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Autore: Alaire94    06/02/2012    1 recensioni
Il vento piega le chiome del bosco di Larens, chiome che nascondono il segreto di un ragazzo dagli occhi luccicanti di rosso. Il suo fascino selvaggio non può non incuriosire Claire, una ragazza in vacanza nella villa della nonna.
E poi fra le foglie lampeggiano occhi di brace, e poi la luna piena guida quella semplice ragazza in un mondo lontano, dove nulla sarà più come prima...
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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3

Non fu nonna Elizabeth a svegliare Claire quella mattina, ma il canto di un uccellino che si era posato sul davanzale della finestra.

Claire si stiracchiò un po’, sentendo nel sangue che quella sarebbe stata una giornata strana.

Innanzitutto aveva intenzione di cercare informazioni su Lisa Forrest alla Rocca del Pensiero e, anche se il posto era un po’ inquietante, doveva recarvisi da sola. Neanche Grace poteva venire: era un segreto di famiglia e tale doveva restare.

Quando Elizabeth entrò nella sua stanza per svegliarla la trovò già vestita di tutto punto, con gli scarponi da trekking ai piedi. – Ah, bene, dove hai intenzione di andare stamattina? – chiese, stupita da tanta vitalità.

Preferirei non dirtelo, è un problema? – domandò Claire, intenta a cercare nell’armadio lo zainetto che portava sempre nelle sue escursioni.

Gliel’aveva regalato proprio la nonna perché quando andava con lei, ciò che serviva a Claire lo infilava sempre nel suo enorme zaino. Quando aveva raggiunto gli undici anni Elizabeth gliene aveva donato uno tutto suo, dicendole: “ormai sei diventata grande, puoi portare da sola le tue cose”. Claire se lo ricordava bene quel momento, perché fu una delle prime volte in cui capì che stava davvero crescendo.

- Come vuoi, basta che non ti fai del male o ti cacci in qualche guaio: lo sai che i sentieri di montagna sono pericolosi … - raccomandò la nonna.

Claire annuì. - Certo, ma ormai è da tanti anni che vengo qui, sono un’esperta … sono più agile di uno stambecco! –

- Staremo a vedere … - commentò, scettica. Stava per varcare la soglia, diretta in cucina, quando si fermò per aggiungere: - vieni prima a fare colazione.

- Certo! – concluse Claire.

Dopo colazione Claire infilò il cellulare nello zaino insieme ad altri oggetti e partì con la graziella della nonna. Pedalando passò a fianco ai soliti frutteti; fra i loro rami risaltavano i frutti maturi con cui alcuni uccellini stavano banchettando, cinguettando allegramente.

Claire, però, non prese la strada per il paese, ma svoltò nell’altra, più stretta e ripida, indicata da alcuni cartelli sbiaditi e illeggibili che segnalavano posti troppo remoti per essere ricordati.

La via era veramente impervia, ma ormai Claire ne era abituata: già altre volte aveva percorso quella strada con la nonna quando era più giovane ed era stata proprio lei a insegnarle il percorso per giungere alla meta di quel giorno.

Nonostante fosse ancora mattina, il sole le picchiava forte sul cappellino. Soltanto un venticello rendeva l’aria sopportabile.

La ragazza guardò intorno a sé: vi erano soprattutto campi e alberi, ma poteva intravedere qualche casetta dal tetto spiovente arrampicata sul pendio. I viottoli per giungervi erano ancora più ripidi della strada che stava percorrendo, tanto che si chiese come potessero i proprietari arrivare ogni giorno fin là.

Guardò in alto la sua meta, quasi in cima alla montagna. Non sembrava mancare molto alla casa dell’Eremita Pastore.

L’Eremita Pastore era un signore vedovo, che abitava isolato dal resto del mondo. Anche se scorbutico e maleducato conosceva molto bene Elizabeth e solitamente era contento di fare favori a lei e a Claire. In fondo non era un uomo cattivo.

Claire era affannata, ma le parve normale: era in sella a quella vecchia bicicletta che procedeva per miracolo con quella lunga salita.

Per distrarsi dalla fatica guardò alla sua destra: c’erano degli alberi. Non fitti come quelli del bosco vicino alla casa della nonna, ma giusto un paio di file. A un certo punto vide muoversi qualcosa. I rami frusciarono, sentì il rumore delle foglie pestate.

Probabilmente si trattava di un cacciatore: ce n’erano molti da quelle parti. Uomini che non aspettavano altro che un po’ di tempo libero per recarsi sulle montagne per la caccia al cinghiale, vestiti di un verde marcio per mimetizzarsi con le piante.

