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Autore: Lightheaded    15/02/2012    3 recensioni
Il mio sguardo andò allo specchio, partiva dal terreno e arrivava a superarmi di poco la testa.
Mi specchiai con curiosità, ma anche con paura e quello che vidi mi lasciò strabiliata.

Dilemmi, domande, inganni e risposte. Un universo sconosciuto e una protagonista atipica.. Spero vivamente vi piaccia, mi raccomando non siate parchi di commenti!
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 11

Per un attimo solo riuscii ad aprire gli occhi; proprio mentre con un tonfo sordo qualcosa cadeva a terra. Dopo aver scorto per un secondo una strana tavola di legno, li richiusi di scatto incapace di tenerli aperti ancora.
Mi sentivo trascinare con forza verso l'alto. Era una sensazione anomala, mai provata. Lentamente iniziai a percepire nuovamente il mio corpo e il primo dolore che mi invase fu alle gambe, precisamente alle caviglie, saldamente unite l'una all'altra, che dolevano in maniera inaudita. Poi sentii l'intorpidimento alle braccia, accompagnato dal bruciore ai polsi, legati come le caviglie.
Non potevo che essere legata con una corda, dato il bruciore. Cercai di muovermi, ma non potevo sperare di far nulla in quella condizione.
Provai di nuovo ad aprire gli occhi, ma senza ottenere grandi risultati. Finalmente, dopo svariati tentativi in quel silenzio di tomba riuscii ad aprirli e a vedere il luogo della prigionia. Era una stanza circolare, piccola e angusta.. ma soprattutto al contrario.
Sbuffai; stare a testa in giù era davvero scomodo. Davanti a me le mura grigio scuro erano uniformi, l'unico punto diverso era una parte in legno scuro: la tavola strana che avevo visto prima. Doveva per forza essere l'ingresso, ma come mai era di legno? Le avevo sempre viste in tela.
Vedevo tutto come se fosse coperto da una lieve nebbiolina che si diradava con una lentezza snervante. Nessuna decorazione e nessun mobile ad eccezione di un tavolo su cui era posata della stoffa nera.
Cercai di girarmi su me stessa per avere una visuale completa della stanza, riuscii a ruotare lentamente verso destra, ma il grigio scuro delle pareti non cambiò.
Notai solo una cosa per terra, un ciondolo purtroppo ben noto. Kvaén giaceva sul pavimento spezzato e bruciato in vari punti. Ruotai ancora fino a fare poco più di mezzo giro e vedere un corpo inerme, legato come me. Non ebbi bisogno di pensare nemmeno un'istante all'identità del mio compagnio di prigionia. I familiari capelli nero inchiostro che ricadevano disordinati e il profilo liscio e irregolare della gemma rosso fuoco che spuntava con la sua luce flebile furono abbastanza.
Era la prima volta che lo vedevo in carne ed ossa e soprattutto con i miei occhi. Fu come vedere un vecchio amico; istintivamente sorrisi perchè nonostante tutto avevo ancora speranza. Speranza di una vita tranquilla, speranza di avere qualcuno al mio fianco..
Alaish mi aveva aiutato a sconfiggere il potere del ciondolo e a tornare libera, era tempo di restituire il favore. Girando su me stessa e studiando la figura del ragazzo notai che anche il Kvaén che portava lui al collo era lievemente bruciacchiato, nonostante fosse ancora incollato al petto. Come avrei potuto aiutarlo?
Scossi la testa, improvvisamente la nebbia si era diradata del tutto e il mio lato pratico arrivò con un tempismo eccezionale.
Visto che eravamo soli nella stanza avrei potuto cercare di liberarmi e poi scappare via con Alaish. Avrei pensato dopo a come liberarlo da Kvaén.
