Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Julia Weasley    16/02/2012    14 recensioni
Seguito di “Eroi non si nasce, si diventa”.
Regulus è morto in circostanze misteriose, lasciando dietro di sé soltanto domande senza risposta. Ma quando una fidanzata che non si dà pace, un vecchio Indicibile in pensione e un elfo domestico che sa molto più di quanto possa sembrare incroceranno per caso le loro strade e uniranno le forze, tutto sarà destinato a cambiare.
Genere: Guerra, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Black, Mangiamorte, Nuovo personaggio, Ordine della Fenice, Regulus Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'R.A.B.'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Non può piovere per sempre

Capitolo 38
Alphard

Perseus trasse un respiro di sollievo quando uscì dallo scompartimento chiassoso. Tutte quelle facce nuove che aveva conosciuto lo mettevano a disagio, e sentiva il bisogno di starsene un po' da solo. Tuttavia, dal momento che si sentiva un idiota a rimanere in piedi nel bel mezzo del corridoio dell'Espresso per Hogwarts, con tutti gli altri studenti che lo spintonavano per passare, decise di andare a rifugiarsi in bagno. Non chiese informazioni a nessuno, era troppo timido per farlo. In fondo, bastava percorrere il vagone, e prima o poi lo avrebbe trovato.
Infatti, dopo alcuni metri che fece cercando in ogni modo di passare inosservato, lo vide e vi entrò. Era un bagno abbastanza spazioso per un treno, con diversi cubicoli e lavandini muniti di specchi.
Perseus osservò il proprio riflesso: un ragazzino introverso e visibilmente spaventato ricambiò il suo sguardo. Quel giorno aveva anche un pallore dovuto all'agitazione. Era emozionato di iniziare la sua nuova vita a Hogwarts, ma temeva di avere parecchi problemi. Gli altri del suo anno che aveva conosciuto gli erano sembrati tutti così estroversi... lui invece non ci riusciva, e aveva una gran paura che la sua timidezza potesse renderlo lo zimbello della scuola.
In quel momento, uno dei cubicoli si aprì e Perseus si affrettò ad aprire il rubinetto per lavarsi le mani. Anche la persona che era appena uscita fece lo stesso al lavandino accanto, e Perseus notò che lo stava osservando. Con la coda dell'occhio, notò che doveva trattarsi di un altro ragazzino del primo anno, perché la sua uniforme nuova di zecca non mostrava simboli della Casa di appartenenza.
« Ciao » esordì l'altro, rompendo il silenzio che si era creato.
« Ehm... ciao » rispose Perseus, mentre si asciugava le mani.
« Sei del primo anno anche tu? »
Lui annuì. Il suo interlocutore era più piccolo e mingherlino di lui, aveva i capelli neri e gli occhi grigi. Sembrava un tipo sveglio, ma qualcosa nel suo sguardo gli infondeva fiducia, senza metterlo a disagio.
« Mi chiamo Alphard Black » si presentò lui, tenendogli la mano.
« Perseus » rispose l'altro, stringendogliela e sorvolando sul suo cognome: di solito lo prendevano in giro, quindi preferiva rimandare il più possibile il momento in cui avrebbe dovuto dirlo per forza.
« Sei il primo coetaneo che conosco. Finalmente qualcuno con cui parlare di Hogwarts. »
« Come mai? » chiese Perseus, sforzandosi di fare conversazione.
« Sono nello scompartimento con mia sorella e mia cugina, e mi annoio. Loro stanno per iniziare il terzo anno, e non fanno altro che parlare del fatto che adesso potranno andare al villaggio di Hogsmeade. Hogwarts per loro non è più una novità, quindi non mi stanno a sentire... »
« Io sono figlio unico » disse Perseus.
« A volte vorrei esserlo anche io, anche se poco fa mi ha fatto comodo avere una sorella maggiore. Due studenti più grandi mi hanno trattato male però quando hanno scoperto che sono suo fratello si sono scusati e mi hanno regalato le loro Cioccorane. A proposito, ne vuoi una? »
« Grazie. »
« Nel tuo scompartimento è rimasto un posto anche per me? » chiese poi Alphard dopo una breve esitazione.
« Credo di no. Ma se vuoi possiamo cercarne un altro, non mi sono trovato molto bene » spiegò Perseus, ricordando le due ragazzine che si erano sussurrate qualcosa all'orecchio guardandolo con aria di scherno, e arrossì per l'imbarazzo. « Mentre cercavo il bagno ne ho visti un paio quasi vuoti. »
« Perfetto. Andiamo a prendere le nostre cose? »
Perseus annuì e addentò la Cioccorana che Alphard gli aveva offerto, sorridendo per la prima volta dall'inizio della giornata.

