Storie originali > Generale
Segui la storia  |       
Autore: itsphenomeniall    29/01/2012    4 recensioni
Continuai per tutto il tempo a pensare a quel sogno, a come ero, a quello che desideravo. Si sogna quello che si vuole veramente, no? Io volevo l’amore, non mi interessava se l’avessero accettato o meno.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Una lunga giornata di noia immischiata ad odio e rassegnazione era pronta ad assalirmi dietro le porte dell’autobus che mi avrebbe portato davanti a scuola. Si aprirono, e mi lasciai avvolgere dal mondo grigio dell’attesa sui mezzi pubblici. Chi sta seduto e ha le cuffiette, chi spettegola le prime notizie della giornata, chi poggia la testa al finestrino per dormire ancora un po’. Il lunedì è davvero micidiale.
Le strade Londinesi andavano a fuoco sotto quel sole; guardare Londra di mattina presto è davvero uno spettacolo. Marciapiedi invasi di persone perennemente di fretta, al cellulare, e con un caffè che accenna a cadere ogni volta che il proprietario si scusa per aver urtato accidentalmente un’altra persona che si accingeva affannosamente a fare la stessa, identica, noiosissima corsa di ogni giorno. Gli autobus rossi, le cabine telefoniche, i soliti turisti che magari si spingono troppo oltre nelle foto vicino ai Leoni di Trafalgar Square.
La prossima è la mia fermata. Scuola è al centro di Londra, e ogni volta devo fare tanta di quella strada da casa che entro con meno voglia di studiare di quanta non ne avessi già. Alla fermata scendono sempre un sacco di persone, l’autobus si svuota quasi del tutto; che tutti abbiano scuola dove ce l’ho io? O lavoro?
Scesi dall’autobus con la mia solita pesantezza  da studente svogliato, e me lo trovai davanti. Come faceva a stare già lì? Non l’avevo visto sull’autobus, come avevo fatto ad ignorare una faccia del genere? Ian non è uno qualunque.
Cominciai a sudare freddo, odiavo quando mi dava attenzioni mentre era col suo gruppo di amici deficienti, quindi feci finta di niente e con lo sguardo basso e la faccia mezza nascosta nella sciarpa, quasi riuscissi lontanamente a fingere di avere troppo freddo in quel giorno torrido, mi diressi verso la scuola.
Cavolo, l’aspetto dell’edificio quando te lo trovi davanti, non aiuta affatto uno con il morale già a terra come me. Si presentava come un parallelepipedo bianco, privo di espressività e avvolto di piattezza, che inglobava i peggiori esseri del mondo tutti insieme, come un avvertimento che entrare in quel posto non è affatto una buona cosa, sentimentalmente parlando. Che poi serva ‘al nostro futuro’ è un altro conto, ma non ho mai sentito di imprenditori che sanno la data della morte di Carlo Magno, o la densità di popolazione del Giappone.
Con un sospiro mi avviai al bar che stava vicino scuola, di solito era lì che mi aspettava Megan, la mia migliore amica.
«Hey Bennet. »

«’Giorno Meg! Ti vorrei ricordare che ho un nome. » dissi sarcastico.
Che begli occhi che aveva Meg. Verdi; che quando ti guardano ti trapassano da parte a parte, ma con dolcezza.
«Sempre di buon umore, eh? Hai fatto Matematica? Quella oggi mi interroga.. »
«Sì, ma non ti assicuro che sia giusto tutto. Non mi andava di studiare.. ieri. »
Ieri? Non mi andava mai di studiare. E lei lo sapeva bene.
«Che novità! » scoppiò a ridere.
Aveva anche una risata meravigliosa, il naso le si arricciava sempre quando rideva. Era bellissima anche mentre faceva una smorfia.
«Se non la smetti non ti passo Matematica! »
Mentre parlavo ecco che anche lui stava passando. Ma oggi doveva per forza essere un’altra giornata di prese in giro, proprio con lui e proprio dopo un sogno del genere?!
Zittii Meg che stava per rispondermi al ricatto, la presi per un braccio e la trascinai davanti alla porta di scuola, facendo finta di non vederlo, di nuovo. Cercando di dare nell’occhio il meno possibile, ci dirigemmo, o meglio mi diressi con Megan che sembrava un sacco di patate sempre pronto a fare uno scivolone per terra, in direzione dell’entrata della scuola.
«Cavolo, fai piano! » tuonò Megan, fermatasi di scatto per riprendere fiato.
«Non possiamo! Corri. » le dissi guardandola in faccia.
Mi rigirai di scatto per riprendere la corsa verso scuola, ma si avverò l’incubo peggiore come in un dannato film americano.
Ci scontrammo in pieno, io e Ian. Proprio lui.

Chissà che faccia avevo, ma a giudicare dalla sua doveva essere a dir poco ridicola. Megan guardava sbalordita, lei sapeva quello che provavo e sapeva anche che era una cosa impossibile da avverare. Si era portata le mani vicino alla bocca per nascondere l’espressione di stupore ed era rimasta di stucco, ferma dove stava.
La faccia di Ian non prometteva nulla di meglio. Sembrava arrabbiato, scocciato. Ma non avrei cambiato idea su di lui, nemmeno dopo un pugno in piena faccia.   
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: itsphenomeniall