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Autore: Eliada    10/09/2006    2 recensioni
“-Che cos’è Hogwarts e chi accidenti è Albume Sipente?- -Già e chi sarebbe anche quella… com’è che si chiama?! Minerva McGranito? Che bei nomi!- -Albus Silente!!- tuonò Piton -E Minerva McGranitt…-completò con minor enfasi. -Okay, okay signor Spiton!- cercò di giustificarsi Elisabetta, ma con scarso successo. -Ci rinuncio…- borbottò Piton.” Come vi sembra "l'inizio" di questa ff? Vi ispira?Beh...se è così cosa aspettate!Leggetela...e se vi capita...lasciate una piccola recensionuccina!!!
Genere: Generale, Commedia, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Altro personaggio, Draco Malfoy, Harry Potter, I Malandrini, James Potter, Lucius Malfoy, Remus Lupin, Severus Piton, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 10

 

Mi ami?

 

Agosto pareva non avere mai termine, nonostante fosse appena iniziato.

Elisabetta stava lentamente abituandosi all’assenza di sua sorella, Sirius alla presenza di Piton.

Sara fece ritorno verso la metà del mese, con addosso un kimono, ai piedi un paio di infradito e sulla spalla, a mo’ di trofeo, una cintura. La prima cintura di karate, per la precisione.

Era euforica, ogni tanto se ne usciva con qualche battuta giapponese e tirava calci all’aria, ma era davvero l’unica. Una leggera cortina di tristezza aleggiava sinistra su quella casa, rendendo i pomeriggi meno caldi e il sole più offuscato.

I più utilizzarono quei giorni per ultimare i compiti e dedicarsi al ripasso, proporre qualcosa di alternativo sarebbe stato inutile.

Dopo Ferragosto però qualcosa si mosse. Harry indisse una riunione molto speciale del C.AP.R.I. a cui parteciparono anche Severus e Vittoria, mentre Elisabetta, ignara di tutto, giocava col suo fratellino Constantine. Era molto affezionata a lui, soprattutto perché quando stavano assieme riusciva a distrarsi per un attimo dal pensiero della sorella lontana. Inoltre, se il piccolino portava quell’insolito nome era a causa sua…

-Mamma, io esco, vado a fare un giro. – aveva gridato un uggioso pomeriggio di una settimana fa.

-Devi proprio? Ho bisogno di una mano per trovare un nome al tuo fratellino…- le aveva gridato di rimando Vittoria dalla cucina, dove stava discutendo con il futuro marito.

-Faccio presto, noleggio “Constantine” per stasera e torno. –

Vittoria era rimasta subito folgorata da quel nome e aveva mosso mari e monti per convincere anche Piton.

-Ma… mamma, guarda che Constantine è il cognome… il tipo di nome fa John!- aveva protestato Elisabetta.

-Uffa, non ti ci mettere anche tu!-

-Scusa ma io mi preoccupo già del futuro di mio fratello, quando i suoi amichetti gli chiederanno come si chiama e lui si vergognerà a morte!-

-Sì, si vergognerà a morte di portare il mio cognome…- Piton pareva abbacchiato.

-Stai scherzando vero? Diventerà famoso invece! Solo che con un nome così… allora io vado, sembri irremovibile… ricordati che io tifo per Michelangelo, è bellissimo come nome. A dopo…-

-Beh, alla fin fine Constantine non è così male come nome, no?- Elisabetta guardò dubbiosa il suo fratellino, bloccando il flusso dei propri pensieri. Dormiva.

-Sai, tortellino, mi assomigli molto. Mi ricordi tanto me stessa durante le ore di Storia della Magia…-

E intanto, mentre la ragazza parlava al suo fratellino addormentato, al piano di sopra la super riunione aveva termine…

*

-Ah, ragazzi, non so cosa farei senza di voi!!- esclamò Elisabetta, in bikini e con gli occhiali da sole, apprezzando il sole di fine agosto.

Il grande piano di Harry era più o meno quello di fare una vacanza al sole, ma la soluzione era giunta, inaspettata quanto gradita, da Sara: la ragazza infatti aveva ricevuto già da una settimana un invito da parte di un amico conosciuto in Giappone durante un corso di arti marziali, tale Andrè, a cui si associava il fratello di questi, François. I due fratelli avevano a disposizione la casa fino all’inizio del nuovo anno scolastico, poiché i loro genitori era fuori per lavoro, così avevano chiesto a Sara e ad eventuali amici di allietare i loro “tristi” giorni solitari. Mettendo tutti i puntini sulle “i”, la loro casa si trovava ad Ibiza, il posto meno solitario della Terra.

