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Autore: Writer96    03/02/2012    35 recensioni
Hagrid regala ad Harry un album pieno di foto dei suoi genitori. Ma quale storia si cela dietro ogni foto?
#1
"-Signorina Evans, si avvicini al Signor Potter, la prego. La foto è di coppia...- disse Silente, sorridendo maliziosamente nel pronunciare l’ultima parola."
#2
- Io vado a mettere questa al sicuro. Diventerà una testimonianza storica e la vedremo presto nei libri di Storia della Magia, sotto la voce L’estinzione della guerra Potter-Evans... e la conseguente nascita della tribù Evans in Potter! -"
#3
"-Quale posto è più romantico del parco sotto la pioggia ed il gelo?- domandò, sarcasticamente, Sirius."
#4
"Insomma Lily, basta di usare il mio cognome come se fosse un insulto. Ci saranno dei problemi quando sarà il tuo, dopo..."
.
La domanda ora è: cosa ne verrà fuori?
-Writ
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Un po' tutti | Coppie: James/Lily
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Come si amano i pazzi'
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 #9 La guerra degli incubi e dei vermi.
 





James si buttò a terra e rotolò, schivando un raggio di luce verde che si schiantò contro la corteccia di un albero dietro di lui, facendolo scricchiolare sinistramente. Un sospiro di sollievo gli sfuggì dalle labbra, ma subito dopo il ragazzo si ritrovò a trattenere il respiro quando vide una ragazza fare la stessa identica mossa e andare a sbattere contro il cofano di una macchina, che fece scattare l’allarme e partire una sirena inquietante. Una figura ammantata di nero fece un gesto stizzito con il braccio e una serie di incantesimi partì dalla sua bacchetta, schiantandosi contro un’altra macchina, che volò lontano con uno sferragliare di lamiere.

-Alice!- urlò James, in preda all’ansia e al panico. Strisciò fino alla ragazza immobile a terra e respirò di nuovo quando la sentì rantolare debolmente. Imprecò tra i denti e mormorò un incantesimo di protezione, poi la spinse in un angolo della strada e si rialzò, ignorando il brutto taglio che aveva sul braccio. Sentì una risata e poi un altro incantesimo lo sfiorò, mentre lui sbatteva di nuovo contro l’asfalto. Si girò sulla schiena e vide una figura femminile svettare sopra di lui. Si tirò su con rabbia e affiancò Lily, che perdeva sangue da una guancia ma a parte questo sembrava illesa e lanciò una fattura con precisione contro una delle figure in nero, che cadde a terra e rimase immobile.

-Se ti fai uccidere, ti resuscito e poi ti uccido con le mie mani!- urlò Lily, schiantando un altro Mangiamorte e schivando l’incantesimo di un altro. James sorrise e la spinse via appena in tempo perché non fosse colpita da un Avada Kedavra volante. Il cuore gli batteva all’impazzata e ogni cosa sembrava più nitida nei suoi contorni intrisi di sangue.
Forse era questo il potere della guerra: dava una chiara visione della vita e della sua importanza. Mai come in guerra si sentiva di amare o odiare qualcuno. E mai come in guerra la consapevolezza del proprio cuore che batteva si faceva forte e rischiava di predominare sulle altre. Tutto spariva, e rimaneva solo il rimbombo del cuore nelle orecchie e i contorni precisi delle cose davanti agli occhi.

-Era un modo per dirmi “Ti amo”?- domandò James, urlando nella direzione di Lily, che si concesse di scuotere la testa e un sorriso sarcastico mentre abbatteva due avversari in un colpo solo.

-Era un modo per darti una ragione per combattere, Potter. E per dirti... Frank!- strillò lei, lanciando un Protego che riverberò nell’aria, mentre l’amico si girava appena in tempo per schivare una fattura di una donna dai capelli ricci e neri. Bellatrix Lestrange si era tolta la maschera e combatteva con foga, esaltata e fomentata dalla battaglia.
L’avevano definita pazza, e forse a ragione. Ma nessuno era mai entrato nel suo cuore, mai nessuno aveva guardato in profondità la sua anima. Cresciuta in un mondo in cui l’educazione e l’odio erano la stessa cosa, lei aveva scelto quella perenne iperattività del cuore, quel respiro esagitato, quell’odore di paura nell’aria che solo il combattere per l’Oscuro Signore poteva darle.

Era convinta delle sue idee, lei, e lo sarebbe sempre stata, fino alla morte. Morte. Ringhiò quella parola mentre si lanciava contro un altro combattente con un movimento incredibilmente elegante.
Un incantesimo la colpì tra le scapole, costringendola a terra. Una ragazza, anzi una donna, era in piedi e la sfidava con gli occhi pieni di astio, la bacchetta ancora fumante.

