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Autore: Beauty    27/01/2012    2 recensioni
La storia di Remus e Tonks sulla base del classico Disney.
E' la mia prima fic, vi prego, siate clementi...:)!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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   Il cielo era limpido e pieno di stelle. Remus e Tonks si sedettero su una panca sulla terrazza, in

silenzio. La ragazza prese a sistemarsi alcune pieghe del vestito, mentre Lupin, seduto a diversi centimetri da lei, imbarazzatissimo, non sapeva assolutamente che fare.

   Alla fine, riuscendo a trovare un briciolo di coraggio, le si avvicinò. Tonks si accorse che le stava guardando i capelli.

- Che c’è?- chiese.- Non ti piacciono?

- No, mi piacciono, è solo che…lo sai, io sono un tradizionalista…

- In che senso?

- Ti preferisco con il tuo solito rosa cicca. Credo che con quel colore tu…beh, credo che tu sia più tu - concluse.

La ragazza sorrise, quindi strizzò gli occhi, come se stesse cercando di ricordare qualcosa. In un attimo, il biondo cenere venne sostituito da un brillante rosa.

   Ninfadora piegò la testa sulla spalla del mannaro.

- Solo per lei, signore…- ridacchiò.

Remus sorrise; la guardò per un secondo, poi inspirò profondamente. Era il momento.

- Dora?

- Mmm?

- Volevo…volevo chiederti una cosa…

- Ti ascolto…

- Tu…tu pensi di poter essere felice? Intendo dire, felice di stare qui…con me…- mormorò.

Tonks sollevò il capo, e lo guardò.

- Sì…- rispose infine, con un sorriso.- Sì, io…io sarei felice, con te…se solo…

La ragazza si fermò, distogliendo lo sguardo dal volto dell’uomo e cominciando a fissarsi le mani.

- Se solo?- incalzò Remus, sentendo il cuore accelerare i battiti.

- No, niente, lascia stare…- mormorò Tonks, voltandosi dall’altra parte.

- No, Dora…- implorò il licantropo, prendendole dolcemente una mano. - Dora, ascoltami…Tu non…non devi nascondermi niente…se c’è qualcosa che desideri, qualunque cosa, per favore, dimmelo…farò di tutto perché tu possa essere felice…

   La ragazza lo guardò, con un misto di dispiacere e gratitudine.

- Mio padre…- mormorò alla fine.

Lupin si sentì morire; già, si era quasi dimenticato di suo padre. In tutti quei mesi, la ragazza non ne aveva mai parlato, e lui aveva sempre accuratamente evitato l’argomento. Ora, in quel momento, rivedeva tutto quello che aveva fatto: lui che imprigionava suo padre, lui che ricattava Dora perché prendesse il suo posto, lui che trascinava via quel pover’uomo senza neanche permettergli di salutare per l’ultima volta sua figlia…

   Si era illuso che Ninfadora avesse dimenticato tutto quanto, ma solo allora si rese conto che non poteva aver scordato suo padre, né tantomeno quel che lui, un vero mostro, aveva fatto.

- Mi manca tanto…- proseguì la ragazza, con gli occhi bassi.- Non lo vedo da mesi, non so neanche se sta bene…Se solo potessi vederlo…- sospirò.- Solo una volta, una volta soltanto, per assicurarmi che stia bene…se solo ci fosse un modo per…

- C’è un modo - l’interruppe Remus, improvvisamente rincuorato.

- Che cosa?- fece Tonks, mentre lo osservava stupita alzarsi e dirigersi verso la portafinestra.

- C’è un modo - ripeté il licantropo.- Ti fidi di me?

La ragazza annuì.

- Aspettami qui. Torno subito.

Lupin mosse qualche passo all’interno del castello, sfoderando la bacchetta.

Ma certo, perché non ci aveva pensato prima?! Era tutto così semplice…Ora, Dora avrebbe visto suo padre, avrebbe visto che stava bene, sì, certo, un po’ triste, forse, ma in buona salute, e allora sarebbe stata serena. Poi, lui le avrebbe detto che l’amava, la maledizione della licantropia sarebbe svanita, e Dora sarebbe rimasta con lui, per tutta la vita, non più da prigioniera, ma con la volontà di rimanere, di amarlo. E avrebbe potuto vedere suo padre quando voleva, andare da lui…o magari sarebbe stato Malocchio stesso a venire da loro. Magari l’avrebbe perdonato. Sì, beh, forse non subito, ma un giorno…

   Comunque, quello che importava ora, era che la donna che amava fosse felice.

