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Autore: Dobhran    11/02/2012    1 recensioni
Sfregai il naso contro la pelle delicata. Poi leccai la gola laddove sentivo il pulsare del sangue.
Sentii la ragazza dibattersi, ma non poteva assolutamente niente contro di me. Niente.
Si lamentò, ma la sua agitazione, la sua paura non placarono la mia sete. Semmai la aumentarono perché contro la lingua sentivo le sue pulsazioni farsi sempre più frenetiche.
Raschiai con i denti la sua pelle, ma ancora non morsi. Volevo farlo, ma allo stesso tempo sapevo che l’attesa sarebbe stata eccitante. Sarebbe stata quasi un’estasi.
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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34.



Forse era perché il crepuscolo era lontano o perché la chiacchierata confidenziale con Faith mi aveva fatto davvero bene, ma il giorno dopo fu diverso.
Mi sentivo più leggera e anche più forte. Ero pronta per tornare a casa e guardare i miei genitori negli occhi senza il rimorso di dover mentire e il senso di colpa struggente.
Quello che era successo con il cacciatore mi avrebbe tormentato per sempre, per ricordarmi i miei errori, ma quella mattina mi sentivo fiera di aver fatto la mia scelta.
Era costata una vita, ma era stata pur sempre una scelta giusta.
L'hotel mi sarebbe mancato più di quanto mi fossi aspettata. forse non dovevo affezionarmi ai dettagli, ma sentivo già la mancanza dei colori caldi dell'arredamento, dell'accoglienza, della bellezza delle camere e, cosa che non avrei mai immaginato, di Kimmo, con il suo impareggiabile buon umore.
Io e Faith facemmo in fretta i bagagli e ci assicurammo centinaia di volte di non aver lasciato nulla nella stanza.
Di certo nessuna delle due avrebbe fatto centinaia di chilometri solo per recuperare eventuali mp3 o piastre per capelli.
Alle dieci liberammo le stanze e dopo mezz'ora eravamo tutti nella hall, pronti per lasciare Rovaniemi.
Kimmo si liberò in fretta dei suoi doveri di cameriere e, con il grembiule ancora legato in vita, venne personalmente a salutare me e qualche altra ragazza del mio corso.
Con una soddisfazione di cui non mi sarei mai aspettata da me, scoprii che tra di esse ero la sua preferita.
-È un peccato che te ne vada, stavo cominciando a conquistarti.-
Mi sussurrò ad un orecchio abbracciandomi da dietro. Vidi lo sguardo di Robert, carico di gelosia, ma lo ignorai, come ignorai d'altronde l'eccessivo affetto da parte del ragazzo.
-Lo sai?-
Fece, con aria felice e malinconica allo stesso tempo. Mi chiesi seriamente perché non avesse una ragazza...se era vero che non ce l'aveva.
Probabilmente era per il fatto che ci provava immancabilmente con qualsiasi essere di sesso femminile, ma a suo modo ormai avevo capito che aveva un cuore grande.
-Ti ho preso un regalino.-
Lo guardai sbalordita. Avevo capito bene? sentii il profumo di Robert farsi più intenso, ancora prima di udire il rumore dei suoi passi avvicinarsi a me.
-Qualche problema, amore?-
Mi voltai verso di lui e non fui per nulla sorpresa di vedere un'espressione diffidente sul suo volto. Un riverbero negli occhi non celava un accenno di rabbia e di gelosia.
Era la prima volta che mi chiamava amore e sinceramente, mi piaceva, non fosse stato per quel suo tono possessivo.
-Robert, va tutto bene.-
-Sta' tranquillo, amico. Sei fortunato ad avere una ragazza così speciale.-
Lo rassicurò Kimmo con un sorriso che avrebbe sciolto qualsiasi ragazza e fatto infuriare i fidanzati gelosi. Non era il classico sorriso che gli avrei consigliato di usare in presenza di Robert, ma incredibilmente, quando guardai nei suoi occhi la gelosia sembrava essere svanita.
Avevo pensato che, come era successo con Seth, fuori dalla mensa, lo guardasse male e gli dicesse con tono ostile non sono tuo amico, ma non lo fece.
Annuì ricambiando il sorriso e mi posò una mano attorno alla vita, non con fare possessivo, bensì semplicemente affettuoso.
-Lo so.-
Si limitò a dire. Kimmo, sorpreso anch'egli per la reazione meno aggressiva del previsto di Robert, estrasse dalla tasca del grembiule ciò che fino ad un attimo prima si era visibilmente potuto vedere in rilievo. Mi porse un libricino color bianco e blu.
