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Autore: Beauty    29/01/2012    3 recensioni
La storia di Remus e Tonks sulla base del classico Disney.
E' la mia prima fic, vi prego, siate clementi...:)!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Era bastata una semplice Pozione Rigeneratrice per far cessare definitivamente la tosse, e un po’ di riposo era bastato a diminuire notevolmente la febbre, ma Malocchio rimase comunque incosciente per tutta la mattina e buona parte del pomeriggio.

   Tonks stette accanto a suo padre senza mai lasciarlo un attimo, tirando un sospiro di sollievo quando si rese conto che era fuori pericolo e che presto sarebbe guarito. Si era illusa che assistere suo padre l’avrebbe distolta da pensieri poco felici, ma presto si era resa conto che non era così, anzi. Il silenzio della casa, interrotto solo dal ticchettio dell’orologio a cucù con un drago in miniatura che sputava una fiammata a ogni rintocco di ora, e il dover stare tutto il tempo immobile al capezzale di suo padre, non facevano altro che spingerla a ricordare tutta quella parte della sua vita che, neanche poche ore prima, si era lasciata alle spalle.

   La ragazza continuava a ripensare al suo Patronus; era cambiato, aveva totalmente mutato forma. E lei aveva studiato abbastanza per sapere che un evento del genere poteva essere dovuto ad un grande spavento – in tal caso, poteva essere giustificato dalla preoccupazione per suo padre – oppure da una forte tempesta emotiva. E Tonks sapeva anche che, spesso, il Patronus assume la stessa forma di quello della persona che ami.

   Ora il suo Patronus era un lupo. Un lupo mannaro, non c’erano dubbi.

   Ninfadora, inoltre, non poteva fare a meno di pensare a tutto quello che aveva lasciato. A chi aveva lasciato. Le mancavano Hermione, Molly, Harry…e Remus.

   Già, Remus le mancava da morire. Non le aveva detto niente, ricordò d’un tratto, aveva detto di volerle comunicare qualcosa, anche abbastanza importante, pareva, ma poi non l’aveva fatto. Sembrava quasi in ansia, come se temesse una specie di rifiuto.

   Tonks ebbe un improvviso flash. Remus aveva la stessa espressione di chi sta per dichiararsi…

   Ma no, non era possibile!, si disse, con il cuore che piangeva. Non era possibile, era assolutamente inconcepibile che lui si fosse innamorato di lei. Tonks non riusciva a credere che uno come Remus potesse interessarsi ad una come lei; lei era solo un’insulsa ragazzina, imbranata come una foca da circo e svanita come pochi, a volte fin troppo esuberante e curiosa, insomma, l’ultima persona che chiunque – fatta eccezione per quel benemerito imbecille di Draco Malfoy, per il quale però lei non era nient’altro se non una specie di premio da vincere – avrebbe voluto avere al proprio fianco.

   Remus, invece, era praticamente perfetto. Era intelligente, gentile, buono…Aveva fatto di tutto purché lei fosse felice, ci teneva alla sua serenità. E Tonks, dopo aver visto il proprio Patronus, era finalmente riuscita a capire, a dare un nome a quell’emozione che da tempo sentiva dentro di sé e mai provata prima: era amore.

   Amava Remus, ora lo sapeva. E, in cuor suo, sapeva che anche lui l’amava. Ninfadora non poteva negare tutto quello che era successo in quei mesi. Il dono che le aveva fatto per ringraziarla, quel pomeriggio sulla neve in cui improvvisamente si erano ritrovati così vicini, tanto che lei aveva a stento represso l’impulso di baciarlo. E poi, la sera prima, quando avevano ballato proprio come una coppia di innamorati, quando lei aveva accostato il capo al suo petto e aveva udito i battiti emozionati del suo cuore. Quella domanda che le aveva posto poco dopo…Dora, pensi di poter essere felice con me?

   Perché gliel’avrebbe posta, se per lei non avesse provato nient’altro che semplice amicizia?

   E infine, l’aveva lasciata libera, aveva rinunciato a tenerla con sé, perché lei andasse da suo padre.

   Amare vuol dire saper lasciare liberi, aveva letto da qualche parte.

   Tonks si alzò in piedi di scatto, con le lacrime agli occhi, dirigendosi verso la finestra. Guardò il cielo rosso e arancione del tramonto. Quella sera ci sarebbe stata la luna piena.

   Ricordò che lei, ogni plenilunio, rimaneva al suo fianco, per aiutarlo a superare quei terribili momenti della trasformazione, per curargli le ferite il giorno dopo. Ma, quella notte, realizzò sentendosi il cuore a pezzi, lui sarebbe stato solo.

