Anime & Manga > Death Note
Segui la storia  |       
Autore: Claire Piece    30/01/2012    3 recensioni
[storia completamente corretta ed epurata da errori grammaticali e sintattici]
"Ma io non voglio un principe e non voglio che tu lo sia… io voglio L e basta! Trovo che sia molto meglio che avere un principe che continua a chiedermi la mano o a dirmi di amarmi… Io voglio che nulla mi sia detto sempre in modo esplicito... voglio i fraintendimenti… amo proprio l’incapacità nel sapermi prendere, l’incostanza dell’ “a volte sì e a volte no”... voglio l’impulsività, la stranezza, la tentazione celata e costante...
Ecco cosa voglio. Sei tu."

La morte le aleggia costantemente intorno... La Wammy's House, geni, killer e l'amore per una persona irraggiungibile, L.
Una giovane donna stringerà tra sue mani tutto questo.
Ciao ciao a tutti, questa è la mia prima fan fiction.
Mi sono cimentata in un campo non mio, ma era molto che ero ispirata e così ho pensato "o la va o la spacca!" Così mi sono messa di buona volontà e ho iniziato a scrivere, da principio da sola e poi facendomi aiutare (purtroppo non sono un'esperta scrittrice e agli inizi non tutti siamo bravissimi) con la correzione degli errori
Genere: Drammatico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Nuovo personaggio, Watari
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
                    Devi vedere





 Quei sogni che mi avevano assalito fino a quasi due mesi prima, ricominciarono a presentarsi, in maniera casuale e apparentemente senza nessuna variazione. La stessa strada, lo stesso marciapiede, lo stesso albero, la stessa mostruosa creatura.                                                                                       
Forse l’unico particolare che cambiava e si alternava al libro nero di sogno in sogno, era una mela rossa, che quel mostro teneva stretta nelle sue mani ossute e artigliate. Ormai non mi spaventavano nemmeno più quelle immagini, stavano diventando quasi parte del mio vissuto quotidiano.             
Non mi stupivo più di nulla.                                                                                                                 
Fu la loro comparsa mentre ero sveglia, vigile e cosciente, che mi turbò non poco, perchè un sogno,  anche se fatto ad occhi aperti, non procura subito dopo una spaventosa emicrania che non permette nemmeno di tenere gli occhi aperti, costringendo a vedere forzatamente le immagini degli incubi.
Le visioni oniriche mi colpivano senza alcun preavviso, erano violente, seguite da altrettanto violenti mal di testa, ed era difficile nascondere quelle emicranie agli occhi di L e Wammy.
La reazione istintiva che mi davano infatti era di farmi chiudere la testa tra le mani, stringendo gli occhi in una smorfia di dolore. Seguivano leggeri lamenti che tendevo a zittire per non far preoccupare ulteriormente. Ma non servì a nulla, L e Wammy esasperati cercarono di convincermi a farmi vedere da un dottore, ma io mi opposi per non so quali ragioni, il mio intuito mi diceva che quei miei disturbi non necessitavano di cure mediche, ma di ben altro. Una cura ignota e inconsistente, difficile da concepire per menti razionali come le loro. Nel frattempo alleviavo le miei emicranie improvvise con antidolorifici o aspirine.

“Belle, è il secondo antidolorifico che mandi giù oggi. Chiamiamo un dottore per favore.” L non mi guardava nemmeno mentre mi parlava flemme, intento ad osservare lo schermo del suo portatile.
“No. L, ti ho già detto che è tutto a posto, sarà un momento di stress come mio solito. Quindi stai tranquillo e concentrati su ciò che stai facendo.” Risposi con un tono agrodolce, perchè sebbene la sua preoccupazione fosse motivo di contentezza per me, da una parte non sopportavo che insistesse. Quando Lui era impegnato in un caso doveva concentrarsi solo su quello, io sarei arrivata dopo, ed era cosciente del fatto che io la pensassi in quel modo.
Distolse la sua attenzione dal monitor, portandola su di me con un espressione indecifrabile. Mi osservava immobile, somigliava a un gufo reale, rannicchiato e con gli occhi fissi su un punto. Era seccato e io stavo per cominciare a ridere a causa della similitudine che avevo appena fatto tra Lui e l’animale. D’un tratto sentii entrare qualcuno nella suite ed entrambi distogliemmo la nostra attenzione l’uno dall’altra. Watari varcò la soglia del salottino-soggiorno e notai che era visibilmente stanco, ma questo non gli impedì di notare le facce crucciate che avevamo in seguito al nostro scambio di battute.
