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Autore: cheekbones    01/02/2012    3 recensioni
Quando suonò la campanella allargò il sorriso, aspettando che Calliope uscisse.
La vide immediamente: i suoi capelli rossi e la pelle lattea spiccavano su tutti gli altri. Spesso si domandava cosa avevano quegli adolescenti in testa, per escluderla in quel modo, visto che era bellissima - e sentiva chiaramente l'effetto che questa faceva ai ragazzi quando gli passava solo di fianco. Era la superstizione che bloccava la maggior parte degli esseri umani a tenere lontane le Cumberbacht. Ma se quella stessa superstizione teneva lontani i maschi da Callie, a lui andava più che bene.
- Ma non era geloso, era solo questione di principio.
Genere: Commedia, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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- I poliziotti non dicono mai "Addio". Sperano sempre di rivederti fra gli indiziati.

Raymond Chandler







"Nora Finch, quarant'anni appena compiuti, trovata morta ad Hyde Park ieri notte, attorno alle tre, causa soffocamento. Era un'agente immobiliare, sposata da dieci anni con Gordon Finch, niente figli. Vita mediamente felice, nessun tipo di problema finanziario, nè tantomeno sentimentale, ergo: abbiamo appurato che non tradiva il marito. Se lui tradiva lei, lo stiamo controllando"
"Non avete niente?" mormorò Callie, osservando le foto della scena del crimine. Greg non avrebbe voluto fargliele vedere, ma aveva insistito parecchio. Donn non sembrava preoccupato alla prospettiva che la sua ragazza vedesse un cadavere, come se ci fosse abituata. Quest'idea l'aveva dapprima leggermente sconvolto, poi aveva pensato che, forse, la ragazzina era solo più sveglia del normale.
Si sentiva tanto l'Ispettore Lestrade al cospetto di Sherlock Holmes e John Watson. Buffo.
"No, niente. Non c'erano residui sotto le unghie, nè impronte"
"Non si è difesa" Donn si stiracchiò, osservando le foto di Nora Finch dalla spalla di Callie.
"Già. Ed è strano. Prima di tutto, non riusciamo a capire cosa diavolo ci facesse alle tre di notte ad Hyde Park. Viveva da tutt'altra parte" strofinò le mani, per regalarsi un pò di calore. Sperò ardentemente che Billie fosse ancora di pattuglia.
"Donn..." sussurrò Callie, porgendo un'ingrandimento della caviglia della vittima. "... non ti ricorda niente?"
Il ragazzo prese la foto, guardingo, e osservò anche lui il punto che gli indicava l'indice di Amanda. Era una graffio piccolo ma profondo.
"Cosa guardate?" Greg si sporse leggermente, mentre i due ragazzi si guardavano complici, consci di aver scoperto, in meno di due minuti, l'autore dell'omicidio.
"Vampiro" mugugnò leggermente Donn, dandogli la foto. Greg non lo sentì, mentre la prendeva dalle sue mani. 
"Cosa?"
"Dovresti controllare dalle parti di Roosvelt St." annunciò Callie. "Me l'ha detto... la morta" assottigliò gli occhi, cercando di entrare in un finto trans. "Oh, si, proprio lì. L'assassino è... Dimitri Mishkenco"
"Dici... cosa... perchè?" Greg inspirò, cercando di calmarsi. "Un minuto" corse a chiudere a chiave la porta dell'ufficio, per poi tornare a sedersi. "Non ho prove che sia stato questo Dimitri Mishkenco!"
"Controllate il sangue" sospirò Donn. "Dev'esserci un pò del suo sangue nella ferita alla caviglia della donna. Andiamo, Callie" le fece un cenno con la testa e la ragazzina si alzò, arrossendo leggermente per lo sguardo penentrante di Greg.
"Voi due..." grugnì. "mi nascondete qualcosa, altro che medium..."
Donn sorrise, cercando di simulare la sorpresa. "Tutti nascondiamo qualcosa, detective. Anche l'agente Wesson" gli fece l'occhiolino e, aperta la porta con un colpo di polso, scortò Callie fuori. La ragazzina si voltò appena in tempo per salutarlo con la mano.
Greg era sconvolto. Guardò prima la foto, poi i due che si avviavano verso l'uscita, poi la scrivania di Wesson.
"Phil!" urlò, uscendo dal suo ufficio. Infilò velocemente la giacca ed estrasse il distintivo. "Dì a Billie di passare tutti i nostri casi all'unità tre"
Il poliziotto prima borbottò qualcosa di indefinito, poi ne chiese il motivo. "Perchè abbiamo un caso più grosso di tutti gli altri"

