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Autore: Martyx1988    27/01/2012    3 recensioni
Quando, alla maggior parte della gente, chiedono qual è il suo primo ricordo, spesso risponde che è qualcosa di confuso. Il mio, invece, è rimasto nitido nella mia mente fino ad oggi.
Il mio primo ricordo è una rosa e, col tempo, mi sono convinta che quel ricordo abbia segnato la mia intera vita.
Genere: Azione, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio, Pisces Aphrodite, Scorpion Milo
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Love Warriors'
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A Rose's Tale

3- La casa delle donne mascherate


La stanza di Aphrodite, del mio Maestro, come avrei dovuto chiamarlo da quel momento in poi, era la più bella e la più ordinata che avessi mai visto. Il letto era perfettamente fatto, la scrivania non aveva un foglio o una matita fuori posto, l'armadio non lasciava uscire la manica di nessun abito dalla fessura tra le ante e gli specchi su di esse erano perfettamente puliti, senza ditate o aloni di sporco.

Il Maestro, spogliatosi delle sue vestigia dorate, prese delle lenzuola e un cuscino dal fondo dell'armadio e mi disse di seguirlo nella stanza accanto. Questa era arredata in modo molto simile a quella di Aphrodite, ma mancava del suo tocco personale.

Questa è la tua stanza, Psiche, e lo sarà per tutta la durata dell'addestramento. Iniziamo dalle regole di convivenza: sveglia all'alba e colazione, dedicherai la mattinata all'ampliamento del tuo cosmo e delle tue capacità innate, quindi pranzo al primo rintocco del mezzodì; al pomeriggio ti recherai al campo di addestramento femminile, dove le Sacerdotesse più grandi ti inizieranno all'arte del combattimento corpo a corpo; cena al tramonto e a letto. Tutto chiaro?”

Stavo per chiedere quando avrei potuto giocare con le amiche che si sarei fatta in quella nuova scuola, ma una vocina nella mia testa mi suggerì che non era una domanda appropriata, quindi mi limitai ad annuire col capo e a chiedere un'altra informazione, più attinente.

Dove si trova il campo di... dove sono le monache più grandi?” domandai.

Sacerdotesse, non monache” precisò il mio Maestro, leggermente divertito. “Ci andiamo proprio adesso. Memorizza bene il percorso, perché da domani dovrai andarci da sola”

Non mi prese per mano durante la discesa delle Dodici Case, ma rimase sempre quattro o cinque passi davanti a me. Camminava spedito, e io feci non poca fatica a stargli dietro, tanto che, una volta arrivati a destinazione, avevo il fiatone.

Il campo di addestramento delle Sacerdotesse si trovata dalla parte opposta di un piccolo boschetto che lo nascondeva agli occhi del resto del Santuario, principalmente abitato da uomini. Mi spiegarono che era una regola ferrea del Tempio che le Sacerdotesse guerriere e le apprendiste, come io sarei stata, dovevano avere meno contatti possibile coi restanti guerrieri del Tempio, almeno all'inizio, e che, al loro cospetto, il loro viso doveva essere totalmente coperto da una maschera. Ognuna delle guerriere ne aveva una, simile nella foggia ma diversa nella decorazione, che dipendeva dal gusto personale di ciascuna. C'era chi aveva optato per una serigrafia semplice, chi per una molto elaborata e chi, invece, aveva preferito lasciare la propria maschera anonima.

Questa era stata la scelta della Sacerdotessa che ci venne ad accogliere, una ragazzina dai folti capelli rossi e dal fisico slanciato.

Nobile Aphrodite” si inchinò lei, prima di volgere lo sguardo inespressivo verso di me. “Una nuova allieva?”

Sì, è arrivata oggi. Ha bisogno di una maschera” spiegò sbrigativo.

La Sacerdotessa annuì e ci fece strada all'interno del dormitorio femminile. Il mio Maestro preferì, però, aspettarmi fuori e mi lasciò alle cure della ragazza, che scoprii chiamarsi Marin.

Il dormitorio consisteva in quattro grandi camerate, ciascuna con numerosi letti a castello molto vicini tra loro e dotati del minimo comfort indispensabile: un materasso sottile e, il più delle volte, sfondato, un cuscino con uno o due buchi, lenzuola sgualcite e, per i periodi freddi, una ruvida coperta di lana. Ai piedi di ogni letto c'era un baule che conteneva i pochi effetti personali delle due ragazze che lo occupavano.

Superati i dormitori, entrammo in un ampio salone con tre tavolate messe a ferro di cavallo e affiancate da lunghe panche di legno. Raggiungemmo, infine, l'armeria, dove venivano tenute tutte le armi e le corazze necessarie all'addestramento.

