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Autore: Claire Piece    12/02/2012    4 recensioni
[storia completamente corretta ed epurata da errori grammaticali e sintattici]
"Ma io non voglio un principe e non voglio che tu lo sia… io voglio L e basta! Trovo che sia molto meglio che avere un principe che continua a chiedermi la mano o a dirmi di amarmi… Io voglio che nulla mi sia detto sempre in modo esplicito... voglio i fraintendimenti… amo proprio l’incapacità nel sapermi prendere, l’incostanza dell’ “a volte sì e a volte no”... voglio l’impulsività, la stranezza, la tentazione celata e costante...
Ecco cosa voglio. Sei tu."

La morte le aleggia costantemente intorno... La Wammy's House, geni, killer e l'amore per una persona irraggiungibile, L.
Una giovane donna stringerà tra sue mani tutto questo.
Ciao ciao a tutti, questa è la mia prima fan fiction.
Mi sono cimentata in un campo non mio, ma era molto che ero ispirata e così ho pensato "o la va o la spacca!" Così mi sono messa di buona volontà e ho iniziato a scrivere, da principio da sola e poi facendomi aiutare (purtroppo non sono un'esperta scrittrice e agli inizi non tutti siamo bravissimi) con la correzione degli errori
Genere: Drammatico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Nuovo personaggio, Watari
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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                        Legami





Maggio si stava avviando alla fine, alloggiavamo al Kappa Hotel.
Come ogni mattina mi dedicavo al lento e pigro spazzolare i miei capelli davanti allo specchio, la frangia ormai mi stava crescendo, perché per pigrizia non la tagliavo più, e nonostante fosse ingestibile tentavo di darle un verso. Quando ad un tratto mi sentii bloccata e la superficie liscia dello specchio iniziò a sciogliersi, creando delle cole, mostrandomi qualcosa di celato sotto il fondo argenteo, che si stava disfacendo, come in uno strano effetto dovuto alla magia. Comparvero davanti ai miei occhi delle immagini…

Light Yagami e la ragazza dai capelli biondi nel solito luogo delle mie visioni, la ragazza stringeva tra le mani il libro nero e vi iniziò a scrivere. Mi sentivo incuriosita da quella azione così scontata ed ebbi il coraggio di avvicinarmi e sfidare il mio timore-odio per Light Yagami.
Strappai letteralmente di mano il libro alla ragazza, guardai cosa avesse scritto.
Sbarrai gli occhi, era il nome di L! Non capii perché iniziai a sentire un’ondata di panico, mi voltai nella direzione del lampione, qualcosa mi fece pensare che potesse esserci anche Lui, come nelle precedenti visioni… Ed infatti era lì, fermo, immobile come una statua in granito e più bianco che mai, le occhiaie erano violacee ma in maniera esasperata, mentre lentamente chiudeva gli occhi spenti, privi di luce.


