Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: millyray    29/01/2012    6 recensioni
Ariel Martinez arriva ad Hogwarts per frequentare il quarto anno. Ma sembra nascondere un segreto, oltre al fatto che deve aiutare Harry Potter a sconfiggere il Signore Oscuro. Chi è in realtà? Da dove viene? Chi è la sua famiglia? (Storia ispirata a Came back to the hell di Ino Chan).
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAPITOLO VENTIDUE

John e Neville se ne stavano seduti al tavolo della cucina di Grimmauld a giocare ai scacchi magici, il secondo però se la stava vedendo veramente brutta perché ormai era la seconda partita che stava perdendo. Lui non era mai stato portato per quel gioco, persino lui si considerava troppo imbranato e troppo tonto per cose del genere.  Non aveva certo ereditato l’intelligenza e la furbizia del padre, cosa che, invece, aveva preso John, oltre alla sua invidiabile bellezza. Questo almeno era tutto quello che riusciva a pensare Neville, mentre se ne stava lì, concentrato più su quel fratello di cui aveva scoperto l’esistenza solo da pochi giorni, che sulla partita.

Ancora non ci credeva, non lo credeva ancora possibile… che i suoi genitori potessero tornare finalmente normali e che, di lì a pochi anni, avrebbe avuto anche lui un fratellino.

John mosse il suo cavallo, mangiandosi uno dei due alfieri dell’avversario e mostrando un sorrisetto malandrino in direzione del fratello che si era messo a osservarlo come se ci fosse Zeus di fronte a lui. Beh, in realtà, se lo avessero chiesto a qualche ragazza arrapata, molto probabilmente avrebbero risposto proprio quello.

Mentre Neville pensava alla mossa da fare, silenziosamente entrò anche Charlie in cucina per dirigersi al frigo e prendersi qualcosa da bere.

John fissò tutti i suoi movimenti senza, stranamente, proferire parola, e sembrò particolarmente interessato solo su un punto del corpo del ragazzo. Neville fece finalmente la sua mossa ma, quando si accorse che il fratello non lo stava proprio cagando, si voltò anche lui per vedere il motivo della sua distrazione, notando Charlie solo in quel momento.

Ma perché gli sembrava che lo sguardo di John fosse fisso sul… sedere del giovane Piton? Naaah, impossibile.

Solo quando il moro si avvicinò al loro tavolo tenendo stretta in mano una lattina di Cola Light, John finalmente tornò alla partita fissando attentamente i pezzi degli scacchi con uno sguardo strano.

Neville fissò attentamente anche il nuovo arrivato, chiedendosi come facesse a essere figlio del professore di Pozioni che lo terrorizzava tanto. Charlie non gli somigliava per niente, a parte forse gli occhi scuri. Innanzitutto, non faceva paura come il professore, era impossibile con quel faccino da cucciolo e un’espressione talmente dolce da intenerire persino un soldato nazista. E poi era persino basso, mentre Piton era piuttosto alto e il ragazzo sembrava si lavasse i capelli, da quello che riusciva a notare attraverso il codino stretto che si era legato dietro la testa. Per non parlare anche del fatto che si vestiva meglio, sebbene con colori neri pure lui, da quello che poteva intuire vedendogli addosso dei jeans scuri e una maglietta a maniche corte del medesimo colore.

“Come sta procedendo?” chiese questi a un certo punto, bevendo un sorso della sua bibita.

“Direi alla grande!” gli rispose John con un sorriso a trentadue denti. “Lo sto stracciando per la seconda volta”.

“Wow, John! Da quando sei diventato così bravo a scacchi?”

“Ho imparato dal migliore”. E il Grifondoro lanciò un’occhiata complice all’amico che gli sorrise a sua volta.

Charlie si diresse verso la porta, sempre tenendo la sua lattina in mano quando ad un tratto si bloccò e si voltò nuovamente verso i due ragazzi.

“John?”

“Hmm?”

Il ragazzo fece una pausa, spostando, intanto, lo sguardo da uno all’altro Paciock.

“No. Niente”. Rispose infine uscendo dalla cucina di fronte allo sguardo curioso dei due Grifoni.