Marin si diresse verso un grosso baule in fondo alla stanza, lo aprì e mi fece cenno di avvicinarmi per vederne in contenuto. Una serie infinita di maschere come quella che indossava lei erano impilate fino in cima al contenitore, tutte uguali come aspetto, ma di dimensioni diverse. Marin ne prese una e l'avvicinò al mio viso per valutarne la misura, scosse la testa, ne prese un'altra e fece la stessa cosa. Al terzo tentativo parve trovare la maschera della misura giusta. Mi ravviò i capelli dietro le orecchie e poggiò il bordo superiore della maschera contro la mia fronte, quindi l'abbassò piano piano finché non aderì completamente al mio viso. Due fori a livello degli occhi mi permettevano di vedere, altri due, più piccoli, all'altezza del naso mi permettevano di respirare. Dalla bocca avevo lo spazio sufficiente per parlare.

Senza nemmeno accorgermene, mi misi a piangere silenziosamente. Marin inclinò la testa e immaginai avesse un'espressione intenerita sul volto. Mi accarezzò la testa con fare materno e cercò di consolarmi.

Lo so, non è facile, all'inizio” mi disse dolcemente. “Ma col tempo ti ritroverai a non poterne fare a meno. È solo una questione di abitudine. E poi, quando vorrai toglierla un attimo, potrai sempre venire qui”

Mi tolse la maschera e si rimosse anche la sua. Aveva un bel viso sorridente e due occhi profondi che sembravano comprenderti all'istante.

Adesso asciugati il viso. Aphrodite non tollera molto le lacrime, penso te l'abbia già detto”

Annuii, mi passai i pugni sugli occhi e tirai su col naso. Marin mi porse la maschera e mi aiutò ad indossarla, quindi coprì il suo volto con la sua.

Se e quando saprai come decorarla, passa pure qui. Sarò felice di aiutarti”

Mi riaccompagnò fuori dai dormitori, dove il Maestro mi stava aspettando con aria impaziente.

Perdonate l'attesa. Non trovavamo la misura giusta” si scusò Marin con un inchino che Aphrodite non parve nemmeno notare.

Sì, certo. Andiamo, Psiche” si congedò frettolosamente.

Ciao, Marin!” salutai io, ricevendo una semplice alzata di mano dalla Sacerdotessa.

Sempre di gran lena tornammo alla Dodicesima Casa, dove incrociammo un'ancella indaffarata a prepararmi la stanza con le poche cose che Aphrodite mi aveva dato. Appena ci vide entrare, lasciò perdere ciò che stava facendo e si inchinò di fronte al Maestro.

Nobile Aphrodite! Ho portato gli abiti che avete richiesto e stavo preparando la stanza della vostra allieva, come mi avete ordinato”

Sì, bene. Adesso puoi andare” la accomiatò lui col solito modo di fare. L'ancella non se lo fece ripetere due volte e si dileguò, lasciandoci soli.

Guardai il mio maestro dai fori della mia maschera. Aveva perso tutta l'avvenenza che mi aveva colpita la prima volta e mi fissava severo, dall'alto, con le braccia incrociate.

Togliti quegli abiti. Non sono adatti alla vita che farai da oggi in avanti”

Va bene” acconsentii e feci per togliermi la maschera, ma il Maestro mi bloccò.

No!”

Rimasi con la mano a mezz'aria, impietrita dall'ordine perentorio che mi era stato dato.

Non puoi toglierti quella maschera in presenza di un uomo” mi spiegò, dopo aver ripreso la calma.

Perchè no?... Maestro?” domandai intimorita. Come Marin poco prima, mi accarezzò il capo e si inginocchiò di fronte a me.

Perchè questa è la tua unica protezione, qui dentro. Con questa maschera sul volto sarai trattata esattamente come un uomo, come uno degli altri guerrieri del Santuario. Sarai immune da qualsiasi tipo di scherno e sopruso. E se mai un uomo dovesse vederti il volto, allora avrai solo due possibilità: ucciderlo o innamorarti di lui. Capisci perché è importante che nessun uomo ti veda senza di essa?”

Credo... di sì... Maestro”

Sul suo viso passò un rapido sorriso, che subito mutò nell'espressione seria di poco prima.

Forza, spogliati. Ti prendo gli abiti nuovi”

Mi consegnò una calzamaglia pruriginosa e troppo larga per le mie esili gambe, una casacca a mezze maniche, una cintura e dei calzari relativamente comodi che si fissavano sotto il ginocchio. Senza perdersi in chiacchiere, poi, mi voltò e mi legò i capelli in un'acconciatura comoda, come la definì lui, che lo impegnò per diversi minuti. Quando ebbe finito, guardò il risultato ottenuto.

Direi che può andare” decretò dopo alcuni secondi, quindi mosse qualche passo verso l'uscita.

Adesso andiamo ad allenarci, Maestro?” gli chiesi bramosa, forse solo per paura di restare da sola in quel posto nuovo e sconosciuto.

