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Autore: _Atram_    01/02/2012    6 recensioni
«Harry cercava di sembrare ottimista, ma quando uscendo da King’s Cross si voltò ad osservare per l’ultima volta quella moltitudine babbana che per chissà quale motivo si era radunata – ora lo sapeva – per celebrare la sua storia, non poté fare a meno di pensare che nemmeno l’Incantesimo di Memoria più potente del mondo avrebbe mai potuto cancellare la passione che in quel momento accendeva i loro volti.»
- Dedicato a J. K. Rowling e a tutti coloro che hanno amato le sue parole. E che alle sue parole, almeno una volta, hanno creduto. -
Genere: Generale, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Il trio protagonista, Sorpresa | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
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- Domande. -


Alla Tana regnava il caos. Harry e Ginny non fecero nemmeno in tempo a spazzare via i residui di fuliggine dai loro mantelli dopo essere usciti dal focolare dei Weasley, perchévennero aggrediti all’istante da un vociare confuso e assordante.
Ron e Hermione si trovavano già lì, il primo seduto in bilico su una sedia, la seconda che camminava avanti e indietro sul tappeto a quadri del salotto, con le guance arrossate e i capelli che sembravano non aver retto all’Incantesimo Lisciante della mattina. Accanto a loro, con sguardo altrettanto preoccupato, Arthur, Molly e Percy Weasley.
“Ragazzi, vi stavamo aspettando…”
“Assurdo, davvero assurdo!”
“Bisogna capire com’è stato possibile, Harry hai qualche idea?”
“Lo Statuto di Segretezza, mio Dio… Lo Statuto di Segretezza!”
Harry si guardò intorno senza sapere a chi dare retta. Sua moglie, che evidentemente aveva già avuto qualche anticipazione da Hermione, si rivolse subito a Percy.
“Novità dal Ministro?”
Suo fratello stava per prendere la parola quando Harry lo interruppe scocciato.
“Insomma, qualcuno può spiegarmi cosa sta succedendo?”
“Non lo sappiamo bene nemmeno noi, Harry…” rispose Arthur sospirando. “La situazione è un vero caos”.
“Al Ministero abbiamo iniziato a notare che qualcosa non andava quando le famiglie arrivate a King’s Cross di prima mattina ci hanno contattato per segnalarci che l’accesso al binario 9 ¾ era bloccato da un’enorme folla di Babbani che si era concentrata proprio in quel punto” si intromise Percy.
“Sulle prime non abbiamo dato troppo peso alla cosa, pensavamo che il problema fosse momentaneo. Se non ché, con il passare delle ore la situazione è peggiorata: la folla continuava ad aumentare e una quantità incredibile di persone arrivava in stazione. Abbiamo dedotto che tutti quei Babbani si fossero riuniti a King’s Cross per qualche manifestazione o protesta, per cui abbiamo mandato un paio di collaboratori per vedere che cosa stesse succedendo… E, se possibile, ehm, indirizzare la manifestazione da un’altra parte. Purtroppo, come avrai visto anche tu, non si trattava di una protesta:  molto peggio. Pare che quei Babbani stessero aspettando te”.
“Me?”
Harry si sentiva morire, quello che stava accadendo era decisamente surreale.
“Ma Percy, non è possibile. Lo sai bene. Erano Babbani!”
“Tesoro, calmati e respira, per favore”.
Ginny gli posò una mano sulla spalla, facendogli una lieve carezza.
“So bene che erano Babbani, ma tu sai bene – perché lo hai anche visto – che non sto mentendo: aspettavano te, avevano cartelloni che parlavano di  Harry Potter, di binario 9 ¾ , di Hogwarts!”
Hermione soffocò un singhiozzo, come se a quelle parole la tensione si fosse fatta di colpo troppo insopportabile.
“I-io lavoro nel Dipartimento di Regolazione della Legge Magica. Questo non dovrebbe accadere, no no, non dovrebbe…”
“Beh, Hermione, se è per questo io sono l’Assistente del Ministro! E secondo lo Statuto Internazionale per la Segretezza Magica del 1692…”
“Oh, insomma, non ci interessa dove lavorate! Ma non capite che questa cosa potrebbe essere del tutto fuori dalla nostra portata?!”