Udì altri rumori. Claire pregò perché il cacciatore non l’avesse scambiata per una preda. Eppure, ripensandoci, i cacciatori solitamente non si avvicinavano mai alle strade.

Tale considerazione la impaurì, spingendola a concentrarsi soltanto sull’aria che le sferzava il viso. I rumori, però, continuavano e non riuscì ad ignorarli.

Si fermò, i fruscii cessarono insieme alla sua corsa. Un pensiero la colpì con la forza di un colpo alla nuca: qualcuno la seguiva.

Rimase immobile come una statua, il silenzio rotto solo dal battito veloce del suo cuore. I pensieri si susseguivano nella sua mente con rapidità disarmante: doveva procedere o andare a controllare?

Crick. Una foglia pestata. Claire si guardò attorno circospetta e rimase in ascolto.

Il suo orecchio captò un rumore molto strano, sembrava un respiro affannato, quasi morente.

Non poteva più restare bloccata lì: doveva andare a controllare, ma al solo pensiero le aumentò a massimi livelli il battito cardiaco.

Con un enorme sforzo ce la fece: prese il coraggio a due mani, scese dalla bici e si avvicinò agli alberi. Qualcuno fra le piante si spostò freneticamente, lei scostò un ramo e per un attimo vide due occhi felini, rossi e infuocati come tizzoni ardenti.

Un urlo le uscì dalla bocca e rimbombò per tutta la valle. Cadde a terra inciampando in una radice sporgente, si graffiò le caviglie coi cespugli, ma si rialzò subito, per poi correre alla bici e iniziare a pedalare più veloce che poteva. Tutto intorno a lei scomparve. Rimase solo la sua paura e la casa dell’Eremita Pastore da raggiungere.

A quella velocità, dopo qualche minuto arrivò nel cortile. Col cuore che le martellava nel petto e sentendo qualche fruscio in lontananza, lasciò cadere la bici e cominciò a bussare insistentemente alla porta.

Jeremiah, il pastore, aprì un po’ stralunato. Claire, con impeto si rifugiò subito dentro, mentre l’anziano, rimasto di sasso, chiuse la porta dietro di sé.

Lei, ancora scossa non riusciva a dire nulla.

Che vuoi da me, ragazza? Non è casa tua questa! – esclamò l’uomo.

Claire rispose solo dopo qualche secondo. - Sì, ha ragione, mi scusi. Io sono Claire, si ricorda di me?

Jeremiah annuì, la fronte aggrottata con fare ostile. – Che cosa è successo? –

Ho visto due occhi rossi, sembravano quasi inumani. Qui nel boschetto sulla strada. Lo so che non mi crede … ma è così.

A quelle parole il vecchio si fece serio. – Oh, sì, che ci credo ragazza, li ho visti anche io. Sono creature del demonio, te lo dico! Mandate direttamente dal diavolo! – esclamò infervorato. – E tu che ci fai da queste parti? – le chiese soltanto dopo qualche secondo.

Sto andando alla Rocca del Pensiero –

- è pericoloso per una ragazza come te venire qui, di questi tempi … ci sono strane cose in giro, ben peggiori degli occhi rossi che hai visto oggi. Io ti consiglierei di tornare indietro subito, senza fermarti, prima che possa succederti qualcos’altro – la avvertì Jeremiah con uno strano tono apocalittico che intimorì ancor di più la ragazza.

Claire deglutì difficilmente un nodo che le si era formato in gola, per poi cercare di assumere un’espressione risoluta. – No, ho estremo bisogno di avere alcune informazioni –

allora è meglio che ti accompagni – si offrì Jeremiah con un tono gentile che era raro sentir fuoriuscire proprio dalla sua bocca dalle labbra perennemente secche.

- Va bene. Posso lasciare qui la bici? –

- certo.

Il vecchio Jeremiah e Claire si incamminarono per un sentiero in salita, pieno di radici e massi ad ostacolare il cammino. Ciò non li spaventò: erano esperti e sapevano esattamente dove mettere i piedi.

Claire guardò in alto: la Rocca era lassù, in cima alla montagna, ma non più troppo lontana. Jeremiah, davanti a lei, col naso adunco rivolto alla Rocca, saltava qua e là come un camoscio, facendosi beffa del tempo che non era riuscito a scalfire il suo fisico.

Vada più piano, faccio fatica a tenerle dietro – fu costretta a dire Claire.

Il vecchio rallentò, poi si fermò ad aspettarla con un piede appoggiato su un masso sporgente. – Su, ragazza, che ti rassodi i muscoli! Io alla tua età saltavo i fossi per il lungo! – esclamò Jeremiah, lasciandosi scappare una risata che fece risaltare le rughe sulla fronte e ai lati della bocca. Aveva la pelle rovinata, probabilmente a causa del sole che prendeva continuamente nei pascoli.

