté se stesso. Si passò una mano tra i capelli chiari, ormai era in ballo e doveva ballare. La guardia fece capolino facendolo sussultare:
“Ehi!... oh, scusa. Volevo dirti che la cena è pronta.” gli disse portando dentro un vassoio seguito dal cocchiere con una brocca di vino e una d'acqua.
“Non sarà alta cucina ma è sufficiente.” proseguì leccandosi i baffi con gli occhi che non si  staccavano dal cibo, vi era del formaggio di capra, pane nero, carne essiccata aromatizzata al peperoncino e dei cetrioli tagliati a striscioline. Mares alzò un sopracciglio, di certo non era alta cucina... ma nemmeno un pasto alla bonacciona! Senza fare commenti iniziò a mangiare. Formaggio e carne erano deliziosi tanto che ne prese due giri, bevve acqua e sgranocchiò il cetriolo. Ad un certo punto la risata della guardia riempì il silenzio:
“Non c'è bisogno di tante cerimonie!” disse continuando a ridere.
“Non sono cerimonie Signore, magio così normalmente.” rispose lui alzando le spalle.
“Ah! Ma che signore! Sono Terwim!” fece un gesto con la mano poi gliela porse.
“Piacere di conoscerla Sig. Terwim.” rispose Mares allungando la sua, l'uomo sospirò sconsolato.
“No, Terwim. E basta.” fece un mezzo sorriso.
Il ragazzo gliela strinse cercando di premere più forte di Terwim ma senza successo, si ritrovò a fare una smorfia stirandosi le dita. Mise il piatto sul vassoio ed attese che i due uomini finissero, si concentrò a guardare la notte fuori dal finestrino. Non si vedeva nulla; ma si sentivano chiaramente i versi degli animali notturni. Il più inquietante era la civetta, che stava a significare morte. I due stavano parlando di cose che a Mares non interessavano, ma come mai non volevano viaggiare di notte?
“Mi scusi, cocchiere... perché si è voluto fermare per la notte?” gli chiese non appena ebbero finito. Quello sbuffò.
“Ci sono i briganti e solo un pazzo si avventurerebbe nella foresta!” gli rispose con tono burbero. Mares annuì e tornò a guardare fuori.
“Va bene, meglio che andiamo tutti a letto! Domattina presto partiamo, dovremmo arrivare alla Corte dei Combattenti in serata.” disse Terwim battendo le mani, poi aiutò il cocchiere a portare via le stoviglie e legare i cavalli. Tornarono dentro e si misero sotto le coperte di lana.
“Buonanotte.” sussurrò il cocchiere dando le spalle agli altri due.
“Non è molto socievole...” scandì senza voce la guardia e Mares fece spallucce.
Si sdraiarono entrambi e il ragazzo tirò su le coperte fino al mento, non sentiva tanto freddo ma era la sensazione del legno che gli gelava il sangue; si diede dello stupido! Poteva dormire sul sedile! Infatti raccolse la coperta e vi si sdraiò sorridente. Sentì ridacchiare e alzò la testa, era Terwim.
“E' tutto il giorno che aspetto che tu lo faccia.” disse sorridente.
“Cosa?” chiese Mares curioso. E l'uomo indicò i denti.
“Questo...” intendeva il sorriso.
“Oh...” commentò e l'altro rise in rimando, si mise comodo e lo guardò fare lo stesso.
“Buonanotte raggio  di sole.” sussurrò ad occhi chiusi, Mares arrossì fin sulle unghie e gli voltò le spalle. Prima di cadere addormentato sentì ancora la risata di Terwim nelle orecchie.

Capitolo 6

Come promesso la mattina seguente la combriccola si rimise in viaggio. Mares fu svegliato da una rude carezza, spaventato scattò a sedere:
“Oh! Sono io! Tranquillo.” disse Terwim rimettendosi a sedere di fronte a lui.
“Perdonami...” si scusò, poi stirò la pelle e si rimise il mantello. Sebbene al chiuso sentiva il gelo esterno, rabbrividì.
“Sta notte ha nevicato, poco ma ha nevicato. Hai fame?” spiegò indicando fuori.
“Non molto.” rispose a mezza voce, si ricordò di come l'aveva chiamato la notte prima ed evitò di guardarlo negli occhi; l'altro sembrò non capire. Gli diede una pagnotta al latte e del miele. Mares mangiò di gusto il pane ma non usò il miele... gli faceva schifo. Già era un'agonia quando aveva la tosse: preferiva sentire un aratro nella gola piuttosto che ingoiare quella roba appiccicosa e dolce.