Concentrai il potere ai polsi e riuscii a incenerire la corda marrone chiaro che cadde a terra con un tonfo sordo, mentre le mie braccia scivolavano senza freni verso il pavimento, finalmente libere. Quando le vidi oscillare nel mio campo visivo mi sembrarono gli arti di qualcun altro.
Continuando a girare lentamente su me stessa vidi ancora Alaish incoscente mentre il ciondolo sul suo petto continuava a pulsare, seppur debolmente. D'istinto andai a sfiorare il punto in cui prima c'era Kvaén, proprio sopra la mia gemma biancastra. Ora c'era il segno in rilievo del ciondolo, una cicatrice piuttosto evidente, ma fortunatamente ero libera. Toccai il profilo irregolare della gemma e mi sentii rinvigorita. Liberai polsi ad Alaish puntando il potere sulla corda. Seppi di aver preso in parte anche le sue mani e d'istinto temetti di averlo ferito e perciò lo guardai preoccupata.
Il viso però sembrò riprendere un po' di colore e Kvaén per un momento smise di pulsare come congelato.
Quindi il mio potere contrastava quello del ciondolo?
Misi tutta l'energia che avevo in corpo e la puntai contro il ragazzo. Lo presi in pieno, senza nemmeno sfiorare il ciondolo che dal mio incantesimo avrebbe tratto energia per resistere alla ribellione di Alaish. Quasi immediatamente dei passi leggeri come l'aria mi costrinsero a smettere allarmata, prima di essere riuscita a liberarlo dal ciondolo. Tirai d'istinto su le braccia, per fingermi ancora legata mentre il corpo di Alaish cadeva a terra ancora privo di sensi, ma almeno libero dalle corde.
Chiusi gli occhi appena un attimo prima che il cigolìo del legno dell'entrate ne annunciasse l'apertura. sentivo dei movimenti circospetti.
"Konrein, Effort ci aspetta: liberiamoli." esordì la voce atona che avrei preferito non sentire mai più.
"Ma cosa sta succedendo?" aggiunse Narilion mantenendo il consueto tono neutro.
Quella voce mi fece salire la rabbia; l'odio crebbe incontrollabile e persi il controllo.Come un fulmine aprii gli occhi ma prima ancora di vederlo le mie mani lo scovarono e il fascio di luce partì con la sua luce abbagliante prima ancora che avessi pensato di scagliarglielo contro. La luce avvolse il vampiro bloccando di fatto l'uscita all'elfo che, inaspettatamente, venne avvolto dalle fiamme proprio mentre la magia che stritolava il vampiro tramutava colore mandando la stanza nel buio completo. Mi voltai a sinistra per vedere se fosse Alaish il controllore del fuoco che stava carbonizzando l'elfo, ma non riuscii a scorgerlo in quel buio fittissimo.
Un urlo straziante si levò, però non fui in grado di distinguere da dove provenisse.
Mi liberai dalla corda non senza un certo sforzo e caddi malamente a terra. Intanto sentii dei passi che incespicando si stavano dirigendo lontano da me.
"Alaish" sussurrai senza forze con tono disperato.
in risposta ci fu solo lo scalpiccìo di passi e delle urla fuori, sopra la stanza. Mentre il buio e il fumo si diradavano il mio pensiero andò al cosa fare uscita dalla stanza. Narilion aveva parlato di Effort, ma se era una città, dovevo prima capire dove si trovava e come raggiungerla.
Mi mossi lentamente verso la porta che ora si intravedeva, ma dopo un paio di passi il mio piede cozzò contro una massa carbonizzata la cui unica nota di colore era data da due pupille opache.
Il flash-back che ne seguì delineò davanti ai miei occhi un paio di occhi elfici spenti e tristi. Mi misi le mani davanti alla bocca per non gridare mentre le urla all'esterno si facevano se possibile più forti.
Sul tavolo notai il mio mantello, così lo presi e lo indossai prima di oltrepassare l'uscita. Una scala malandata si materializzò davanti a me.