   Lei lo amava! Lo amava, ne era sicura. Era innamorata di lui, soltanto questo importava, al diavolo tutto e tutti, non gliene fregava niente di quel che avrebbe detto la gente, non gliene fregava niente se c’erano tredici anni di differenza tra loro due, e non gliene fregava niente nemmeno del fatto che lui fosse un lupo mannaro.

   Lo amava così com’era, punto e basta.  

   Ninfadora era decisa; avrebbe aspettato che suo padre si fosse sentito meglio, poi sarebbe immediatamente tornata al castello, sarebbe tornata da Remus. Gli avrebbe chiesto di perdonarla, si sarebbe scusata per essere stata così stupida e insensibile, e infine gli avrebbe detto quello che provava. Lo avrebbe aiutato durante le notti di luna piena, sarebbe rimasta con lui, sempre e comunque. E sarebbero stati felici per sempre, loro due insieme.

   Tonks venne improvvisamente richiamata da un debole mugolio; si voltò di scatto. L’occhio magico di Malocchio, neanche un secondo prima fisso nel vuoto, aveva preso a roteare, segno che suo padre stava per svegliarsi; la ragazza corse a sedersi sul bordo del letto accanto a lui.

   Malocchio aprì lentamente anche l’occhio sano, mettendo a fuoco con quello magico; e, passato il primo annebbiamento, vide la cosa che per lui era la più bella al mondo: sua figlia Ninfadora, seduta accanto a lui, sana e salva, benché pallida e con i capelli verde melma per la preoccupazione.

   Il colore, comunque, tornò immediatamente al rosa cicca non appena la ragazza si accorse che stava bene.

- Dora…- biascicò Malocchio con la voce impastata.

- Papà! Come ti senti?- fece Tonks, felice ma ancora preoccupata.

- Oh, Dora!- esclamò Malocchio trovando, benché ancora febbricitante e intontito, la forza di scattare su dal materasso e di stringere sua figlia in un abbraccio degno, pensò Ninfadora con il fiato corto, di far concorrenza a quelli di un amico di famiglia, il Mezzo Gigante Rubeus Hagrid.

- Dora!- ripeté Malocchio, stringendola a sé. - Come sono felice di vederti!

- Anch’io sono tanto felice di vederti, papà, però, per favore…

- Non sai quanta paura ho avuto! Sono venuto a cercarti, sono mesi che ti cerco…

- Lo so, papà, però, per piacere, ora…

- Mi sei mancata tantissimo! Credevo che non ti avrei mai più rivista!

- Papà…

- Per un attimo ho temuto che fossi morta! Quell’animale non ti ha fatto del male, vero?

- No, lui non…papà…

- Non mi sono mai perdonato di averti lasciata nelle grinfie di quel mostro!

- Papà…

- Quel lurido essere! Ti ha portata via da me per tutto questo tempo…

- Papà…

- Quel mostro! Se ti avesse torto un solo capello, giuro che l’avrei…

- Papà!

- Che c’è?

- Mi stai soffocando!- boccheggiò Tonks.

Malocchio mollò la presa; la ragazza si scostò, cercando di riprendere fiato.

- Scusa, scusa…- bofonchiò Malocchio.

- Lo sai che quando ti fai prendere dall’entusiasmo diventi pericoloso?

- Sono sveglio da neanche trenta secondi e già spari scemenze?

Ninfadora sorrise; era sempre lui, il suo burbero, brontolone, adorabile papà.

- Rimettiti sdraiato…- disse Tonks, rimboccandogli le coperte.- Hai ancora la febbre, meglio se ti riposi ancora un po’…

- Va bene, va bene - borbottò Malocchio.- Ma dimmi una cosa: si può sapere come mai sei qui? Insomma, come hai fatto a scappare da quella bestia?

- Non è una bestia, papà. E non sono scappata. Mi ha lasciata andare.

- Cosa?!- fece Malocchio, incredulo.- Non sei scappata? Quel mostro ti ha lasciata andare?

- Remus non è un mostro…- disse Tonks.

- Remus? Quella bestia ha un nome anche?

- Sì, si chiama Remus Lupin, e ti ripeto che non è affatto una bestia.

- Ma è un lupo mannaro!

- E’ un lupo mannaro, è vero, ma non è un mostro. Per favore, non chiamarlo più così, mi fai stare male…

   Malocchio scosse il capo, con aria rassegnata.