Calò il silenzio, rotto solo da qualche buca della strada. Terwim aveva dormito male, lo si vedeva dalle occhiaie e dal viso spento. Ma anche Mares se l'era passata male, il sedile non era comodo come s'era immaginato, e ora gli doleva la schiena. Per non parlare del leggero fastidio che ancora provava quando si sedeva... fissò gli occhi fuori. Il paesaggio era cambiato. Dalle colline Tumnol con i suoi toni di verde e giallo oro alle montagne Arakigh piene di gole, crepacci e valli, ed adesso la neve. Sulle cime si vedeva chiaramente un sottile strato bianco. A Mares venne da sorridere.
“Esattamente, piccolo raggio di sole.” disse Terwim guardandolo estasiato.
“Ehm... io mi chiamo Mares, non raggio di sole.” ribatté lui con una punta di stizza nella voce. Per chi mi ha preso? Per il suo giocattolo? Lo rimproverò mentalmente.
“Scusami, è che con quei capelli sembri veramente un raggio di sole...” disse lui avvicinandosi e sedendosi accanto. Mares indietreggiò impercettibilmente. L'altro si fece vicino.
“Per non parlare degli occhi, hanno il colore dell'oceano.” alzò una mano e la posò sulla testa del ragazzo. A Mares non piacque la situazione, aprì la bocca per farglielo notare ma si ritrovò muto; deglutì senza proferire parola.
“In conclusione: sei bellissimo.” sussurrò infine, la mano scivolò sulla sua guancia, molto più delicatamente di quella mattina. Era stato questo il suo obbiettivo, fin dall'inizio? Quella specie di corteggiamento era finalizzato ad un servizio?
“C-cosa fate?” finalmente glielo chiese, usando il “voi”. Non voleva. Il ricordo del suo ultimo cliente gli rimbalzava nella testa come una palla da calcio! Ma a Terwim sembrò non importare ed ignorò la domanda del ragazzo, accarezzandogli il collo e la gola.
Erano ormai vicinissimi tanto che i due respiri si mescolavano, ma Terwim non si muoveva. Stava fermo ad accarezzarlo... senza avvicinarsi di più. Strano. Si disse Mares. Lo fissava, due perle nere in un oceano blu. Vi si poteva leggere più di un'emozione ma la più dominante era il desiderio... bruciante e passionale. Era palpabile: Terwim desiderava Mares.
Ma il Generale aveva vietato ogni atto sessuale e molestatore nei confronti del ragazzo; per questo stava fermo. Non sapeva cosa fare... se il piccolo si fosse spaventato e avesse spifferato tutto il Generale lui poteva dire addio alla carriera militare! Cazzo! Imprecò Terwim mentalmente... quel raggio di sole era il ragazzo più bello che avesse mai visto! E non lo poteva toccare! Che ingiustizia. Ma se, al contrario, avesse fatto con delicatezza magari a Mares sarebbe piaciuto.
Quando finalmente la guardia si mosse Mares si trovò impreparato, le labbra dell'uomo premettero con forza sulle sue, tanto da sentirle dolere. Portò le mani al volto di Terwim cercando di scostarlo. Lui capì e gli diede respiro permettendogli di riprendere fiato, la sua bocca si mosse con meno foga e Mares poté usare la sua... nel modo che gli avevano insegnato. Baciò delicatamente le labbra della guardia e sentì chiaramente un sospiro di piacere. Sorrise internamente aspettandolo, Terwim insinuò la lingua tra le labbra del ragazzo, lentamente, paziente. Mares non si fece attendere aprendo finalmente la bocca e permettendo alle lingue di incrociarsi. Evidentemente era quello che l'uomo aspettava! Lo tirò a se facendolo sdraiare sul sedie e coprirlo con il proprio corpo... Che qualcuno mi fermi! Pregò Terwim mentre giocava con la lingua di Mares. Il giovane sapeva come muoversi e quali punti della lingua stuzzicare per ottenere i gemiti libidinosi che tanto amava.
Passarono quasi un quarto d'ora a baciarsi quando, entrambi, senza fiato, si staccarono rimettendosi seduti. Accaldati e scomposti si guardarono... imbarazzati a morte. Terwim si schiarì la voce più volte senza però dire nulla, Mares trovò molto interessante il colore del pavimento della carrozza. Si lanciavano sguardi di sottecchi, e quando uno dei due si accorgeva di incrociare lo sguardo dell'altro subito girava la testa. Sospirarono entrambi. Ma Terwim si decise:
“Senti... che non ti scappi con nessuno, per farla breve non ci è permesso avvicinarci a te ne tanto meno baciarti.” disse con la voce arrochita.