- Accio specchio!- scandì Lupin.

Immediatamente, lo specchio magico volò dritto nelle sue mani.

 

- Che cos’è?- fece Tonks, quando Remus si sedette nuovamente accanto a lei, reggendo lo specchio tra le mani.

- Uno specchio.

- Sì, fin qui ci ero arrivata…- ironizzò la ragazza inarcando un sopracciglio.

- Uno specchio magico - precisò Lupin.- Basta che tu gli dica chi o che cosa desideri vedere, e lui te lo mostrerà…

- Sul serio?

- Sul serio. Avevi detto che volevi vedere tuo padre…- mormorò il mannaro, porgendole gentilmente lo specchio.- L’unica cosa che devi fare è chiedergli di mostrartelo, e sarai accontentata…

   Tonks prese lo specchio con le mani che tremavano.

   Guardò la propria immagine riflessa, poi decise di provare.

- Mostrami mio padre.

Una fortissima luce l’abbagliò per un momento; poi, lentamente, l’immagine nello specchio prese forma, divenendo più chiara e nitida.

   La scena mostrava Malocchio, avvolto in un cappotto scuro, sporco e macilento, che arrancava controvento, in un luogo indefinibile, probabilmente la Foresta Proibita. Il mago continuava ad emettere piccoli colpi di tosse, senza sosta, ma una scarica più violenta lo costrinse ad accasciarsi a terra, rimanendo in ginocchio sull’erba, riuscendo a malapena a respirare a causa della tosse.

   Aveva la febbre, stava male, era chiaro come il sole.

- Ma che cosa gli è successo?- Tonks balzò in piedi, senza smettere di fissare quell’immagine straziante. Cominciò a piangere, mentre i capelli si tingevano dello stesso nero di quando si era separata da lui. Remus le fu subito accanto, guardando anch’egli quella scena. Doveva essere andato a cercarla, pensò, ecco perché si era ridotto così.

- No! Non è possibile!- singhiozzò Tonks.- Sta male…sta male…non lo posso abbandonare così…è venuto a cercarmi, per questo si è ammalato…ha bisogno di aiuto, altrimenti potrebbe anche…- non finì la frase, troppo scossa dai singulti.

   Lupin sospirò.

- Devi andare da lui…- disse infine.

Tonks si asciugò le lacrime, incredula.

- Come?

- Ho detto che…che devi andare da lui…- ripeté Remus, voltandosi per non guardarla.- Hai ragione…sta male, e ha bisogno di te. Vai da lui.

   Ninfadora si avvicinò al mannaro, toccandogli leggermente un braccio e costringendolo così a voltarsi.

- Che stai dicendo, Remus?- fece Tonks.- Mi stai lasciando andare?

- Non riuscirei a tenerti qui un minuto di più, non sapendo che tu stai male per tuo padre…

Lupin guardò negli occhi castani della ragazza.

- Non sei mia prigioniera, Dora. Non ti terrò rinchiusa qui, se tu non vuoi…- proseguì, facendo uno sforzo immane per non lasciarsi andare alla disperazione.- A te manca tuo padre, e lui ha bisogno di te…Devi andare da lui…

- E tu?

Lupin si sforzò di sorridere e di assumere un’aria noncurante.

- Non preoccuparti per me. Io me la caverò. Torna quando vuoi…se vuoi…per te, io ci sarò sempre…

- Grazie - disse Tonks, porgendogli lo specchio.

Remus lo rifiutò gentilmente.

- Tienilo tu…- disse.- Davvero, voglio che lo abbia tu…

Tonks gli andò più vicino; avvicinò la sua fronte a quella di Lupin, fino a toccarla lievemente. Lo accarezzò dolcemente su una guancia sfregiata.

- Tornerò molto presto…- sussurrò.- Grazie, Rem. Grazie per aver capito.

Detto questo si voltò, avviandosi verso l’uscita della sala. Si girò un’ultima volta sulla soglia, a guardarlo. Remus le rivolse un sorriso rassicurante, in segno di saluto; Tonks ricambiò, per poi sparire oltre la porta.

 

   Quando se ne fu andata, Lupin sentì che le gambe non lo reggevano più, e si appoggiò contro una parete, guardando il soffitto.

- E bravo Remus!- d’un tratto sentì la voce di Ron, che era entrato.- Visto che non era poi tanto difficile? Sapevo che ne eri capace…

- L’ho lasciata andare…- disse Remus, guardando fuori dalla finestra.