 

“Porco Salazar! Non ne posso più!” esclamò un James Potter piuttosto arrabbiato e frustrato, mollando un potente pugno sulla parete di fronte a lui. Si era ripreso piuttosto bene dall’incidente che aveva avuto solo pochi giorni fa e la cicatrice sul fianco sarebbe stata soltanto un altro piccolo segno da aggiungere alla sua collezione di innumerevoli ferite che aveva sparse qua e là per il corpo, ferite da cruciatus, era chiaro, segni che gli avrebbero fatto ricordare per sempre quella maledetta notte dell’ottantuno.

“Dai, calmati Jamie”. Cercò di tranquillizzarlo Sirius, poggiandogli una mano sulla spalla. “Vedrai che troveremo un modo”.

Sapeva benissimo perché l’amico fosse così nervoso, voleva recuperare la sua Lily al più presto e riportarla al sicuro. D’altronde era quello che volevano tutti.

“Ora cerca di non farti prendere dal panico, è l’ultima cosa che ci serve”. Aggiunse Remus parlando in tono calmo. Lui era l’unico che riusciva a mantenere la calma e la mente lucida anche nelle situazioni più disperate. Come facesse ancora nessuno lo sapeva, forse era merito di tutta quella cioccolata che mangiava.

“E come faccio a non disperarmi? Mia moglie è finita in mano ai Mangiamorte che potrebbero averle fatto chissà che cosa. E mio figlio mi odia, non vuole nemmeno parlarmi”.

Sia Sirius che Remus abbassarono il capo. Comprendevano lo stato d’animo dell’amico, pure loro avrebbero avuto un diavolo per capello se si fossero trovati in quella situazione. Per non parlare del fatto che non avevano proprio idea perché i Mangiamorte avessero rapito Lily, o meglio, una mezza idea ce l’avevano… ma speravano di sbagliarsi.

“Vedrai che Harry si calmerà e capirà. Dagli solo un po’ di tempo”. Cercò di tranquillizzarlo Remus.

Ad un tratto, videro comparire alla soglia la nonna di Neville e Remus, non appena la vide, fece una smorfia che non era affatto tipica di lui. Augusta Lupin, in Paciock, era stata la sorella di suo padre, ma quando questi era morto, quella tremenda sera in cui Remus era stato morso dal lupo mannaro, lo stesso che aveva causato la  morte di suo padre, aveva ripudiato tutta la sua famiglia solo perché lui era diventato un licantropo. Da allora non ha mai saputo niente di lei, o meglio, non ha mai voluto sapere niente di lei.

Nonostante questo, però, era riuscito a rimanere in buoni rapporti col cugino Frank, anche perché frequentavano entrambi Hogwarts ed era stato contento nel sapere che pure suo figlio andava d’accordo con il figlio di Frank e Alice. Ma non sarebbe mai riuscito, comunque, a stare in buoni rapporti con quella donna.

 

“Harry, perché non ci vuoi parlare?” chiese Jolie. pazientemente, al fratello, mentre se ne stavano entrambi seduti sul freddo pavimento di una delle tante stanze della casa dei Black. Da quando il padre si era svegliato, lui non si era fatto vedere molto in giro, se non solo per mangiare e, quando lo faceva, cercava sempre di evitare il suo sguardo ma, se così non succedeva, gli lanciava occhiate malevole.

E adesso lei cercava di farlo ragionare, primo perché le dispiaceva vederli così, secondo perché non sarebbe potuto essere per sempre incazzato con lui e faceva star male anche la ragazza vedere il padre così distrutto.

“Perché è uno schifoso bastardo!” le rispose Harry senza guardarla per non far capire quanto la cosa facesse soffrire anche lui. “Mi ha abbandonato a quei babbani senza neanche preoccuparsi se stessi bene. Non gli è importato niente di me, né a lui né alla mamma”. Man mano che diceva queste cose, la voce cominciava a farglisi sempre più spezzata, anche se lui cercava di non farlo notare. Ma sentiva pure gli occhi pungere a causa delle lacrime che non voleva far scendere.

Jolie sospirò cercando di mantenersi calma. In genere non era una tipa molto paziente ed era facile all’isteria e alla violenza, specialmente quando le persone facevano le testarde e non volevano stare a sentirla. Ma quello era suo fratello che non aveva mai conosciuto ed, effettivamente, anche lei avrebbe avuto la sua stessa reazione. Doveva comunque ammettere che, da un lato, stava facendo di tutto per non cominciare a pestarlo a sangue come avrebbe fatto normalmente con JamesRemus.