"Sei stata brava" Donn sorrise, lanciando uno sguardo sornione a Callie, che gli camminava di fianco. "Hai riconosciuto il tocco di Dimitri immediatamente. Mi chiedo: quand'è che sei cresciuta?" le scompigliò i capelli, divertito.
La ragazza lo allontanò con malgrazia. "Oh, non sfottere. Nonna mi dice sempre che Dimitri ha il vizio di nascondere il segno dei denti con un taglio profondo che unisce le due piccole ferite. E non è mai sul collo" alzò le spalle. "Se non è lui, pazienza. Tanto uscirà di prigione fra una settimana, con i suoi metodi da buzzurro. In questa città c'è troppa magia" fece una smorfia.
"Comunque, non credere che me ne sia dimenticato" la bloccò con una mano nel bel mezzo del marciapiede. "Sei stata un'irresponsabile" la accusò. "Ora quel detective terrà gli occhi aperti!"
"Si, come no" alzò gli occhi al cielo e riprese a camminare. "E' un tipo tranquillo, Donn. Non farà niente di azzardato e, se vogliamo proprio dirla tutta, sono più al sicuro con lui che con te, un demone millenario" alzò il mento. Donn accusò il colpo e non disse più nulla.
Callie lo fissò, mentre camminava appena davanti a lei. Stava rimuginando. Se ne accorgeva lontano un miglio, quando pensava negativamente: era come se una nuvoletta nera comparisse sulla sua testa. O forse era lei che lo conosceva troppo bene.
Da bambina, si era presa una specie di cotta per Donn e non perdeva nessuna occasione per osservarlo; conosceva ogni sua espressione, ogni suo grugno, ogni suo sorriso: ce li aveva catalogati nel cervello, un grosso e polveroso archivio con su scritto Donn. Aveva capito subito che, con lui, non aveva grandi speranze, per ovvi motivi.
"Ti... ti sei arrabbiato?" si ritrovò a chiedere, speranzosa che la risposta fosse negativa. Non riusciva a capire cosa l'avesse offeso di più, se essere paragonato ad un essere umano, oppure comprendere che, con lui, nessuno era al sicuro. Lei, invece, si sentiva sempre protetta con Donn.
Il demone si voltò a guadarla, sorpreso: "Cos...? No. Non con te" specificò, scuotendo la testa. "Sono arrabbiato con me"
"Perchè?"
Perchè non sarò mai in grado di starti vicino come ho promesso diciassette anni fa pensò, con rabbia crescente. "Niente. Lascia perdere"

