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Autore: medea nc    02/02/2012    7 recensioni
Non avrebbero mai permesso ai loro brutti caratteri di fare anche un solo tentativo per avvicinarsi l'uno all'altra; il destino sapeva bene che solo con un espediente li avrebbe potuti far incontrare; ma una volta vicini ... sarebbe andato bene anche un giorno di pioggia.
Storia 1° classificata al Contest Dramione Immage Contest
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
Capitoli:
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Si confidò con Ginny.
Anche se era la sua migliore amica, nonché cognata mancata, non aveva ritenuto opportuno raccontarle tutto all’inizio, ma proprio tutto tutto.
Malfoy era sempre stato l’acerrimo nemico del loro gruppo, oltreché dei Gryffindor in generale.
Questo la tediava.
Il problema però era un altro, che presto, grazie alla Gazzetta del Profeta e pettegolezzi vari, comunque il fidanzamento tra lei e il serpeverde si sarebbe venuto a sapere.
Sarebbe stata maledettamente ingiusta se non avesse parlato con la rossa prima che lo avesse saputo per fonti indirette.
E poi era un bene dirlo a lei, che certamente le avrebbe spianato la strada con Harry, Ron e tutti i Weasley.
Si preparò psicologicamente.
Posso farcela!
Mezz’ora dopo.
Posso farcela, che ci vuole?!
“Ginny …”
Due ore dopo.
“Perché ti lamenti tu? Insomma me lo dovrò sposare io!”
“Se solo quel deficiente di mio fratello fosse stato un po’ più all’altezza delle aspettative!” disse indignata.
“Ma perché adesso la colpa dovrebbe essere di Ron, me lo spieghi? Che c’entra? Ci abbiamo provato, è andata com’è andata. Io ero libera quando si è presentata questa proposta!”
“Ma come fai a chiamarla così? Ci mancava solo che ti segregassero al Manor e ti cruciassero!”
“Addirittura?!” le uscì ad Hermione.
“Ascoltami! Faremo di tutto, di tutto perché tu non sposa quella serpe velenosa. Ci penserò io, lascia fare a me, appena rivedremo Harry …”
“È proprio di questo che vorrei parlarti.” Azzardò la riccia.
“Potresti cominciare a farlo tu? Non credo che avrò troppe occasioni per vederlo!”
“Oh, sì certo! Me lo vedrò io e troveremo una soluzione, a costo di far abrogare quella maledetta legge!”
E quando una Weasley si mette in testa una cosa, nessuno la ferma.
 
*
 
Nei giorni seguenti Draco non le diede la minima importanza. Era vera la storia che non solo non si sarebbe seduto accanto a lei, ma non avrebbe fatto nulla, ma proprio nulla per far sembrare loro due fidanzati.
Figuriamoci se lo avesse fatto lei!
Continuarono ad ignorarsi e per fortuna la scuola non ancora parlava di loro.
Gli Slytherin però sapevano. Glielo leggeva in faccia ad uno ad uno, Zabini, Nott, Goyle, Parkinson, … le Greengrass.
All’inizio le occhiate erano state solo di curiosità miste a qualcosa simile al ribrezzo e all’alterigia.
Con il passare dei giorni però non le sembravano più così.
Le trovava quasi … divertite; tranne quelle delle due sorelle.
Normale!
Pensò.
Spesso si soffermava a vedere Astoria persa nei suoi pensieri mentre guardava Draco, ed in quei momenti si commiserava di se stessa.
Lei era lei, e stava con un ragazzo che non l’amava, e per giunta forse, amava ancora una donna davvero bellissima come la Greengrass.
Da parte sua, Draco sembrava aver abbandonato quegli atteggiamenti equivoci con la sua ex, ma gli capitava di spiarla, e quando lo faceva non poteva che sentire un lieve magone allo stomaco.
Hermione poteva intuire che tra i due, i sentimenti non erano stati messi completamente da parte.
Forse Malfoy la stava ancora frequentando di nascosto dagli altri, forse poteva vedere chiunque senza che lei lo sapesse; infondo perché no? Perché il platinato, dopo la sua illustre carriera con le donne, avrebbe dovuto fare degli sconti perché si trovava fidanzato ad una che oltretutto detestava?
Forse solo per rispettare i suoi?!
Si rispose per convincersi e mettersi un po’ il cuore in pace.
 