Perseus scagliò il giornale stropicciato dritto dentro il fuoco del camino e lo guardò accartocciarsi mentre le fiamme lo lambivano. Il calore delle fiamme, nonostante il sole di giugno, non riusciva a riscaldare il gelo che lo aveva invaso.
Sentì Diane avvicinarsi a lui ma non si mosse, le mani ancora alle tempie come per impedire alla testa di esplodere.
« Dovresti riposare un po'. Non hai dormito per niente » gli disse lei.
« Neanche tu » replicò.
La sua memoria non faceva altro che rievocare ricordi di anni e anni prima. Gli sembrava che fosse trascorso pochissimo tempo da quando aveva conosciuto Alphard sul treno per Hogwarts... E adesso non riusciva più a togliersi dalla mente la scena che lo aveva accolto quando, la sera precedente, era andato da lui per assicurarsi che stesse bene, e invece non aveva trovato nessuno. Poi gli Auror lo avevano rintracciato, e niente avrebbe più potuto cancellare dalla sua mente l'immagine del suo corpo senza vita.
Non ricordava nemmeno come aveva reagito, né ci teneva a saperlo. Sapeva solo che al momento si sentiva come se una parte di sé fosse morta insieme a lui. Lo conosceva da quarant'anni, e avere interrotto i rapporti per poco meno della metà lo faceva stare ancora peggio. E non era l'unico pensiero che lo divorava.
Diane, da parte sua, si limitava a tenergli la testa posata su una spalla, senza sapere cos'altro fare o dire. Guardava con malinconia lo sguardo cupo e apparentemente svuotato del marito. Non lo vedeva in quello stato da quando loro figlia aveva rischiato di diventare un lupo mannaro, ma in quell'occasione c'era ancora una qualche speranza, adesso invece...
« Lui se lo sentiva, sapeva di avere le ore contate » parlò improvvisamente lui, con la voce rauca. « Perché non l'ho ascoltato? »
« Non potevi fare nulla. Di questi tempi tutti pensiamo di avere ancora poco tempo » rispose Diane.
Perseus annuì, anche se ne era poco convinto. Sapeva che se Alphard avesse potuto parlargli in quel momento gli avrebbe detto di non soffrire per lui, ma accontentarlo sarebbe stato impossibile.
Era il suo migliore amico, ed era morto.
Gli occhi gli pungevano ancora quando si ripromise che chiunque lo avesse ucciso l'avrebbe pagata cara.
La porta d'ingresso si aprì e si chiuse. Perseus non si voltò. Vide Rachel solo quando sua figlia andò a sedersi accanto a lui e rimase così, immobile e in silenzio, gli occhi incapaci di battere le palpebre né di piangere. Lui tacque, almeno finché lei non sussurrò, angosciata, qualcosa che lo scosse.
« Perdonami... »
Perseus la guardò, e improvvisamente comprese. Lei e Alphard avevano compiuto una scelta che si era ritorta contro quest'ultimo, e adesso Rachel si considerava responsabile.
Perseus l'abbracciò. Si sentiva morire, ma non voleva vederla disperarsi in quel modo.
« Non è colpa tua. »
Forse non bastava, ma non aveva la forza di aggiungere altro.