Ritornai alla realtà sussultando e come da prassi dopo ogni preveggenza ad occhi aperti, ebbi il mio solito mal di testa.
Il libro nero! Riuscii a pensare solo a quello appena ripresa. Riflettei tempestivamente.
Libro nero.
Su un libro nero viene scritto il nome di chi ti è nemico, qualcuno da eliminare, da mettere in una lista di persone da far sparire. Il libro venne donato a Light dal dio della morte nel mio sogno precedente, ma allora perché era quella ragazza a scrivere il nome? Che anche lei avesse questo dono tenebroso?
L sembrava aver perso la luce negli occhi, come…come quando si…muore!
Tornò a prendermi l’angoscia.
Possibile che se il nome di una persona veniva scritto sul libro, questa potesse morire? D’altronde anche L più volte aveva affermato che Kira per uccidere doveva conoscere il volto e il nome di una persona. Quindi forse era quello il modo in cui uccidevano, sia Light che la ragazza, perché ormai mi era chiaro che lei fosse il secondo Kira.
Mi fissai allo specchio, ecco avevo di nuovo fatto un altro passo avanti rispetto ad L.
Sapevo, ma senza nessuna prova reale. La paura di quella visione mi portò a volergli dire cosa io fossi in grado di fare grazie alle mie percezioni. In un certo senso mi sentii quasi una complice di Kira, perché non dicevo nulla ad L di ciò che iniziavo a sapere e questo mi corrose il petto. Il mio riflesso alla specchiera mi sembrò quello di un essere deforme. Muta, ero muta e conoscevo molto.
Stavo costantemente rimandando qualcosa che non poteva più aspettare.
Dovevo infischiarmene del mio timore e parlare. Sentii bussare alla porta della mia stanza e risposi rauca “Sì.”
Vidi entrare L, dal volto capii che aveva qualcosa in mente. “Sto andando all’università e volevo salutarti.” Disse con tono flemme mentre abbassava lo sguardo e si guardava i piedi.
“Ma non avevi smesso di pedinare Light? C’è dell’altro vero? Hai in mente qualcosa.” Dissi sorridendo, riprendendo a spazzolare i capelli e fissando la mia immagine specchiata. Sapevo che era venuto per farmi capire che non ci saremmo visti per un po’, che quello che stava per attuare avrebbe portato via quella miseria di tempo che trascorreva con me.
Dovevo parlare o chissà quando avrei potuto dirgli di me e delle mie visioni, Kira avrebbe potuto anticiparmi e sarebbe stato troppo pericoloso.
Presi coraggio e iniziai “L, io…” inspirai ed espirai “Devo parlati, di…” Alzò la mano e con l’altra estrasse dalla tasca dei jeans, nel suo modo asettico tra pollice e l’incide, il cellulare che stava squillando. Rispose e non mi fece continuare, aveva fretta, mi liquidò velocemente, sembrava che qualunque parola io avessi pronunciato, sarebbe stata un peso che gli avrebbe fatto sentire ancora di più la mia mancanza. Concluse in modo ermetico la sua chiamata come sempre per poi finire con me “Me lo dirai appena mi sarò liberato, ora devo proprio andare Belle.”
Non riuscii nemmeno a proseguire che si affacciò sulla soglia della mia porta Wammy, che vedendo non ancora arrivare L era venuto a sollecitarlo. “E’ tutto pronto Ryuzaki, se per te va bene possiamo andare.” Disse Wammy pacato e educatamente come se non conoscesse L.
Quel nome Ryuzaki, a me non era mai andato a genio perché lo aveva utilizzato B quando aveva attuato la sua copertura nel caso di Los Angeles. Per L quel nome era un modo come un altro per camuffare la sua identità, per me era un suono che feriva le mie orecchie al solo sentirlo pronunciare.
Uscirono e mi lasciarono lì, in balia delle mie verità mescolate alla paura. Stava succedendo qualcosa di insolito, nell’aria percepivo un’atmosfera opprimente, mi sembrò di essere stata abbandonata, sebbene sapessi che non era così.
L in qualcosa era cambiato, il suo distacco non dipendeva solo dal suo lavoro, ma da qualcos’altro. Lui stava iniziando ad avvertire qualcosa. Che anche Lui avesse iniziato a prendere coscienza di un pericolo ancora più grande di quello a cui finora era stato esposto?

1 Giugno 2004

Tutto è terribilmente nebbioso, simile alla foschia che c’è all’alba, molto grigio, intorno a me si ergono degli alberi. Un bosco, sono in un bosco. “Vieni qui.”
Sento quella voce che ho sentito nel mio primo sogno con Light Yagami, cammino in sua direzione e mi ritrovo in un piccolo spiazzo con altrettanti alberi e vedo a terra qualcuno che sta scavando. Mi avvicino ulteriormente e noto che la persona che sta smuovendo la terra è la ragazza bionda, che nonostante gli sia andata così vicino, non riesce a vedermi. Poi estrae dal terreno una cassetta e la ripulisce dal terriccio, la apre e mi mostra il contenuto, si rivolge a me, ora riesce a percepirmi. Sorride ingenuamente, ma con un retrogusto perfido e i suoi occhi diventano rossi, poi di nuovo la voce con tono minaccioso “Smettila!! Essere benedetto!”
Abbasso lo sguardo e vedo nella cassetta metallica il libro nero.
Tutto ha fine di colpo.


