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Autore: PrincipessaLes    25/01/2012    4 recensioni
Ho sempre considerato molto interessante la vita di Andromeda Black Tonks e da questo interesse nasce la mia prima "fatica", una serie di songfiction dedicate a lei. Ogni capitolo avrà come filo conduttore una canzone diversa e sarà dedicato ad un momento/periodo particolare della sua vita. Spero vi piaccia.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Andromeda Black, Famiglia Black, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Ted/Andromeda
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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questo è il primo capitolo della mia Song-fiction. La canzone a cui mi ispiro per questo capitolo è "Diritti e doveri", tratta dal musical "Robin Hood". 
Il capitolo è incentrato su una notizia che sconvolge Andromeda e sul suo conflito con le regole imposte dalla famiglia.
Spero che vi piacerà. Buona lettura(e commentate numerosi xD)!!!

 Diritti e doveri
 

Alza gli occhi da quella tazza
Ed ascolta anche se non vuoi
Una vergine una ragazza
Pensa prima ai doveri suoi
 

“Andromeda cara, cosa mi sai dire di Lucius Malfoy?”
Andromeda sussultò e la fetta di pane imburrato che aveva in mano cadde rumorosamente nel piatto. Si riprese in fretta e rispose alla madre, tenendo gli occhi ostinatamente fissi sul piatto della colazione, ben decisa a non guardarla in faccia.
“So solamente che è nel mio stesso anno è che è prefetto di Serpeverde, madre. Credo che faccia parte della squadra di Quidditch, ma non ne sono sicura, lo conosco molto poco. Non credo di aver scambiato con lui più di dieci parole in questi sei anni di scuola.”
Druella scosse la testa e sospirò, molto platealmente.
“Non è questo che volevo sapere e, d’altronde, avrei potuto benissimo immaginarlo. Del resto, in questi sei anni, hai cercato in ogni modo di evitare ogni contatto con la maggio parte di membri della nobile casata di Slytherin. Ivi compresa la tua sorella maggiore…”
Andromeda stava per ribattere, ma il padre la zittì con un gesto imperioso.
“Ti è già stato detto che dovresti smettere di essere così insolente con noi, i tuoi genitori e sai anche quanto ciò mi indisponga.”- si interruppe un momento e le scostò bruscamente dalla fronte una ciocca di capelli, che ricadeva sugli occhi-“Smetti di nasconderti e alza il viso. Guarda in faccia le persone quando parli, dannazione!”
Sottolineò l’imprecazione battendo un pugno sul tavolo, che fece tremare i bicchieri.
“Sì, padre, certamente. Scusatemi, padre”sussurrò lei, intimorita.
“Comunque sia, avrete occasione di conoscervi meglio, durante queste vacanze. Tanto noi quanto i Malfoy ne avremmo molto piacere.”
Andromeda si morsicò le labbra, per impedirsi di lasciar trapelare i pensieri che quella frase aveva suscitato nella sua mente. Una frase simile poteva significare una sola cosa: il suo futuro era stato ormai deciso e questo non le faceva affatto piacere. Ma non doveva far piacere nemmeno a Narcissa.
Andromeda guardò la sorella di sottecchi e la vide trasalire: anche lei sapeva cosa significasse quella frase. Andromeda era dispiaciuta per lei, sapeva del suo interesse, sicuramente ricambiato, nei confronti di Lucius Malfoy. Sì, era dispiaciuta per Narcissa, ma, per sé stessa, si sentiva addirittura disperata. Se per la maggior parte degli appartenenti alla casa di Slytherin non provava simpatia, per Lucius Malfoy provava quasi disprezzo, lo detestava cordialmente e sapeva che per lui era lo stesso.
Ancora una volta, i suoi genitori avevano preso la decisione migliore per il buon nome della famiglia, che, contemporaneamente, era la peggiore per lei.



Non fidarti del sentimento
Getta in mare ogni fantasia
Per non essere foglia al vento
Preda d’uomini da osteria.