Salii lentamente, infiacchita da quelli che sembravano giorni di prigionia.
Cercai di reagire, nella speranza di lasciarmi alle spalle anche questa brutta esperienza.
Dopo una decina di scalini nel semibuio notai la botola e feci forza su di essa per aprirla. Si spalancò inondandomi con la tenue luce del mattino.
Le urla diventarono più nitide: era chiaro dagli sguainati annunci ad avvicinarsi ai banchi che si trattava di mercanti che cercavano di attirare l'attenzione dei passanti.
Questo mi tranquillizzò un po', ma la sensazione di allarme non passò.
Mi trovavo in un vicolo cieco la cui unica entrata, nonchè uscita, dava direttamente su una strada larghissima e molto affollata da creature che non avevo mai visto.
Mi diressi verso il mercato cercando di mantenere un profilo basso, ma mi resi conto da subito che la mia esile figura in mezzo a quelle creature imponenti risaltava come un sasso in una landa sabbiosa.
Ma Alaish e Narilion dov'erano?
Io ero assolutamente certa di aver colpito quel maledetto vampiro, e il corpo carbonizzato era sicuramente opera di Alaish.
Quindi cos'era successo nel buio fitto di quella stanza?
Scossi la testa cercando di mantenere la testa concentrata sul presente.
Quelli che vedevo dal buio di quella stradina laterale dovevano essere Affael: erano imponenti, ma i loro tratti erano grezzi come quelli dei vampiri e i toni dei loro capelli e dei loro occhi spaziavano ogni tonalità del marrone che avessi mai visto. Erano molto affascinanti, nonostante incutessero un certo timore. Persino quelli più giovani erano più massici e fisicamente più sviluppati di me. La loro stazza mi ricordò Farah, il maestro d'armi che mi insegnava quando ero nel villaggio con gli elfi.
Arrivai sul ciglio della strada e notai gli sguardi diffidenti e persino di odio che mi riservavano.
C'erano delle guardie sparse per la strada e questo mi fece allarmare ancora di più, non sapevo proprio cosa aspettarmi, ma dovevo proseguire.
Continuai a camminare a testa bassa, con il cappuccio calato sul viso finchè una frase a mezza voce di uno di loro mi bloccò.
"Per il Re, chi diavolo sei?" chiese una giovane guardia che teneva in piedi una lunga arma con una luccicante lama sulla sommità.
"Qualcuno che si è perso" risposi cercando di rimanere tranquilla. Lo sguardo dell'Affael si fece accigliato: sembrava poco convinto.
"Non so cosa ci fai a Welcant, ma qui le guardie non sono tenere, anzi. Personalmente non ho nulla contro le altre creature di Ryel, finchè non fanno del male alla mia gente, ma ti consiglio caldamente di andartene, dato che ne sono appena passati due come te e hanno buttato per terra uno di noi" disse a bassa voce la guardia senza degnarmi di un'occhiata.
"Come?" gli domandai un po' incredula.
Erano passati di li?
"Prosegui dritta e passa oltre la fila di case. Ti troverai di fronte l'arco del confine sud, vai sempre dritta, supera le campagne e ai piedi delle cime ti troverai nel territorio di Effort dove riuscirai sicuramente a mimetizzarti meglio" spiegò in un sussurro senza guardarmi.
"Grazie.." sibilai sollevando un po' la testa, ma senza mostrare gli occhi.
"Gaelyson, mi chiamo Gaelyson. " disse lui degnandomi per la prima volta di un fugace sguardo.
"Ora vattene" scandì perentorio guardandosi intorno.
Corsi nella direzione indicata con un certo sollievo: sapevo come raggiungere Effort.


Spazio autrice:
ce l'ho fatta direi, contro ogni pronostico sono riuscita a postare se volete lasciare un commento mi farete felice, in ogni caso grazie per aver letto il capitolo. Spero vi sia piaciuto!
Alla prossima :)
  
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