*
 
Pioveva, ancora.
Lo raggiunse sotto al solito portico.
“Granger, è una costante che debba incontrarti sempre nei giorni di pioggia? Non è che porti sfiga?”
“Guarda che sei tu che mi hai mandata a chiamare. Giorno, ora e luogo l’hai scelto tu!” sbottò sarcastica.
“Questo è vero! Ma non pioveva quando ti ho spedito il gufo!”
“Infatti! A proposito di gufi, vabbé che la detestazione è reciproca, però per Merlino, stiamo nella stessa scuola, potresti anche evitare di mandarmi quell’animalaccio malefico e dirmele a voce le cose, non trovi?”
“Ah ah ah! Ti ha morso?”
Che bella risata spontanea ha a volte!
“Sì, non c’è che dire, chiunque entri a contatto con voi deve attentare alla mia incolumità!” berciò stizzita.
Lo sentì sorridere, ma le dava sempre le spalle, e per un momento pensò che lo faceva solo apposta per non darle la soddisfazione di farsi vedere divertito.
 “Allora, che volevi?”
Seguì un breve attimo di silenzio.
“Domani pomeriggio io e i miei amici andremo ad Hogsmeade per la solita uscita. Vuoi venire con noi?”
Com’è che adesso la sua voce era tutta un velluto?
Si ridestò da quel bislacco torpore; le aveva chiesto di uscire, ma non era un appuntamento, ci sarebbero stati i suoi compagni.
Pensò a Ginny che sarebbe andata in giro per negozi col resto dei grifondoro e a Luna e Neville che ormai facevano coppia fissa.
Se rifiutassi cosa accadrebbe?
Ma poi, voglio davvero rifiutare?
“Fai il carino con me perché adesso siamo fidanzati?” lo canzonò.
Quello per tutta risposta si girò leggermente adirato.
“Non ho bisogno di fare il carino; a me non me ne può fregar di meno se accetterai o no di rimanere con me; se lo farai, pazienza, farò questo sacrificio; se dovessi dirmi di no, beh?! Ringrazierò Salazar a vita e non baderò affatto a l’ira di Lucius e a quello che potrebbe farti, non mi importa molto della fine che ti farà fare!”
Era ritornato cattivo.
Cioè, lui era sempre stato questo; lei si era illusa, forse non tanto, di certo ne dava a vedere anche meno, ma dentro se stessa, sapeva di essersi un po’ illusa che per una volta, una soltanto, l’avesse guardata come guardava Astoria.
Alla faccia delle doti che avrebbe dovuto cacciare per farmi ricredere! Narcissa è stata davvero convincente!!!
Blaterò nella sua testa.
“Va bene. Ci incontreremo nell’atrio.” Disse veloce prima di sgattaiolare sotto la pioggia.
Non sapeva nemmeno lei perché gli avesse detto di , ma ormai c’era una logica in quello che faceva da alcuni giorni a questa parte?
O forse lo aveva fatto solo per chiudere la partita rispondendogli quello che lui non si sarebbe mai aspettato o non avrebbe mai voluto.
Ci sarebbe andata solo per fargli dispetto anche se l’aveva invitata lui; un ragionamento che faceva acqua da tutte le parti.
 