I genitori della ragazza, di Ramona, di Enrique, di Elisabetta, di Giada, di Ryan e di Harry (Draco era più che autonomo di scegliere) acconsentirono a lasciarli andare, solo dopo aver dato loro raccomandazioni di ogni genere. Così, gli otto amici si ritrovarono catapultati in una specie di universo alternativo contenuto nella hawaiana villa di Andrè e François.

I due fratelli erano alti (taglia da basket) e dal fisico asciutto, avevano folti capelli ricci e scuri tanto quanto gli occhi e folte sopracciglia. Ad un primo impatto potevano sembrare alquanto diversi, se non nell’aspetto allora nel carattere, ma se, essendosi prefissati un obiettivo comune, decidevano di allearsi, un ghigno serpeggiava sulle loro facce e si allargava alla stessa velocità.

Andrè era un provetto ballerino, come aveva dato prova di essere sin dal primo giorno accostando un balletto di danza classica ad uno di break dance, mentre il fratello si dilettava con la batteria.

Le giornate sull’isola di Ibiza erano morte; la gente se ne stava rintanata nei bar oppure in camera a dormire per ricaricarsi ed essere pronti per una notte di sballo. Non era raro sorprendere i ragazzi sonnecchiare stesi al sole alla tregua di lucertole sull’ampio terrazzo che dava sulla piscina, macchie colorate sull’intonaco bianco della villa.

Gli adolescenti erano assolutamente liberi di fare ciò che più li aggradava: prendere il sole in terrazza, farsi un tuffo in piscina, bere bibite gassate e sgranocchiare patatine o fare la lotta con i cuscini, badando però di non danneggiare nulla.

La sera Ibiza si trasformava: diveniva la patria del casino più totale, della vita notturna (non dei vampiri!), degli alcolici, della musica a tutto volume e delle piccole risse. François aveva scoperto da tempo l’esistenza di un locale tutto sommato tranquillo (per quanto potesse essere un locale notturno) nel quale si incontravano ragazzi dai quindici anni ai venti massimo, dove si poteva ballare e, se c’era qualche intraprendente giovanotto, suonare e cantare dal vivo.

Iniziavano ad uscire verso le dieci e mezza per raggiungere il locale cinque minuti dopo; il pieno si raggiungeva verso le undici e mezza, quando le luci calavano e iniziava la discoteca. I ragazzi potevano chiedere ai baristi anche bibite a basso tenore alcolico, che venivano registrate accuratamente e quando il proprietario decideva che erano sufficienti, smetteva di elargire.

A Sara piaceva molto il locale, pieno di gente interessante… a volte si rammaricava quasi di essere già fidanzata! Era sempre la prima a lanciarsi nelle danze, riconosciuta persino dal dj, e aveva anche una gran resistenza.

Anche Draco amava l’atmosfera di Ibiza; più volte era stato invitato a ballare da ragazze molto carine, forse le più carine dell’intero locale, e lui aveva accettato senza esitazione. Giada e Harry avevano però il piacere di vederlo tornare dopo mezz’ora al massimo.

-Ti è andata male come al solito?- soleva chiedergli Harry.

-Mpf, era solo una sciacquetta… Per niente interessante. – soleva rispondere Draco.

A metà settimana Ramona perse le staffe; si staccò violentemente da Enrique e a passo di carica si diresse da Draco, che stava ballando con una biondina.

-Sciò, vattene!- intimò alla ragazza, prima di prendere sottobraccio il ragazzo e dirgli un paio di cose.

-Carissimo, la vedi quella bella ragazza con i riccioli castani? Si chiama Giada, ha la mia età ed è single. Che ne dici di invitarla a ballare? Tanto ormai le bionde te le sei passate tutte…-

-Passate? Ehi, sembra quasi che me le sia portate a letto!!- protestò il biondino.

-Conoscendoti ne saresti stato capace, anzi, mi chiedo come tu abbia fatto a resistere tutto questo tempo… ma guarda, penso di avere indovinato… chiedi di ballare alla risposta alla mai domanda, per favore! Altrimenti ti perseguiterò per il resto della serata, parola!!- Ramona, irremovibile, incrociò le braccia al petto con sguardo minaccioso rivolto all’uomo dagli occhi di ghiaccio.