“Si, certo. Una domanda: perché?” fissò l'uomo piantandogli uno degli sguardi più fermi che riuscì a trovare. L'altro scosse le spalle.
“Perché mi sembravi solo... volevo cercare di...” iniziò titubante.
“Consolarmi?” finì con un sospiro il ragazzo, Terwim annuì.
Mares sentiva ribollire il sangue, già non aveva commentato la scelta di metterlo sotto protezione. Ma essere trattato come un bambino no, questo no!
“Cosa pensi che sia? Un ragazzino indifeso che ha paura del mondo fuori dalla sua Corte? Che mi serva una spalla su cui piangere? O peggio un protettore? La Guardia che mi seguirà in tutto e per tutto già mi basta, grazie. Non mi servi tu.” la rabbia e il risentimento che aveva dentro uscì tutto d'un fiato; non poteva resistere in eterno. Ma Terwim sembrò non gradire infatti gonfiò il petto e assunse un'espressione granitica:
“Oh, scusami tanto se mi preoccupo per te. Infondo cosa mai ti aspetterà? Solo un branco di belve affamate di sesso! Gente che non gliene fregherà degli ordini del Generale e ti porterà nella propria camera, a farti il Dio sa cosa! Ma tu sei forte, resisterai. Ed io a cosa ti servo?” si era alzato in piedi, da arrabbiato sembrava ancora più minaccioso.
“Cosa...?” balbettò Mares.
“Cosa? Hai capito benissimo! E tanto perché ne sia informato, la tua Guardia è un ragazzo all'ultimo anno, che non tocca una donna da cinque anni... fai un po' tu!” i suoi occhi erano più che eloquenti e bastarono al ragazzo per fargli rimpiangere le sue parole, si morse il labbro.
“Non sapevo... io... scusa.” esalò infine, una lacrima gli andò a finire sul mantello. Terwim se ne accorse e si inginocchiò davanti a lui.
“Non volevo spaventarti...” iniziò e Mares lo guardò storto. “Va bene, forse un pochino. Ma era per prepararti. Non sarà un soggiorno piacevole e sopratutto non ti farai amici, magari qualcuno tra i più piccoli. Ma non contare su quelli della tua età.” spiegò poi gli passò un dito sulla guancia mandando via la lacrima. Sorrise e il ragazzo lo ricambiò.
“Ho detto delle cose orribili, scusa. E non dirò a nessuno del bacio.” si sfregò gli occhi con la manica della giacca. Anche se la voglia di piangere rimaneva, non voleva sembrare debole ne indifeso... ma fingersi forte proprio non gli riusciva. Chinò il capo, incassandolo nel collo del mantello e diede libero sfogo al pianto. Senza singhiozzare, la liberazione di un muto dolore. Terwim si mise seduto di fronte a lui senza più toccarlo, lasciandolo piangere.
Non si parlarono più, pranzarono come la sera prima e ripartirono subito dopo. Il cocchiere voleva arrivare alla Corte dei Combattenti il più presto possibile.
E verso sera vi giunsero. La possente cancellata in ferro battuto li accolse, dando il benvenuto a Mares con un cigolio stridente quando fu aperto. La Corte dei Combattenti si trovava ai piedi della montagna più alta di quella catena e veniva usata per le esercitazioni e le prove di sopravvivenza. Quando veniva l'inverno la temperatura scendeva di molti gradi sotto lo zero e c'era da battere i denti. D'estate il bosco che la circondava si colorava di verde, un verde talmente intenso da sembrare finto. E poi c'era la cascata... enorme che alimentava il torrente ai piedi della Corte.
“Casa.” disse Terwim con un sospiro, iniziò a ricomporsi per bene, re-indossando le spalle e il mantello. Lo stesso fece il ragazzo tirando il collo alto il più possibile. La Guardia rise.
“Nessuno ti mangia!” riuscì a dire tra le risa, Mares mise un finto broncio.
L'uomo gli fu addosso in un attimo, gli prese il mento tra le dita e lo costrinse a guardarlo. E quello sguardo non mentiva, lui era ancora eccitato da prima; ma il tono che usò non era quello che Mares si aspettava:
“Ora stammi bene a sentire. Quello che dicevo prima è vero, anche il Generale si mostrerà gentile con te, perché deve. Ma sotto, sotto ti vuole! Come ti voglio io, e come ti vorrà tutta la Corte. Stai appiccicato al culo della tua guardia, stagli alle chiappe! Mi hai capito?” gli diede una scrollata e Mares annuì “Bene, e ricordati: io non ti ho mai toccato.” scandì lapidario.