Feci finta di niente, presi le cuffie del mio lettore mp3 e me le infilai nelle orecchie dirigendomi nella mia stanza. Sapevo che Wammy e L avrebbero iniziato a parlare del caso Kira e dei suoi ulteriori sviluppi. Era impossibile non parlarne. Ma io per autodifesa in quegli ultimi giorni mi defilavo da tutto quel vortice di omicidi e ingiustizia. Inoltre vedere L diviso tra l’accanimento per catturare il killer Kira e l’ansia per me che avevo quegli inspiegabili malori, mi accendeva un senso di rabbia tale che preferivo non guardare. Piuttosto sarei rimasta chiusa in una cella d’isolamento.                                
Mentre la musica penetrava nelle mie orecchie calmandomi un po’, contemplai l’idea di addormentarmici, magari dormire mi avrebbe fatto stare meglio e sperai che potesse far sparire quegli assurdi disturbi che mi stavano colpendo. Diedi un veloce sguardo al mio portatile rosa dai bordi arrotondati, poggiato sul tavolo della mia stanza, di fronte alla finestra, poi ebbi un illuminazione. Mi sedetti e aprii alla svelta  il pc come se quello che mi era venuto in mente potesse sfuggirmi da un momento all’altro. Iniziai a fare delle ricerche, il tutto dettato da non so quale malsana intuizione.
Digitai sul motore di ricerca sogni premonitori.
Avevo sentito di persone che ne avevano avuti, e il fatto che io fossi tormentata da tempo da quegli strani incubi, mi portò a voler capire perchè mi stavano perseguitando a quel modo.
Lessi una delle tante discussioni a riguardo e rimasi sorpresa.

Si dicono sogni premonitori, quei sogni che permettono la predizione di determinati avvenimenti prima che accadano. Possono riguardare il sognatore oppure le persone con cui quest'ultimo ha un forte legame affettivo. Altri di questi sogni possono riguardare anche individui sconosciuti al sognatore. Quest'ultima tipologia differisce dalle altre altre, per via del fatto che chi sogna prova l'esigenza fisica di dover interpretare questi messaggi onirici. Possono manifestarsi in un particolare momento della vita del sognatore oppure sono frutto di un'innata capacità preveggente, che porta a farne quasi tutte le notti. Come accadeva al profeta Nostradamus.           
Si pensa perfino che questo tipo di sogni possano essere "la voce di Dio", che permette la previsione di determinati avvenimenti della nostra vita, tuttavia questi sogni non riguardano prettamente il sognatore, ma sono una richiesta inconscia d'aiuto al sognatore per un'altra persona.   I sogni premonitori sono riconoscibili grazie al fatto che nel sogno l'individuo non interagisce con gli oggetti che vede, e porta il soggetto sognante a svegliarsi stanco e fisicamente provato.

Leggendo quelle parole, la mia testa entrò in confusione, non sapevo cosa pensare. Ma una parte di me era sicura e certa che le informazioni appena lette fossero una verità assoluta e una prova schiacciante che quello che mi stava accadendo in quei mesi e giorni non era un caso e che avrei dovuto capire molto altro per poter prendere coscienza e affrontare qualcosa che solamente io potevo disincastrare. Istantaneamente mi rimisi a leggere cercando l’autore della discussione letta ed ai miei occhi balzò immediato il nome di chi lo aveva scritto: Miranda Gai.
Presa sempre più da un’agitazione inspiegabile, mi precipitai a prendere il cellulare, che avevo buttato sul letto e che mi aveva fornito Wammy, nel caso avessi avuto bisogno di lui o di un’emergenza in sua assenza. Composi il numero di telefono che trovai vicino al nome dell’inserzionista.  
Non m’importava che fosse nell’altro capo del mondo, precisamente questa Miranda si trovava a Torino in Italia e si rendeva disponibile a prestare aiuto a chi non riuscisse a interpretare le previsioni o a concepire e a prendere coscienza della propria preveggenza.
Volevo sapere che cosa dovevo fare
Io volevo apprendere come riuscissi ad avere certe visioni e che cosa avessero a che fare con me.
Dall’altra parte del telefono sentii squillare, mi sentivo il cuore in gola, poi percepii il suono della risposta.