-E va bene, forse hai ragione. Sono stato un cog**one a non averglielo chiesto prima. –

Risoluto, Draco raggiunse Giada, seduta con Elisabetta ed Harry; quest’ultimo ammiccò rivolto al biondo. Incurante, Malfoy s’inchinò e fece il baciamano a Giada facendo seguire la richiesta.

-Vuoi ballare?-

-Con piacere. –

I due si allontanarono mano nella mano e occhi negli occhi, mentre Elisabetta ed Harry quasi rischiavano di cadere dalle rispettive sedie per il gran ridere.

-Come mai questa richiesta improvvisa?- chiese casualmente Giada, cercando di non far trasparire la sua palese curiosità.

-Ho soltanto pensato che fosse giunto il momento di chiedere di ballare all’unica persona che mi interessava veramente e che non avevo ancora invitato. – rispose altrettanto casualmente Draco, con grande naturalezza.

Giada arrossì e si concentrò sul ballo, fissando insistentemente la punta delle scarpe.

-Che ne dici se io e te… uhm… ci conoscessimo meglio? Voglio dire, siamo appena conoscenti, eppure trovo la tua compagnia estremamente interessante. – continuò imperturbabile Draco, facendo apparire il suo discorso assolutamente naturale e appropriato.

-A-ah sì?-

-Sì. –

I due continuarono a ballare per alcuni minuti, prima che Draco parlasse di nuovo.

-Non sono uno stinco di santo, sono piuttosto cattivello, anzi, ma spero che questo non pregiudichi il nostro rapporto. Quando ho visto te e i tuoi amici mi sono guardato attorno e ho capito di essere solo, davvero solo. Alla mia età è brutto sentirsi soli, a venticinque anni un ragazzo dovrebbe avere un gruppo di amici e una ragazza, perciò mi sono detto che fare lo str**zo forse non è stata la scelta migliore della mia vita. –

-P-perché mi stai dicendo tutto questo?-

-Perché vorrei, se tu me lo consenti, ricominciare da qui, con te.

-Questo cosa significa?-

-Significa che ti sto chiedendo di essere mia amica e la mia ragazza. – il viso di Draco era angelico e sorridente, ma gli occhi tradivano una ferma decisione e Giada fu sicura di non essere presa in giro. Annuì senza proferir parola, ancora troppo sconvolta e felice per poter articolare qualsiasi suono. Al suo muto consenso Draco l’abbracciò strettamente tanto da far combaciare la sua riccioluta testa con il proprio petto.

-Ah ah ah! Lo sapevo che se si impegnava poteva riuscirci! È sveglio quel ragazzo…- sghignazzò Ramona vuotando il proprio bicchiere di cola.

-Anche troppo per i miei gusti. Con lui in giro dovrò marcarti stretto!- ribatté Enrique senza prendersi sul serio.

-Allora da adesso in poi dovrò nascondermi meglio durante le scappatelle notturne. – esclamò Ramona ributtandosi nella mischia e lasciando dietro di sé il confuso Enrique.

Elisabetta ed Harry intanto erano stati raggiunti al tavolo da Ryan, che aveva un’aria piuttosto… irritata. Di Sara neanche l’ombra.

-Ehi Ryan, che muso! Dov’è Sara?- gli chiese automaticamente Harry.

-Tsk, sta ballando con quel François… Mi sta d’un sulle ba**e! Non lo posso proprio vedere, insomma. –

-Va beh, lo sai che Sara si fa trasportare dall’entusiasmo, però poi torna sempre. – Elisabetta gli sorrise.

-Sì, però quando non ha scocciatori intorno sono più contento. – s’intestardì Ryan.

-Che vuoi farci, è una bella ragazza: è normale che i mosconi le ronzino attorno!- Harry fece spallucce.

-Guardate! No, dico: guardate! Non ce la faccio, io non ce la faccio: adesso vado là e lo gonfio di botte!!-

-Sta calmo, non sta facendo niente di male! La sfiora appena. –

-E adesso? No, anche quell’altro suo fratello! Quand’è che quest’incubo avrà fine?- ululò disperato Ryan. Elisabetta arrossì, poiché era stata lei, più o meno, che aveva fatto sì che Sara li trascinasse ad Ibiza.

-Ancora due giorni, coraggio. Sabato saremo di nuovo in Italia…- lo incoraggiò Harry battendogli una pacca sulla spalla.

Mentre i due ragazzi discutevano di donne, Elisabetta tenne d’occhio i movimenti di François; che fosse un dongiovanni le era stato detto, però, con una ragazza fidanzata… si rigirò nella sedia, agitata, appena vide il ragazzo avvicinarsi. Pregò fino all’ultimo che le passasse accanto ignorandola, ma le sue speranze furono disattese.