***

« Mi dispiace molto per tuo zio... »
Regulus non alzò gli occhi dalla pagina della Gazzetta del Profeta che stava guardando senza leggere, lo sguardo quasi spento e senza espressione. James si chiese come riuscisse a restare così calmo e impassibile. Non era una reazione normale... ma d'altra parte non lo era neanche quella che, in quello stesso momento, aveva Sirius.
« Ops » fece, chinandosi mentre uno sgabello gli sfiorava i capelli e andava a fracassarsi contro uno specchio, che si frantumò in mille pezzi. « Felpato, non vorrai ammazzarci? » protestò poi.
Sirius non gli diede retta, completamente sopraffatto dal dolore. Aveva appena finito di devastare il l'ingresso, e ora stava passando al soggiorno. James si stupì di trovare pezzi di mobili ancora interi ma temeva che, se non lo avesse fermato, presto Sirius avrebbe ridotto in polvere la sua stessa casa. E mentre lui cercava di non farsi centrare da quei proiettili volanti, Regulus era come immerso in una dimensione tutta sua, e sfogliava le pagine del giornale senza battere ciglio quando qualche oggetto gli sfiorava le orecchie per andare a schiantarsi contro le pareti. James si chiese cosa sarebbe successo se Sirius lo avesse colpito, ma decise che fosse meglio non saperlo.
Estrasse la bacchetta e la puntò in fretta contro Sirius, disarmandolo. Per qualche istante, quello rimase immobile a capire cosa fosse successo, poi lo guardò con gli occhi sgranati e uno sguardo davvero poco rassicurante, uno di quelli che mettevano sempre i brividi a chiunque.
« Perché l'hai fatto? » gridò.
« Stai distruggendo la casa! Va bene sfogarsi ma così rischi di fare del male a qualcuno... E sta' buono, non costringermi a Schiantarti! » lo avvertì, quando lo vide marciare verso di lui e fermarsi a pochi centimetri di distanza.
« Allora vado a cercare Lestrange, così farò a pezzi lui! »
« Tu non vai da nessuna parte! » sbottò James, iniziando a perdere la pazienza. Non pretendeva che Regulus gli desse una mano, impegnato com'era a disinteressarsi di qualsiasi cosa gli accadeva intorno, ma aveva sperato che almeno Rachel collaborasse. Purtroppo al momento era a casa sua.
James strattonò Sirius e lo costrinse a sedersi su una poltrona, sebbene lui opponesse resistenza.
« Lasciami! Voglio ucciderlo, non me ne frega niente di tutto il resto! » gridò Sirius, furioso e disperato.
James esitò, perché non era passato troppo tempo da quando lui stesso aveva perso entrambi i genitori, e capiva la rabbia che il suo amico doveva provare in quel momento, tanto più che Alphard era stato ucciso, mentre James non poteva prendersela con nessuno, perché i suoi erano morti di malattia.
« Senti, Felpato, cerca di controllarti » disse, sentendosi inadeguato. Non aveva la più pallida idea di cosa dirgli né di come calmarlo. Per sua fortuna, Sirius sembrava essersi calmato da solo, come se si fosse sgonfiato all'improvviso. Ora se ne stava a fissare il nulla, perso in chissà quali pensieri cupi.
« Come sei arrivato qui? » chiese all'improvviso, cogliendolo di sorpresa.
« Oh, mi sono Materializzato con il Mantello. »
Sirius annuì, ma subito dopo tornò muto. James odiava vederlo così depresso.
« Ascolta, lo so che stai male » esordì, acquisendo di colpo più sicurezza. « Ma ricordati che ci siamo sempre noi ad aiutarti. Peter voleva venire ma sua madre sta male e deve assisterla, e Remus è in missione e forse neanche sa cosa è successo, ma verranno anche loro, appena potranno. Ti siamo e ti saremo sempre vicini, lo sai. »
Sirius annuì. James si accorse solo in quel momento che Regulus si era alzato silenziosamente ed era uscito per lasciarli soli, e gliene fu grato.
Sirius si guardò intorno e scoppiò in una breve risata nel vedere tutto il caos che aveva creato. James non se ne stupì affatto, lo conosceva troppo bene per considerarlo fuori luogo o per stupirsi dei suoi sbalzi d'umore.
« Lestrange la pagherà cara » disse Sirius, ed ora il suo sguardo sembrava tutto tranne che divertito.
« Me lo auguro, ma tu adesso devi affrontare un lutto, e devi farti aiutare. »
« Non so come » bofonchiò l'altro, gli occhi arrossati che continuava a puntare verso il basso.
« Fatti un giro sulla moto, se vuoi vengo anche io. Sfogati... prendimi a pugni, se vuoi! » si offrì, sfilandosi gli occhiali e riponendoli al sicuro nella tasca.
« Non fare l'idiota » disse Sirius, con un'espressione divertita e sofferente al tempo stesso, tanto che sembrava avere una paralisi al viso.
« Allora parliamo. »
James non era tipo da arrendersi. L'amico lo aveva aiutato a superare il trauma della morte dei genitori, e lui avrebbe fatto altrettanto. In fondo erano Malandrini, e avevano promesso di sostenersi a vicenda ed aiutarsi sempre, qualunque cosa fosse successa.