- Va bene, Dora, come vuoi. Ma proprio non riesco a capirti: ti ha tenuta prigioniera per tutto questo tempo, e ora…

- Lascia che ti spieghi…- disse la ragazza, prendendogli le mani, gli occhi che brillavano.- E’ vero, all’inizio era come dici tu, ma poi è cambiato tutto. Papà, ascoltami: so che può sembrare un mostro, lo credevo anch’io, ma non è così. Lui è…

   Uno strano fruscio l’interruppe; padre e figlia si voltarono. Il rumore proveniva dalla borsa a tracolla della ragazza, quella in cui era custodito lo specchio, e che Tonks aveva abbandonato sul letto appena arrivata. In un attimo, la borsa si rovesciò, aprendosi; lo specchio sgusciò fuori, e con esso, roteando su se stessa, una piccola tazzina da thé.

   Quando questa si fermò, i due scorsero il sorriso di Neville.

- Oh, ma guarda un po’!- esclamò Tonks ridendo.- Abbiamo un clandestino a bordo!

- Ehi!- sorrise Malocchio, riconoscendo la tazzina.- E tu che ci fai qui?

- Volevo venire con te!- disse Neville, rivolto a Tonks.- Ninfadora, perché sei andata via?

- Oh, Neville - sospirò la ragazza.- Mi dispiace davvero tanto, sul serio, ma io…

- Non ci vuoi più bene?- insistette Neville.

- Ma certo che ve ne voglio, Neville, è solo che…

Qualcuno bussò alla porta; Tonks si avviò ad aprire.

- Neville, tu è meglio se ti nascondi…

- Chi sarà mai, a quest’ora?- fece Malocchio.

- Credo che sia Madama Chips, sai, le ho chiesto di portarmi alcune erbe per la tosse e…

Tonks rimase pietrificata; non era Madama Chips ad aver bussato. Quando la ragazza aprì, si ritrovò di fronte l’ultima persona che avrebbe mai immaginato di vedere in quel momento: era un uomo alto e incredibilmente pallido, con una faccia da serpente e la testa calva; indossava un lungo mantello nero e intorno al suo braccio, con la testa appoggiata sulla spalla, se ne stava un enorme pitone verde. Tonks non aveva mai parlato con quell’uomo, ma lo conosceva di vista e di fama: era Lord Voldemort, soprannominato Oscuro Signore per via della professione che svolgeva; era infatti il direttore del manicomio di Hogsmeade, e Ninfadora aveva sempre pensato che fosse l’uomo più viscido e spregevole che lei avesse mai conosciuto in vita sua.

- Sì?- fece la ragazza, fingendo indifferenza.- Posso esserle utile?

- Buona sera, signorina Tonks…- fece Voldemort con voce melliflua.- Sono venuto a prelevare suo padre.

- Cosa?

Tonks vide che l’Oscuro Signore non era solo; alle sue spalle, infatti, c’era praticamente tutta Hogsmeade, con le torce accese per farsi luce nel buio. Erano perlopiù curiosi, come Madama Rosmerta e alcuni suoi colleghi del Ministero, come Arthur Weasley e Kingsley Shacklebolt, ma Tonks distinse chiaramente tutto il gruppo di persone che abitualmente stava al seguito di Draco Malfoy, i cosiddetti Mangiamorte: ecco lì in prima fila Peter Minus, Avery, Mulciber, Dolohov, Yaxley, nonché Rabastan, Rodolphus e Bellatrix Lestrange. E, in un angolo, avvolto nell’ombra, c’era lui, Draco Malfoy, che osservava la scena con un sorriso sornione dipinto sulle labbra.

- Non capisco…- disse Tonks, mentre invece stava cominciando a capire benissimo e intanto il sangue le si gelava nelle vene. - Ci dev’essere un errore…

- Non si preoccupi, signorina…- continuò Voldemort, con un sorrisetto, scostandosi leggermente di lato. - Suo padre è in buone mani…

   Tonks vide che proprio di fronte a casa sua era parcheggiata una carrozza rossa con tanto di sbarre. L’aveva vista centinaia di volte: con quella, ci portavano la gente al manicomio.

   - Mio padre non è pazzo!- strillò, pronta anche a mettere le mani addosso a quell’individuo schifoso, se fosse servito.

- Ah, no?- urlò Minus dalla folla.- Dici che non è pazzo? L’avete sentito tutti, quella sera, vero?

- Ninfadora, che succede?- fece Malocchio con voce roca, apparendo sulla porta.

- Malocchio!- urlò Rodolphus Lestrange.- Ripetici un po’ la storia che ci hai raccontato! Chi è che aveva rapito tua figlia?

- Un lupo mannaro!- disse Malocchio.

Tutta la folla scoppiò in una sonora risata; Bellatrix cominciò a ridere sguaiatamente, mostrando due file di denti anneriti.