Riconobbi in fretta i colori della bandiera finlandese e guardai la scritta in rosso. La lingua era finlandese e di certo non avrei capito nulla, se sotto non ci fosse stata la traduzione in inglese.
Dizionario finlandese-inglese/inglese-finlandese.
Dizionario essenziale per il viaggio, lo studio, il lavoro. Consultazione rapidissima.
-Un dizionarietto tascabile? Forte!-
Esclamai sinceramente sbalordita. Non me lo sarei mai aspettato.
-Sì...beh sai, così saprai sempre tradurre le strane frasi in finlandese che ti vengono dette.-
Si giustificò lui. Guardai il ragazzo e sorrisi.
-Kiitos Kimmo.-
Si strinse nelle spalle, come per comunicarmi in silenzio che non c'era bisogno di ringraziarlo. Abbracciarlo forse non sarebbe stato conveniente con il mio ragazzo al mio fianco, ma sia io e che Robert gli stringemmo la mano.
-Trovati una brava ragazza.-
Gli consigliai. Gli rivolsi un ultimo sorriso, poi tornai verso la mia classe sentendo dentro di me una punta di nostalgia.
Poco più tardi lasciammo l’albergo per dirigerci verso l’aeroporto, sotto una pioggerella finissima, ma comunque fastidiosa. La pioggia non mi piaceva per niente, ma ero felice della presenza delle nuvole, che coprivano il sole.
Non appena arrivammo a destinazione il mio cuore cominciò a battere più forte. Provai una fitta allo stomaco quando intravidi la pista di decollo.
Avevo preso in tutto tre aerei nel giro di una settimana e ancora me ne aspettavano due.
Era necessario compiere uno scalo e arrivare con l'aereo a Helsinki e poi da lì di ritorno in America.
La cosa non mi piaceva per niente.
Sapevo che se anche fosse caduto l'aereo non mi sarei fatta neanche un graffio. Insomma...avevo ancora da chiarire questo punto con Robert, ma ero certa che non sarei morta nemmeno se fosse esploso in volo.
Il punto era che nemmeno se fossi stata Wonder Woman, il terrore che nutrivo per l'aereo mi sarebbe passato.
Era qualcosa di incontrollabile. Avrei viaggiato in una scatola di metallo in aria! Era una cosa che non potevo controllare e io odiavo non riuscire ad avere il controllo della situazione!
Comunque, riservai la mia paura per il momento giusto, ovvero l'imbarco e il volo.
La hostess mi rivolse il suo solito sorriso cordiale e sereno e mentre i miei compagni si avviavano verso i posti a loro assegnati io sentii dentro di me l'impulso di fermarmi da lei per qualche domanda.
Per esempio: Come diavolo faceva a vivere giorno dopo giorno su un aereo? Come faceva a non esserne terrorizzata?
Le era mai capitato di attraversare una zona di eccessiva turbolenza e di aver pensato che l'aereo sarebbe caduto?
Aveva per caso qualche pastiglia speciale anti-fifa-da-aereo da darmi?
Ma resistetti a quell'impulso. In ogni caso anche se avesse avuto le pastiglie, non avrebbero funzionato con un organismo tanto diverso come il mio.
Perciò di buona lena mi diressi verso il mio posto. Pensai che questa volta, situato verso il finestrino, non sarebbe stato l'ideale, ma fu molto migliore alle altre volte.
Il volo si svolse dopotutto, in maniera piuttosto piacevole, al di là di ogni mia aspettativa.
I paesaggi verdi della Finlandia, che potei scorgere dal finestrino, mi calmarono almeno un po' e la presenza dei miei amici contribuì molto sul mio umore.
Per il viaggio fino ad Helsinki fu Faith a farmi compagnia.
Fu decisamente gentile e premurosa, indice che la mia scenata della sera prima l’aveva scossa. Volevo dirle che non c’era bisogno di ignorare i suoi amici per stare di più con me, se non voleva, ma tacqui durante il primo volo.
Averla accanto significava molto per me e non volevo rovinare quel momento.
Durante il secondo le dissi che non c’era problema se andava dagli altri e lei con un sorriso comprensivo interpretò le mie parole come una volontà di stare accanto a Robert.
Prendemmo posto. Io mi sedetti come prima accanto al finestrino e lui verso il corridoio.
-Lo sai? sei stato carino con Kimmo.-
Gli dissi, un attimo prima che l'aereo decollasse. Avvertii alcuni rumori metallici e un'idea sciocca in testa mi consigliò di chiamare una hostess per assicurarmi che i bulloni delle ali fossero ben avvitati.
Scacciai la vocina bastarda e mi concentrai solo sul viso di Robert e sulla risposta che mi aspettavo da lui. Parlare di qualsiasi cosa non riguardasse voli e aerei era una buona idea.