***

« Ciao. »
Rachel alzò lo sguardo, notando Sirius che era appena entrato in cucina. Erano trascorsi due giorni e il ragazzo sembrava l'unico ad essersi ripreso dallo shock iniziale, anche se ogni tanto aveva della ricadute.
« Oh, ciao » bofonchiò lei, fingendosi impegnata a preparare del tè. « Hai aggiustato tutto? »
« Sì, più o meno. C'è voluto un po', ma ce l'ho fatta... »
Sirius fece un gran respiro e le si avvicinò.
« Senti, c'è una cosa che voglio sapere » esordì in tono deciso.
Rachel sussultò.
« Chiedi pure... Regulus voleva del tè. Ne prendi anche tu? » disse, cercando di apparire tranquilla.
« No, non cercare di sviare il discorso. »
« Non sto sviando il discorso... »
« Bene, allora spiegami perché stai evitando di parlare di quello che è successo. »
Lei guardò Sirius con timore e cercò di trattenere la bufera che la scuoteva dal profondo.
« Che cosa significa? » protestò.
« Significa che prima o poi dovremo affrontare l'argomento. »
Rachel inspirò a fatica: si sentiva come se l'ossigeno non le arrivasse nei polmoni.
« Senti, non so davvero di cosa stai parlando. »
« Lo sai, invece. È la stessa cosa che stiamo pensando tutti e tre da due giorni, ma nessuno di noi ha ancora voluto affrontare la questione. Ora io mi sono deciso. Tu però ti senti in colpa e hai paura, ma tacere non risolverà nulla. Lo sai che non potremmo tacere in eterno, vero? »
Rachel rabbrividì. Perché Sirius stava parlando in quel modo, come se sapesse tutto?
« T-tu sai come Regulus si è salvato, esattamente? » chiese, gli occhi fissi su di lui.
Sul volto di Sirius era apparsa un'espressione consapevole.
« Sì, so che tu e mio zio avete usato una Giratempo e che quel maledetto di Lestrange lo ha preso di mira da quel momento. »
Lei sgranò gli occhi umidi, sorpresa.
« C-come l'hai saputo? »
« Me ne ha parlato proprio Alphard qualche tempo fa. »
Rachel tacque per alcuni istanti, cercando di abituarsi all'idea.
« E... non mi odi per averlo convinto ad aiutarmi? L'ho condannato a morire. Sapevo che qualcuno avrebbe potuto rimetterci, ma pensavo che, al limite, sarei morta io. Non volevo coinvolgere Alphard, ma l'ho fatto... Mi sento in colpa per la decisione che ho preso... »
Rachel si accorse di avere iniziato a piangere solo dopo alcuni istanti. Aveva paura di quello che sarebbe potuto succedere, ma non ne poteva più di tenersi dentro tutto quello stress. Si sentiva divorare dal rimorso, e anche se non le dava alcun sollievo, sfogare tutto quello che provava nelle lacrime le permise di non impazzire del tutto.
« Se ti ritenessi responsabile me la sarei già presa con te. Ascoltami, nessuno poteva prevedere cosa sarebbe successo e mio zio lo sapeva meglio di te. La responsabilità ve la siete assunta tutti e due e né io né te possiamo dire se avete fatto la cosa giusta oppure no. »
« Non avrei dovuto chiedergli di aiutarmi. Se avessi fatto tutto da sola lui sarebbe ancora vivo. »
« Ti sopravvaluti: non avresti cavato un ragno dal buco senza il suo aiuto. Non saresti mai entrata nell'Ufficio Misteri e, anche se lo avessi fatto, non ne saresti uscita viva. »
Rachel annuì, ma non trovava una minima consolazione nelle sue parole.
Sirius sospirò e riprese a parlare.
« Non avrai paura che Regulus ti chieda di far tornare tutto come prima? Lo sa anche lui che è impossibile, anche se avessimo la Giratempo. »
« No, lo so anche io. Ma è proprio questo il punto. Regulus non ritiene giusto che suo zio sia morto per salvare lui. E non è giusto, infatti... Potrebbe arrivare a odiarmi per questo... » ammise, spaventata.
Sirius le porse un bicchiere d'acqua con fare incoraggiante.
« Non ti odierebbe mai. Ha bisogno di te. Adesso sei l'unica persona che gli è rimasta... »
« Questo non è affatto vero. Anche tu... »
« Il rapporto con me è sempre stato complicato, anche adesso. Lo vedi anche tu che facciamo fatica solo a fare un discorso tranquillo. A volte fingiamo di discutere perché ci troviamo più a nostro agio così: abbiamo dimenticato come si fa ad andare d'accordo. Ora ascoltami bene » la interruppe, prima che Rachel, perplessa, potesse commentare. « Non risolverai niente facendo così. Sei stata tu a decidere di usare quella Giratempo, e mio zio ti aveva avvertita delle possibili conseguenze. Hai preso una decisione, nel bene e nel male, e ora te ne devi assumere la responsabilità fino in fondo. Quindi non credi che sia arrivato il momento di parlarne con Regulus? È il diretto interessato, e credo che ne voglia discutere anche lui. »
Rachel si asciugò gli occhi, inspirando.
« Sì, hai ragione. Però devi esserci anche tu. »
« Certo che ci sarò anche io. Merlino solo sa quante sciocchezze starà pensando, quella testa di legno » sbottò Sirius, alzando gli occhi al cielo. Poi sorrise, e Rachel si sforzò di fare altrettanto, ma non ebbe un gran risultato.
« D'accordo, hai ragione tu. »
« Naturale. Andiamo? » fece lui, avviandosi verso la porta e facendole strada.