"Bella casetta. Sembra uscita da una fiaba dei fratelli Grimm" disse Billie, affondando le bacchette nel suo take-away, preso dal ristorante cinese. Greg sorrise lievemente, accasciandosi sul sedile del guidatore, una mano a reggere la guancia, mentre guardava l'ingresso di casa Cumberbacht. Era, effettivamente, molto bizzarra: aveva una strana architettura gotica e c'erano piante colorate un pò dappertutto. Si domandò come se avessero fatto a piantare quella quercia in mezzo al giardino, nel retro. Sembrava molto antica.
Il cancelletto arrugginito immetteva in una stradina ciottolata, che culminava sul portico di casa Cumberbacht. La porta d'ingresso, aveva osservato qualche ore prima che facesse buio, era in vetro soffiato, così come tutte le finestre che foravano la casa. Fineste tonde. Carine.
"Particolare, oserei dire" Greg tirò su col naso e lanciò uno sguardo disgustato a Billie che si ingozzava con gli involtini primavera.
"Ma non avevi già mangiato?" domandò.
"Si, ma avevo ancora fame. Non è colpa mia se il mio partner idiota mi trascina in indagini non ufficiali" gli lanciò uno sguardo furente.
"E' per il bene della città. Quei due non me la raccontano giusta" si voltò completamente verso di lei. "Ti pare normale che una madre faccia vivere il fidanzato della figlia con loro?"
"Bhè, mia madre portava tutti i suoi fidanzati a casa. E beveva come una spugna. Non era migliore. Ogni madre è fatta a modo suo e sinceramente avrei preferito che ospitasse il mio ragazzo, piuttosto che scopare con tutto il quartiere" Billie alzò le spalle.
Greg la guardò dispiaciuto. "Io... mi dispiace, non lo sapevo" non aveva mai parlato con Billie dei loro rapporti fuori dall'ufficio. O meglio, non c'erano rapporti tra loro fuori dall'ufficio. Lei sapeva sicuramente della sua storia, visto che ne se lamentava spesso e, improvvisamente, si rese conto che della sua collega non conosceva assolutamente niente: nè se aveva un fidanzato, nè se aveva una famiglia.
"Tranquillo. Era una stronza e, fortunatamente, se n'è andata presto all'Inferno". Quelle parole lo turbarono tanto da distogliere lo sguardo da lei e puntarlo sulla casa.
"Scusa. Non volevo essere rude" mormorò la donna, asciugandosi le labbra.
Greg ridacchiò istericamente: "Troppo tardi per scusarsi. Lo sei tutti i giorni. E' che... ho perso mia madre quand'ero adolescente"
"Oh. Non lo sapevo" Billie si schiarì la voce, con discrezione.
"Già. Avrei voluto... non avrei voluto che ci lasciasse così presto" sospirò. "Ma, come hai detto tu, ogni madre è differente"
"E tuo padre?" Greg si voltò stupito verso di lei. Billie era chinata sul suo sedile, con le mani incrociate sul ventre: voleva parlare.
"E' la mia famiglia. Siamo rimasti solo noi due e Charlie" la informò. "Gli voglio bene. E il tuo?"
"Mai conosciuto" rispose con tranquillità.
"Con... chi passi i giorni di festa?" le chiese stupidamente. Billie parve irrigidirsi: "Amici"
"Oh. Non volevo essere invadente, mi dispiace" si grattò la guancia, provando a sorridere.
"Tranquillo. Non abbiamo mai chiacchierato molto, io e te" cominciò a ridere. "Oddio, ci manca solo che ci facciamo le treccine, mentre ci raccontiamo i nostri primi amori!" Greg si unì alla sue risata.

"No!"
"Mamma!"
"No, Callie"
"Siete... perfide!" strillò la ragazza. "Non mi fate mai venire con voi!"
"Resterai a casa con Donn e questo è quanto" sbuffò Ophelia, raccattando tutte le sue cose in una borsa. Sua figlia la guardava imbronciata, seduta sul letto, perchè non volevano portarla con loro da Podrick, il loro cugino residente da qualche parte in Asia (ogni giorno cambiava postazione). Secono Ophra, un esperto alchimista poteva essergli utile e non voleva affidare la notizia ad un corriere o ad una lettera: far trapelare la notizia della figa di Loquerion, effettivamente, non doveva essere una grande idea. Avevano così deciso di andarci di persona, con un bel portale pronto all'uso, e il ritorno previsto entro la mattina del giorno dopo. Poche ore, quindi.