*
 
I suoi soliti jeans ed il cardigan lungo la tenevano molto più calda di quanto facesse normalmente la sua divisa.
Si era dispiaciuta che Ginny avesse scelto di fare la strada con Luna e gli altri; ma infondo che cosa sperava? Che la fidanzata di Harry Potter uscisse tranquillamente con il gruppo dei serpeverde dove dentro c’era anche Malfoy?
Era già sconvolgente esserci lei.
Una volta consegnati i permessi, il ragazzo le si avvicinò per farle intendere di seguirlo, ritrovandosi in mezzo a Nott e alla Parkinson, di cui dopo scoprì che stavano insieme; Goyle, solo ovviamente; e Zabini con una ragazza di Corvonero che sapeva di sfuggita, una certa May.
Non le fu difficile immaginare, a parte la confidenza che c’era tra la ragazza e Blaise, perché fosse stata invitata, una Gryffindor nel gruppo delle serpi non era facile da digerire, meglio spezzare la tensione con una di una casa neutrale.
La trovata comunque le suonò divertente.
Le Greengrass non erano presenti, ma c’era da stupirsi?
Fecero la strada verso Hogsmeade parlando del più e del meno; anche se May era attaccata al braccio di Blaise, entrambe non dissentirono dallo scambiarsi alcune confidenze.
Lei non era vicino a Malfoy, Malfoy stava da qualche parte tra Goyle e Nott, lontano da lei.
Si fermarono ai Tre Manici di Scopa per mangiare qualcosa e bere una burrobirra.
Questa volta fu inevitabile sedersi accanto al fidanzato.
Lui si era appropriato di un posto a capotavola, e lei gli era finita vicino; escludendo gli altri ovviamente, non poteva mettersi accanto a Goyle.
Le sembrò sereno, d’altra parte stava tra i suoi amici, rideva e scherzava senza quella malignità che ricordava su di sé o su Harry.
Era lei quella imbarazzata, arrossì pure un paio di volte.
La prima quando Pansy le domandò apertamente e senza malizia:
“Quando vi sposerete?”
La burrobirra le uscì un po’ dal naso, mentre Malfoy se ne stava tranquillo come se la cosa non riguardasse pure lui.
“Io … non lo so.” Disse infine.
“Avrai da studiare per i M.A.G.O.?” le venne in aiuto la galanteria di Zabini, che apprezzò molto.
“Già!” rispose.
“In effetti anche noi dovremmo studiare?!” sputò divertito, scatenando qualche risata visto che comunque nessuna media si avvicinava a quella della grifona.
“A che punto stai, Granger? Al decimo ripasso di materie che non ancora abbiamo iniziato a studiare?” la prese in giro senza cattiveria.
Si ammutolirono quando lei rispose serafica:
“Al quindicesimo.”
“No! Sei terribile!!!” disse il ragazzo, contagiando col buon umore un po’ tutti.
Insomma niente insulti, niente frecciate, come se non si fossero mai conosciuti prima.
Zabini sapeva reggere molto bene il gruppo, e trasportava tutti con i suoi modi di fare, e poi aveva un rapporto esclusivo con Malfoy, come se fossero due fratelli.
La seconda volta che arrossì fu quando allungando i piedi, la gamba destra si scontrò con un ginocchio del suo fidanzato.
Si scostò subito, ma non poté fare a meno di notare che aveva attratto l’attenzione di lui su di sé, anche se per pochi secondi.
La guardò torvo prima di ritornare a bere.
In verità arrossì anche una terza volta e pure una quarta.
Presa dalle risate della comitiva, dal clima comunque parecchio rilassato, urtò ancora col ragazzo, fino a che quello, spazientito, non le sollevò la gamba sotto al tavolo e se la portò sulla sua coscia.
Hermione avvampò ma lui se ne rimase buono.
Blaterò soltanto:
“Almeno così la finirai di scalciare contro i miei pantaloni!”
Quella si fece piccola piccola, ma continuò a tenere quella parte del suo corpo a contatto con lui, e in un momento di pura follia maledisse che non avesse la divisa della scuola.
 