***

Si sentì chiamare.
Era immobile e non riusciva a dire nulla. Si limitava a guardare l'uomo appena emerso dalla nebbia bianca che li circondava. Deglutì, stupendosi quasi di poterlo fare. Sembrava soltanto un'illusione.
« Sta succedendo davvero? » chiese, accorgendosi di avere la voce rauca.
« Può darsi » rispose l'uomo con un sorriso.
Alphard era molto più giovane di come lo aveva conosciuto. Non dimostrava più di trent'anni, ma ciò che lo distingueva più di ogni altra cosa era l'espressione serena e priva dell'ombra che lo aveva accompagnato quando era invecchiato.
« Non essere triste per me » gli disse Alphard.
« Non ci riesco... non dovevi morire, non doveva succedere... »
« Prima o poi sarebbe accaduto, che tu lo volessi oppure no... »
« Sei morto al posto mio » sibilò Regulus, e tutta la sofferenza che provava glielo fece dire con un tono sferzante. « Io... vorrei poter tornare indietro... »
« No che non lo vuoi. Sai che non puoi permettertelo: hai ancora molte cose importanti da fare tra i vivi. »
« Ma non è giusto. »
« Tu dici? Volevi che morissi solo e disperato? Ho preferito difendere le persone che mi sono più care, senza cedere ai ricatti e alle torture. Io trovo che sia più giusto così. Proprio tu dovresti sapere cosa significa. » Alphard sorrise, con un'espressione che ricordava molto quella di Sirius quando stava per dire qualcosa di assurdo. « E poi ho venduto cara la pelle. Posso considerarmi soddisfatto della mia determinazione: Rodolphus avrà avuto come minimo una crisi isterica. »
Regulus era troppo orripilato per trovarlo divertente. Ancora non riusciva a farsene una ragione. Suo zio non poteva essere morto.
« Avevo già considerato la possibilità di morire. Sapevo che poteva succedere ed ero disposto a farlo » aggiunse Alphard con una strana tranquillità.
« Non me lo meritavo. Tu non hai mai torturato o provocato la morte di nessuno. Eri migliore di me e meritavi di vivere più di quanto non lo meriti io » disse Regulus, prendendosela con se stesso.
« E per fare cosa? Vorresti davvero invertire l'effetto della Giratempo e far tornare tutto come prima? »
Regulus tacque per molti istanti. Nemmeno lui sapeva decidersi.
« Non so cosa sarebbe stato meglio » ammise.
« Nessuno di noi lo sa. Ma ogni persona ha un ruolo da interpretare: io avevo scelto di aiutare te e tuo fratello, e grazie a quella Giratempo ci sono riuscito. Non voglio tornare indietro e fallire. Sirius l'ha capito, e dovresti farlo anche tu. »
Regulus lo guardò, sorpreso, distendendo il volto per la prima volta.
« Non avercela con Rachel per la decisione che ha preso. Anche lei è tormentata dai sensi di colpa e ha paura, ma credimi, quella che io e lei abbiamo preso insieme, è una scelta che potrebbe cambiare in meglio quello che succederà. Voglio vedervi felici insieme, quindi sostenetevi a vicenda e non allontanatevi. Anche perché Perseus ti ucciderebbe sul serio, stavolta. »
Quella volta la bocca di Regulus si piegò in un vago sorriso beffardo, e lui se ne stupì. Alphard sorrideva a sua volta e vederlo così tranquillo lo fece stare meglio.
« Com'è qui intorno? Perché è tutto bianco e basta? » chiese, anche se sul momento gli parve una domanda stupida da fare.
Alphard si strinse nelle spalle.
« È normale che tu non veda nulla. Per noi è diverso, invece, e ognuno vede quello che gli pare. Per me per esempio è un gigantesco stadio da Quidditch. » Si fermò per alcuni istanti, poi aggiunse in tono confidenziale: « Se non continuerai a fare di tutto per sconfiggere Voldemort non ti terrò un posto nella tribuna dei Black. »
Regulus si lasciò scappare uno sbuffo divertito, ma tacque quando Alphard assunse di nuovo un'espressione seria.
« Ho incontrato tuo padre, a proposito. La morte fa rinsavire tutti, e lui non fa eccezione. Credo proprio che sia fiero di quello che stai facendo, anche se non me lo confermerebbe mai. Anche dopo la morte la testardaggine purtroppo resta la stessa. »
Regulus improvvisamente sentì un sollievo che non provava da molto tempo.
« Spero che mia madre lo capisca prima » confessò.
« Lo spero anche io » rispose Alphard. « Ma non tormentarti troppo, se non dovesse succedere. Sei nel giusto; non dimenticarlo mai. »
Regulus annuì, anche se sentiva una morsa artigliargli le viscere.
Poi Alphard lo richiamò alla realtà.
« Dovresti tornare, adesso. Ti stanno chiamando. »
Regulus non lo accettava. Era così rassicurante rimanere con suo zio, parlare ancora con lui...
« Voglio restare con te. »
« Mi avrai sempre con te. Terrò d'occhio te e tuo fratello, notte e giorno. »
« Sembra una minaccia » disse Regulus con una smorfia sarcastica.
« Lo è. »
Zio e nipote si sorrisero.
La nebbia iniziò a farsi più fitta, e il ragazzo si sentì di nuovo invadere dall'angoscia.
« Non andartene... »
« Non possiamo restare qui per sempre. Hai ancora molto da fare e da vivere » ripeté Alphard, serio.
« Ti devo tutto. Un giorno troverò il modo di dimostrarti la mia gratitudine » disse Regulus, e l'altro annuì.
« Lo so, e ti ringrazio. Ma ora devo andare. »
La nebbia stava già iniziando ad inghiottire Alphard mentre parlava.
« Zio, aspetta! » gemette Regulus, affannato, mentre lo vedeva sparire. Non era ancora pronto a lasciarlo andare.
Ma Alphard era già scomparso.