Ron, che fino ad allora era stato zitto, si alzò in piedi di scatto, torcendosi le mani.
“Sappiamo benissimo quali leggi dicono che ciò che sta succedendo non dovrebbe succedere1” esclamò. “Il punto è che sta succedendo, e dobbiamo capire non solo perché, ma soprattutto quanto è esteso il problema”.
“Il Ministro parlava di almeno venticinque o trentamila Babbani in più del solito questa mattina a King’s Cross” rispose prontamente Percy, rabbuiandosi in viso.
Trentamila? Harry guardò Ginny. Non c’era certo da sorprendersi se avevano trovato la stazione più affollata del solito.
Arthur si passò una mano sulla fronte, asciugandosi il sudore.
“Beh, sono tanti… Ma non è detto, si sono fatte cose incredibili durante la Coppa del Mondo, durante la guerra con Voi Sapete Chi. Gli Incantesimi di Memoria…”
“Questa volta gli Incantesimi di Memoria potrebbero non bastare”.
Era stato Harry a interromperlo, e tutti si voltarono verso di lui.
“Ma non capite? Io ho visto gente di tutte le età e di tutte le nazionalità stamattina, non esagero. Avete letto che cosa c’era scritto? Raduno dei fan di Harry Potter. Dei fan! Come se io fossi famoso, il personaggio di un libro, di un film”. L’idea folle che le era passata per la mente nemmeno un’ora prima si riformò nitida davanti ai suoi occhi.
“Ma capite, quando ci sono dei fan…” aveva paura di ciò che stava per dire, ma doveva farlo uscire. “Beh, non è detto che i non-fan non sappiano di cosa si sta parlando. Potrebbero essere molte di più le persone che conoscono il mio nome e che sanno dell’esistenza del nostro mondo. Potrebbe essere tutto il Regno Unito. O forse anche oltre…”
“Harry… Harry ha ragione”, lo sostenne Ginny. “ La prima cosa da fare è capire quanto sia diffuso il problema. Dobbiamo saperlo, altrimenti non potremo affrontarlo”.
“Beh, ma non sta soltanto a noi, no?” Ron interruppe sua sorella. “Voglio dire, il problema dei Babbani è una cosa che riguarda tutto il Mondo Magico: non ha senso stare a discuterne qui, nella cucina di papà, come se dovessimo essere noi a fare qualcosa. Andiamo…”
“Ti sbagli, Ron”.
 Harry si sedette sulla poltrona accanto al camino, e sembrò sprofondare tra i cuscini mentre si nascondeva il viso tra le mani.
“Sta soprattutto a noi, riguarda soprattutto noi. Di chi era il nome scritto a King’s Cross? Il mio. E se proprio vuoi saperlo, nel tornare indietro ho notato varie volte anche il tuo e quello di Hermione”.
“I nostri nomi? Ma cosa… Perché?”
“Non lo so, non lo so perché deve sempre, immancabilmente, riguardare noi. Credevo di aver chiuso con i problemi e con il protagonismo 19 anni fa, ma evidentemente mi sbagliavo”.
“Tesoro, su… Capiremo che cosa sta succedendo”.
Ginny cercò di consolarlo, ma l'espressione abbattuta sul viso di Harry rimase immutata.
“Harry, tu hai parlato di un film o di un libro”.
Hermione lo guardò socchiudendo gli occhi, concentrata. “Che cosa te l'ha fatto pensare, scusa?”
Harry alzò lo sguardo verso di lei.
“Lo so, è un’idea folle. Ma prima, in stazione, ho visto…”
“Continua”.
“Ho visto un bambino indicare uno dei ragazzi che stava sul palco, chiamandolo con il mio nome. La madre ha riso, ma il padre l’ha corretto, dicendogli che quel tizio si chiamava Daniel. Come se 'Harry Potter' fosse un personaggio, e quello l’attore. Capite?”
Tutti lo guardavano senza parlare, solo Hermione annuiva silenziosa.
“Boh, forse è un’idea folle. L’ho pensato perché quel ragazzo mi somigliava un po’, in fondo. Diciamo che era una mia versione decisamente più bella, con un po’ meno rughe e un po’ più di classe”. Sorrise mesto.
