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Autore: Claire Piece    06/02/2012    4 recensioni
[storia completamente corretta ed epurata da errori grammaticali e sintattici]
"Ma io non voglio un principe e non voglio che tu lo sia… io voglio L e basta! Trovo che sia molto meglio che avere un principe che continua a chiedermi la mano o a dirmi di amarmi… Io voglio che nulla mi sia detto sempre in modo esplicito... voglio i fraintendimenti… amo proprio l’incapacità nel sapermi prendere, l’incostanza dell’ “a volte sì e a volte no”... voglio l’impulsività, la stranezza, la tentazione celata e costante...
Ecco cosa voglio. Sei tu."

La morte le aleggia costantemente intorno... La Wammy's House, geni, killer e l'amore per una persona irraggiungibile, L.
Una giovane donna stringerà tra sue mani tutto questo.
Ciao ciao a tutti, questa è la mia prima fan fiction.
Mi sono cimentata in un campo non mio, ma era molto che ero ispirata e così ho pensato "o la va o la spacca!" Così mi sono messa di buona volontà e ho iniziato a scrivere, da principio da sola e poi facendomi aiutare (purtroppo non sono un'esperta scrittrice e agli inizi non tutti siamo bravissimi) con la correzione degli errori
Genere: Drammatico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Nuovo personaggio, Watari
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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                        Tasselli





Ho sempre evitato e rifiutato mentalmente quel modo di dire: Non c’è mai limite al peggio.
Perché volevo ribellarmi al destino che riusciva ad essermi così ingrato, nonostante io provassi a reagire e intervenire su quel qualcosa che era divino, al di fuori delle mie e anche della sue possibilità.

Dovevo fare qualcosa.

Ancora lui, il mio sogno ricorrente in quella notte del primo Gennaio.
Ero lì ferma, sul marciapiede, sotto al lampione ora illuminato e davanti a me, come di consueto, la creatura, ma ora era affiancata da qualcuno. Un ragazzo di spalle, con i capelli corti e ramati, con indosso una camicia bianca e pantaloni eleganti beige, scarpe lucide sul marrone. Lo vedo voltarsi verso di me come se avesse sentito la mia presenza. In volto era molto bello, ma la sua bellezza lasciava trasparire una perfezione fin troppo ostentata. I suoi occhi tagliati a mandorla, affilati e color oro, mi guardavano freddi. Poi notai che non puntavano la loro attenzione su di me, ma su qualcosa alle mie spalle. Incuriosita mi voltai e vedi che dietro di me c’era L, serio e disgustato da ciò che aveva davanti, che non ero io, ma quel ragazzo. Girandomi di scatto verso di lui notai che prendeva dalle mani del mostro quel libro nero e si aprì un sorriso maligno sul suo viso perfetto.
Poi udii una voce, ma il ragazzo non aprì bocca “ Tu sai che morirà?”
Ansimando mormorai “Ma di che parli? Chi sei?” Poi mi indicò la luce del lampione ed alzando gli occhi, tutto finì in una atmosfera abbagliante.

Il risveglio fu spossante come al solito e impiegai molto a orientare i miei pensieri.
Ero immersa nell’oscurità della mia stanza e dall’altra parte della parete, L ancora stava parlando con gli agenti. Presi il mio cellulare e guardai l’ora, erano le quattro e mezza di notte, poi ripensai alle parole di Miranda: “D’ora in avanti presta molta attenzione a ciò che sogni.”
Così iniziai a elaborare ciò che avevo sognato, tutto era identico agli altri sogni ma ora c’era quel ragazzo, che sembrava essere molto unito a quella creatura nera, quasi in simbiosi, come un’anima posseduta.
Il libro iniziò ad essere un tarlo, era un collegamento, c’era sempre stato e adesso era evidente più che mai, era sempre stato qualcosa di molto importante, non avrei dovuto sottovalutarlo. Ma solo ora che era comparso quel ragazzo, aveva preso un aspetto indispensabile da ricordare, non doveva sparire dalla mia attenzione.
L.
L nel sogno era diverso, la sua calma era sparita davanti al ragazzo, avrebbe voluto farlo sparire con lo sguardo, strana reazione. Perché mai L avrebbe dovuto odiarlo così? Perché se ne sentiva quasi minacciato? Chi era?
Sospirai, sentivo che le miei deduzioni erano inconsistenti, presi e mi alzai avvicinandomi alla porta. Misi l’orecchio sulla superficie legnosa e fredda, chiusi gli occhi e ascoltai la voce di L mentre parlava, non mi importava di quale argomento parlasse, sentirla mi calmava, eccitava, scombussolava. Avevo così bisogno di Lui in quel momento, ma come potevo dirgli che ero una specie di sensitiva, che addirittura avrebbe dovuto fare qualcosa per aiutarlo a salvarsi da non so quale sciagura sconosciuta anche a me? Decisi di tornare a letto e che avrei continuato a studiarmi nei giorni seguenti. Stanca ricaddi nel sonno.