« Regulus? »
Aprì gli occhi lentamente. Aveva la vista annebbiata e la mente confusa quando sollevò la testa per guardarsi intorno. Al momento non aveva idea di cosa fosse successo e sentiva solo delle fitte fastidiose al collo, come se avesse dormito in una posizione scomoda. Poi tutto quello che era successo gli tornò alla mente, travolgendolo in un'unica ondata. Alphard era morto.
Tornato lucido e piegato dal dolore, si rese conto di essersi addormentato seduto sul letto, la schiena appoggiata al muro freddo, ma il torcicollo ormai era la cosa che lo infastidiva di meno. Lanciò una breve occhiata a Rachel e Sirius, ma distolse subito lo sguardo.
« Come... come ti senti? » esitò lei, visibilmente agitata.
« Bene » mentì lui.
Ignorò la sua espressione triste, mettendosi a fissare una mattonella del pavimento. Ci fu un lungo silenzio, durante il quale gli altri due si scambiarono delle occhiate tese; poi lei parlò con un tono di voce che non aveva mai usato prima.
« Credi che sia stata colpa mia se tuo zio è morto? »
Regulus non rispose, incupito. Non poteva dire di pensarlo davvero, ma non poteva nemmeno negare di averlo pensato. Il ricordo del sogno che aveva appena fatto lo invase. No, non pensava davvero che fosse colpa sua; se l'era detto in un attimo di disperazione, perché l'idea che Alphard fosse morto al posto suo era insopportabile.
« L'ho pensato » ammise tuttavia.
Rachel era impallidita ma non indietreggiò. Lo raggiunse e lo guardò dritto negli occhi. Aveva un'espressione grave e ferma che Regulus non le aveva mai visto in volto.
« Ho preso una decisione rischiosa e alla fine è andata molto peggio di quanto avevo previsto. Ero pronta ad accettare tutte le conseguenze, pensando che sarei stata l'unica a pagare. Ma ora non so che fare. Sono stata una vigliacca a non affrontare subito la questione, ma l'ho fatto perché avevo paura di cosa mi avresti detto... »
Regulus annuì, cupo. Sentì lo sguardo di Sirius fisso su di sé.
« Vorresti far tornare le cose come erano prima? » gli chiese suo fratello, senza troppi giri di parole. Il tono di voce non tradiva la minima traccia di emozione, ma un'atmosfera angosciante calò su di loro.
« Sai che non si può » rispose Regulus.
« Non è quello che ti ho chiesto. Se fosse possibile, lo vorresti? »
Regulus si mise le mani tra i capelli, disperato.
« Non ne ho idea. Sì, lo vorrei, perché se nessuno mi avesse salvato, mio zio sarebbe ancora vivo. Ma non potrei permettermelo » rispose, pensando a tutti gli Horcrux che avevano trovato e distrutto. Percepì il sollievo di Sirius, ma non quello di Rachel. Gli faceva male vederla soffrire, ma per il momento non riusciva nemmeno a gestire la propria sofferenza. Non era capace di rimanere lucido di fronte ad un discorso importante come quello.
« Ti riferisci a quel piano misterioso che avete per combattere Voldemort? » chiese Sirius.
Regulus annuì.
« È importante, ma il fatto è che ancora non sappiamo se la scelta che Rachel ha fatto è stata davvero giusta » disse. « E quello che potrebbe essere giusto per me e per voi, potrebbe non esserlo per il resto del mondo. Magari sul momento siamo in vantaggio, ma alla fine potremmo perdere. Se non fosse cambiato nulla, forse Voi-Sapete-Chi sarebbe stato sconfitto, da qui a dieci o vent'anni. Come facciamo a sapere cosa sarebbe stato meglio, quando anche una minuscola sciocchezza può far cambiare tutto? »
« Non possiamo saperlo. Sappiamo solo che adesso stiamo facendo qualcosa per combatterlo. Se non avessimo usato la Giratempo, forse nessuno avrebbe mai scoperto il suo segreto... o forse sì, non ne ho idea... » intervenne Rachel. Lui vide che aveva gli occhi lucidi e sembrava sul punto di perdere il controllo, ma non lo fece.
« È inutile pensare a cosa sarebbe successo » disse alla fine. « Ormai è andata così, e non abbiamo altra scelta che andare fino in fondo. Il nostro dovere è fare in modo che Voldemort possa essere sconfitto. »
Gli altri due lo guardarono con stupore: era la prima volta che pronunciava il suo nome. E di sicuro non si aspettavano neanche quella risposta così sicura, non così presto.
« Ma questo non cambia il fatto che mi sentirò per sempre in colpa nei confronti di mio zio. Lui è morto per salvare me, ma io non sono stato in grado di salvare lui. »
Rachel gli si sedette accanto. Lui non si ritrasse. Aveva bisogno di sentirsi vicino a qualcun altro, soprattutto ora che aveva perduto l'ultima figura adulta che gli era rimasta.
Poi Sirius parlò.
« Non devi sentirti in colpa. Nessuno dei due deve farlo. Io sono convinto che se Rachel avesse rinunciato a usare quella Giratempo, Alphard se ne sarebbe andato magari tra qualche anno o mese, vivendo i suoi ultimi giorni rimpiangendo un nipote morto a diciotto anni e l'altro che avrebbe continuato a far finta di infischiarsene. Invece, anche se negli ultimi mesi è dovuto rimanere come in prigione, era felice come non gli succedeva da anni. È stato lui a dirmelo, potete credermi. Regulus, lo sai che io e te eravamo come figli per lui, e vederci andare di nuovo d'accordo è stata la cosa più bella che gli sia successa. Quindi, anche se stiamo male per lui, permettergli di vivere felicemente nei mesi che gli restavano è stato molto meglio che lasciarlo morire pieno di rimpianti. »
Regulus lo guardò, stupito. Era esattamente quello che Alphard gli aveva detto nel sogno. Solo che adesso, da sveglio, il sogno non sembrava più tanto reale; le parole di Sirius invece lo erano.
Rachel si asciugò gli occhi arrossati.
« Anche mio padre mi ha detto la stessa cosa, ma non riesco ancora a convincermene del tutto, non se Regulus non la pensa così. »
Regulus taceva ancora, perché Sirius sembrava avere altro da dire, e stavolta si stava rivolgendo direttamente a lui.
« Alphard è morto per impedire ai Mangiamorte di ucciderti. Lui ti ha voluto dare la possibilità di vivere la tua vita, e non sarebbe contento se rendessi vana la sua morte con i sensi di colpa. »
Regulus non se ne spiegava il motivo, ma rabbrividì. Nessuno dei due disse nulla, troppo colpiti per replicare. Sirius scoccò delle occhiate soddisfatte a entrambi, per poi voltare loro le spalle e uscire platealmente dalla stanza.
Seguirono almeno due minuti di silenzio, durante i quali ognuno dei due si sentì echeggiare nella testa le ultime parole di Sirius. Regulus non lo avrebbe mai ammesso, ma il discorso del fratello lo aveva scosso. Sirius aveva ragione, ma lui si sentiva ugualmente disperato.
Rachel gli rivolse uno sguardo eloquente: era palese che anche a lei sarebbe servito molto tempo per accettare quel che era successo. La vide trattenere il respiro e poi avvicinarsi.
Regulus la prese per mano.
« Non sentirti in colpa. Mio zio non lo vorrebbe. »
Rachel sgranò gli occhi, sorpresa e angosciata.
« Come fai a saperlo? »
« Lo so e basta » rispose lui.
Rachel esitò, ma quando vide che lui non si ritraeva, gli gettò le braccia al collo, stringendolo tanto da mozzargli il respiro.
Lui la strinse. Sentiva un nodo alla gola da due giorni, come se avesse infilato tutte le emozioni che provava in una bolla impenetrabile che ora si rifiutava di farle uscire. Ora però gli occhi gli si erano inumiditi. Strinse i pugni e i denti per trattenersi: non voleva cedere, non si sentiva nemmeno in grado di farlo, in realtà.
Ma le emozioni gli sorsero spontanee insieme ai ricordi. Alphard lo aveva accompagnato fin dall'infanzia: era stato lui a insegnargli a volare, gli aveva regalato la sua prima scopa, quella che non aveva mai voluto cambiare, aveva sempre cercato di mediare tra lui e Sirius quando le cose non andavano, metteva sempre una buona parola in famiglia. E improvvisamente si rese conto che non aveva mai abbracciato suo zio, non gli aveva mai detto quanto gli fosse affezionato, e non avrebbe potuto più farlo.
Poi fu come se la bolla in cui aveva relegato tutta la sua sofferenza esplodesse dentro di lui. Mentre le lacrime gli solcavano il viso, incapace di trattenerle, Regulus le fu grato quando Rachel fece finta di non accorgersene.


