CAPITOLO
VENTIDUE
John
e Neville se ne stavano seduti al tavolo della
cucina di Grimmauld a giocare ai scacchi magici, il secondo
però se la stava
vedendo veramente brutta perché ormai era la seconda partita
che stava
perdendo. Lui non era mai stato portato per quel gioco, persino lui si
considerava troppo imbranato e troppo tonto per cose del genere. Non aveva certo ereditato
l’intelligenza e la
furbizia del padre, cosa che, invece, aveva preso John, oltre alla sua
invidiabile bellezza. Questo almeno era tutto quello che riusciva a
pensare
Neville, mentre se ne stava lì, concentrato più
su quel fratello di cui aveva
scoperto l’esistenza solo da pochi giorni, che sulla partita.
Ancora
non ci credeva, non lo credeva ancora
possibile… che i suoi genitori potessero tornare finalmente
normali e che, di
lì a pochi anni, avrebbe avuto anche lui un fratellino.
John
mosse il suo cavallo, mangiandosi uno dei due
alfieri dell’avversario e mostrando un sorrisetto malandrino
in direzione del
fratello che si era messo a osservarlo come se ci fosse Zeus di fronte
a lui. Beh,
in realtà, se lo avessero chiesto a qualche ragazza
arrapata, molto
probabilmente avrebbero risposto proprio quello.
Mentre
Neville pensava alla mossa da fare,
silenziosamente entrò anche Charlie in cucina per dirigersi
al frigo e
prendersi qualcosa da bere.
John
fissò tutti i suoi movimenti senza,
stranamente, proferire parola, e sembrò particolarmente
interessato solo su un
punto del corpo del ragazzo. Neville fece finalmente la sua mossa ma,
quando si
accorse che il fratello non lo stava proprio cagando, si
voltò anche lui per
vedere il motivo della sua distrazione, notando Charlie solo in quel
momento.
Ma
perché gli sembrava che lo sguardo di John fosse
fisso sul… sedere del giovane Piton? Naaah, impossibile.
Solo
quando il moro si avvicinò al loro tavolo
tenendo stretta in mano una lattina di Cola Light, John finalmente
tornò alla
partita fissando attentamente i pezzi degli scacchi con uno sguardo
strano.
Neville
fissò attentamente anche il nuovo arrivato,
chiedendosi come facesse a essere figlio del professore di Pozioni che
lo
terrorizzava tanto. Charlie non gli somigliava per niente, a parte
forse gli
occhi scuri. Innanzitutto, non faceva paura come il professore, era
impossibile
con quel faccino da cucciolo e un’espressione talmente dolce
da intenerire
persino un soldato nazista. E poi era persino basso, mentre Piton era
piuttosto
alto e il ragazzo sembrava si lavasse i capelli, da quello che riusciva
a
notare attraverso il codino stretto che si era legato dietro la testa.
Per non
parlare anche del fatto che si vestiva meglio, sebbene con colori neri
pure
lui, da quello che poteva intuire vedendogli addosso dei jeans scuri e
una
maglietta a maniche corte del medesimo colore.
“Come
sta procedendo?” chiese questi a un certo
punto, bevendo un sorso della sua bibita.
“Direi
alla grande!” gli rispose John con un sorriso
a trentadue denti. “Lo sto stracciando per la seconda
volta”.
“Wow,
John! Da quando sei diventato così bravo a
scacchi?”
“Ho
imparato dal migliore”. E il Grifondoro lanciò
un’occhiata complice all’amico che gli sorrise a
sua volta.
Charlie
si diresse verso la porta, sempre tenendo la
sua lattina in mano quando ad un tratto si bloccò e si
voltò nuovamente verso i
due ragazzi.
“John?”
“Hmm?”
Il
ragazzo fece una pausa, spostando, intanto, lo
sguardo da uno all’altro Paciock.
“No.
Niente”. Rispose infine uscendo dalla cucina di
fronte allo sguardo curioso dei due Grifoni.
“Porco
Salazar! Non ne posso più!” esclamò un
James
Potter piuttosto arrabbiato e frustrato, mollando un potente pugno
sulla parete
di fronte a lui. Si era ripreso piuttosto bene dall’incidente
che aveva avuto
solo pochi giorni fa e la cicatrice sul fianco sarebbe stata soltanto
un altro
piccolo segno da aggiungere alla sua collezione di innumerevoli ferite
che
aveva sparse qua e là per il corpo, ferite da cruciatus, era
chiaro, segni che
gli avrebbero fatto ricordare per sempre quella maledetta notte
dell’ottantuno.