“Questo è quello che pensi tu. Ma… lo hai sentito anche tu, non potevano. Silente glielo ha impedito, si trattava della sicurezza di tutti e tre”.

Harry ridacchiò sarcastico. Silente, un altro bravo racconta balle. Per tutti quegli anni lui aveva saputo che i suoi genitori erano vivi e non gli aveva mai detto nulla, nemmeno un minimo segnale. Si sentiva tradito da una delle persone che più stimava e di cui più si fidava al mondo.

“Certo… sono tutti bravi a parlare della sicurezza quando non hanno altre buone scuse da tirar fuori”.

“Ti prego, parlagli. Cerca di ascoltarlo. Non è stato facile per nessuno”. Lo pregò la sorella, cosa che aveva fatto pochissime volte nella sua vita, se non nemmeno una. Harry, udendo quella voce così dolce che lo supplicava così gentilmente, si voltò verso di lei, intenerendosi a quello sguardo così tenero e sofferente. Non credeva che stesse facendo del male pure a lei. “Fallo per me”.

Il Grifondoro rimase per un po’ in silenzio, con la testa appoggiata al muro e lo sguardo perso da qualche parte. Ma ormai era bastata quell’ultima frase per farlo cedere.

“D’accordo”.

Il volto di Jolie venne illuminato da un sorriso radioso e, immediatamente, si precipitò a chiamare il padre prima che il fratello cambiasse idea.

Aveva ceduto solo per lei? No, non credeva. Glielo leggeva in faccia che smaniava dalla voglia di parlare col padre e potersi riappacificare con lui. Gli serviva solo una buona scusa per smetterla di fare l’incazzato.

Ma allora, perché si era arrabbiato così tanto? Beh, perché arrabbiarsi con qualcuno era più facile che abbracciarlo e mostrargli le proprie debolezze.

 

Non appena James aveva sentito da Jolie, quella ragazzina che ancora non si era abituato a vedere come una figlia, che Harry gli voleva parlare, o meglio, aveva ceduto a parlargli, si era precipitato su per le scale, per quanto il suo corpo stanco e ferito glielo permettesse.

Prima di entrare nella stanza, però, cercò di calmarsi.

Trovò il figlio seduto per terra che guardava un punto indefinito davanti a sé. Gli si sedette accanto senza dire una parola, ma limitandosi a guardarlo di sottecchi.

“Ti ascolto”. Disse il ragazzo senza voltarsi e usando un tono piuttosto duro e freddo.

“Io…”. Cominciò l’Animagus titubante, senza sapere bene che parole usare. “Mi dispiace. Mi dispiace per tutto, per averti abbandonato ai Babbani, per averti fatto soffrire. Sia io che tua madre siamo stati malissimo, ti pensavamo tutti i giorni e non passava giorno che non ci chiedessimo dove fossi, come stessi e…”.

“E non avete provato a vederlo con i vostri occhi? Come stavo o che facevo? Di certo non mi sono divertito. Mentre voi ve ne stavate là, nella vostra bella casuccia, finalmente liberi da Voldemort. Liberi da me”.

Harry non le aveva urlate quelle parole, le aveva semplicemente pronunciate sempre con quel tono freddo e terrificante, ma si poteva sentire tutto l’odio che provava in quel momento. A James  si strinse il cuore, veramente non sapeva più che fare, ormai era certo che il figlio non lo avrebbe mai perdonato.

“Non è vero”. Cercò di dire senza lasciarsi andare alle lacrime che sentiva premere. “Non è vero, non eravamo liberi, anzi. Ci sentivamo ancora più in trappola di prima. Ci mancavi, terribilmente, ogni giorno. Tua madre aveva gli incubi, continuava a sognare quella notte e urlare il tuo nome nel sonno. Io cercavo di essere forte, soprattutto per lei, ma dentro di me mi sentivo una merda, un vero coglione per averti abbandonato così. Mi dispiace, Harry. Io… noi, ti vogliamo bene. Ci sei mancato, terribilmente e non immagini nemmeno quanto”.