Passarono ben tre settimane, dove mi ritrovai a cambiare anticipatamente albergo prima di L, tutto sempre in base alla regola per cui la mia presenza doveva rimanere segreta e invisibile agli uomini del nuovo quartier generale. L arrivò a farmi alloggiare in una suite solo mia, comunicante alla sua. Dio solo sa quanto mi sentissi sola. Wammy fortunatamente era stato alleggerito minimamente dai suoi compiti di assistente ad L grazie alla presenza degli agenti rimasti e poteva venirmi a fare visita. All’inizio era restio dal volermi raccontare cosa stesse accadendo e dei progressi che compiva L in quell’indagine, ma un giorno non resistette, Wammy parlò, era preoccupato perché sapeva che il suo L non avrebbe mai potuto sbagliare e con aria preoccupata raccontò tutto ciò che in quelle settimane mi era stato nascosto.
Ero sul mio immenso letto, rannicchiata a guardare la tv, quando Wammy entrò, lui poteva accedere alla mia suite tramite una copia delle chiavi. Mi sollevai a sedere per scendere dal letto, ma non lo feci e spensi la televisione, il suo vociare mentre parlavamo mi avrebbe sicuramente infastidito.
“Belle tutto bene? Hai bisogno di qualcosa?” disse Wammy con tono tranquillo ma impaziente.
“No Watari, quello di cui ho bisogno è nell’altra suite comunicante alla mia.” Risposi sarcastica.
“Lo so, Belle, ma questo caso sta prendendo una piega molto diversa rispetto agli altri e nemmeno io so dirti come riuscire a prenderlo. Ti confesso che mi sto iniziando leggermente a impensierire.” Abbassò lo sguardo verso l’azzurro e morbido pavimento in moquette.
“Sì, sto notando anch’io la singolarità di questo caso, anzi l’ho notata subito sin dall’inizio. Sai, nelle altre situazioni, questa cosa sarebbe durata non più di un mese o due, ma ora inizio a pensare che sarà più lungo. E non perché dubiti delle capacità di L, ma perché questa investigazione e tutta questa situazione hanno qualcosa di anomalo e quasi non umano. Lo stesso modo in cui muoiono quelle persone è misterioso quanto trascendente, per di più adesso questo Kira ha ucciso anche chi innocentemente aveva provato ad ostacolarlo.” Parlai guardando fuori dalla finestra, c’era ancora la neve che cadeva un giorno sì e uno no, infatti in quel momento qualche timido fiocco ricominciò a scendere. Mi concentrai su uno di quei bianchi batuffoli, che spinto da un leggero vento ondeggiava diversamente dagli altri. Ma distolsi i miei occhi dal vetro quando Wammy disse “Belle, ha ucciso anche Naomi Misora.”
Era costernato e il suo tono era apprensivo, io mi voltai veloce come se avesse appena toccato il tasto giusto per destare la mia attenzione, quanto bastava per renderla ancora più elevata di quanto già non lo fosse, rendendomi ancora più partecipe delle sue afflizioni.
“Cosa?!” sgranai leggermente gli occhi e i miei pensieri accelerarono, arrivando ad un’unica e spaventosa conclusione. Kira era vicino più di quanto potessimo aspettarci se era riuscito ad avere un contatto con Naomi, probabilmente lei sapeva qualcosa e Kira l’aveva eliminata dal suo ambizioso percorso di morte. “Watari, che diavolo sta succedendo? Che vuol dire? Come ha fatto Kira a incontrare Naomi? ” ero sconvolta e la rabbia mi ribolliva nelle vene.
“Kira aveva ucciso il suo fidanzato Ray Penber e supponiamo che lei abbia provato ad indagare, ma la sua indagine ha avuto un esito quanto meno tragico direi. Questo ha portato L a voler investigare sulle persone seguite da Penber. La famiglia Yagami, quella del sovraintendente Souchiro Yagami, che tra l’altro collabora con noi alle indagini, e quella del direttore generale Kitamura. Abbiamo piazzato per quasi una settimana microfoni e telecamere in casa loro e L è parso essere molto sospettoso di un ragazzo, il figlio di Yagami, Light Yagami, in una maniera abbastanza singolare. Belle…” Si interruppe e sapevo perché.
Perché L non aveva mai sbagliato e il fatto che qualcosa di strano, pericoloso gli si stesse avvicinando lo turbò, ma mai quanto turbò me, che al solo sentire la parola ragazzo ebbi un fremito d’orrore puro, il ragazzo del sogno era Light Yagami!
Deglutii disgustata, credo che la mia espressione fosse simile a quella che aveva L nella mia visione onirica. Wammy continuò e mi provocò panico allo stato puro, perché dopo aver fatto le mie deduzioni, io sapevo molto prima rispetto a loro cosa rappresentasse quel ragazzo, ma senza nessuna prova razionale e materiale.
“L lo ha seguito frequentando la sua stessa università e gli si è rivelato. Si è spinto oltre ogni limite o forse non ancora.” Wammy si sedette e poggiò entrambe le mani sui braccioli della poltroncina, esausto e arrendevole.
Io mi inginocchiai davanti a lui e presi la sua mano, ero impaurita ma provai a non darlo a vedere “Non…non abbattiamoci Watari, ti prego, non farlo. Troveremo un modo, Lui troverà un modo, lo trova sempre.” Sentivo di mentire a me stessa, sapevo benissimo e percepivo che Light era il pericolo, che personificava la morte stessa, ma non potevo dirlo, non ancora.
“Belle…” Wammy accarezzò la mia guancia “Grazie, non so cosa mi abbia preso.”
“Solo un po’ di sconforto e paura, io ne ho spesso.” Dissi ridendo e trattenendo la mia commozione nel vederlo in quel modo.