“Che dici, tu sei bellissimo così!” esclamò Ginny con uno sguardo serissimo.
“Grazie tesoro, ma non è questo il punto. E quell’altra ragazza, anche lei… Mi ha squadrato e mi ha detto che avevo un ottimo travestimento. Non è un’affermazione normale da fare ad uno sconosciuto, e non mi pare nemmeno di essere vestito in modo strano. Mi stavo chiedendo se…”
“Se non ti avesse preso per un uomo travestito da… te stesso”, concluse Hermione.
Harry annuì.
“Questo… questo è davvero folle”, asserì Percy. “Voglio dire,se fosse stato fatto un film su di te, come dici, l’avremmo saputo. No? Con tutti i controlli che ci sono per mettere in pratica alla lettera lo Statuto, il Ministero monitora ventiquattro ore su ventiquattro ogni attività magica per fare in modo che i Babbani non vengano in contatto…”
“…con la magia, Percy. Con la magia. Ma le attività babbane, quelle vengono monitorate? Andiamo, la maggior parte dei maghi non sa nemmeno cosa sia un film, una televisione, un cinema! Voi stessi non capireste di cosa sto parlando se Arthur non fosse un… un appassionato di aggeggi babbani”, disse indicando un piccolo televisore d’epoca in un angolo della sala. Era evidente che non aveva mai svolto la sua reale funzione, ma Molly lo utilizzava per tenere in piedi una fila di libri di cucina dai colori sgargianti.
“Un cine-cosa?” domandò Ron spalancando gli occhi.
“Ecco, lo vedi? I maghi non si interessano delle questioni babbane, non se ne sono mai interessati. A quello che loro guardano in televisione o al cinema, a quello che loro fanno nel tempo libero, a quello che leggono. Qualcuno controlla queste cose, qualcuno lo sa?”
“Beh, non lo so. Mi pare che in tempo di guerra qualche giornale babbano girasse al Ministero, giusto per controllare come stavano prendendo la situazione, tutte quelle morti improvvise… Ma di certo nessuno si è occupato di analizzare i loro passatempi. Non avrebbe senso!”
“E se lo avesse?”
Hermione interruppe Percy. “Harry non ha tutti i torti…”
“Ma andiamo, nessun comune Babbano conosce Harry Potter, né tanto meno sa cos’è Hogwarts! Chi potrebbe averlo raccontato agli altri, tanto da farne un fenomeno?”
“Onestamente, non ne ho idea. Ma potrebbe non trattarsi di un comune Babbano”.
“Continuo a sostenere che qualcuno al Ministero lo sarebbe venuto a sapere”.
“È evidente che al Ministero non hanno tutto sotto controllo, Percy”.
“La signorina Granger ha perfettamente ragione”.
Una voce alle loro spalle interruppe i loro discorsi. La testa del Ministro della Magia Kingsley Shacklebolt era apparsa nel focolare della famiglia Weasley.
“Signore, che piacere! Da quanto tempo è…?”
“Abbastanza a lungo da farmi un’idea della situazione. Ti ringrazio per la strenua difesa delle capacità di controllo del Ministero, Percy, ma preferirei che continuassimo questa conversazione nel mio ufficio. Se non vi dispiace, inviterei Harry, Ron, Hermione… e naturalmente gli altri membri della tua famiglia, se lo desiderano” aggiunse notando che la mano di Ginny Weasley si era spostata di scatto sopra la spalla di suo marito, “a raggiungermi immediatamente nel mio ufficio. Ho dato ordini perché la connessione della Metropolvere venga attivata”.
“Oh, certo signor Ministro. Subito”.

“È praticamente uno di famiglia, Pe’! Non ti deciderai mai a chiamarlo per nome, vero?” sbuffò Ron alzando gli occhi al cielo non appena la testa del Ministro sparì con un sonoro plof.
“Certo che no” rispose Percy senz'ombra di ironia, facendo un passo indietro. “Dopo di te, Harry”.
Harry prese una manciata di polvere volante dal recipiente appoggiato sulla mensola del camino, entrò con passo deciso in mezzo alle fiamme e la lasciò cadere aprendo il pugno. Il fuoco ai suoi piedi diventò subito verde.
“Ministero della Magia. Ufficio del Ministro della Magia”.

 
  
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