-Non oserai colpire il mio uomo ancora una volta, essere immondo!- le urlò, schivando una maledizione e attirando l’attenzione di Bellatrix, che si voltò verso di lei, il volto ridotto a una maschera di dolore.
Alice Prewett la sfidava con gli occhi e con il corpo, spalleggiata da Marlene McKinnon, ancora sanguinante dopo un orribile combattimento che l’aveva vista vincitrice, ma solo di poco. Ansimavano tutte e due ed erano così concentrate su Bellatrix da ignorare ogni altra persona nei dintorni. Fu per questo che James si lanciò nella loro direzione appena in tempo, per evitare che venissero colpite da un Mangiamorte rinvenuto da uno schiantesimo. James ripetè l’incantesimo e lo legò insieme agli altri Mangiamorte con un colpo secco di bacchetta.

Ma questo lo distrasse da Bellatrix che, mentre gli altri erano impegnati a combattere, schiacciò il dito sul Marchio sul proprio braccio, passandosi rapidamente la lingua sui denti perfetti.
Arrivò nel giro di pochi secondi.
Voldemort planò in mezzo a loro, una macchia nera e sfocata che non sembrava incontrare ostacoli al suo passaggio. A Lily sfuggì un grido al ricordo del loro ultimo incontro, al quale era sopravvissuta per miracolo. James le si affiancò, con la bocca secca e il cuore ancora più folle, mentre mentalmente si domandava perché gli altri non arrivassero, dove fossero, perché li avessero lasciati lì.
Voldemort lì guardò con gli occhi ridotti a due fessure e la bacchetta stretta tra le dita lunghe e signorili, poi lanciò un incantesimo su Bellatrix, che si rialzò con aria trionfante.

-Mi sfidate di nuovo, insulsi ragazzini. Mi chiedo come mai pensiate di poterlo fare. Voi non potete niente.Crucio!- urlò, colpendo Marlene che si contorse a terra, la faccia orribilmente sfigurata dal dolore e dalle ferite. Poi la bacchetta di Voldemort si mosse con incredibile velocità e fu di nuovo la guerra, di nuovo gli incantesimi.
Gli avversari si erano ridotti a due, ma dotati di poteri troppo immensi per poter essere sfidati. James, Lily, Alice e Frank si misero a fronteggiarli e rispondevano agli incantesimi con foga, a volte non calibrando le loro mosse.

Ma chi l’avrebbe fatto, del resto, al loro posto?
Erano giovani, innamorati e pieni di vita. Avevano visto delle persone morire, avevano pianto e forse addirittura ucciso, ma conservavano ancora quella voglia di vivere che pensavano non li avrebbe abbandonati mai. Combattevano perché era giusto farlo, nella sua ingiustizia. Combattevano perché sognavano di dire, un giorno, ai loro figli, che era sbagliato fare la guerra, che lascia delle cicatrici indelebili, nell’anima e sul corpo. Combattevano perché volevano sposarsi e fare da testimoni, da padrini e da madrine, ma anche perché volevano ubriacarsi o forse finire a mangiare una torta davanti al fuoco. Combattevano perché volevano comprare un cane o un gatto, o forse un rospo e perché volevano assolutamente finire il libro lasciato aperto a metà sul comodino.
Combattevano per i loro amici, per sé stessi, e per la persona che amavano.

E questo Voldemort non poteva capirlo.

James diede una steccata con il polso e il suo incantesimo superò la guardia di Voldemort, colpendolo ad un braccio. La mano di Lily si serrò sul polso del ragazzo e lo strinse con forza, tirandolo di lato e facendo sì che la fattura di Voldemort lo sfiorasse e basta.
Il mago lo guardò sorridendo, ghignando beffardo, facendo sfoggio di quella sua superiorità in amniera disgustosa.
Lui stava giocando.

-Verme!-

La voce di Lily superò tutti gli incantesimi e fece tacere tutti, interrompendo ogni scambio di incantesimi ed ogni altra cosa.
James si voltò nella sua direzione, il polso ancora intrappolato nella sua mano e il respiro bloccato in gola. Voldemort fece lo stesso, posando lo sguardo su di lei e studiandola.

-Sei un verme, un codardo. Sai perché vinci? Perché hai paura di morire...- ringhiò Lily, spostandosi una ciocca di capelli intrisa di sangue dalla fronte. Lui la guardò e mosse la bacchetta in silenziò, mentre un fiotto di luce ne usciva con forza. Lily non avrebbe fatto in tempo a spostarsi, lo sapeva lei, lo sapeva James, lo sapevano Alice e Frank.