“Sì, pronto?” La voce di una donna adulta e matura, squillante ma non fastidiosa, mi rispose in italiano.
Ed io in inglese dissi “Sal…salve...” mi presentai con un altro falso nome suggeritomi da Wammy, nei casi in cui mi fossi potuta trovare in contatto con degli estranei: Clare, perchè lui mi definiva chiara, schietta e solare. “ Mi chiamo Clare, ho letto il suo articolo riguardante la preveggenza... e...” mi bloccai pensando di risultare un’idiota. Per quanto mi poteva riguardare, quella Miranda poteva essere una millantatrice da quattro soldi, che avrebbe potuto ingannarmi facendomi credere a certe storielle sopranaturali.
Ma subito mi incalzò capendo cosa mi bloccava e parlò anche lei in inglese.
“Oh, Clare. Non preoccuparti. Faccio questo da una vita e non ho mai preso in giro nessuno. Dimmi dove ti trovi e verrò ad aiutarti, non mi interessano i soldi, se questo può convincerti a fidarti di me.” Disse in maniera molto dolce ma alla stesso tempo sulla difensiva.
“Oh!” esclamai “Ok. Ma il problema è che io mi trovo in Giappone... e non so se lei può... pensavo di parlarne al telefono.” Ero impacciata e mi vergognavo da morire… chi avrebbe potuto dare credito a qualcuno che faceva una telefonata per capire se era pazza o una specie di veggente?
“Bene! Non avere paura Clare, entro domani sarò da te. Dimmi solo dove incontrarci.” La sua voce era di nuovo melodiosa e rassicurante, come se sentisse dalla mia una velata e disperata richiesta d’aiuto.
Per un attimo esitai, ma poi cedetti e dissi “Incontriamoci alla sala hobby and food del Teito Hotel di Tokyo. Un’altra cosa che ci terrei a dirle, è che il tutto rimanga nella più totale segretezza, se non le dispiace. E dovremmo incontrarci senza dover usare recapiti telefonici per contattarci. Io sono una ragazza inglese, mi riconoscerà perchè indosserò una camicia con una fantasia a quadri .” Chiusi gli occhi sentendomi un verme, perchè L non sapeva nulla di tutta la storia dei miei sogni e visioni, e per di più ora facevo telefonate in gran segreto ad estranei dall’altra parte dell’emisfero. Sapevo che prima o poi Lui comunque ne sarebbe venuto a conoscenza, chiedendomi delle spiegazioni per quella chiamata, ma impegnato com’era col caso Kira credo che in quel momento sapere cosa stavo combinando sarebbe stato l’ultimo dei sui problemi.
“Cara Clare, non preoccuparti, sarò lì da te il prima possibile, credo che riuscirò a riconoscerti facilmente dato il tuo nome e il tuo modo di parlare che è tutto fuorché con inflessioni nipponiche. Prenderò il primo volo che partirà in serata, e sarò lì appena toccherò terra. Credo che l’ora di cena sia perfetto per incontrarci, poi alloggerò in un altro albergo. Non rimarrò per molto lì in Giappone, posso assicurartelo. Arrivederci e a domani allora.” Chiuse la chiamata in modo netto, e la sua sicurezza e risolutezza mi spiazzò. Come faceva a prendere così alla leggera un viaggio di tredici ore solo per fare una chiacchierata su strani fenomeni onirici che mi tormentavano?
Rimasi a osservare il cellulare tra le mie mani mentre richiudevo lo sportelletto, poi sobbalzai sulla sedia sentendo aprire la porta della mia stanza. Wammy entrò con un vassoio d’argento con sopra due tazzine, una zuccheriera, una teiera per il tè e una più piccola per il latte, tutto in finissima porcellana. Sorrisi nervosa “Watari! Mi hai spaventato, ero qui incantata a guardare il cellulare che mi hai lasciato. Mi piace molto.” Feci ripiombare poi i miei occhi sul telefono per evitare il suo sguardo.
“Sono contento che ti piaccia, almeno tu rispetto a Lui, apprezzi molto di più i cellulari .” Rideva beffardo facendo raggrinzire le rughe intorno agli occhi.
“Però se ci pensi, ha ragione. Lo squillare del cellulare mentre si fa qualcosa o si parla è disturbante, rovina tutto. Non trovi?” Risollevai gli occhi prendendo la tazzina nella quale Wammy aveva già versato del tè.