No, Psiche, inizieremo domani. Puoi andare a vedere il Santuario, se vuoi. Io ho delle cose da fare”

Devo tornare al rintocco del mezzodì, Maestro?” domandai ancora, memore dell'avvertimento che mi aveva dato prima dell'incontro col Gran Sacerdote.

Sì, per il pranzo. E non devi chiamarmi sempre Maestro, non è necessario” rispose, e stranamente mi sembrò in difficoltà.

Va bene”

Aphrodite abbozzò di nuovo un sorriso, quindi uscì dalla stanza. Poco dopo, sentii chiudersi la porta della stanza accanto. Solo allora mi azzardai ad uscire dalla mia. Raggiunsi la sala dei combattimenti e la esplorai con lo sguardo. Ogni colonna, ogni anfratto, ogni ombra era silenziosa come solo le cose antiche lo sono, e per la prima volta in tutta la mia vita, mi sentii sola. Mi venne quasi subito da piangere, ma ricordai immediatamente le parole del mio Maestro e ricacciai indietro le lacrime. Dovevo essere forte.

Uscii dal tempio ed iniziai a scendere la scalinata. Come aveva fatto Aphrodite tutte le volte, chiesi ai proprietari dei templi abitati il permesso di passare. Nessuno di essi mi impedì il passaggio e presto mi ritrovai sulla soglia della Casa del Toro.

Nobile Aldebaran, ti chiedo il permesso di attraversare la tua dimora”

Nessuno rispose, ma dopo qualche secondo l'omone comparve dalle colonne, con uno sguardo sorpreso sul volto.

Funghetto! Che ci fai qui tutta sola?”

Aldebaran mi venne incontro veloce e si accovacciò davanti a me.

Il mio Maestro aveva da fare e mi ha detto di andare a visitare il Santuario fino al rintocco del mezzodì” spiegai. “Allora posso passare?”

Sì, certo, ma... insomma, è pericoloso per una bambina girare da sola per il tempio” mi fece notare, sconcertato.

Scrollai le spalle, non sapendo come ribattere a quell'appunto, nel mio inconscio rassegnata a passare quella giornata da sola. Aldebaran si sfregò il mento per molti secondi con fare pensieroso, prima di espormi la sua idea.

Se mi aspetti qualche minuto, ti accompagno io a visitare la baracca. Ti va?”

A quelle parole riuscii a sorridere spontaneamente per la prima volta da quando ero al Santuario. Accettai entusiasta la proposta e il Toro rispose con lo stesso entusiasmo. Presami in braccio come se non pesassi più di una piuma, mi portò nei suoi alloggi privati e mi fece sedere sul divano, davanti ad un tavolino basso totalmente ricoperto di souvenir.

Gioca con quelli, mentre finisco quello che ho da fare, ma fai attenzione al Cristo Redentor”

Qual è il Cristo Ritento?” domandai, totalmente persa in quella miriade di statuine strane.

Quello alto, grigio, coi capelli lunghi, le braccia aperte e un piedistallo con scritto sopra 'Rio'” urlò Aldebaran, dall'altra stanza.

Individuai la statuetta a cui si riferiva, era posta esattamente al centro del tavolino. Ne presi una vicina, raffigurante una strana creatura col corpo di uomo e la testa di lupo. Indossava un gonnellino e un copricapo egizi e, in un'altra occasione, il Cavaliere mi spiegò che era la raffigurazione del dio egizio Anubis e che quel souvenir era un regalo che Aiolos del Sagittario gli aveva portato dall'Egitto. Poco lontano trovai una bambolina hawaiana con tanto di collana di fiori, e nella mia mente nacque la storia d'amore perfetta.

Aldebaran tornò che il mio uomo lupo e la mia indigena stavano facendo conoscenza. Li riposi al loro posto e mi ripromisi di riprendere la loro storia se fossi tornata a trovare il mio amico.

Il Cavaliere mi prese per mano ed insieme uscimmo dalla Seconda Casa.

A proposito, bella maschera!” mi disse, strizzando l'occhio.

Vi portai d'istinto le mani sopra. Sentivo che stava già diventando parte di me.

rosa

Psiche © Martyx1988
Aphrodite, Aldebaran e Marin © Masami Kurumada

Ciao a tutti! Scusate il ritardo, ma gli esami mi stanno prendendo un sacco di tempo e ho trovato giusto questo poco tempo per buttare giù questo breve capitolo, ultimo di quelli introduttivi, in cui Psiche scopre piano piano quell'universo complesso che è il Santuario di Atene. Avvertimento importante: non l'ho riletto perciò non so che strafalcioni io abbia scritto, sia grammaticali che concettuali, vi chiedo quindi cortesemente di comunicarmeli e vi rimedierò quando la mia testa avrà smesso di girare :) a presto!
Martyx1988
   
 
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