Sì, ma mi aspetti! E’ da un po’ di tempo che non percorro queste strade di campagna!

- Ah! non ci sono più i giovani di una volta! – disse il pastore con un sospiro riprendendo a camminare. Claire ridacchiò fra sé: certe volte erano proprio buffi gli anziani.

Per un po’ procedettero uno dietro l’altro in silenzio. Il sole picchiava potente sulla testa di Claire e, nonostante avesse il cappellino, già qualche goccia di sudore le imperlava la fronte a causa del gran caldo.

Per non pensare alla fatica che stava patendo, cercò di focalizzare i suoi pensieri su altre cose. Innanzitutto pensò a ciò che aveva visto nel boschetto poco tempo prima; ricordò quegli occhi rossi fra gli alberi e un brivido le scese lungo la schiena. Non aveva mai visto nulla di così pauroso in vita sua. L’esorcista, il film che tanto l’aveva spaventata quando lei e Grace l’avevano guardato di nascosto, non era nulla in confronto a ciò che le era successo. Ma che cosa poteva essere? Stava forse cominciando ad avere le allucinazioni?

Per le sue conoscenze, infatti, il fatto non aveva spiegazioni scientifiche, le sembrava proprio di essere immersa fino al collo in un film horror di cui lei non voleva fare parte.

- Siamo quasi arrivati – annunciò l’anziano all’improvviso, fermando i suoi pensieri.

Claire guardò verso l’alto cercando la fine della salita. La vide: non molto più avanti iniziava un sentiero alberato che terminava in un cancello di ferro.

Ci si fermarono davanti. – Io ti aspetto qui: non mi piacciono i vecchi libri – disse Jeremiah sedendosi sul tronco di un albero caduto.

Ok, io torno quando ho finito – concluse la ragazza incamminandosi.

Aprì il cancello di ferro battuto ed entrò nel giardino, richiudendolo dietro di sé con un cigolio sinistro.

Davanti a lei si stendeva un grande prato dall’erba alta. Doveva essere ben curato un tempo, forse vi crescevano spontaneamente delle belle margherite e immaginò che qualche dama vi camminasse, ammirando le aiuole piene di bellissimi fiori ai lati del sentiero acciottolato che si snodava fino all’ingresso della Rocca.

Soltanto quest’ultimo sembrava rimasto intatto; le erbacce avevano preso il posto dei fiori multicolore, le assi di legno delle panchine avevano ceduto e la fontana a cui si rivolgevano era vuota e incrostata di alghe e muschio.

Claire avanzò lentamente, passando alla destra di un laghetto dall’acqua malsana il cui perimetro era segnato da pietre ovali e levigate.

A suo tempo doveva avere un fascino magnifico quell’immenso giardino, come testimoniavano le statue e gli ornamenti nei pressi della fontana, ma il tempo aveva continuato il suo corso, trasformando la magnificenza in degrado.

La Rocca del Pensiero si trovava proprio al centro.

Non era altro che una torre in cui abitava un illustre barone, famoso per i suoi manoscritti. Egli conduceva una vita in solitudine, circondato dai libri e dalle serve, perciò, in mancanza di eredi, alla sua morte la Rocca era rimasta disabitata. Chiunque quindi poteva accedere all’immenso patrimonio cartaceo al suo interno, anche se pochi osavano farlo. Infatti si diceva che fra le stanze della torre si aggirasse ancora il fantasma del barone, il quale non voleva lasciare sulla Terra il suo patrimonio.

Claire comunque non si faceva intimorire: durante le visite con la nonna non aveva visto proprio nessun fantasma.

Salì le scale dell’ingresso e aprì l’enorme portone cigolante. Proprio come si aspettava, la accolse una scala a chiocciola. Non sapeva esattamente dove trovare le informazioni su questa Lisa Forrest, forse al primo piano, nel reparto “misteri e segreti”, ma era comunque molto vasto per qualcuno che non sapeva precisamente cosa cercare.

Con non poca fatica, vista l’altezza dei gradini della scala, giunse al primo pianerottolo dove si trovavano tre porte di legno. La seconda da destra recava la scritta misteri e segreti, incisa su una targhetta di metallo.

La aprì. Si trovò in una grande stanza dal soffitto decorato a motivi geometrici, in cui file e file di scaffali sembravano estendersi fino all’infinito attendendo che Claire vi si infilasse soffocando nella polvere di anni d’abbandono.

Ogni fila rappresentava una lettera dell’alfabeto, in modo da facilitare le ricerche. Si infilò nella fila f.