L’uomo si voltò per vedere il viso del figlio e restò completamente stupito nel vedere le lacrime che scendevano da quegli occhi verdi, bagnandogli le guance. In quel momento gli sembrò come un diamante prezioso ma allo stesso tempo molto fragile e che doveva essere protetto a tutti i costi.

“Io… io vi ho sempre creduti morti… e… mi mancavate e… allo stesso tempo… vi odiavo, perché vi volevo con me…”. Cominciò a bofonchiare Harry tra le lacrime, senza sapere bene nemmeno lui quello che stava dicendo, scoppiando in singhiozzi senza più preoccuparsi di trattenersi, tanto ormai non ce la faceva più. 

James non seppe che altro fare così, fece la prima cosa che gli parve più giusta. Allungò le braccia verso di lui, avvicinandolo al proprio petto e prendendo a cullarlo dolcemente, mentre il ragazzo si stringeva contro la sua camicia bagnandola di lacrime, scosso dai singhiozzi. Il figlio si lasciò stringere, finalmente tra quelle braccia forti in cui aveva sempre sognato si stare, stretto in un abbraccio che non avrebbe mai creduto possibile riavere.

“Senti, Harry”. Gli sussurrò ad un tratto il padre, accarezzandogli i capelli. “Ho deciso di darti questa”. E gli mise in mano una piccola boccetta contenente una sostanza trasparente e galleggiante, come nuvole di fumo. “Sono i miei ricordi. Così ti sarà più facile capire”.

 

“Hola, mi amor!” esclamò JamesRemus, illuminandosi in un sorriso non appena vide entrare Jolie nel salotto dove si trovava insieme agli altri. Se ne stava sul divano a pizzicare qualche corda della chitarra, insieme ad Ariel

Joel, invece, era seduto per terra, intento a fare un ritratto a Victoire che, invece, se ne stava comoda su una poltrona, a gambe incrociate a leggere un libro. Lui nel frattempo masticava qualcosa in bocca, probabilmente le sue tic tac di cui non poteva mai fare a meno, completamente immerso nel disegno. Vicky era sempre stata il suo soggetto preferito. Joel non aveva ereditato le doti canore della madre come i due fratelli, però in compenso era un vero artista con i pennelli e i colori. Forse merito di tutti i Manga che si leggeva.

Ted se ne stava davanti al computer portatile a lavorare a qualcosa, probabilmente a scaricare qualche nuova canzone di James, con il viso completamente concentrato, mentre Emmie guardava quello che stava facendo, con sguardo curioso.

“Allora, sei riuscita a farlo ragionare?”

“Hmm, spero di sì. Adesso è di sopra con papà”. Rispose lei con un sorriso.

 

“Io proprio non capisco che cosa se ne faccia il Signore Oscuro di quella Mezzosangue”. Sbottò Amycus Carrow sentendo echeggiare la sua voce nell’immenso atrio d’ingresso della Villa dei Malfoy.

Vi si trovavano numerosi altri Mangiamorte, dato che ormai Voldemort se ne era impossessato come sua base segreta.

“Certo che non capisci. Sei troppo stupido per capire”. Gli rispose Bellatrix con la sua solita voce da posseduta, accompagnata da una risata sadicamente malvagia, come se avesse fatto chissà quale battuta. “E non parlare così del nostro Lord Oscuro”. Aggiunse poi, soffiandogli in faccia in modo molto minaccioso, facendo rabbrividire leggermente il Mangiamorte. Quella donna era pazza, completamente fuori di sé. Ma non c’era nulla da stupirsene, era ovvio dopo tutti quegli anni passati ad Azkaban. Poi si avvicinò con passo cadenzato al marito. Sembrava che pure lui ogni tanto ne avesse paura.

“Amycus, lo sai che fra lei e il Signore Oscuro si è creato un forte legame quella sera dell’ottantuno”. Cercò di spiegargli con molta pazienza Lucius Malfoy, stando vicino alla moglie. “Sarà più facile per lui avere il controllo sulla sua mente e costringerla a fare quello che vuole”.

“Tipo uccidere Potter, padre e figlio”. Aggiunse Bellatrix ridendo di nuovo come un’isterica.

“Esattamente, Bella”.

“Io più che altro, non mi spiego perché abbia deciso di prendere i Paciock”. Disse invece Alecto Carrow, enunciando ad alta voce la domanda che molti si ponevano.