- E’ pazzo!- ghignò Dolohov.

- Va curato, e al più presto! A quella poveretta di sua figlia potrebbe anche farle del male!- Yaxley rincarò la dose.

- Basta con questa pagliacciata!- urlò Rabastan.- Forza, prendetelo!

Immediatamente, Avery e Mulciber furono addosso a Malocchio, e lo sollevarono di peso.

- No!- ringhiò Tonks afferrando il braccio dell’Oscuro Signore, ma questi, sfoderata la bacchetta, la scaraventò al suolo con uno stupeficium.

   La ragazza si rialzò tutta dolorante, sentendo le lacrime di rabbia e disperazione salirle agli occhi, mentre cercava di trovare un modo per fermarli, al più presto. D’un tratto, si sentì toccare dolcemente una spalla.

   Si girò, scoprendo l’affascinante viso di Malfoy.

- Povera Tonks…- fece Draco.- Credimi, mi dispiace tanto…

- Tu sai che non è pazzo, Draco!- implorò Tonks.- Ti prego, fa’ qualcosa! Aiutami!

Il biondo finse di pensarci un po’ su.

- Mmm…forse io potrei riuscire ad accomodare la cosa…- disse infine.- Se solo…

- Se solo?- incalzò Tonks.

- Se solo tu decidessi di sposarmi!- concluse Malfoy, con un sorriso trionfante.

- Che cosa?!- urlò Tonks, indignata e finalmente conscia di chi fosse opera tutto ciò e quale fine avesse.- No! No, neanche morta!- ringhiò.

- Allora di’ addio a tuo padre!

Tonks rimase immobile. Le era venuta un’idea. Ma era una cosa folle!

- Ninfadora!- supplicò Malocchio, mentre i due Mangiamorte lo trascinavano verso la carrozza.

La ragazza si voltò di scatto ed entrò in casa, uscendone poco dopo reggendo in mano lo specchio magico.

   - Mio padre non è pazzo, e ve lo proverò!

Piombò il silenzio; Tonks chiuse gli occhi e inspirò profondamente.

Guardò nello specchio.

- Mostrami Remus Lupin!

Sollevò lo specchio in alto, in modo che tutti potessero vedere. Immediatamente, lo specchio levò un fascio di luce, quindi l’immagine si fece più nitida. Lo specchio mostrò Remus, il volto contorto e sfatto dalla sofferenza, mentre si contorceva a mandava urla di dolore simili a ringhi e ululati; la trasformazione si completò di fronte agli occhi di tutta la gente presente, che, alla fine, poté vedere riflesso nello specchio il muso di un lupo mannaro che ululava alla luna piena.

   Tutti ammutolirono; una dipendente del Ministero, Dolores Umbridge svenne, cadendo tra le braccia di Arthur e Kingsley. Avery e Mulciber lasciarono andare Malocchio;Bellatrix rimase a bocca aperta.

   Presto, però, il silenzio venne sostituito da una serie di borbottii sommessi.

- Incredibile!

- Credevamo che non ce ne fosse più neanche uno…

- Mai visto un licantropo come quello!

- Non è possibile!

- Bestia! Lurido animale!

- Potrebbe ammazzarci tutti…

- Mostro!

Tonks si sentì mancare; ora l’avevano visto tutti, tutti sapevano. Aveva salvato suo padre, ma si era pentita di averlo fatto in tal modo. Aveva agito d’impulso, senza riflettere, senza pensare alle conseguenze. Si ricordò improvvisamente di quanta paura e quanto odio suscitassero negli abitanti di Hogsmeade gli ibridi e specialmente i lupi mannari, e di tutto il clamore e l’euforia a cui aveva assistito appena due anni prima, quando Draco aveva ucciso quello che credevano essere l’ultimo licantropo rimasto nella Foresta Proibita, Fenrir Greyback.

   Draco fissava l’immagine riflessa nello specchio con uno sguardo a metà fra lo sbalordito e l’indagatore.

- Ma è pericoloso?- gridò d’un tratto Madama Rosmerta, rivolta alla ragazza.

- Oh, no!- rispose Tonks.- No, niente affatto!

- E ti aspetti che ti crediamo?- biascicò Bellatrix.

- Per favore, ascoltatemi - proseguì Tonks.- Lo so che può sembrare cattivo, ma non lo è, ve lo assicuro. Prende una pozione Antilupo ad ogni luna piena, perché non vuole fare del male a nessuno. E poi, è un uomo buono, gentile…- concluse, guardando il lupo nello specchio e sorridendo con tenerezza.

