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Autore: ClaryMorgenstern    18/02/2012    2 recensioni
-Anche gli adulti sono stati bambini, Anche se pochi di essi se ne ricordano-  Antoine de Saint-Exupéry
Benvenuti alla mia nuova pazzia. Questa sarà una raccolta di One Shot un po' particolare. Inizierà con due storie che avevo pubblicato nell'altra raccolta, "Idris's Heartbeat"  e parlano dei nostri amati protagonisti, però da bambini.
Avevo pensato di scriverne una sola che parlava d'infanzia vissuta, ma mi sono resa conto che dentro Clary, Jace, Magnus, Alec e -Perchè no- anche Valentine ci sono dei bambini che vogliono urlare la loro storia. Io sono qui per dargli una voce.
The Mortal instruments è una trilogia fantasy. Ma è con i bambini che accadono le vere magie.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Come eravamo; Parte IV - Beautiful



New York.  13 Novembre 1999.

 

In compenso erano un bel gioco gli scacchi. Erano pura logica ed astuzia, con qualche mossa astuta l'intera partita poteva essere ribaltata. Inoltre, vinceva sempre.

La mano affusolata di un bambino - una mano ancora piccola e illesa. Senza cicatrici, senza marchi scuri -  si strinse intorno alla torre bianca e la porto in parallelo al Re nero per lasciarlo intrappolato.

Come le torri antidemoni ad Alicante intrappolano i demoni.

Il bambino fece un sorriso. «Scacco matto.»

La sua sfidante non era soddisfatta come lui. Era più piccola di lui di un anno e mezzo, ma era quasi alta quanto il ragazzo. Non aveva i limpidi occhi azzurri di lui - quelli di lei erano scuri e profondi, come il cielo di notte - ma aveva la sua stessa chioma nera liscia e composta, stretta da un fiocco azzurro, e i suoi stessi tratti delicati, quasi angelici. Alec pensò che sua sorella fosse bellissima.

E pensò anche che, se glielo avesse detto in quel momento, forse avrebbe evitato che gli occhi della bambina si tingessero di rabbia e che con un solo movimento veloce - che lo stesso Alec faticò a vedere -  gettasse a terra la scacchiera con tutti i pezzi. Il pavimento della sala da pranzo era un campo di battaglia di pezzi di scacchi.

Izzy strinse le mani al petto e assunse un espressione fiera. «Gli scacchi sono un gioco per vecchi.» disse seria.

Alec si mise a ridere ed insieme alla sua  testardissima sorella cominciò a raccogliere i pezzi dispersi sul pavimento.

La porta della sala si aprì e la sua mamma comparve sulla porta. Era bella la sua mamma, con i lucidi capelli scuri e i limpidi occhi azzurri sempre brillanti da sei mesi a questa parte, ovvero da quando la sua pancia aveva cominciato a diventare enorme.

«Alec? Izzy? » Si avvicinò piano ad Alec passando una mano tra i suoi capelli. Adorava quando la mamma lo toccava. così.

Non era una cosa che faceva troppo spesso. «Venite in biblioteca. C'è qualcuno che vi voglio far conoscere.»

Izzy applaudì eccitata saltando sulla sedia. «E' arrivato mamma? Davvero? » e si gettò a capofitto nelle braccia della mamma stringendo con le mani piccine il pancione. «Hai sentito fratellino senza nome? E' arrivato il nostro nuovo fratello!»

Sua mamma si concesse un sorriso smagliante mentre prendeva per mano Izzy e conduceva i due fratelli verso la biblioteca.

Probabilmente Alec non avrebbe mai dimenticato quel momento, per un motivo o per un altro. Quando sua madre schiuse la pesante porta di quercia e un Alec di dodici anni vide per la prima volta il suo parabatai, quando vide per la prima volta Jace Wayland. Se ne stava seduto sul divano, infagottato in abiti troppo pesanti e ingombranti, guardandosi gli stivali incrostati di fango e stringendosi le gambe come alla ricerca di altro calore. Ricordava di aver pensato che i suoi capelli avevano il colore dei raggi del sole che filtravano dalla finestra le domeniche mattina d'estate, e che i suoi occhi avevano l'esatta sfumatura del caramello che sua mamma versava sui Pancake.

E pensò che fosse bello anche lui.

 

 

New York.14 Marzo 2008

 

«E' il meglio che sai fare?  Ti stai rammollendo Jace.»

Ovviamente, Jace ghignò.

«Non ti conviene farmi irritare Alec. Sarai anche il mio parabatai, ma niente mi impedisce di prenderti a calci nel culo.»

Continuavano da anni quelle scaramucce durante gli allenamenti.  Erano gli unici momenti in cui Jace gli parlasse con assoluta libertà. Certe persone avrebbero anche potuto non sopportare tutta quella reticenza, ma Alec aveva imparato ad apprezzare Jace, ad amare Jace in tutto e per tutto.

Alec provò a rompere le sue difese con la Guisarma con cui adesso si allenava. Jace era un cacciatore esemplare però, e mantenne la difesa. Niente poteva distrarlo.

Beh, quasi niente.

«Jace, Alec? Siete qui?» Clary entrò in palestra con passo incerto, i capelli rossi raccolti in un maniera disordinata sul capo le lasciavano cadere ciocche cremisi sul viso. Sulle mani aveva macchie di colore secco e aveva l'odore di colori a tempera ed acqua ragia.  Alec gettò un occhiata a Jace. E successe qualcosa.

Un secondo prima Jace era davanti a lui ad allenarsi insieme, affiatati e precisi. Un secondo dopo la spada era abbandonata a terra e con le mani accarezzava dolcemente il viso di lei, mentre con passione catturava le sua labbra.

Alec sorrise. E pensò che fossero belli insieme.


Note dell' autrice.

Come alcuni di voi avranno notato, questa storia non è nuova. L'avevo già pubblicata in Idris's Heartbeat e sarebbe dovuta essere la seconda, ma.. emmm me l'ero dimenticata. Scusate. L'ho ritrovata oggi nella cartella delle storie. 
Volevo poi farvi sapere che non sono morta, davvero. Faccio solo il terzo liceo e per quelli di voi che sanno che significa possono comprendermi xD Ma non mi sono dimenticata della promessa fatta: Scriverò "Città di cenere" dal punto di vista di Jace.  Promesso. Adesso mi sto dedicando ad un altro progetto, però. Sempre su Shadowhunters, che sta prendendo tutto il mio tempo. Appena me lo sarò cacciato dalla testa scriverò la città di Cenere. Chiedo scusa se sono così lenta, ma sappiate che non è fatto apposta.
Spero, a presto.
ClaryMorgenstern

  
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