Una buonissima idea.
Il ragazzo sorrise.
-Te l’ho detto che sono geloso. Ho troppa paura di perderti ma...vedi...non voglio essere come quei fidanzati ossessivi e pedanti. Non voglio essere eccessivo. E comunque, Kimmo è stato simpatico a farti il regalo.-
Mormorò, con una rapida stretta di spalle. Ricordandomi del dizionario, frugai nel bagaglio a mano.
Sentii i muscoli in tensione quando l'aereo, dopo tutte le prove, si alzò dalla pista, ma poi passò piuttosto in fretta, quando mi imposi con tutta la mia volontà di non pensarci.
Estrassi il libricino dallo zainetto e lo sfogliai.
-Allora, inauguriamo il dizionario! Cos'è che mi aveva detto il cacciatore?-
Chiesi, frugando nella memoria alla ricerca di indizi.
-Era qualcosa che assomigliava molto a...uoro.-
Lui scosse la testa.
-Non ricordo. Prova a dare un'occhiata.-
Sfogliai incuriosita le pagine, ma sotto la lettera U niente corrispondeva o assomigliava alla mia parola misteriosa.
-Niente...-
Mi lamentai con Robert. Lui diede un'occhiata, poi me lo tolse dalle mani.
-Aspetta...forse è Huoro, con la acca iniziale.-
Suggerii. Lo guardai mentre l'aereo si alzava di quota e lui sfogliava in silenzio le piccole pagine. In contrasto con le sue mani, sembravano davvero minuscole, ma erano quasi dello stesso colore.
-Oh, ecco!-
Esclamò, dopo un po'. Vidi i suoi occhi seguire le parole e diventare seri.
Dopo due secondi la sua espressione cambiò e ci lessi incredulità e divertimento.
-Che c'è?-
Chiesi, sporgendomi per controllare. Lui ridacchiò e scosse le spalle.
-Credo che quell'uomo ti abbia dato della puttana.-
Aprii la bocca e poi la richiusi, senza sapere bene cosa dire.
-Dici sul serio?-
Chiesi, dubbiosa. Forse mi stava prendendo in giro. Probabilmente il cacciatore mi aveva accusato di essere...che so, il flagello di Dio! Una nuova piaga per l'umanità e altre sciocchezze da fanatico religioso. Ma puttana proprio no.
Robert mi diede indietro il dizionario, per permettermi di assicurarmi personalmente che le sue parole non fossero solo una sciocca presa in giro.
Non lo erano affatto. Quell'uomo aveva davvero osato chiamarmi puttana! Non me lo sarei mai aspettata.
-Beh...è rincuorante sapere di avere un buon effetto sulle persone, non trovi?-
Ci scherzai su. Lui annuì e mi sorrise.
-Anche io ho qualcosa per te, sai?-
Disse. Lo guardai diffidente.
-Vi siete tutti messi d'accordo per farmi delle sorprese o anche tu vuoi accusarmi di essere una ragazza di facili costumi?-
La sua risata fu tanto sincera ed intensa, che mi parve quasi palpabile. Solo allora mi resi conto che le parole di Faith riguardo al cambiamento dei vampiri erano vere. Se anche io avevo assunto una risata del genere, non potevo fare altro che gioirne.
-No, tranquilla! è che quando eravamo in libreria ieri pomeriggio, mi è venuta in mente una cosa. Era un po' che volevo comprartela. Non è niente di speciale, eh!-
-Ecco dov’eri finito.-
Mormorai pensierosa. Quel giorno non gli avevo neanche domandato dove fosse andato. Probabilmente fare la pace con Faith aveva conquistato tutta la mia attenzione.
Aprii il suo zainetto e ne estrasse un pacchettino un po' sformato. Me lo porse con uno sguardo carico di aspettativa, come se temesse che non mi sarebbe piaciuto.
-Robert...-
Feci, tentando invano di nascondere un sorriso di compiacimento.
-Lo sai che non c'era assolutamente bisogno che tu...io...non ti ho comprato niente.-
Scosse la testa.
-Non importa, nessuno ha detto che devi farmi dei regali.-
-Ma tu sei stato così carino...-
-Aprilo e basta!-
Con le mie unghie perfettamente guarite e decenti, staccai lo scotch che teneva ferma la carta. Quando riuscii ad aprire il pacchettino riuscendo a non fare danni all’incarto, le hostess erano già passate due volte con il carrello delle bibite e del caffé.
Robert aveva davvero una pazienza invidiabile.
Infilai un mano nella carta ed estrassi un barattolino rosa.