Ma nessuno fece niente. L’incantesimo si abbattè su una barriera, che apparve quasi per sbaglio, non tremolante, non incerta. Apparve e salvò Lily.
E poi la battaglia ebbe fine. L’Ordine della Fenice si riversò in strada, in tutto il suo splendore malconcio. C’era Sirius, in prima linea, con gli occhi spiritati e il respiro accelerato, spaventato dai terribili “se” che gli erano frullati in mente per un secondo.
Se James e Lily fossero morti, cosa ne sarebbe stato di lui?
Se fossero morti, chi gli avrebbe cucinato il pranzo di Natale?
Se fossero scomparsi, chi lo avrebbe chiamato la notte alle tre per avere un riparo dalla furia dell’altro?
Remus era subito dietro di lui, la bacchetta sguainata e gli occhi assottigliati, le vene piene di quel fuoco che lui aveva solo sentito descrivere in precedenza.
E dietro Peter, Mary, Emmeline. Gideon e Fabian e poi Minerva, statuaria. E di lato, il volto contratto dalla rabbia, Malocchio e Silente, con le bacchette che tenevano viva la barriera e i piedi tenuti ben larghi, piantati a terra.
Il sollievo di Alice fu così grande che le parve di svenire. Forse lo fece davvero o forse chiuse semplicemente gli occhi e si stese a terra per avere un conforto in più. Abbracciò la strada e la accarezzò, o forse immaginò solo di farlo.
Lily al suo fianco tremò, minacciando di cadere, sorretta da James che si affrettò a portarsi più vicino, per farle scudo. Era viva. Tutti erano vivi, caldi, pulsanti. Avevano sangue che scorreva, dentro e fuori, ma potevano curarsi e lamentarsi dell’acqua ossigenata o delle pozioni curative.
Frank era in ginocchio, ma guardava Voldemort, impassibile, una mano ancora serrata intorno alla bacchetta e un rivolo di sangue che gli inzuppava la camicia. Pensò che Alice lo avrebbe ammazzato, perché aveva sporcato il suo regalo di compleanno, ma quella morte gli sembrò la cosa migliore del mondo.
Voldemort e Bellatrix iniziarono la smaterializzazione, impassibili a loro volta. Non avrebbero potuto affrontare tutti loro, non tutti insieme. Avrebbero forse potuto fare altre vittime, ma sarebbe stata fatica sprecata. Si sarebbero rivisti presto, Bellatrix ne era più che certa.

Guardarono i maghi più esperti avvicinarsi ai ragazzi, per sostenerli e vi videro solo una patetica ricerca di salvare il più debole, il più inutile. Bellatrix sbuffò sprezzante, incrociando lo sguardo di Peter Pettigrew.
Lui lo avrebbe rivisto prima del previsto.
Quando andarono via, solo Malocchio e Albus ci fecero caso.
Gli altri si erano riuniti e si abbracciavano, Sirius che non mollava più James e lottava per nascondere le lacrime più terribili che mai, mentre Gideon e Fabian erano corsi da Marlene e la stavano adagiando su una barella magica. Remus guardò Lily, che teneva un braccio intorno alle spalle di Peter e sembrava solo preoccupata di tornare a respirare normalmente. Alice e Frank erano stretti l’uno all’altra, il volto rigato da lacrime, sangue e rabbia. Un volto di guerra.
-Andiamo.- commentò rudemente Malocchio, facendo un cenno prima di smaterializzarsi.

                                                                                  ****

-Zuppa?- chiese Dorcas, passando tra i ragazzi stesi sul divano. James sollevò a fatica una palpebra, percorso da un brivido e scosse la testa, prima di tornare ad appoggiarsi a Lily, accoccolata davanti a lui.
Alice mosse una mano e un piede, tormentata da uno dei tanti incubi che l’avrebbero perseguitata per settimane e Frank tornò a coprirle la mano con la sua, scuotendo i capelli che gli erano caduti in faccia.
Dorcas uscì dalla stanza e si diresse in cucina, dove poggiò la pentola con la quale l’aveva portata di là. Malocchio la guardò dalla sedia sulla quale era seduto e poggiò i gomiti sul tavolo.

-Dormono. Se ne stanno lì, come dei ricci, e dormono. E, prima che tu me lo chieda, no, Malocchio, non li sveglierò per farti stilare l’ennesimo verbale. Lasciami godere questo momento di pace. Hai idea di cosa succederà quando James e Lily si sveglieranno?- gli domandò Dorcas, spingendo nella sua direzione una tazza di zuppa, e passandosi una mano tra i capelli ricci. Malocchio sbuffò e annusò sospettoso il liquido, sotto l’occhio minaccioso della donna.