   Malfoy la raggiunse a passo di carica, costringendola a distogliere l’attenzione dallo specchio e a guardarlo in faccia.

- Se non ti conoscessi bene, penserei che tu provi qualcosa per quell’orribile mostro - la sbeffeggiò.

Tonks si divincolò con rabbia.

- Lui non è un mostro, Draco!- urlò. - Tu lo sei!

Malfoy la guardò con stupore, poi rivolse al licantropo uno sguardo pieno d’odio; ora, il sospetto che aveva era stato confermato; Tonks avrebbe potuto avere lui, Draco Malfoy, e invece gli preferiva quella…quella bestia!

- Anche lei è pazza, come quel povero vecchio!- urlò, strappandole lo specchio di mano. - Ma voi le credete? Credete davvero che questo animale sia innocuo?- proseguì, rivolto ai suoi Mangiamorte.- E’ una bestia, un mostro! Non è diverso da tutti gli altri licantropi. Verrà a prendervi di notte, ucciderà i vostri figli!

- No!- strillò Tonks, cercando di sovrastare le voci esaltate della folla.- Draco, non puoi…

- Tu non t’immischiare, razza di sgualdrina!- ringhiò Draco.- Io, il tuo mostro, lo ammazzo come la bestia che è!

Tonks si sentì improvvisamente impotente, ma riuscì comunque a sferrare un sonoro schiaffo sulla guancia del biondo.

Draco l’afferrò per un braccio, conficcandole le unghie nella carne.

- Se non sei con noi, allora sei contro di noi!- sibilò.- Rinchiudete il vecchio!

- Toglietemi le mani di dosso!- ringhiò Malocchio, mentre Avery e Mulciber lo scaraventavano nello scantinato della propria casa.

- Non possiamo permettergli di andare ad avvertire il mostro!- disse Draco spingendo dentro anche Tonks, e chiudendo la porta a chiave.

- FATECI USCIRE!- gridò Tonks con disperazione, picchiando i pugni contro il legno, ma nessuno l’ascoltò, tutti infiammati dalle parole di Malfoy.

- Libereremo Hogsmeade dal licantropo! Chi viene con me?

Tonks udì levarsi un urlo di approvazione, e picchiò ancora più forte contro la porta.

Draco si fece portare un Thestral e montò in sella. Al suo seguito, c’era mezza Hogsmeade, e ovviamente tutti i Mangiamorte; al villaggio restarono praticamente solo i bambini e le donne, fatta eccezione per Bellatrix Lestrange, che aveva deciso di seguire Malfoy e il marito.

   Draco impugnò la bacchetta con aria soddisfatta, mentre lui e tutta quella moltitudine di persone si addentravano nella Foresta Proibita, diretti al castello. Sogghignò con cattiveria, al pensiero di quel che avrebbe fatto a quella bestia che gli stava rubando la donna della sua vita.

   Sto arrivando, mostro!

 

   Angolo Autrice: Va bene, in questo capitolo non è che succeda granché, ma scrivere ancora mi sembrava eccessivo, sarebbe diventato chilometrico. Dunque, spero che la parola “sgualdrina” non abbia turbato nessuno, se è così, chiedo venia e vado per dieci minuti nell’angolino della vergogna…:P! Lo so che la scena del ceffone a Draco non era contemplata nel film, ma, diciamocelo, Tonks è una focosa, e lui se l’è meritata…XD. A questo proposito, siamo quasi agli sgoccioli e, come tutti coloro che hanno visto “La Bella e la Bestia” sapranno bene, si sta avvicinando la fine di Draco, alias Gaston. Perché ho fatto tutta questa tiritera? Perché vorrei implorare le fan del personaggio (che so essere molto numerose…sigh!…povera me!...) di non linciarmi e di pensare che Malfoy non morirà davvero, solo esigenze di copione, nient’altro! J

Bene, ultima cosa, poi la faccio finita una volta per tutte di dire fesserie, è probabile che all’inizio del capitolo io sia risultata un po’ prolissa (per non dire noiosa fino allo sfinimento! XD), ma mi sembrava che i sentimenti di Tonks non fossero stati bene esplicitati nei capitoli precedenti, in cui ho dato più spazio a Remus. Comunque, ora si è resa conto di amare davvero il lupacchiotto, la piccola Dora!

Okay, detto questo, non mi resta che ringraziare tutti coloro che leggono, e in particolare Ystava per aver aggiunto la mia fic alle seguite, e Karen Adnimel e MoonyPhoenix per aver recensito; e, ovviamente, darvi appuntamento al prossimo capitolo!

Ciao a tutti!

 

  
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