Ormai vagavo senza meta per gli alberghi, in cerca di qualcosa di interessante da fare o vedere, ma il sogno che feci quella notte mi lasciò molto disorientata perché, rispetto agli altri, era in un posto nuovo, mai visto, senza strane creature divine e solo con quella ragazza, il libro nero ed ora anche la comparsa di quella voce spettrale e agghiacciante. Stufa dei miei ragionamenti e di gironzolare senza destinazione, risalii nella mia suite.
Mentre mi dirigevo verso la porta, incrociai due poliziotti del quartier generale uscire dalla suite di L, feci finta di niente, abbassai lo sguardo e mi coprii il volto con i capelli.
Ma quel micro-secondo mi permise di studiare alcuni particolari della loro persona.
Il primo di un’altezza media, con i capelli scuri che cadevano come una specie di caschetto, l’espressione del suo volto era pulita e spensierata, doveva essere il classico tipo sempre molto positivo.
Il secondo era leggermente più alto, dai capelli lievemente più scuri e con ricci foltissimi, il suo viso era deciso e molto serio. Quest’ultimo fece per guardarmi, io allungai il passo e mi sbrigai a rientrare nel mio sicuro ed elegantissimo rifugio.
Chiusi la porta e mi poggiai su di essa, cercando di riprendermi dalla scarica di adrenalina dovuta alla paura di essere scoperta dagli agenti, intuii poi che L era rimasto solo e che solamente in quel momento potevo vederlo, almeno per poco, ma potevo vederlo.
Mi precipitai alla nostra porta confinante e entrai di soppiatto, cercando di non farmi sentire ma non servì a niente.
“Guarda che riesco a sentire lo scatto della serratura.” Disse L mentre, seduto rannicchiato, era intento ad osservare lo schermo di uno sterile televisore, che non stava trasmettendo nessun notiziario o qualcosa attinente al caso Kira. Guardando bene vidi qualcuno legato con delle cinghie ad uno strana piattaforma d’acciaio, coperto sugli occhi da degli strani ed enormi occhiali neri.
Poi focalizzai meglio e vidi che era lei! La ragazza delle mie visioni!
Inspirai violentemente emettendo un gemito di spavento per ciò che avevo visto. “Chi…chi è lei?” Ero inerme davanti a quell’immagine.
“E’ Misa Amane ed è sospettata di essere il secondo Kira. Watari ancora non te ne aveva parlato? Strano, fino ad ora ti aveva spifferato sempre tutto.” Disse sarcastico e quasi divertito ma comunque provocatore. “No, non me ne ha ancora parlato, perché oggi fino ad ora non l’ho visto. Ma non è questa la cosa che mi sconvolge L.” dissi derisoria.
“E cosa ti avrebbe sconvolto?” Si voltò verso di me col pollice a smuovere il suo labbro superiore.
“Beh! Non immaginavo che tu e Watari arrivaste a questi metodi poco ortodossi!” dissi indicando lo schermo e mettendomi a sedere vicino a Lui, su un’altra poltrona, rannicchiata con una gamba penzoloni. Feci il tutto in modo molto impacciato.
“Lei è una minaccia. Prendere delle precauzioni è il minimo che potessi fare.” Mi guardò serio e deciso. Io non ebbi nulla da obbiettare alla sua risposta, perché sapevo veramente che minaccia fosse Misa Amane.
D'altronde anche un felino, sebbene sia un bellissimo animale, è pericoloso, una bestia feroce, famelica, e va tenuta a debita distanza, per non rischiare di essere divorati. E così valeva anche per Misa.
Lei poteva uccidere in qualsiasi momento, non importava che lei fosse una ragazza. Nel momento stesso in cui si diventa qualcosa di letale e nocivo, si perdono in automatico l’attenuante e la facoltà di poter essere difesi come un qualsiasi altro essere umano.
“Alcuni giorni fa, se non sbaglio, avevi qualcosa da dirmi. Di cosa si tratta?” mi domandò L tornando al televisore e senza mai staccare gli occhi da quest’ultimo.
Io iniziai a esporre senza però parlarne in prima persona, facendo passare il tutto per una curiosità, qualcosa di simile ad un banale discorso per trascorrere del tempo. “ Tu ci credi a quegli strani fenomeni di preveggenza? Non saprei del tipo… uhm... Visioni o sogni premonitori?” Non riuscivo a prendere di petto l’argomento.
“Non saprei, se devo risponderti in maniera scientifica e logica ti direi che non ci credo affatto…” la sua prima parte di risposta mi scoraggiò non poco “…ma se devo dirti la verità è qualcosa che comunque mi affascina, è una capacità mentale molto potente. Ma senza alcun fondamento direi, forse è per questo che mi potrebbe intrigare.” Ma l’ultima parte della sua replica mi tranquillizzò, sebbene pensai che forse mi avrebbe preso per una cavia o un qualche nuovo giocattolo da scoprire.