“Dai,
calmati Jamie”. Cercò di tranquillizzarlo
Sirius, poggiandogli una mano sulla spalla. “Vedrai che
troveremo un modo”.
Sapeva
benissimo perché l’amico fosse così
nervoso,
voleva recuperare la sua Lily al più presto e riportarla al
sicuro. D’altronde
era quello che volevano tutti.
“Ora
cerca di non farti prendere dal panico, è
l’ultima cosa che ci serve”. Aggiunse Remus
parlando in tono calmo. Lui era
l’unico che riusciva a mantenere la calma e la mente lucida
anche nelle
situazioni più disperate. Come facesse ancora nessuno lo
sapeva, forse era
merito di tutta quella cioccolata che mangiava.
“E
come faccio a non disperarmi? Mia moglie è finita
in mano ai Mangiamorte che potrebbero averle fatto chissà
che cosa. E mio
figlio mi odia, non vuole nemmeno parlarmi”.
Sia
Sirius che Remus abbassarono il capo.
Comprendevano lo stato d’animo dell’amico, pure
loro avrebbero avuto un diavolo
per capello se si fossero trovati in quella situazione. Per non parlare
del
fatto che non avevano proprio idea perché i Mangiamorte
avessero rapito Lily, o
meglio, una mezza idea ce l’avevano… ma speravano
di sbagliarsi.
“Vedrai
che Harry si calmerà e capirà. Dagli solo un
po’ di tempo”. Cercò di tranquillizzarlo
Remus.
Ad
un tratto, videro comparire alla soglia la nonna
di Neville e Remus, non appena la vide, fece una smorfia che non era
affatto
tipica di lui. Augusta Lupin, in Paciock, era stata la sorella di suo
padre, ma
quando questi era morto, quella tremenda sera in cui Remus era stato
morso dal
lupo mannaro, lo stesso che aveva causato la
morte di suo padre, aveva ripudiato tutta la sua famiglia
solo perché
lui era diventato un licantropo. Da allora non ha mai saputo niente di
lei, o
meglio, non ha mai voluto sapere niente di lei.
Nonostante
questo, però, era riuscito a rimanere in
buoni rapporti col cugino Frank, anche perché frequentavano
entrambi Hogwarts
ed era stato contento nel sapere che pure suo figlio andava
d’accordo con il
figlio di Frank e Alice. Ma non sarebbe mai riuscito, comunque, a stare
in
buoni rapporti con quella donna.
“Harry,
perché non ci vuoi parlare?” chiese Jolie.
pazientemente, al fratello, mentre se ne stavano entrambi seduti sul
freddo
pavimento di una delle tante stanze della casa dei Black. Da quando il
padre si
era svegliato, lui non si era fatto vedere molto in giro, se non solo
per
mangiare e, quando lo faceva, cercava sempre di evitare il suo sguardo
ma, se
così non succedeva, gli lanciava occhiate malevole.
E
adesso lei cercava di farlo ragionare, primo
perché le dispiaceva vederli così, secondo
perché non sarebbe potuto essere per
sempre incazzato con lui e faceva star male anche la ragazza vedere il
padre
così distrutto.
“Perché
è uno schifoso bastardo!” le rispose Harry
senza guardarla per non far capire quanto la cosa facesse soffrire
anche lui. “Mi
ha abbandonato a quei babbani senza neanche preoccuparsi se stessi
bene. Non
gli è importato niente di me, né a lui
né alla mamma”. Man mano che diceva
queste cose, la voce cominciava a farglisi sempre più
spezzata, anche se lui
cercava di non farlo notare. Ma sentiva pure gli occhi pungere a causa
delle
lacrime che non voleva far scendere.
Jolie
sospirò cercando di mantenersi calma. In
genere non era una tipa molto paziente ed era facile
all’isteria e alla
violenza, specialmente quando le persone facevano le testarde e non
volevano
stare a sentirla. Ma quello era suo fratello che non aveva mai
conosciuto ed,
effettivamente, anche lei avrebbe avuto la sua stessa reazione. Doveva
comunque
ammettere che, da un lato, stava facendo di tutto per non cominciare a
pestarlo
a sangue come avrebbe fatto normalmente con JamesRemus.
“Questo
è quello che pensi tu. Ma… lo hai sentito
anche tu, non potevano. Silente glielo ha impedito, si trattava della
sicurezza
di tutti e tre”.