Da dietro la porta, però, nessuno si era accorto che Draco li spiava con sguardo curioso, preoccupato e timoroso. Chissà che piani avevano. Anzi, forse preferiva non saperli. Non gli piaceva quella situazione, non gli piaceva il fatto che i Mangiamorte e Voldemort si fossero installati in casa sua. Non gli piacevano, non gli piaceva quello che facevano, sebbene sapesse che, in un certo senso anche lui si trovava invischiato in tutto quello e, qualcosa gli diceva che, molto probabilmente, presto si sarebbe unito pure lui alla loro schiera.

Sarebbe dovuto essere orgoglioso, come gli ripeteva molte volte il padre, era un onore servire il Signore Oscuro ed aiutarlo a salire al potere. Ma lui di onorevole in tutto quello non ci trovava proprio niente. Un conto era prendere in giro e minacciare  tutti i Nati Babbani e i Mezzosangue, ma un altro era uccidere.

Si allontanò silenziosamente da quella porta, diretto presso i sotterranei della Villa, stringendo in mano una fotografia, una fotografia che aveva visto cadere alla donna dai capelli rossi che era stata portata, ancora intontita, nelle segrete di casa sua.

Non ci mise molto a trovarla, se ne stava seduta con la schiena appoggiata contro al muro, le gambe raccolte contro al petto e il viso affondato nelle ginocchia.

La guardò un attimo, come incantato, aspettando che si accorgesse di lui. Ma così non accadde, o la donna non lo aveva minimamente sentito oppure sì, ma faceva finta che lui non fosse lì.

Draco tossicchiò e, finalmente, la rossa alzò il capo verso di lui facendogli sgranare gli occhi. Quegli occhi, quegli occhi di smeraldo gli erano fin troppo familiari.

“Chi sei?” gli chiese lei con voce bassa e atona. I capelli rossi come il fuoco incorniciavano un viso pallido e stanco, su cui si scorgevano due vistose occhiaie e uno sguardo tormentato e sofferente.

“Sono… sono Draco Malfoy”. le rispose il ragazzo senza riuscire a distogliere lo sguardo da lei. Non sapeva perché ma, gli faceva uno strano effetto. E nemmeno sapeva il perché del motivo per cui era sceso fino a lì solo per portarle quella foto. Era solo una dannatissima prigioniera, che diamine! Se poi lo scoprivano a chiacchierare tranquillamente con lei…

“Questa è tua?” le chiese poi, porgendole la foto.

La donna allungò la mano senza esitare, stringendo forte a sé quel pezzo di carta che ritraevano suo marito e suo figlio, come se fosse l’unico salvagente a cui potersi aggrappare.

Poi ritornò contro al muro, molto probabilmente volendo essere lasciata in pace.

Questa però non era l’intenzione del biondo, che voleva sapere qualcosa di più su quella donna che gli sembrava fin troppo familiare.

“Chi sono quelli nella foto?”

La rossa alzò di nuovo lo sguardo, scrutandolo attentamente, come chiedendosi perché mai quel ragazzo, il figlio dei Malfoy e quindi padrone di quella casa, fosse così curioso di sapere qualcosa su di lei. Sempre se di curiosità si trattava.

“Mio marito e mio figlio”.

“Come si chiamano?”

“James e Harry”.

“Di cognome?” al ragazzo era salito un terribile sospetto, non sapeva perché, ma…

“Potter”.

“SEI LA MADRE DI POTTER?!”

Oh Merlino! Non ci credeva. Quella era la madre di Potter, dello Sfregiato. Perciò era viva.

Adesso tutto gli quadrava. Chissà se quella donna si rendeva conto di quello che Voldemort voleva facesse…

DISCUTIAMONE…

Ebbene, sono tornata J contenti? Che ve ne pare di questo capitolo? Finalmente l’ispirazione e le idee mi sono tornate. La volta scorsa ero veramente disperata, sapete, mi è venuto quel terribile blocco dello scrittore perciò, qualsiasi cosa scrivessi, mi pareva una schifezza immonda. Non sapevo più che fare, quindi, e non riuscire a scrivere è una cosa che non sopporto.

