Videogiochi > Resident Evil
Segui la storia  |       
Autore: Rain79    13/02/2012    1 recensioni
Questa storia nasce dopo aver visto Resident Evil Degeneration, e infatti diciamo che riprende un pò la trama del film per poi proseguire per i fatti suoi.
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Claire Redfield, Leon Scott Kennedy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Una serata da dimenticare. Tutto era andato nel modo sbagliato. Ero solo contenta di rivedere Claire.
Però non ero tranquilla. Volevo sapere se la mia squadra stava bene. E come mai nessuno si era accorto della mia assenza da non contattarmi alla radio? Magari era guasta. Forse nel caos dell'esplosione.. Nessuno mi rispondeva. Nessuno mi cercava. Dovevo assolutamente rientrare il prima possibile alla base.
Non riuscii a rilassarmi neanche un attimo, perchè Leon guidava come fosse inseguito dal suo incubo peggiore.
E mentre schizzavamo per le strade della città, Claire mi raccontò dell'incidente all'aereoporto, del G Virus, e che dovevamo correre a catturare un tizio di nome Frederich.
Ovviamente anche stavolta, lei aveva contribuito a salvare la situazione. Scoperto la verità e trovato il cattivo da arrestare. Io ero capitata nel mezzo del tutto per caso. La storia della mia vita.
Leon non parlava, sapeva dove andare, anzi, sicuramente era quello che sapeva più di tutti. Lavorava per il Presidente, e aveva informazioni riservate. E poi, per quel poco che lo conoscevo, non era un gran chiacchierone.
Rimasi in macchina tutto il tempo, Leon e Clair riuscirono a catturare Frederch. Un'altro disastro sventato.
Cavolo, stavolta c'ero anche io, ma avevo fatto solo presenza. Mi ero fatta catturare come un novellino. Per poco non venivo investita e avevo i crampi della fame.
Ora però, volevo solo rientrare alla base. Avevo perso i contatti dopo la prima esplosione alla WilPharma. Ero in pena per la mia squadra. Anche se non li conoscevo abbastanza da affezzionarmici, erano pur sempre i miei colleghi. Poi Mike, il caposquadra, aveva un debole per me. O forse gli facevo tenerezza, così minuta in mezzo a quegli omaccioni grandi e grossi. Bè i muscoli non erano la mia specialità, ma sapevo farmi valere.
A operazione conclusa, Claire si congedò in fretta, Terrasave doveva essere aggiornata sulle ultime vicende. Un'altra auto era venuta a prenderla. Cavolo, era davvero un pezzo importante da avere anche l'autista. Ci lasciammo con un misero ciao, mentre dentro ribollivo di rabbia.
- Ti serve un passaggio?
Leon sbucava sempre all'improvviso senza che me ne accorgessi. Mi sentivo un pò in imbarazzo. Nella sua missione, io ero il classico imprevisto. Ma ero da sola, e si, avevo bisogno di un passaggio.
- ..neanche mia sorella ha il tempo di riaccompagnarmi, ci credi?!
Lamentarmi di Claire con Leon fu semplice. Io parlavo e lui ascoltava. Ma forse faceva finta. In ogni caso, mi andava bene. Non cercavo consolazione. Sapevo com'era, solo..
- ..mi sarei aspettata almeno un'invito per un caffè, dopotutto non ci vediamo da tanto, e sai? Un caffè mi andrebbe proprio.
- ..
- Leon, hey, un caffè?!
- Siamo quasi arrivati.
- Ah bene.. ma non siamo all'aereoporto?
- No.
Sempre limpido e chiaro. Mai che sprecasse qualche parola in più.
Avrei dovuto prendere un aereo per tornare alla base. Quello di Harvardville non è l'unico aereoporto nelle vicinanza. C'è qualcosa che Leon non mi dice.
- E posso sapere dove stiamo andando?
- Ho motivo di ritenere che il tuo coinvolgimento in questa operazione non sia casuale. Ti hanno mandato a recuperare dei dati poco prima che l'edificio fosse distrutto. Credo che quei dati abbiano un gran valore.
Quando niente e quando troppo.
- Il mio coinvolgimento? Io sono solo un operatore militare, eseguo degli ordini, e devo rientrare alla base il prima possibile.
- Negativo, ho l'ordine di..
- Negativo un cazzo!! Non mi interessano i tuoi ordini, fammi scendere!!
All'improvviso stavo urlando. Ed ero ancora in agitazione. Tutta questa storia non riuscivo a capirla. Il mio coinvolgimento era fuori luogo. Leon però non accennava a rallentare. Guardava fisso la strada buia.
Negativo. Parlava e si comportava come una macchina.
Non sarei mai diventata come lui. Non lo avrei mai voluto. Per quel poco che ricordo, non lo avevo mai visto al di fuori di qualcosa che non riguardasse il lavoro.
Era questo che stavo diventando anche io? Una persoan vuota, che non pensa altro che al lavoro? Che esegue degli ordini senza sapere nient'altro? All'improvviso mi sentivo usata. Anche se ero stata io a sceglierlo.