Harry
ridacchiò sarcastico. Silente, un altro bravo
racconta balle. Per tutti quegli anni lui aveva saputo che i suoi
genitori
erano vivi e non gli aveva mai detto nulla, nemmeno un minimo segnale.
Si
sentiva tradito da una delle persone che più stimava e di
cui più si fidava al
mondo.
“Certo…
sono tutti bravi a parlare della sicurezza
quando non hanno altre buone scuse da tirar fuori”.
“Ti
prego, parlagli. Cerca di ascoltarlo. Non è
stato facile per nessuno”. Lo pregò la sorella,
cosa che aveva fatto pochissime
volte nella sua vita, se non nemmeno una. Harry, udendo quella voce
così dolce
che lo supplicava così gentilmente, si voltò
verso di lei, intenerendosi a
quello sguardo così tenero e sofferente. Non credeva che
stesse facendo del
male pure a lei. “Fallo per me”.
Il
Grifondoro rimase per un po’ in silenzio, con la
testa appoggiata al muro e lo sguardo perso da qualche parte. Ma ormai
era
bastata quell’ultima frase per farlo cedere.
“D’accordo”.
Il
volto di Jolie venne illuminato da un sorriso
radioso e, immediatamente, si precipitò a chiamare il padre
prima che il
fratello cambiasse idea.
Aveva
ceduto solo per lei? No, non credeva. Glielo
leggeva in faccia che smaniava dalla voglia di parlare col padre e
potersi
riappacificare con lui. Gli serviva solo una buona scusa per smetterla
di fare
l’incazzato.
Ma
allora, perché si era arrabbiato così tanto? Beh,
perché arrabbiarsi con qualcuno era più facile
che abbracciarlo e mostrargli le
proprie debolezze.
Non
appena James aveva sentito da Jolie, quella
ragazzina che ancora non si era abituato a vedere come una figlia, che
Harry
gli voleva parlare, o meglio, aveva ceduto a parlargli, si era
precipitato su
per le scale, per quanto il suo corpo stanco e ferito glielo
permettesse.
Prima
di entrare nella stanza, però, cercò di
calmarsi.
Trovò
il figlio seduto per terra che guardava un
punto indefinito davanti a sé. Gli si sedette accanto senza
dire una parola, ma
limitandosi a guardarlo di sottecchi.
“Ti
ascolto”. Disse il ragazzo senza voltarsi e
usando un tono piuttosto duro e freddo.
“Io…”.
Cominciò l’Animagus titubante, senza sapere
bene che parole usare. “Mi dispiace. Mi dispiace per tutto,
per averti
abbandonato ai Babbani, per averti fatto soffrire. Sia io che tua madre
siamo
stati malissimo, ti pensavamo tutti i giorni e non passava giorno che
non ci
chiedessimo dove fossi, come stessi e…”.
“E
non avete provato a vederlo con i vostri occhi?
Come stavo o che facevo? Di certo non mi sono divertito. Mentre voi ve
ne
stavate là, nella vostra bella casuccia, finalmente liberi
da Voldemort. Liberi
da me”.
Harry
non le aveva urlate quelle parole, le aveva
semplicemente pronunciate sempre con quel tono freddo e terrificante,
ma si
poteva sentire tutto l’odio che provava in quel momento. A
James si strinse il
cuore, veramente non sapeva più
che fare, ormai era certo che il figlio non lo avrebbe mai perdonato.
“Non
è vero”. Cercò di dire senza lasciarsi
andare
alle lacrime che sentiva premere. “Non è vero, non
eravamo liberi, anzi. Ci
sentivamo ancora più in trappola di prima. Ci mancavi,
terribilmente, ogni
giorno. Tua madre aveva gli incubi, continuava a sognare quella notte e
urlare
il tuo nome nel sonno. Io cercavo di essere forte, soprattutto per lei,
ma
dentro di me mi sentivo una merda, un vero coglione per averti
abbandonato
così. Mi dispiace, Harry. Io… noi, ti vogliamo
bene. Ci sei mancato,
terribilmente e non immagini nemmeno quanto”.
L’uomo
si voltò per vedere il viso del figlio e
restò completamente stupito nel vedere le lacrime che
scendevano da quegli
occhi verdi, bagnandogli le guance. In quel momento gli
sembrò come un diamante
prezioso ma allo stesso tempo molto fragile e che doveva essere
protetto a
tutti i costi.