“Belle, io credo che tu prenderesti le sue difese anche se Lui compisse le azioni più insensate di questo mondo.” Wammy proruppe in una leggera risata e aggiunse “ E lo faccio anch’io.”
Rimanemmo silenziosi facendo le nostre cerimoniose azioni per il tè, a volte quei silenzi si infilavano tra me e Wammy, pacati e familiari. Io sorrisi timidamente osservando il colore rosso del tè ai frutti di bosco, che lui sapeva piacermi molto, il vapore profumato mi finiva in faccia tranquillizzandomi. Poi Wammy mi porse la zuccheriera e io buttai nel mio tè le mie consuete due zollette, nel frattempo lui mi sedette di fronte sorseggiando il suo di tè. Mi osservava mentre versavo il latte nella mia tazzina. “Cosa c’è Watari? Perchè mi guardi così?” ero incuriosita dal suo modo di fare.
“Sei sicura di non essere inglese? Non è da tutti prendere in maniera spontanea e innata il latte nel tè come lo fai tu.” sollevò leggermente gli occhi sotto i sui occhiali, che si erano appannati col vapore.
“Credo proprio di non esserlo...” dissi sconsolata “...ma sono comunque stata adottata da un inglese e quindi per me equivale ad esserlo.” sorrisi bevendo e sentendo il caldo del tè attraversarmi il petto, mi sentii riscaldata e al sicuro, guardai fuori dalla finestra l’imbrunire del cielo e scordai le miei allucinazioni, i mal di testa, la telefonata segreta e Kira.
Poi Wammy mi riportò alla realtà “Belle.” Mi voltai lentamente avvolgendomi nel frattempo con una coperta poggiata sulla sedia su cui sedevo.“Sai che puoi dirmi tutto. Vero?” Wammy aggrottò le sue sopracciglia in un espressione preoccupata, sentiva che stavo nascondendo qualcosa, era la prima volta dopo quegli anni passati insieme che non davo sfogo a quello che mi turbava.                

Sorrisi e risposi con convinzione “Sì, lo so. Ma voglio anche imparare a non gravare sempre sulle vostre spalle, voglio somigliarvi almeno un po’ di più. Watari, io sarò sempre con voi, ma ho bisogno di farcela da sola qualche volta. Giusto?”
“Sì, forse hai ragione. Ma se dovessi avere bisogno d’aiuto, ricorda che anche io sono con te Belle.” Wammy era calmo e rilassato, per un attimo mi passò nella mente il ricordo del giorno che lo incontrai. Il sole di Marzo... il suo golfino color crema.
“Non ne avevo dubbi.” Lo guardai intenerita, poi lo vidi alzarsi e riporre le tazzine sul vassoio, le sue mani anziane e rugose erano prive dei suoi soliti guanti bianchi.
Stava per rimettersi al lavoro con L, ponendo fine al nostro momento di pace.
Aveva mantenuto la sua promessa, aveva preso il tè con me nonostante i suoi complicati impegni.
“Watari.” lo chiamai, dovevo almeno avvisare che il giorno seguente avrei fatto cena nella sala hobby and food dell’albergo, altrimenti una mia sparizione improvvisa avrebbe indotto a dei sospetti o a controllarmi. “Domani sera credo che mi divertirò un po’ qui in albergo, cenerò qui sotto. Ho proprio bisogno di uscire almeno fuori dalla mia stanza. Spero non sia un problema per te o per L.” Finii con un tono speranzoso.
“No. Non credo creerà problemi, basta che tu rimanga nel totale anonimato e non riveli nulla, come al solito.” Io annuii e detto questo Wammy si voltò sereno in direzione della porta ed uscì dalla mia stanza.
Stringendomi le spalle con la coperta, sospirai sollevata e pensai al da farsi del giorno seguente.
 

31 Dicembre 2003

Era l’ultimo giorno dell’anno e passai il mio tempo guardando la televisione, che trasmetteva programmi molto allegri, quel tipo di programmi spensierati che si possono trovare solo nella tv giapponese, con i presentatori perfetti e professionali. Credo che non esistesse nulla di impreciso e non armonico in quel paese, però a volte mi faceva pensare che ci fosse molto altro dietro, che questa perfezione a volte fosse imposta.