Diversi minuti e parecchi tentativi di recuperare l'imperturbabilità dopo, Rachel fu comunque la prima ad uscire dalla stanza, perché Regulus doveva ancora assicurarsi di essersi ripreso del tutto e di aver superato l'imbarazzo.
La ragazza raggiunse Sirius nel salotto. Lui stava parlando con James ma, quando la vide entrare, la guardò con un'espressione tesa. Lei non ebbe la forza di sorridere, non era giusto, ma gli rivolse un cenno d'intesa.
« Grazie per quello che hai detto. »
« Sono cose che penso veramente » rispose lui. « Spero che vi siano servite di lezione. »
« Direi di sì. »
Sirius tacque, perché in quel momento Regulus li aveva raggiunti. Si guardarono in silenzio, senza sapere cosa dire, per parecchio tempo. Poi Rachel si mise a guardare con molta attenzione fuori dalla finestra, e James si avvicinò allo specchio nel vano e improbabile tentativo di darsi un'aggiustata ai capelli.
Regulus per alcuni istanti non fece nulla, poi si limitò ad assestargli una rapidissima pacca sulla spalla in segno di gratitudine.
L'atmosfera si era fatta così imbarazzata che tutti accolsero con sollievo le parole di James:
« Vi va un po' di Whisky Incendiario? »
Cinque minuti dopo erano tutti seduti sul divano e le poltrone, sorseggiando i loro bicchieri di Whisky con aria cupa. Erano rimasti in silenzio fino a quel momento, quando Sirius parlò.
« La prima volta che l'ho bevuto ero a casa sua » disse, e tutti capirono che si stava riferendo ad Alphard. « Mi sono intrufolato nel salotto quando nessuno mi poteva vedere e ne ho rubato una bottiglia. »
« E mi hai fatto quasi ubriacare spacciandolo per Succo di Zucca. Avevo otto anni » aggiunse Regulus, facendo spuntare qualche sorriso incerto.
« Ma io ero convinto che lo fosse. Ed eri stato tu a dirmi che lo volevi. Alphard comunque non me l'ha mai perdonato, era terrorizzato all'idea che i nostri genitori pensassero che ci faceva bere alcolici già da bambini. »
« E l'hanno scoperto? » chiese Rachel, sforzandosi di continuare quella strana conversazione.
« Per fortuna no, altrimenti non lo avremmo più visto » rispose Sirius, bevendo un altro sorso. « Però Regulus è stato malissimo. Quasi peggio di Kreacher quando gli ho rifilato la Burrobirra. »
« Sirius, fattelo dire: hai fatto dannare parecchio tuo zio » commentò James, ridacchiando.
« Lo so... Vorrei tanto sapere se adesso si trova da qualche parte e sta bene » aggiunse Sirius, cupo.
Ci fu un'altra pausa di silenzio, poi Regulus rispose.
« Credo di sì. »
Gli altri tre gli lanciarono un'occhiata interrogativa, ma lui non abbassò lo sguardo. Sirius parve sollevato quando si rese conto della sicurezza con cui suo fratello aveva risposto.
« Propongo un brindisi a vostro zio » disse James ad un certo punto, spezzando la tensione.
Mentre brindavano ad Alphard, Regulus si ritrovò a sperare che quel sogno fosse stato davvero reale, perché l'idea che suo zio fosse lì da qualche parte, ad osservarli e ridere degli aneddoti che avevano raccontato, lo faceva sentire meglio.
 