“Io…
io vi ho sempre creduti morti… e… mi mancavate
e… allo stesso tempo… vi odiavo,
perché vi volevo con me…”.
Cominciò a
bofonchiare Harry tra le lacrime, senza sapere bene nemmeno lui quello
che
stava dicendo, scoppiando in singhiozzi senza più
preoccuparsi di trattenersi,
tanto ormai non ce la faceva più.
James
non seppe che altro fare così, fece la prima
cosa che gli parve più giusta. Allungò le braccia
verso di lui, avvicinandolo
al proprio petto e prendendo a cullarlo dolcemente, mentre il ragazzo
si
stringeva contro la sua camicia bagnandola di lacrime, scosso dai
singhiozzi. Il
figlio si lasciò stringere, finalmente tra quelle braccia
forti in cui aveva
sempre sognato si stare, stretto in un abbraccio che non avrebbe mai
creduto
possibile riavere.
“Senti,
Harry”. Gli sussurrò ad un tratto il padre,
accarezzandogli i capelli. “Ho deciso di darti
questa”. E gli mise in mano una
piccola boccetta contenente una sostanza trasparente e galleggiante,
come
nuvole di fumo. “Sono i miei ricordi. Così ti
sarà più facile capire”.
“Hola,
mi amor!” esclamò JamesRemus, illuminandosi
in un sorriso non appena vide entrare Jolie nel salotto dove si trovava
insieme
agli altri. Se ne stava sul divano a pizzicare qualche corda della
chitarra,
insieme ad Ariel
Joel,
invece, era seduto per terra, intento a fare
un ritratto a Victoire che, invece, se ne stava comoda su una poltrona,
a gambe
incrociate a leggere un libro. Lui nel frattempo masticava qualcosa in
bocca,
probabilmente le sue tic tac di cui non poteva mai fare a meno,
completamente
immerso nel disegno. Vicky era sempre stata il suo soggetto preferito.
Joel non
aveva ereditato le doti canore della madre come i due fratelli,
però in
compenso era un vero artista con i pennelli e i colori. Forse merito di
tutti i
Manga che si leggeva.
Ted
se ne stava davanti al computer portatile a
lavorare a qualcosa, probabilmente a scaricare qualche nuova canzone di
James,
con il viso completamente concentrato, mentre Emmie guardava quello che
stava
facendo, con sguardo curioso.
“Allora,
sei riuscita a farlo ragionare?”
“Hmm,
spero di sì. Adesso è di sopra con
papà”.
Rispose lei con un sorriso.
“Io
proprio non capisco che cosa se ne faccia il
Signore Oscuro di quella Mezzosangue”. Sbottò
Amycus Carrow sentendo echeggiare
la sua voce nell’immenso atrio d’ingresso della
Villa dei Malfoy.
Vi
si trovavano numerosi altri Mangiamorte, dato che
ormai Voldemort se ne era impossessato come sua base segreta.
“Certo
che non capisci. Sei troppo stupido per
capire”. Gli rispose Bellatrix con la sua solita voce da
posseduta,
accompagnata da una risata sadicamente malvagia, come se avesse fatto
chissà
quale battuta. “E non parlare così del nostro Lord
Oscuro”. Aggiunse poi,
soffiandogli in faccia in modo molto minaccioso, facendo rabbrividire
leggermente il Mangiamorte. Quella donna era pazza, completamente fuori
di sé.
Ma non c’era nulla da stupirsene, era ovvio dopo tutti quegli
anni passati ad
Azkaban. Poi si avvicinò con passo cadenzato al marito.
Sembrava che pure lui
ogni tanto ne avesse paura.
“Amycus,
lo sai che fra lei e il Signore Oscuro si è
creato un forte legame quella sera dell’ottantuno”.
Cercò di spiegargli con
molta pazienza Lucius Malfoy, stando vicino alla moglie.
“Sarà più facile per
lui avere il controllo sulla sua mente e costringerla a fare quello che
vuole”.
“Tipo
uccidere Potter, padre e figlio”. Aggiunse
Bellatrix ridendo di nuovo come un’isterica.
“Esattamente,
Bella”.
“Io
più che altro, non mi spiego perché abbia deciso
di prendere i Paciock”. Disse invece Alecto Carrow,
enunciando ad alta voce la
domanda che molti si ponevano.
Da
dietro la porta, però, nessuno si era accorto che
Draco li spiava con sguardo curioso, preoccupato e timoroso.