Mentre camminava fra gli scaffali, udendo i suoi passi ticchettare sul pavimento, si sentì in trappola: dietro a tutti quei volumi non poteva vedere se qualcuno vi si nascondeva. Cercò di reprimere tale sensazione: d’altronde se voleva sapere …

Cercò fo all’inizio di ogni scaffale e lo trovò dopo poco tempo. Lesse il titolo di ogni libro, uno per uno. Ogni tanto era costretta a tossire, per colpa di tutta quella polvere.

Non trovò nulla che potesse interessarle finché, quando stava per andarsene, non le capitò fra le mani Foreste del territorio.

Sollevò la copertina in pelle rovinata, decisa a consultare l’indice. Una nuvola di polvere e puzza di vecchio si sollevò dalla pagina e Claire voltò la testa dall’altra parte per non venirne investita. Quando riuscì a rivolgere di nuovo lo sguardo al libro scorse le parole con il dito. Foresta di Larens. Pagina 526.

Sfogliò le pagine fino ad arrivare a quella giusta. A destra vi era una bella foto del paese in cui si vedeva anche la casa della nonna, circondata completamente dagli alberi.

Lesse ciò che era scritto sotto l’immagine in un carattere svolazzante.

La foresta di Larens esiste da tempi antichi ed è avvolta da un alone di mistero. Nessuno sembra essere al corrente di quali siano i suoi segreti e i pochi a saperlo si chiudono nel loro silenzio. Per questo non sono molti coloro a conoscenza delle leggende alquanto straordinarie che hanno per oggetto questo bosco nei pressi dei monti, leggende di cui però non si sa che piccole parti.

Una di queste tratta di Lisa Forrest. Quest’ultima visse per molto tempo in una casa nel cuore del bosco, in stretto contatto coi lupi. Sembrava essere di animo sensibile. Durante una notte di luna piena accadde qualcosa di talmente sconvolgente da farla diventare pazza. Nei suoi deliri raccontò solo a qualche familiare ciò che le era accaduto quella notte e ancora oggi la sua famiglia custodisce gelosamente il segreto di Lisa…

Claire chiuse il libro quando si accorse che nel proseguimento non si parlava più di Lisa Forrest, ma si prendevano in esame altre leggende poco attendibili. Si lasciò cadere a terra, sul vecchio pavimento sporco, un po’ avvilita: il testo non parlava proprio di nessuna promessa.

Lesse altri volumi, ma nessuno diceva nulla di più rispetto a ciò che era scritto nel primo, così si abbandonò nuovamente a terra. Non pensava che la sua famiglia potesse essere avvolta da così tanto mistero. Eppure, dopo essere venuta a conoscenza di una parte della storia voleva sapere tutta la verità: Cosa era successo di così sconvolgente a Lisa Forrest? Perché l’aveva rivelato solo a un familiare?

Claire ebbe un po’ di paura capendo di essersi infilata in una questione più grande di lei, di cui non avrebbe dovuto interessarsi. Per la prima volta non si sentiva all’altezza. Nonostante sentisse che qualcosa di pericoloso era dietro l’angolo ad aspettarla, non poteva rinunciare: il desiderio di conoscere i segreti della sua famiglia era più forte.

A quel punto Claire decise di tornare indietro: alla Rocca del Pensiero non avrebbe potuto scoprire altro.

Uscì in giardino e raggiunse Jeremiah fuori dal cancello, che era intento a scacciare un uccellino che voleva a tutti i costi posarsi sulla sua spalla. – Vai via brutta bestiaccia! – gridava, sventolando la mano disgustato. Quando finalmente si accorse della ragazza, lasciò perdere il povero volatile. – Hai trovato quello che cercavi? –

- Più o meno.

 

Claire e Jeremiah si misero in cammino verso casa e quando fu ora di separarsi la ragazza ebbe un po’ di paura, paura di incontrare ancora quegli occhi rossi, di sentire quel respiro pesante. Le batteva il cuore. – Vai dritto fino a casa, senza fermarti, qualunque cosa succeda … - raccomandò il vecchio.

Senza dubbio – rispose la ragazza.

Si salutarono e Claire ripartì sulla sua bicicletta.

Mentre scendeva per la strada a tutta velocità teneva d’occhio il boschetto al margine. Le sembrava quasi di sentire il respiro, ma sapeva benissimo che si trattava solo della sua immaginazione.

Tutta quella paura per fortuna risultò infondata: non aveva visto né sentito nulla di sospetto.

Poco dopo stava già entrando nel giardino della nonna al sicuro, per quanto quel posto potesse esserlo.

   
 
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