*
 
Il loro rapporto non aveva nulla di intricato, nulla di sconvolgente, nulla di nulla insomma.
Non si cercavano mai, non si desideravano nemmeno ed ognuno procedeva con la propria esistenza senza problemi.
Non le aveva più fatto nessun invito particolare, in effetti mancavano anche le occasioni visto che l’ultimo anno era certamente più faticoso; soltanto si incontravano ed invece di insultarsi si salutavano appena, ma solo se finivano faccia a faccia, s’intende!
“Granger!”
“Malfoy!”
“Granger!”
“Zabini!”
E così via, anche con il resto delle serpi.
Poi arrivò la neve e con essa, manco a farlo apposta, un altro invito a villa Malfoy.
Lo raccolse dal gufo, la beccò sul dorso della mano, lo maledisse ancora una volta, quello se ne volò lontano noncurante e lei pensò che anche gli animali di casa Malfoy acquistano lo stesso carattere altezzoso e prepotente dei loro padroni.
Questa volta non si mise a cercarlo per tutta Hogwarts.
Stesso colonnato, stesso tempaccio, anche se adesso al posto della pioggia c’erano fiocchi di neve che scendevano come impazziti.
“Fine settimana dai suoceri!” disse piatta, come se fossero sposati da anni e dovessero passare la domenica a casa dei genitori di lui.
“Ho saputo!” le rispose.
Lei gli si andò a sedere accanto, ma non troppo vicino, e sospirò.
“Ti offendi se ti dico che il Manor non mi piace?” gli dichiarò.
“A parecchi fa quest’effetto.” La liquidò.
“Quando ci siamo stati l’ultima volta non mi ha spaventato tanto, un po’ perché, grazie a Merlino, siamo rimasti fuori in giardino, un po’ perché non siamo stati tanto tempo; ma adesso, due giorni.”
“Trova una scusa e non venire! Non dovresti far sapere ai tuoi del nostro …?”
 E non continuò, giocò sull’indole perspicace della ragazza.
 “Gli ho accennato qualcosa, ma meglio che ci vada cauta con loro, vorrei essere sicura della decisione che prenderò e poi fargliela sapere.”
Quello non rispose, forse non se ne importava molto, infondo.
“Tu credi che … Lucius davvero arriverà a fare del male alle persone che amo, se dovessi venir meno alla promessa fatta e se Narcissa non riuscisse a convincerlo?”
“Granger, hai bisogno della mia conferma per sapere com’è mio padre?”
 
*
 
Quel venerdì sera preparò la solita borsa che usava per andare alla Tana dai Weasley, e s’incamminò verso l’uscita della scuola raggiungendo Malfoy che la stava aspettando.
Alla fine aveva deciso di andarci, cioè, deciso no, il fatto è che una volta detto ad un accordo, il resto sono solo conseguenze.
Malfoy se ne stava svogliatamente ad un muro, quando la vide arrivare percorsero di nuovo la strada verso Hogsmeade e arrivarono al Manor grazie alla passaporta.
Non sapeva se il ragazzo si fosse ricordato del suo terrore per la villa, però ebbe l’impressione che lui l’accompagnasse passo passo, come se non volesse farla intimorire troppo dalle mura vetuste; un gesto sottinteso che la ragazza apprezzò molto.
I saluti furono più calorosi verso di lei rispetto alla volta precedente, ed ogni volta che Narcissa parlava di loro due lo faceva sempre rimarcando la frase:
“Ormai Hermione, sei della famiglia!”
In tutto questo Draco non interveniva mai.
Aveva capito che con i suoi, lui lasciava fare e correre senza troppo slancio, anche se in qualche modo, le mancava quella foga che lui metteva nelle sue cose, come la passione per il Quidditch o quando canzonava lei.
Adesso neanche quello più poteva fare; forse era se stesso solo quando stava con i suoi amici e scherzava come un bambino.
La cena fu consumata in un’ala della casa che non le sembrò avere a che fare con la sala delle torture; comunque anche il pasto passò, lento, ma passò, a volte buttato su discorsi per lei incomprensibili mentre i tre richiamavano alla memoria persone dei loro lunghissimi alberi genealogici che forse anche lo stesso Draco sapeva solo per nome.
Le fu assegnata una stanza accanto a quella del rampollo; era calda, accogliente, con un bel camino scoppiettante e un bagno annesso.
Visto così, il Manor era un involucro di ricchezza, aristocrazia e vetustà; una come lei ci avrebbe sguazzato a ripercorrerne tutte le ere, le famiglie che ci avevano abitato, la storia della discendenza Malfoy e quella dei Black a cui era legata anche la figura dell’amatissimo Sirius, uno dei migliori uomini che avesse mai conosciuto e l’unico parente di Draco che l’aveva sempre ammirata con sincerità.
Sorrise all’idea che l’uomo potesse sapere che era promessa niente poco di meno che a suo nipote.
Si rilassò e si mise a letto. Prese sonno subito, il materasso era troppo invitante.
L’ultimo pensiero fu:
Sembro una principessa delle favole babbane!
E sorrise prima di addormentarsi.
 