Mi dilettai poi con il mio computer e la musica, lentamente arrivarono le sei del pomeriggio. Pensando che Miranda fosse già arrivata all’aereoporto da un bel pezzo, cominciai a prepararmi per scendere al piano di sotto e cenare, come se non ci fosse un altro fine al di fuori della cena. Indossai la camicetta a quadri menzionata nella chiamata, dei jeans e delle scarpe da ginnastica per non dare nell’occhio. Il vedermi uscire con un abito leggermente più elegante avrebbe destato sospetti in L, perchè sapeva benissimo che io in una giornata qualunque, anche se era la fine dell’anno, mi sarei abbigliata in maniera molto informale, sapendo che sarei rimasta comunque in albergo.
Quando ebbi finito raggiunsi il soggiorno e, mentre mi apprestavo ad uscire dalla suite, L mi fermò dicendomi “Non è giusto che tu mi lasci qui solo. Sicura che non c’è nulla che tu debba dirmi?” Camminò lento verso di me ma si fermò, ponendo una sorta di distanza di sicurezza e io non capii perchè lo stesse facendo.
“Che c’è? Vuoi farmi sentire in colpa perchè vado a cercare un po’ di svago?” dissi spiritosa guardandolo maliziosa, pensando anche che stesse sospettando qualcosa o forse mi aveva già   scoperta.
Ma lasciò correre. “No, anzi, sono io a sentirmi in colpa con te.”
Mi sentii ancora più marcia dentro, Lui abbassò lo sguardo per poi rialzarlo e proseguì cambiando discoro “Questa sera a mezzanotte verranno qui degli agenti del quartier generale giapponese, gli unici che rimarranno e parteciperanno attivamente con me al caso Kira. Vorrei che tu non ti mostrassi mai a loro, per una forma di sicurezza.” disse autoritario, eppure nella mia testa qualcosa mi diceva che Lui non era solo preso con trasporto per questo caso, ma c‘era qualcosa di più che lo turbava e non riuscivo a leggerlo.
“Come vuoi L, per me non c’è alcun problema, meno ho a che fare con queste persone e più sento e penso che ne trarrò beneficio. Piuttosto, mi secca il fatto che tu debba mostrarti a loro, mettendoti ulteriormente a rischio.” lo guardai intristita.
“Ma è un rischio che devo correre, se voglio chiudere quest’indagine definitivamente, Belle.”
Mi guardò come se quelle parole non le avesse pronunciate solo per se stesso, ma anche per me. Per darmi la garanzia che ce l’avrebbe fatta a risolverlo, che non mi stava mettendo da parte, che non si avvicinava per non perdere il contatto con quel caso, che era a sé stante rispetto agli altri casi risolti da Lui.
“Ok, adesso vado.” Non dissi altro, sentii una morsa stringermi lo stomaco e il fatto che Lui non si fosse avvicinato cercando il mio contatto fisico, mi fece paura più di ogni altra cosa.

Raggiunsi il piano della sala d’albergo che mi interessava, un enorme spazio arredato in maniera sofisticata ed elegante, le lampade a parete creavano un ambiente rilassato. Sedetti al primo tavolo libero che trovai, mi misi in attesa.
Ero nervosa e iniziai a giocare picchiettando con la punta del dito il manico del coltello. Guardai l’ora, si erano fatte le otto di sera e mentre distoglievo lo sguardo dall’orologio appeso sulla parete dell’angolo bar, intravidi la figura di una donna magra, abbigliata in maniera molto sobria, con un cappotto nero con un contenuto collo in corta pelliccia nera. I suoi capelli erano grigi e acconciati in un ondeggiante caschetto, il viso era gentile, i suoi occhi verde chiaro spiccavano sulla sua carnagione perlacea e senza molte rughe, sebbene si notasse che la sua età si aggirasse sui cinquant’anni.
Venne verso di me senza incertezze, senza guardarsi intorno alla ricerca di dove fossi, sembrava sapere benissimo che ero io la persona che doveva incontrare.
Presa dall’agitazione, mi guardai la camicia. Capii che nessuno avrebbe potuto sbagliare guardandomi.
“Salve! Tu devi essere Clare.”
Quasi mi sembrò di essere abbagliata dal suo sorriso, fresco e che mostrava la sua personalità decisa.
La invidiai.
Tolse i guanti in pelle e mi porse la sua mano per stringermela, io feci lo stesso. Quasi me la stritolò.
“Piccola cara, se non stringi la mano con decisione farai sempre capire all’altra persona che sei molto insicura.” affermò quasi a volermi impartire una lezione.
Io mi limitai a rispondere “Piacere mio. E tu devi essere Miranda.”