Chissà che piani
avevano. Anzi, forse preferiva non saperli. Non gli piaceva quella
situazione,
non gli piaceva il fatto che i Mangiamorte e Voldemort si fossero
installati in
casa sua. Non gli piacevano, non gli piaceva quello che facevano,
sebbene
sapesse che, in un certo senso anche lui si trovava invischiato in
tutto quello
e, qualcosa gli diceva che, molto probabilmente, presto si sarebbe
unito pure
lui alla loro schiera.
Sarebbe
dovuto essere orgoglioso, come gli ripeteva
molte volte il padre, era un onore servire il Signore Oscuro ed
aiutarlo a
salire al potere. Ma lui di onorevole in tutto quello non ci trovava
proprio
niente. Un conto era prendere in giro e minacciare
tutti i Nati Babbani e i Mezzosangue, ma un
altro era uccidere.
Si
allontanò silenziosamente da quella porta,
diretto presso i sotterranei della Villa, stringendo in mano una
fotografia,
una fotografia che aveva visto cadere alla donna dai capelli rossi che
era
stata portata, ancora intontita, nelle segrete di casa sua.
Non
ci mise molto a trovarla, se ne stava seduta con
la schiena appoggiata contro al muro, le gambe raccolte contro al petto
e il
viso affondato nelle ginocchia.
La
guardò un attimo, come incantato, aspettando che
si accorgesse di lui. Ma così non accadde, o la donna non lo
aveva minimamente
sentito oppure sì, ma faceva finta che lui non fosse
lì.
Draco
tossicchiò e, finalmente, la rossa alzò il
capo verso di lui facendogli sgranare gli occhi. Quegli occhi, quegli
occhi di
smeraldo gli erano fin troppo familiari.
“Chi
sei?” gli chiese lei con voce bassa e atona. I
capelli rossi come il fuoco incorniciavano un viso pallido e stanco, su
cui si
scorgevano due vistose occhiaie e uno sguardo tormentato e sofferente.
“Sono…
sono Draco Malfoy”. le rispose il ragazzo senza
riuscire a distogliere lo sguardo da lei. Non sapeva perché
ma, gli faceva uno
strano effetto. E nemmeno sapeva il perché del motivo per
cui era sceso fino a
lì solo per portarle quella foto. Era solo una dannatissima
prigioniera, che
diamine! Se poi lo scoprivano a chiacchierare tranquillamente con
lei…
“Questa
è tua?” le chiese poi, porgendole la foto.
La
donna allungò la mano senza esitare, stringendo
forte a sé quel pezzo di carta che ritraevano suo marito e
suo figlio, come se
fosse l’unico salvagente a cui potersi aggrappare.
Poi
ritornò contro al muro, molto probabilmente
volendo essere lasciata in pace.
Questa
però non era l’intenzione del biondo, che
voleva sapere qualcosa di più su quella donna che gli
sembrava fin troppo
familiare.
“Chi
sono quelli nella foto?”
La
rossa alzò di nuovo lo sguardo, scrutandolo
attentamente, come chiedendosi perché mai quel ragazzo, il
figlio dei Malfoy e
quindi padrone di quella casa, fosse così curioso di sapere
qualcosa su di lei.
Sempre se di curiosità si trattava.
“Mio
marito e mio figlio”.
“Come
si chiamano?”
“James
e Harry”.
“Di
cognome?” al ragazzo era salito un terribile
sospetto, non sapeva perché, ma…
“Potter”.
“SEI
LA MADRE DI POTTER?!”
Oh
Merlino! Non ci credeva. Quella era la madre di
Potter, dello Sfregiato. Perciò era viva.
Adesso
tutto gli
quadrava. Chissà se quella donna si rendeva conto di quello
che Voldemort
voleva facesse…
DISCUTIAMONE…
Ebbene,
sono tornata J
contenti? Che ve ne pare di questo capitolo? Finalmente
l’ispirazione e le idee
mi sono tornate. La volta scorsa ero veramente disperata, sapete, mi
è venuto
quel terribile blocco dello scrittore perciò, qualsiasi cosa
scrivessi, mi
pareva una schifezza immonda. Non sapevo più che fare,
quindi, e non riuscire a
scrivere è una cosa che non sopporto.