Il giorno seguente L in un attimo di pausa e solitudine mi diede la notizia che Beyond Birthday era morto anche lui per mano di Kira. Rimase molto ad osservarmi, mentre io lo guardavo abbattuta con le lacrime in volto, forse avrei dovuto essere felice perché Kira aveva annientato ciò che mi aveva messo in una gabbia di paura anni prima, ma non ci riuscii, non fu il sentimento che provai. Piansi perché Kira aveva sgretolato ciò che L aveva fatto per me, per salvarmi, aveva intaccato ciò che aveva legato me e L, questo mi fece soffrire moltissimo. Ricordo che abbracciai L come se potesse scivolarmi tra le mani.
Kira mi stava portando via tutto di Lui.

Quel turbinio di morte sembrava non finire e lentamente giunse anche Aprile.
Pensai a quanto la Wammy’s House fosse bellissima in quel periodo, il verde del giardino stava certamente splendendo al sole e la brezza primaverile stava di sicuro smuovendo i rami fioriti del mandorlo davanti alla finestra della stanza di L. I bambini stavano sicuramente scorrazzando urlanti di gioia… pianti, risate… Mello intento a fare dispetti per farsi notare, Near davanti alla finestra a fare i suoi puzzle e di tanto in tanto ad osservare cosa succedesse nel mondo esterno, Linda immersa nel suo universo a disegnare al riflesso della tiepida luce solare e Matt innervosito davanti al suo video gioco, che non riesce a capacitarsi del perché non riesca a superare quel livello così difficile.
Mi svegliai dalla mia immaginazione, guardandomi a torno e mi ritrovai di nuovo in un altro posto sconosciuto, una nuova stanza, una nuova solitudine.
Ora, come se non bastasse, la situazione era diventata ulteriormente complicata. C’era un altro Kira, il Secondo Kira, come lo chiamò Wammy, che forse addirittura aveva unito le sue forse con il primo Kira. La cosa frustrante era che in quel momento nei miei sogni apparve anche una ragazza al fianco di Light Yagami, la sua fisionomia era giapponese, ma i suoi capelli erano biondi. Era vestita di nero, apparentemente indifesa e ingenua. Loro sotto l’ombra dell’albero e come sempre io e L dal lato opposto alla luce del lampione. Sentivo che quelle due figure si contrapponevano alle nostre, erano il male che si era unito in sole due persone. Ancora più frustrante era il fatto che io facessi tutte queste connessioni e non potessi comunque essere d’aiuto, l’ottimismo che Miranda mi aveva infuso si era affievolito.