Si sedette e iniziò “ Bene! Dimmi cos’è che ti affligge, Clare. Se mi hai chiamata vuol dire che o mi hai presa in giro e mi hai fatta venire fin qui per un tuo puro divertimento oppure sei davvero in difficoltà con la tua particolare dote.”
Sgranai gli occhi. “Ah! Cosa le fa pensare con assoluta certezza che ho questa dote?!”
“Perchè nessuno chiede aiuto, se sa gestire la propria preveggenza, Clare. Sai, io vengo da una famiglia in Italia molto rinomata per via del contributo e soccorso che ha dato grazie a questo dono, non a caso il mio cognome Gai ha origine gotica e significa aiuto. Ora dimmi da quanto tempo sogni. Che tipo di sogni sono? Sono frequenti? Raccontami ed io ti dirò come comportarti.”disse pacata e con fermezza.
Presi un bel respiro ed iniziai, gli raccontai tutto quello che mi era accaduto nei mesi precedenti e la ricomparsa nell’ultima settimana di quei sogni. Gli incubi ricorrenti con dettagli che cambiavano o si aggiungevano, la creatura mostruosa e i particolari sogni che non erano negativi, che riguardavano me e L. Ovviamente non parlai mai di Lui come L. Passai poi a quelle ultime varianti, sprazzi di quelle illusioni che emergevano da sveglia e che mi lasciavano come strascichi quelle tremende emicranie.
Vidi riflettere molto Miranda mentre esponevo ciò che stavo vivendo.
Aspettò che finissi per poi mostrarmi ciò che pensava lei di tutto quello che mi aveva sentito dire.
“Bene Clare. Credo di non avere dubbi, tu sei una preveggente e credo anche che questi tuoi sogni, se hai letto bene e attentamente ciò che ho scritto in quel mio articolo, siano quel genere di sogni che cercano di guidarti in una direzione ben precisa. Probabilmente tu devi aiutare qualcuno. Non so bene chi ma devi fare qualcosa.”

“Cosa dovrei fare? Io non capisco molto i messaggi che vogliono lasciarmi questi sogni.” ero incuriosita e disperata nel mio tono.
“Vedi, tu hai fatto due tipi di sogni, uno lo definirei oscuro, l’altro è chiaro e puro. Diciamo che puoi associare il nero al sogno con la creatura mostruosa e il bianco al sogno con la persona a cui sei molto legata. Il fatto che quest’ultima sparisca all’improvviso avvolta da una luce fortissima nei tuoi sogni, ora non vorrei spaventarti, può significare che qualcuno o qualcosa, forse anche quella orrida creatura del sogno nero, potrebbe portartela via. Non temere, questi sogni ti avvertono, capito?” mi guardò dritta negli occhi, mentre assumevo un’aria cupa e Miranda proseguì “Loro ti mandano un messaggio, ti aiutano a intuire che cosa potrebbe accadere senza il tuo intervento. D’ora in avanti presta molta attenzione a ciò che sogni, ogni piccola variante potrebbe essere la chiave per intercedere e aiutare quella persona che ha bisogno di te.” Concluse poi prendendo il calice con del vino rosso appena ordinato.
“E...” esitai e Miranda mandò giù il vino riconcedendomi la sua attenzione. “E per quelle visioni seguite dai mal di testa? Come dovrei interpretarle?”
Miranda poggiò il calice sulla candida tovaglia, che faceva spiccare all’anulare della sua mano sinistra, un anello di fattura molto antica. “Vedi Clare, io credo che queste tue visioni ad occhi aperti siano una specie di avvisaglia, un avvicinamento a quel qualcosa che a ha che fare con le tue premonizioni. Probabilmente sei molto vicina a ciò che influenza le tue oniriche rivelazioni, ma tu non te ne sei mai accorta e di conseguenza, forse, esplodono con queste manifestazioni a occhi aperti. La mia esperienza mi ha insegnato che non tutti siamo identici nell’avere queste visioni. Io, ad esempio, rimango immobilizzata nel bel mezzo della mia percezione.” Rise tra sè e sè e prima che potesse trarre la sua conclusione su quell’ultima risposta fornitami la incalzai. 
“Quindi mi stai dicendo che il mio modo di prevedere certe cose e il mio avvicinarmi a loro, porta il mio stato fisico ad avere quelle fastidiose cefalee e ad indebolirmi.” Dissi con fermezza.