"Ti fidi a lasciarmi da sola con un ragazzo in casa?" Callie sbattè le ciglia, cercando di abbindolarla.
Sua madre rise, accarezzandole una guancia. "Credimi, tesoro, con lui sei più al sicuro di quanto tu creda!"
"E questo cosa vuol dire?" piagnucolò Callie. "Posso stare con tutti i brutti ceffi che ci sono in giro?"
"Brutto ceffo. Questa devo scrivermela..." borbottò Ophelia tra sè e sè. Poi parve riprendersi: "E comunque non puoi venire, domani mattina hai scuola, Donn mi ha promesso che non ti farà fare tardi. Anche se so che farete tardi" aggrottò le sopracciglia. "Cretina. Sono una..."
"Fammi venire con voi!" sua figlia corse ad abbracciarla. "Ti prego, mà!"
"No!"
C'era qualcosa di sadico nel modo in cui sua madre le negava le cose. Callie alzò il mento, offesa, e uscì dalla camera da letto di sua madre, per raggiungere il piano inferiore. Nell'ingresso sua nonna attendeva già con la sua borsa, mentre Donn stava stravaccato sul divano in salone a guardare la tv. Callie gli lanciò uno sguardo disgustato e lo raggiunse, suo malgrado, appropiandosi del telecomando.
Il demone non le disse niente, visto che aveva sentito le sue urla dal piano superiore; nessuno dei due salutò le due viandanti, ritenendole colpevoli di un crimine atroce: farli stare insieme e far capitolare tutti i loro piani.
"Allora" sospirò Donn, voltandosi a guardarla. "Che si fa?"
"Io guardo la tv, tu vattene se vuoi. So cavarmela" la ragazza stava facendo zapping, senza realmente guardare lo schermo.
"Ho in mente qualcosa di meglio" ghignò.
"Cosa?"
"Poker"
"Non so giocare a Poker!"
Donn alzò gli occhi al cielo, per poi puntarli sulla tv. Aveva intenzione di andare alla Caverna del Muratore per parlare con qualche demone dei sobborghi: qualcuno doveva pur aver visto Loquerion. Non era un tipo che passava inosservato - con quella puzza. E poi era sicuro che suo fratello fosse intenzionato a fargli sapere che era vivo e pronto a colpire quando meno se l'aspettava. Contrasse la mascella, nervoso, e si voltò verso Callie che, tranquilla, stava ancora facendo zapping sul divano. "Calliope"
"Mh?" la ragazzina si voltò verso di lui, curiosa. Usava il suo nome completo rare volte, in particolare quando voleva farle un discorso serio. Era successo solo due volte e Callie non le ricordava con piacere, visto che uno dei due verteva sulla sua verginità.
"Devi farmi una promessa, ok?" si alzò lievemente e si sporse verso di lei.
"Ok" balbettò, non troppo convinta.
"Quando..." prese un respiro. "... se ti capitasse qualcosa, qualsiasi cosa, nel senso di fuori dall'ordinario o qualcosa che stuzzica i tuoi sensi, per favore, Callie. Chiama me. Solo me. Va bene?"
"Che vuoi dire, con questo?" assottigliò gli occhi. "La mamma e la nonna sanno benissimo..."
"Lo so. So che sono le streghe migliori della Gran Bretagna, se non dell'intera Europa. Ma tu devi chiamare me"
"Ripeto, non sto capendo" scosse la testa. "Per chiamare te ci deve essere qualcosa che solo tu potresti risolvere" la guardò in modo eloquente e Callie capì al volo. "Oh. Loquerion. Capito. Ma perchè dovrebbe venire a prendersela proprio con la sottoscritta?" si indicò, con un sorriso. Ma il sorriso si spense, quando vide l'espressione grave sul volto di Donn.
"Callie..." cominciò, poi tutte le luci si spensero. Sembrava saltata la corrente. "Ma che diavolo...? Callie, dammi la mano!" ordinò, qualche secondo dopo. Allungò l'arto verso di lei, ma non sentì risposta.
"Callie? Callie?!"