19 Maggio 2004
Quel giorno non potei evitare di pensare a mia madre e al suo compleanno.
Vagavo solitaria per la mia suite, pensai che nel tardo pomeriggio, mi sarei concessa un po' di relax nella vasca con le zampe di leone che avevo in bagno.
Decisi perfino di viziarmi prendendo anche io dei dolci e mentre lentamente mangiucchiavo una torta alla frutta ripiena di crema chantilly, mi misi a guardare fuori dall’ampia finestra del mio salottino.
Mandai giù il boccone dolcissimo che avevo appena messo in bocca, ma insieme vi sentii come se avessi ingoiato della cicuta. Vidi il ragazzo del mio sogno, era Light Yagami che stava uscendo dall’ingresso del nostro hotel dirigendosi dall’altra parte della strada e quello che mi scombussolò di più, fu che vedi la creatura mostruosa che lo seguiva, vicina a lui con le ali spiegate… questa fece per alzare lo sguardo, ma io istantaneamente mi voltai nascondendomi dietro le maestose tende della finestra.
Esisteva davvero! E io la vedevo anche nella realtà! Come era possibile?
E mentre ero lì ferma a connettere ben bene cosa avevo visto, cosa fosse reale e cosa non lo fosse, mi apparve davanti L facendomi sussultare, nemmeno mi ero accorta che fosse entrato. Non gli diedi il tempo di parlare, sapevo che mi avrebbe preso in giro per la mia reazione eccessiva, ma lui non aveva visto un mostro aleggiare sopra le spalle dell’esecutore dei criminali.
“Che ci faceva Light Yagami qui?” lo dissi con odio e con un tono inquisitore, per me lui era già il nemico.
L parve meravigliarsene, non poteva sapere che io sapessi molto più di quanto Lui potesse immaginare. “Era qui perché gli ho chiesto di unirsi alle indagini sul caso Kira.”
Bene! Ci mancava solo questa! Portarsi a casa il maligno, l’assassino in casa propria, ero contrariata, mi innervosii non poco. “Come scusa? Tu hai chiesto al tuo maggior sospettato di unirsi alle indagini che lo riguardano? L, stai per caso perdendo il lume della ragione?!” Sentii la mia voce alzarsi lentamente pian piano che formulavo le domande.
Si voltò cupo “Credimi, non ne sono felice nemmeno io, ma ho bisogno di studiarlo a fondo, devo capire, Belle.” Ostinato!
Camminò verso il tavolo dove erano poggiati altri due piattini di torta alla frutta che avevo ordinato e ne prese uno, ma iniziò stranamente a mangiarlo in piedi.
Quella sua azione insolita mi fece scoppiare.
“Bene! Adesso ti metti a mangiare in piedi! Tu non sei L! Dov’è finito L, che quando riteneva opportuno, preferiva agire nell’anonimato? Dov’è finito L prudente? Sai, credo che dovrei essere gelosa di Kira o Light, perché è riuscito a farti uscire fuori e allo scoperto meglio di quanto abbia saputo fare io. Ricordo ancora quando mi dicesti, senza nessuna remora, che io avrei dovuto raggiungere il livello di Watari prima di riuscirti a fidare di me e ora esce fuori il serial killer misterioso e gli spiattelli davanti tutto!” Ero furente ma cercavo di controllare il mio tono altrimenti avrebbero potuto sentirmi anche nell’altra suite. Chiusi gli occhi in cerca della calma e del contegno, Lui mi osservava mangiando lento con un espressione crucciata ed io finii, parlando quasi addolcita dalla paura di ciò che stavo per dire “L, tu lo sai che lui è Kira. Ne sono sicura, perché tu non commetti sbagli in quello che fai.” Lo guardai nella speranza di una risposta, che non tardò ad arrivare.