*
 
Buio. Una risata sinistra. Un piccolo urlo.
Quella voce era una che conosceva.
Parole sconnesse e saltò nel letto.
“Bellatrix!” sussurrò mentre il nome le moriva in gola e cominciava a sentirsi sudata.
Il fuoco si era consumato, l’oscurità l’aveva avvolta ed in essa ancora i toni gracchianti di Lestrange.
Uscì dal letto, non poteva essere lì, nella sua stanza, la sentiva lontana.
Afferrò la bacchetta e arrivò fino alla porta, ne uscì pur sentendo di stare nel panico totale.
La stanza di Draco era attaccata alla sua ma prima che potesse arrivarci, lui l’aprì da dentro.
Lo ispezionò come se fosse Malfoy il fantasma; il ragazzo assonnato la guardava con un cipiglio.
“Lestrange … è qui!” piagnucolò come una bambina.
“Non è reale, Granger!” la rassicurò.
“Quella che senti è solo la voce del suo ritratto; era pur sempre la sorella di mia madre e lei l’ha voluta tra i quadri di famiglia in un lato della casa che tu non sai.
Di solito non da così fastidio, ma credo che abbia saputo che venivi e perciò si sta scatenando. Credo che anche con la morte sia rimasta sempre pazza!” bofonchiò.
La cosa avrebbe dovuto tranquillizzarla, eppure stava ancora con gli occhi sbarrati verso le scale, quello la intercettò.
“ Granger, non vorrai mica fare mattina su quella porta? Vattene a dormire, non ti può fare niente, tranne che svegliare tutta la casa con le sue urla!”
Hermione non disse una parola ma era terrorizzata, visibilmente terrorizzata.
(Sinceramente, anche se sono un’appassionata di horror movie, mi sarei terrorizzata anch’io. N.d.a.).
Draco capì, per fortuna, perché spalancò di più l’uscio della sua stanza e le fece segno di entrare, e lei ubbidì senza farselo ripetere.
Anche la sua camera era buia, ma non sentiva paura, assolutamente; appena il ragazzo aveva chiuso la porta, anche se Bellatix non la smetteva di cianciare, il timore si era affievolito.
“Dormirò sul tappeto, basta che mi passi un cuscino.”
Non aveva freddo, la stanza era stata riscaldata bene dal fuoco nel camino.
“Perché vuoi dormire lì?” le domandò ovvio.
“Oh?! Non è giusto che mi prenda il tuo letto e tu dorma scomodo a terra!”
Quello le si parò davanti con le mani sui fianchi.
Aveva notato che era a torso nudo?
No, la scema non ci aveva fatto caso per pensare a quella squinternata della Lestrange.
Solo il pantalone in seta scurissima del pigiama e nient’altro.
Per stare mezzo nudo stava parecchio a suo agio.
“Granger, a volte queste tue cacciate mi fanno venire i brividi; davvero mettono in discussione tutta la tua intelligenza!” disse indisposto.
“Qui c’è un letto matrimoniale che accoglie tranquillamente due persone e tu vuoi che uno dei due finisca sul pavimento?”
“Cosa? E pretendi che io dorma con te?”
“Tecnicamente sei tu che dormi con me, il letto è mio e pure la stanza; ma a parte questo, se ti avessi voluta, avrei usato quella pazza scatenata come scusa?”
Poi fregandosene altamente del suo parere, si rimise a letto, a pancia in giù, con la testa immersa nel cuscino morbido.
Hermione si diede un’occhiata intorno.
Qualsiasi cosa stesse succedendo, l’unica certezza era che nella sua camera, da sola, non ci avrebbe dormito.
Sospirò esausta.
Si avvicinò ad un lato del letto e posando la bacchetta sul comodino scoprì un po’ le coperte e ci s’infilò dentro, cercando di dormire sopra il bordo anche a rischio di cadere giù.
La stregaccia malefica pronunciò nel buio il suo nome e lei tremò come una foglia.
Draco la percepì sopra il materasso e con disinvoltura si girò verso di lei cingendole la vita con un braccio.
“Tranquilla Granger, è solo un quadro!” blaterò prima di rimettersi a dormire.
Avrebbe potuto fare la matta per quel gesto, ma in quel momento, il suo famosissimo coraggio alla grifondoro se n’era andato a farsi benedire.
Menomale che c’è lui!
Pensò acquietandosi.
Lestrange continuava ad imprecare, ma lei aveva smesso di ascoltarla, col calore del braccio di Draco avvinghiato a sé, poté concedersi un riposo tranquillo.
 