-Harry, non ti dispiace, vero?- chiese accennando alla ragazza. Elisabetta diede ad intendere ad Harry che non aveva nessuna intenzione di andare con lui, ma il ragazzo sorrise e annuì. Mentre si portava via Elisabetta, quest’ultima scoccò una furente occhiata ad Harry e si passò l’indice attorno al collo.

-Lo fai per consolarmi?- chiese Ryan, ancora più avvilito.

-Eh, sì. –

Era ancora più depresso di prima. Non si considerava particolarmente geloso, però… quei due ragazzi proprio non gli andavano a genio, specialmente François. Come faceva Harry ad essere così tranquillo? La sua totale assenza di preoccupazioni lo indisponeva ancora di più.

-Perché non le prepari qualcosa di speciale per il suo compleanno? Di sicuro lo apprezzerà. – suggerì Harry.

-Sì, questa sembra una buona idea. Sempre che non ci abbiamo già pensato loro…-

-In tal caso, li terremo occupati. –

-Tu e chi?-

-Io e Draco, ovviamente. -

-Va beh, se lo dici tu…-

*

-Io odio Harry Potter!!-

-E dai, Betta, è a fin di bene… hai già fatto un regalo a Sara!-

-Uhm! Quanto li odio, quei due! Anzi, quei quattro!! Odio Harry perché è troppo buono, Draco perché si lascia persuadere da Harry troppo facilmente e François e André perché rompono e basta!-

-Mazza quanto la fai lunga! Rilassati, non sei mica da sola. –

-Vorrei essere con Mr. Harry_non_ho_tempo_da_dedicare_a_te_Potter, ogni tanto! Ha sempre qualcosa da fare, sempre qualcuno a cui salvare il c*lo-

-Eh, a prenderli famosi…-

-Sì, sì… a prenderli buoni! Troppo buoni. –

Elisabetta stava tirando mille accidenti a Harry da un buon quarto d’ora, mentre gli amici cercavano di tirarle su il morale, peggiorando la situazione. Il suddetto Potter aveva mantenuto fede alla promessa fatta qualche giorno prima a Ryan e stava intrattenendo, con l’ausilio di Draco, François e André; Ryan intanto se la spassava con Sara, ma i ragazzi erano all’oscuro di cosa stessero facendo e dove fossero.

I due piccioncini erano, in effetti, sulla spiaggia: Ryan vi aveva accompagnato Sara verso le nove di quell’assolata mattina del 30 agosto.

Entrambi avevano dovuto frenare la forte voglia di fare un tuffo subito, ma avevano… impiegato bene il tempo.

Sdraiati su due stuoie affiancate, avevano camuffato la loro attività preferita chiamandola “prendere il sole”. L’irriverente Sara, infatti, trovava molto divertente rotolare sulla pancia di Ryan più volte e senza preavviso; i due finivano poi la piccola lotta con tenere effusioni.

-Non voglio che stai con quelli là…- disse ad un tratto il ragazzo.

-Beh, ma non faccio niente di male!- protestò Sara.

-Lo so, però…-

-Sei geloso!- cantilenò la ragazza.

-Non è vero!!-

-Sì che è vero! Chi arriva ultimo in acqua è una cozza!!-

Di nuovo, senza preavviso, Sara aveva messo alla prova il ragazzo accaparrandosi un notevole vantaggio. Vantaggio che non le fu sufficiente, poiché Ryan si buttò sopra di lei e insieme rotolarono in acqua.

-Comunque ho vinto io!- esclamò Sara.

-Nei tuoi sogni! Sei sleale…- l’accusò Ryan.

-Solo perché so che mi vuoi bene!-

-Uhm… e chi te lo dice?-

Giocarono in acqua per una buona oretta, poi decisero di risalire ad asciugarsi. Si abbrustolirono fin verso mezzogiorno, quando tornarono a casa.

Stavano ridendo come sciocchi, quando Ryan bussò alla porta della villetta; dall’interno si sentivano distintamente dei passi e alcuni bisbigli, poi il rumore di una chiave che girava nella toppa…

-SORPRESA!!- gridarono all’unisono gli amici, Ryan compreso: la casa era stata addobbata a festa, con striscioni, palloncini, stereo per la musica, coriandoli e stelle filanti.

 

NemoTheNameless e Diavolettadark: penso vi ci dovrete abituare…

Bacioni Eliada

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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