 
 
 
 
 
 

Scusate per l'ennesimo capitolo triste. Prima o poi doveva capitare qualcosa per cui Rachel sentisse la responsabilità di aver usato la Giratempo. Come le aveva detto Alphard, non era uno scherzo, e alcune conseguenze avrebbero potuto tormentarla per sempre. Ha fatto una scelta che comporta delle responsabilità gravi, e non può uscirne senza alcun dubbio o senso di colpa, sarebbe irrealistico e anche ingiusto.
Il sogno di Alphard vedetelo come volete, che crediate o no in questo genere di sogni. Era solo un modo per salutarlo in modo meno tragico. Non so voi, ma rivedere Sirius tramite la Pietra della Resurrezione nei Doni della Morte mi ha fatta sentire meglio, e spero che sia stato così anche per lo zio. =(
Non vedevate l'ora di assistere ad un incontro tra Regulus e James, e di sicuro speravate in un'occasione più allegra, ma ci saranno altri momenti meno tristi, promesso!

Ho finito gli esami e fino a marzo voglio scrivere tantissimo, sempre se l'ispirazione mi assiste. Adesso per esempio corro a scrivere una scena che ho elaborato stanotte mentre ero in preda ad uno dei miei attacchi d'insonnia XD
Prossimo capitolo: 1° marzo
  
Leggi le 14 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Julia Weasley