Il ragazzo un po' confuso assentì ancora e lo fissò mentre finiva di prepararsi. Fece lo stesso e quando la carrozza si fermò erano tornati a due giorni prima, quando nemmeno si parlavano.
La particolarità delle quattro Corti è la struttura, identica per tutte. Così come i giardini: sia interni che esterni. Così Mares non fu particolarmente sorpreso di vedere la scalinata di marmo e la grande porta di legno a doppi battenti. Ma lo fu per l'uomo che ne uscì subito dopo. Non aveva mai visto un uomo così possente! Tutto il torso e le braccia erano temprati da anni di servizio militare, avrebbe potuto sollevare un mulo senza fatica!
“Benvenuto Mares Ivrie!” scese la scalinata a braccia aperte, con un sorrisone stampato un faccia, neanche avesse una paresi, e l'aria di uno che aveva appena vinto un premio prezioso. Mares si sforzò per non ridergli in faccia.
Terwim intanto si era inginocchiato con le braccia chiuse a croce raccolte al petto, E' questo il salto militare allora! Pensò, poi si rivolse all'uomo inchinandosi a metà busto:
“La ringrazio Signore, per la cortesia e la generosità.” disse senza particolare entusiasmo. Il cocchiere scaricò le sue cose e venne pagato da Terwim, accennò un saluto e sparì. Decisamente non era un tipo da conversazione.
“Allora! Andiamo dentro, ti mostro la tua stanza.” prese la valigia di Mares e risalì le scale. Mares guardò Terwim e questi gli fece cenno di seguirlo.
Entrarono e subito il ragazzo si sentì soffocare. Finalmente aveva la chiara consapevolezza che da li non poteva scappare. Si fece forza e respirò profondamente. Abbandonarsi al dolore non contava a nulla, l'unica soluzione era stare li e lottare. A detta di Terwim avrebbe dovuto farlo, e forse era questo che lo terrorizzava.
“Mi scusi Signore...” si avvicinò all'energumeno e gentilmente gli tolse la valigia di mano, spinse un bottone e ne uscirono due rotelle e una maniglia estensibile.
“Però! Le hai applicate tu?” gli chiese fissando quella piccola prodezza. A Mares pareva un bambino che scopre i regali a Natale.
“Si, cosi non devo fare fatica.” rispose.
“Ah! Le presentazioni! Io sono il Generale Superiore, Wars Snitkel.” disse austero, caricandosi dell'orgoglio tipico dei militari, solo Terwim pareva non averne.
Ma che lui fosse il Generale l'aveva intuito e gli sorrise stringendogli la mano.
“Il mio nome già la conosce. Piacere mio.” rispose.
Camminarono in silenzio e Mares poté osservare l'arrendamento degli interni, il vero carattere distintivo delle Corti. In quella dei Combattenti vi erano rastrelliere praticamente dappertutto con sopra ogni tipo di arma da guerra, scudi di ogni epoca e dimensione e altri attrezzi da battaglia.
“Bene, Terwim ora puoi andare.” disse Wars dando congedo alla Guardia, Mares ebbe un tremito... solo con il Generale, dopo quello che gli aveva detto non c'era da star tranquilli. Ma lui eseguì il saluto ancora e lanciò al giovane un'occhiata, poi si dileguò in uno dei corridoi.
L'uomo e il ragazzo rimasero da soli. Mares si aspettava che Wars gli saltasse addosso, ma si limitò a sorridere e proseguire, verso l'ala degli Istruttori.
“Ti mettiamo sotto protezione Mares, per via dell'aria che tira.” gli spiegò mentre arrivavano alla sua stanza. Wars gli mise in mano le chiavi e sorrise.
“Sta sera mangerai in camera, ma da domani verrai in Sala Grande. Più tardi verrò a farti conoscere la tua Guardia. Per il momento arrivederci.” mentre parlava aprì la porta e lo accompagnò dentro, Mares si inchinò ancora e venne lasciato solo.
Si buttò sul letto a peso morto, come se sentisse tutto di colpo il peso della situazione. Chiuse gli occhi e stette fermo, in attesa... anzi in ascolto. Si, perché dopo il giorno che minacciava pioggia finalmente le nuvole scaricarono i lampi e fecero scintille. Tempo due minuti e il fragore della pioggia si fece assordante, insieme ai tuoni. Coperto da quel rumore Mares gridò, liberò tutto il dolore represso, lo sconforto e la tristezza. Gridò per l'omicidio compiuto, per aver lasciato casa sua e per i suoi amici, gridò per la Prima e le altre Insegnanti... Decisamente, non poteva tornare indietro.
   
 
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