“Sì, Clare. Esatto.” Disse guardandomi orgogliosa come il maestro al proprio discepolo e continuò “Clare, questo è un dono, un dono divino e una grazia ricevuta che ti permetterà di salvare delle vite, non averne paura, affrontalo, rendilo parte di te. Non pensare mai che tu non sia la persona adatta a gestire questa dote, tu sei perfetta per questo e te ne accorgerai. Io, dal mio canto, spero di esserti stata d’aiuto.” Prese la mia mano poggiata sul tavolo e l’accarezzò amorevolmente.
“Sì, lo sei stata e molto, Miranda, e ti ringrazio di cuore. Solo che non so come ripagarti.”
“Oh! Non avere timore, io agisco nel più totale disinteresse materiale, fa parte dell’etica della mia famiglia da secoli. Mi ripagherai il giorno in cui mi dirai che hai salvato qualcuno. Del resto anche io sono qui per lo stesso motivo… In quest’ultimo periodo avevo visto spesso la tua figura nei miei sogni… E sapevo che questo voleva significare qualcosa. Avevo capito però che si trattava di qualcosa di grosso su cui non potevo interventire indirettamente. E quando ho ricevuto la tua telefonata ho subito saputo che fossi tu quella ragazza che appariva nei miei sogni. E questo è il motivo per cui mi sono precipitata qui in modo apparentemente poco sensato ed incosciente. Anche se essere presa per incosciente è una cosa a cui sono abituata.” Sorrise e prese ad armeggiare con il menù, ordinammo e cenammo, il tutto nella più totale serenità.
Mi sentivo più determinata e fiduciosa grazie a lei, ora potevo fare realmente qualcosa di concreto, non mi sentivo più un qualcosa di messo in disparte e inutilizzato.
Lentamente si fecero le undici di sera e per me era giunta l’ora di salire in camera, altrimenti avrei potuto incontrare qualcuno degli agenti del quartier generale al mio rientro.
Accompagnai Miranda all’uscita dell’hotel. “Clare, per qualsiasi cosa, non esitare a chiamarmi, ok?” disse in maniera quasi materna, poi mi accarezzò una guancia e tenne la sua mano guantata su di essa e disse “Piccola mia, sarebbe davvero peccato se questo viso, questi occhi e queste guance rosse, si rigassero di lacrime. Combatti Clare, diventa forte.” poi si incamminò verso il taxì, si voltò e fece cenno di saluto con la mano “A presto e buon anno.”
“Sì, a presto e buon anno anche a te.” Risposi sorridendo, poi la vidi montare nell’auto che si dileguò svoltando un angolo della strada.

Risalii nella suite e vidi L intento a scrivere qualcosa al computer, non ci feci molto caso e stanca mi diressi nella mia stanza.
Mentre  mi preparavo per andare a letto, spazzolandomi i capelli, L si affacciò sulla soglia della mia camera. “Belle, stanno per arrivare, dovresti chiudere la porta e non farti vedere in nessun modo.” Teneva le mani in tasca e appariva sconsolato, eppure avrebbe dovuto sentirsi forte del fatto che aveva degli alleati superstiti per quella caccia all‘assassino.
“Va bene, non ti preoccupare, tanto sto andando a dormire. Bizzaro per essere l’ultimo dell’anno, no?”
Lo guardai e mi avvicinai alla porta, rubandogli un bacio. Sapevo che Lui aveva paura di toccarmi perché poi avrebbe sofferto la mia mancanza, ma io ignorai questo suo timore e a Lui non dispiacque affatto. Se non avesse dovuto incontrare quelle persone probabilmente sarebbe rimasto con me.
“A domani mattina.” Dissi piano e sorrisi.
“Bene.” disse L con tono vellutato, accarezzando deciso i miei capelli. Quella situazione lo infastidiva perchè non poteva stare con me come avrebbe voluto e come avevamo sempre fatto.
Chiusi la porta e Lui si mise in attesa nel soggiorno.
Io mi buttai sul letto tirandomi su le coperte e dopo pochi minuti sentii il vociare di L con gli agenti, mentre lentamente affondavo nel sonno, la sua voce arrivò al mio orecchio come se quel messaggio dovesse pervenire anche a me, insieme alla sua determinatezza.
Sono assolutamente sicura di averlo sentito dire. “Dimostreremo che la Giustizia trionfa sempre.” 

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Death Note / Vai alla pagina dell'autore: Claire Piece