Anni di duro addestramento, per capire in un attimo che avevo preso la strada sbagliata. Mi buttavo nel lavoro per non rendermi conto di quanto la mia vita fosse infelice. Mi mancava la mia famiglia. Non avevo amici. Ero sola. E rimasi seduta in macchina senza ribattere altro.
Lentamente mi prese il panico stringendomi una morsa alla stomaco. Una sensazione orribile. Di vuoto. Di niente. Di aver sprecato anni della mia vita in qualcosa che le desse un senzo.
Viaggiavamo da quasi mezzora, fuori era buio. L'orologio segnava le 2:45 non sapevo dove stavamo andando, ma sapevo che avevo fame! Non riuscivo neanche a chiudere gli occhi. Agitazione, paranoia, fame. Avevo saltato la cena. Mi stavano saltando i nervi. E Leon non era proprio di compagnia. Se ne stava zitto concentrato sulla strada. Non era neanche rimasto sorpreso che all'improvviso mi fossi zittita. Era davvero un uomo di ghiaccio.
Rimasi a fissarlo. Certo era un tipo strano.
- Ho i crampi allo stomaco, prometto di non fare storie se mi lasci mangiare almeno un panino.
Nessuna risposta.
- Ma qual'è il tuo problema? Siamo in viaggio da quasi un'ora, non mi dici dove stiamo andando, non vuoi farmi mangiare, e pretendi che me ne stia buona senza lamentarmi!! Sei davvero assurdo, parli come una macchina, te ne sei reso conto? Insomma te non hai un pò di fame? Io se non mangio perdo la ragione..
Il mio sproloquio durò qualche altro minuto, poi finalmente, Leon fermò la macchina. Chiusi immediatamente la bocca quando vidi che eravamo parcheggiati davanti ad un Fast Food.
- Il mio monologo è servito a qualcosa.
Aprii la portiera, ma subito Leon mi bloccò l'altro braccio. Sguardo serio.
- Sarà meglio che non entri con tutta quell'armatura addosso.
In effetti aveva ragione. Lasciai gran parte della divisa nel cofano della macchina. Alla fine, restai in T-shirt. Per fortuna era una tiepida notte di settembre. Mi sentivo un pò a disagio svestita delle mie attrezzature, ma Leon pareva neanche vedermi.
Senza aggiungere altro, ci avviammo all'entrata, mi presi un mega panino con patatine e aranciata.
- Non mangi, non bevi.. non parli.. vabene essere estroversi e misteriosi, ma te è difficile considerarti umano! E mentre addentavo il panino, pensai di essere stata un pò troppo diretta. Leon però, sembrava non avermi neanche ascoltata. Guardava da un'altra parte con l'aria totalmente assente. Sembrava privo di un'anima. - Abbiamo poco tempo, il viaggio è ancora lungo. Disse dopo aver guardato l'orologio.
Non potevo credere che quello che avevo davanti, fosse la stessa persona che avevo conosciuto qualche anno prima. Qualcosa lo turbava. Qualcosa di grave, che non voleva dirmi. Forse per non spaventarmi, o forse perchè era top secret. Non doveva essere facile tenersi certi segreti solo per se. In quel momento mi sentii una stronza.
Finii il panino e trangugiai la bibita. Sentivo il panico voler prendere il sopravvento. Tutte le mie certezze erano crollate. E non avevo niente. Non mi ero mai sentita così sola. Volevo tanto far parte di qualcosa, come avevano fatto Chris e Claire, e invece, non avevo ottenuto niente.
In questo momento, volevo solo tornarmene alla base. Quello ormai era divantato il posto che chiamavo casa. La squadra era la mia famiglia. E in questo mondo distorto, credevo di contribuire a qualcosa, ma non mi rendevo conto che in realtà, avevo rinunciato a vivere.
In bagno mi sciacquai più e più volte il viso con l'acqua fredda. Nel riflesso dello specchio, non riuscivo a riconoscermi. Era come se all'improvviso mi fossi fermata. E non sapevo dove stavo andando. Cosa stavo facendo. Perchè.
Stare dalla parte della legge, contribuire alla cattura dei cattivi mi andava bene. Ma era veramente questo ciò che volevo? Continuare a sentirmi sola, sapendo cosè che mi manca e colmando quel vuoto tenendomi occupata?
Un sibilo. E lo specchio che avevo davanti si frantumò in mille pezzi.
Mi gettai a terra e con la mano destra cercai la pistola. Cazzo! Era rimasta in macchina con tutto il resto. Alzai lo sguardo verso la porta. Leon, ancora una volta mi prese per un braccio e mi trascinò via.
- Ma che succede?
- Dobbiamo andarcene da qui immediatamente!
Tra le urla dei clienti del Fast Food uscimmo diretti alla macchina. C'era un sacco di gente che correva e urlava. Tra di loro però, notai tre tizzi vestiti di nero. Non scappavano, ma con gli occhi cercavano qualcuno. Quando mi videro, vennero subito verso di noi.
- Ho tutta la mia roba in macchina - Dov'è la chiavetta usb con i files delle WilPharm? - Quella ce l'ho' addosso.. Saltammo in macchina come due schegge e ripartimmo a tutto gas.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Resident Evil / Vai alla pagina dell'autore: Rain79