Andromeda guardò la sorella, sospirando. La decisione dei genitori doveva averla particolarmente sconvolta, doveva tenere particolarmente a quel Malfoy. Narcissa fissava un punto imprecisato davanti a sé, stringendo i pugni con forza. Teneva le labbra serrate e sbatteva fortemente le palpebre, cercando di ricacciare indietro le lacrime.
“Non fare così, Cissa. Vedrai che tutto si sistemerà. Vieni, andiamo a parlarne con nostra madre. Non vuole ascoltare el mie ragioni, ma capirà le tue. In fondo, per loro è importante solo il legarsi ad una famiglie nobile e potente. Non importa quale sia la figlia che sposerà il figlio dei Malfoy, importante è concludere il contratto. ”
Narcissa si voltò verso di lei e scosse piano la testa.
“Se pensi che io sia così ingenua da crederti, ti sbagli. Li conosciamo troppo bene, Meda, sappiamo entrambe che l nostre opinioni non contano per decidere del nostro futuro. Le lacrime di una ragazzina che sogna il principe azzurro non hanno peso nei rapporti tra famiglie così importanti. I Black non hanno mai conosciuto l’amore, sorella cara, quindi non lo sanno riconoscere.”
Lo sguardo triste di Narcissa intenerì Andromeda, che le si avvicinò e la abbracciò dolcemente.
“Perché sei così cinica, Princess?”
Narcissa si asciugò le lacrime con una mano e sorrise. Quel nomignolo infantile riusciva ancora a smuovere qualcosa dentro di lei.
“Sanno benissimo quanto io detesti Malfoy e quanto lui disprezzi me. Se tu parlassi loro del legame che vi unisce, ne sarebbero più che felici. È molto più semplice per loro promettere a Lucius Malfoy la mano della ragazzina che più tiene a lui e a cui LUI tiene di più, che non quella di colei che più lo detesta e che lui più detesta. ”
Narcissa annuì, con aria pensierosa.
“Forse hai ragione, Meda. E poi, so che anche tu hai un pretendente…non credo di essermi immaginata l’interesse che Nathan Clearwater dimostrava verso di te l’anno passato. Anche lui viene da una rispettabile famiglia Purosangue, i nostri genitori non possono avere nulla contro di lui.”
Andromeda prese la mano della sorella, sorridendo. Sì, forse avevano trovato una soluzione. Avrebbe scritto al più presto a Nathan Clearwater, sapeva che lui avrebbe trovato il coraggio di chiedere la sua mano, se sapeva che rischiava di perderla. Non amava Nathan, ma lui era la sua unica possibilità. In fondo, non si dice  che la speranza è sempre l’ultima a morire?
 


Come fai tata a non capire
Quello che sto provando io?!

Ogni rosa dovrà appassire
Pensa a te per l’amor di Dio!
 

“Madre, io non vi chiedo di essere io a decidere a chi concedere la mia mano, solo, vi prego di considerare che per me sarebbe un incubo passare il resto della mai vita con Lucius Malfoy. Per Cissa, invece, sarebbe un sogno che si realizza.”
Andromeda fissò la madre, titubante, stringendo forte la mano di Narcissa per rassicurarla, anche se, in quel momento, era lei che aveva più bisogno di essere rassicurata.
“Sogni, incubi… Parli come una bambina, Andromeda. Non possiamo farci governare da qualcosa di passeggero e irrazionale come i sentimenti. Non possiamo permettere che il futuro della nostra famiglia sia stabilito dalla volubilità di una ragazzina piagnucolosa. Tra qualche anno, potresti pentirti di aver prestato attenzione alla tua esagerata sensibilità, quando avresti dovuto rispettare i doveri che il tuo sangue ti impone.”
Andromeda chiuse gli occhi e trasse un profondo respiro, per farsi coraggio. Poi, li riaprì e li puntò di nuovo in volto alla madre.
“Bene, ora parlami di questo Nathan Clearwater.  Appartiene a una famiglia ricca, rispettabile e Purosangue, eppure non l’avevamo mai preso in considerazione. Forse tuo padre potrebbe considerarlo adatto per sua figlia, anche se non è detto che questa figlia sia tu…”
Il viso di Andromeda si rischiarò. Nathan Clearwater era la sua ultima speranza, perlomeno, tra tutti i possibili ragazzi ricchi, rispettabili e Purosangue ancora disponibili per un contratto da matrimonio era sicuramente , a suo parere, l’unico che non le avrebbe rovinato la vita. Era il suo capocasa e già il fatto che fosse un Ravenclaw come lei e non uno Slytherin era un punto a suo favore. Era un ragazzo intelligente, ma, soprattutto, abituato ad utilizzare il suo intelletto per cause positive. I Ravenclaw sono  come Slytherin senza ambizione, diceva spesso Bella, e Nathan, in effetti, non era per nulla ambizioso, altro punto a suo favore. Era buono e gentile e sapeva capire i sentimenti degli altri e rispettarli. E, cosa più importante di tutte, le era amico. Sì, Nathan era la soluzione migliore, ora lei poteva solo sperare che anche i suoi genitori se ne convincessero.
“Nathan è il mio Capocasa, è di un anno maggiore di me, suo padre lavora al Ministero ed aveva cercato un posto anche a lui, ma lui ha deciso di studiare da Guaritore.”
Druella la fermò con un gesto. Sembrava soddisfatta di ciò che aveva sentito.
“Sì, credo che tuo padre non avrebbe motivi di opporsi se quel ragazzo chiedesse la tua mano. Scrivigli pure, Andromeda cara, noi attenderemo e, nel frattempo, cercheremo di informarci al meglio possibile sulle convinzioni e sulle frequentazioni della sua famiglia.”
Andromeda annuì.
“Grazie, madre, vi sono immensamente grata per la vostra gentilezza. Ora chiedo il permesso di ritirarmi nella mia stanza.”
Druella sorrise, compiaciuta dal tono sottomesso della figlia e le diede il permesso di andarsene.
Andromeda uscì, seguita da Narcissa.
“Or vado a scrivergli, Cissa. Sento di aver trovato la soluzione a questo noioso problema. Tu devi solo sperare e fidarti di me”
  
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