Beh,
qui abbiamo scoperto un po’ di cose. Ma i commenti
li lascio tutti a voi. XD dico solo una cosa: beh, l’idea di
Joel che mangia le
Tic Tac mi è venuta in mente vedendo me e il mio porf di
italiano che ce le
mangiamo. Sì, le adoro le Tic Tac non ci posso fare niente,
come adoro la
Nutella e i pg delle mie fanfic hanno il difetto di assumere qualche
mia
caratteristica. XD
Passando
ad altro, ho una grande notizia da darvi.
Positiva o negativa? Dipende dai punti di vista… XP
l’altro giorno, io e la mia
amica roxy, siccome non sapevamo che fare in quel sabato pomeriggio un
po’
deprimente, ci siamo messe a cazzeggiare su EFP e abbiamo tirato fuori
dalla
pattumiera un vecchio account che avevamo creato in comune. La cosa
pazzesca è
che c’era una fanfic che avevamo pubblicato secoli fa
(precisamente due anni fa
quando ancora eravamo delle povere pargole che non si intendevano per
niente di
scrittura) e, emozionandoci e divertendoci nel ricordare i bei vecchi
tempi, ci
è tornata l’ispirazione per continuarla.
Perciò, abbiamo deciso di farlo e in
questi giorni dovreste trovare un nuovo capitolo. Non so se qualcuno di
voi
avesse già provato a leggerla, ma se così non
fosse, ci piacerebbe che deste
un’occhiata. Si intitola Sam e Chris, lo so, non è
molto originale come titolo
ma penso conti più la trama XD.
Bene,
detto questo, posso anche lasciarvi. Un bacio a
tutti.
Alla
prossima, kiss.
M.
PUFFOLA_LILY:
capolavoro dici? Naaah, non mi sembra XD
comunque, spero ti sia piaciuto questo capitolo, un po’
divertente e un po’
drammatico. Un bacio cara, alla prossima, Kiss.
FEDE15498:
oooh, quanti complimenti *arrossisce*. Ma non
credo affatto che la mia storia sia così bella. Mi limito
solo a buttare su
delle pagine la mia fantasia e le mie idee che non riescono mai a
rappresentare
bene fino in fondo quello che la mente ha partorito. Capisco benissimo
comunque
il tuo problema sulla difficoltà di continuare le tue
storie, è una cosa che
capita a molti. Il mio consiglio è di delinearti ben bene la
storia nella
mente, fin dai minimi dettagli così ti sarebbe
più facile scriverla. Certe
scene di questa storia, per esempio, anche quelle che verranno molto
dopo, mi
sono venute in mente ancora prima che iniziassi a scriverla XD. Spero
ti sia
piaciuto anche questo capitolo e spero di risentirti. Un bacio.
P.S.
la fic che ho scritto con roxy è proprio quella che
mi hai recensito tu secoli fa. Purtroppo, ho visto solo ieri che
l’hai letta ed
è anche per questo che abbiamo deciso di continuarla XD
pensavamo fosse andata
nel dimenticatoio.
STEFANMN:
carissimo, se c’è qualcosa che non capisci
basta che chiediJ
effettivamente anch’io faccio dei pensieri ingarbugliati che
a volte nemmeno io
mi capisco. Un bacio, M.
JULIET
ANDREA BLACK: *nasconde siringa piena di
cioccolato che stavi per iniettarsi in vena* oooh, davvero ti
è piaciuto *w*.
Sai, ero veramente in crisi la volta scorsa perché non
riuscivo a scrivere
niente, l’ispirazione se n’era andata e non poter
scrivere è una cosa che
io non sopporto. Bene, qui abbiamo
scoperto dov’è finita Lily ma, adesso, come
farà a salvarsi? Se vuoi scoprire
questo e molto altro, ti consiglio di continuare a seguirmi. Un bacio
cara e alla
prossima. Le tue recensioni sono sempre ben accette.
Juliet:
lo dici solo perché vuoi che qualcuno ti
recensisca.
Milly:
ma assolutamente no. Puoi anche non recensire.
*intanto prepara fucile con cui ucciderla se non le recensisce* XD
Juliet:
sé, sé -.-‘’
ROXY_BLACK:
wooooooow, ti piace il modo in cui scrivo?
*w* *scodinzola* quindi, anche se dovessi scrivere “Roxy
è una zozza baldracca”
ti piacerebbe comunque? XD *occhiata omicida da parte di roxy*.
Ihihihi,
ebbene, per la tua immensa gioia, in questo capitolo sono comparsi
tutti i tuoi
pg preferiti XD