Ma poco importava, io dovevo aiutarlo. In un gesto spontaneo e familiare, poggiai la mia testa sulla sua spalla ricurva.
Eravamo lì davanti allo spettacolo raccapricciante di una tortura, come se fossimo stati due comuni esseri umani innamorati che guardavano un comunissimo film.
“L, se ti dicessi che io ho questa assurda capacità?”
Sembrò scendere un grave silenzio, poi lo sentii voltarsi e respirare sui miei capelli. Io alzai la testa e lo sguardo osservandolo. I suoi occhi erano appena sbarrati, sembrava essere incredulo. Per un attimo pensai mi stesse credendo, ma approfittò della situazione per avvicinarsi di più al mio viso “Non dire sciocchezze Belle.” Bisbigliò caldo prima di far combaciare le sue labbra alle mie.
“ L, per favore, non giocare, io…” il suono dell’avviso di una comunicazione troncò quello che stavo per dire, di nuovo!
Era Watari “Ryuzaki, il Sovrintendente Yagami sta salendo.”
L si allungò verso il microfono “Bene, lo stavo aspettando.” Poi si girò verso di me “Ora devi andare Belle. Non è il caso che lui ti trovi qui.”
Abbattuta mi alzai dalla poltrona e la rimisi da dove l’avevo presa e obbediente mi diressi nella mia suite. “Comunque, vorrei approfondire questo discorso. Da un po’ mi dai l’idea che tu mi stia nascondendo qualcosa.” Si sollevò dalla sua poltrona e andò a prendere un vassoio di pasticcini secchi, per poi riaccomodarsi. Ma nel compiere quei gesti, che sembrarono intrisi di una prepotente risolutezza, mi fece capire che voleva sapere davvero.
Io sorridendo aprii la porta e sparii come un fantasma, l’ultima cosa che avrei voluto era di incontrare Souichiro Yagami che, per quanto Wammy mi aveva descritto come un uomo giusto e integro, parlandomi molto di lui come un sostenitore a spada tratta dell’innocenza di suo figlio, era pur sempre il padre di quel pluriomicida. Sono convinta che avrebbe difeso Light anche se fosse diventato l’essere più abominevole sulla faccia della terra, ed era proprio questo che mi procurava profondo astio nei suoi confronti. E questo non perché amasse così tanto il suo ragazzo o perché lo preservasse dalle accuse, dato che qualsiasi genitore difenderebbe il proprio figlio e nessuno metterebbe in dubbio questo, ma perché Light Yagami era il suo orgoglio, il suo rampollo e non poteva essere quel qualcosa senz’anima che mieteva vite.
Suo figlio era perfetto.
Talmente prefetto che, alcuni giorni più tardi, venne da L dichiarandosi Kira.
Ancora ricordo quando L entrò. In quel momento non mi chiesi nemmeno come si fosse liberato dell’impiccio degli agenti, mi limitai a metterla sullo scherzo. “L, se spalanchi così la porta direi che sarà difficile nascondermi.”
“Non sono molto in vena di scherzare Belle.” Chiuse piano la porta e si mise le mani in tasca camminando ricurvo verso la finestra.
“Scusami L. Cosa è successo?” Dissi premurosa avvicinandomi e poggiandogli una mano sulla schiena, carezzandogliela in un gesto consolatorio.
“Li ho rinchiusi entrambi e fino ad ora gli omicidi si erano fermati…” quando affermò queste parole non ebbi dubbi, Light e Misa erano i Kira. “Ma oggi sono ripresi, come se niente fosse, e per di più sia Light che Misa sembrano non sapere nulla su Kira e il suo assurdo potere omicida. Proclamano la loro innocenza e sembrano essere quasi diventati delle comuni persone, senza più alcun legame con questa storia. E questo mi irrita da morire, inoltre è accaduto un fatto insolito, ma ovviamente l’ho visto solo io. Osservando Misa Amane ho notato un particolare stranissimo, una ciocca della sua frangia si è mossa di propria vita, eppure nella stanza dove l’ho fatta rinchiudere non può passare un filo d’aria. Com’è possibile?” Si voltò a guardarmi nell’attesa di una mia risposta, mentre con il pollice nervosamente muoveva il labbro.

Legame.

Quella parola riecheggiò nella testa, il loro legame con quel potere omicida era sparito.
Possibile che il Dio della morte li avesse…
“Abbandonati…” Dissi formulando il mio pensiero ad alta voce. L a quella mia flebile parola si interessò. Non ebbi il tempo di provare sollievo, all'idea che il male si era allontanato da L, che Lui mi incalzò.
“ Belle, cosa hai detto?” Ma aveva capito benissimo “Credo che tu debba dirmi qualcosa.” Il suo sguardo nero si accese d’attrattiva, il suo tono di voce divenne tentatore e affamato di risposte.
Ed io provai un’enorme pena per me, perché ora avrei davvero dovuto parlare e dirgli tutto.
Ora nessuno mi avrebbe impedito di confessare.

   
 
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