*
 
Fu lui a svegliarsi per primo.
Si accorse che non erano più nella stessa posizione nella quale si erano addormentati, poiché aveva le sue spalle contro il petto, con il fondoschiena che urtava … contro la sua intimità.
La teneva ancora avvolta in un abbraccio caldo mentre la sua faccia era sprofondata tra i capelli di lei.
Strano!
Pensò.
Non avrei mai detto che fossero così morbidi!
Si sciolse cautamente dalla ragazza e senza aprire le tende, giusto per lasciarla dormire, si lavò e si vestì sbrigativo.
Lei non si accorse di niente.
Si fermò solo un momento, impalato al lato del letto sul quale dormiva beata.
Poteva pensare che fosse bellissima presa così senza che aprisse bocca, ma era meglio non lasciarsi andare a bizzarre sensazioni.
Uscì dalla stanza lasciandola sola.
Quando si svegliò le grida di Bellatrix erano solo un incubo che finiva con la luce del sole, anche se di sole lì non ce n’era.
Pensò che fosse ancora presto, e sentì uno strano freddo che mise a fuoco solo dopo.
“Draco.” Blaterò subito, e inconsapevolmente, il ragazzo si perse quella volta in cui lo aveva chiamato per nome.
Prese coscienza che stava nella sua camera, prese coscienza anche di quanto fosse accaduto la notte prima, ma lui non c’era e non lo sentiva dal bagno.
I rintocchi di un orologio a muro la fecero sobbalzare.
9,30.
“Cavoliii!!!” gridò.
L’elfo domestico glielo aveva pure raccomandato dopo la cena che la colazione veniva servita alle nove in punto.
Era già tanto che Lucius e Narcissa facessero lo sforzo di aspettarli per lasciarli dormire un po’ di più, chissà che avrebbero pensato adesso di lei, che era la solita pigrona scansafatiche fuori dalla scuola.
Si vestì alla bene e meglio e scese le scale senza smettere di maledire Lestrange.
Andava a casaccio, come sempre; non ancora conosceva bene quella villa perciò non ci si poteva aspettare altro.
Approfittò di una porta aperta e di un elfo domestico infilarsi dentro con un vassoio pieno di caraffe.
Lo seguì e si ritrovò Malfoy junior a sorseggiare una spremuta mentre leggeva la Gazzetta del Profeta.
Si avvicinò al lungo tavolo e si andò a sedere accanto a lui mentre se ne stava a capotavola, spiandola appena un attimo da sopra il giornale.
“Perché non mi hai svegliata? È tardissimo!” sibilò con fare cospiratorio al suo orecchio.
“Perché avrei dovuto?” le chiese piatto mentre era concentrato sulla terza pagina.
“Non lo so, forse perché i tuoi fanno colazione alle nove in punto e adesso sono quasi le dieci?”
“Anch’io ho fatto più tardi; non è che ci cruciano se non rispettiamo alla lettera gli orari?!” le rispose con la solita ovvietà.
Adesso leggeva la pagina dello sport e lei sapeva che lui adorava il Quidditch. Lo vide rilassarsi e fece uguale.
“E adesso dove sono?”
Perché parlava ancora a bassa voce?
“Ah, credo che si stiano occupando di Lestrange! Gli ho detto quanto ha rotto stanotte e così loro stanno spostando il suo quadro in un’altra parte della casa sperando che non dia fastidio pure da lì. Comunque tranquilla, non penso che ti scoccerà ancora!”
“Tu … gli ha parlato di stanotte?”
Non rispose, era preso da una battuta dell’articolo.
“Malfoy cavoli, ascoltami quando parlo!” sibilò abbassandogli il giornale.
“Cazzo Granger, ma che hai stamattina, il ciclo?” berciò.
“Abbassa la voce e fatti gli affaracci tuoi su queste cose. Ti ho chiesto se sanno di me e te stanotte?!”
“Tra me e te non c’è stato niente Granger. E no comunque, non lo sanno, gli ho detto solo che Bellatrix non ti ha fatto dormire. Ed ora se hai finito con l’interrogatorio, gradire finire di leggere!”
Quella si appoggiò allo schienale della sedia, un po’ tranquillizzata ed un po’ indispettita.
Lui, la stava semplicemente ignorando mentre finivano la colazione.
 All’improvviso arrivarono i suoi suoceri.
“Buongiorno Hermione.” Disse la donna.
Lucius fece giusto un cenno elegante del capo.
“Buongiorno!” se ne uscì lei, per farlo intendere a tutti e due.
“Sono rammaricata per mia sorella, davvero! Spero che la sua nuova sistemazione non provochi altri fastidi!” la rassicurò.
“Oh, non è successo nulla di grave!” tentò di non farla sentire troppo in colpa.
“Ipocrita!” farfugliò Draco di modo che potesse ascoltarlo solo lei.
In risposta gli diede un calcio sotto al tavolo.
“Grrr, porca miseria Granger, che Merlino ti maledica!” blaterò.
“Che ne dite di andare a Diagon Alley?” propose contenta la signora Malfoy.
“Tra meno di due settimane sarà Natale, dovremmo sbrigarci con i regali!”
Comincio ad amare questa donna!
Pensò in un moto di gioia, la ragazza.
Che bello andare per negozi, scegliere i doni per i miei e fermarmi in tutte le librerie!
“È un’ottima idea!” disse subito entusiasta.
“Davvero?” chiese Narcissa.
Hermione non poté non costatare quanto la madre di Draco fosse davvero bella, specie adesso che chissà per quale motivo la vedeva più rilassata, più serena; non come ai tempi della guerra dove aveva un costante cipiglio ed un velo di preoccupazione quasi palpabile.
Adesso era allegra, un po’ vivace, per quanto una Malfoy potesse esserlo.
In effetti, in quel momento le diede proprio l’impressione di una Black, una Black anni luce lontana da Bellatrix, e sempre più vicina alla soavità e alla gentilezza di Sirius.
Sono cugini? Adesso poteva dire: “ sì lo sono!”
“Voi due verrete con noi, vero?” chiese ancora la suocera.
Draco non rispose, Lucius fece un mezzo sorriso di accondiscendenza.
Strano?! Con la moglie era quasi … affettuoso.
Quante sorprese!
Pensò sinceramente più rilassata.
 