-Che cos'è?-
Chiesi, girandomelo fra le mani. C'era un disegnino sull'etichetta, che raffigurava un cestino di fragole.
-Una volta mi hai detto che vai matta per le fragole. Ora che sei...beh...diversa, non puoi più mangiarle, perciò ho pensato che...beh, che magari ti potesse fare piacere...-
Scosse la testa.
- È solo un bagnoschiuma…-
Alzai una mano per interromperlo.
-Non è solo un bagnoschiuma. Questo è davvero un bel regalo. Significa molto per me, grazie.-
Dissi, con sincerità assoluta.
-Dico sul serio.-
Gli assicurai, guardandolo negli occhi e mostrandogli in silenzio uno sguardo carico di riconoscenza.
Sorrise e prese la carta vuota che tenevo tra le mani.
-E c'è dell'altro.-
Dichiarò. La scosse un po’ e sul suo palmo pallidissimo cadde un cartoncino. Appuntati ad esso splendevano due orecchini. Due orecchini carinissimi a forma di pipistrello.
- È argento ovviamente.-
Mi assicurò con una punta d’orgoglio. Li osservai attentamente e me ne innamorai all’istante.
Erano piccoli e dalla forma semplice, e grazie al cielo non erano pendenti. Odiavo il modo in cui questi ultimi si aggrovigliavano ai capelli.
-Potrebbe essere il regalo ideale per la ragazza di Batman. C’è solo un piccolo problema. Io non ho i buchi alle orecchie.-
Protestai. Lo vidi stringersi nelle spalle e fare un'espressione di indifferenza.
-Beh, puoi sempre farteli fare da Eireen, se ti fidi, ma se non vuoi non è un problema. Li ho visti e ho pensato a te. Sono molto allusivi, non credi?-
-Altrochè! Comunque prima o poi mi farò fare i buchi, promesso. Sono bellissimi, grazie ancora.-
Mi sporsi verso di lui e lo baciai sulle labbra. Era bello stare con lui, ma non glielo dissi.
Probabilmente c'erano un'infinità di cose in una coppia che non c'era bisogno di dire.
Con il passare del tempo era necessario ricordarsi a vicenda di essere importanti, ma io e Robert ci eravamo già dimostrati quanto eravamo legati.
Lanciai un'ultima occhiata al paesaggio che poteva intravedere fuori dal finestrino.
Mi sarebbero mancati i bei paesaggi finlandesi e il sole quasi inesistente del nord, ma volevo anche tornare a casa.
Trassi un sospiro carico d'ansia. Eravamo tanto in alto che le nuvole creavano una sorta di pavimento sotto l'aereo.
Era incredibile, ma anche un po' inquietante.
Gli appoggiai la testa sulla spalla e trovai così un ottimo modo per rilassarmi veramente e pensare poco al fatto che eravamo sospesi a non so quanti piedi da terra.
L'idea mi spaventava un sacco, ma lui era il mio rimedio a quel problema.
Chiusi gli occhi e ascoltai il rumore dell'aereo che frusciando tagliava l'aria, il respiro di Robert e il brusio dei passeggeri.
Avevo avuto più esperienze in quella settimana che nei primi diciassette anni della mia vita, perciò sapevo perfettamente che il rapporto con il mio ragazzo non sarebbe stato mai noioso.
Ero cambiata fisicamente e anche un po' caratterialmente.
Avevo imparato a convivere con i sensi di colpa, avevo imparato il valore della vera amicizia e dell'amore e avevo anche provato a fare dei salti che da umana non mi sarei mai sognata.
Ero certa che prima o poi mi sarebbe mancata almeno un po' la mia vita normale, ma ero anche sicura del fatto che mai e poi mai avrei rimpianto di aver salvato Robert e di avergli donato il mio sangue.
Una volta Robert mi aveva detto che la capacità di mentire rappresentava un ottimo motivo per farlo, o qualcosa del genere.
Beh, io avevo sempre pensato di essere una frana nel raccontare le bugie, ma ormai era chiaro che avrei dovuto imparare in fretta. Che cosa avrei detto sennò ai miei genitori riguardo al mio pallore innaturale, le occhiaie e il poco appetito?
Ci avrei pensato a tempo debito.
Probabilmente, avrei ricordato quella gita per sempre.
Certo, ci sarebbero stati tanti altri momenti significativi nella mia vita, ma quello avrebbe occupato un posto particolare nel mio cuore e nella mia mente.
Erano stati i miei primi giorni da diversa...i miei primi giorni da vampiro.










Finalmente per voi è finito! :D Grazie ancora a tutti coloro che mi hanno seguito. Ciao e alla prossima! (spero).

  
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