- Ah, molto ben…CHE COSA?!- fece Ron, strabuzzando gli occhi. - Ma…ma…ma…ma PERCHE’?!

- Perché la amo.

 

- L’HA FATTA ANDARE VIA?!- esclamarono in coro poco dopo Harry, Hermione, Neville, Fleur, Molly e Severus, dopo che Ron ebbe terminato il racconto.

- Ma non è possibile!- fece Molly.

- Vi dico che è la verità, ragazzi…- sospirò Ron.

- Ma è impazzito?!- biascicò un imbestialito Severus Piton.

- Secondo me è tutto il contrario…- disse Harry, sconsolato.- Io credo che questa sia la prova definitiva che il nostro Remus è davvero cambiato…

- Già…finalmente ha imparato ad amare…- sospirò Hermione.

- Sì, ma non basta - obiettò Fleur.- Lei deve amarlo a sua volta…

- E ora non c’è più speranza…- concluse Ron.

- Non dire così!- esclamò Harry.- Magari entro domani sera tornerà…

- Ma non dire fesserie, per Merlino!- urlò Piton.

- Severus, perché devi sempre essere così pessimista?

Nella confusione di parole, nessuno si era accorto che il piccolo Neville era furtivamente sgattaiolato via.

 

   Tonks si rimise i vestiti con cui era arrivata al castello, non prendendo nient’altro con sé se non un mantello, la sua bacchetta e una borsa a tracolla in cui aveva sistemato lo specchio magico.

   Scese in cortile, sellò Fierobecco e montò in sella, lasciandosi ben presto il castello alle spalle.

   Remus la osservò andarsene dalla terrazza. Quando Dora sparì nella notte, il mannaro cadde in ginocchio, emettendo un grido di disperazione. Guardò il cielo, e la luna quasi piena.

   Il dolore che sarebbe giunto la notte seguente sarebbe stato nulla, in confronto a quello per aver perso per sempre la sua Dora.

 

   Ninfadora si trovava nel folto della Foresta Proibita, incerta su dove si trovasse e ancora più su dove andare. Se voleva trovare suo padre, pensò, il modo migliore era inviare un Patronus che l’avrebbe guidata. Impugnò la bacchetta.

- Expecto Patronum!

Il suo Patronus non aveva mai assunto una forma ben definita, e Tonks si sarebbe aspettata di vedere anche quella volta un fascio di luce informe. Invece, la ragazza vide che il Patronus sprigionatosi dalla propria bacchetta aveva la forma di un grande animale a quattro zampe.

   Un lupo, realizzò Tonks, mentre lo guardava correre nella notte.

   Ninfadora lo seguì, sentendo una stretta al cuore.

 

   Il lupo ben presto la guidò da suo padre. Malocchio giaceva inerte nell’erba.

   Tonks smontò dal dorso di Fierobecco e gli corse incontro.

- Papà!- chiamò, scuotendolo per la veste.- Papà, svegliati! Sono io!

Malocchio aprì brevemente l’occhio sano, per poi richiuderlo.

Tonks sospirò di sollievo: era ancora vivo.

 

La ragazza entrò in casa sostenendo suo padre; era quasi l’alba, a quell’ora tutti a Hogsmeade dormivano. Tutti, tranne uno.

   Peter Minus emerse dalla neve, viola per il freddo, osservando Tonks trascinare Malocchio in casa e chiudersi la porta alle spalle.

- Sono tornati…- ghignò.

 

Angolo Autrice: Lo so, lo so, avevo promesso che non avrei più pubblicato due capitoli nello stesso giorno ma, sapete com’è, l’ispirazione mi ha presa, e non sono riuscita a frenarmi, e poi volevo anche concludere una “fase”, se così si può definire, della storia.

In ogni caso, scusatemi anche per la brevità di questo capitolo, in origine era insieme a quello precedente, ma poi ho pensato fosse meglio pubblicarli separatamente.

Bene, questo capitolo si conclude con l’immagine (già di per sé inquietante XD!) di Peter Minus che riemerge non si sa come ancora in buona salute (li mortacci sui!) dalla neve, mentre Tonks ha ritrovato Malocchio e lasciato il povero Remus nella disperazione…Nel prossimo, assisteremo a tutta la perfidia di Draco Malfoy.

Buon week-end e grazie per aver letto.
Ciao, al prossimo capitolo!

  
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