*
 
Non camminavano a braccetto come i genitori del ragazzo, se ne stavano solo vicini, seguendo lo stesso passo.
Era inevitabile che non fosse così, per quanto volessero mantenere le distanze, la calca sui marciapiedi li faceva desistere dallo staccarsi troppo o si sarebbero persi.
Non insistette su nessun negozio in particolare e dopo un’ora, Narcissa propose di dividersi.
“Non posso acquistare i vostri regali se state con noi!” disse ovvia.
A dire il vero Hermione non sapeva nemmeno se le toccasse prendere qualcosa per loro oppure no, in effetti il Natale l’avrebbe passato con i suoi che tornavano a Londra, dopo un breve saluto ad Harry e ai Weasley.
Quando si divisero, tentò di saperne di più da Draco.
“Pensi che debba prendergli qualcosa?”
“No tranquilla, ci penserò io per tutti e due!” le disse placido.
Ah finalmente, almeno in questo mi da una mano!
Pensò soddisfatta.
Si fermarono a prendere il regalo a Lucius, una penna d’oro con piume d’oca rarissime che costò una cifra assurda per le sue tasche.
Pagò Draco e solo in quel momento si rese conto che anche ai Tre Manici di Scopa lui aveva pagato anche per lei.
Chissà perché le venne questo pensiero?!
Poi passarono a ritirare l’ordinazione di Draco in una nota sartoria, uno scialle lavorato al telaio a chiodi di un verde scurissimo e alcune perline cucite all’interno, davvero qualcosa di fine ed elegante. Era il loro dono per Narcissa.
“Non mi va che paghi solo tu!”
“Granger, l’ultima cosa che avrei bisogno da te è il denaro!” la canzonò.
“Non è una questione di denaro, Malfoy, ma di principio!”
Non voleva litigare con lei anche sulle questioni banali così tagliò corto:
“Bene, allora facciamo una cosa, i regali per i tuoi, che penso dovrebbero essere pure a nome mio, li pagherai tu!”
Tanto sapeva che Hermione non avrebbe speso quelle cifre stratosferiche come aveva fatto lui e, in ogni caso non avrebbe obiettato i suoi gusti.
Per carità! Dopo chi se la sorbiva!!!
Entrambi non si comprarono nulla, e non perché avrebbero dovuto farlo l’uno all’insaputa dell’altra, ma solo perché erano certi che non era da loro fare certe cose.
 