-Forse dovremmo mandarli di nuovo tra i Mangiamorte. Magari si placherebbero.- borbottò lui, facendo sorridere Dorcas di nascosto. La donna nascose il sorriso dietro il bordo della propria tazza e lo fissò, facendo attenzione a quell’occhio blu elettrico tanto impressionante.

-Lo sai cosa mi ha detto Marlene? Che stavano discutendo persino mentre combattevano...- gli disse lei, sedendosi sul bancone e allungando un piede fino a toccare la punta della sedia. Malocchio la seguì con lo sguardo e per qualche istante Dorcas fu certa di averlo visto ghignare.

-Sono più forti di quanto pensi. Come sta Marlene?- chiese e la vide impallidire leggermente, mentre si nascondeva di nuovo dietro la tazza.

-Male. Molto male. L’hanno colpita con decine di fatture, prima che la salvassimo. Sono preoccupata per lei...- mormorò Dorcas, finendo di bere e guardandolo con intensità. Che ci finissero di mezzo loro, sarebbe potuto andare anche bene. Ma Marlene, che aveva solo ventidue anni, e James e Lily e Alice e Frank... Il pensiero le faceva rabbia al solo pensarci. Bambini, pensava, preoccupata. Lei, che di anni ne aveva più di trenta, sapeva cosa volesse dire crescere e vivere con la guerra. E non augurava quella sorte a nessuno di loro.

-Vado a controllarla. E... Dorcas?- disse Malocchio, alzandosi e facendo strisciare orribilmente la sedia sul parquet consunto.
-Sì?-
-Scatta una foto a James e Lily. Voglio potermeli guardare buoni e tranquilli, una volta ogni tanto...- concluse l’uomo, uscendo zoppicando dalla stanza. Dorcas sorrise apertamente alle sue spalle e per un attimo scollegò la sua mente dalla guerra, dalle ferite e dai morti.
Prese l’enorme macchina fotografica di Gideon, che se ne stava sul tavolo senza un motivo preciso, e andò nell’altra stanza. Scattò premendo piano il dito e tolse il flash, per lasciare ai due la possibilità di dormire.

Nella piccola foto in bianco e nero, James continuava a respirare accanto al collo di Lily e lei aveva un piede incastrato tra i suoi. Di solito le foto dei due erano movimentate, ma in quel momento la si sarebbe potuta scambiare per una foto babbana.
Dorcas salì le scale, diretta verso la stanza di Marlene, per dare un’occhiata anche lei e dare la foto a Malocchio.
Molti dicevano che la guerra era nel giorno e nelle battaglie, ma lei sapeva che la più terribile di tutte era quella contro gli incubi. Ma fino a che fossero stati insieme a debellarli, avrebbero avuto una speranza di vincere.

                                                                                  ****

Malocchio guardò la foto nel fondo del cassetto e picchiettò poco gentilmente sulla testa addormentata di James, che però non si mosse. Voleva salutare per bene quel compagno di sventure e quella pazza di sua moglie prima di affidare tutto ad Harry.
Harry. Non l’aveva mai visto, ma sapeva che era uguale a James, tranne che per gli occhi.
Sperò che avesse ripreso dai due in grinta e forza e si domandò come sarebbe stato conoscerlo.
Ma aveva paura, Malocchio. Non l’avrebbe mai detto, ma era terrorizzato dalla possibilità di rimanere deluso. Ne aveva passate troppe. E così, Sirius, quel Black scapestrato era finito in carcere, Marlene era morta senza poter salutare i suoi amici, Dorcas era sparita chissà dove e pure James e Lily se n’erano andati.

Se fosse stato con loro, Malocchio avrebbe detto sicuramente quell’irritante “Vigilanza costante” che era un po’ il suo motto. Ma non era con loro e, anzi, era completamente da solo, chiuso in una stanza vuota piena dell’insidiosa presenza dei ricordi.
Malocchio chiuse il cassetto ed infilò la foto nella busta di Hagrid.
Scrisse anche un biglietto.
Vergò con la sua grafia spigolosa quattro parole, poi chiuse tutto e lo affidò al gufo.

Vigilanza costante, Harry Potter.







Ce l'ho fatta, non ci credo. 
L'ho scritto, l'ho scritto.
Oh Godric.
Due noticine veloci,
Ordine della Fenice. Tadààà.
Malocchio, Albus, Dorcas (non so che età abbia, me la sono completamente inventata), Marlene, Gideon, Fabian eccetera.
Come sono stata?
OOC? Banale? Scontata?
Ah, lo so. Fa pena.
Ma serviva.
Un grazie GIGANTE a tutti.
Bisous
Writ


   
 
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