Beh, qui abbiamo scoperto un po’ di cose. Ma i commenti li lascio tutti a voi. XD dico solo una cosa: beh, l’idea di Joel che mangia le Tic Tac mi è venuta in mente vedendo me e il mio porf di italiano che ce le mangiamo. Sì, le adoro le Tic Tac non ci posso fare niente, come adoro la Nutella e i pg delle mie fanfic hanno il difetto di assumere qualche mia caratteristica. XD

Passando ad altro, ho una grande notizia da darvi. Positiva o negativa? Dipende dai punti di vista… XP l’altro giorno, io e la mia amica roxy, siccome non sapevamo che fare in quel sabato pomeriggio un po’ deprimente, ci siamo messe a cazzeggiare su EFP e abbiamo tirato fuori dalla pattumiera un vecchio account che avevamo creato in comune. La cosa pazzesca è che c’era una fanfic che avevamo pubblicato secoli fa (precisamente due anni fa quando ancora eravamo delle povere pargole che non si intendevano per niente di scrittura) e, emozionandoci e divertendoci nel ricordare i bei vecchi tempi, ci è tornata l’ispirazione per continuarla. Perciò, abbiamo deciso di farlo e in questi giorni dovreste trovare un nuovo capitolo. Non so se qualcuno di voi avesse già provato a leggerla, ma se così non fosse, ci piacerebbe che deste un’occhiata. Si intitola Sam e Chris, lo so, non è molto originale come titolo ma penso conti più la trama XD.

Bene, detto questo, posso anche lasciarvi. Un bacio a tutti.

Alla prossima, kiss.

M.

PUFFOLA_LILY: capolavoro dici? Naaah, non mi sembra XD comunque, spero ti sia piaciuto questo capitolo, un po’ divertente e un po’ drammatico. Un bacio cara, alla prossima, Kiss.

FEDE15498: oooh, quanti complimenti *arrossisce*. Ma non credo affatto che la mia storia sia così bella. Mi limito solo a buttare su delle pagine la mia fantasia e le mie idee che non riescono mai a rappresentare bene fino in fondo quello che la mente ha partorito. Capisco benissimo comunque il tuo problema sulla difficoltà di continuare le tue storie, è una cosa che capita a molti. Il mio consiglio è di delinearti ben bene la storia nella mente, fin dai minimi dettagli così ti sarebbe più facile scriverla. Certe scene di questa storia, per esempio, anche quelle che verranno molto dopo, mi sono venute in mente ancora prima che iniziassi a scriverla XD. Spero ti sia piaciuto anche questo capitolo e spero di risentirti. Un bacio.

P.S. la fic che ho scritto con roxy è proprio quella che mi hai recensito tu secoli fa. Purtroppo, ho visto solo ieri che l’hai letta ed è anche per questo che abbiamo deciso di continuarla XD pensavamo fosse andata nel dimenticatoio.

STEFANMN: carissimo, se c’è qualcosa che non capisci basta che chiediJ effettivamente anch’io faccio dei pensieri ingarbugliati che a volte nemmeno io mi capisco. Un bacio, M.

JULIET ANDREA BLACK: *nasconde siringa piena di cioccolato che stavi per iniettarsi in vena* oooh, davvero ti è piaciuto *w*. Sai, ero veramente in crisi la volta scorsa perché non riuscivo a scrivere niente, l’ispirazione se n’era andata e non poter scrivere è una cosa  che io non sopporto. Bene, qui abbiamo scoperto dov’è finita Lily ma, adesso, come farà a salvarsi? Se vuoi scoprire questo e molto altro, ti consiglio di continuare a seguirmi. Un bacio cara e alla prossima. Le tue recensioni sono sempre ben accette.

Juliet: lo dici solo perché vuoi che qualcuno ti recensisca.

Milly: ma assolutamente no. Puoi anche non recensire. *intanto prepara fucile con cui ucciderla se non le recensisce* XD

Juliet: sé, sé -.-‘’

ROXY_BLACK: wooooooow, ti piace il modo in cui scrivo? *w* *scodinzola* quindi, anche se dovessi scrivere “Roxy è una zozza baldracca” ti piacerebbe comunque? XD *occhiata omicida da parte di roxy*. Ihihihi, ebbene, per la tua immensa gioia, in questo capitolo sono comparsi tutti i tuoi pg preferiti XD

  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: millyray