*
 
“Allora, potremmo organizzarci in questo modo …”
Questo era l’ennesimo tentativo di Narcissa di ospitare Hermione per le feste.
Con quel modo di fare, anche se un po’ distaccato, aveva anche proposto tra le mille cose, di portare con sé i genitori il giorno di Natale, a villa Malfoy.
Bah?!
Alla fine la caparbietà della donna trovò la soluzione.
“… Natale con i tuoi, ma il giorno dopo le feste ti vogliamo qui, anche perché ci saranno tutti gli amici di Draco che si fermeranno fino al ritorno a scuola.”
“Va bene.” Rispose imbarazzata.
Infondo si trattava di trascorrere un fine settimana al Manor.
Narcissa le sorrise sinceramente felice per la prima volta, mentre lei era sempre più confusa.
Avrebbe giurato che proprio la donna mantenesse un certo disinteresse verso di lei, come se si stesse preparando al peggio, ad affrontare l’ira di Lucius una volta che lei o Draco o tutti e due si fossero rifiutati di sposarsi; invece, sembrava come presa da quel fidanzamento, come se fosse certa che quella coppia sarebbe durata.
Anche quella sera se ne andò a dormire evitando accuratamente certi posti della casa.
Una leggera paura le fece venire i brividi ma la voce di Lestrange non la raggiungeva più.
Per un momento sorrise al pensiero che chissà dove avessero buttato il suo ritratto, ma durò poco perché il ricordo di quella tortura non smetteva mai di ossessionarla completamente.
Si addormentò. Si addormentò e sognò.
C’erano lei e Draco a Diagon Alley, la stoffa pregiata dello scialle di Narcissa, la confusione della gente.
I compagni del ragazzo insieme a loro. Harry, Ron e Ginny che la salutavano da lontano.
“Mezzosangue!” la voce sinistra di Bellatrix.
Un sussulto nella notte, il suo, mentre sa di dormire e di sognare quell’incubo.
Draco che la guarda mentre Lestrange la tortura.
Un urlo agghiacciante in mezzo alle lacrime.
“Lasciami!”
E si ritrovò in mezzo al letto col cuore che le andava all’impazzata.
La porta della sua stanza si aprì e anche nel buio più tetro riconobbe Draco davanti a lei.
La osservò solo un momento, poi con fare un po’ scocciato le disse:
“Ancora?”
Quella non rispose, che avrebbe dovuto dirgli? dovresti passare quello che ho passato io?
Il ragazzo andò a richiudere l’uscio dietro di sé e poi si avvicinò al letto.
La sua disinvoltura nel fare le cose anche più sconcertanti la stizziva.
Lo seguì con gli occhi infilarsi sotto le coperte e starsene a pancia in su cercando di addormentarsi subito.
“Stai prendendo delle cattive abitudini!” ebbe pure il coraggio di rimbeccarla.
Ad ogni modo, anche se avesse voluto cruciarlo davvero, non poté non constatare che adorava il suo corpo accanto al suo.
Pensò che per la seconda volta avesse messo un pigiama idiota rispetto alla classe che sfoggiava il rampollo, ma forse il disinteresse fisico che Draco mostrava apertamente per lei era solo perché non era una gran bellezza, di certo non come Astoria.
Sospirò, bastava già quella matta cronica di Bellatrix a tenerla sveglia, non ci si doveva mettere anche lei con strane elucubrazioni sul nipote.
Cercò di rilassarsi e prendere finalmente sonno.
 
Nota: Questo capitolo l'ho amato da quando lo stavo scrivendo, e proprio perché ci sono affezionata, lo dedico a Sarah, che ha voluto bene a questa storia dalle prime battute, e non ha mai disdegnato di lasciarmi un commento, fosse stato anche solo per un saluto. ;)
           

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