“Sì, è l’unica certezza che ho in questo trambusto di indizi e avvenimenti fuori dall’ordinario, ma…” Si fermò addentando l’ultimo pezzo di torta e poggiando il piattino vuoto, su un ripiano dove spiccava un vaso di fiori e riportò l’attenzione a me “Ma credimi se ti dico che sono tormentato da come lui possa agire o uccidere. Devo avere delle prove materiali che sia lui, devo coglierlo sul fatto. Altrimenti non avrebbe senso andare fino in fondo a questa storia. Ti giuro che mai come in questo caso, mi sento costantemente colto alla sprovvista. Ho come la continua sensazione che lui abbia un’innata capacità nel prevedere certi miei ragionamenti o nel raggirarmi. Quando penso di averlo colto di sorpresa, ecco che lui trova sempre il modo di uscirne pulito e apparentemente innocente. Eppure tutto riporta sempre comunque a lui.” Si voltò verso la finestra e la luce lo illuminò in volto, facendo quasi sparire le sue occhiaie, che ultimamente si erano appesantite ancora di più. “Non escludo di aver pensato che ci sia un potere quasi divino dietro tutto questo, ma ho respint…” L si bloccò vedendo la mia faccia, era come se le sue ultime parole avessero colto nel segno, ma Lui non sapesse che quella poteva essere la verità. “Belle, va tutto bene? Sei pallida.”
“S…sì, va tutto bene. Tu non puoi immaginare come le tue parole mi abbiano fatto capire con che cosa abbiamo a che fare.” Nella mia testa rimbombò la frase: L lo sai che gli dei della morte mangiano solo mele?
Dei della morte….
Ecco cos’era quella creatura, un dio della morte, ecco come Light Yagami aveva il potere di uccidere. Ad un tratto capii le parole di L, quando mi disse qualche istante prima che se non si fosse trovato quel qualcosa con cui Kira uccideva, non ci sarebbe stata nessuna prova. E dubitai del fatto che L potesse vedere quella cosa mostruosa, capii che solo io potevo vederla a causa della mia dote.
Ora sapevo come agire, se il mio avere quelle visioni mi avesse permesso qualche altro indizio nel tempo, avrei sicuramente trovato il modo di aiutarlo, perché allora mi fu palese che L non avrebbe potuto mai farcela contro un dio della morte. Io sarei stata un tramite, il mezzo per arrivare prima di Kira.
Perché era chiaro che se gli si fosse presentata l’occasione perfetta per uccidere L, lo avrebbe fatto e senza esitazione.
Miranda aveva ragione, una volta presa coscienza del proprio dono diventava molto semplice unire i segni, ma prima avrei dovuto appropriarmi d’altro, nuovi indizi, nuove immagini e sapevo che sarebbero arrivati. Ripromisi a me stessa che avrei dovuto dire ad L la verità su di me e su quello che mi accadeva, facendo però combaciare il tutto con prove esistenti, concrete e far prendere coscienza a L che aveva davvero a che fare con qualcosa di divino, anzi era da definire demoniaco.

 

Ma un timore prese piede in me… E se Lui non mi avesse mai creduto?

   
 
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