"Le luci si sono spente" Greg prese il binocolo e studiò l'interno della casa attraverso le finestre. Non riusciva a vedere nulla.
"Ma va?!" Billie rise. "Stanno scopando come conigli"
"Non credo sia un'espressione consona" la rimproverò Greg. "E poi... chissà quelle due dove sono andate. Ti ho detto che dovevamo seguirle!"
"Tu non stai controllando le due signore. Stai controllando i ragazzi e loro sono rimasti in casa" la poliziotta alzò le spalle.
"Si, ma... hanno spento proprio tutte le luci" mugugnò tra sè e sè.
"Guasto?" tentò Billie.
"Avrebbero dovuto accendere una lucetta. Almeno una. Col cellulare o... che ne so... senti" estrasse la pistola e aprì la portiera dell'auto. "A me tutta questa storia puzza. Facciamo così, io mi avvicino. Se non mi vedi tornare, prima chiami i rinforzi, dopo entri sparando all'impazzata, ok?" ci tenne a specificare. Billie annuì e lo fissò mentre scavalcava il cancelletto in ferro battuto.
Anche a lei tutta quella storia puzzava parecchio e prese la pistola. Tanto per sicurezza.

"Callie! Porca troia" grugnì Donn, salendo velocemente le scale. "Callie, per l'amor del cielo, non è il momento di fare scherzi!" si fermò nel bel mezzo del corridoio e tremò: formaggio. Sentiva puzza di formaggio. Deglutì e si guardò in giro, confidando nella luce della luna che illuminava gran parte del corridoio.
"Loquerion!" strillò. "So che sei qui. Figlio di puttana, hai aspettato che Ophra e Ophelia andassero, non è così?! Una curiosità: come diavolo hai fatto a superare le barriere protettive?"
"Sai, fratellino" cominciò una voce soffice. "Cerchi di mantenere il controllo, ma riesco a sentire l'odore della tua paura. E mi chiedo: perchè? Sai benissimo che non ti ucciderò. Però hai paura comunque"
"Dove sei? Dove sei?" sussurrava Donn, aprendo tutte le stanze di scatto. La voce era nella sua testa, non riusciva a capire da dove provenisse.
"Cerchi la piccola? Oh, molto carina. Sei stato fortunato, non c'è che dire!" rise Loquerion, sempre nel suo cervello.
"Vieni fuori, fratellone" cantilenò il demone, aprendo l'ultima porta: camera di Callie. "Accidenti!" Callie era legata al suo letto, che si sbracciava per uscirne viva e i capelli arruffati. Donn si prodigò subito per liberarla e, prima di tutto, le tolse la benda su bocca e occhi.
"Donn!" sfiatò sollevata la ragazza. "Io... io... non so come ci sono arrivata, l'attimo prima ero con te!"
"Si, lo so" le sussurrò, cercando di slegarla il più velocemente possibile. "Dobbiamo uscire a velocità della luce!"
"E' Loquerion, vero? Come ha fatto ad entrare?" Callie tirò i polsi e riuscì ad uscire dalla trappola di stoffa.
"Credo di averne una vaga idea!" Donn digrignò i denti e le afferrò una mano. "Dobbiamo andare..."
"Non sono mai stata così felice di vederti" sorrise la ragazza seguendolo in corridoio, ancora deserto.
"Oh, lo prendo come un... cazzo!" Davanti a loro c'era un uomo armato. Che decisamente non era Loquerion.
"Mani in alto, polizia di Edimburgo!"
Donn e Callie, per assurdo, obbedirono immediatamente. Poi l'uomo armato cadde a terra, colpito da qualcosa alla nuca.
"Ok. Non ci sto più capendo niente" piagnucolò Callie, indietreggiando dietro il demone.
"Cucù" sorrise Loquerion, un candelabro nella mano destra e l'espressione vagamente divertita. La ragazzina lo guardò sorpresa: non sembrava cattivo, forse un pò psicopatico, ma chi non lo era? A pelle le stava pure simpatico - oh, a parte il fatto che mi ha legata come un salame! "Ciao Donn!" lo salutò, le braccia spalancate.
Il demone lo guardò infastidito: "Puzzi, Loc"
"Loc?!" Callie spalancò gli occhi.
"Soprannome affettuoso" spiegò Loquerion, con una strizzatina d'occhi. Lanciò via il candelabro. "E così l'hai trovata" indicò Callie. Istintivamente, Donn la spinse dietro di sè. "L'avevo chiusa in camera per parlare da solo con te..."
"Che schifo! Si chiama incesto!" lo accusò Callie, facendolo ridere.
"E' simpatica, la tua piccola streghetta" si avvicinò e i due indietreggiarono.
"Andiamo, Donn! Non ci vediamo da secoli. Letteralmente!" rise, per poi tornare serio. "Sei cambiato. Riesco a vederlo"
"Ne sono consapevole. Senti, Loc... parliamone, ma Callie finisce fuori di qui" commentò, gelido.
"Non se ne parla neanche! E' casa mia e tu..."
"Io cosa, Calliope? Di certo non mi sei di alcun aiuto. Porta fuori il poliziotto"
"Donn!" Callie si aggrappò alla manica della sua felpa. "No"
"Avete finito?" sbadigliò Loquerion. "Se permettete, pongo fine alla questione: non ho intenzione di fare del male a nessuno dei due"
"Oh, ci credo" sghignazzò Callie.
"Dico sul serio. Uccidervi non mi sarebbe di alcun aiuto"
"Aiuto?" Donn alzò un sopracciglio. "Hai bisogno di aiuto?"
"Esattamente e non sapevo da chi altro andare" inclinò la testa e guardò Callie. "Senza di lei sarebbe stato molto più semplice!"
"Cristo, perchè ce l'hanno tutti con me?!" mugugnò la ragazza.
"Come perchè?" rise Loquerion, mentre suo fratello gli intimava di stare zitto. "Perchè Donn non si può allontanare da te in alcun modo!"





































Maia says:


BAZINGA! Ve l'aspettavate che Loquerion (ok, chiamiamolo pure noi Loc per comodità) avesse bisogno di aiuto? Perchè non è esattamente il cattivo della situazione... Oh! C'è ancora Greg per terra, mi sa. Me lo sono scordato u.u (scherzo!).

Fatemi sapere :):)

p.s.: la storia non sarà molto lunga, ergo, mancano pochi capitoli, non perdeteli :D

  
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